19 November, 2024
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Nuova ferma presa di posizione della Confederazione Sindacale Sardabe dell’Assotziu Consumadoris Sardegna contro l’ampliamento degli stabilimenti della RWM.

«La Confederazione Sindacale Sarda e l’Assotziu Consumadoris SardignaOnlus ribadiscono la loro posizione di assoluta contrarietà rispetto alla possibilità che gli stabilimenti della RWM vengano ampliati», sostengono il segretario della CSS Giacomo Meloni ed il presidente dell’ACS – Onlus Marco Mameli in seguito alle indiscrezioni di un’imminente autorizzazione da parte del comune di Iglesias alla realizzazione dei reparti R200 e R210 oggetto di procedimento SUAP. «Un intervento capace di aumentare sino a tre volte la capacità degli stabilimenti di confezionare bombe, come rivelato dall’amministratore Fabio Sgarzi a La Nuova in un’intervista dello scorso luglio. Un progetto – quello dell’ampliamento dei due reparti – che si somma ai numerosi altri presentati nel corso degli ultimi due anni.»

«I documenti delle Nazioni Unite e numerose prove fotografiche dimostrano che gli ordigni prodotti a Domusnovas ed esportati dall’Arabia Saudita vengono utilizzati nell’atroce guerra dello Yemen che ha già fatto registrare oltre 17mila vittime civili, tra cui oltre 10.400 causati dagli attacchi aerei della coalizione a guida saudita, secondo le ultime stime dell’ONU – aggiungono Giacomo Meloni e Marco Mameli -. Questa è la prima ragione per cui l’ampliamento della Rwm e la produzione di bombe tout court realizzata a Domusnovas è inaccettabile. L’altra ragione alla base del nostro rifiuto è l’inaccettabile idea che una parte dei lavoratori sardi dipenda dall’economia di guerra, un vero e proprio ricatto simile alla dicotomia lavoro-salute che osserviamo nel caso delle lavorazioni industriali impattanti. Non si può, cioè, pensare di lavorare per morire, pregiudicare la vita del prossimo o addirittura confezionare ordigni utilizzati in contesti di guerra.»

«Ecco perché la CSS e l’ACS Onlus rivolgono un appello al sindaco di Iglesias Mauro Usai, al governatore Francesco Pigliaru e a tutta la classe politica sarda affinché – concludono Giacomo Meloni e Marco Mameli – la Regione ed il comune di Iglesias, gli enti, cioè, che si trovano a dover decidere sulle richieste della RWM rifiutino il ricatto sotteso ai progetti della RWM e facciano un primo passo concreto verso un’economia di pace adoperandosi per la riconversione della fabbrica delle bombe.»

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Dopo quelle presentate dai comuni di Oristano e Palmas Arborea nei giorni scorsi, arrivano ora le diffide dei cittadini residenti e dei titolari delle aziende agro-zootecniche di San Quirico e Tiria indirizzate al Servizio energia ed economia verde della R.A.S., affinché dichiari improcedibile l’istanza di autorizzazione unica per la costruzione di un impianto ibrido solare termodinamico nella borgata di San Quirico, presentata dalla Società bolzanina San Quirico Solar Power S.r.l. Per il prossimo martedì 13 novembre l’assessorato regionale dell’Industria ha convocato a Cagliari la seconda conferenza di servizi, dopo che la prima – svoltasi il 20 marzo – aveva evidenziato numerose inadempienze da parte della Società proponente, oltre che vistose lacune progettuali, e si era conclusa con la richiesta di “corpose e rilevanti integrazioni”.

«Diffidiamo la Regione dal procedere con l’iter di autorizzazione per diverse ragioni: 1) perché il progetto definitivo che va allegato all’istanza di autorizzazione unica non presenta ancora un livello definitivo. Infatti, mancano ancora numerosi elaborati minimi. Ed è la stessa R.A.S. che ne prescrive la presentazione “pena l’improcedibilità dell’istanza – dichiara il portavoce del Comitato per la salute e la qualità della vita, Antonio Ignazio Garau -. 2) perché la Società proponente – pur essendone consapevole e avendoli individuati – non ha inserito i numerosi proprietari di abitazioni e aziende agro-zootecniche della zona – che subiranno ingenti danni patrimoniali (svalutazione degli immobili, minor fatturato, etc.) ed esistenziali, se la R.A.S. autorizzasse la costruzione dell’impianto – nell’elenco dei soggetti nei cui confronti il provvedimento finale è destinato a produrre effetti diretti. Così come non ha inserito numerosi proprietari dei terreni che, lungo un percorso di oltre 7 chilometri, saranno interessati dall’apposizione della servitù di elettrodotto.»

«Gli abitanti di San Quirico e di Tiria non sono contrari agli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Chiedono solamente che questo tipo di impianti industriali siano costruiti in aree industriali o degradate, di cui la Sardegna – purtroppo – abbonda, e non in terreni vocati all’agricoltura, limitrofi ad aree sottoposte a plurima vincolistica paesaggistica, intorno ai quali abitano oltre 700 persone – prosegue Garau -. Confidiamo molto nella sensibilità, nel buon senso e nella coerenza del presidente Francesco Pigliaru e dell’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras, che hanno condotto una battaglia encomiabile contro la costruzione degli impianti solari termodinamici di Decimoputzu-Villasor e Gonnosfanadiga-Guspini, intervenendo più volte anche presso il Consigli dei ministri. Le criticità evidenziate dalla Giunta regionale per quegli impianti sono le medesime dell’impianto di San Quirico. Perché nel Medio Campidano quel tipo di impianto non va bene, mentre a San Quirico sì? A parte i danni patrimoniali e gli altri inconvenienti esistenziali, d’estate vorremmo poter continuare a dormire con le finestre delle nostre case aperte, senza l’incubo che ci arrivi il fumo delle 75 tonnellate di legna che la centrale a biomassa dovrebbe bruciare quotidianamente»

«I cittadini riuniti nel Comitato – si legge in una nota – si chiedono perché la Regione non si adoperi per interfacciare la domanda di aree per la costruzione di questo tipo di impianti con l’offerta fiorente in Sardegna (si pensi ai recenti bandi emanati dal Consorzio industriale di Nuoro per le aree di Bolotana-Ottana, o alle aree disponibili a Macchiareddu o a Porto Torres o a Portovesme, etc.), evitando l’eccessivo consumo di suolo e la serie di altri pesanti impatti sotto il profilo ambientale, paesaggistico e socio-economico. Cui prodest l’impianto di San Quirico? A quale ratio politica risponde la violenza che si vuole perpetrare a un territorio che, civilmente e democraticamente, ha espresso il suo dissenso anche attraverso le sue rappresentanze istituzionali (Provincia di Oristano, Comune di Oristano, Comune di Palmas Arborea, Comune di Arborea), tutti i partiti politici (tutti!) e innumerevoli associazioni di categoria, sindacali e ambientaliste? Perché forzare la mano?»

«Nel caso in cui la R.A.S. – nonostante le irregolarità segnalate – confermasse la conferenza di servizi di martedì 13 novembre – conclude la nota -, una delegazione del Comitato sarà presente a Cagliari al fianco dei Consigli comunali di Oristano e Palmas Arborea, per ribadire la ragioni del no alla costruzione di impianti industriali in aree agricole e per rivendicare il diritto delle amministrazioni locali di pianificare lo sviluppo dei loro territori, diritto in questo caso scippato e calpestato.»

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I modelli virtuosi da imitare nella lotta alla Peste suina africana e nel contrasto agli allevamenti abusivi e irregolari non vengono più e solo da terre lontane, come la penisola Iberica dove oltre vent’anni fa è stata sconfitta la malattia, ma dal cuore dell’Isola, dall’Ogliastra. Parte da Urzulei una storia tutta locale e che sarà certamente da esempio per l’intero territorio regionale: 48 allevatori irregolari hanno deciso di emergere ed avviare le nuove attività nel rispetto delle norme registrando, in questa prima fase, circa 500 maiali. Il progetto, nato dal basso con uno spirito di collaborazione attiva che ha coinvolto cittadini, amministrazione comunale e Regione, è stato ufficializzato oggi nella sala consiliare del centro ogliastrino dal presidente Francesco Pigliaru, e dall’assessore della Sanità, Luigi Arru, che hanno incontrato il sindaco, Ennio Arba, la sua Giunta ed i nuovi allevatori regolari.

All’iniziativa hanno inoltre partecipato i vertici dell’Unità di Progetto per l’eradicazione della PSA: dal responsabile Alessandro De Martini ai direttori generali dell’Istituto zooprofilattico della Sardegna, Alberto Laddomada, e dell’Agenzia Laore, Maria Ibba, passando per il commissario unico dell’Agenzia Forestas, Giuseppe Pulina. E poi Sergio Masala, rappresentante del mondo veterinario dell’ATS, ha portato i saluti di Franco Sgarangella, responsabile unico ATS per la PSA, oggi assente per altri impegni istituzionali. Masala ha poi annunciato che i circa 400 euro pagati dagli allevatori per la regolarizzazione rimarranno alla comunità di Urzulei. Saranno infatti utilizzati dall’ATS per l’apertura, in paese, di un ufficio di anagrafe zootecnica che possa assistere i tanti allevatori, non solo di suini, del territorio. Sul piano della salvaguardia del suino di razza sarda ha seguito i lavori l’esperto delle strutture regionali, Sebastiano Porcu. Concluso l’incontro in paese, ci si è poi spostati nel Supramonte di Urzulei, in località su Nuragi, per visitare un allevamento in semi brado di cinque ettari, con doppie recinzioni e ricoveri per gli animali, seguito da un giovane allevatore di 25 anni.

Con le 48 nuove regolarizzazioni il piccolo centro di appena 1.260 residenti raggiunge quota 102 allevamenti ufficiali: uno ogni 12 abitanti. Roba da fare invidia ai distretti più attivi della suinicoltura nazionale presenti nella Pianura padana. Parlare di maiali, di trasformazione delle carni e di prosciutti a Urzulei significa confrontarsi con le sue più antiche tradizioni agroalimentari, economiche e sociali che riassumono l’identità dell’intera comunità. Fra i nuovi allevatori ci sono giovani diplomati, mamme laureate, pensionati e imprenditori agricoli che già svolgono queste attività e che operano nei circa 13mila ettari, quasi esclusivamente di proprietà comunale. Le loro storie raccontano una battaglia contro lo spopolamento, una voglia di rimanere nei luoghi dove sono nati e dove hanno deciso di far crescere la propria famiglia lavorando nel rispetto delle regole.

«Si tratta di un grandissimo risultato perché c’è una malattia, la Peste suina africana, che sta bloccando da quarant’anni lo sviluppo di questi territori. Va combattuta e va sconfitta. Il grande risultato, qui a Urzulei, è che questa comunità ha accettato la sfida. Ha avuto fiducia anche nella nostra proposta e oggi parliamo di decine di imprese che hanno deciso di regolarizzarsi, quindi di uscire da quella situazione che in realtà non faceva altro che riprodurre una malattia, non solo sanitaria ma per l’intero territorio.»

Così il presidente Francesco Pigliaru che ha aggiunto: «Oggi ci sono le condizioni perché la popolazione di Urzulei possa guardare con molta più fiducia al futuro. Si tratta di un fantastico esempio per tutta la Sardegna e in particolare per quei territori che fanno ancora fatica a vedere che la strada giusta è quella adottata con successo in questo paese. Urzulei ha dimostrato di essere altruista, pensando all’interesse non dei singoli ma dell’intera comunità. Senza fiducia non si fa niente. Speriamo – ha concluso Francesco Pigliaru – che questa esperienza sia di grande contagio per tutta la Sardegna».

«Siamo noi che dobbiamo dire grazie a voi, alla comunità di Urzulei per quello che ha fatto.» Lo ha detto l’assessore della Sanità, Luigi Arru, rivolgendosi ai numerosi presenti in sala. «La nostra non è e non è stata una battaglia contro qualcuno o qualche comunità, contro la cultura e le tradizioni di Nuorese o Ogliastra, ma contro una malattia che da 40 ha danneggiato pesantemente il settore suinicolo isolano. Va dato merito al presidente Pigliaru per aver creato l’Unità di Progetto, una vera rivoluzione sul piano organizzativo e di gestione della PSA, con un vertice decisionale seguito, in modo impeccabile, da Alessandro De Martini che ha coordinato una squadra composta da tanti attori istituzionali che si sono confrontati costantemente con i territori».

«I principali obiettivi messi sul piatto dalla nostra amministrazione e dai neo imprenditori zootecnici, nel breve e medio periodo – ha osservato il sindaco Ennio Arba – puntano innanzitutto a sostenere con maggior forza la battaglia contro il virus della Peste suina africana. Di seguito intendiamo promuovere un’attività di tutela e valorizzazione del maiale autoctono di razza sarda, l’organizzazione di una filiera suinicola e la nascita di un marchio locale che valorizzi le peculiarità della nostra antica tradizione nella produzione dei prosciutti. Tutti questi passaggi – ha concluso il primo cittadino – non devono prescindere dal superamento, che auspichiamo si raggiunga il prima possibile, dell’embargo posto dall’Unione europea alla vendita delle nostre carni e salumi oltre i confini della Sardegna.»

 

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A due anni dallinaugurazione, il Joint Innovation Center (JIC) del Parco Tecnologico di Pula, laboratorio di innovazione congiunto di Huawei e il CRS4 dedicato a progetti di ricerca sulle Smart & Safe City, città più intelligenti e sicure, entra in una nuova fase progettuale. Il Presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru, Annalisa Bonfiglio, Presidente del CRS4 e Thomas Miao, CEO di Huawei Italia hanno firmato oggi a Roma un Memorandum of Understanding alla presenza del ministro per i Rapporti con il Parlamento e la Democrazia Diretta Riccardo Fraccaro e di Liang Hua, Chairman del Board of Directors di Huawei.

L’accordo prevede un action plan specifico per sviluppare soluzioni e servizi ICT nei settori della salute, dei trasporti, della gestione dei rifiuti, della logistica, della sicurezza e Industria 4.0 con il coinvolgimento del Comune di Cagliari, delle istituzioni locali e delle PMI del territorio. I primi servizi verranno forniti proprio al comune di Cagliari – Città Metropolitana. In questo modo la Sardegna diventa un vero e proprio laboratorio dove capitale umano e tecnologia collaborano a progetti di ricerca su Smart & Safe City.

La firma è avvenuta nel contesto del Huawei European Innovation Day, in corso a Roma, l’evento internazionale che la multinazionale organizza annualmente per condividere gli aspetti più innovativi e visionari del panorama tecnologico.

Con il Memorandum firmato oggi, il Joint Innovation Center diventerà ancor più un esempio di come la collaborazione fra pubblico e privato sia la chiave non solo per l’innovazione del territorio ma per il benessere e lo sviluppo di cittadini e imprese, vero obiettivo delle smart city. Grazie ad esso infatti si continuerà a lavorare in progetti di ricerca Smart & Safe City attraverso l’infrastruttura del Joint Innovation Center situata all’interno del CRS4 nel Parco Tecnologico di Pula, si stimolerà lo sviluppo di nuove tecnologie quali il 5G, si condividerà il know-how tecnologico in modo da creare un ecosistema collaborativo. Non ultimo il tema delle competenze locali, che verranno migliorate e consolidate attraverso la sinergia tra le autorità pubbliche locali e il settore privato.

«Con la messa in atto dell’intesa, due anni fa, abbiamo attivato un laboratorio di innovazione congiunta, un progetto complesso che con la firma di oggi fa un altro passo in avanti – ha detto il presidente della Regione Francesco Pigliaru -. Il protocollo aggiuntivo conferma e rafforza il ruolo di eccellenza del Joint Innovation Center come catalizzatore di innovazione e ne favorisce la crescita, aprendo nuove prospettive e contribuendo ad aumentarne le ricadute positive sulla cittadinanza non solo delle aree urbane ma dell’intera regione. Sempre di più, infatti, lavoriamo per fare della Sardegna un luogo di innovazione, una vera e propria ‘smart region’, interconnessa e orientata alla diffusione dei servizi in digitale perché non c’è un solo settore, dall’agroalimentare all’industria sino al supporto alla protezione civile, che non debba fare i conti con le nuove tecnologie. Sostenere e finalizzare la ricerca significa creare strumenti efficaci per lo sviluppo di tutto il nostro territorio – ha concluso il presidente Pigliaru – e in grado di migliorare la sicurezza di tutti i cittadini.»

«La Sardegna sta seguendo da alcuni anni l’esempio positivo delle nazioni più avanzate e piùimpegnate nella ricerca e nell’innovazione, ove le grandi imprese multinazionali collaborano con i centri di ricerca dei territori per lo sviluppo di progetti congiunti di ricerca applicata – ha detto Annalisa Bonfiglio, presidente del CRS4 -. Il nostro centro di ricerca ha messo a disposizione la propria esperienza oramai trentennale alla frontiera dell’ICT per lavorare insieme a Huawei a progetti che riguardano le smart city, che porteranno in breve tempo a nuovi prodotti e servizi a disposizione del cittadino. I cittadini e le cittadine sarde potranno sperimentare questi servizi di gestione intelligente delle informazioni provenienti dal territorio. In questo modo, la ricerca di eccellenza sulla quale la Regione ha investito con lungimiranza diventa, concretamente, un’occasione di sviluppo del nostro territorio e di miglioramento della qualità della vita dei Sardi.»

«Siamo particolarmente fieri di portare la nostra collaborazione con la Regione Sardegna e il CRS4 in una nuova fase. Questa corrisponde alla nostra visione di smart e safe city, che si può realizzare solo grazie a un ecosistema aperto e collaborativo ha dichiarato Thomas Miao, CEO di Huawei Italia -. Prevediamo un mondo in cui tutte le cose saranno dotate di sensori, saranno collegate e saranno intelligenti. Dobbiamo quindi massimizzare i nostri sforzi per trarre il massimo vantaggio dalle nuove tecnologie. Ecco perché il nostro impegno per un’Italia sempre più digitale si basa non solo su un consistente piano di investimenti locali ma anche sulla condivisione di un know-how unico nel settore ICT, frutto della nostra visione di innovazione a lungo termine, che ha visto l’anno scorso l’investimento in Ricerca e Sviluppo di ben il 14% del nostro fatturato globale.»

Il Joint Innovation Center, dalla sua inaugurazione a fine 2016, ha già sviluppato soluzioni concrete che sono andate a beneficio non solo del territorio sardo ma del Paese.

Si ricorderà infatti come in occasione del disastro dell’hotel di Rigopiano, il Centro di innovazione abbia messo a disposizione del corpo nazionale dei vigili del Fuoco il sistema portatile Rapid e-LTE emergency solution per facilitare il recupero delle persone rimaste intrappolate dopo il crollo della struttura a causa di una valanga. Il sistema utilizzato è parte delle infrastrutture del Centro di innovazione, in cui sono state sviluppate nuove applicazioni per migliorare gli interventi dei soccorritori in caso di emergenze.

Altra soluzione consegnata dal Centro è il crowd detecting, per la gestione in sicurezza, tramite conteggio e monitoraggio continuo, delle folle negli spazi aperti delle città; questa si basa sul riconoscimento anonimo e dinamico del numero di soggetti presenti in un determinato spazio, che si affianca ad un progetto parallelo della rete e-LTE per il riconoscimento facciale e comportamentale di soggetti potenzialmente pericolosi, segnalati attraverso fotografie caricate su un database.

   

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Il Partito dei Sardi ha presentato un’interrogazione in Consiglio regionale per chiedere alla Giunta e in particolare all’assessore della Sanità un intervento deciso e tempestivo per scongiurare la chiusura del Policlinico Sassarese in modo da garantire sia il posto di lavoro dei 200 dipendenti della struttura, sia i servizi sanitari che la Casa di cura offre ai cittadini del nord Sardegna.

Il documento, che ha come primo firmatario il consigliere Roberto Desini, ripercorre le tappe che hanno portato sull’orlo della chiusura la struttura sanitaria sassarese, fino alla spallata decisiva arrivata con la revoca dell’accreditamento sanitario da parte della Regione, sancita il 31 ottobre da una determinazione a firma del direttore del Servizio Qualità dei Servizi e Governo Clinico.

«La revoca dell’accreditamento mette a rischio circa duecento posti di lavoro, dato che risulta che i sindacati siano stati già convocati in vista dell’avvio della procedura di licenziamento collettivo per i dipendenti della struttura, e minaccia di compromettere irrimediabilmente le trattative in corso per l’affitto di azienda da parte del Gruppo Habilita, unica strada per consentire, allo stato attuale, la sopravvivenza della struttura e di garantire la continuità dei servizi assistenziali e terapeutici dalla stessa offerti – si legge nell’interrogazione. Il Policlinico Sassarese è un presidio sanitario che ha erogato per quasi un secolo servizi sanitari di eccellenza non solo per gli abitanti di Sassari ma per tutto il Nord Sardegna e che rappresenta, tuttora, un punto di riferimento irrinunciabile per i pazienti sardi, se si tiene conto, ad esempio, del fatto che nel 2014 nel reparto di Radiologia della struttura era stata inaugurata una nuova Tac in grado di eseguire analisi più precise esponendo i pazienti a una quantità di radiazioni inferiore del 50 per cento rispetto ai macchinari tradizionali e che il punto nascite del Policlinico sassarese ha rappresentato, anche nel 2017, un’eccezione per il numero particolarmente elevato dei parti rispetto alla media rilevata nel territorio regionale.»

Per questi motivi il Partito dei Sardi chiede al presidente Francesco Pigliaru ed alla sua Giunta «di sapere quali iniziative intenda porre in essere per garantire la sopravvivenza della Casa di cura privata facente capo alla società Policlinico Sassarese s.p.a. e per scongiurare immediatamente il rischio di interrompere l’erogazione degli irrinunciabili servizi terapeutici e assistenziali offerti dalla struttura e di addivenire al licenziamento collettivo di circa duecento lavoratori».

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Canada chiama Sardegna. E l’Isola risponde. Gli studi e le ricerche sui misteri dell’universo, dalla materia oscura alle energie sconosciute che regolano il cosmo, uniscono la nostra regione e il Nord America grazie al Progetto Aria, coordinato dall’Istituto di Fisica Nucleare (INFN) e ospitato nella miniera della Carbosulcis a Nuraxi Figus. Nei giorni scorsi, una delegazione sarda, composta dall’amministratore della Carbosulcis, ing. Antonio Martini, da due ingegneri della società partecipata dall’Assessorato dell’Industria, Massimiliano Cabiddu e Stefano Farenzena, nonché da una rappresentanza del sistema della ricerca, composta dal prof. Cristiano Galbiati, docente alla Princeton University e ricercatore ai Laboratori del Gran Sasso, e dal prof. Alberto Devoto, dell’Università di Cagliari, hanno visitato a Sudbury, nella provincia dell’Ontario, gli impianti di SNOLAB, il laboratorio scientifico sotterraneo specializzato in fisica dei neutrini e della materia oscura, ospitato a 2 chilometri sotto la superficie della miniera di nickel di Vale Creighton, la miniera più profonda del Canada dove ogni giorno si estraggono migliaia di tonnellate di tout venant di nickel. SNOLAB, diretto dal fisico Nigel Smith, è una struttura scientifica di livello mondiale e il programma di ricerca è attualmente incentrato sulla fisica subatomica, in gran parte sulla fisica dei neutrini e della materia oscura. Si tratta di un’espansione delle strutture esistenti costruite per l’esperimento sui neutrini solari dell’Osservatorio di Sudbury SNO, di cui è stato direttore il premio Nobel 2015 per la fisica, Arthur McDonald, anch’egli coinvolto nel Progetto Aria e che l’anno scorso è stato in visita in Sardegna. Il laboratorio, distribuito su una superficie di oltre 8mila metri quadrati, di cui 5mila in sottosuolo, occupa oltre 100 persone tra scienziati, ricercatori e dipendenti.

«Abbiamo creduto da subito sul Progetto Aria, sin dal 2015, finanziandolo e investendo importanti risorse, anche umane, perché la Sardegna ha tutte le potenzialità per portare avanti iniziative legate all’innovazione e alla ricerca tecnologica – ha commentato il Presidente della Regione, Franceso Pigliaru -. La Regione è un partner affidabile e in grado di soddisfare le esigenze che arrivano dal mondo scientifico. Il progetto ARIA è soltanto un pezzo del nostro programma di ricerca e innovazione, dagli esperimenti alla Sotacarbo, alle attività previste nella miniera di Sos Enattos a Lula, a quelle del radiotelescopio di San Basilio. Alla Carbosulcis è in atto una ristrutturazione importante, a seguito del Piano di chiusura della miniera. Grazie alla tradizione mineraria, con il Progetto Aria oggi la Sardegna è agganciata a un network mondiale di altissima ricerca e innovazione. L’auspicio è che non sia solo ricerca di base ma che si traduca anche in produzione con alto valore industriale per creare più lavoro di quanto ne sta creando adesso. Occupazione di qualità, basata su competenze e professionalità, che rappresentano il futuro dei nostri giovani.»

«Impegni istituzionali in Sardegna non mi hanno consentito purtroppo di partecipare alla missione in Canada e illustrare di persona quello che stanno facendo la Regione e l’Assessorato per la riconversione industriale della Carbosulcis – ha detto l’assessore Maria Grazia Piras –. Ci sono due aspetti di grande rilevanza: il primo è legato proprio alla ‘nuova vita’ della società partecipata. Esaurito il ciclo di estrazione del carbone, si ha bisogno di realizzare progetti coraggiosi e all’avanguardia. Il nostro sforzo in tal senso è stato ripagato. Con le attività previste dal piano industriale della Carbosulcis, in particolare attraverso i programmi di ricerca, abbiamo messo le basi per costruire opportunità di lavoro per i giovani altamente qualificati presenti nella società. Il Progetto Aria significa aprirsi al mondo dell’innovazione e della scienza, significa affrontare sfide decisive per il futuro di un territorio dalle grandi potenzialità. Il secondo aspetto riguarda il lavoro che l’Assessorato e tutta la Giunta hanno svolto in questi anni sul fronte delle società partecipate. Ne abbiamo chiuso tante, razionalizzando così i costi, e nel contempo ci siamo concentrati sulle realtà societarie che invece hanno un ruolo e una missione precisa, e garantiscono una gestione sana e corretta dei bilanci. La Carbosulcis è una di queste.»

«È stata una visita significativa, e soprattutto formativa, in una miniera in produzione dove è presente e convive un laboratorio importante a livello mondiale – ha osservato l’amministratore della Carbosulcis, Antonio Martini -. La nostra miniera è in chiusura ma stiamo realizzando importanti progetti di riconversione, come l’impianto per la produzione di Argon in collaborazione con l’INFN, il primo di questo tipo in Europa e il primo al mondo realizzato con tecnologia innovativa. Il nostro prodotto sarà usato per fare esperimenti nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso e poi potrebbe anche trovare utilizzo in laboratori come lo SNOLAB. L’auspicio è che si creino le condizioni per una più forte collaborazione tra la compagine INFN-Carbosulcis e il sistema di ricerca canadese. La visita, inoltre, ci ha permesso di approfondire le procedure e la logistica necessarie per realizzare alcuni laboratori che abbiamo intenzione di ospitare nel sotterraneo della miniera della Carbosulcis in relazione ad altri progetti. Uno di questi è il Progetto Ulisse, promosso con la Sotacarbo, che ci permetterà di approfondire gli studi sullo stoccaggio della CO2 e avviare programmi connessi alla geofisica in sottosuolo. La collaborazione con grandi istituti e centri di eccellenza è di vitale importanza. Quando si investe in conoscenza e tecnologia i tempi sono più lunghi ma lo sviluppo è più concreto e duraturo. In Italia abbiamo tanti esempi, noi siamo convinti che anche il Sulcis possa giocare le sue carte.»

La visita allo SNOLAB ha consentito alla delegazione italiana di verificare le potenzialità di una struttura scientifica all’interno di una miniera in attività. Si tratta di un modello che potrebbe essere replicato anche a Nuraxi Figus dove, oltre al Progetto Aria, si lavora ad altri programmi, sempre nell’ambito della riconversione del sito industriale, con l’obiettivo di trasformare l’ex miniera in un centro di alta tecnologia impegnato in progetti di ricerca. SNOLAB studia prevalentemente la fisica delle astroparticelle, un campo incrociato che esamina le particelle subatomiche da fonti astronomiche. I laboratori sono situati in profondità proprio per proteggere i rivelatori usati negli esperimenti sensibili dalla radiazione cosmica che cade incessantemente sulla superficie della Terra. Anche alla profondità di SNOLAB arrivano raggi cosmici, ma la quantità è 50 milioni di volte inferiore a quella che si avrebbe se l’esperimento fosse localizzato in superficie. La dislocazione unica del laboratorio consente inoltre di avviare progetti e programmi scientifici in diversi campi. Tra questi, in particolare, c’è il progetto DEAP-3600, che vede coinvolti ricercatori di 10 istituzioni in Canada, Regno Unito e Messico. Si tratta di un esperimento che utilizza 3,6 tonnellate di argon liquido per cercare interazioni con particelle di materia oscura.

La Sardegna è coinvolta a pieno titolo nella ricerca mondiale legata ai misteri della materia oscura. L’obiettivo del progetto Aria, inaugurato ufficialmente lo scorso mese di settembre, è la separazione degli isotopi dell’argon. In particolare, uno di questi componenti, l’argon-40 (40Ar), permetterà lo sviluppo di una innovativa tecnica per la ricerca della materia oscura ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso (LNGS) dell’INFN, progettata e realizzata dalla collaborazione scientifica dell’esperimento DarkSide. L’infrastruttura per la separazione dell’argon-40 e di altri isotopi di interesse commerciale consiste in una torre criogenica di distillazione alta 350 metri, che sarà installata nel Pozzo 1 dell’area di Seruci dell’ex miniera della Carbosulcis. La torre è costituita da 28 moduli collaudati nel CERN di Ginevra, e poi trasportati temporaneamente nei cantieri di Nuraxi Figus. Qui, i moduli vengono parzialmente assemblati in superficie per i primi test propedeutici all’installazione dell’intera colonna all’interno del Pozzo 1, dove già dallo scorso anno si stanno svolgendo le attività di adeguamento. L’altezza e il diametro dei pozzi, la loro configurazione, con accessi multipli e sistemi di sicurezza integrati e, soprattutto, la disponibilità di un’autostrada camionabile dalla superficie fino alla profondità di 500 metri, sono condizioni ideali per l’installazione in sicurezza di un impianto che avrà dimensioni uniche al mondo. Grazie alle sue infrastrutture d’avanguardia, realizzate quasi interamente all’interno di un pozzo minerario preesistente, ARIA sarà in grado di abbassare notevolmente i costi energetici di produzione, rendendo più accessibili e fruibili i preziosi elementi ottenuti con la distillazione criogenica, il metodo più efficace per la produzione di isotopi stabili. La torre di distillazione, oltre a produrre l’isotopo stabile 40Ar di interesse per i programmi di ricerca sulla materia oscura, servirà inoltre a realizzare studi pilota per la produzione degli isotopi 76Ge, 82Se, e 136Xe, di interesse per i programmi di ricerca sul neutrino svolti sempre ai Laboratori INFN del Gran Sasso. Inoltre, ARIA permetterà la sperimentazione e lo sviluppo della nuova tecnologia per la successiva produzione su larga scala di isotopi stabili di interesse commerciale, come 13C, 15N, e 18O, che trovano impiego per esempio in medicina e hanno un mercato internazionale di grande rilievo.

«Quello tra Italia e Canada è un legame speciale perché ospitano, al Gran Sasso e a Sudbury, i laboratori più noti e funzionali, a livello internazionale, nel campo della ricerca delle astro-particelle, in particolare sui neutrini e la materia oscura – ha detto Cristiano Galbiati, coordinatore del Progetto Dark Side -. Il legame è destinato a rafforzarsi grazie al Progetto Aria. È il progetto di separazione dell’argon più importante al mondo, ed è cruciale per tutti i laboratori che in futuro utilizzeranno argon per la ricerca di materia oscura. Il primo esperimento è DarkSide-20K, che avrà luogo nei Laboratori del Gran Sasso. Non stupisce, quindi, che ci sia grande interesse da parte dello SNOLAB per ciò che si sta realizzando in Sardegna. L’infrastruttura ospitata nella miniera della Carbosulcis è infatti assolutamente strategica. Tutto ciò non farà che accrescere la collaborazione in atto tra i gruppi internazionali statunitensi, canadesi e italiani interessati a cercare la materia oscura attraverso l’argon. DarkSide-20K è un progetto del quale fanno parte 350 scienziati e 60 istituti, e uno degli elementi chiave è proprio il trattamento dell’argon attraverso il Progetto Aria. Ma l’orizzonte è più ampio se si guarda a un altro grande esperimento per la ricerca della materia oscura, che sarà avviato tra dieci anni e che prevede l’uso di almeno 500 tonnellate di argon purificato in Sardegna.»

«Per esperimenti come quelli in atto qui allo SNOLAB, è fondamentale individuare le migliori tecnologie per raggiungere gli obiettivi – ha sottolineato il direttore del laboratorio di Sudbury, Nigel Smith -. L’argon che utilizziamo deve essere assolutamente puro e nel rivelatore ci deve essere una radioattività bassissima. L’interesse per quanto si sta facendo in Sardegna è molto alto perché sappiamo che l’argon che sarà prodotto alla Carbosulcis avrà le migliori caratteristiche. Dobbiamo sempre avere la certezza che i test siano ‘puliti’, cioè che si svolgano in un ambiente privo di quei rumori di fondo che potrebbero essere in grado di rovinare l’ esperimento. Tutto ciò implica collaborazioni a livello globale con il coinvolgimento dei laboratori e dei centri di ricerca più importanti, ed è quanto sta avvenendo tra Canada, Italia, USA e molti altri Paesi.»

La missione è stata caratterizzata anche dall’incontro con l’ambasciatore italiano in Canada, Claudio Taffuri. L’incontro, organizzato dall’Addetto Scientifico dell’Ambasciata, Anna Galluccio, si è svolto nella residenza dell’Ambasciatore, a Ottawa dove hanno partecipato anche esponenti del Governo canadese, del mondo accademico del Paese del Nord America e i dirigenti dello SNOLAB di Sudbury. È stata l’occasione per illustrare le attività dei diversi laboratori scientifici e quanto si sta attuando in Sardegna con il Progetto Aria. L’ambasciatore Claudio Taffuri ha mostrato particolare interesse per le iniziative che riguardano l’Isola, in special modo il Sulcis, dove l’unione fra tradizione, scienza e tecnologia rappresentata dal Progetto Aria consente di creare le basi per un rilancio dell’economia, dello sviluppo e dell’occupazione. Un’esperienza dalle grandi potenzialità, è stato detto, da replicare anche in altre realtà territoriali.

       

 

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Il senatore Christian Solinas, vicepresidente del gruppo Lega-PSd’Az a Palazzo Madama, ha inviato una lettera aperta al presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru, per sollecitare l’immediato collaudo e la messa in sicurezza della Diga di Monte Crospu, sul fiume Temo, nelle campagne di Bosa, intervento che la popolazione bosana e dell’intera Planargia attende da tempo e per il quale pretende chiarezza e soluzioni definitive.

Allegata la lettera del senatore Solinas al governatore Pigliaru.

Lettera a Presidente Pigliaru Diga Monte Crispu 2018 10-31-181558

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«Ringraziamo ancora un volta i sindaci e tutto il sistema di Protezione civile per l’enorme sforzo fatto anche nei giorni immediatamente successivi agli eventi calamitosi che hanno colpito i territori. È grazie alla raccolta dei dati e alla documentazione che essi hanno fornito, in maniera tempestiva e precisa, se è stato possibile proporre già oggi al Governo le richieste da evadere.»
Lo ha detto l’assessore della Difesa dell’Ambiente Donatella Spano, a proposito della documentazione tecnica relativa alla dichiarazione dello stato di emergenza nazionale per gli eventi calamitosi del 10 e 11 ottobre, inoltrata in giornata dal presidente Francesco Pigliaru al presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, e al Capo del Dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli.

Donatella Spano sottolinea inoltre che «in questo momento è certamente necessaria molta solidarietà nel Paese, flagellato dal maltempo. Per questo è opportuno che il Fondo nazionale di Protezione civile venga fortemente alimentato, in modo da venire incontro a tutte le ferite che gli eventi meteorologici del mese di ottobre hanno lasciato. Ricordo – ha concluso Donatella Spano – che siamo anche oggi e domani in situazione di codice giallo, allerta che colpisce anche i territori già provati dal maltempo. Per questo invitiamo i cittadini per usare la massima prudenza, e li esortiamo a evitare situazioni di rischio o pericolo».

 

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Il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha trasmesso oggi al presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, e al Capo del Dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli, la documentazione tecnica relativa alla richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza nazionale per gli eventi calamitosi del 10 e 11 ottobre, richiesta che era stata inviata al Governo il giorno successivo. La documentazione riporta la ricognizione dettagliata, per ciascun Comune coinvolto, oltre che dei danni conseguenti alle due giornate di maltempo, anche di quelli riferiti agli eventi di analoga intensità e conseguenze accaduti nel corso del 2018 e certificati dalla deliberazione della Giunta regionale 43/32 del 29 agosto, così come delle opere minime necessarie per la mitigazione del rischio.

Per quanto riguarda i danni al patrimonio pubblico e ai privati causati dagli avvenimenti di ottobre, comprendendo interventi per la mitigazione del rischio, la relazione tecnica documenta che la prima stima è pari a circa 166 milioni di euro. A questi vanno sommati ulteriori 46 milioni relativi agli altri eventi meteorologici avversi del 2018.

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Il ministro della Salute, Giulia Grillo, ha risposto al presidente Francesco Pigliaru che, lo scorso 16 ottobre, aveva chiesto l’impegno del ministro della Salute nei confronti della Commissione europea in materia di peste suina africana.

DI seguito il testo della lettera del presidente della Regione.

Illustre Ministra,

innanzitutto desidero ringraziarLa per l’attenzione dimostrata fin dai primi giorni del suo insediamento rispetto alla problematica della peste suina africana (PSA) in Sardegna e per le azioni intraprese da Lei e dai suoi collaboratori nei confronti del Commissario Andriukaitis e dei servizi della Commissione europea in supporto di quanto messo in atto dalla Regione Sardegna e dalla Unità di Progetto per pervenire alla eradicazione della malattia.

Tali azioni sono continuate nel corso degli ultimi mesi, con una serie di capillari interventi di controllo lungo tutta la filiera suinicola ed in particolare nelle aziende zootecniche, nelle attività di ristorazione, nei porti e negli aeroporti, con esiti complessivamente favorevoli. Si è continuata anche la attività di regolarizzazione di aziende non registrate, attività comunque ormai terminata così come convenuto in sede di Unità di Progetto con il rappresentante del Ministero della Salute, Direttore generale Silvio Borrello.

La situazione epidemiologica in Sardegna rimane complessivamente favorevole, con la malattia confinata nelle aree della Barbagia e dell’Ogliastra, dove si sono verificati negli ultimi mesi alcuni sporadici focolai di malattia, peraltro eradicati rapidamente e con grande determinazione.

Le attività di depopolamento dei suini bradi – principale fonte di malattia – e di repressione della illegalità sono già riprese dopo un rallentamento nel periodo estivo in cui molte forze regionali essenziali per la lotta alla PSA sono state impegnate nella campagna antincendio. Anche nei cinghiali selvatici la situazione sembra evolvere nella direzione auspicata di un graduale esaurimento della malattia, evoluzione che sarà comunque accuratamente verificata nel corso della prossima stagione venatoria, alla quale ci si sta adeguatamente preparando.

Il Consiglio Regionale ha recentemente adottato la Legge Regionale 2 agosto 2018, n. 28 “Disposizioni per la valorizzazione della suinicoltura sarda”, dalla quale mi attendo un ulteriore impulso verso la professionalizzazione del settore e la eradicazione della PSA.

La Regione Sardegna, quindi, sta continuando con grande determinazione il grande sforzo profuso negli ultimi anni per arrivare al risultato da tutti auspicato, e i risultati confermano la qualità degli interventi fatti.

Tuttavia, non si sono ancora concretizzati da parte dei servizi della Commissione quelle azioni, ed in particolare la attuazione di una missione ispettiva in Sardegna, sulle quali lo stesso Commissario Andriukaitis aveva preso precisi impegni.

La condizioni che tuttora si applicano al commercio di suini e dei loro prodotti provenienti dalla Sardegna, in attuazione della Decisione di esecuzione della Commissione 709/2014/UE sono sempre più chiaramente sproporzionate al rischio PSA causato dalla migliorata situazione epidemiologica e di controllo della filiera suinicola.

Questa sproporzione ormai appare sempre più chiaramente discriminatoria nei confronti della Sardegna e dell’Italia, se la si paragona alle misure molto più blande che la Commissione applica nei confronti degli altri Stati Membri della UE in cui la PSA è presente e nei quali continua a diffondersi in modo estremamente preoccupante, come ad esempio dimostrato la scorsa estate in Romania, Polonia e Lituania, tutti paesi in cui si è verificato un numero di focolai di malattia molto più elevato rispetto alla Sardegna.

In tali circostanze, le chiedo un ulteriore impegno affinché entro il prossimo mese di novembre abbia luogo la missione ispettiva della Commissione in Sardegna, che non potrà che fotografare i progressi fatti e dai cui esiti mi attendo pertanto una rapida modifica della Decisione 709/2014/UE nella direzione richiesta.

Qualora, a fronte dei dati oggettivi di cui disponiamo, dovesse permanere un atteggiamento punitivo nei confronti della Sardegna e dell’Italia, non potremo rimanere inerti e, pertanto, Le chiedo, fin da ora, di assumere l’impegno di adire le vie legali nei confronti della Commissione stessa, che sta venendo meno ai principi sanciti nei Trattati dell’Unione Europea di proporzionalità e di pari trattamento tra Stati Membri.

Sono certo vorrà condividere le ragioni che animano questa mia richiesta e mi rendo disponibile a supportare, nelle forme che si riterranno più opportune, le azioni che intenderà assumere a tutela dei diritti della Sardegna.

Con stima

Francesco Pigliaru

Di seguito, la risposta del ministro della Salute Giulia Grillo.

Gentile presidente,

in relazione alla Sua nota del 16 ottobre u.s., desidero confermare ancora una volta il mio personale impegno, e quello dei miei Uffici, volto a sostenere gli sforzi che la Regione Sardegna sta compiendo nella lotta alla PSA, per superare le criticità, ancora irrisolte, nel settore suinicolo sardo e dell’industria di trasformazione ad esso collegata.

Al riguardo, nel condividere la posizione da Lei espressa, Le rappresento che più volte il mio Dicastero ha espresso con forza alla Commissione europea l’esigenza di un approccio scevro da pregiudizi e non discriminatorio nei confronti della Sardegna: invito che, lo scorso mese di settembre, è stato rivolto anche dal Sottosegretario, on.le Maurizio Fugatti, e dal Direttore generale, dott. Silvio Borrello, ai vertici della DG Sante e allo stesso Commissario Andriukaitis.

Desidero sottolineare, inoltre, che in occasione del Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura, tenutosi lo scorso 15 ottobre, il mio collega, on.le Centinaio, ha posto in evidenza che la Sardegna è tuttora penalizzata rispetto ad altri Paesi membri colpiti dall’emergenza PSA, come unica Regione in cui la malattia è considerata endemica, ai sensi della decisione di esecuzione della Commissione 2014/709/UE del 9 ottobre 2014.

Da ultimo, nel corso della riunione del 17 ottobre u.s. del Comitato Permanente – SCOPAFF, la delegazione italiana ha chiesto formalmente che sia prevista, a breve, una revisione dei criteri di regionalizzazione applicati alla Sardegna, sulla base di una valutazione del rischio aggiornata all’evoluzione della situazione epidemiologica.

A tal fine, la nostra Rappresentanza permanente a Bruxelles presso la Commissione, a margine della predetta riunione, ha altresì sollecitato i funzionari della DG Sante a fornire un riscontro alle richieste, più volte reiterate, affinché abbia luogo la visita ispettiva da parte dei servizi della Commissione in Sardegna, e vengano comunicati gli esiti della valutazione del Piano di eradicazione 2018/2019, inviato lo scorso luglio.

Ciò premesso, gentile Presidente, non va tuttavia trascurato che le attività di eradicazione della malattia devono proseguire nella giusta direzione già intrapresa; auspico, infatti, che partendo dagli ottimi risultati conseguiti, vengano intensificate, in particolare, le attività di controllo per le verifiche delle anagrafi suinicole e dell’applicazione delle misure di biosicurezza, nonché l’attività di vigilanza del territorio per l’eliminazione dei suini bradi.

Nell’assicurare la prosecuzione di un dialogo costruttivo con la Commissione europea, per sviluppare ogni iniziativa utile per contribuire alla revisione della decisione di esecuzione 2014/709/UE, Le invio i mie più cordiali saluti.

Giulia Grillo

«Esprimo soddisfazione per il sostegno all’azione della Regione Sardegna e per la disponibilità a collaborare manifestata dalla ministra Grillo». Così il presidente Francesco Pigliaru, che ha aggiunto: «Sappiamo di essere sulla strada giusta nell’eradicazione di una malattia che per troppi anni ha tenuto in ostaggio un comparto e un’intera Isola. Oggi abbiamo raggiunto risultati importanti che, in sinergia con le istituzioni nazionali e quindi europee, potrebbero permettere alla Sardegna di liberarsi da questo embargo così fortemente dannoso. Sconfiggere la PSA porterebbe a uno sviluppo nuovo dell’intero settore suinicolo, e per le zone interne potrebbe essere uno dei migliori antidoti allo spopolamento».