19 November, 2024
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La decisione di non opporsi all’impugnazione del governo contro le norme sulle accise, approvate dal Consiglio regionale all’unanimità, provocherebbe alla Sardegna un danno di oltre un miliardo di euro. E a dare supporto alla tesi dei Riformatori sardi è il parere tecnico del giudice Enrico Altieri, già presidente della Corte di Cassazione, sezione Tributaria, tra i massimi esperti tributaristi italiani.

E’ quanto emerso nella conferenza stampa svoltasi questa mattina nella sede regionale  dei Riformatori sardi, in via Firenze 20, a Cagliari.

I Riformatori sardi, che sul tema hanno presentato anche un’interrogazione a Francesco Pigliaru, chiedono di sapere cosa il presidente «intenda fare per opporsi alla impugnativa del Governo che, se accolta, provocherebbe alla Regione un danno economico valutabile in oltre un miliardo di euro; se intende costituire la Regione nel giudizio promosso dal Governo; se conferma le opinioni espresse qualche giorno fa, o almeno così riportate dalla stampa, dall’Assessore al Bilancio Paci che sosteneva le ragioni del Governo invece di quelle della Regione Sardegna».

I Riformatori sardi ricordano che la norma sulle accise «è stata approvata all’unanimità dal Consiglio regionale» e in particolare che l’articolo 8 dello Statuto stabilisce che «nelle entrate spettanti alla regione sono comprese anche quelle che, sebbene relative a fattispecie tributarie maturate nell’ambito regionale, affluiscono, in attuazione di disposizioni legislative o per esigenze amministrative, ad uffici finanziari situati fuori del territorio della regione». Senza considerare che «la nuova norma di riscrittura dell’articolo 8 dello Statuto Regionale sardo ha contestualmente legato ai maggiori proventi derivanti dalle nuove compartecipazioni l’imputazione al bilancio regionale della spesa sanitaria, delle spese relative al trasporto pubblico locale e alle misure di continuità territoriale».

La Corte Costituzionale, tra l’altro, ricordano ancora i Riformatori, «con sentenza n.95 del 2013 si è già espressa sulla materia delle entrate della Regione stigmatizzando l’inerzia Statale che “troppo a lungo ha fatto permanere uno stato di incertezza che determina conseguenze negative sulle finanze regionali, alle quali occorre tempestivamente porre rimedio, trasferendo, senza ulteriore indugio, le risorse determinate a norma dello statuto».

Ecco la nota predisposta dal giudice Enrico Altieri, già presidente della Corte di Cassazione, sezione Tributaria, tra i massimi esperti tributaristi italiani

La Sardegna e le accise

L’ultimo comma dell’art. 8 della legge fin. 2007 prevede un criterio di devoluzione di una quota di imposte, tra quelle previste dai precedenti numeri, percette fuori dal territorio sardo, purché relative a fattispecie tributarie “maturate” nell’ambito regionale. Il problema si è posto per le accise (il cui nome non viene utilizzato dalla norma, che parla di imposte sui consumi e di fabbricazione).

Problemi:

– cosa significa “fattispecie realizzate”? –

– a quali vicende si riferisce  l’espressione «in attuazione di disposizioni legislative o per esigenze amministrative»?

Le accise costituiscono un tributo oggetto di una organica disciplina dell’ordinamento dell’UE. Pertanto non è ammessa deroga da parte di norme o atti amministrativi statali o regionali.

Norme rilevanti:

direttiva del Consiglio  2008/118/CE

(disciplina generale delle accise – abroga la direttiva 92/12/CEE)

– l’art. 1 , comma 1, stabilisce che la direttiva si applica “alle accise gravanti, direttamente o indirettamente, sul consumo”

– l’art. 2 prevede che i prodotti sono soggetti ad imposta all’atto: a) della loro fabbricazione; b) della loro importazione nel territorio della   Comunità;

– nel  capo II (artt. 7 e segg.) vengono disciplinati l’esigibilità, il rimborso e l’estinzione dell’imposta;

– l’art. 7, comma 1, prevede che l’accisa diviene esigibile “al momento e nello Stato membro dell’immissione in consumo”.

E’ pertanto chiaro che la nascita dell’obbligazione tributaria è ricollegata alla fabbricazione o importazione, e non al consumo. Pertanto, la devoluzione della quota di accise alla Regione è dovuta per il fatto che il prodotto è stato fabbricato in Sardegna o ivi siano state espletate le formalità doganali, anche se i presupposti di esigibilità si sono verificati fuori dal territorio sardo. Quindi, perfattispecie maturata deve intendersi soltanto la fattispecie impositiva.

Quanto alla legislazione italiana, la separazione tra  presupposto per la nascita dell’obbligazione tributaria e la sua esigibilità era già contenuto nell’art. 2, nn. 1 e 2, del d.l.vo n. 504 del 1995.

Secondo i sostenitori della tesi contraria, la “maturazione” che fonderebbe il diritto della regione  Sardegna coinciderebbe col verificarsi dei presupposti dell’esigibilità, in quanto l’imposta sarebbe concepita come un tributo sul consumo. Si deve, innanzitutto, rilevare che  qui si confonde la nascita dell’obbligazione tributaria con l’incidenza definitiva del tributo su determinati soggetti. L’IVA, ad esempio, è certamente un’imposta gravante economicamente sul consumatore finale, ma la nascita dell’obbligazione tributaria si verifica prima e indipendentemente dal pagamento del prezzo al consumo. In materia di IVA, ad esempio, il fatto che gli obblighi di fatturazione e di pagamento siano da adempiersi fuori dal territorio sardo, per operazioni compiute in Sardegna da parte di soggetti che abbiano optato per il sistema di reverse charge, non escluderebbe la pertinenza del relativo gettito alla quota regionale.

L’attribuzione di quote di gettito fiscale è una scelta di tipo federalista, sulla quale non esistono, in linea di principio, ostacoli di diritto dell’UE, salvo i problemi di aiuti di Stato per i meccanismi di redistribuzione o di agevolazione territoriale.

Pertanto, il legislatore nazionale è libero di stabilire i criteri per determinare la base sulla quale effettuare la devoluzione a favore della Regione.

La rilevanza della nascita dell’obbligazione tributaria indipendentemente dalla sua esigibilità è stata affermata dalla Cassazione nella sentenza della Sezione tributaria n. 7080 / 2004. Si discuteva dell’esenzione delle accise sulle acquaviti invecchiate, Poiché tale regime era stato soppresso da una direttiva comunitaria, l’amministrazione   negava la spettanza dell’esenzione in quanto il prodotto non era stato ancora immesso in consumo. Secondo la Cassazione l’esenzione competeva per il solo fatto del completato processo d’invecchiamento, il quale costituiva, comunque, presupposto per la nascita dell’obbligazione tributaria.

Più in generale, se si esclude la pertinenza dell’imposizione dalla quota regionale quando i presupposti di esigibilità si sono verificati fuori dal territorio sardo, vi è da chiedersi quali sarebbero le ipotesi di cui all’ultimo comma del nuovo art.8 dello Statuto e lo stesso resterebbe, praticamente, privo di applicazione.

Una decisiva conferma si ricava dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 115 del 31 ottobre 2010 (rel. Gallo).

La Regione Sicilia aveva proposto conflitto di attribuzione contro una atto del Governo col quale veniva negata la pertinenza al bilancio regionale del gettito delle imposte di fabbricazione, riservato normativamente allo Stato. Secondo la Regione, il nuovo regime di tali tributi   aveva trasformato gli stessi da imposizione sulla fabbricazione in imposizione sui consumi, per cui doveva applicarsi la disciplina di tali tributi e quindi la devoluzione del gettito alla Regione. In altre parole, il presupposto impositivo   si sarebbe spostato dalla produzione al consumo.

La Corte osservava che, secondo le direttive comunitarie e la normativa statale, veniva in considerazione soltanto “il fatto generatore”, mentre il consumo assumeva rilievo soltanto  ai fini dell’esigibilità dell’obbligazione. Infatti, il regime  delle perdite e delle distruzioni ha riferimento al momento della fabbricazione.

La Corte rilevava altresì, che ai fini della risoluzione del problema, la distinzione tra “fabbricazione” e “consumo” finiva con l’essere puramente nominalistica. In definitiva, il fatto che in Sicilia avvenisse il consumo di prodotti fabbricati altrove era irrilevante per devolvere alla Regione una parte del gettito, che competeva, quindi, soltanto allo Stato.

Non si conoscono le motivazioni svolte dall’Avvocatura dello Stato a sostegno del conflitto. Nell’atto di denuncia si parla soltanto di invasione della competenza statale in materia tributaria e di attuazione del diritto dell’UE. In realtà, non pare che la formula usata nell’art. 1, comma 1, della legge regionale finanziaria 2014 , impugnato dal Governo, contenga qualcosa di diverso di quella contenuta  nel nuovo art. 8 dello Statuto.

Enrico Altieri

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La “specialità” della Sardegna è stata l’oggetto dell’intervento del Presidente della Regione, Francesco Pigliaru, in audizione alla Commissione parlamentare per le questioni regionali di Camera e Senato. All’indagine conoscitiva sulle questioni connesse al regionalismo ad autonomia differenziata avviata dalla Commissione, il Presidente Pigliaru ha portato un contributo di approfondimento sulla situazione Sardegna e sulle ragioni della specialità, illustrando l’importanza della gestione diretta di politiche specifiche da parte della Regione, così come le criticità di un eccessivo centralismo.
«Già la storica autonomia regionale è percepita dai cittadini sardi come una maglia troppo stretta – ha detto Francesco Pigliaru in apertura di relazione, citando un recente sondaggio dell’Università di Cagliari, presentato anche ad Edimburgo, secondo cui 9 sardi su 10 vorrebbero un governo locale con più poteri. – Alcuni si limitano a volere solo una piena sovranità fiscale. Altri, addirittura un 40%, auspicano l’indipendenza. È comunque ormai un patrimonio comune la richiesta di maggiore autogoverno dell’Isola, con la potestà di disciplinare in materie fondamentali per la comunità sarda: non diritto a un privilegio, ma consapevolezza che la Regione può gestirle con livelli adeguati di autonomia, in un rapporto di leale collaborazione con lo Stato, al riparo dai gravi rischi che deriverebbero da decisioni prese unilateralmente»

Il Presidente Pigliaru ha poi citato le eccellenze delle Regioni, che rischierebbero un inaccettabile appiattimento se venisse attuato un eccessivo centralismo da parte dello Stato, ricordando poi l’iter della vertenza entrate e sottolineando che «ad oltre quattro anni dall’entrata a regime del nuovo sistema, i problemi di carattere finanziario lamentati dalla Regione non sono stati ancora risolti, né sul fronte delle entrate né su quello delle spese».

A ciò si lega la forte preoccupazione espressa dal Presidente per la questione del patto di stabilità, che stringe la gestione delle risorse regionali.

«Ancora oggi – ha concluso Francesco Pigliaru – l’entità degli spazi finanziari riconosciuti alla Sardegna risulta irragionevolmente parametrata ai livelli di spesa assegnati alla Regione prima della revisione dell’art. 8 dello Statuto.»

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Si è svolto questo pomeriggio un incontro tra il presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru, e i sindaci dei comuni del Sulcis Iglesiente. Al centro del confronto, richiesto dai primi cittadini (i presenti erano sedici), c’erano le numerose problematiche legate alla vertenza del territorio e, in particolare, la definizione delle procedure per l’attuazione del Piano Sulcis, per il quale sono stati stanziati 624 milioni di euro. I sindaci hanno chiesto tempi celeri, affinché, oltre alla fiscalità di vantaggio, per la quale sono scaduti il 7 aprile i termini per la presentazione delle domande, quanto prima possano decollare anche i progetti inseriti nel Piano Sulcis.

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Questa mattina la Seconda commissione, presieduta dall’on. Gavino Manca, ha espresso all’unanimità il parere favorevole alla delibera della giunta regionale n. 12/5 del 04.04.2014 “Istituzione della giornata del popolo sardo. Programmazione attività Sa Die de sa Sardinia 2014” con la modifica del punto b) del dispositivo che è stato interamente sostituito dalla seguente dicitura: “28 aprile – Cerimonia celebrativa in Consiglio regionale”.

La decisione della commissione è stata preceduta dall’audizione dell’assessore regionale alla Cultura, dottoressa Claudia Firino, che nel suo intervento ha ribadito massimo rispetto per le prerogative del Consiglio regionale e definito un “errore non voluto” quella parte della delibera che riguardava il programma di massima della seduta celebrativa in Consiglio.

Soddisfazione è stata espressa dal presidente della commissione Cultura, Gavino Manca, che ha dichiarato il “caso” chiuso con l’approvazione del parere unanime della commissione e con le scuse formulate in Aula dall’assessore alla Programmazione e dal presidente della Giunta, Francesco Pigliaru.

«Ringrazio l’assessore Firino e la Giunta – ha dichiarato Gavino Manca – per la disponibilità mostrata e ringrazio l’intero Consiglio e in particolare i gruppi della minoranza, per aver consentito la convocazione straordinaria della commissione».

 

Sono intervenuti nella discussione in commissione i consiglieri, Stefano Tunis (Fi), Paolo Zedda (Soberania e Indipendentzia), Piero Comandini (Pd), Lorenzo Cozzolino, Efisio Arbau (Sardegna Vera), Rossella Pinna (Pd) e Paolo Truzzu (Sardegna).

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Il ministero della Difesa pagherà integralmente gli indennizzi per l’annualità 2012 agli operatori della piccola pesca danneggiati dallo sgombero di specchi d’acqua per esercitazioni militari, come richiesto dal Presidente della Regione Francesco Pigliaru.

«Il ministro della Difesa Roberta Pinotti, che ho incontrato oggi a Roma per una prima discussione sul tema delle servitù militari e cui già nei giorni scorsi avevo esposto per lettera le richieste della Sardegna, si è immediata attivata, pur nelle difficoltà del bilancio, per trovare una soluzione insieme al Ministero dell’Economia e delle Finanze – ha spiegato il Presidente Pigliaru, che ha partecipato all’incontro con i colleghi del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, e della Puglia, Nichi Vendola -. Nel giro di poche ore il Ministro ha trovato la immediata copertura che garantisce da subito il pagamento integrale e non solo del 52% come era finora previsto. Abbiamo inoltre ricevuto assicurazione dal Ministro che, dati i tempi tecnici, il pagamento integrale potrà avvenire entro 20 giorni. In più è stato definito il tavolo per la discussione delle servitù militari tra Regione e Ministero – ha concluso Francesco Pigliaru. Si riunirà subito dopo Pasqua, in vista di una conferenza a breve sul tema delle servitù.«

In quelle sedi la Regione Sardegna porterà avanti le istanze sulla riconduzione e riconversione dei poligoni, le emergenze ambientali e di tutela della salute, l’impatto sulle attività economiche, il riavvio dei processi di dismissione dei beni militari.

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Le lungaggini burocratiche che impediscono l’erogazione dei contributi ai privati beneficiari del bando per il fotovoltaico – individuati con determinazione del competente assessorato del mese di febbraio – stanno creando forte disagio finanziario ai beneficiari dei contributi e mettono in serio dubbio l’efficacia, efficienza e tempestività dell’azione amministrativa regionale. Ad oggi, nonostante i numerosi solleciti fatti dagli interessati presso il competente Assessorato regionale dell’Industria, Maria Grazia Piras, non si hanno notizie circa la data dell’erogazione concreta dei fondi ai soggetti ammessi a finanziamento. E sono in gioco  2.346 istanze finanziabili integralmente fino alla concorrenza di 7 milioni di euro.

Sono questi i motivi che hanno spinto il consigliere regionale di Forza Italia Sardegna, Marco Tedde, a presentare una interrogazione al Presidente Pigliaru e all’Assessore. Occorre capire in tempi rapidi – secondo Tedde – i motivi delle intollerabili lungaggini burocratiche che impediscono l’erogazione dei contributi agli aventi diritto. E la Regione – prosegue il consigliere regionale – deve mettere in campo iniziative concrete al fine di pervenire in tempi brevissimi  all’erogazione delle somme dovute.

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I consiglieri regionali dei Riformatori sardi (Attilio Dedoni, Michele Cossa, Luigi Crisponi) hanno presentato un’interrogazione urgente al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, per conoscere le ragioni della decisione di non opporsi all’impugnazione del Governo contro le norme sulle accise, approvate dal Consiglio regionale all’unanimità, che provocherebbe alla Sardegna un danno di oltre un miliardo di euro.

I Riformatori chiedono di sapere cosa il presidente «intende fare per opporsi all’impugnativa del Governo che, ove accolta, provocherebbe alla Regione un danno economico valutabile in oltre un miliardo di euro; se intende costituire la Regione nel giudizio promosso dal Governo; se conferma le opinioni espresse qualche giorno fa, o almeno così riportate dalla stampa, dall’assessore al Bilancio Paci che sosteneva le ragioni del Governo invece di quelle della Regione Sardegna».

I consiglieri regionali dei Riformatori sardi ricordano che la norma sulle accise «è stata approvata all’unanimità dal Consiglio regionale» e in particolare che l’articolo 8 dello Statuto stabilisce che «nelle entrate spettanti alla regione sono comprese anche quelle che, sebbene relative a fattispecie tributarie maturate nell’ambito regionale, affluiscono, in attuazione di disposizioni legislative o per esigenze amministrative, ad uffici finanziari situati fuori del territorio della regione». Senza considerare che «la nuova norma di riscrittura dell’articolo 8 dello Statuto Regionale sardo ha contestualmente legato ai maggiori proventi derivanti dalle nuove compartecipazioni l’imputazione al bilancio regionale della spesa sanitaria, delle spese relative al trasporto pubblico locale e alle misure di continuità territoriale». 

 

La Corte Costituzionale, tra l’altro, ricordano ancora i Riformatori, «con sentenza n. 95 del 2013 si è già espressa sulla materia delle entrate della Regione stigmatizzando l’inerzia Statale che troppo a lungo ha fatto permanere uno stato di incertezza che determina conseguenze negative sulle finanze regionali, alle quali occorre tempestivamente porre rimedio, trasferendo, senza ulteriore indugio, le risorse determinate a norma dello statuto».

 

Secondo i Riformatori sardi, infine, «impugnare la norma sulle accise, equivale a impugnare lo stesso articolo 8 dello Statuto e, dunque, il Governo regionale non può restare impassibile e non opporsi davanti alla Corte Costituzionale».

Luca Sarriu

Luca Sarriu, imprenditore nel settore del turismo culturale e ricercatore universitario, candidato alle recenti elezioni regionali, è stato nominato coordinatore provinciale del Partito dei Sardi. L’investitura è maturata qualche giorno fa nel corso della riunione del coordinamento provinciale, riunitosi per fare il punto sulle attività del Partito nel territorio e nell’intera Sardegna, dopo il positivo risultato elettorale ed alla luce delle responsabilità di governo che il partito, come terza forza della coalizione, ha assunto nel Consiglio regionale e nella Giunta guidata dal governatore Francesco Pigliaru.

«Tra le posizioni emerse – si legge in una nota – è stata ribadita l’esigenza, per il Sulcis, di prese di posizione chiare sulle drammatiche vertenze che affliggono il territorio. In primo luogo quelle industriali, che vanno risolte cercando di coniugare le esigenze dei lavoratori con quelle del rilancio economico del Sulcis, in un’ottica di diversificazione delle attività produttive e del rilancio della piccola e media impresa, soprattutto nei settori del commercio e dell’artigianato. Le opportunità offerte dal recente bando sulla fiscalità di vantaggio, che rappresentano una nota positiva per le imprese sulcitane, vanno sapute cogliere, anche se rimane il rammarico, su cui occorre riflettere, per l’ampia forbice tra le aziende censite (circa 7.500) e quelle che, effettivamente, hanno presentato la richiesta di aiuto (poco meno di 4.500), differenza dovuta, probabilmente, alla scarsa comunicazione dell’intervento tra le associazioni di categoria e le singole imprese. Nell’ambito dell’intervento, a monito per successive iniziative, va ripensata la problematica posta dalle aziende con sede legale o operativa a Teulada, rimaste escluse nonostante la vicinanza geografica, storica ed economica tra la comunità teuladina e quella del Sulcis.»

«Il Partito evidenzia però come – si legge ancora nella nota – , al netto del bando per la fiscalità di vantaggio, sia ormai insostenibile la lentezza nella realizzazione delle altre misure del cosiddetto Piano Sulcis, e che vada assolutamente rivisto l’impianto delle misure da adottare, per fare in modo che esse siano più rispondenti e vicine al territorio ed alla capacità del territorio stesso di autodeterminarsi nella costruzione di un nuovo modello di sviluppo. L’esito più che deludente del bando 99ideas, che sembra orientarsi più verso la creazione di agenzie di ricerca che verso opportunità di concrete occasioni lavorative per i troppi disoccupati e inoccupati del territorio, lascia l’amaro in bocca rispetto alle aspettative e all’iniziale entusiasmo che l’iniziativa aveva suscitato.»

Il coordinamento ha affrontato inoltre «la spinosa questione della gestione del territorio, affidata ormai da anni alla pratica del commissariamento. In condizioni di questo tipo, che abdicano troppo spesso a quella trasparenza che si deve pretendere dagli enti pubblici, l’incertezza dei ruoli e la precarietà delle competenze generano situazioni di tensione tra i lavoratori, il cui destino lavorativo (e talvolta il versamento degli stipendi) non è né chiaro né definito attraverso percorsi lineari di gestione degli enti stessi».

Il Partito dei Sardi auspica, per il Sulcis, «un deciso cambio di rotta rispetto alla pratica dei commissariamenti, con un ripensamento delle competenze e delle finalità dei vari enti commissariati, per ripristinare una sana attività amministrativa che possa mettere in atto scelte di gestione trasparenti e condivise».

Il coordinatore e l’intero coordinamento provinciale si sono detti pronti «a lavorare a stretto contatto con la Segreteria del Partito dei Sardi e con il Segretario Franciscu Sedda per rafforzare la presenza del partito sul territorio, e collaborare in Consiglio regionale con i propri consiglieri e in Giunta, attraverso il Presidente del Partito Paolo Maninchedda, assessore ai Lavori pubblici» e si impegna «a cercare di suggerire soluzioni positive per le tante problematiche del Sulcis, e si farà promotore, nel territorio, di iniziative volte ad incontrare le comunità sulcitane e i loro rappresentanti, per incidere nelle scelte politiche del governo dell’Isola ed intraprendere una nuova stagione di concertazione ed ascolto delle esigenze dei cittadini di cui il Sulcis ha urgente bisogno».

 

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Il presidente della regione, Francesco Pigliaru, e l’assessore degli Affari Generali, Gianmario Demuro, hanno portato avanti la posizione della Sardegna rispetto ai contenuti dell’allegato 11 “Infrastrutture” del Documento di Economia e Finanza (DEF) approvato dal Consiglio dei Ministri e che necessita dell’intesa con le Regioni e le Province Autonome, al tavolo della Conferenza delle Regioni e delle province autonome, riunitosi stamane a Roma.

«Ci siamo opposti all’intesa per far rispettare le prerogative della nostra regione – ha detto il Presidente Pigliaru, spiegando che l’allegato contiene numerosi errori relativi alla Sardegna -. Nonostante la maggior parte delle regioni volesse procedere, con la nostra presa di posizione abbiamo ottenuto una settimana di rinvio per la formulazione dell’intesa, un tempo che permetta di correggere l’allegato e far sì che venga aggiornato con le infrastrutture elencate nell’intesa generale quadro presentata dalla Sardegna e concordata con il Governo, attualmente alla firma del Presidente del Consiglio.»

All’elenco appartengono, oltre alle infrastrutture stradali e legate al sistema dei trasporti, anche quelle danneggiate dall’alluvione che necessitano di ripristino, e che per essere finanziate devono trovare posto all’interno dell’allegato 11 in discussione.

«Grazie alla mediazione della nostra Regione ora si apre una fase di opportuno negoziato», ha aggiunto l’assessore Demuro, sottolineando che al tavolo della Conferenza la Sardegna ha avuto delega di rappresentanza anche dalla Provincia Autonoma di Trento.

Tra gli appuntamenti della giornata romana di Francesco Pigliaru, anche quello con il Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco, e con il Capo di gabinetto del Ministero dell’Economia e delle Finanze, Roberto Garofoli. Insieme all’assessore della Programmazione e Bilancio Raffaele Paci, il Presidente della Regione ha portato all’attenzione la questione del Patto di stabilità. E’ stata una prima interlocuzione che, riconosciuta l’anomalia della Sardegna, ha portato all’accordo di far partire subito un tavolo tecnico. La prima seduta è fissata per giovedì 24, al fine di valutare la situazione e individuare le possibili vie di soluzione, mentre entro un mese è prevista la riunione di un tavolo politico.

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L’on. Michele Cossa, nel corso del suo intervento pomeridiano, ha ribadito il favore per le riforme («ci sono pochi dubbi circa la loro necessità per riammodernare le nostre istituzioni») sottolineando però come il presidente del consiglio dei ministri «proceda a farle anche con l’uso dell’accetta».

Il consigliere dei Riformatori sardi ha ricordato i provvedimenti in discussione nel Parlamento e ha dichiarato di condividere la proposta del Senato delle Regioni. Soluzione contestata però dalle stesse Regioni che sembrano preferire un Senato composto su base proporzionale.

L’on. Cossa ha spiegato come sia in atto un vero e proprio rovesciamento della piramide che si era edificata nel 2001, quando con una serie di importanti provvedimenti legislativi ai vertici della piramide dell’organizzazione dello Stato erano stati messi i Comuni, mentre oggi si assiste ad un ritorno delle logiche centraliste, quelle cioè che riportano in cima lo Stato.

«Oggi – ha precisato l’on. Cossa – c’è in discussione una norma che giustifica qualunque intervento senza che sia presente alcun bilanciamento e senza che sia garantita la nostra specialità autonomistica.»

L’esponente dell’opposizione ha quindi ribadito il suo convinto favore per l’abolizione delle province, ma ha sottolineato il rischio che con l’introduzione delle città metropolitane, definite enti intermedi, si possa ricreare un momento istituzionale, invece di riconfermare le città metropolitane soltanto come enti di coordinamento.

L’on. Cossa ha concluso con l’invito al Consiglio perché si proceda con la riforma degli Enti Locali e con una dura critica, rivolta in particolare al Pd («ha blindato al legge che ieri si discuteva alla Camera») per la bocciatura del collegio unico sardo per l’elezione del Parlamento europeo.

Il presidente del Consiglio ha dunque concesso la parola al capogruppo del gruppo “Sardegna Vera”, Efisio Arbau.

L’esponente del movimento “La Base” ha affermato in apertura del suo intervento come, perché si possano ribadire le ragioni della sua specialità e possa essere affrontato il nodo centrale delle riforme istituzionali. L’on. Arbau ha rivolto apprezzamento per la posizione espressa dal presidente della giunta, on. Francesco Pigliaru, nel corso delle sue comunicazioni all’Aula, quando ha affermato che «la giunta e la maggioranza non arretreranno di un millimetro nel confronto con lo Stato».

Il consigliere Arbau ha ricordato come in Sardegna, insieme con i temi delle riforme in discussione nel Parlamento, «resta aperto il grande problema dell’abrogazione delle province». Il Consiglio regionale – a giudizio del consigliere della maggioranza – non ha infatti proceduto nell’approvazione di un vero e proprio codice delle autonomie per disciplinare correttamente funzioni, compiti e ruoli degli Enti Locali. L’on. Arbau ha, dunque, preannunciato la presentazione a breve di una bozza del codice delle autonomie da sottoporre anche al confronto dell’opposizione, per passare, sul delicato tema degli Enti Locali, «dalle parole ai fatti».

In riferimento alla modifica del Titolo V della Costituzione il capogruppo di “Sardegna Vera” ha espresso favore per l’eliminazione della “competenza concorrente” e ha definito “centralista” il disegno “renziano” che ha l’obiettivo di garantire «più potere legislativo allo Stato e meno alle Regioni».

L’on Arbau ha concluso auspicando una evoluzione dell’Autonomia sarda all’interno di un’Italia federale e ha invitato il Consiglio regionale all’impegno: «Renzi lavora, dimostriamo di saperlo fare anche noi».

Il presidente Ganau ha dato poi la parola al capogruppo dell’Udc, on. Gianluigi Rubiu, il quale ha evidenziato come il premier Renzi stia apparentemente alleggerendo la macchina amministrativa, ma di fatto indebolisce le province senza però eliminarle e, in più, stia istituendo le città metropolitane. Va difeso, ha affermato, quanto previsto nell’articolo 116 della Costituzione, articolo compreso nel Titolo V, che nella modifica costituzionale del 2001 ha scritto che le  Regioni “dispongono di Statuti” e non come era scritto prima alle Regioni “sono attribuiti” Statuti. Una modifica significativa che ha riconosciuto lo Statuto come un diritto acquisito e non concesso.

Ha poi preso la parola l’on. Angelo Carta (Psd’Az), il quale ha elencato le tante volte che la Sardegna è stata beffata dal Governo di turno in materia di trasporti, della tutela della lingua sarda, in materia paesaggistica e culturale.

«Siamo spettatori e stiamo finendo sotto il rullo compressore Renzi», ha affermato l’on. Carta.

«Presidente Pigliaru le domani deve andare a Roma sapendo di rappresentare un’intera regione, una popolazione intera, una nazione».

Per il consigliere del Psd’Az quello di oggi deve essere un punto di partenza per rivedere il modo in cui la Sardegna sta in Italia e in Europa, non avendo paura di parlare di sovranità.

L’on. Pier Mario Manca ha espresso soddisfazione per i «numerosi e positivi spunti emersi nel corso del dibattito» e ha affermato: «Ben vengano le riforme, ma tuteliamo la nostra specificità costituzionale». L’esponente del Partito dei sardi ha più volte declinato il concetto della salvaguardia delle prerogative autonomistiche e ha denunciato come: «Il venir meno della specialità riporterebbe la Sardegna indietro di quarant’anni».

«Non vogliamo entrare in conflitto con lo Stato – ha concluso l’on. Manca – sulla riforma dello Stato italiano, sono pronto a entrare in conflitto con lo Stato italiano per difendere l’Autonomia della Sardegna.» 

L’on. Marco Tedde (FI) si è soffermato sul cambiamento del lessico politico regionale. «Siamo passati – ha detto – da una fase in cui si parlava di autonomismo e specialità al discorso sull’indipendenza e, ora, ad un salto all’indietro in cui il principio stesso di autonomia viene messo in discussione». Abbiamo vissuto in un’altra epoca? Si è chiesto l’on. Tedde: «Ora c’è una smania di sforbiciare che rischia di mandare all’aria decenni di battaglie, per un furto che lo Stato sta tentando di compiere, con una certa destrezza». Siamo, secondo l’esponente di FI, di fronte ad un attacco inaccettabile, perché rivolto anche all’identità; la nostra specialità non è regalia né privilegio, è un piccolo tentativo di riequilibrare una situazione difficile ed un pesante handicap.

Un attacco dello Stato, ha continuato Tedde, che «si esprime in molte forme, compresi i vincoli del patto di stabilità».

«Presidente – ha concluso Tedde rivolgendo un appello all’on. Pigliaru – difenda l’autonomia anche contro il suo partito e convochi gli stati generali della Sardegna, per far sentire forte la sua voce e le sue proposte.»

L’on. Stefano Tunis (FI) ha affermato di apprezzare «il metodo del Presidente della Regione, che ha voluto ricevere dall’Aula il più ampio mandato politico per affrontare un dibattito di grande importanza per la Sardegna, sotto ogni profilo». Tuttavia, l’on. Tunis si è detto pessimista sull’esito del confronto: «Difficilmente saranno ascoltate le ragioni dell’autonomia sarda: dalla riforma del 2001 in poi, passando per il federalismo, c’era un treno in corsa che nessuno riusciva a fermare, ma ora si è arrivati a un nuovo centralismo.»

Il legislatore, secondo Tunis, «ha ancora la febbre alta, il problema della spesa delle Regioni è appesantito da inchieste di grande impatto mediatico e tutto questo fa male all’autonomia regionale». Condividendo alcuni passaggi dell’intervento dell’on. Busia, Tunis ha proseguito affermando che «non si tratta di concordare, si tratta di fermare lo Stato che vuole di nuovo la supremazia nazionale praticamente su tutte le materie. Invece dobbiamo dimostrare che le regioni sanno amministrare bene e sconfiggere l’opinione che qui si annida la corruzione: dobbiamo scrivere una pagina di verità per arrivare alla devoluzione e autonomia».

L’on. Daniele Cocco (Sel) ha condiviso e sottolineato positivamente che il Presidente ha voluto il confronto con l’Assemblea in vista dell’incontro di Roma.

«Le ultime notizie – ha avvertito – purtroppo sono cattive: fra tutte la riduzione delle cattedre e la mancata approvazione della riforma della legge elettorale per le europee. Ma noi vogliamo disturbare il manovratore e contrastare con forza ogni tentativo di comprimere i nostri spazi di autonomia e assumerci le nostre responsabilità, perché i Sardi devono essere protagonisti di tutti i passaggi che li riguardano.»

L’on. Cocco ha poi affermato di condividere la mozione del Pd, che il suo gruppo ha sottoscritto, «ma questo non ci impedisce di criticare la scelta del governo centrale, è vero che non ci sono governi amici o nemici, ma essendo questo governo omologo ad una parte politica dobbiamo porci il problema». Non c’è alternativa, ha concluso il consigliere di Sel: «Lo Stato deve riconoscere i nostri diritti, vogliamo le riforme ma la Sardegna deve accrescere i suoi spazi di autonomia, senza destrutturare il sistema democratico solo per un presunto motivo di taglio di spesa».

Ha preso dunque la parola l’on Alessandra Zedda (Forza Italia). «Dietro la spending review si nasconde la volontà di ledere l’autonomia delle Regioni – ha detto – la Sardegna deve difendere la sue prerogative. In passato abbiamo difeso con forza l’articolo 10 dello Statuto (che assicura alla Regione la possibilità di disporre esenzioni e agevolazioni fiscali nei limiti della propria competenza tributaria). Mi auguro che anche lei sappia interpretare la volontà del popolo sardo. E’ giusto che lei vada domani a Roma alla Conferenza Stato-Regioni portandosi il consenso di tutti i sardi perché questa è la nostra vera battaglia. In questi anni ci si è spostati dai dettami dello Statuto. Se dobbiamo rivedere i contenuti della specialità è per ampliarli non per cancellarli o restringerli. Noi – ha concluso l’on Zedda – le affidiamo un ampio mandato, ma sappia che dietro la disponibilità apparente dei governanti di turno si nasconde la volontà di penalizzare le Regioni autonome».

Subito dopo è intervenuto l’on. Luigi Crisponi. «Lei, ha detto rivolgendosi al presidente Pigliaru richiamando l’antica lotta sarda, si appresta domani ad affrontare un’istrumpa istituzionale. Un’istrumpa che la vedrà accompagnata da tutto il popolo sardo. Si ricordi che all’origine dell’antica lotta sarda c’è il valore dell’appartenenzaIl Governo nazionale ha un atteggiamento invasivo, ha aggiunto l’ex assessore al turismo. Quando è intervenuto in materia di trasporti, fisco, paesaggio, beni culturali ha ritardato lo sviluppo della nostra isola. In Sardegna c’è la volonta di combattere il tentativo di un governo “illusionista” che cerca di dimostrare l’indimostrabile. Se andasse avanti quel progetto – ha concluso l’esponente dei Riformatori – un settore come il turismo, per fare un esempio, tornerebbe nelle competenze statali e le conseguenze sarebbero nefaste».

«La sorte ci offre oggi l’occasione di passare dalle parole ai fatti. C’è la possibilità di mettersi tutti a disposizione quando si trattano argomenti decisivi per il futuro dell’Isola.» Lo ha affermato in apertura del suo intervento l’ex presidente della Regione Ugo Cappellacci. «Apprezzo la sua decisione di arrivare in Aula per proporre un dibattito su un argomento così importante – ha detto rivolgendosi al presidente Pigliaru – la situazione è difficilissima: la questione sarda è una questione ancora aperta a oltre 150 anni dall’unità d’Italia. Energia, trasporti, infrastrutture sono nodi irrisolti: la Sardegna continua a scontare forti ritardi rispetto ad altre regioni d’Italia e d’Europa».

«Dal rapporto con lo Stato dipende molta parte dei nostri impegni finanziari – ha ricordato l’on. Cappellacci -. Lo Stato non ha tenuto un atteggiamento leale con la Regione. Lo ricordo perché lei sappia che lo Stato non fa concessioni. Chi difende i diritti della Sardegna dovrà affrontare queste difficoltà.»

L’on. Cappellacci ha poi parlato di “centralismo irresponsabile” riferendosi al disegno di riforma costituzionale.

«Da una parte lo Stato avoca a se poteri, funzioni e risorse ma dall’altra non assolve ai propri doveri, scappa dalle sue responsabilità e non rispetta gli accordi sottoscritti solennemente. Siamo dovuti ricorrere alla Corte Costituzionale per veder rispettata l’intesa sulle entrate fiscali.»

«Ci deve essere un riequilibrio dei poteri – ha concluso l’ex governatore – per metterci alla pari delle altre Regioni.»

Il presidente ha dato la parola al capogruppo di Soberania e Indipendentzia, Emilio Usula, il quale si è detto soddisfatto del clima di condivisione che si è creato in Aula in un momento «in cui in qualche modo sono sotto attacco i nostri programmi e le nostre prerogative». L’on. Usula ha affermato che questo attacco debba essere respinto con forza e fermezza.

«Nessuna crisi economica – ha detto – può negare spazi di democrazia. Vogliamo essere un popolo sovrano e contrastrare la deriva centralistica e ridare il suo ruolo alla Regione, magari aumentandone le prerogative.»

Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha espresso  apprezzamento per il metodo utilizzato dal presidente Pigliaru nel voler riferire all’Aula quanto stava accadendo a Roma. «Presidente vada a Roma domani con un ampio mandato di quest’Aula a tutela dell’autonomismo». Secondo l’on. Solinas l’azione dello Stato sembra voler scaricare le responsabilità della crisi sulle Regioni.

 

Il presidente del Consiglio, on. Ganau, ha quindi invitato l’ultimo iscritto nel dibattito, l’on. Pietro Pittalis, a prendere la parola per il suo intervento.

Il capogruppo di Forza Italia ha dichiarato fin nelle premesse il proprio favore per un ordine del giorno unitario «è la risposta più eloquente ai signori tribunalizi d’oltre Tirreno che pretendono di cancellare la nostra Autonomia, in ossequio alla tendenza allo statalismo e al culto dell’uniformità». L’on. Pittalis ha ribadito le distanze politiche verso tali tendenze e ha ribadito di riconoscersi, invece, nei principi del liberalismo e di sentirsi convinto nell’appartenere «ad una nazione sovrana con una sua lingua e un suo popolo».

Il capogruppo di Fi ha invitato il Consiglio a non limitarsi al dibattito in Aula ma a promuovere e favorire azioni e iniziative con il coinvolgimento dell’intero sistema sociale e culturale sardo

L’on. Pittalis ha invitato alla prudenza sugli esiti dell’incontro del presidente della Giunta, in programma per domani a Roma, in ordine ai risultati circa gli interessi della Sardegna e ha denunciato come «le grandi burocrazie ministeriali continuino a lavorare contro l’Isola» e il tutto si aggiunge all’assenza di una autentica cultura federalista.

«Con la democrazia e la dialettica – ha concluso il capogruppo di Forza Italia – dobbiamo contrastare il disegno centralista dello Stato italiano e in questa battaglia il presidente Pigliaru può contare anche sul nostro convinto sostegno.»

Dopo un breve sospensione dei lavori, il presidente Ganau ha comunicato che la conferenza dei capigruppo ha predisposto un ordine del giorno unitario di cui dà lettura all’Assemblea. Nel documento, diviso in 4 punti, si impegna la Giunta «a ricercare ogni sede di confronto con il Governo perché venga salvaguardata la specialità autonomistica della Sardegna, sollecitando nel contempo tutte le rappresentanze sarde nel Parlamento italiano affinché si battano nel modo più efficace possibile contro la cancellazione dell’autonomia regionale».

La Giunta ha espresso parere favorevole sul documento. Il presidente ha dato quindi la parola ai consiglieri per le dichiarazioni di voto.

L’on. Mariolino Floris (Sardegna) ha annunciato la sua astensione ritenendo il documento “inutile” nell’attuale contesto politico nazionale e istituzionale. Non è la prima volta, ha ricordato, «che bocciano la proposta di riforma della legge elettorale per le europee che garantirebbe rappresentanza alla Sardegna». Qui, ha aggiunto Floris, «servono risposte chiare perché ci stiamo gicando il futuro della Sardegna e quella di non votare non può essere una soluzione: facciamo invece una lista di sardi e votiamo i sardi».

Esaminando il contenuto dell’ordine del giorno unitario, l’on. Floris ha detto che, più che un confronto col Governo «dobbiamo chiedere un incontro col Presidente della Repubblica che, proprio qui in Sardegna, si era speso a favore dell’autonomia regionale». Semmai, ha concluso, «serve la nostra presenza fisica a Roma, non solo della classe politica ma anche del mondo produttivo e sindacale, degli amministratori locali: non possiamo mandare il presidente da solo».

L’on. Gavino Sale (Misto) ha sostenuto che «dal dibattito in Aula si rafforza l’impressione che in Sardegna c’è davvero un aria nuova». La fusione delle due mozioni, a suo avviso, è indice di maturazione di una certa coscienza, che qui c’è un popolo e una nazione viva. Dopo essersi detto d’accordo con l’on. Floris sul fatto che il confronto non sortirà grossi effetti, l’on. Sale ha aggiunto che «i nodi di tanti anni stanno arrivando al pettine, la coscienza di nazione e di popolo sta superando la capacità di risposta della classe politica». Il punto, secondo Sale, «non è quanto ci possono concedere o quanto possiamo chiedere ma quanto la Sardegna saprà essere protagonista del proprio destino e lo stesso referendum sulle province parla, al punto di 6, di costituente e di riforma dello Statuto». Per l’esponente del gruppo Misto, dunque, bisogna partire da questo: «Il presidente non è più un banale governatore ma il presidente della nazione sarda, questo processo è più ampio della destra e della sinistra, a questo processo dobbiamo dare una accelerata, mettendo in moto una forza che il popolo sardo ha espresso dall’interno e passando da una identità depressiva alla consapevolezza dei valori che rappresentiamo».

L’on. Pizzuto, citando il giurista Piero Calamandrei che parlava della Costituzione, ha ricordato che «quando la nave va in fiamme non ci si può fermare sulle appartenenze». E qui, ha proseguito Pizzuto, «c’è il pericolo che la nostra autonomia sia travolta da spinte disgregatrici che mettono in pericolo la democrazia nel nostro Paese».

Conclusi gli interventi e non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione l’ordine del giorno, che è stato approvato con una sola astensione.

Successivamente ha chiuso la seduta, comunicando l’organizzazione dei lavori per la prossima settimana. Mercoledì, 16 aprile, alle 10.30, si riuniranno tutte le Commissioni per l’elezione dei presidenti. Il Consiglio riprenderà i suoi lavori nella stessa giornata di mercoledì 16 alle 16.00.