19 November, 2024
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«Un documento comune, un testo condiviso al quale Sardegna, Corsica e Baleari stanno lavorando insieme e che invieranno ognuno al proprio Governo. Al centro, la richiesta di affiancare le tre regioni insulari, insieme, nel confronto con l’Europa, perché l’articolo 174 del Trattato di funzionamento europeo che norma l’insularità non resti sulla carta ma venga finalmente attivato.»

Lo hanno detto a tre voci, questa mattina, i presidenti della Sardegna Francesco Pigliaru, della Corsica Gilles Simeoni, e la vicepresidente delle Baleari Isabel Busquests i Hidalgo. L’occasione è stata l’iniziativa che la Regione Sardegna ha organizzato insieme al Comitato europeo delle Regioni questa mattina nella sala del THotel a Cagliari ed alla quale hanno preso parte numerosi rappresentanti delle Istituzioni europee, tra cui il vicepresidente dell’Intergruppo isole del Parlamento europeo Tonino Picula e Jan Mikolaj Dzięciolowski, responsabile del tema per il gabinetto della Commissaria europea per gli affari regionali, Corinna Cretu. Nella sessione di lavoro che ha impegnato i tre massimi esponenti politici si è inoltre aggiunto in video il presidente di Creta Stavros Arnaoutakis.

Negli interventi è emerso ancora una volta come le regioni insulari non comprese in quelle ultraperiferiche condividano una situazione di svantaggio strutturale sinora non riconosciuta, ma che invece deve trovare spazio nella programmazione della politica di coesione post 2020, così come nella normativa europea. «Si tratta della rivendicazione di un diritto di cittadinanza – ha detto il presidente Francesco Pigliaru, citando le difficoltà incontrate dalla Sardegna su molti fronti, a partire dal bando per la mobilità – difficoltà e necessità di soluzioni, di certezze che sono ovvie per chi vive e lavora su un’isola, di chi tutti i giorni si trova a dover affrontare la discontinuità territoriale causata dalla condizione insulare, ma che l’Europa fatica a capire. Non è una richiesta di risorse – ha sottolineato -, è una richiesta di giustizia: vogliamo poter usare i nostri soldi per dare risposte specifiche a problemi specifici senza incertezze, senza il timore di incorrere in richiami comunitari dettati da regole sulla concorrenza che non tengono conto della nostra particolarità. Il lavoro che ormai da tempo portiamo avanti con Corsica e Baleari, con cui la Sardegna ha stretto per la prima volta un’alleanza politica e operativa che si fa sempre più forte e che certamente apriremo ad altre realtà insulari, come dimostra il già avviato rapporto con Creta, è essenziale per arriva e a risultati concreti. Da parte nostra abbiamo messo in gioco non solo l’unità di intenti politici ma anche e soprattutto la determinazione, la misurazione oggettiva, concreta degli svantaggi strutturali determinati dall’insularità, ognuno con i suoi tecnici, i suoi esperti, e poi insieme. Un lavoro così non era stato mai fatto, ma ora è tempo di raccoglierne i frutti. Ma poiché l’Europa dialoga obbligatoriamente con gli Stati e non con le regioni – ha concluso il presidente Francesco Pigliaru – oggi siamo a questa svolta, puntando ad un risultato che insieme ai nostri tre governi nazionali possiamo finalmente ottenere».

Concetti questi ripresi e rimarcati dal presidente Simeoni, che ha sottolineato come l’appuntamento con la definizione della politica di coesione post 2020 sia un’occasione «che le isole non possono perdere. Parlare con una voce comune è più che mai essenziale sia alla Commissione che ognuno al proprio governo, perché tengano conto della questione isole, compresa la definizione di un indice di insularità dato dalla distanza, e traducano le difficoltà in opportunità mettendo in pratica azioni concrete». Concretezza ribadita dalla vicepresidente delle Baleari Busquets i Hidalgo, che ha ricordato come al lavoro della politica, «con i frequenti incontri anche pubblici di questi anni, sia stato affiancato un imponente lavoro dietro le quinte, portato avanti dagli uffici delle tre regioni insulari. È un elemento da non trascurare – ha aggiunto -, perché nel momento del confronto con gli uffici europei le nostre argomentazioni traggono da lì molta forza.»

I lavori del convegno sono andati avanti per tutta la mattina con tavole rotonde di approfondimento dei vari aspetti tematici, moderate da Giuseppe Sciacca, segretario esecutivo della CRPM, la Conferenza delle Regioni Periferiche d’Europa. Per la Regione Sardegna è stato l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ad intervenire sui temi della promozione e sviluppo e la creazione di imprese nelle Isole europee, insieme a Tereza Krausova (Programme manager politiche UE Italia e Malta, Direzione generale per la Politica regionale della Commissione europea), e Monika Mrozec-Comparetto (Capo della Divisione Strumenti finanziari e attuazione della Banca europea di Investimenti). «Il nostro obiettivo è incrementare il Pil e l’occupazione, e su questo abbiamo concentrato le nostre azioni di governo in questi anni, individuando i fattori materiali e immateriali dello sviluppo per rafforzare ciascuno di essi. A partire dal capitale infrastrutturale che da sempre per un’isola periferica come la Sardegna ha segnato un enorme e storico gap – ha detto Raffaele Paci -. Abbiamo investito molto sul capitale umano, finanziando scuola e università. Abbiamo puntato sull’innovazione tecnologica e sul digitale, con bandi per le imprese, aerospazio e progetti scientifici internazionali. Siamo una delle regioni col maggior numero di Start up e abbiamo un solido capitale sociale. Quello su cui dobbiamo lavorare molto è invece il capitale istituzionale, il vero fattore di sviluppo: serve maggiore consapevolezza dei nostri diritti e assumersi la responsabilità di esercitarli bene. Serve una grande battaglia politica e di identità se vogliamo superare i nostri ritardi storici», ha concluso Raffaele Paci. L’ultima parte dei lavori è stata dedicata alle opportunità occupazionali per i cittadini delle isole, con gli interventi tra glia altri di Henri Malosse (30° presidente del CESE, Comitato economico e sociale europeo) e l’economista Philip Von Brockdorff (Comitato direzione del sindacato Voce dei lavoratori e membro del CESE).

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«La Regione Sardegna è dalla parte della scuola e dalla parte degli studenti. Le richieste che in questi giorni portano avanti le ragazze i ragazzi di tutta Italia sono quelle cui la Sardegna sta dando risposte sempre più robuste. Per noi l’istruzione è il principale acceleratore di futuro, lo dicevamo a inizio di legislatura e lo riaffermiamo oggi con sempre maggior forza. E la sicurezza è un elemento essenziale del discorso complessivo.»

Queste le parole del presidente della Regione Francesco Pigliaru a proposito delle proteste portate avanti dagli studenti sul fronte della sicurezza a scuola. «Noi ci abbiamo pensato fin da subito, con Iscol@ politica di cui andiamo orgogliosi, ci crediamo con tale convinzione e ci siamo impegnati talmente tanto in termini di energie e risorse al punto che nessuna regione italiana è arrivata a pensare, costruire e portare avanti un’azione così complessa, impegnativa e capillare sulla propria edilizia scolastica, affiancandola ad un percorso didattico mirato. Quando siamo arrivati al governo della Sardegna nel 2014 i crolli di tetti nelle scuole, i disagi e i pericoli erano all’ordine del giorno. E i dati sulla dispersione scolastica erano spaventosi, l’abbandono superava il 23%. Non abbiamo perso tempo. Siamo intervenuti immediatamente lavorando con grande impegno, per dare ai nostri figli scuole sicure, ma anche belle e moderne, da frequentare volentieri. Su Iscol@ – ricorda il presidente della Regione – abbiamo investito oltre 300 milioni per la realizzazione di 25 scuole del nuovo millennio, per la manutenzione e messa in sicurezza di oltre 900 istituti frequentati da circa 160.000 studenti sardi e per il rinnovo degli arredi e le attrezzature in 450 scuole. Nello stesso tempo con Tutti a Iscol@ abbiamo creato un sistema di laboratori, iniziative, attività per l’inclusione e il sostegno psicologico e mirate a stimolare l’interesse degli studenti, Un investimento di circa 87 milioni per la lotta alla dispersione e l’incremento delle competenze degli studenti sardi. Iscol@ e Tutti a Iscol@ sono il nostro contributo per migliorare le nostre scuole, nei luoghi fisici e nella didattica, per dare alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi, che sono il nostro futuro, tutta la sicurezza e la competenza di cui hanno bisogno. E proprio in queste settimane abbiamo concluso un percorso di programmazione – conclude Francesco Pigliaru -, comunicando al Ministero un complesso di interventi per un investimento di circa 53 milioni da destinare alla realizzazione di altre 10 nuove scuole e 60 interventi mirati alla messa in sicurezza e alla acquisizione delle certificazioni».

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Sardegna protagonista, in questi giorni a Barcellona, dell’edizione 2018 del Bioregions Forum, dedicato al tema della bioeconomia forestale. A rappresentare la Regione, insignita lo scorso marzo dell’European Forest Island Award 2018, il riconoscimento del maggior network europeo per la ricerca forestale, è stata l’assessore della Difesa dell’Ambiente Donatella Spano, intervenuta nella sessione conclusiva insieme alla ministra catalana Teresa Jordà e all’assessore dei Paesi Baschi Bittor Oroz. Il Forum, organizzato dalla Generalitat de Catalunya in collaborazione con numerose istituzioni, tra cui il Comitato europeo delle Regioni, riunisce annualmente amministratori, regionali e locali, specialisti, responsabili di Centri di ricerca e Università, imprese e rappresentanti del settore finanziario, con l’obiettivo di mettere a confronto visioni, approcci ed esperienze su temi ambientali.

Nel corso dei lavori, sono stati approfonditi differenti aspetti della bioeconomia, il nuovo paradigma di sviluppo basato sull’uso di risorse biologiche rinnovabili per la produzione di beni, servizi, cibo ed energia. Un contesto in cui le  foreste giocano un ruolo essenziale. “Per poter arrivare all’utilizzo della biomassa per la produzione di energia e materia prima per quella dei bioprodotti, siamo chiamati a garantire la gestione attiva delle nostre foreste”, ha detto l’assessore Donatella Spano, ricordando l’importante passaggio normativo realizzato dalla Giunta Pigliaru con la prima legge forestale regionale del 2016, «pensata e realizzata in puntuale coerenza con l’indirizzo europeo. La nostra legge – ha evidenziato Donatella Spano – mette al centro la tutela, anche in termini di difesa della biodiversità, protezione dai rischi ambientali e cura del territorio, così come la valorizzazione, la razionalizzazione e la conoscenza. Se il ruolo delle foreste è sempre  essenziale, lo è ancora di più in un territorio insulare, il cui equilibrio è particolarmente delicato e per questo abbiamo elaborato regole di gestione sostenibile che mettono la massima attenzione sui cambiamenti climatici, riconoscono il valore della ricerca e tengono al centro la multifunzionalità dei sistemi forestali».

Illustrando le azioni portate avanti dalla Sardegna, Donatella Spano ha fatto il punto su alcune buone pratiche, soffermandosi tra l’altro sulla politica degli acquisti pubblici ecologici (green public procurement, GPP). «La Sardegna è stata ed è all’avanguardia su questo fronte – ha spiegato l’assessore dell’Ambiente -. Il mercato rappresenta, senza dubbio, una potente leva per stimolare la transizione verso il nuovo paradigma. Il settore pubblico ha un grande potere d’acquisto che può usare per influenzare le decisioni del sistema produttivo orientandolo verso i bioprodotti», ha aggiunto, ricordando che è anche un modo efficace per creare nuove opportunità di lavoro ‘green’, dando impulso all’innovazione.

«Siamo stati la prima regione d’Italia – ha sottolineato Donatella Spano – ad applicare e sviluppare volontariamente lo strumento del GPP, ora diventato obbligatorio poiché nel codice degli appalti.»

Ai lavori è seguita una proficua riunione tra Donatella Spano e la ministra catalana Teresa Jordà in cui si sono affrontate questioni di Protezione civile, tra cui la gestione dell’emergenza incendi, altro fronte su cui le buone pratiche della Regione Sardegna sono particolarmente apprezzate. Le due esponenti degli esecutivi sardo e catalano hanno approfondito il confronto delle reciproche normative trovando, come Regioni autonome, rilevanti punti di convergenza da cui partire per attivare un lavoro comune. Con l’assessore dei Paesi Baschi Bittor Oroz si è inoltre condivisa la necessità di rafforzare il ruolo e la cooperazione tra le regioni per la graduale transizione verso la bioeconomia.

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Il governatore della Regione Sardegna Francesco Pigliaru è intervenuto stamane al congresso regionale della CGIL, nella sala convegni dell’aeroporto di Cagliari..

«Il terreno comune è vasto, e ora più che mai dobbiamo enfatizzare i percorsi fatti e da fare insieme – ha detto Francesco Pigliaru -. Aiutiamoci a capire meglio, ognuno per la sua parte, ma insieme, come ricostruire un punto di vista condiviso delle forze progressiste. È la condizione essenziale per ridare fiducia alle persone, per elaborare una visione che parli alla gente. Il centrosinistra in questi anni, a Roma come qui da noi, non ha saputo cogliere abbastanza le incertezze e le paure che si sono andate diffondendo a grande velocità, spinte da una crisi che si è rivelata ben più lunga e più pesante delle previsioni. Per questo noi, maggioranza e giunta, abbiamo lavorato per adeguare il programma iniziale, consapevoli che al necessario e urgente cammino di riforme, di modernizzazione, bisognava affiancare un’azione sociale importante, con politiche mirate all’inclusione», ha aggiunto Francesco Pigliaru, ricordando passaggi cruciali realizzati in corso di legislatura. Nella sua relazione ha citato alcuni dei percorsi intrapresi e delle azioni realizzate, dalle riforme di Sanità ed Enti locali – imprescindibili e complesse, fatte non pensando a perseguire interessi di parte ma il benessere collettivo e che iniziano ora a mostrare le ricadute positive, a bonifiche e industria, «e basti pensare a partite che sembravano definitivamente perse e invece sono state risolte come Igea e Alcoa», per andare avanti con i cantieri sbloccati di La Maddalena, le risorse specifiche per mitigare gli svantaggi dell’insularità ottenute attraverso il Patto per la Sardegna, la programmazione territoriale, la lotta «senza quartiere alla peste suina, tra i principali nemici dello sviluppo delle zone interne, piaga che nessuno in quarant’anni aveva avuto il coraggio di affrontare e che noi stiamo combattendo con successo crescente», il lavoro essenziale portato avanti sul fronte della Protezione civile, «oggi un sistema che è diventato un modello per le altre regioni d’Italia e non solo». Ancora, Francesco Pigliaru si è soffermato sulle politiche per il lavoro a partire da LavoRas, ricordando che la disoccupazione è calata dal 19 al 15,8% e quella giovanile dal 56 al 47%, sul Reis, il reddito di inclusione sociale che la Sardegna ha istituito prima in Italia «e che abbiamo irrobustito arrivando a raggiungere ben 20mila famiglie», sul diritto allo studio «per tutti, perché ora le borse di studio raggiungono il totale degli aventi diritto e sono molti più di prima, perché abbiamo ampliato la platea», e naturalmente su Iscol@ “il grande investimento sui nostri ragazzi, sulla nostra istruzione e sul loro futuro, che è il futuro della Sardegna. Poi l’agricoltura, con le terre date ai giovani, l’archeologia e, soprattutto, il metano, «su cui siamo riusciti ad andare finalmente avanti e che nessuno deve sognarsi di bloccare, perché significa poter dare alle famiglie e alle imprese sarde l’energia alle stesse condizioni degli altri. Abbiamo fatto molto, avremmo potuto certo fare di più e ancora meglio, tutti, ed è giusto che in un confronto come quello di oggi affrontiamo anche le reciproche criticità. Ma attraversiamo una stagione difficile e credo sia nostro dovere enfatizzare ciò che ci unisce – ha ribadito il Presidente -, ragionare uniti su come costruire e rilanciare una visione comune della nostra comunità di progressisti. La storia ci dice che quando si è di fronte a grandi crisi, a profondi cambiamenti, si è sempre ad un bivio: chiudersi, resistere, provare inutilmente a rendere il futuro uguale al passato, oppure impegnarsi per governare il cambiamento, far sì che produca i suoi frutti, le sue innovazioni, ma distribuendone i benefici in modo ampio ed equo. Questo è il ruolo della buona politica davanti ai grandi cambiamenti: creare istituzioni sociali che favoriscano il cambiamento diffondendone i benefici. In passato i progressisti lo hanno fatto inventando l’istruzione obbligatoria e lo stato sociale, istituzioni che hanno migliorato la vita di tutti noi.  Ecco, oggi negli sconvolgimenti creati da globalizzazione e tecnologia, rischiamo di ignorare la lezione della storia. Oggi sta vincendo la chiusura, la reazione che vuole bloccare il cambiamento, non governarlo. Dobbiamo rispondere, e credo che in Sardegna il modo giusto per farlo, ora, sia essere consapevoli di ciò che in questi anni abbiamo portato a termine, chiederci se quanto credevamo fosse sufficiente nel 2014 lo è ancora oggi e aggiornare le nostre idee, il nostro programma. Ma farlo insieme, noi progressisti come comunità, come forza coesa, ora più di sempre chiamati a dimostrare di essere all’altezza del ruolo che la storia ci assegna. Il dibattito sull’ultima finanziaria è una grande occasione – ha concluso il presidente Pigliaru –, ci offre l’opportunità di andare insieme nella direzione giusta, quella dell’inclusione, condividendo azioni e scelte mirate al sostegno dei più deboli.»

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Nuovo tassello nel lavoro comune sull’insularità portato avanti da Sardegna, Corsica e Baleari, ora con il coinvolgimento anche di Creta. L’iniziativa, dal titolo “Le sfide dell’insularità nella politica di coesione post 2020”, in programma domani, venerdì 16 novembre, alle ore 9.00, al THotel di Cagliari, è organizzata dalla Regione Sardegna insieme al Comitato europeo delle Regioni, all’interno della più ampia serie di incontri su “Il futuro dell’Europa”. Il dibattito politico, riprendendo il filo dell’azione politica condotta finora, verterà infatti sulla necessità di uno specifico scenario europeo dedicato alle isole e sulle opportunità che le politiche europee potrebbero – o dovrebbero – offrire alle isole e ai loro abitanti, imprese e territori.

Ad aprire i lavori, dopo i saluti istituzionali, una riflessione sulla “Politica europea per le isole” condotta dai rappresentanti governativi delle isole del Mediterraneo, membri del Comitato delle Regioni. Con il presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru, interverranno il presidente della Regione Corsica, Gilles Simeoni, il presidente di Creta, Stavros Arnaoutakis, la vicepresidente del Governo delle Isole Baleari, Isabel Busquets i Hidalgo, Tonino Picula, vicepresidente dell’Intergruppo del Parlamento Europeo Mari, fiumi, isole e zone costiere, Jan Mikołaj Dzięciołowski, rappresentante del Gabinetto della Commissaria Europea per la politica Regionale e Urbana, Corina Crețu.

L’evento proseguirà con una discussione sulle politiche per le imprese e per l’occupazione nei territori insulari e vedrà la partecipazione, insieme all’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, del direttore del Servizio Formazione dell’assessorato del Lavoro, Roberto Doneddu, di Monika Mroczek-Comparetto, capo della Divisione Strumenti Finanziari e Attuazione – Direzione delle operazioni di finanziamento – della Banca Europea per gli Investimenti, Tereza Krausova, Programme manager per le Politiche UE di Italia e Malta della DG Regio, Philip Von Brockdorff, economista, consulente e membro del comitato di direzione del sindacato Voce dei lavoratori (UHM), membro del Comitato economico e sociale europeo (CESE), Henri Malosse, 30esimo presidente del Comitato economico e sociale europeo, membro del Consiglio di Amministrazione della Camera di commercio e dell’industria francese, del Comitato economico e sociale europeo (CESE) e membro onorario dell’Accademia Europea delle Regioni, (AER), e di altri esponenti del mondo delle istituzioni europee. Il dibattito sarà moderato da Giuseppe Sciacca, segretario esecutivo della Commissione Isole della Conferenza delle Regioni Periferiche Marittime d’Europa (CRPM), di cui fa parte anche la Sardegna.

L’iniziativa si inquadra nell’ambito della Settimana Europea delle regioni e delle città 2018, a cui la Regione Sardegna ha partecipato in qualità di capofila di un partenariato costituito da una rete di isole periferiche mediterranee denominata “Green Islands for sustainable cohesion policy”, di cui fanno parte le Isole Baleari, Corsica e Creta. Si tratta anche di un importante momento per riflettere sulle opportunità offerte dalle politiche europee a sostegno dei territori insulari, ed è inoltre un’occasione proficua per coinvolgere i cittadini in un dibattito sull’importanza della politica di coesione nella dimensione quotidiana e per il futuro dell’Europa. Sono invitati a partecipare rappresentanti istituzionali delle autonomie locali e regionali, del mondo della ricerca, delle imprese e del lavoro, della società civile, studenti e cittadini.

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«Continuiamo a essere convinti che la legge sull’inquadramento del personale di Forestas dovesse essere migliorata perché la formulazione definitiva presenta, a nostro parere, diverse significative criticità. Abbiamo concordato sugli obiettivi generali: dare maggiore certezza ai dipendenti all’interno del contratto pubblico con la copertura normativa della legge 31 e affrontare la questione dei precari per ridurre al massimo le incertezze legate alla posizione dei lavoratori a tempo determinato. Per questa ragione abbiamo da subito assunto una posizione dialettica per migliorare il testo della legge e conseguentemente rimesso all’aula i passaggi che comunque ci vedevano pienamente favorevoli. Pensiamo che dovesse essere individuato un contratto pubblico regionale specifico, di comparto idraulico-agrario-forestale, un contratto che poteva essere attuato in pochi mesi di trattativa sindacale in maniera coerente ed adeguata alle esigenze del personale.»

Lo ha detto l’assessore degli Affari Generali Filippo Spanu a seguito dell’approvazione  della legge sull’inquadramento contrattuale dei lavoratori dell’agenzia Forestas.

«D’accordo con il presidente Francesco Pigliaru, con cui sono rimasto in continuo contatto, ho formulato molteplici proposte per individuare soluzioni che, pur perseguendo l’obiettivo che il Consiglio si era dato, togliessero ogni elemento di incertezza contrattuale, organizzativa, di rappresentanza sindacale, finanziaria e di tempi legato al dispiegarsi della nuova normativa. Incertezze che la legge non risolve. Sottolineiamo che si tratta di una legge di grande impatto sull’amministrazione perché modifica la posizione contrattuale della metà dei dipendenti pubblici di amministrazione, enti e agenzie regionali. Noi abbiamo cercato, con uno spirito di leale collaborazione, non condizionato da logiche di schieramento, di favorire la presentazione di emendamenti per fare definitiva chiarezza sull’inquadramento dei lavoratori dell’agenzia. Abbiamo insistito su questo punto: inserire i dipendenti di Forestas all’interno di un contratto amministrativo genera incertezze e problematiche. Probabilmente in tempi brevi non sarà possibile dare concreta attuazione al nuovo sistema, che per altro lascia aperti rischi di oneri finanziari superiori anche agli oltre 9 milioni già previsti nella legge. Era necessario delimitare meglio gli ambiti contrattuali distinti (tra amministrativi ed operai) sempre all’interno della legge 31. Con maggiore chiarezza su questo aspetto, la contrattazione avrebbe avuto la possibilità di dispiegarsi immediatamente a partire dall’individuazione dei soggetti rappresentativi. Alla fine di questa parte del percorso – aggiunge l’assessore Filippo Spanu – siamo convinti di aver condotto una buona battaglia e continuiamo a essere convinti della bontà di tutte le azioni sino a oggi intraprese sia con l’approvazione della legge forestale che con le soluzioni politiche e organizzative finalizzate alla valorizzazione del ruolo dei lavoratori di Forestas che, è bene specificarlo, già prima erano dipendenti pubblici e tutelati dall’impianto normativo della legge regionale 31 del 1998 nelle sue parti più rilevanti. Affronteremo – conclude Filippo Spanu – con eguale lealtà i difficili passaggi che si presenteranno, consapevoli che i tempi non saranno né brevi né riducibili. Manterremo comunque un metodo identico a quello finora adottato, basato sulla concertazione sindacale e su leali rapporti con le istituzioni.»

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Si chiamano Nuraghe, Shardana e Pratosardo le nuove varietà vegetali nate dalle sperimentazioni sul miglioramento genetico portate avanti prima in laboratorio e poi in campo dai ricercatori dell’Agenzia regionale Agris Sardegna e presentate oggi alla stampa e agli agricoltori, alla presenza del presidente Francesco Pigliaru e dell’assessore dell’Agricoltura Pier Luigi Caria, nell’azienda Agris di San Michele, tra i territori di Ussana e Donori. Nuraghe e Shardana sono due nuove varietà di grano duro, mentre Pratosardo (chiamata così per il nome della località dove è stata coltivata alle porte di Nuoro) è una nuova varietà di medica poliforma. Le tre new entry del panorama agricolo isolano sono state iscritte da Agris nel Registro Nazionale Varietale italiano.

Ad aprire i lavori, il direttore generale dell’Agenzia di ricerca in agricoltura, Roberto Zurru, che ha raccontato la lunga storia dell’azienda San Michele e le numerose attività di ricerca che per quasi 90 anni hanno permesso di coltivare in quelle terre le più importanti novità della cerealicoltura sul piano regionale e nazionale degli ultimi decenni e di registrare 8 nuove varietà di grano. I ricercatori Marco Dettori e Mirella Vargiu, hanno illustrato, rispettivamente, le principali caratteristiche delle nuove varietà di grano duro “Nuraghe” e “Shardana” e della medica polimorfa “Pratosardo”.

Ha sottolineato l’importanza del lavoro di ricerca portato avanti da Agris, il presidente Francesco Pigliaru, definendolo «un tassello davvero essenziale per evitare di rimanere indifesi davanti alla concorrenza internazionale. Dalla ricerca, che è già un valore in sé, ma da solo insufficiente, è importante fare un ulteriore sforzo collettivo per capire come mantenere o rilanciare il settore cerealicolo in Sardegna. Sappiamo che la produttività è migliorata, ma registriamo anche una forte riduzione della superficie coltivabile, avvenuta tra il 2008 e il 2011. Serve la condivisione di tutti, coltivatori, industriali, politica, su un vero ‘piano industriale’ del comparto, che individui su quali azioni, quali tecnologie, quali mercati di sbocco puntare insieme per guadagnare competitività e quote di mercato,  per espandere  la produzione puntando sulla qualità e su margini adeguati. Abbiamo un potenziale importante – ha concluso Francesco Pigliaru – come testimoniano questi nuovi prodotti con caratteristiche uniche, ed è importante valorizzarlo».

«L’iscrizione di queste nuove varietà premia il lavoro e riconosce le preziose attività di ricerca svolte in questi anni dagli studiosi di Agris – ha detto Pier Luigi Caria –. La mancanza di unità fra gli agricoltori indebolisce ancora di più la fase di contrattazione del prezzo, soprattutto del grano duro, nella fase della vendita. Creare massa critica fra i produttori primari è la vera scommessa che deve affrontare tutto il settore. Come politica abbiamo cercato di sostenere il comparto dopo aver incontrato e sentito i portatori di interesse. Abbiamo approvato proprio ieri una delibera che con oltre 1 milione di euro sostiene le filiere dei grani antichi, cereali minori, grano tenero e leguminose da granella. La prossima settimana porteremo in Giunta un’altra delibera che con 1milione e 600mila euro sostiene la filiera del grano duro. Siamo disponibili a ragionare – ha concluso Pier Luigi Caria – su proposte e idee che vengano dal basso e che riguardino anche l’avvio di Organizzazioni di produttori.»

Gli interventi migliorativi sulla genetica delle varietà di grano duro tiene sempre più conto delle necessità, anche salutistiche, e delle evoluzioni alimentari nei gusti dei consumatori. Creare nuove varietà di grano duro significa inoltre valorizzare le produzioni di pani e delle diverse paste tradizionalmente legate a determinati territori, tutelando quindi la variegata storia agroalimentare della Sardegna. Questi miglioramenti genetici sia sul grano duro e sia sulla medica poliforma devono inoltre essere inseriti nei contesti climatici delle zone di coltivazione, garantendo efficienza e sostenibilità produttiva, sul piano economico per gli agricoltori e ambientale per l’intero ecosistema ospitante.

Il miglioramento genetico delle specie agrarie è una attività complessa che richiede alta specializzazione, tempi di attuazione molto lunghi e mancata certezza di risultati positivi a causa dell’aleatorietà delle condizioni meteo-climatiche, agronomiche ed economiche. Per questo, l’iscrizione al Registro Nazionale Varietale deve essere considerato come un risultato di prestigio e un importante riconoscimento della ricerca svolta in Sardegna in ambito agronomico sotto la supervisione del ministero delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del Turismo. La disponibilità di nuove varietà adatte agli ambienti di coltivazione della Sardegna permette di rafforzare il settore sementiero locale, mette a disposizione degli agricoltori genotipi adatti alla specificità delle condizioni climatiche ed agronomiche della Sardegna e implementa le costituzione di filiere corte locali a marcato carattere identitario.

L’iscrizione nel Registro Nazionale Varietale permetterà, nel caso del grano duro, di mettere a disposizione degli agricoltori sardi grani di ottima potenzialità produttiva e di qualità tale da soddisfare la domanda di grani duri locali per sostenere la crescente richiesta di pani e pasta da filiera corta.

Nel caso della medica polimorfa Pratosardo gli agricoltori e allevatori sardi potranno fruire di semente di alta qualità in grado di ridurre la dipendenza da mangimi di provenienza esterna, oltre a offrire agli industriali sementieri regionali una ulteriore e importante opzione commerciale per la quale è prevista nei prossimi anni una domanda in forte crescita.

Karalis: esempio virtuoso di una varietà di grano duro tutta sarda. Per selezionare una nuova varietà di grano sono necessari dai 10 ai 12 anni di lavoro, partendo dall’incrocio fino all’iscrizione finale nel Registro varietale. A Ussana, da oltre 10 anni, è stata selezionata da Agris la varietà Karalis: attualmente la più coltivata in Sardegna. Dal 2003 al 2017 sono stati prodotti 80.185 quintali di seme certificato di Karalis. Quindi, nello stesso periodo, sono stati prodotti oltre 1milione e 600mila quintali di grano duro di tale varietà per l’ammasso. Ciò significa che su una produzione media in Sardegna di 7milioni di quintali almeno 1quintale su 7 è rappresentato dalla varietà Karalis.

 

 

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Nuovo tassello nel lavoro comune sull’insularità portato avanti da Sardegna, Corsica e Baleari, ora con il coinvolgimento anche di Creta. L’iniziativa, dal titolo “Le sfide dell’insularità nella politica di coesione post 2020”, in programma per venerdì 16 novembre, alle ore 9.00, al THotel di Cagliari, è organizzata dalla Regione Sardegna insieme al Comitato europeo delle Regioni, all’interno della più ampia serie di incontri su “Il futuro dell’Europa”. Il dibattito politico, riprendendo il filo dell’azione politica condotta finora, infatti, verterà sulla necessità di uno specifico scenario europeo dedicato alle isole e sulle opportunità che le politiche europee potrebbero – o dovrebbero – offrire alle isole e ai loro abitanti, imprese e territori.

Ad aprire i lavori, dopo i saluti istituzionali, una riflessione sulla “Politica europea per le isole” condotta dai rappresentanti governativi delle isole del Mediterraneo, membri del Comitato delle Regioni. Con il presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru, interverranno il presidente della Regione Corsica, Gilles Simeoni, il presidente di Creta, Stavros Arnaoutakis, la vicepresidente del Governo delle Isole Baleari, Isabel Busquets i Hidalgo, Tonino Picula, vicepresidente dell’Intergruppo del Parlamento Europeo Mari, fiumi, isole e zone costiere, Jan Mikołaj Dzięciołowski, rappresentante del Gabinetto della Commissaria Europea per la politica Regionale e Urbana, Corina Crețu.

L’evento proseguirà con una discussione sulle politiche per le imprese e per l’occupazione nei territori insulari e vedrà la partecipazione, insieme agli assessori della Programmazione, Raffaele Paci, e del Lavoro, Virginia Mura, di Monika Mroczek-Comparetto, capo della Divisione Strumenti Finanziari e Attuazione – Direzione delle operazioni di finanziamento – della Banca Europea per gli Investimenti, Tereza Krausova, Programme manager per le Politiche UE di Italia e Malta della DG Regio, Philip Von Brockdorff, economista, consulente e membro del comitato di direzione del sindacato Voce dei lavoratori (UHM), membro del Comitato economico e sociale europeo (CESE), Henri Malosse, 30° presidente del Comitato economico e sociale europeo, membro del Consiglio di Amministrazione della Camera di commercio e dell’industria francese, del Comitato economico e sociale europeo (CESE) e membro onorario dell’Accademia Europea delle Regioni, (AER), e di altri esponenti del mondo delle istituzioni europee. Il dibattito sarà moderato da Giuseppe Sciacca, Segretario Esecutivo della Commissione Isole della Conferenza delle Regioni Periferiche Marittime d’Europa (CRPM), di cui fa parte anche la Sardegna.

L’iniziativa si inquadra nell’ambito della Settimana Europea delle regioni e delle città 2018, a cui la Regione Sardegna ha partecipato in qualità di capofila di un partenariato costituito da una rete di isole periferiche mediterranee denominata “Green Islands for sustainable cohesion policy”, di cui fanno parte le Isole Baleari, Corsica e Creta. Si tratta anche di un importante momento per riflettere sulle opportunità offerte dalle politiche europee a sostegno dei territori insulari, ed è inoltre un’occasione proficua per coinvolgere i cittadini in un dibattito sull’importanza della politica di coesione nella dimensione quotidiana e per il futuro dell’Europa. Sono invitati a partecipare rappresentanti istituzionali delle autonomie locali e regionali, del mondo della ricerca, delle imprese e del lavoro, della società civile, studenti e cittadini.

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«La Regione dà tutta la sua disponibilità per fare in modo che il Policlinico Sassarese, cui l’Assessorato ha revocato l’accreditamento, possa riprendere la piena operatività.» Lo ha dichiarato l’assessore della Sanità Luigi Arru, al termine dell’incontro convocato per questo pomeriggio dal prefetto di Sassari, Giuseppe Marani, al quale hanno preso parte anche i vertici aziendali ed i responsabili di Habilita, la società del Gruppo Rusconi che vorrebbe rilevare la struttura sanitaria. Il provvedimento dell’assessorato della Sanità è stato motivato dal mancato adeguamento alle norme di sicurezza.
Le parti, nel corso di un incontro che si è svolto in clima sereno e collaborativo, hanno raggiunto un accordo: «Il primo, indispensabile passaggio – ha spiegato l’assessore Luigi Arru – prevede la voltura del contratto di affitto dell’azienda. A quel punto la società subentrante potrà richiedere un accreditamento provvisorio e concordare con la Regione un piano ‘per step’ di interventi urgenti, a cominciare da quelli che riguardano le principali criticità, vale a dire le sale operatorie. La società Rusconi si è detta disponibile ad eseguire i lavori per reparti, magari attraverso strutture temporanee all’interno del perimetro del Policlinico».
Luigi Arru ha sottolineato: «La parte politica, a cominciare dal presidente della Regione Francesco Pigliaru e dal sottoscritto, si assume le sue responsabilità sia per salvaguardare il personale dipendente della clinica, sia perché da parte degli imprenditori vengano assicurate le condizioni di sicurezza dei pazienti e di quanti operano in quella struttura. Non dimentichiamo che la revoca dell’accreditamento è scaturita da gravi problemi di sicurezza che si trascinano da anni, non da un capriccio. La Regione non intende prendere sottogamba la situazione. Tuttavia, è interesse di tutti arrivare a una soluzione condivisa e credo che l’impegno assunto oggi alla Prefettura di Sassari vada in questa direzione». 

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Mercoledì 14 novembre, alle ore 10.00, nell’azienda sperimentale San Michele di Ussana, l’Agenzia Agris Sardegna presenterà alla stampa e agli imprenditori agricoli del territorio i più recenti risultati delle attività di miglioramento genetico su grano duro e medica portate a compimento dai ricercatori Agris con la registrazione di alcune nuove varietà. Parteciperanno all’incontro, il presidente Francesco Pigliaru, l’assessore dell’Agricoltura, Pier Luigi Caria, il direttore generale di Agris, Roberto Zurru.