23 December, 2024
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«Il presidente Francesco Pigliaru ha fatto bene a non firmare l’intesa sulle servitù militari – ha commentato Michele Cossa, coordinatore regionale dei Riformatori sardi, intervenendo sulla conferenza nazionale sulle servitù militari -, finalmente la Giunta regionale ha capito che piegare la schiena nelle trattative col governo, come è stato fatto nella battaglia sulle accise e sul taglio del costo della benzina, non serve a nulla. Se non alziamo la testa, Roma farà sempre ciò che vuole della Sardegna». 

«La Regione – ha detto ancora Cossa – deve alzare la voce con il governo e lo deve fare sempre. La Sardegna e l’interesse dei sardi deve essere l’unica guida della battaglia della Giunta con il governo nazionale.» 

«Il no della Regione alla firma dell’intesa sulle servitù militari non basta – ha detto Roberto Frongia, coordinatore di Sardegna Obiettivo 6, associazione che mette insieme professionisti, ricercatori, sindacalisti di tutti i settori produttivi dell’Isola -, la Sardegna deve scendere in piazza a Roma con tutte le sue forze politiche, sociali e sindacali. Dobbiamo costringere il governo a cedere ciò che è della Sardegna che sopporta da troppo tempo un peso sottratto ai sardi e alla nostra economia e che non ha eguali in tutta Italia.»

«E’ certamente positivo – ha spiegato Frongia – il rifiuto del presidente Pigliaru, ora però occorre un’azione senza precedenti: la Sardegna faccia sentire con forza la sua voce a Roma per riavere la sovranità del proprio territorio e per porre fine alle troppe servitù militari. I numeri sono decisamente impietosi: l’80% (in difetto) di aree demaniali e servitù militari di tutta l’Italia è localizzato in Sardegna. Tre i poligoni di tiro: Capo Teulada, Capo Frasca e Salto di Quirra. Trentacinquemila ettari di territorio regionale, sono sottratti al turismo e all’agricoltura. E’ però contestualmente necessario risarcire i sardi per i danni causati. Gli effetti indiretti dell’attività del Poligono, così come nelle altre aree che ospitano servitù militari, sono gravemente inquinanti. Il trasporto a distanza di polveri ricche di metalli e/o contaminate rappresentano importanti fattori di rischio per la salute umana, dunque anche per lo Stato non può non trovare applicazione il principio chi inquina paga.»

«In assenza di un’azione decisa da parte del Governo regionale – ha concluso Frongia -, faremo sentire la nostra voce, ancora una volta, presso l’Autorità giudiziaria.»