20 July, 2024
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«Mi auguro che le spese sanitarie per gli stranieri temporaneamente presenti sul territorio regionale, ospitati peraltro nella stragrande maggioranza dei casi senza averne alcun titolo, rimangano a carico del Ministero dell’Intero e non siano scaricate sul fondo sanitario regionale  della Sardegna che si paga il 100% del servizio Sanitario regionale». E’ l’osservazione fatta dal coordinatore regionale di “Energie per l’Italia” Tore Piana, autore sul tema, di un’interrogazione con richiesta scritta inviata direttamente al presidente delle Regione, Francesco Pigliaru, e all’assessore della Sanità Luigi Arru, perché si faccia chiarezza su quella che, a detta di Tore Piana, «ha il sapore dell’ennesima beffa ai danni dei contribuenti che risiedono in Sardegna».

«Partendo dall’assurto che, stando al documento predisposto dal ministro dell’Interno Marco Minniti, si attribuisce alle regioni l’impegno di rendere gratuite le cure sanitarie agli immigrati presenti nei rispettivi territori – sottolinea Tore Piana – visto e considerato che tali costi dovrebbero per la loro natura essere a carico del Governo centrale e non pesare nella nostra Regione, mi chiedo come sia possibile “pretendere” che siano i nostri cittadini a dover sostenere le spese delle cure sanitarie di oltre 6.000 immigrati che, oggi, sono presenti sul territorio della Sardegna, e per cui già spendiamo, solo per ospitarli, 210mila euro ogni giorno, senza che la maggior parte di questi ne abbiano alcun titolo.»

«Siamo alla follia!» ribadisce Tore Piana. Da qui l’invito alla presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru, traendo esempio da quanto fatto dai governatori di Liguria, Lombardia e Veneto «che si sono palesemente ribellati a questo sistema – afferma Piana – a rendere noto almeno a quanto ammontano ad oggi le spese sanitarie sostenute per gli immigrati presenti in Regione e se intende chiedere il rimborso di queste spese sanitarie al Governo quale reintegro della spesa pubblica sanitaria sostenuta».

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Il consigliere regionale dei Riformatori Sardi Michele Cossa chiede un intervento immediato dell’assessorato regionale dei Trasporti su quanto sta accadendo nei collegamenti con Carloforte e La Maddalena.

«Turisti e residenti denunciano che le tariffe non sono mai state così elevate: chi le ha decise? – denuncia Michele Cossa -. Sulla base di quali criteri? È vero che il concessionario decide a suo arbitrio l’attivazione e la sospensione di tariffe agevolate, come una “tariffa weekend” applicata in tutte le stagioni fuorché d’estate? Chi e in che modo esercita il controllo? Sono cose su cui occorre un chiarimento immediato. Tutti gli aspetti della gestione devono essere regolamentati nel Contratto di servizio che disciplina i rapporti – regolamentandone l’attività – tra la Regione e la compagnia concessionaria. Da anni lo stiamo chiedendo, così come stiamo chiedendo di acquisire le relazioni sul servizio che certamente la società concessionaria è obbligata a trasmettere e le risultanze delle verifiche periodiche che certamente la Regione effettua. Ma apparentemente nessuno ne sa nulla.

«La cosa più grave è che la Delcomar opera in una situazione di monopolio, e questo impone alla Regione un supplemento di attenzione sulle politiche tariffarie (che certo non possono essere lasciate all’arbitrio del concessionario) e sul servizio erogato, che deve essere garantito e articolato in modo preciso durante l’arco della giornata, durante la settimana e nei diversi periodi dell’anno – aggiunge Michele Cossa che annuncia la presentazione di un’interrogazione urgente al presidente della Regione Francesco Pigliaru e all’assessore regionale dei trasporti Carlo Careddu -. Quanto sta accadendo è assolutamente anomalo, arreca un danno enorme all’immagine e all’economia non soltanto delle isole minori ma dell’intera Sardegna. I sardi pretendono risposte immediate dalla Regione – conclude Michele Cossa – e sarà necessaria un’indagine dell’autorità Antitrust, ultimamente piuttosto sensibile alle tematiche relative al trasporto pubblico locale.»

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Il 4 ottobre 2016 il Consiglio comunale di Cagliari ha approvato una mozione presentata da due consiglieri comunali Angius e Marcello che aveva come oggetto l’introduzione dell’istituto della doppia preferenza di genere nella legge elettorale regionale. Attraverso il voto chiedeva l’adesione del Comune alla mobilitazione promossa dal movimento “Meglio in Due” che dal mese di settembre 2016 invitava tutti i comuni della Sardegna ad approvare la mozione.

La mozione è stata poi allegata insieme alle altre pervenute da tutto il territorio, ad una lettera indirizzata al presidente della Regione Francesco Pigliaru e del Consiglio regionale Gianfranco Ganau, con richiesta formale di provvedere all’introduzione della doppia preferenza. I motivi che ci spingevano a fare tutto questo ricordano le promotrici Carla Poddana, Elena Secci e Lucia Tidu sono sotto gli occhi di tutti «non possiamo permetterci di avere un Consiglio regionale composto da 56 uomini e sole 4 Donne, vi  sono purtroppo degli ostacoli che impediscono la Paritaria partecipazione e rappresentanza del genere femminile nelle istituzioni ed è dovere di tutti rimuoverli. Uno dei metodi utilizzato negli altri Stati e anche in Italia è quello della doppia preferenza che garantisce un riequilibrio di genere e quindi una più democratica percentuale di presenza dei due sessi nei luoghi dove è corretto che le decisioni vengano prese in due, donne e uomini con le loro diverse competenze e attitudini».

I comuni che hanno aderito alla mobilitazione sono più di 200 e tanti in questi ultimi tempi stanno approvando delibere simili che ribadiscono l’urgenza e la necessità che la Regione porti in aula la doppia preferenza e voti immediatamente per la sua introduzione. 

«Il fatto che a distanza di quasi un anno alcuni consiglieri comunali del comune di Cagliari ripresentino una richiesta dal contenuto uguale a quella presentato dal movimento “Meglio in Due” ci lascia basite – aggiungono Carla Poddana, Elena Secci e Lucia Tidu -, poiché un anno fa in quello stesso consiglio una consistente parte di consiglieri aveva deciso di astenersi o votare contro. Repetita iuvant? Quindi si presenta una cosa già votata per ribadirne l’importanza? Se il fine fosse questo un semplice richiamo alla delibera precedente e una presa di posizione forte unendosi all’appello più volte da noi lanciato verso i comuni rimanenti di approvare la mozione per dare ancora più forza alla richiesta, sarebbe stato più appropriato. Quello che appare e dispiace è il tentare di personalizzare questa lotta facendo finta di dimenticare le sue origini e la sua maternità, come se ci si dimenticasse che unendo le forze si potrebbe fare molto di più e, soprattutto, avere più forza nella richiesta alla massima istituzione della nostra Regione. Un pizzico di onestà intellettuale permetterebbe alla lotta di avere non solo più forza ma maggiore credibilità data dal mettere la battaglia in primo piano. I colori politici che prima portavano ad una astensione o (in alcuni comuni) a cestinare l’iniziativa o votarla in maniera difforme o mascherata rispetto alla richiesta primaria per metterci il “cappello” non sono utili alla lotta. Ancor più grave se entriamo nello specifico di ciò che è accaduto nella seduta del Consiglio comunale di Cagliari del 9 agosto 2017 dove per mancanza del numero legale la proposta fotocopia è stata cestinata. La serietà della battaglia ancora una volta subisce il colpo dei tanti che la utilizzano solo come bandiera cercando di cavalcare un onda di protesta forte che si è sollevata intorno a questo tema. Ridicolizzare questa battaglia in questo modo ci fa capire quanto per tanti sia poco importante battersi per raggiungere l’obiettivo e quanto invece sia più importante cercare la notorietà pubblicizzando la propria adesione alla lotta o il proprio impegno per la stessa. Abbiamo bisogno di tutti per far sì che la doppia preferenza venga introdotta nella legge elettorale regionale e continueremo con forza, caparbietà e serietà nella nostra battaglia. Chi ha a cuore tutto questo non gioca – concludono Carla Poddana, Elena Secci e Lucia Tidu -. Noi non molleremo la presa.»

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«Annullare o sospendere tutti gli atti amministrativi e di gestione di Abbanoa che non rientrano nell’ordinaria amministrazione, comprese tutte le procedure relative agli appalti». È questa la richiesta avanzata dai consiglieri della maggioranza, Antonio Gaia e Pierfranco Zanchetta, Upc; Daniele Cocco, Art. 1 – Sdp; Roberto Deriu, Pd; Emilio Usula e Annamaria Busia, gruppo misto; nell’interpellanza presentata in Consiglio regionale ed indirizzata al presidente della Regione, Francesco Pigliaru.

A giudizio degli esponenti del centrosinistra, infatti, è concreto il rischio che, tutto ciò che non attiene l’ordinaria amministrazione, possa “essere travolto” dalle conseguenze «dell’illegittimità dell’affidamento in house providing del servizio idrico integrato della Regione ad Abbanoa spa».

Antonio Gaia e i suoi colleghi, evidenziano quindi le conclusioni a suo tempo trasmesse, con procedimenti distinti e autonomi, dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) e dall’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) circa il rispetto delle norme nazionali e comunitarie in materia di affidamento in house ed in particolare la mancanza del «necessario requisito del cosiddetto controllo analogo, difettando ad Egas, il soggetto preposto a tale controllo, sufficiente potere in grado di influenzare in modo determinante obiettivi strategici e decisioni rilevanti di Abbanoa spa».

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Su richiesta dei Consorzi di Bonifica della Nurra e del Nord Sardegna, il Comitato istituzionale dell’Autorità di Bacino ha approvato l’integrazione di nuove risorse idriche destinate a sopperire le criticità nelle aziende agro-zootecniche a causa dello straordinario andamento climatico in corso, così da garantire un ulteriore quantitativo d’acqua per limitare le perdite di produzione dovute alla siccità.
È stata rimodulata la dotazione idrica del Consorzio di Bonifica della Nurra, a cui erano stati destinati nei mesi scorsi già 25milioni di metri cubi d’acqua (20 dal sistema idrico multisettoriale e 5 dai pozzi della Nurra), con un nuovo trasferimento di 500mila metri cubi dall’invaso di Monte Leone Roccadoria verso quello del Cuga.
La dotazione idrica a favore del Consorzio di Bonifica del Nord Sardegna è stata rimodulata con un’integrazione di altri 6milioni di metri cubi d’acqua che si sommano ai 22milioni già assegnati nei mesi scorsi: 15 milioni dirottati dall’invaso del Monte Lerno di Pattada e 7 milioni dal quello del Coghinas – traversa Donigazza. Le risorse aggiuntive vengono per 3milioni di metri cubi dalla diga di Monte Lerno e altri 3 da quella del Coghinas. L’intervento ha lo scopo di limitare i danni alle colture foraggere in atto, soprattutto nella piana irrigua di Perfugas, a causa dello straordinario andamento climatico registrato nello scorso mese di luglio che ha determinato un repentino incremento dei consumi.
L’assessore dell’Agricoltura, Pierluigi Caria, durante la riunione del Comitato istituzionale dell’Autorità di Bacino, ha illustrato le richieste giunte dai territori e le numerose criticità che devono affrontare le aziende agricole a causa dello straordinario andamento climatico in corso. Ai lavori, come componenti del Comitato, hanno partecipato il presidente Francesco Pigliaru, gli assessori dei Lavori pubblici, Edoardo Balzarini, della Difesa dell’ambiente, Donatella Spano, e dell’Industria, Maria Grazia Piras.
Secondo i dati elaborati dall’Agenzia regionale del Distretto idrografico della Sardegna, al 31 luglio 2017 erano presenti nel sistema degli invasi di tutta l’Isola un miliardo e 66milioni di metri cubi d’acqua, pari a circa il 60% della capacità complessiva autorizzata.

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Il governatore Francesco Pigliaru ha nominato Felicetto Contu difensore civico per la Sardegna, a seguito della sua designazione da parte del Consiglio regionale avvenuta nella seduta del 25 luglio 2017. Il difensore civico dura in carica tre anni.

Felicetto Contu, nato a Mogoro il 27 dicembre 1927, notaio, per anni esponente di primo piano della Democrazia Cristiana, ha ricoperto tutti gli incarichi istituzionali per oltre 50 anni: consigliere ed assessore della provincia di Cagliari; consigliere regionale per sei legislature; più volte assessore regionale; presidente del Consiglio regionale per otto anni; deputato per tre legislature; sottosegretario del Tesoro e della Sanità e parlamentare europeo.

Felicetto Contu sulla poltrona di presidente del Consiglio regionale, come decano del Consiglio, all’insediamento della XIV legislatura, nel mese di marzo 2009.

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E’ durissimo il giudizio dell’assessore del Bilancio e della Programmazione del comune di Carbonia, Mauro Manca, sull’esclusione del Sulcis Iglesiente dalla ciclovia turistica della Sardegna.

«Cosa ha fatto il Sulcis Iglesiente per essere nuovamente escluso? – scrive Mauro Manca in un post pubblicato sul suo profilo facebook – Oggi il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ha sottoscritto il protocollo d’intesa con il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, riguardante la ciclovia turistica della Sardegna che entrerà nel piano nazionale delle ciclovie. La ciclovia della Sardegna ha una lunghezza totale di circa 1.230 km ed è articolata in due direttrici geografiche: una da Alghero a Cagliari (538 km) lungo il versante occidentale, e una da Santa Teresa di Gallura a Cagliari, sul versante orientale (508 km). La ciclovia si completa con due itinerari trasversali, dei quali uno da Porto Torres a Santa Teresa di Gallura (120 km) lungo la costa settentrionale e l’altro da Dorgali a Macomer, attraverso Nuoro, al centro dell’isola (70 km circa). La mappa riporta esattamente i percorsi previsti. Ci chiediamo cosa ha fatto il Sud Ovest della Sardegna per non essere stato inserito nel percorso? Perché, nuovamente, la Regione si dimentica del territorio più martoriato della Sardegna e non pensa che sarebbe importante considerare anche il territorio del Sulcis Iglesiente e che magari le piste ciclabili che si stanno realizzando nel nostro territorio potrebbero essere integrate in questi nuovi percorsi permettendo che anche da noi si possa sviluppare un turismo attivo che si sta sempre più imponendo? Porremo la domanda a chi di dovere e la aggiungeremo alla domanda sulla mancata inclusione del Sulcis Iglesiente nella programmazione territoriale. Tale programmazione – conclude Mauro Manca – permetterà di ripartire fondi per lo sviluppo economico, ma non per il Sulcis Iglesiente.»

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ciclovia

La ciclovia turistica della Sardegna diventa realtà ed entra nel piano nazionale delle ciclovie. Il presidente Francesco Pigliaru, oggi a Roma insieme all’assessore dei Lavori Pubblici Edoardo Balzarini, ha siglato con il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio e i rappresentanti del Ministero dei Beni culturali e Turismo, il Protocollo d’intesa che regola la progettazione e realizzazione dei 1.230 km di ciclabile, parte importante degli oltre 2.000 km di piste che la Sardegna riserva alle due ruote. Pensata come infrastruttura specificamente turistica, questa sezione della rete complessiva si articola in quattro direttrici e collega porti e aeroporti, attraversando centri urbani e zone paesaggistiche di pregio.

«Puntiamo molto sulle ciclovie ed oggi abbiamo fatto un altro, significativo passo avanti – ha detto il presidente Pigliaru -. I numeri del turismo balneare sono in continua crescita, ma serve andare oltre, aumentando i flussi nei mesi di spalla e attirando i visitatori verso le zone interne. Lavoriamo concretamente su molti fronti per raggiungere l’obiettivo e questo progetto è un tassello importante: ci rivolgiamo ad un turismo nuovo, che vuole scoprire il paesaggio muovendosi lentamente, in modo sostenibile e con rispetto. La grande esperienza del Giro d’Italia partito proprio dalla nostra regione, ha mostrato quanto interesse richiami il binomio Sardegna bicicletta – ha concluso Francesco Pigliaru – un grande potenziale che è tempo di mettere a frutto.»

Il ministro Graziano Delrio ha evidenziato come la rete pensata per la Sardegna, all’interno del piano nazionale, sia «un grande sistema di collegamenti ciclabili, che si sviluppa in modo innovativo e complesso», e ha messo in particolare l’accento sugli itinerari che si spingono verso le zone interne: «Si potranno esplorare – ha detto il ministro Delrio – pedalando sulle tratte trasversali della ciclovia, percorsi fortemente voluti dalla Regione che permetteranno a tutti di scoprire le bellezze meno conosciute dell’Isola». 

La stipula del Protocollo d’Intesa con il MIT e il MIBACT sancisce di fatto l’inserimento della Ciclovia Turistica della Sardegna nel Sistema Nazionale di ciclovie turistiche, definendo le azioni e gli impegni delle parti per la progettazione, la realizzazione e il finanziamento della ciclovia turistica regionale.

La Ciclovia Turistica della Sardegna, prevista dalla delibera n.37/30 approvata dalla Giunta regionale il primo agosto, fa parte della rete ciclabile regionale. Conta circa 1.230 km ed è collegata alle principali porte di accesso all’Isola: i porti di Cagliari, Olbia e Porto Torres e gli aeroporti di Cagliari, Olbia e Alghero. Quattro le direttrici: Occidentale Alghero-Cagliari (538 km); Orientale Santa Teresa di Gallura-Cagliari (508 km); trasversale Porto Torres-Santa Teresa di Gallura (120 km); trasversale Dorgali-Macomer (70 km). Gli itinerari si snodano attraverso zone di alto valore naturalistico e centri urbani con numerosi elementi d’interesse storico, archeologico e architettonico. Circa il 40% della ciclovia è in sede propria, e un altro 50% si sviluppa su strade locali urbane o arginali e vicinali con bassi livelli di traffico veicolare; solo il 9% prevede la percorrenza di strade statali e provinciali, tutte declassabili con velocità massima di 50 km/h. Inoltre è caratterizzata da un’altimetria confortevole, in quanto il 78 % del suo sviluppo ha una pendenza inferiore al 3% affrontabile anche da ciclisti non esperti o allenati. Ha una larghezza minima che oscilla tra 1,50 m (nei tratti monodirezionali) e 2,50 m (nei tratti a doppio senso), secondo quanto previsto dalle normative di settore. La ciclovia risponde a requisiti di tipo trasportistico, in chiave sostenibile, rendendo possibile l’accessibilità diretta ed indiretta diffusa; di tipo turistico, economico, di valorizzazione del patrimonio paesaggistico e culturale, di integrazione europea, nazionale e locale, di integrazione intermodale treno+bici e bus+bici; salutistico-ricreativo, promozionale-educativo e di miglioramento ed incremento della sicurezza degli itinerari ciclabili.

La Rete degli itinerari ciclistici regionali di circa 2.000 km, di cui la ciclovia turistica fa parte, è stata progettata dall’Arst in collaborazione con il CIREM (Centro Ricerche Economiche e Mobilità delle Università di Cagliari e Sassari), a seguito di un’ampia attività di progettazione dal basso che ha coinvolto 65 associazioni, 209 enti locali, gli assessorati regionali del Turismo, dell’Agricoltura, dell’Ambiente e degli Enti Locali, l’Enas e l’agenzia Forestas.

Il costo complessivo stimato per la realizzazione della Ciclovia Turistica della Sardegna ammonta a 110 milioni di euro, di cui circa 82,5 per lavori. 15 milioni (8 del Piano infrastrutture e 7 del Por Fesr 2014-2020) sono già disponibili. Entrare a far parte del sistema nazionale consente la co-partecipazione statale subito, per circa 2,4 milioni, per progettazione e opere, e successivamente con quota parte delle risorse già stanziate dallo Stato per oltre 300 milioni di euro. Il riconoscimento di infrastruttura strategica di livello nazionale risulta quindi determinante, oltre che per l’ammissione della ‘Ciclovia Sardegna’ alla ripartizione delle risorse economiche complessivamente disponibili a livello nazionale, anche al fine dell’accesso ad eventuali finanziamenti comunitari.

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Si è tenuto oggi un incontro tra il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, i capigruppo di maggioranza (presenti Pietro Cocco, Annamaria Busia, Daniele Cocco, Antonio Gaia), gli assessori Pierluigi Caria e Raffaele Paci e i presidenti di commissione Luigi Lotto, Franco Sabatini e Francesco Agus, per affrontare il tema della grave crisi del comparto agropastorale della Sardegna.

La riunione, come da impegni presi nei giorni scorsi, è stata incentrata sul reperimento delle risorse necessarie per dare risposte tempestive.

A stretto contatto con gli uffici regionali è iniziato un minuzioso ed articolato lavoro per individuare i capitoli ove reperire risorse evitando tagli di qualsiasi natura rispetto agli impegni già presi.

Nei prossimi giorni proseguirà il lavoro al fine di arrivare in aula per l’approvazione di un disegno di legge proposto dalla Giunta nel più breve tempo possibile, non prima di averlo sottoposto alla approvazione delle commissioni competenti.

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Piero Comandini, consigliere regionale del gruppo del Partito democratico, è primo firmatario di un’interrogazione, rivolta al presidente Francesco Pigliaru e all’assessore della Sanità Luigi Arru, con la quale chiede di verificare la situazione che grava su una struttura così importante qual è il Centro per le Malattie Dismetaboliche e l’Arteriosclerosi (CMDA) dell’Azienda Ospedaliera Brotzu, al fine di trovare una concreta e definitiva soluzione per ripristinare l’attività del CMDA dell’Azienda Ospedaliera Brotzu che, nella propria autonomia organizzativa, è diventata, nel tempo, un’eccellenza ed un importante riferimento a livello nazionale.

Il Centro per le Malattie Dismetaboliche e l’Arteriosclerosi (CMDA) dell’Azienda Ospedaliera Brotzu, è una struttura semplice dipartimentale che, fino a circa un anno e mezzo fa, aveva un organico costituito da quattro medici, un biologo nutrizionista, una dietista, quattro infermieri ed un ausiliario; attualmente, in seguito a pensionamenti e trasferimenti, vi lavorano due medici e due infermieri (formalmente appartenenti al Centro Trasfusionale), oltre a tre infermieri ed un ausiliario part-time. Le principali attività del Centro comprendono la valutazione del rischio cardiovascolare, la diagnosi clinico-laboratoristica delle malattie rare relative al metabolismo delle lipoproteine e la successiva terapia salvavita di LDL-Aferesi.

Il CMDA è individuato come un importante Centro di Riferimento Regionale (L.R. n. 16 del 06/05/1991) e la sua sezione di LDL-Aferesi rappresenta un’eccellenza riconosciuta in campo nazionale, infatti, nessun altro centro italiano può vantare un’attività quantitativa e qualitativa simile, grazie all’esperienza venticinquennale ed ai circa 12.500 trattamenti effettuati. Da anni partecipa a diversi studi e sperimentazioni scientifiche internazionali, ed è uno dei pochi centri italiani autorizzati alla prescrizione della Lomitapide (Lojuxta) (innovativo e costosissimo farmaco per il trattamento di alcune forme di ipercolesterolemia) e, per ultimo ma non per questo di minor importanza, dal 2012 ha partecipato a studi multicentrici internazionali sui nuovi farmaci per il trattamento dell’ipercolesterolemia (gli anticorpi monoclonali anti PCSK9: evolocumab ed alirocumab), due dei quali studi sono ancora in essere e un terzo, che riguarderà il trattamento delle donne in gravidanza, sta per iniziare.

Piero Comandini ricorda inoltre che, dal febbraio 2017, questi farmaci sono diventati rimborsabili ma la loro prescrizione è sottoposta a monitoraggio da parte dell’AIFA; tale prescrizione è riservata ai centri individuati dalle regioni. L’Assessorato alla Sanità, in una prima determina ha negato al CMDA l’autorizzazione alla prescrizione dei suddetti anticorpi monoclonali e, in una seconda lo ha autorizzato ma solo per un particolarissimo tipo di paziente e per un solo farmaco (nome commerciale Repatha); in pratica ha escluso il Centro dalla possibilità di prescrivere un farmaco usato per anni e che trova la sua principale indicazione proprio in quei pazienti che ad esso fanno riferimento (per la gravità della loro ipercolesterolemia o per fenomeni di intolleranza ai farmaci o perché praticano LDL-Aferesi).

Piero Comandini auspica che, con il coinvolgimento di tutte le parti interessate, si trovi presto una soluzione risolutiva e definitiva ai gravi problemi che attualmente generano disservizi per il personale medico, per gli operatori sanitari ed inevitabilmente per i pazienti, restituendo al Centro per le Malattie Dismetaboliche e l’Arteriosclerosi (CMDA) dell’Azienda Ospedaliera Brotzu quell’immagine di efficienza che dovrebbe caratterizzare ogni struttura ospedaliera.