21 November, 2024
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La seduta solenne del Consiglio in occasione della ricorrenza de Sa Die de sa Sardigna è stata aperta dal presidente Michele Pais. Dopo le formalità di rito, il presidente Michele Pais ha pronunciato un breve discorso di commemorazione dell’ex presidente del Consiglio Salvatorangelo Mereu, recentemente scomparso. Il Consiglio ha osservato un minuto di raccoglimento.

Subito dopo ha preso la parola per l’intervento di apertura della giornata.

Il presidente, interpretando i sentimenti dell’intero Consiglio regionale, ha rivolto un saluto e un augurio a tutti i sardi, «idealmente con noi a formare una grande comunità di uomini e donne che, pur dovendo affrontare le difficoltà del presente, è pronta ad assumersi le proprie responsabilità e a lottare unita per assicurare un futuro migliore ai propri figli».

A 27 anni dal varo della legge che istituì Sa Die per ricordare l’insurrezione popolare che portò alla cacciata dei piemontesi dalla Sardegna e «segnò l’avvio di una stagione politica più attenta al temi dell’identità e delle piccole patrie» restituire alla giornata il suo significato originario significa, secondo Michele Pais, «riflettere sul momento storico che attraversiamo, sulle nostre istituzioni autonomistiche e sul nostro essere sardi oggi». Temi alti, al pari di quelli al centro di festività come quella della Repubblica, dell’indipendenza degli Stati Uniti e dei grandi eventi che scandiscono la storia della Sardegna: Sant’Efisio di Cagliari, l’Ardia di Sedilo, i Candelieri di Sassari, il Carnevale barbaricino.

«Temi di una tale portata – ha aggiunto il presidente – da non poter essere confinati in un freddo calcolo ragionieristico sui costi per l’apertura del Palazzo, perché oggi la cosa più importante è essere qui».

Citando il memoriale di Giovanni Maria Angioy, Michele Pais ha ripreso un passaggio nel quale il grande intellettuale sardo parlava dell’Isola come di una terra che ha tutto il necessario per il benessere dei suoi abitanti e quindi, se ben amministrata, «sarebbe uno degli Stati più ricchi d’Europa». Una «nazione protagonista», secondo la definizione di Giovanni Lilliu, che a giudizio del presidente del Consiglio deve riprendere, partendo dai moti del 1794, a ragionare sulla necessità di una «saldatura perfetta fra città e campagna, del rilancio dei piccoli paesi, di un nuovo rapporto fra Regione ed Enti locali capace di «dare gambe al decentramento amministrativo, superando il concetto di periferia anche attraverso una riforma del sistema di enti ed agenzie regionali concretizzata nel trasferimento di alcuni snodi decisionali in aree marginali».

Rispetto ai rapporti con lo Stato centrale «che hanno toccato in questi anni il punto più basso», Michele Pais ha auspicato una mobilitazione ampia della politica «senza distinzioni di schieramento per fare fronte comune in difesa dell’interesse supremo della Sardegna, cominciando con l’attuazione di tutte le prerogative dello Statuto di Autonomia».

«In questo momento – ha sostenuto Michele Pais – bisogna però andare oltre ed immaginare una radicale riforma del nostro istituto autonomistico, pensando ad un intervento innovativo sullo stesso Statuto che abbia come riferimento il Trentino-Alto Adige che, negli anni, è riuscito a dare forma compiuta al principio di autodeterminazione.»

Senza dimenticare, ha continuato il presidente, uno sguardo attento all’Europa, «ai mutamenti del quadro politico e sociale dove le spinte autonomiste e indipendentiste della Nazioni senza Stato come Catalogna, Scozia, Corsica e Bretagna si fanno sempre più pressanti».

Avviandosi alla conclusione, il presidente del Consiglio si è rivolto ai giovani sardi esprimendo l’auspicio che tornino ad essere protagonisti del futuro della Sardegna, conoscendo il mondo e facendo esperienza «ma rivendicando con orgoglio e fierezza il loro senso di appartenenza». Riprendendo un passo dello scrittore Francesco Masala riferito alla lingua come elemento costitutivo della libertà di un popolo, Pais ha riconosciuto i passi avanti del Consiglio nella difesa del sardo, del catalano e delle altre parlate alloglotte delle Sardegna, specificando però che manca ancora il passaggio fondamentale relativo alla «libertà di insegnare la lingua ai nostri figli nella scuole sarde di ogni ordine e grado».

Arrivato alle battute finali, Pais ha fatto appello ai sardi alla presa di coscienza del proprio passato che, come insegna l’antropologo Bachisio Bandinu, «è la base sulla quale costruire una nuova scena politica ed economica, sociale e culturale per procedere dalla sfiducia alla stima di sé, dal risentimento ossessivo alla proposta costruttiva, dal fatalismo alla progettualità».

Pais ha terminato il suo discorso con gli auguri per la festa di Sa die in sardo e catalano: «Bona Die de sa Sardigna» e «Bona jornada de Sardenya».

La seduta è proseguita con gli interventi dei presidenti dei gruppi.

Il primo a prendere la parola è stato Daniele Cocco di Leu: «Oggi è la festa della Sardegna ma sarà vera festa quando il presidente della Regione  otterrà risposte sui diritti  acquisiti come il tema degli accantonamenti: i 700 milioni che ci sono stati ingiustamente sottratti ci devono essere restituiti. La Sardegna è indietro anche per le responsabilità di tutta la classe politica: molto di quel che si poteva fare non è stato fatto e, a prescindere dalle posizioni politiche, tutti dovremmo collaborare per risolvere la vertenza con lo Stato e praticare sino in fondo lo Statuto speciale. Oggi non è il tempo della polemica ma degli impegni comuni, però tengo a dire che chi ha chiesto di non convocare oggi il Consiglio regionale non l’ha fatto per sminuire l’importanza di Sa die».

Francesco Mura (Fdi): «Chi sposa e definisce il nostro pensiero sa bene che la nostra patria è l’Italia, grande una e indivisibile. Ma questo non ci impedisce di sapere e riconoscere che l’Italia è il frutto dell’unione di tanti popoli. Chi, da sardo, nega che la Sardegna abbia una cultura e una condizione unica fa male alla Sardegna e all’Italia intera.  Cosa resta oggi dell’esperienza di questa cacciata? La considerazione che quando il governo, qualunque governo, si dimentica dei diritti dei cittadini c’è sempre qualcuno che si incarica, nel popolo, di rimettere le cose al loro posto. Dobbiamo avere la forza di smettere di cercare aiuto altrove e pensare a badare a noi stessi. Meritiamo di essere una delle regioni più ricche d’Europa e non abbiamo nemici che ci tengono in questa condizione: il problema è qui, in Sardegna. Dobbiamo liberarci della politica statalista e assistenzialista e occuparci di connettere le città con i paesi. Chi da ultimo ha pensato a una sola città metropolitana con 376 cortes apertas ha sbagliato. La Sardegna ha grandissime risorse e dobbiamo soltanto ben amministrarla, con una rivoluzione culturale che parta da noi».

Michele Cossa (Riformatori sardi): «Ogni 28 aprile la storia in Sardegna dialoga con il coraggio e ci fa sentire un popolo, consapevole e con una identità.  Nessuno può dimenticare che la nostra storia è fatta di uomini e donne che hanno lottato contro la bramosia del potere malato: è sempre tempo di libertà. Ma non saremo davvero mai liberi fino a quando la nostra capacità di autodeterminarci sarà così pesantemente limitata dalle circostanze. Essere isola è opportunità ma molto di più è ostacolo e se il progetto di autonomia differenziata andrà avanti in Parlamento non potrà che peggiorare la situazione.  La battaglia giusta è quella che tre anni fa abbiamo iniziato noi, chiedendo che sia inserito in Costituzione il principio di insularità, sia per i trasporti che per le accise che gravano sui sardi».

Valerio De Giorgi (Misto): «Nel giorno di Sa Die nessuno di noi può dimenticare le recenti rivendicazioni dei pastori sul prezzo del latte o la crisi del porto canale con 700 posti di lavoro a rischio. Siamo chiamati a risposte immediate, cari colleghi, e non possiamo dimenticare i troppi sardi rimasti indietro: non ci può essere sviluppo vero se non ci sono pari opportunità per tutti. Siamo riusciti in passato a liberare le migliori energie, possiamo farlo anche oggi con i sardi che sono nati qui e con chi ha scelto di diventare sardo, come me. Spero che questa legislatura coincida con la stagione dell’unità per il bene dei sardi: dobbiamo stare uniti per far tornare la Sardegna forte».

Desirèe Manca (Movimento cinque stelle): «Confesso di essere emozionata perché questo è il primo intervento del Movimento Cinque stelle nella storia della Sardegna e non poteva esserci migliore occasione. Ripeto le parole di Giomaria Angioy: “Malgrado tutto, la Sardegna abbonda di tutto ciò che è necessario per la sussistenza di tutti i suoi abitanti.  Ben amministrata, la Sardegna sarebbe uno degli stati più ricchi d’Europa”. Era il 1799 e dopo più di 200 anni viviamo in una situazione pressoché immutata. I primi due mesi di vuoto governativo e di intrecci sotto banco, non possono che richiamare le parole di Angioy: avete sventolato l’idea di un cambiamento ma era solo strumentale per richiamare voti. Dopo 60 giorni siete ancora prigionieri della vostra spartizione e tenete in ostaggio una terra martoriata e allo stremo. Qui le aziende chiudono per fallimento e la Sanità, un tempo eccellenza, è in ginocchio: sarebbero bastati 15 minuti e invece dopo 60 giorni tenete tutti i sardi in ostaggio. Il nostro popolo si merita un’amministrazione all’altezza. Ora che noi siamo entrati nelle istituzioni faremo tutto ciò che è possibile per ridare dignità alla politica. Non vi faremo mai nessun tipo di sconto».

Gianfranco Ganau (Pd): «In questa festa nazionale dei sardi non possiamo non notare i drammi presenti in Sardegna, come l’aumento delle povertà e l’incapacità dei governi, a tutti i livelli, di rispondere ai bisogni dei sardi. Per questo mi permetto di sollecitare il completamento della Giunta, perché si lavori a pieno regime e si aumenti l’autonomia di delle Regioni, senza intaccare la ripartizione delle risorse. Oggi dobbiamo ribadire l’unità del popolo sardo chiedendo maggiori poteri e maggiori spazi di gestione autonoma: le ragioni della nostra richiesta di autogoverno poggiano  prima di tutto sull’insularità, che ci impedisce di sfruttare le grandi reti italiane ed europee, a cominciare da quelle energetiche. Senza il riconoscimento della condizione di insularità noi non avremo mai condizioni paritarie di mobilità: questa deve diventare una battaglia di popolo, che avrà il nostro pieno e leale sostegno». 

Per il gruppo Psd’Az il consigliere Francesco Mula  ha ricordato che Sa Die ha un preciso riferimento ad un periodo storico in cui la Sardegna chiedeva autonomia e giustizia contro i soprusi fiscali e sociali del governo piemontese, una storia che purtroppo non è cambiata molto come hanno dimostrato le testimonianze fondamentali di Camillo Bellieni ed Emilio Lussu. Oggi, anche di fronte alla domande rimaste aperte del passato, ha aggiunto Mula, abbiamo il compito di riscrivere lo Statuto da riscrivere in molti punti, un passaggio che sarà tanto più se ci farà andare oltre le celebrazioni raggiungendo risultati concreti con l’impegno comune di maggioranza ed opposizione. Questo piacerebbe molto ai sardi, ha affermato il consigliere, e darebbe un valore non simbolico alla giornata che stiamo celebrando. Abbiamo grandi responsabilità nei confronti del popolo sardo, ha concluso Mula, soprattutto nei confronti di disoccupati, precari, famiglie ed imprese; sappiamo di non aver mai contato su un governo nazionale amico e di aver avuto di fronte su una Unione europea fondata sull’asse franco tedesco. All’Europa, in particolare, ha sollecitato l’esponente sardista, chiediamo una deroga per uscire dalla tagliola degli aiuti di Stato mentre, sul piano nazionale, il nostro accordo con Lega dovrà essere portato avanti su zona franca integrale e continuità territoriale, lotta allo spopolamento specie nelle zone interne, riforma della sanità, opere strategiche, istruzione, lingua, cultura: tutte battaglia sardiste sulla sovranità regionale nelle quali, fra l’altro, hanno creduto gli elettori sardi nelle recenti consultazioni.

A nome della Lega il consigliere Dario Giagoni ha riproposto le parole di Giovanni Maria Angioy sul rapporto fra cattiva amministrazione e situazione socio economica della Sardegna, per sottolineare che il pensiero di un grande uomo del passato crea in noi un forte sconcerto per la sua attualità e per la sua ansia di autonomia, a dimostrazione del fatto che la storia insegna che nessun avvenimento può essere considerato lontano ed estraneo ai fatti che l’hanno preceduto. Nei moti del 1794 c’è infatti, secondo Giagoni, un seme vivo ancora oggi, il sentimento di autogoverno e di riscatto che oggi abbiamo il dovere di raccogliere come moderna chiave di lettura con responsabilità ed unità, con rinnovata capacità di coesione e di difesa della nostra specificità. Oggi, ha concluso il consigliere,  nella giornata del popolo sardo chiediamo ai giovani (anche a quelli purtroppo lontani loro malgrado dalla Sardegna) di conservare le nostre tradizioni, di trasformare i moti di allora in un sentimento di rispetto della volontà popolare, nella volontà di lotta e riscatto, in una autonomia finalmente reale e concreta.

Il consigliere Francesco Agus, dei Progressisti, ha osservato che i ritardi nella formazione della di Giunta, per una sorta di scherzo del destino, hanno fatto coincidere primi interventi dei consiglieri regionali con la ricorrenza de Sa Die, una occasione che di consente di riflettere sulla Sardegna del passato in attesa di conoscere la Sardegna del futuro quando conosceremo governo regionale e programma. Il nostro passato secolare, ha detto ancora Agus, ci riporta ad una riflessione su nostri problemi di sempre, attraversati da di soprusi, dominazioni, governi per interposta persone e ministri di Roma che hanno creduto, sbagliando, di avere la ricetta giusta per Sardegna. Angioy, ha continuato Agus, è molto più di wikipedia, è il sogno vivo (allora come oggi) di una Sardegna libera capace di dialogare con tutti, in Italia ed Europa, con rapporti non subalterni; forse oggi abbiamo smesso di sognare e non possiamo permettercelo, perché ancora oggi il dibattito politico parla di noi come di una pedina nello scacchiere.  Il riferimento all’esperienza del Trentino, ha concluso Agus, ha un valore perché quella Regione ha saputo scrivere una storia di grande unità con il lavoro legislativo e la produzione significativa di importanti norme di attuazione, però va ricordato che tutto questo si costruisce soprattutto con le azioni concrete, con il rispetto delle garanzie dell’opposizioni e delle prassi consiliari consolidate: questo è fare l’unità dei sardi.

Al termine degli interventi dei gruppi ha preso la parola il presidente della Regione Christian Solinas che ha pronunciato il suo intervento in lingua sarda.

Dopo aver affermato che senza lingua non ci può essere vera identità, il presidente ha fatto un riferimento all’ingresso del sardo nella liturgia: «Est de importu mannu sa riforma liturgica a profetu de sa limba sarda, ca gai sos sardos poten faeddare con Deus in sa propria limba ma prus e prus Deus matessi in sa Missa nons faeddati in limba. Chustu cheret narrer chi su populu sardu vivet una esperientzia nova chi aperit unu camminu de fide. Su 28 aprile, sa Die de sa Sardigna, sa festa nazionale de sos Sardos, cuffirmat s’identitade de su populu sardu, ma diventat puru die nodida ca sa limba intrat in Creja e duncas a profettu de su populu de Deus. Su fattu est de ammonimentu a nois puliticos pro chi si faca intrare sa limba sarda in s’iscola. Oe, amus a comprendere totu chi sa consacrazione de sa limba in sa creja matzore de Casteddu e, unu cras, in totu sas crejas de Sardegna, petit, chene duda peruna, una cunsacratzione laica de sa limba in iscola e in totu sas istitutziones de s’Isula».

Soffermandosi poi sulla “lezione” dei moti del 1794, Solinas ha invitato i Sardi a riflettere su quale identità sia necessario costruire per il popolo sardo nel tempo che stiamo vivendo: “Bisonzat de affortire s’identidade territoriale, imbentare un’identidade turistica, economica, ambientale, una forma nova de pastoriu e da massaria. Sos prodotos pretziados in su mercadu mondiale sun sos prodottos identitarios, ca sun nostros e non de atteros. Sa calitade de s’abba, de s’aera, de su terrinu su sos fundamentos de s’isviluppu economico de sa Sardigna, mascamente pro s’identidade singulare chi l’at dadu sa natura. Ma pro li dare valore e profettu bisonzat da dare fortza a una cultura de rispettu e de investimentu”.

In conclusione, un messaggio positivo per il futuro: «Pro nois, supra sa Sardigna non pesat un’umbra de mancamentu e de fallimentu. Nois credimus in dunu tempus nou de fide e de ispera. Approntamus profeto e programmas pro leare unu caminu de creschida e de isviluppu pro su populu sardu. Amus cosas de contare e de produire: b’at meda da narrere e meda prus de faghere».

Augurios sincheros de bona Die de sa Sardigna, Augurios mannos pro sa festa de su Populu Sardu.

Al termine di quest’ultimo intervento, il presidente ha tolto la seduta, riconvocando il Consiglio a domicilio. I lavori dell’Aula sono proseguiti in seduta informale.

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Ieri, 20 marzo, dopo 24 giorni (esattamente come 5 anni fa), poco dopo le 14.00, l’ufficio elettorale della Corte d’appello del Tribunale di Cagliari ha finalmente consegnato in Consiglio regionale il plico contenente i nomi degli eletti della XVI legislatura. Di lì a qualche ora, sono esplose le polemiche e si profila una pioggia di ricorsi. Il primo ad annunciare il ricorso è stato Antonello Peru (Forza Italia), vicepresidente uscente del Consiglio regionale, che seppur rieletto, si è ritrovato nell’elenco degli eletti e delle preferenze attribuite (3.638), ben 1.986 preferenze in meno rispetto a quelle realmente ottenute (5.624), che pure sono state puntualmente registrate, aggiornate, nel sito del Consiglio regionale. Lo stesso Antonello Peru ha rimarcato che con 5.624 preferenze gli spetta il record di preferenze, che viceversa l’elenco consegnato dall’ufficio elettorale della Corte d’Appello ha attribuito a Piero Comandini, del Partito Democratico, con 5.225.  Così è avvenuto anche per gli altri candidati. La domanda sorge spontanea? Perché l’Ufficio elettorale della Corte d’appello ha consegnato in Consiglio regionale elenchi con conteggi delle preferenze sbagliati, praticamente gli elenchi precedenti alle verifiche, per le quali si sono resi necessari 24 giorni dal giorno del voto?

Dai conteggi sono scaturiti altri risultati che fanno discutere e, che con ogni probabilità, porteranno a dei ricorsi. Tra questi l’elezione di Francesco Mura (Fratelli d’Italia) nella circoscrizione di Oristano (che così ha avuto 7 seggi contro i 6 potenziali iniziali), con 1.272 preferenze (ma in realtà sono 1.311) a scapito del consigliere regionale uscente Gianluigi Rubiu, il più votato con 2.678 preferenze, nella circoscrizione di Carbonia Iglesias (che così ha avuto “solo” 2 seggi contro i 4 potenziali iniziali); e quella di Alfonso Marras (Riformatori sardi) nella stessa circoscrizione di Oristano, a scapito di Ivan Piras (Forza Italia).

Quanto accaduto rafforza la convinzione in molti osservatori che la legge elettorale sia pessima e debba essere immediatamente riscritta, perché non risponde alle legittime esigenze di rappresentatività dei territori. E’ assurdo che un territorio, quale quello di Oristano, ad esempio, abbia eletto 7 consiglieri regionali, ed un altro, non molto più piccolo, quale il Sulcis Iglesiente, soltanto 2!

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A distanza di oltre due settimane, sono state finalmente completate le operazioni di scrutinio nelle sezioni elettorali ed ora è in corso la verifica negli uffici dei tribunali. Così, finalmente, a giorni dovrebbe avvenire la proclamazione dei 59 consiglieri eletti che comporranno il XVI Consiglio regionale con il presidente neo eletto Christian Solinas. Resta ancora incertezza sull’assegnazione di uno dei tre seggi spettanti alla lista Fratelli d’Italia, per il quale sono in corsa Gianluigi Rubiu, candidato nella circoscrizione di Carbonia Iglesias, e Francesco Mura, candidato nella circoscrizione di Oristano.

Questi i risultati riferiti ai candidati alla Presidenza della Regione:
Christian Solinas (Centrodestra) 47,81%, 363.946 voti
Massimo Zedda (Centrosinistra) 32,91%, 250.560 voti
Francesco Desogus (Movimento 5 Stelle) 11,18%, 85.046 voti
Paolo Maninchedda (Partito dei Sardi) 3,34%, 25.478
Mauro Pili (Sardi Liberi) 2,30%, 17.568 voti
Andrea Murgia (Autodeterminatzione) 1,82%, 13.907 voti
Vindice Lecis (Sinistra Sarda) 0,60%, 4.275 voti

Schede bianche 6.880

Schede nulle 810

Schede contenenti errori 15.131

Per quanto riguarda le liste, questi i risultati su 1.805 sezioni:
Centrodestra: 51,76%
Centrosinistra: 30,17%
Movimento 5 stelle: 9,72%
Partito dei Sardi: 3,69%
Sardi Liberi: 2,14%
Autodeterminatzione: 1,91%
Sinistra Sarda: 0,60%
Voti percentuali dei partiti
Pd: 13,48%
Lega: 11,34%
Psd’Az: 9,89%
FI: 8,07%
Riformatori: 5,02%
FdI: 4,73%
Sardegna Venti20: 4,13%
LeU: 3,81%
Pro Sardinia-UdC: 3,68%
Campo Progressista: 3,17%
Noi, la Sardegna: 2,81%
Futuro Comune: 2,63%
Sardegna in Comune: 2,47%
Cristiano popolari e socialisti: 1,35%
Sardegna civica: 1,64%
Fortza Paris: 1,63%
Uds: 1,10%
Energie per l’Italia – Sardegna: 0,49%
Progetto comunista per la Sardegna: 0.43%

I dati pubblicati, in fase di aggiornamento, si riferiscono alle comunicazioni pervenute dai Comuni e non sono ufficiali.
L’ufficializzazione dei risultati rientra nella competenza degli Uffici centrali circoscrizionali dei tribunali e dell’Ufficio centrale regionale che attualmente stanno svolgendo le verifiche e gli accertamenti di loro competenza previsti dalle leggi regionali in materia elettorale.

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A distanza di oltre 62 ore dalla chiusura dei seggi, c’è ancora incertezza sulla definitiva composizione del XVI Consiglio regionale della Sardegna. In alcuni seggi di Comuni di diverse Circoscrizioni elettorali, tra i quali il comune di Giba, nella circoscrizione di Carbonia Iglesias, infatti, le operazioni di scrutinio non sono state concluse e le schede sono state consegnate agli uffici della Corte d’Appello di Cagliari che provvederà al conteggio e quindi alla redazione dei verbali finali. Al conteggio definitivo delle preferenze dei singoli candidati alla carica di consigliere regionale della circoscrizione di Carbonia Iglesias, dunque, mancano quelle delle tre sezioni di Giba. Da rilevazioni ufficiose, abbiamo appreso che il più votato a Giba è stato l’ex sindaco Learco Fois, della lista Pro Sardinia Unione di Centro, con 268 preferenze; secondo Fabio Usai, della lista 4 Mori Solinas Presidente, 139; terzo Paolo Luigi Dessì (4 Mori Solinas Presidente) 67; quarto Gianluigi Rubiu (Fratelli d’Italia) 60; quinto Andrea Tunis (Sardegna20Venti) 52.

Alla conclusione delle operazioni di scrutinio delle schede delle tre sezioni del comune di Giba e di altre tre sezioni della circoscrizione di Oristano, è legata l’assegnazione di uno dei tre seggi spettanti alla lista Fratelli d’Italia, per il quale sono in corsa Gianluigi Rubiu, candidato nella circoscrizione di Carbonia Iglesias, dove la lista finora – senza i voti di Giba – ha ottenuto 3.976 voti, il 7,38%, con 2.644 preferenze personali; e Francesco Mura, candidato nella circoscrizione di Oristano, dove la lista ha ottenuto finora – con tre sezioni ancora in sospeso – 3.616 voti, il 5,26%, con 1.309 preferenze personali.

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Nessuno può, ragionevolmente, avere avere dubbi sulle straordinarie capacità comunicative di Papa Francesco, sia per la capacità di trasmettere in maniera chiara e profonda la Parola di Dio, sia per la sua efficacia nel rapportarsi con le folle di fedeli che lo seguono. Il rapporto tra Papa Francesco e la comunicazione, così come la vasta organizzazione vaticana che governa la comunicazione della Chiesa meritano certamente un approfondimento da parte di chi si dedica alla professione di giornalista o comunque è interessato all’argomento.
L’Ordine dei giornalisti della Sardegna ha deciso, pertanto, di considerare evento formativo per i giornalisti sardi la prima delle tre giornate che la Diocesi di Cagliari dedicherà a questi temi in occasione del 60° anniversario del settimanale diocesano e del 25° di Radio Kalaritana.
L’evento formativo si svolgerà mercoledì prossimo, 13 febbraio, dalle 17.00 alle 20.00, presso il Seminario Arcivescovile, in via mons. Giovanni Cogoni ed è intitolato “Papa Francesco e la comunicazione: nell’agorà dei media”. Ai giornalisti partecipanti verranno assegnati tre crediti formativi.
Dopo i saluti dell’arcivescovo Arrigo Miglio e l’introduzione del presidente dell’Ordine regionale, Francesco Birocchi, del direttore del settimanale “Il Portico”, Roberto Comparetti e di mons. Giulio Mareddu, direttore dell’Ufficio diocesano delle comunicazioni, Anna Piras, capo redattore della Sede regionale Rai per la Sardegna intervisterà Paolo Ruffini (recentemente nominato Prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede).
Paolo Ruffini, che era direttore della rete televisiva della Conferenza Episcopale Italiana (Tv2000), è il primo laico sposato che diventa capo dicastero in Vaticano. Ricopre il ruolo lasciato da monsignor Dario Viganò, che ha guidato il Dicastero fin dalla sua fondazione, nel 2015. È nato a Palermo nel 1956; si è laureato in Giurisprudenza presso la Università di Roma La Sapienza; è giornalista professionista dal 1979. Ha lavorato per Il Mattino, Il Messaggero, di cui nel 1996 è diventato vicedirettore, il Giornale Radio Rai, di cui è stato direttore dal 1996. Ha diretto Rai3 e Tv2000, dove ha ricoperto il ruolo di direttore di rete e insieme direttore di Radio InBlu.
Nel Dicastero vaticano (che ha circa 650 dipendenti) sono confluiti il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, la Sala Stampa della Santa Sede, la Tipografia Vaticana, il Servizio Fotografico, L’Osservatore Romano, la Libreria Editrice Vaticana, Radio Vaticana, il Centro Televisivo Vaticano e il Servizio Internet Vaticano.

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Il comune di Nughedu Santa Vittoria ha presentato ricorso al Tar della Sardegna contro gli atti di Regione e Areus che nel progetto di riforma della rete ospedaliera sarda hanno previsto la chiusura del Pronto Soccorso di Ghilarza con conseguente declassamento della sede a struttura destinata alle urgenze minori e a una prima stabilizzazione del paziente.

Una disputa legale annunciata in più occasioni pubbliche dal Sindaco del piccolo paese del Barigadu, Francesco Mura, per niente intimorito di avviare un contenzioso con la Regione per quella che giudica la madre di tutte le battaglie contro lo spopolamento del territorio «la garanzia dei servizi essenziali».

Il Sindaco Mura ha dato mandato all’avvocato Piero Franceschi di istruire il ricorso che, nello specifico, chiede l’annullamento della delibera approvata dall’Esecutivo guidato dal Presidente Francesco Pigliaru (la 51/21 del 16 ottobre 2018) e della delibera dell’Areus, l’Azienda Regionale dell’Emergenza e Urgenza della Sardegna (la n. 76 del 31.10.2018).

Atti ritenuti “Illegittimo” il primo e “pregiudizievole” il secondo, in quanto comportano «la chiusura della struttura di Chirurgia» si legge nel ricorso «decisiva per mantenere il Pronto Soccorso del Delogu, la cui funzione è essenziale per l’utenza» di Nughedu e di diversi altri Comuni del Barigadu che distano a 60 chilometri dall’Ospedale di Oristano e di Nuoro e addirittura 80 chilometri dal nosocomio di Bosa, contro gli attuali 16 chilometri da Ghilarza.

«L’ospedale di Ghilarza – sottolinea il sindaco Francesco Mura – vanta settori di specializzazione importanti quali Urologia, le Unità Operative di Medicina, Chirurgia Generale, Anestesia e Rianimazione, il Pronto Soccorso, il Laboratorio di Analisi: non vi sono giustificazioni per sopprimere un tale patrimonio ponendo a rischio la salute dei cittadini della zona. Considerando che Nughedu non dispone neppure di un’ambulanza a disposizione si dovrebbe attendere due ore per raggiungere il Pronto Soccorso di Oristano.»

Il ricorso pone l’accento sulla peculiarità del Barigadu (piccolissimi Comuni montani collegati con viabilità tortuosa di antica concezione, affacciati sul vasto Lago Omodeo) elementi che la Regione non ha tenuto in debita considerazione violando le norme che impongono standard qualitativi che impongono di considerare le “zone disagiate” con un occhio di riguardo quando si tratta di garantire i servizi di urgenza ed emergenza.

«Impugniamo la delibera della Regione perché, stante la situazione di disagio, la riorganizzazione avrebbe dovuto rafforzare il Pronto Soccorso di Ghilarza non sopprimerlo», conclude il sindaco Francesco Mura.

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Ha ricevuto il plauso della presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, il sistema di accoglienza diffusa “Nughedu Welcome” sostenuto dall’Amministrazione comunale di Nughedu Santa Vittoria, pensato e coordinato da Nabui, la società che sviluppa progetti a elevato impatto sociale.

L’esperienza di Nughedu è stata scelta a livello nazionale da Legambiente insieme ad altre iniziative ed attività raccontate attraverso il libro “Alla scoperta della Green society”, a cura di Vittorio Cogliati Dezza.
Il progetto di Nughedu è stato presentato nella sala Nilde Iotti della Camera a Roma tra le eccellenze nazionali selezionate da Legambiente con grande soddisfazione della presidente Boldrini che ha sottolineato l’apprezzamento per le storie che raccontano di «persone impegnate a realizzare il cambiamento. Non piccole isole felici o singoli esperimenti ma avamposti di nuovo modello di sviluppo», ha dichiarato la presidente della Camera dei deputati.

Nughedu Santa Vittoria, con il progetto Nughedu Welcome di Nabui, si sta posizionando a livello internazionale come meta di un’esperienza autentica, in cui poter mangiare a casa delle famiglie dei suoi abitanti, passeggiare insieme ai pastori sugli antichi sentieri e conoscere le leggende che hanno portato alla fondazione del paese grazie alle testimonianze archeologiche.

«Nughedu Welcome è la nostra risposta alla crisi demografica delle aree interne sarde – rimarca il sindaco di Nughedu Santa Vittoria, Francesco Mura, primo cittadino del paese che secondo i dati della Regione rischia di scomparire tra 60 anni -. Abbiamo avviato un percorso che vuole rappresentare una buona prassi per la Sardegna: Nughedu Welcome segna già i primi risultati positivi.»

Il comune di Nughedu, che proprio in questi giorni festeggia i 70 anni della sua autonomia, negli ultimi 18 mesi di sperimentazione il numero di ospiti del sistema di accoglienza è passato da zero a 604 e in particolare: 425 sardi, 104 della Penisola, 75 stranieri (grazie anche a un accordo con un tour operator tedesco).

«Vogliamo dimostrare che anche i piccoli paesi della Sardegna possono offrire un prodotto di alto livello, e questo prodotto si trova nelle case dei suoi abitanti», afferma Rosa Spiga, presidente dell’Associazione Nughedu Welcome.

La resilienza di comunità è l’obiettivo del “turismo morbido”, un’offerta che si adatta ai ritmi delle piccole produzioni locali, in linea con la sostenibilità ambientale: «La Sardegna ha un ecosistema delicato, dobbiamo proteggere le destinazioni turistiche – spiega Tomaso Ledda di Nabui – abbiamo bisogno di viaggiatori che si innamorano dei piccoli gesti, noi proponiamo un sistema capace di promuovere l’identità dei territori nel totale rispetto dell’ambiente, generando impatto sociale ed economico per i residenti».