18 November, 2024
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«Vedere la questione insulare riconosciuta finalmente come priorità nel quadro delle proposte che le Regioni portano sul tavolo della politica di coesione è motivo di grande soddisfazione.»

Lo ha detto il presidente uscente Francesco Pigliaru, in riferimento al Documento sulla Programmazione europea 2021-2027 approvato oggi all’unanimità dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.  

«Insieme alla Sicilia, che con il vicepresidente Armao ha già dichiarato di voler entrare a far parte del network europeo che la Sardegna ha costruito in questi anni con Corsica e Baleari, siamo andati avanti su questo fronte con determinazione e impegno – spiega Francesco Pigliaru, ricordando che proprio oggi è stato comunicato l’invio della lettera a triplice firma alle massime cariche europee -. Siamo riusciti ad ottenere che da parte della Conferenza si portino a Bruxelles, con forza, le nostre richieste. In questa partita abbiamo detto molte volte e in molte sedi, con voce unica, che la politica di coesione post 2020 non solo non deve lasciare indietro le isole ma, al contrario, riconoscerne il ruolo strategico e creare le condizioni per uno sviluppo paritario e coerente con le altre aree d’Europa. Avere il sostegno della Conferenza, che ha accolto le nostre proposte, è un passaggio atteso e di grande importanza», conclude Francesco Pigliaru, che ha ringraziato la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, relatrice del documento.

Nello specifico, nel testo si chiede di:

  • Prevedere misure normative e programmatorie specifiche per compensare la discontinuità territoriale, basate su un indice di “perifericità insulare” da definire principalmente sulla base dell’estensione territoriale, della popolazione interessata e della distanza chilometrica e temporale dal continente e dalle aree più sviluppate del Paese; 
  • Promuovere lo sviluppo sociale, economico e ambientale sia nelle aree urbane che nelle aree con gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici che hanno difficoltà ad accedere ai servizi di base (isole e aree interne), in coerenza con il dettato dell’art. 174 del TFUE.

 

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E’ stato il presidente della Corsica, Gilles Simeoni, ad inviare lo scorso venerdì alle massime cariche europee la lettera sull’insularità firmata insieme a Francesco Pigliaru e alla presidente delle Baleari Francina Armengol, lettera presentata al Comitato delle Regioni di Bruxelles lo scorso 5 febbraio. Il documento comune, già consegnato in quell’occasione alla Commissaria europea per le politiche regionali, Corinna Cretu, e contestualmente inviato da ognuno dei Presidenti regionali al proprio governo nazionale, è stato ora indirizzato ai presidenti della Commissione europea Jean-Claude Juncker, del Parlamento UE Antonio Tajani, del Consiglio europeo Donald Tusk. Al centro, la richiesta di attenzione sul fronte dell’insularità, perché le isole d’Europa non comprese in quelle ultraperiferiche vedano riconosciuta la loro situazione di svantaggio strutturale con l’applicazione dell’art. 174 del TFUE (Trattato di Funzionamento dell’Unione Europea).

«Come presidenti delle Regioni Corsica, Sardegna e Isole Baleari – scrivono Simeoni, Pigliaru e Armengol nel testo che accompagna il documento condiviso -, abbiamo inviato ai primi ministri dei nostri rispettivi Stati di appartenenza una lettera per segnalare l’esigenza di adottare, nella produzione legislativa europea da cui deriva gran parte della normazione interna, dispositivi normativi specifici, calibrati sulle sfide dei territori insulari. In considerazione della necessità di un’effettiva integrazione delle regioni insulari periferiche con lo spazio e il mercato europei, auspichiamo il sostegno da parte della Commissione europea, del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione Europea perché ne agevolino l’adozione, nell’ottica della maggiore partecipazione ai vantaggi concorrenziali del mercato interno e ai processi di convergenza economica dell’Unione Europea.»

I tre presidenti sottolineano come l’Unione Europea si trovi in una fase di passaggio delicato: “Gli scenari programmatici e normativi futuri sono in fase di definizione – scrivono -, e ciò avviene in un momento storico in cui in tutta Europa il clima culturale e politico è attraversato da correnti di scetticismo, quando non di disaffezione, rispetto alla causa europea. Questo sentimento è alimentato dalle crescenti diseguaglianze sociali e disparità nei livelli di sviluppo tra i territori, così come dalle differenze di accesso ai vantaggi del mercato interno per imprese e cittadini”.

I rappresentanti di Sardegna, Corsica e Baleari evidenziano come in questo contesto diventi ancora più urgente «la necessità di rinnovare il patto sociale tra cittadini e istituzioni, in primis quelle dell’Unione europea. La risposta a questi sintomi di malessere deve essere più Europa, non meno Europa, capace di promuovere un modello di sviluppo inclusivo e partecipativo in cui tutte le componenti del tessuto sociale possano sentirsi beneficiarie e protagoniste». Seppur riconoscendo come molta altra strada resti da fare, Pigliaru, Simeoni e Armengol ricordano che «il processo di integrazione europea rappresenta una conquista che non può essere messa in discussione. È fondamentale che le disposizioni dei Trattati non rimangano delle mere dichiarazioni di principio ma, al contrario, trovino attuazione concreta nelle condizioni di vita dei cittadini europei. In particolare, l’art. 174 del TFUE rappresenta la summa dello spirito solidaristico e delle aspirazioni alla costruzione di una Europa unita che sono alla base e la ragion d’essere dell’Unione. La sua piena applicazione è tuttavia, per noi presidenti di regioni insulari, una questione tuttora aperta».

«Le regioni insulari soffrono di svantaggi strutturali, naturali e permanenti che si traducono in fallimenti di mercato e diseconomie di scala che configurano un vero e proprio “costo di cittadinanza” – prosegue la lettera -. L’insularità è resa ancora più critica dalla condizione di perifericità, definita in termini di isolamento dalla piattaforma continentale e maggiore distanza dai centri economici e amministrativi. La stessa Commissione europea ha fotografato questa condizione di svantaggio competitivo attraverso l’Indice di Competitività Regionale pubblicato nel 2017. I tentativi di superare gli svantaggi strutturali e permanenti insiti nell’insularità periferica producono un continuo contenzioso con la Commissione europea, in materia di aiuti di Stato, come dimostra l’annosa questione della continuità territoriale.»

«Lo scenario normativo e programmatico post-2020 non deve lasciare indietro i territori insulari – concludono Francesco Pigliaru, Francina Armengol e Gilles Simeoni -. Percorsi di convergenza che riducano i divari di sviluppo tra le regioni, a beneficio dei cittadini e delle imprese che vivono nelle aree meno sviluppate d’Europa, non sono più differibili.»

 

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È continuato a Roma, nonostante importanti assenze, il lavoro del tavolo sul latte Governo-Regione, oggi riunito al ministero delle Politiche agricole. Nel tavolo si è fatto il punto sulle azioni intraprese da Regione e Governo dopo l’incontro di Cagliari. La Regione Sardegna, presente con il presidente Francesco Pigliaru e l’assessore dell’Agricoltura, ha comunicato di aver adottato la delibera sugli strumenti finanziari da utilizzare per consolidare la filiera dell’Ovicaprino ed ha annunciato la disponibilità a stanziate immediatamente un milione di euro per sostenere i progetti di internazionalizzazione, in collaborazione con ICE. La delibera verrà presentata nella riunione di Giunta di domani. 

È stata inoltre proposta la costituzione di un tavolo tecnico ristretto, di cui farà parte anche la Regione, da convocare in Sardegna con il compito di definire una metodologia sui prezzi finali dei prodotti legando il prezzo del latte alle dinamiche del mercato dei formaggi delle 3 Dop sarde.

Il tavolo ristretto avrà a sua disposizione l’accordo sul Patto di filiera, già in gran parte condiviso tra le parti nei tavoli che si sono succeduti dall’estate 2018 fino allo scorso gennaio all’assessorato dell’Agricoltura. ll Patto di filiera contiene le regole che completano il quadro controllando l’offerta e mettendo in sicurezza il sistema. Più in particolare prevede la fornitura dei dati di produzione mensile da parte di Oilos, che definisce le strategie di gestione del Monte latte; un report mensile di produzione e quotazione del pecorino romano; il rispetto delle quote produttive assegnate (oggi prorogate al 30 luglio) dal Consorzio di tutela. La destinazione di una quantità di latte destinata alla diversificazione su altre produzioni, la quantità di formaggio da destinare all’invecchiamento e la disponibilità del sistema creditizio sul finanziamento della campagna 2018-19. 

Su quest’ultimo aspetto è stato riconfermato l’impegno, da parte della Regione, a intervenire per il ritiro delle eccedenze con i 18 milioni movimentati dalla SFIRS. 

Il presidente Francesco Pigliaru ha anche manifestato interesse a valutare con attenzione la richiesta dei pastori di trasferire le quote di produzione dai trasformatori ai produttori primari. 

Il Banco di Sardegna, che fin dal primo tavolo aveva messo a disposizione 10 milioni, ha inoltre confermato la possibilità di proroga, fino a dicembre 2019, dei finanziamenti della vecchia campagna per mettere in sicurezza il sistema.

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Si è concluso senza un accordo l’incontro svoltosi oggi al Viminale tra il ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini ed il ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del Turismo Gianmarco Centinaio e i rappresentanti delle associazioni di allevatori sardi e dei produttori. Alla riunione era presente il presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru.

Tra le parti è stato compiuto un passo in avanti, soprattutto per la disponibilità garantita dai ministeri dell’Interno e dell’Agricoltura, della Regione Sardegna e del Banco di Sardegna, di mettere a disposizione 44 milioni di euro per il ritiro dal mercato delle eccedenze di pecorino romano, passaggio fondamentale per assicurare ai produttori un ritorno economico immediato e, soprattutto, un aumento del prezzo sul mercato, ma non si è arrivati ad un accordo sul prezzo del latte, nonostante il ministro avesse affermato alla vigilia che non avrebbe lasciato il tavolo se non dopo aver assicurato agli allevatori il prezzo di 1 euro al litro, come da loro rivendicato nella loro durissima vertenza.

Il confronto ritorna ora a Cagliari, dove ieri c’era stato un primo incontro, senza alcun risultato.

«Abbiamo portato al tavolo la proposta che avevamo già presentato alla riunione di ieri e alla fine è stata l’unica discussa operativamente – ha detto il presidente Francesco Pigliaru -. Il solo modo concreto per affrontare l’emergenza, lo abbiamo ribadito, è far correre risorse per ritirare le eccedenze dal mercato, in modo sia temporaneo che definitivo, ipotesi condivisa da tutti i partecipanti. Già Ieri avevamo fatto passi avanti in questa direzione, dando la disponibilità di mobilitare 10 milioni, tramite la Sfirs, cifra che oggi abbiamo aumentato ulteriormente. È chiaro che per il comparto serve strutturare un percorso che guardi più lontano – ha sottolineato il presidente della Regione -, ma come ho detto, qui si tratta di risolvere l’emergenza. Noi facciamo la nostra parte, abbiamo chiesto al Governo di affiancarci in questo sforzo e abbiamo trovato risposte e risorse. Grazie a ciò qualche passo avanti è stato fatto, ma ancora insufficiente. L’obiettivo di chiudere la campagna casearia 2018-2019 con una remunerazione adeguata del latte, che anche stasera gli industriali non hanno proposto, potrà essere raggiunto solo grazie all’impegno di tutti, a iniziare dalle risorse che noi, il sistema finanziario regionale e ora il Governo stiamo assicurando. Ma come dicevo dobbiamo avere lo sguardo piu lungo e per questo continuiamo a lavorare a una soluzione che sia capace di creare le condizioni per una stabilità delle quotazioni nelle prossime campagne – ha concluso Francesco Pigliaru – e di cui continueremo a discutere assieme a tutti agli altri soggetti coinvolti. I lavori del tavolo proseguiranno infatti sabato a Cagliari.»

L’incontro svoltosi al Viminale. Foto di Oreste Fiorenza.

L’incontro svoltosi al Viminale. Foto di Oreste Fiorenza.

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Giovedì 14 febbraio, alle 10.30, verrà presentato il progetto del nuovo polo dell’istruzione di Uta, inserito nell’Asse 1 di Iscol@. L’incontro si svolgerà nel Centro sociale, in via Argiolas-Mannas. Parteciperanno il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, i sindaci del territorio, gli alunni insieme ai genitori, il dirigente scolastico, gli insegnanti e i progettisti.

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E’ urgente chiarire, attraverso una adeguata campagna istituzionale sui mezzi di informazione. le modalità corrette di voto con la doppia preferenza di genere:  imprecisioni, incertezza,  confusione e strumentalizzazioni rischiano pesantemente  di vanificare la dpg, ma anche di provocare una valanga di schede annullate!

Come Coordinamento3-Donne di Sardegna esprimiamo una viva preoccupazione per la confusione, imprecisione e strumentalizzazione che si sta creando sull’uso della doppia preferenza di genere, che verrà sperimentata per la prima volta nella imminente scadenza elettorale del 24 febbraio.

C’è il rischio concreto non solo di una sua vanificazione, ma anche dell’annullamento di una grande quantità di schede elettorali, con pesanti ripercussioni sull’efficacia del voto del 24 febbraio.

Per questo abbiamo ritenuto opportuno inviare, in data odierna, una lettera indirizzata al presidente della Giunta regionale Francesco Pigliaru, sollecitando,  qualora non fosse già prevista, un’adeguata e capillare campagna istituzionale, attraverso gli organi di informazione, carta stampata, web e tv, sulle modalità corrette di voto con la doppia preferenza di genere. «L’idea di promuovere migliori condizioni per l’accesso delle donne alle cariche elettive nelle istituzioni- è stottolineato nella lettera- viene malintesa e snaturata, appare persino strumentalizzata. In questa campagna elettorale, infatti, emerge il fraintendimento che vi siano quote riservate alle donne, che vi siano calcoli separati fra uomini e donne o che, addirittura, si possano esprimere preferenze disgiunte fra candidati di genere diverso e liste diverse. In questo modo, oltre a neutralizzare il valore di questa preziosa norma antidiscriminatoria, lasciando le donne sarde ancora ai margini della sfera politica e istituzionale, si può alterare il libero voto delle elettrici e degli elettori e, in ultima analisi, inficiarlo rendendolo nullo.»

Per tutte queste ragioni occorre fare al più presto chiarezza!

La norma sulla dpg fu approvata quasi all’unanimità dal Consiglio regionale della Sardegna il 21 novembre 2017, al culmine di una battaglia pluriennale e unitaria delle donne sarde, di cui Coordinamento 3 è parte integrante, delle loro associazioni e della stessa esigua rappresentanza consiliare, appena 4 donne a fronte di 56 uomini. E’ la legge statutaria regionale, n° 1 del 20 marzo 2018, con la stessa legge è stata prevista come è noto, la formazione di liste con il 50% di ogni genere: si tratta di una occasione storica ineludibile, che dovrebbe consentire l’elezione di un numero maggiore e paritario di donne, sanando un vulnus che ha caratterizzato 70 anni di storia istituzionale e democratica in Sardegna. Una occasione imperdibile per far  cambiare “volto” e strategie nelle politiche della regione sarda, in un’ottica di genere, così come indicato nella nostra “Carta di Impegni per la Parità”, sottoscritta da tutti e 7 i candidati alla presidenza della regione, in occasione della Convention del 26 gennaio scorso.

Carmìna Conte

Presidente Coordinamento3-Donne di Sardegna

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Il Governo non rispetta neanche le stesse scadenze che ha imposto attraverso la sua Finanziaria e continua a ignorare completamente la sentenza della Corte Costituzionale sulla questione accantonamenti. Ieri, 31 gennaio, è scaduto il termine indicato dallo stesso Governo (nel comma 875 dell’articolo 1 della Finanziaria nazionale) come data ultima entro la quale trovare un’intesa sulla finanza pubblica con le Regioni a Statuto speciale. E, allo stesso tempo, Palazzo Chigi continua a non applicare la durissima sentenza con cui i giudici intimavano la restituzione alla Sardegna delle quote non dovute (285 milioni) e ribadivano la necessità di un accordo sugli accantonamenti equo e, soprattutto, condiviso. Nessun incontro convocato, dunque, e nessuna risposta “istituzionale” alla lettera inviata dalla Regione il 15 gennaio per chiedere di ottemperare immediatamente alle disposizioni della Corte. Scaduti dunque nel silenzio più assoluto i termini indicati dallo stesso Governo, oggi il presidente Francesco Pigliaru ha inviato un’altra lettera al premier Giuseppe Conte e ai ministri dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria, degli Affari regionali e le autonomie Erika Stefani, al sottosegretario di Stato Giancarlo Giorgetti ed al vice ministro dell’Economia e delle Finanze Massimo Garavaglia. 

«Prendiamo atto con rammarico del fatto che il Governo, nonostante le nostre ripetute richieste di ridefinire il concorso della Regione Sardegna agli obiettivi di finanza pubblica, anche tenendo conto della necessità di dare immediata esecuzione alla sentenza n. 6 del 2019 della Corte costituzionale, ha fatto trascorrere il termine del 31 gennaio 2019, previsto dalla recente legge di bilancio dello Stato n. 145 del 2018 per la stipula dell’accordo, senza convocare alcun nuovo incontro e senza inviare nessuna risposta con una proposta di intesa – scrive Francesco Pigliaru -. Ciò premesso, La informo che nei prossimi giorni la Regione darà avvio a tutte le opportune azioni giudiziarie per il soddisfacimento dei propri diritti e la tutela delle proprie attribuzioni.»

La Regione, dunque, come annunciato nei giorni scorsi, percorrerà la linea dura. In queste ore si stanno mettendo a punto i dettagli con gli uffici legali sulle strade possibili, ovvero una ingiunzione di pagamento nei confronti del Governo presentata al giudice civile e un ricorso per ottemperanza alla stessa Corte Costituzionale che potrebbe anche portare alla nomina di un commissario ad acta che sostituisca il Governo e applichi la sentenza. La sentenza dello scorso 11 gennaio non ha precedenti, per varie ragioni: per il riconoscimento su tutti i fronti delle ragioni della Sardegna, per la durezza delle contestazioni al Governo, per l’inedita decisione di entrare fortemente nel merito della questione elencando i criteri con cui si deve arrivare alla stima della somma di accantonamenti, che deve appunto necessariamente tenere conto dell’insularità e del contesto economico in cui si trova la Sardegna, penalizzata rispetto alle altre regioni. I giudici sono stati poi durissimi con il Governo: la necessità di far quadrare i conti nelle casse nazionali non può diventare un principio tiranno nei confronti dell’isola, alla quale vanno riconosciute risorse adeguate per non comprimere, oltre la misura consentita, la sua autonomia finanziaria. Inoltre, sottolineano i giudici, il legislatore dispone di una discrezionalità “limitata” dagli effetti delle sentenze della Corte Costituzionale. Ovvero: il Governo non può fare quello che vuole, deve rispettare le indicazioni della Consulta derivanti da un contenzioso e cercare un accordo con la Regione. 

«È una situazione davvero paradossale, il Governo non riesce a rispettare neanche le scadenze che indica nelle sue leggi. Avevano scelto loro la data del 31 gennaio per chiudere gli accordi con le Regioni speciali, e l’avevano messa nero su bianco in Finanziaria. Invece, non solo hanno ignorato la scadenza, non solo non hanno ancora applicato la sentenza arrivata due settimane fa, ma non hanno avuto neanche il buongusto di rispondere a una delle decina di lettere inviate per chiedere un incontro. Uno sgarbo istituzionale senza precedenti, una totale mancanza di rispetto fra istituzioni, un atteggiamento incomprensibile e inqualificabile che polverizza quella lealtà necessaria fra chi, a vari livelli, ha responsabilità di governo del Paese – dice l’assessore della Programmazione Raffaele Paci –. È gravissimo non aver neanche risposto a quest’ultima lettera, fino all’ultimo minuto utile abbiamo pensato che un segnale sarebbe arrivato, la scadenza da loro voluta era ormai vicinissima, invece nulla. Totalmente ignorati, ancora una volta, con l’aggravante che, in questo caso, il Governo ha snobbato se stesso e persino la Corte Costituzionale, continuando a far finta di niente e a girarsi dall’altra parte, e continuando a trattenere illegittimamente nelle sue casse soldi che sono dei sardi e che vanno spesi esclusivamente per la Sardegna. Nelle prossime ore – conclude Raffaele Paci – faremo tutto quello che è in nostro potere per avere giustizia, e intanto adotteremo altri provvedimenti in Giunta.»

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Il primo ministro della Repubblica di Malta, Joseph Muscat ha tenuto oggi a battesimo all’aeroporto “Mario Mameli” di Cagliari-Elmas, con il presidente della Regione Francesco Pigliaru, l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ed il ministro della Difesa Elisabetta Trenta il progetto “BAT: Sistema innovativo di navigazione aerea basato su sistema inerziale”, con un investimento totale di 8 milioni e 200 mila euro cofinanziato dalla Regione con 1 milione e dal ministero dello Sviluppo economico con 2,8 milioni, che proietta la Sardegna al centro del panorama internazionale della ricerca aerospaziale di eccellenza. 

La società maltese Wes Trade, con le italiane Gem Elettronica e Lion Consulting, il colosso europeo Airbus di concerto con il Distretto AeroSpaziale della Sardegna (DASS), sono infatti pronte ad avviare l’attività di ricerca per perfezionare un sistema di rilevazione satellitare e navigazione aerea in grado di funzionare anche senza il segnale Gps, con sensori montati sugli aerei di cui devono stimare posizione e velocità sfruttando la rotazione dell’asse terrestre, con nuove tecniche che rendano più sicura e precisa l’attività di volo. 

Ma questa è solo la prima fase di quella che può diventare una partita molto più grande e importante per l’Isola: se la ricerca andrà a buon fine e i rilevatori di nuova generazione verranno messi sul mercato, sarà proprio la Sardegna a ospitare l’azienda produttrice, con tutto quello che significa in termini di ricadute economiche e nuovi posti di lavoro.

«Abbiamo dimostrato di avere risorse umane e competenze adeguate per affrontare una sfida di così alto livello: la decisione del Ministero di finanziare questo progetto proprio in Sardegna e la presenza oggi del primo ministro di Malta, lo confermano – dice l’assessore Raffaele Paci -. Accettiamo la sfida con grande entusiasmo, e ne siamo profondamente orgogliosi: è un accordo importante, che punta su un progetto di ricerca, sviluppo e innovazione di rilevanza strategica per la competitività del nostro sistema produttivo, che dà un ruolo di primo piano ai nostri centri e alle strutture di ricerca. E il fatto che il premier Muscat abbia voluto essere qui presente, conferma lo spessore di un progetto che apre prospettive di altissimo livello.»

Consente di riconoscere la posizione di un oggetto in qualunque punto e in ogni momento sfruttando l’asse di rotazione della Terra, al contrario del notissimo Gps, che opera solo se è garantita la copertura da parte del satellite. Il sistema inerziale ha anche un’altra caratteristica: indica la posizione dell’oggetto cercato con precisione millimetrica. Insomma: ha una grande utilità e infatti viene già utilizzato sulle navi e per applicazioni terrestri. In ambito aeronautico, molti costruttori di sistemi di navigazione sono continuamente alla ricerca di sistemi alternativi per sopperire alla mancanza temporanea del segnale radio proveniente dai satelliti o a causa della orografia del terreno particolarmente limitante (barriere naturali, montagne, palazzi alti). Tutti ostacoli che saranno superati se la ricerca che si farà in Sardegna andrà a buon fine. Il progetto, che prevede l’impiego di risorse altamente qualificate del settore aerospaziale sardo, si articola in 7 fasi: progettazione del sistema integrato complesso; realizzazione meccanica del sistema integrato; programmazione del software di controllo; realizzazione di una infrastruttura di test presso l’aeroporto scelto; esecuzione delle prove e sperimentazione attraverso test; registrazione e analisi dei risultati; sintesi dei risultati e contributo all’innovazione ottenuto. Garantirà infrastrutture – che rimarranno in eredità alla Regione per successive attività di test e sperimentazione -, occupazione e nuova tecnologia, soprattutto nella fase di industrializzazione del prodotto. 

«Abbiamo sostenuto questo settore dal primo momento inserendolo nella nostra S3, la strategia di specializzazione intelligente, e questa è stata la svolta per dare impulso al settore, insieme ai 10 milioni che abbiamo destinato ai bandi per incentivare gli investimenti delle imprese del settore – ricorda Raffaele Paci –. I risultati che sono già arrivati, il ruolo strategico del Radiotelescopio di San Basilio con i riconoscimenti da parte della Nasa, gli investimenti di Avio nel Sarrabus, lo stesso progetto BAT dimostrano che la strada è quella giusta. La Sardegna, come è stato più volte riconosciuto durante il dibattito, è ormai un punto di riferimento mondiale anche grazie al prezioso lavoro svolto dal DASS: abbiamo professionalità importanti, condizioni ideali per ospitare strutture di ricerca, forti competenze nell’alta tecnologia e nel digitale. In pochi anni l’aerospazio per la Sardegna si è trasformato da valida potenzialità a solida realtà, e di questo siamo molto orgogliosi, perché questo può garantire un’opportunità in più alla nostra terra, alla sua economia e occupazione.»

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Strade comunali e provinciali da completare, ponti, viadotti e cavalcavia da mettere in sicurezza, accessi ai siti di particolare valore ambientale da migliorare e rendere più sicuri: sono destinati a queste tipologie di intervento gli oltre 50 milioni di euro di fondi FSC 2014-2020, programmati con una delibera di Giunta su proposta dell’assessore dei Lavori pubblici Edoardo Balzarini, in aggiunta ai primi 50 milioni già stanziati per “Interventi di manutenzione, completamento e messa in sicurezza strade sul territorio regionale della Sardegna”. I dettagli sono stati illustrati questa mattina in una conferenza stampa dal presidente Francesco Pigliaru e dall’assessore dei Lavori Pubblici Edoardo Balzarini, nella sala Emilio Lussu di Villa Devoto.

«Questo importante investimento sulla viabilità secondaria dimostra ancora una volta l’utilità del Patto firmato nel 2016 con il governo Renzi, che tra risorse nuove e rimodulate  ha portato alla Sardegna 3 miliardi di euro per mitigare gli svantaggi dell’insularità e continua a dare frutti – ha detto il presidente Pigliaru, citando in particolare il lavoro sulle infrastrutture portato avanti con l’allora ministro Delrio e ripercorrendo le principali voci del Patto, dalle risorse per i collegamenti su ferro sino a quelle per il metano – essenziale nella transizione energetica per avere finalmente equità di tariffe tra Sardegna e resto d’Italia. Oggi parliamo di strade, ponti, vie d’accesso, sottopassi – ha proseguito Francesco Pigliaru -, un intervento diffuso, integrato, fortemente richiesto dai territori e particolarmente importante per i collegamenti, la sicurezza e la prevenzione del rischio anche sul fronte delle conseguenze dei cambiamenti climatici. Noi sinora abbiamo investito molto nel corso della legislatura – ha concluso Francesco Pigliaru- e questi ulteriori 50 milioni permetteranno di migliorare sensibilmente una situazione che la progressiva perdita di finanziamenti da parte delle Province ha reso sempre più difficile.»

«Mentre i primi 50 milioni sono stati destinati a opere di manutenzione, con questi ulteriori fondi diamo il via a quelle che potremmo definire azioni di sicurezza diffusa – ha detto l’assessore dei Lavori pubblici – non grandi opere, ma tanti interventi piccoli e allo stesso tempo importantissimi, perché rivolti alla risoluzione di problemi specifici segnalati dai territori stessi. Grazie alla ricognizione effettuata già a partire dall’estate del 2018 – ha proseguito Edoardo Balzarini – siamo in grado di far incontrare le esigenze territoriali con la disponibilità finanziaria. Ci siamo resi conto che il monitoraggio degli attraversamenti avrebbe fatto emergere un grande fabbisogno e siamo stati pionieri: dopo il crollo del ponte Morandi a Genova, quando il Ministero ha chiesto la ricognizione a tutte le Regioni, noi la avevamo già pronta. Una parte importante della delibera – ha concluso l’assessore dei Lavori pubblici – è costituita anche dai 6,8 milioni destinati al Fondo Progettazione, finalizzato a mettere gli enti locali nelle condizioni di progettare le opere per tempo.»

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«Con la firma degli atti integrativi agli accordi di programma comunicata oggi dal ministro dell’Ambiente Costa, mettiamo un altro, importante tassello nel quadro definito nel Patto della Sardegna firmato nel 2016 con il governo Renzi.»

Lo ha detto il presidente della Regione Francesco Pigliaru, esprimendo soddisfazione per questo nuovo passaggio con cui «anche a seguito di nostre apposite richieste si va completando il quadro delle risorse programmate nel Patto. Con lo sblocco di questi 98 milioni di fondi FSC di competenza del ministero dell’Ambiente finalizzati al completamento della sistemazione idrogeologica di Olbia (Piano Mancini) e dell’abitato di Pirri, possiamo partire con la realizzazione di alcuni interventi specifici che avevamo individuato e richiesto con forza. In questi anni abbiamo lavorato con grande determinazione su questo fronte, investendo energie e risorse sul rischio idrogeologico, sulla prevenzione e sulla sicurezza dei nostri cittadini. E questo è stato possibile, e continua a esserlo, proprio grazie al Patto per la Sardegna che ancora una volta – ha concluso Francesco Pigliaru -, mostra tutta la sua concretezza»