24 July, 2024
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Confartigianato Imprese Sardegna ha scritto oggi al Presidente della Regione, Francesco Pigliaru, alla luce della delibera della Giunta sul Patto di Stabilità interno del 2014.

«Prendiamo atto dell’importante lavoro fatto in queste settimane sfociato nella delibera presentata pochi giorni fa – scrive Luca Murgianu, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – che riprende i ragionamenti e le proposte che la nostra associazione puntualmente presentava ad ogni Bilancio nella passata Legislatura”. “Ben tre anni fa anticipammo che, senza provvedimenti strutturali importanti – sottolinea Murgianu – la Regione sarebbe andata incontro al problema dei pagamenti ai dipendenti ma soprattutto non ci sarebbero stati i fondi per lo sviluppo

«Per questo sottolineiamo come siano necessari e urgenti la revisione del Patto di Stabilità nazionale, una riorganizzazione interna della Struttura regionale e l’ottimizzazione delle risorse esistenti – precisa il Presidente di Confartigianato – sia per incalzare il Governo Nazionale con proposte concrete, ma soprattutto per ridare ossigeno e sviluppare una vera programmazione

Alla luce di quando scritto nella delibera, Confartigianato Sardegna, infine, ha chiesto un confronto con il presidente della Regione per ragionare sui passaggi futuri e, soprattutto, per presentare e proporre una serie di provvedimenti a costo zero da mettere subito in campo.

 

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La Giunta regionale ha stanziato 40 milioni di euro in più rispetto a quelli già impegnati nel 2013 per le imprese attraverso i bandi P.I.A. Il via libera dell’Esecutivo alla proposta dell’assessore del Bilancio Raffaele Paci, ha così accolto la richiesta di autorizzazione per l’incremento della dotazione delle risorse destinate al Bando Pacchetti Integrati di Agevolazione (P.I.A.) per il 2013 nei settori industria, artigianato e servizi. In virtù del fatto che «si sono rese disponibili ulteriori risorse per 40 milioni di euro, rinvenienti dai precedenti Bandi PIA 2007-2008», la Giunta ha quindi approvato lo scorrimento della graduatoria 2013 dei beneficiari degli aiuti, così da ricomprendere un maggior numero di iniziative con un riequilibrio in favore degli investimenti produttivi.

L’assessore dei Lavori Pubblici, Paolo Maninchedda, ha portato al tavolo della Giunta il tema AREA, l’Azienda Regionale per l’Edilizia Abitativa, con il via libera al bilancio di previsione per l’anno 2014 e pluriennale 2014-2016. Il parere favorevole è stato accompagnato dalla rilevazione di alcune criticità indicate in delibera, con obblighi ai quali viene chiesto di ottemperare nei termini stabiliti.
Nel rispetto del plafond euro compatibile, è stata poi deliberata, su proposta dell’Assessore della Sanità e Assistenza Sociale Luigi Arru, l’attuazione del programma “Ritornare a casa”, azioni di integrazione socio-sanitarie e interventi rivolti a persone affette da particolari patologie, attraverso il Fondo regionale per la non autosufficienza (legge regionale 4/2007, art. 34). Dalla Presidenza è arrivata al tavolo della Giunta una serie di delibere di tipo legale e la revoca in autotutela della nomina del Commissario della Provincia di Olbia-Tempio, individuando come nuovo commissario Giovanni Carta. Con delibera sono stati poi modificati i criteri per il trattamento economico del contratto di lavoro giornalistico per il Capo Ufficio Stampa, cui ai fini del contenimento della spesa verrà applicata una decurtazione sulla quota relativa all’indennità mensile.
Una proposta di nomina è arrivata dall’assessorato della Sanità, con l’approvazione della Giunta per affidare il ruolo di Direttore generale della Sanità, per tre anni, a Giuseppe Maria Sechi. L’assessore dell’Ambiente Donatella Spano ha poi illustrato alcune delibere relative a varie procedure, approvate dall’esecutivo, mentre dall’Assessorato dell’Agricoltura è arrivata la proroga della scadenza al 30 giugno 2014 per la presentazione della dichiarazione annuale delle tariffe da parte degli operatori agrituristici, così come le direttive di attuazione, criteri e modalità di erogazione degli aiuti 2014/2015 alle associazioni degli allevatori per servizi di assistenza tecnica in zootecnia.

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«Che fa la Giunta Pigliaru per ridurre i tempi delle liste di attesa nelle Asl?». Lo chiede il consigliere regionale Ignazio Locci (Forza Italia), con una nota diffusa stamane.

«Mentre la Giunta Regionale è serenamente impegnata a completare gli organigrammi dei gabinetti assessoriali – scrive Locci – nelle Asl della Sardegna si allungano i tempi delle liste di attesa. La Giunta di Ugo Cappellacci aveva stanziato per gli anni 2010, 2011, 2012 e 2013 risorse straordinarie aggiuntive con lo scopo di andare incontro alle esigenze delle Aziende sanitarie e, soprattutto, dei cittadini. Obiettivo: ridurre i tempi delle liste di attesa. Ma queste risorse sono finite e l’esecutivo Pigliaru sembra più interessato ad assecondare la logica della spartizione del potere, che a individuare nuovi fondi da destinare alle Asl.»

«Se Francesco Pigliaru non interviene alla svelta – aggiunge Locci – si corre il rischio che le liste di prenotazione, tra due mesi, raggiungono livelli d’allerta. In particolare in alcune specializzazioni, come nella diagnostica, si può arrivare a tempi di attesa di 7-8 mesi se non addirittura di un anno. L’impressione, a questo punto, è che la politica della Sanità stia segnando il passo di questa Giunta regionale. Un passo lento e contenuto, e non svelto e deciso come impone il quadro di emergenze che si coglie nell’Isola.»

Dichiarazioni_program_presidente_pigliaru3_02042014 

Il Consiglio regionale, a conclusione del dibattito sulle mozioni di centrodestra e centrosinistra sui ritardi nell’erogazione dei fondi per l’alluvione del 18 novembre scorso a cittadini e imprese, ha votato all’unanimità un ordine del giorno unitario.

Il documento, che ha ottenuto il parere favorevole del Presidente della Regione Francesco Pigliaru, impegna la Giunta regionale ad intervenire presso il governo centrale al fine di procedere «ad una stima più compiuta del valore effettivo dei danni subiti dal patrimonio pubblico e privato, in particolare di imprese e famiglie»; utilizzare tutti gli strumenti di legge per aiutare i cittadini «a ripristinare entro il 31 dicembre 2014 il proprio patrimonio mobiliare e immobiliare danneggiato e le attività di terra e di mare»; procedere rapidamente alla messa in sicurezza degli edifici scolastici; avviare la mitigazione del rischio idrogeologico in tutto il territorio regionale e concordare le coperture finanziarie per gli interventi proposti «garantendo parità di trattamento rispetto a situazioni simili accadute in Italia».

SaDie280414 071 SaDie280414 069 SaDie280414 068Il Consiglio regionale stamane ha celebrato in seduta solenne “Sa Die de Sa Sardigna”, giornata nazionale del popolo sardo, istituita con legge regionale il 14 settembre del 1993.

La seduta, presieduta dall’on. Gianfranco Ganau, si è aperta con le note della banda della Brigata Sassari e con i canti ancestrali del Tenore di Neoneli che hanno eseguito diversi brani musicali del repertorio tradizionale.

Subito dopo le esibizioni musicali, ha preso la parola il Presidente del Consiglio per pronunciare il suo discorso ufficiale.

La data del 28 aprile, ha detto il presidente Ganau in apertura del suo intervento, è stata scelta come giornata simbolica in riferimento allo stesso giorno del lontano 1794, che passa alla storia per l’insurrezione dei Sardi e la cacciata dei piemontesi.

Ganau ha quindi ricordato gli eventi storici che portarono alla ribellione dei sardi contro il dominatori «uno stato di malessere profondo del popolo sardo che a causa dell’intollerabile gravame delle imposizioni fiscali, all’aumento generalizzato e progressivo dei costi e alla corruzione dilagante, rivendicava da tempo una maggior partecipazione alle scelte e al governo dell’isola».

«La data del 28 aprile 1794 – ha detto ancora Ganau – rappresenta un vero e proprio atto rivoluzionario e diventa oggi simbolo dell’orgoglio sardo e il riferimento per un percorso non ancora compiuto che proprio qui trova le ragioni più profonde nella ricerca di autonomia, nella sua difesa e nell’ampliamento verso il pieno riconoscimento dei Sardi all’autodeterminazione».

«La decisione di celebrare “Sa Die” arrivò nel 1993 – ha ricordato il presidente dell’Assemblea sarda – in un momento di rinnovata spinta autonomisticaۚ» che portò  negli anni precedenti all’approvazione di due leggi importanti per la tutela della cultura e sulla lingua sarda.»

«Allora con grandissimo senso di responsabilità e alto senso della funzione – ha detto ancora Ganau – ogni commissario rinunciò a qualcosa, concordando e scegliendo i testi migliori per esitarne uno unitario e condiviso da tutti.»

Un momento di buona politica, secondo Ganau, che può servire da esempio per arrivare alla riscrittura dello Statuto, passaggio necessario per arginare la riforma centralista avviata dal Governo nazionale.

«Riforma – ha detto il presidente – che, di fatto, limita e sottrae funzioni alle Regioni riportandole principalmente sotto il controllo statale ed attacca, sino a mettere in discussione la nostra specialità e gli ambiti di autonomia.»

È evidente, ha aggiunto Ganau, che «non siamo disposti a fare un solo passo indietro ma anzi occorre puntare su un nuovo Statuto che vada nel senso opposto, nel senso di una maggiore autonomia ed autodeterminazione».

Il presidente Ganau ha sottolineato la necessità di «aprire una fase nuova di ricontrattazione con lo Stato in modo da aver riconosciuti i nostri dirittiۚ». Il presidente del Consiglio ha ricordato il deficit di infrastrutture, di trasporti interni ed esterni, l’assenza di energia a basso costo che impedisce sviluppo e competitività, fino alla negazione del diritto di essere rappresentati nel parlamento europeo».

«Su questi temi – ha detto ancora Ganau – dobbiamo dare risposte ai Sardi. La riforma dello Statuto è un passo fondamentale ed un obiettivo non rinviabile di questo Consiglio.»

Questo, secondo il presidente «è il senso attuale di Sa Die de Sa Sardigna, giornata dell’orgoglio sardo ma anche giornata di lotta di un popolo che non si riconosce solo in una terra ma nei suoi valori, cultura, tradizioni, luoghi, lingua, insomma nella propria forte identità e con convinzione si unisce per i propri diritti e la piena autonomia».

Il presidente ha poi dato la parola al consigliere Modesto Fenu capogruppo di “Sardegna”, il quale ha ricordato come, quella di oggi, sia una giornata di grande importanza, anche alla luce di quanto sta accadendo a livello nazionale. Uno Stato centrale, ha sottolineato, che sta cercando, con la modifica del Titolo V, di cancellare i diritti acquisiti dalla Sardegna con lo Statuto speciale. L’on. Fenu ha auspicato che l’Isola riscriva al più presto i rapporti con lo Stato italiano che sta mettendo a rischio il diritto di autodeterminazione del popolo sardo.

E’ poi intervenuto l’on. Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori sardi. L’esponente dell’opposizione ha ricordato come sia arrivato il momento che lo Stato riconosca l’importanza avuta dall’Isola nell’Unità d’Italia.

«Una Sardegna che deve essere nazione non Stato, a cui deve essere garantita l’autonomia economica necessaria per l’autogoverno». Per l’on. Dedoni bisogna riscrivere lo Statuto per definire meglio l’autonomia della Sardegna nei confronti dello Stato e dell’Europa.

«Uno sguardo al passato per non sbagliare nel presente» ha suggerito nel suo intervento il capogruppo dell’Udc, Gigi Rubiu. L’esponente dell’opposizione ha evidenziato come la giornata di oggi sia la ricorrenza più significativa per la Sardegna e racconti di un popolo al quale erano stati negati i  diritti e che si ribellò, unito e coeso, cacciando il Vicerè. Un’insurrezione che costò molto cara al popolo sardo e che si tradusse in disordini, scontri e spargimento di sangue. Rubiu ha poi evidenziato come oggi, con l’ipotesi di modifica del Titolo V,  lo Stato stia commettendo un grave oltraggio nei confronti della Sardegna a cui verrebbero negati diritti conquistati. Il capogruppo dell’Udc ha esortato il Consiglio regionale a fare fronte comune per tutelare la Sardegna, come avvenne in occasione della cacciata dei piemontesi.

Il presidente del Consiglio ha dunque dato la parola al consigliere Gavino Sale, per svolgere il suo intervento a nome dei gruppi della maggioranza. Il consigliere di Irs (Gruppo Misto) non ha nascosto commozione e emozione nel rivolgere un saluto al Consiglio e all’intero popolo sardo.

«Non c’è un’altra Regione in Italia che oggi fa quello che facciamo noi con Sa Die – ha dichiarato Sale – perché nessuno può vantare una storia intensa e forte come la storia della Sardegna». «Una storia di nazione incompiuta» così l’ha definita il consigliere della maggioranza che ha poi spiegato il significato delle celebrazioni: festeggiamo un messaggio che proviene dal periodo antifeudale e da un grande personaggio del tempo, Giovanni Maria Angioy.

«Angioy poteva essere il più ricco della Sardegna – ha dichiarato il consigliere di Irs – poteva avere tutto ed essere un potente vice Re ma ha scelto invece di dedicare la sua vita alla libertà e all’indipendenza del popolo sardo». Un messaggio rivolto dunque al benessere collettivo e non già dettato dalle aspirazioni personali che sta alla base della rivoluzione sociale dell’Angioy che può essere sintetizzata con  “l’andare oltre lo stato feudale. Per questo – a giudizio di Gavino Sale – l’Angioy ha aperto una fase moderna della storia della Sardegna che nessuno può fermare ma che deve essere chiusa solo dal Popolo Sardo. «Bene la festa di Sa Die – ha ammonito il consigliere di Irs – ma sappiamo che “Sa Die” deve ancora venire». L’esponente della maggioranza ha fatto esplicito riferimento ad una repubblica sarda  e ha sottolineato come oggi i sardi siano sempre più distanti dalla cosiddetta storiografia della sconfitta. «Come popolo sardo – ha spiegato Sale – abbiamo perso qualche battaglia ma abbiamo la consapevolezza che vinceremo la guerra che ci garantirà un futuro di popolo».

Il consigliere del gruppo Misto ha dunque rivolto un invito al governo regionale ad aprirsi a tutte le rappresentanze del popolo sardo («l’attuale governo rappresenta solo il 18% dei cittadini sardi») e dunque si impone un grande sforzo nel verso del coinvolgimento e della partecipazione, tenendo a mente «gli insegnamenti dei nostri padri fondatori, ad incominciare da quelli di Giovanni Maria Angioy». A giudizio di Gavino Sale il popolo sardo sta uscendo «dalla fase della coscienza depressiva» e procede «verso una fase di acquisizione della coscienza del valore che resta distante dal becero nazionalismo».

«Stiamo proponendo una nuova esistenza libera – ha insistito Sale – e il governo regionale sta suscitando speranze forti». «Siamo destinati a guardare solo avanti – ha concluso l’esponente della maggioranza – perché i sardi possono solo andare avanti e mai fermarsi, augurios e largos annos verso una nuova esistenza libera.»

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha dunque concesso la parola al capogruppo del Psd’Az. Il consigliere Christian Solinas ha sottolineato l’impegno e l’insistenza del gruppo del Psd’Az per la giornata celebrativa di “Sa Die de sa Sardigna” in Consiglio regionale. «Rivendichiamo “Sa die de Sa Sardigna” come festa del Popolo Sardo – ha insistito l’esponente del Psd’Az – come momento esistenziale di questo Parlamento per riflettere su se stesso e sul suo “dasein” – direbbero i pensatori tedeschi – sul suo “esserci” oggi, sulle sue funzioni, sul ruolo al quale è chiamato nel restituire una prospettiva e un futuro a quest’Isola, necessariamente oltre la crisi e la disperazione del quotidiano». «Ogni tempo ha il suo 28 aprile – ha dichiarato Solinas – ed oggi più che mai,attualizzarne i contenuti per strutturare una resistenza istituzionale e popolare ai modelli neocentralisti propinati improvvidamente dal Governo nazionale con il malcelato intento di sterilizzare il regionalismo costituzionale in generale e la specialità autonomistica nel particolare, diviene un imperativo categorico per tutti noi».

Christian Solinas ha sottolineato come la Sardegna conosca  soprusi e ingiustizie «che non sono appannaggio dei secoli passati ma continuano senza sosta a declinarsi nelle vicende del presente». Il capogruppo dei sardisti ha fatto esplicito riferimento allo scippo delle risorse, alla slealtà dello stato nel disattendere gli accordi, all’anomala quantificazione del patto di stabilità, alle servitù militari, industriali, ambientali; alla negazione di rappresentanza in Europa; ai continui tagli, al tentativo di cancellare la lingua e la cultura sarda, «sono tutti argomenti dell’agenda contemporanea eppure non sono nuovi».

Il consigliere Solinas ha dunque citato il magistrato di Ploaghe, Giovanni Maria Lei-Spano, che nella sua fondamentale opera del 1922, “La questione sarda”, scrisse: «Le promesse che i Governi hanno fatto all’Isola infelice non sono state mai mantenute. I Sardi quando la Francia repubblicana voleva sottoporre il mondo al suo volere, respinsero due suoi famosi tentativi di invasione: ne ebbero lode momentaneamente e promesse di pronto soccorso; passato il pericolo, si disse che la vittoria non al valore loro era dovuta, ma al caso ed alla forza dei venti!»

Solinas ha invitato il Consiglio a trarre «dalla lezione della Storia una linea di condotta che deve vedere unito il Popolo Sardo». «Basta con le divisioni – ha ammonito Solinas – con le cortigianerie ed il servilismo verso chiunque arrivi da questo mare che ci circonda: bisogna andare al cuore del problema e non perdersi nelle singole questioni». «E’ nell’insopprimibile anelito alla libertà – ha spiegato il capogruppo Psd’Az – che risiede il nostro impegno politico, il gravoso incarico che la storia ci affida: condurre la Sardegna all’indipendenza!».

La sfida, a giudizio di Christian Solinas, è tutta nella ricerca dell’unità «di tutte le sensibilità politiche e del Popolo Sardo».

Il capogruppo dei sardisti ha dunque annunciato la riproposizione del progetto di legge sull’Assemblea Costituente del Popolo Sardo e della mozione sull’Indipendenza della Sardegna per arrivare ad un referendum che sancisca il diritto di autodeterminazione dei Sardi.

Il consigliere Solinas ha, con in mano una bandiera dei Quattro Mori realizzata da Marianna Bussalai, ricordato il «fulgido esempio di passione e impegno femminile di emancipazione e riscatto culturale e sociale, della donna morta prematuramente a soli 43 anni nella sua Orani e che scrisse  all’indimenticato Titino Melis: «il mio sardismo data da prima che il Partito Sardo d’Azione sorgesse, cioè da quando, sui banchi delle scuole elementari, mi chiedevo umiliata perché nella storia d’Italia non si parlasse mai della Sardegna. Giunsi, che la Sardegna non era Italia e doveva avere una storia a parte»

Il consigliere di Forza Italia, Ugo Cappellacci, ha denunciato in apertura del suo intervento il rischio che «le celebrazioni possano fermarsi alla pura e semplice rievocazione, al rito, all’esercizio retorico». A giudizio dell’ex presidente della giunta «il 28 non è solo un episodio storico, ma è una storia di coraggio, di ribellione, di autonomia, di quell’essere popolo che rende più forte la comunità perfino dinanzi a chi sembra invincibile». «Dobbiamo vivere il 28 aprile», è l’invito rivolto dal consigliere Cappellacci all’intero Consiglio perché «non occorre una particolare immaginazione per cogliere le analogie tra la Sardegna di allora e quella di oggi». «Sono ancora molti, troppi, i “viceré” dei nostri tempi, che non rispettano i diritti del popolo sardo – ha ammonito il consigliere dell’opposizione – e Balbiano moderni a volte sono espressione di un potere politico, ma ci sono anche quelli che rappresentano interessi economici opposti a quelli della Sardegna, così come esistono ancora anche le “corti”, gli ambienti più o meno consapevolmente compiacenti».

A giudizio di Ugo Cappellacci serve saper interpretare e alimentare «una rinnovata consapevolezza della nostra identità per rendere più forte la Sardegna». «Abbiamo il dovere di pensare e propugnare una “nuova Autonomia” – ha proseguito Cappellacci – tesa ad ottenere un riconoscimento e una garanzia dei dritti dei sardi, nella loro specialità». L’obiettivo dichiarato dal consigliere del gruppo Fi è «passare dall’Autonomia della Regione a quella dei sardi, come singoli e come collettività». «L’Autonomia  ha spiegato Cappellacci – non è domanda di assistenzialismo, ma volontà di camminare con le nostre gambe, non è chiusura al mondo esterno, ma significa guardare i nostri confini come l’inizio di un’opportunità, da conquistatori e non più da conquistati,  è responsabilità e non la ricerca negli altri di un’alibi per le nostre manchevolezze». La sfida che attende il Consiglio regionale è dunque per Cappellacci quella di «non aspettare e non essere puri e semplici esecutori di ordini di scuderia di partito, ma protagonisti del cambiamento, pronti concorrere, con il contributo di passione, di coraggio, di generosità politica, a realizzare la nuova Autonomia in Sardegna e la Terza Repubblica in Italia». «Il cambiamento – ha concluso Ugo Cappellacci – inizia da noi, da ciascuno di noi. Ogni giorno». 

Al termine degli interventi dei consiglieri di maggioranza e opposizione, il presidente Ganau ha dato la parola al Presidente della Regione Francesco Pigliaru che in apertura del suo intervento ha sottolineato il valore della celebrazione de “Sa Die” «un evento importante della nostra storia, un evento di responsabilità e di coraggio, che stimola altrettanto coraggio e responsabilità in tutti noi». Oggi – ha proseguito Pigliaru –  a quelle vicende occorre guardare per impostare «un’azione di governo all’altezza di quella assunzione piena di responsabilità che fu la cacciata della corte piemontese».

Secondo il presidente della Regione, la Sardegna deve «assumersi con coraggio le proprie responsabilità» per difendere i propri diritti e affrontare «gli enormi problemi economici e sociali che abbiamo di fronte  a noi». Solo così, ha aggiunto Pigliaru, sarà possibile «la partecipazione a pieno titolo a tutti i processi decisionali che ci riguardano». 

Pigliaru ha quindi ricordato all’Aula la battaglia per l’istituzione di un collegio proprio per le elezioni europee e quella per l’autonomia fiscale che «consenta di utilizzare le nostre risorse per erogare servizi essenziali ai nostri cittadini». Per il presidente della Regione, oggi la priorità rimane «l’adeguamento del patto di stabilità. È un adeguamento – ha detto – che è un nostro chiaro diritto, sancito da una sentenza della Corte Costituzionale ma anche, e soprattutto, dal buonsenso». Tra le rivendicazioni da portare avanti anche quella per l’eliminazione dei vincoli imposti al territorio regionale dalla presenza «spropositata» delle servitù militari.

Pigliaru ha quindi affermato la necessità di rivendicare maggiori spazi di sovranità per la Sardegna. «Il clima che si respira oggi nel paese intorno al ruolo che svolgono le autonomie regionali non è favorevole. L’attuale riforma del Titolo V proposta dal Governo nazionale – ha detto  Pigliaru – è il preciso riflesso di questo sentimento diffuso. Oggi proposte che tendono a riscrivere la forma dello Stato in una chiave neo centralista rischiano di trovare ampio sostegno nell’opinione pubblica italiana».

«La migliore risposta a queste tendenze è – secondo il presidente – considerare i nostri attuali spazi di sovranità come un essenziale esercizio di responsabilità. Soprattutto, la responsabilità di far funzionare al meglio le istituzioni che sono sotto il nostro diretto controllo; le istituzioni dal cui funzionamento dipende direttamente il benessere dei cittadini.»

«Questa – ha sottolineato Pigliaru – è la grande sfida di oggi. Questa è la risposta che dobbiamo dare a chi considera il decentramento una esperienza carica di inefficienza, di sprechi, di assurdi privilegi per le classi politiche locali».  Per affrontare con successo questa sfida «serve dunque un governo che sappia fare il miglior uso possibile dei poteri che ha a disposizione e di quelli che intende conquistare. L’opportunità è davanti a noi. Sta a noi coglierla. Questa legislatura – ha concluso Pigliaru – ha l’opportunità in particolare di unire una idea moderna e responsabile di sovranità con una forte e concreta cultura di governo.»

Al termine dell’intervento del Presidente della Regione Francesco Pigliaru, il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau ha dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori al pomeriggio per la discussione di alcune mozioni. Le celebrazioni de Sa Die sono proseguite con l’esibizione del Tenore di Neoneli e dei musicisti Andrea Pisu (launeddas) e Pierluigi Mattana (tamburello).

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Lunedì 28 aprile, alle 11.00, il Consiglio regionale si riunirà in seduta solenne per celebrare “Sa die de sa Sardigna”. La seduta sarà preceduta da un concerto della Banda della Brigata Sassari e dei tenores di Neoneli. La seduta solenne si aprirà con l’intervento del Presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau. Seguiranno gli interventi di maggioranza e opposizione. Chiuderà i lavori il presidente della Regione, Francesco Pigliaru. Dopo la seduta si esibiranno il suonatore di launeddas Andrea Pisu e i tenores di Neoneli.

I lavori del Consiglio regionale riprenderanno alle ore 16.00.

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Importanti novità sono emerse ieri dal viaggio a Roma del Presidente della Regione, Francesco Pigliaru e dell’assessore della Programmazione e Bilancio, Raffaele Paci. Il primo appuntamento, in mattinata, è stata la riunione nella sede della Ragioneria dello Stato con l’Ispettore Generale Capo Salvatore Bilardo, per il tavolo tecnico fissato nel corso del precedente incontro per discutere in particolare del patto di stabilità.

«Per la prima volta la Ragioneria dello Stato non si è limitata al generico riconoscimento dell’anomalia Sardegna, ma si è parlato di scenari concreti sull’allentamento del patto di stabilità e quindi la concessione di ulteriori spazi finanziari», ha detto alla fine della riunione Raffaele Paci. L’assessore ha sottolineato che «le trattative sono finalmente aperte, grazie alla ritrovata credibilità della nostra Istituzione. Le interlocuzioni sono in corso – ha concluso – e ora si tratta di fare le opportune valutazioni al tavolo politico che si terrà entro la prima settimana di maggio».

Nel corso dell’incontro è stata raggiunto anche l’obiettivo della risoluzione del problema dei 52 milioni di euro per gli ammortizzatori sociali: con la Ragioneria dello Stato sono state trovate le soluzioni tecniche per poter mettere a disposizione dell’Inps, come anticipazione, i 52 milioni senza che questo incida sul patto di stabilità.

«E’ una partita in cui ci siamo impegnati dal primo momento – ha commentato a Cagliari l’assessore del Lavoro, Virginia Mura -. Si tratta di fondi dovuti per la mobilità in deroga 2013, una questione non risolta dal precedente Governo regionale e che ora portiamo a compimento. Ciò significa che, svolte le procedure tecniche, a breve l’Inps potrà cominciare a pagare. Da parte dell’Assessorato è stato predisposto tutto il necessario e sarà nostra cura comunicare la data precisa». 

Novità dalla Ragioneria dello Stato anche sul fronte dei cofinanziamenti ora soggetti al patto di stabilità.

«Sono a buon punto le trattative per la richiesta all’Unione Europea per mettere fuori dal patto di stabilità il cofinanziamento regionale e statale dei fondi strutturali dell’Unione Europea – ha comunicato il presidente della Regione, Francesco Pigliaru -. Attualmente lo Stato e la Regione cofinanziano il 50%, e portare il cofinanziamento fuori dalle maglie del patto significa un forte sollievo per i nostri margini di spendita.» 

Il Presidente Pigliaru ha affrontato l’argomento patto anche in sede di Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, che aveva all’ordine del giorno l’analisi del decreto-legge “Misure per la competitività e la giustizia sociale” (revisione della spesa pubblica), intervenendo in particolare sull’art. 48 dedicato all’edilizia scolastica.

«L’art. 48, così com’è, dispone che per interventi di edilizia scolastica, ai fini della verifica del rispetto del patto di stabilità interno, siano libere solo le spese sostenute dai Comuni», ha spiegato il presidente Pigliaru.

«Sentite le altre Regioni a statuto speciale, la Regione Sardegna ha portato avanti la proposta che anche le spese sostenute in questo campo dalle Regioni siano considerate fuori dal patto. La richiesta è stata condivisa anche dalle Regioni a statuto ordinario ed è diventata un emendamento che sarà portato all’attenzione del Governo. Se passerà, per la Sardegna si tratterà di un risultato particolarmente significativo – ha concluso Francesco Pigliaru -. Ci permetterà di perseguire con ancora maggior convinzione e in linea con il Governo centrale, la rotta intrapresa nell’ambito delle politiche sull’edilizia scolastica.»

Nella fotografia il presidente Francesco Pigliaru con gli assessori Raffaele Paci e Virginia Mura.

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Lunedì 28 aprile, alle 11.00, il Consiglio regionale si riunirà in seduta solenne per celebrare “Sa die de sa Sardigna”. La seduta sarà preceduta da un concerto della Banda della Brigata Sassari e dei tenores di Neoneli. La seduta solenne si aprirà con l’intervento del pesidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau. Seguiranno gli interventi di maggioranza e opposizione. Chiuderà i lavori il presidente della Regione, Francesco Pigliaru. Dopo la seduta si esibiranno il suonatore di launeddas Andrea Pisu e i tenores di Neoneli. I lavori del Consiglio regionale riprenderanno alle ore 16.00.

Coquaddus copia Cristiano Erriu Ninetto Deriu Centro termale 1 Convegno Centro termale 2

L’assessore regionale dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, “apre” al progetto del gruppo Deriu che prevede la realizzazione di un Centro termale a Coquaddus, località balneare dell’Isola di Sant’Antioco. L’importante novità è emersa ieri, nel corso del convegno svoltosi nella sala conferenze della Grande Miniera di Serbariu, organizzato per illustrare il progetto, che venne presentato già quattro anni e che ha avuto il parere favorevole del Consiglio comunale di Sant’Antioco, considerato dal soggetto proponente, un’opportunità di sviluppo per il Sulcis, alle prese con la crisi più grave degli ultimi trent’anni.

«La Giunta regionale sta lavorando alla revisione del Piano Paesaggistico regionale e allo stesso tempo sta lavorando ad una nuova legge urbanistica – ha detto Cristiano Erriu nel corso del suo intervento – non vogliamo perdere tempo, perché il tempo non è più una variabile indipendente, con i tempi che corrono, la semplificazione edilizia, la semplificazione amministrativa, costituisce uno degli obiettivi del programma di governo del presidente Pigliaru. Le esigenze di risposte celeri e immediate che il mondo dell’impresa giustamente pretende da una pubblica amministrazione, per molti versi nel passato disattenta e distante, sono due piste di lavoro sulle quali la Giunta si è spesa e vuole spendersi in futuro. Questo non significa trascurare le esigenze dell’ambiente e l’opinione di chi, portatore di interessi diffusi e le associazioni ambientaliste, deve partecipare al processo partecipativo che abbiano avviato, ma ecco perché vogliano ricostruire le basi dello sviluppo della Sardegna, fondandole non più su una spesa pubblica ormai inesistente, ma solo sugli investimenti dei privati che devono essere messi nella condizione di poterlo fare».

«L’impressione immediata, la risposta immediata che mi sento di dire all’imprenditore Deriu e a tutti voi – ha aggiunto Cristiano Erriu -, è che all’assessorato dell’Urbanistica troverà risposte, orecchie disponibili ad ascoltare, tempo da dedicare per affrontare i nodi che devono essere sciolti, problemi che devono essere approfonditi, risposte che possono essere date, facendoci carico anche del lavoro di regia e di coinvolgimento di altre autorità, quelle ambientali in primo luogo, ma anche le varie soprintendenze, per cercare di costruire le condizioni perché su questo progetto, magari modificato, aggiornato e rivisto ma in linea con le aspettative di un territorio che mi pare di capire su questo progetto crede molto, è nostro dovere occuparcene con serietà e tentare di dare risposte.»

L’intervento dell’assessore Erriu è arrivato al centro del dibattito, preceduto dall’esposizione del progetto da parte degli esperti incaricati dall’imprenditore Ninetto Deriu. Sono intervenuti il geologo Alessandro Grosso, direttore dei lavori, sull’attività del permesso di ricerca; il professor Andrea Fuganti, geologo, docente dell’università di Trento, responsabile del procedimento di certificazione delle acque; il professor Mario De Bernardi di Valserra, docente dell’università di Pavia, responsabile del procedimento di certificazione delle acque a fini terapeutici; l’ingegner Fulvio Maurizio Pisu, responsabile degli aspetti urbanistici e normativi; l’architetto Massimo Pisu, responsabile della progettazione architettonica e paesaggistica.

Nel permesso di ricerca in località Coquaddus sono state individuate acque utilizzabili a scopo termale, ad una temperatura variabile tra i 20° e i 25° (la portata è di due litri al secondo, 57.600 litri per le otto ore, una quantità ampiamente sufficiente). Il contesto territoriale nel quale si inserisce il permesso di ricerca è ritenuto favorevole per l’insediamento di un Centro termale sia per la vicinanza a centri abitati, sia per l’inserimento in un contesto a forte vocazione turistica. Il personale minimo necessario per il funzionamento del solo Centro termale sarà costituito da 1 direttore, 1 vicedirettore, 3 persone per l’accettazione, 2 medici responsabili e vari specialisti consulenti, 2 addetti alle terapie inalatorie, 10 addetti alla fango-balneoterapia, 5-8 massaggiatori, 2 fisioterapisti, 2 bagnini, 4 addetti alle pulizie, 2 manutentori. Oltre a quello per il funzionamento del Centro termale, è previsto il personale per la gestione della struttura alberghiera, delle piscine esterne, del centro benessere, del ristorante, dei bar, dei giardini e di tutti gli altri servizi, per un fabbisogno totale di 115 unità.

Ninetto Deriu ha spiegato di essere in attesa di un pronunciamento delle autorità competenti nel più breve tempo possibile, qualunque esso sia, nel rispetto delle leggi vigenti. Ed ha sottolineato come molti imprenditori, nel passato più o meno recente si siano arresi alla burocrazia, scegliendo di andare ad investire altrove, ma di non voler fare altrettanto ed ha sottolineato che, anche qualora le risposte fossero negative, resterebbe ad operare con le sue imprese nel Sulcis, territorio che oggi più che mai ha bisogno di imprese in grado di creare lavoro.

Prima di Cristiano Erriu era intervenuto l’ex presidente della Provincia di Carbonia Iglesias, Tore Cherchi, che ha sottolineato la validità e l’importanza del progetto presentato dal Gruppo Deriu.

«Il Piano Paesaggistico Regionale – ha detto Tore Cherchi – prevedeva di poter trasformare le volumetrie industriali in volumetrie ricettive, per compensare almeno in parte il gap di quei territori nei quali in passato non sono stati realizzati grandi interventi nel settore turistico. è successo, a distanza di anni – ha aggiunto Tore Cherchi -, che questa misura di compensazione individuata nelle aree Sardamag e Palmas Cave, per i ritardi registrati nelle bonifiche, nei fatti non si è tradotta in atto, rivelandosi una misura di compensazione che non funziona. La politica deve prenderne atto e chiedersi perché. Le intese in questi casi vanno valutate anche tenendo conto del contesto complessivo, del fatto che se si deve sviluppare il settore, con imprese di determinate caratteristiche, lo si deve fare dove è possibile, cioè dove si ha la risorsa termale (in passato, altri tempi beninteso, sono andati a cercare la miniera persino nello scoglio del Pan di Zucchero), e da ultimo si deve considerare che servono determinate strutture per assicurare la misura compensativa prevista dal Piano Paesaggistico regionale e se questa non è agibile al momento e non sarà disponibile ancora a lungo, toccherà ai sindaci e alla Regione far sì che lo strumento dell’intesa vada usato tenendo conto del contesto complessivo. Mi auguro che si possa sviluppare una discussione costruttiva e rapida – ha concluso Tore Cherchi – perché siamo di fronte a proposte imprenditoriali importanti non solo per l’impresa ma in possesso di una valenza di tipo generale.»

Per fugare perplessità e dubbi sollevati circa un eventuale futuro cambio di destinazione d’uso della struttura, a scopo speculativo, Ninetto Deriu ha spiegato che la destinazione urbanistica delle volumetrie non potrà essere modificata, come sottoscritto con atto notarile, per almeno 99 anni, rimanendo vincolata sempre e solo ad un centro termale.

L’assessore e vicesindaco di Sant’Antioco, Massimo Melis, ha ricordato come il Consiglio comunale abbia espresso parere favorevole sul progetto ed ha sottolineato l’esigenza di sostenere progetti come quello proposto dal Gruppo Deriu, per dare nuovi sbocchi ad un territorio finora condizionato dalla monocoltura mineraria prima e industriale poi.

«Sant’Antioco può dare un grande contributo alla ripresa economica del Sulcis – ha detto Melis – speriamo che il presidente Pigliaru e la nuova Giunta regionale colgano l’opportunità che noi vogliamo dare».

Un parere totalmente positivo sul progetto Coquaddus è stato espresso da Fabio Enne, segretario generale della Cisl, che ha sottolineato come l’imprenditore tre anni fa abbia rilevato lo stabilimento ex Ila con un rilevante investimento economico e, nonostante gli elogi ricevuti da tutta la classe politica, dopo quattro anni non abbia ancora ottenuto il via libera per l’installazione di tre pale eoliche necessarie ad abbattere i costi di produzione e quindi ad assicurare un futuro all’impresa e duecento persone stanno ancora aspettando di poter rientrare nel ciclo produttivo. Fabio Enne ha detto di non capire gli ostacoli che vengono posti alla realizzazione di un progetto come quello del Centro termale di Coquaddus e come rappresentante sindacale, ha detto di essere eventualmente pronto, qualora si rendesse necessario, anche a fare le battaglie per superare tutte le difficoltà burocratiche, per superare tutti gli ostacoli, anche modificare le leggi, se necessario, per fare le cose e creare una nuova economia in questo territorio.

«Si parla di grandi emergenze come Alcoa, Eurallumina, Portovesme srl, Carbosulcis – ha rimarcato Enne -, ma ci sono tante altre piccole e grandi emergenze della piccola e media impresa. Il sindacato non è solo per la grande industria, ma anche per progetti alternativi e questo è un segnale importante che bisogna assolutamente sostenere. Bisogna mettere i privati nella condizione di poter fare gli investimenti ed evitare che rinuncino e lascino questo nostro Sulcis.»

Anche il consigliere regionale Gigi Rubiu ha espresso un giudizio positivo sul progetto, e la necessità di sostenere progetti come questo che danno lustro al territorio e, ad iniziare dalle intraprese turistiche, ci mettono nella condizione di cambiare l’economia, fino ad oggi legata esclusivamente prima alle miniere poi all’industria. Si è poi complimentato con Ninetto Deriu per il coraggio mostrato nel portare avanti l’iniziativa nonostante tutte le difficoltà burocratiche. Gigi Rubiu ha sottolineato che in questo momento si potrebbe scrivere il futuro del territorio ma di essere anche preoccupato sul fatto che alcuni probabilmente non vorrebbero che questo avvenisse. Ha poi rimarcato l’esigenza di allungare la stagione turistica, oggi spesso limitata ai soli mesi estivi.

Ninetto Deriu ha chiarito di aver deciso di investire 20 milioni di euro su un Centro termale proprio perché le esperienze già operanti dimostrano che lavorano 12 mesi l’anno.

Anche il segretario generale della Cgil, Roberto Puddu, ha sottolineato l’importanza del progetto e sollecitato la sua approvazione, ricordando la prima presentazione del progetto, quando tutti si espressero favorevolmente, salvo poi, fuori dalla sala, assistere ad invettive verso coloro che avevano espresso parere almeno positivo, con dubbi ed insulti.

«La Cgil rappresenta 15.000 lavoratori del territorio – ha detto Puddu – almeno un terzo dei quali oggi non hanno un lavoro. Nel rispetto nelle norme e delle scelte del territorio, vedi i Consigli comunali che hanno titolo in materia, se i pareri sul progetto sono positivi, io esprimo un parere favorevole. Se questo progetto fosse sulla spiaggia io sarei contrario, ma questo progetto non è sulla spiaggia. E se fosse troppo vicino alla spiaggia, io direi che bisognerebbe chiedere all’imprenditore di spostarlo per quanto possibile. Bisogna ridurre i tempi delle autorizzazioni, dire sì o no, perché non è possibile essere ancora qui, dopo quattro anni, in questa situazione.»

Il convegno ha proposto tanti pareri positivi sul progetto, oltre alla posizione nuova della Regione, espressa dall’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu, ma restano anche pareri contrari. Uno di questi è quello della sezione Italia Nostra di Sant’Antioco, che in una nota diffusa nei giorni scorsi, scrive che «l’intervento proposto non possiede i requisiti previsti dal PPR per le intese, in quanto in palese contrasto con gli obiettivi della pianificazione paesistica regionale, con l’intera disciplina paesaggistica e con quella urbanistica, in quanto si tratta per una parte di aree classificate H (vincolo di integrale conservazione)».

«Oltre ai vincoli naturalistici – sottolinea ancora Italia Nostra di Sant’Antioco – l’intera isola è tutelata dalla vigente normativa paesaggistica per cui in quell’area è improponibile un intervento edificatorio e va precisato che buona parte dell’intervento ricade in zona agricola che per definizione deve essere adibita ad attività agricola e non edilizio-turistico-alberghiera.»

La decisione di non opporsi all’impugnazione del governo contro le norme sulle accise, approvate dal Consiglio regionale all’unanimità, provocherebbe alla Sardegna un danno di oltre un miliardo di euro. E a dare supporto alla tesi dei Riformatori sardi è il parere tecnico del giudice Enrico Altieri, già presidente della Corte di Cassazione, sezione Tributaria, tra i massimi esperti tributaristi italiani.

E’ quanto emerso nella conferenza stampa svoltasi questa mattina nella sede regionale  dei Riformatori sardi, in via Firenze 20, a Cagliari.

I Riformatori sardi, che sul tema hanno presentato anche un’interrogazione a Francesco Pigliaru, chiedono di sapere cosa il presidente «intenda fare per opporsi alla impugnativa del Governo che, se accolta, provocherebbe alla Regione un danno economico valutabile in oltre un miliardo di euro; se intende costituire la Regione nel giudizio promosso dal Governo; se conferma le opinioni espresse qualche giorno fa, o almeno così riportate dalla stampa, dall’Assessore al Bilancio Paci che sosteneva le ragioni del Governo invece di quelle della Regione Sardegna».

I Riformatori sardi ricordano che la norma sulle accise «è stata approvata all’unanimità dal Consiglio regionale» e in particolare che l’articolo 8 dello Statuto stabilisce che «nelle entrate spettanti alla regione sono comprese anche quelle che, sebbene relative a fattispecie tributarie maturate nell’ambito regionale, affluiscono, in attuazione di disposizioni legislative o per esigenze amministrative, ad uffici finanziari situati fuori del territorio della regione». Senza considerare che «la nuova norma di riscrittura dell’articolo 8 dello Statuto Regionale sardo ha contestualmente legato ai maggiori proventi derivanti dalle nuove compartecipazioni l’imputazione al bilancio regionale della spesa sanitaria, delle spese relative al trasporto pubblico locale e alle misure di continuità territoriale».

La Corte Costituzionale, tra l’altro, ricordano ancora i Riformatori, «con sentenza n.95 del 2013 si è già espressa sulla materia delle entrate della Regione stigmatizzando l’inerzia Statale che “troppo a lungo ha fatto permanere uno stato di incertezza che determina conseguenze negative sulle finanze regionali, alle quali occorre tempestivamente porre rimedio, trasferendo, senza ulteriore indugio, le risorse determinate a norma dello statuto».

Ecco la nota predisposta dal giudice Enrico Altieri, già presidente della Corte di Cassazione, sezione Tributaria, tra i massimi esperti tributaristi italiani

La Sardegna e le accise

L’ultimo comma dell’art. 8 della legge fin. 2007 prevede un criterio di devoluzione di una quota di imposte, tra quelle previste dai precedenti numeri, percette fuori dal territorio sardo, purché relative a fattispecie tributarie “maturate” nell’ambito regionale. Il problema si è posto per le accise (il cui nome non viene utilizzato dalla norma, che parla di imposte sui consumi e di fabbricazione).

Problemi:

– cosa significa “fattispecie realizzate”? –

– a quali vicende si riferisce  l’espressione «in attuazione di disposizioni legislative o per esigenze amministrative»?

Le accise costituiscono un tributo oggetto di una organica disciplina dell’ordinamento dell’UE. Pertanto non è ammessa deroga da parte di norme o atti amministrativi statali o regionali.

Norme rilevanti:

direttiva del Consiglio  2008/118/CE

(disciplina generale delle accise – abroga la direttiva 92/12/CEE)

– l’art. 1 , comma 1, stabilisce che la direttiva si applica “alle accise gravanti, direttamente o indirettamente, sul consumo”

– l’art. 2 prevede che i prodotti sono soggetti ad imposta all’atto: a) della loro fabbricazione; b) della loro importazione nel territorio della   Comunità;

– nel  capo II (artt. 7 e segg.) vengono disciplinati l’esigibilità, il rimborso e l’estinzione dell’imposta;

– l’art. 7, comma 1, prevede che l’accisa diviene esigibile “al momento e nello Stato membro dell’immissione in consumo”.

E’ pertanto chiaro che la nascita dell’obbligazione tributaria è ricollegata alla fabbricazione o importazione, e non al consumo. Pertanto, la devoluzione della quota di accise alla Regione è dovuta per il fatto che il prodotto è stato fabbricato in Sardegna o ivi siano state espletate le formalità doganali, anche se i presupposti di esigibilità si sono verificati fuori dal territorio sardo. Quindi, perfattispecie maturata deve intendersi soltanto la fattispecie impositiva.

Quanto alla legislazione italiana, la separazione tra  presupposto per la nascita dell’obbligazione tributaria e la sua esigibilità era già contenuto nell’art. 2, nn. 1 e 2, del d.l.vo n. 504 del 1995.

Secondo i sostenitori della tesi contraria, la “maturazione” che fonderebbe il diritto della regione  Sardegna coinciderebbe col verificarsi dei presupposti dell’esigibilità, in quanto l’imposta sarebbe concepita come un tributo sul consumo. Si deve, innanzitutto, rilevare che  qui si confonde la nascita dell’obbligazione tributaria con l’incidenza definitiva del tributo su determinati soggetti. L’IVA, ad esempio, è certamente un’imposta gravante economicamente sul consumatore finale, ma la nascita dell’obbligazione tributaria si verifica prima e indipendentemente dal pagamento del prezzo al consumo. In materia di IVA, ad esempio, il fatto che gli obblighi di fatturazione e di pagamento siano da adempiersi fuori dal territorio sardo, per operazioni compiute in Sardegna da parte di soggetti che abbiano optato per il sistema di reverse charge, non escluderebbe la pertinenza del relativo gettito alla quota regionale.

L’attribuzione di quote di gettito fiscale è una scelta di tipo federalista, sulla quale non esistono, in linea di principio, ostacoli di diritto dell’UE, salvo i problemi di aiuti di Stato per i meccanismi di redistribuzione o di agevolazione territoriale.

Pertanto, il legislatore nazionale è libero di stabilire i criteri per determinare la base sulla quale effettuare la devoluzione a favore della Regione.

La rilevanza della nascita dell’obbligazione tributaria indipendentemente dalla sua esigibilità è stata affermata dalla Cassazione nella sentenza della Sezione tributaria n. 7080 / 2004. Si discuteva dell’esenzione delle accise sulle acquaviti invecchiate, Poiché tale regime era stato soppresso da una direttiva comunitaria, l’amministrazione   negava la spettanza dell’esenzione in quanto il prodotto non era stato ancora immesso in consumo. Secondo la Cassazione l’esenzione competeva per il solo fatto del completato processo d’invecchiamento, il quale costituiva, comunque, presupposto per la nascita dell’obbligazione tributaria.

Più in generale, se si esclude la pertinenza dell’imposizione dalla quota regionale quando i presupposti di esigibilità si sono verificati fuori dal territorio sardo, vi è da chiedersi quali sarebbero le ipotesi di cui all’ultimo comma del nuovo art.8 dello Statuto e lo stesso resterebbe, praticamente, privo di applicazione.

Una decisiva conferma si ricava dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 115 del 31 ottobre 2010 (rel. Gallo).

La Regione Sicilia aveva proposto conflitto di attribuzione contro una atto del Governo col quale veniva negata la pertinenza al bilancio regionale del gettito delle imposte di fabbricazione, riservato normativamente allo Stato. Secondo la Regione, il nuovo regime di tali tributi   aveva trasformato gli stessi da imposizione sulla fabbricazione in imposizione sui consumi, per cui doveva applicarsi la disciplina di tali tributi e quindi la devoluzione del gettito alla Regione. In altre parole, il presupposto impositivo   si sarebbe spostato dalla produzione al consumo.

La Corte osservava che, secondo le direttive comunitarie e la normativa statale, veniva in considerazione soltanto “il fatto generatore”, mentre il consumo assumeva rilievo soltanto  ai fini dell’esigibilità dell’obbligazione. Infatti, il regime  delle perdite e delle distruzioni ha riferimento al momento della fabbricazione.

La Corte rilevava altresì, che ai fini della risoluzione del problema, la distinzione tra “fabbricazione” e “consumo” finiva con l’essere puramente nominalistica. In definitiva, il fatto che in Sicilia avvenisse il consumo di prodotti fabbricati altrove era irrilevante per devolvere alla Regione una parte del gettito, che competeva, quindi, soltanto allo Stato.

Non si conoscono le motivazioni svolte dall’Avvocatura dello Stato a sostegno del conflitto. Nell’atto di denuncia si parla soltanto di invasione della competenza statale in materia tributaria e di attuazione del diritto dell’UE. In realtà, non pare che la formula usata nell’art. 1, comma 1, della legge regionale finanziaria 2014 , impugnato dal Governo, contenga qualcosa di diverso di quella contenuta  nel nuovo art. 8 dello Statuto.

Enrico Altieri