20 July, 2024
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Il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha chiesto un incontro al ministro degli Affari Regionali Enrico Costa. Il tema è la Finanziaria della Regione Sardegna impugnata dal Governo su richiesta dello stesso Ministro, relativamente a due norme formali.
Il presidente Pigliaru, che ha ricevuto martedì comunicazione delle motivazioni alla base dell’impugnazione, scrive di dover prendere atto «di un mutato atteggiamento che, nella seppur doverosa e necessaria verifica della legislazione regionale, appare oggi estremamente formale e poco incline a porre in essere l’auspicata collaborazione istituzionale volta a contenere nei limiti strettamente fisiologici il ricorso al contenzioso istituzionale».Assicurando un impegno per la modifica della norma regionale, così da evitare «una impugnativa che, aldilà degli aspetti formali assume un chiaro significato politico», Francesco Pigliaru auspica, in chiusura della lettera, che l’incontro permetta di «riannodare i fili di una positiva e fattiva collaborazione volta a integrare e rendere sinergiche le azioni dei rispettivi livelli istituzionali».

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Maggioranza e opposizione in Consiglio regionale hanno approvato una mozione per evitare la fermata degli impianti della Portovesme srl.

«Dal Consiglio regionale rivolgiamo alla Giunta un pressante appello per un intervento emergenziale e straordinario in grado di accelerare le procedure riguardanti il nuovo stabilimento della Portovesme Srl, perché una fermata degli impianti sarebbe un danno irreparabile per il Sulcis e per tutta la Sardegna.»

Lo ha dichiarato il consigliere del Partito democratico Cesare Moriconi, primo firmatario della mozione, sottoscritta da 33 consiglieri di maggioranza ed opposizione, che manifestato la fortissima preoccupazione di tutta la politica per un problema, quello della realizzazione della nuova discarica dell’azienda, «aperto fin dal 2010 con ben 4 conferenze di servizi che si sono concluse senza una decisione».

Cesare Moriconi, dopo aver ricordato la pesante incidenza della vicenda su un territorio «che, purtroppo, in base a tutti gli indicatori economici, è il più povero d’Italia» si è soffermato sulla realtà della Portovesme Srl, «azienda che ha investito nell’innovazione tecnologica e nella tutela dell’ambiente risorse ingenti conquistando significative quote di mercato e che oggi rappresenta per molti aspetti una eccellenza nazionale, con 1.300 dipendenti diretti ed altri 700 circa impegnati nell’indotto».

«Ci troviamo in una fase delicatissima della vita dell’azienda – ha concluso Moriconi – perché la vecchia discarica è esaurita e la nuova non è ancora autorizzata, quindi il processo produttivo rischia di interrompersi entro la fine dell’anno, un rischio che dobbiamo assolutamente scongiurare».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, nel condividere il contenuto della mozione, ha avvertito che «se la Portovesme Srl dovesse chiudere la responsabilità sarebbe solo della politica: questa vicenda è stata sottovalutata e trattata come un fatto ordinario ma il progetto della nuova discarica è stato presentato il 31 gennaio ed è intollerabile che, da allora, non ci sia stato un dialogo fra azienda ed assessorato dell’Ambiente». «Per questo – ha concluso – la politica deve voltare pagina ed il presidente Francesco Pigliaru deve assumere i poteri di commissario straordinario, hanno già svolto questo ruolo ex presidenti come Renato Soru ed Ugo Cappellacci, bisogna andare avanti senza esitazioni».

L’ex presidente della Regione Ugo Cappellacci, in apertura, ha parlato del “paradosso spaventoso” per la mancata soluzione di un problema «che è tutto in capo alla Regione e va affrontato con strumenti straordinari». Sul piano operativo, Cappellacci ha formulato una proposta in due punti: verificare la fattibilità tecnica di prolungare l’esercizio della discarica esistente per evitare la fermata degli impianti in attesa della realizzazione della nuova, e costituire una task force «che lavori mattina, sera e notte fino al risultato finale».

Per il gruppo Cps, il consigliere Antonio Gaia ha espresso pieno sostegno alla mozione che, a suo giudizio, «rappresenta un esempio negativo di carenza di programmazione che mette di fronte alle sue responsabilità una intera classe dirigente» ed ha auspicato che la politica sappia affrontare in tempi brevi e con un approccio globale «il complesso problema dei rifiuti in Sardegna».

Anche la consigliera Annamaria Busia del gruppo Misto ha aderito in modo convinto alla mozione consiliare «perché – ha spiegato – la situazione non consente ulteriori ritardi, soprattutto a danno di un territorio come il Sulcis che altre vicende hanno letteralmente massacrato».

Un pressante appello al presidente Francesco Pigliaru è arrivato infine da Fabrizio Floris che, in rappresentanza della Rsu della Portovesme Srl, ha sostenuto che «la fabbrica non si può fermare». Fabrizio Floris ha ripercorso brevemente le tappe più significative della vita dell’azienda, dalle grandi difficoltà dei primi anni del ‘2000 ad un rilancio economico e produttivo fondato su innovazione tecnologica, rispetto dell’ambiente,  sviluppo e specializzazione delle risorse umane. «Oggi – ha aggiunto – siamo una realtà all’avanguardia e le nostre discariche hanno superato le procedure più rigorose ottenendo le migliori certificazioni europee.»

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«Interrogazioni, interpellanze e mozioni senza risposta, incubo paralisi in Consiglio regionale.» L’accusa arriva da Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale.

«Centinaia di interrogazioni, interpellanze e mozioni giacciono inevase negli uffici degli assessorati competenti in attesa di risposta – attacca Gianluigi Rubiu – ritengo inaccettabile ed irriguardosa tale inerzia, non sostenibile né politicamente né eticamente. Una grave mancanza non sono nei confronti dei consiglieri che si fanno portatori delle istanze del popolo sardo ma, soprattutto, nei confronti delle comunità interessate dalle problematiche evidenziate. Chiediamo il rispetto del regolamento che detta in modo chiaro modalità e tempi precisi entro i quali il sindacato ispettivo e di controllo, posti in essere dai rappresentanti dei gruppi, dovrebbero ricevere risposta oppure essere portati all’attenzione delle commissioni o dell’aula. La politica deve superare questa fase di inattività, che segnala quasi la mancanza di un progetto per il rilancio della Sardegna e la carenza di strategie per uscire dalla crisi economica e sociale. Per questo è necessario un intervento immediato del presidente Gianfranco Ganau per porre fine a questa situazione che non onora il parlamento sardo – conclude Gianluigi Rubiu – offende le istituzioni e soprattutto vanifica il lavoro di denuncia e proposta dei consiglieri.»

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La Giunta regionale, riunita a Villa Devoto sotto la direzione del presidente Francesco Pigliaru, ha nominato Cinzia Laconi direttore generale della Centrale regionale di committenza. Con questa nomina, che segue l’istituzione della nuova struttura deliberata nel maggio scorso, la Centrale di committenza diventa operativa. Si tratta di un altro importante tassello della riorganizzazione e razionalizzazione complessiva della macchina regionale.
Su proposta dell’assessore della Sanità Luigi Arru, è stato approvato il protocollo operativo per l’informazione e l’assistenza ai soggetti che ritengono di aver avuto in passato una esposizione lavorativa all’amianto e per la sorveglianza sanitaria di coloro che vengono valutati come ex esposti. I dettagli del protocollo saranno resi noti in una conferenza stampa che sarà convocata nella mattinata di giovedì prossimo, 15 giugno.
L’Esecutivo ha dato il via libera all’approvazione del bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2017 e pluriennale 2017-2019 dell’Agenzia agricola regionale Argea Sardegna, proposto dall’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria.
Su proposta dell’assessora Maria Grazia Piras, la Giunta ha dato il via libera al Programma di integrazione della mobilità elettrica. Il Programma sarà illustrato in una conferenza stampa che si terrà nei prossimi giorni.
In tema di Internazionalizzazione, è stato poi approvato un atto di semplificazione che consente di modificare la composizione delle reti o dei raggruppamenti di imprese che hanno partecipato agli avvisi per la promozione nei mercati esteri. Agli avvisi hanno partecipato 162 imprese per un totale di 20 aggregazioni e un finanziamento di 8 milioni di euro.

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Il Piano di razionalizzazione del sistema camerale proposto da Unioncamere e trasmesso in questi giorni al ministero dello Sviluppo economico è finalizzato a ricondurre il numero complessivo delle Camere di Commercio entro il limite di n. 60.

Tale proposta prevede l’imposizione dell’accorpamento alle Camere di Commercio di Nuoro e Sassari, nonostante entrambe abbiano manifestato la volontà di conservare la loro autonomia e ricorrano tutte le condizioni per l’applicazione alla C.C.I.A.A. di Nuoro della deroga prevista dall’art. 10, comma 1, lett. b, della L. n. 124/2015 (ovvero la possibilità di mantenere […] le camere di commercio nei territori montani delle regioni insulari privi di adeguate infrastrutture e collegamenti pubblici stradali e ferroviari, nei soli casi di comprovata rispondenza a criteri di efficienza e di equilibrio economico).

La concessione dell’autonomia, negata a Nuoro, è invece proposta dall’Unioncamere per C.C.I.A.A. di Sondrio, per la quale si prevede di applicare un’analoga possibilità di deroga. Questo, nonostante le condizioni di rispondenza a criteri di efficienza e di equilibrio economico della C.C.I.A.A. di Nuoro, siano migliori rispetto a quelle dell’Ente camerale di Sondrio.

In merito al suddetto Piano, nella giornata di ieri, il presidente di questa Camera di commercio, Agostino Cicalò, ha inviato una comunicazione al ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, chiedendo un incontro urgente per illustrare la posizione della nostra CCIAA e per poter individuare possibili interventi per la salvaguardia dell’autonomia della Camera di Commercio I.A.A. di Nuoro al servizio dell’economia del territorio di riferimento.

Sempre nella giornata di ieri, il presidente Cicalò ha trasmesso anche una comunicazione al presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru, chiedendo un incontro urgente per illustrare la posizione delle CCIAA di Nuoro e Sassari, in vista della convocazione della Conferenza Stato Regioni, nella quale la Regione Sardegna sarà chiamata a pronunciarsi in merito alla proposta del Piano di razionalizzazione del sistema camerale.

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Pieno sostegno alla vertenza dei lavoratori della Wind3 di Cagliari è stato espresso dalla Commissione “Attività Produttive” del Consiglio regionale presieduta da Luigi Lotto. Una presa di posizione chiara che si tradurrà in un atto ufficiale del Consiglio: si pensa a una risoluzione della Commissione o a un ordine del giorno unitario da votare in Aula.

Un pronunciamento ufficiale dell’Assemblea sarda è stato sollecitato in mattinata dai sindacati sentiti in audizione dal parlamentino delle “Attività Produttive”. La vertenza riguarda circa 340 operatori sardi il cui posto di lavoro è a serio rischio dopo la decisione della Wind3 di cedere un ramo d’azienda a una società di out source. «Un’operazione ingiustificata – secondo i segretari di categoria Francesco Marongiu (Slc Cgil), Jimmy Uda (Fistel Cisl) e Tonino Ortega (Uilcom) – la Wind3 è una società sana con i bilanci in utile non ha la necessità di ridurre i costi del personale esternalizzando un servizio. Al momento della fusione di Wind con Tre, il nuovo operatore aveva garantito al Governo il mantenimento dei livelli occupazioni e del business aziendale in Italia. Questo non sta avvenendo, Wind 3 non sta cedendo un ramo d’azienda ma solo un servizio prima assicurato dalla società Tre».

La vertenza riguarda complessivamente 900 lavoratori distribuiti in quattro Regioni (Sardegna, Sicilia, Lazio e Liguria). Domani, a difesa dei posti di lavoro, è in programma una manifestazione nazionale in vista dell’incontro al Mise fissato per giovedì 15 giugno. «Non abbiamo armi a disposizione per contrastare la cessione del ramo d’azienda – hanno detto i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil – per questo è necessario un sostegno della politica. Chiediamo al Consiglio regionale e alla Giunta di promuovere un coordinamento tra gli esecutivi della quattro regioni interessate per dare più forza ad un’azione nei confronti del Governo nazionale».

Un appello raccolto dalla Commissione. I consiglieri regionali Piero Comandini (Pd), Ugo Cappellacci (Fi) e Stefano Tunis (Fi) hanno sollecitato un coinvolgimento diretto del presidente della Regione Francesco Pigliaru ricordando il precedente favorevole del call center Vol2: «Nel 2010 si riuscì a salvare circa 470 posti di lavoro – ha detto Ugo Cappellacci – la politica anche questa volta può fare molto. Occorre individuare gli strumenti per trovare una soluzione alternativa alla cessione del ramo d’azienda. Ma per far questo occorre pressare il Governo unendo le forze con le altre regioni». Posizione condivisa da Piero Comandini e Stefano Tunis che hanno appoggiato l’idea di un coordinamento tra le regioni interessate: «Alla base del business di Wind3 c’è una concessione governativa – ha detto l’esponente del Pd – può essere lo strumento per convincere Wind3 a fare un passo indietro». Questa di Wind3 non è un’operazione a costo zero: «C’è il rischio che lo Stato debba farsi carico dei costi degli ammortizzatori sociali di una società che produce utili – ha sottolineato Stefano Tunis – un aspetto che non  può passare in secondo piano».

Al termine dell’audizione, il presidente Luigi Lotto ha assicurato l’impegno della Commissione: «Faremo di tutto per dare il massimo contributo alla vostra vertenza – ha detto Luigi Lotto – insieme alla Giunta decideremo quali azioni portare avanti».

In mattinata la Commissione ha sentito anche i rappresentanti sindacali dei lavoratori del Consorzio Agrario della Sardegna, ente con 104 dipendenti in pianta organica e 48 sedi distribuite nel territorio regionale.

Il Consorzio, da tempo in crisi, ha accumulato negli anni un passivo di circa 45 milioni di euro. Un buco di bilancio che ha indotto la direzione dell’ente ad applicare il contratto di solidarietà ai dipendenti con conseguente riduzione dell’orario di lavoro a 26 ore settimanali. Per abbattere i costi di gestione, il Consorzio ha inoltre annunciato la chiusura delle sedi di Nuoro e Santa Maria La Palma e il trasferimento dei 17 dipendenti negli uffici di Oristano e Cagliari.

«I lavoratori non sono sacchi di patate – ha detto la segretaria della Flai Cgil Annarita Poddesu – i trasferimenti di sede creeranno forti disagi ma ciò che preoccupa di più è la mancanza di una strategia per il futuro. Il Consorzio ha annunciato la presentazione di un piano industriale che però non è ancora arrivato. Chiediamo alla politica di lavorare insieme a noi per scongiurare la chiusura delle sedi di Nuoro e Santa Maria La Palma ed individuare un percorso di rilancio».

«Se siamo oggi in queste condizioni lo dobbiamo all’incapacità del Cda dell’ente – ha proseguito Mariano Masala segretario del Sinalcap Sardegna – non si può pensare di risanare i bilanci con il solo ricorso al contratto di solidarietà». «Il Consorzio agrario svolge un ruolo strategico nel territorio – ha sottolineato il segretario della Fai Cisl Bruno Olivieri – in molte aree dell’Isola ricopre una funzione sociale che non può venire a mancare».

I rappresentanti dei sindacati, rispondendo alle domande dei membri della Commissione Luigi Crisponi (Riformatori), Piero Comandini (Pd), Mario Tendas (Pd), Mariano Contu (FI), Antonio Gaia (Upc) e Gianluigi Rubiu (Udc), hanno poi respinto l’accusa di aver sottoscritto il contratto di solidarietà contro la volontà dei dipendenti: «Quell’accordo è stato firmato perché il Consorzio non ha lasciato altre vie d’uscita – ha detto Annarita Poddesu – l’alternativa a quella firma erano i licenziamenti. I sindacati hanno l’obbligo di difendere i posti di lavoro».

Il presidente della Commissione Luigi Lotto ha preso atto della posizione dei sindacati ed annunciato un ulteriore approfondimento da parte della Commissione: «Siamo davanti a una situazione complessa – ha detto Lotto – nei prossimi giorni rifletteremo su come affrontarla coinvolgendo la Giunta regionale e l’assessore competente».

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«La chimica verde a Porto Torres va avanti. Dopo un lungo periodo in cui tutto sembrava perduto e dopo oltre un anno di incertezza sulle decisioni di ENI, oggi possiamo dire che la prospettiva è radicalmente cambiata». Lo ha detto il presidente della Regione Francesco Pigliaru in apertura della riunione con le rappresentanze sindacali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl regionali e territoriali, ieri in viale Trento, alla quale hanno partecipato l’assessore del Lavoro Virginia Mura, l’assessore dell’Industria Maria Grazia Piras e l’assessore dell’Ambiente Donatella Spano.

Il presidente Pigliaru ha rendicontato «il lungo e faticoso lavoro fatto dalla Regione con l’aiuto di tutti» sulla chimica verde a Porto Torres. «Abbiamo affrontato una situazione difficile e portato avanti la partita ai tavoli senza clamore – ha detto Francesco Pigliaru -, ma anche senza cedere di un centimetro le posizioni che avevamo concordato. E abbiamo tenuto la barra dritta senza accettare che il metano diventasse un’alternativa. La nostra posizione è che vogliamo sia il metano, secondo quanto concordato nel Patto con il Governo, che lo sviluppo della chimica verde: siamo convinti che sia una scommessa di grande rilievo strategico non solo per Porto Torres e per la Sardegna, ma per tutta l’Italia, e lo abbiamo ribadito costantemente e con forza. Finalmente da Governo e da ENI abbiamo ottenuto un importante cambiamento del punto di vista: nessun abbandono del progetto ma, al contrario, il rilancio e il mantenimento degli impegni definiti dal protocollo del 2011». 

Il riferimento è alle dichiarazioni rilasciate dall’amministratore delegato di ENI, Claudio Descalzi, lo scorso 26 maggio ad Assemini, all’apertura al pubblico delle Saline Conti Vecchi. In quella occasione Descalzi aveva infatti comunicato, insieme al presidente Pigliaru, come in un precedente incontro tra Regione ed ENI si fosse confermato di rilanciare gli investimenti della fase tre di Matrica, da definirsi in un accordo di programma che ENI e Regione sottoporranno al Governo dopo aver affrontato la parte tecnica del lavoro.

La fase tre del progetto comprenderà l’ampliamento ed il completamento degli impianti di Porto Torres per realizzare prodotti innovativi. Francesco Pigliaru, che ha ricordato come l’Ad di ENI abbia ribadito l’impegno su Porto Torres anche a margine del G7 Ambiente di Bologna, ha proseguito rimarcando la necessità «di non perdere il ritmo. Dobbiamo raggiungere molto velocemente il risultato atteso, e vogliamo farlo entro luglio», ha detto il presidente della Regione. «Il prossimo passaggio è un Accordo di Programma Quadro vincolante per tutti, che metta giù con chiarezza cifre, impegni e investimenti per il rilancio del Protocollo del 2011 e soprattutto che lo renda molto più concreto in termini di risorse e di tempi.»

Sui contenuti dell’Accordo di Programma, di cui è stato condiviso il percorso di costruzione, Regione e organizzazioni sindacali lavoreranno a stretto contatto.

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Sia dalla maggioranza sia dall’opposizione, l’altro ieri, sono arrivate forti sollecitazioni al presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru, affinché prendesse posizione contro la decisione assunta dal Consiglio dei ministri con l’impugnazione della legge di stabilità 2017 e il governatore non ha esitato, ancora prima di delle sollecitazioni ricevute, a “ribellarsi” al nuovo stop, definendolo «un atteggiamento persecutorio su aspetti formali, al Governo chiediamo di concentrarsi sulle questioni importanti per la Sardegna».

«Il Governo, su proposta del ministero degli Affari regionali – ha sottolineato Francesco Pigliaru -, ha impugnato la Legge di stabilità 2017 della Sardegna per due norme meramente formali. La legge di Bilancio, invece, che della manovra finanziaria è la parte sostanziale, è passata indenne. Da Roma si continua dunque in modo incomprensibile a pensare solo alla forma, con un atteggiamento che inizia a diventare persecutorio mentre noi chiediamo da tempo di concentrarsi sulla sostanza: se il bilancio va bene, davvero questa decisione è incomprensibile, ancora di più perché su altre questioni importanti per la Sardegna il dialogo con il Governo anche in questi giorni è proseguito in modo costante e positivo. Chiederò immediatamente un incontro urgente al ministro Costa per avere tutti i chiarimenti necessari.»
«Nonostante nelle scorse settimane ci siano state molte interlocuzioni fra gli uffici e nonostante le rassicurazioni che ci sono state date, hanno impugnato una norma sugli investimenti nella sanità che vale per il 2020 e che avevamo concordato di sistemare con il primo intervento utile, e un’altra formalità in materia di personale sulla Centrale Unica di committenza – ha aggiunto il governatore della Sardegna –. Entrambe non spostano di una virgola l’impianto della Finanziaria che rimane perfettamente operativa. È davvero incomprensibile.»
«Stiamo rivendicando da mesi il diritto a non pagare più gli accantonamenti, che da contributo straordinario sono diventati un prelievo fisso che ha di fatto modificato unilateralmente il nostro Statuto facendo entrare meno soldi di quelli che ci spettano, stiamo dicendo che non è giusto farci pagare anche i farmaci innovativi, stiamo chiedendo di poter utilizzare i nostri soldi per fare politiche di sviluppo indispensabili mai come ora per uscire dalla peggior crisi di sempre. Queste sono le questioni di sostanza sulle quali stiamo chiedendo al Governo di concentrarsi. Mentre su numerosi tavoli e su importanti vertenze si lavora con buono spirito di collaborazione e piena condivisione di obiettivi, dall’altra si fanno scelte incomprensibili come questa che puntano a esacerbare il conflitto, violando le regole di base di una leale collaborazione. Basta accanirsi sulla forma – conclude il presidente Pigliaru -. Pensiamo alla sostanza, con i rapporti di reciproca lealtà e correttezza indispensabili fra istituzioni.»

 

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Nella seduta di ieri il Consiglio dei ministri ha impugnato la Legge di stabilità appena approvata dalla Regione e nella maggioranza di centrosinistra si leva forte la protesta del Partito dei Sardi, la forza politica dell’ex assessore dei Lavori pubblici Paolo Maninchedda, dimessosi 10 giorni fa.

La contestazione riguarda una norma sull’attribuzione del salario accessorio del personale operante presso la Centrale regionale di committenza. Secondo l’interpretazione del CdM, la Finanziaria regionale viola l’art. 117, secondo comma, lett. l), della Costituzione, che riserva alla competenza dello Stato l’ordinamento civile e, quindi, i rapporti di diritto privato regolabili dal Codice civile (contratti collettivi). Un’altra norma, prevedendo autorizzazioni di spesa prive di copertura finanziaria, viola l’articolo 81, terzo comma, della Costituzione.

«Adesso basta, abbiamo bisogno di altre conferme per battere finalmente un colpo decisivo ed energico con Roma? – tuona Gianfranco Congiu, capogruppo del Partito dei Sardi in Consiglio regionale -. È giunto il momento di assumere una posizione più ruvida con chi non fa altro che ricordare, a colpi di impugnazioni, chi è lo Stato e chi il suddito. Tanto più che quando a Roma si parla di Sardegna si usano sempre due pesi e due misure. Il Consiglio dei ministri non ha dimostrato ieri altrettanta solerzia nei confronti della legge finanziaria del Friuli, passata indenne all’esame del Governo Gentiloni.»

«Vogliamo che anche con la Sardegna sia utilizzato il metro che si usa per il Friuli nella spesa sanitaria, nella continuità territoriale, nei trasferimenti, nelle norme programmatiche sull’Agenzia Sarda delle Entrate che da noi vengono castigate ma, se le scrive il Friuli, sono tollerate – aggiunge Gianfranco Congiu -. Vogliamo che Ottana sia inserita nel SIN, bonificata e riconvertita.»

Il capogruppo del PdS si rivolge direttamente al presidente della Giunta regionale: «Caro presidente Pigliaru, mi sono chiesto ripetutamente quale potesse essere quel gesto forte che accompagnasse la tua risposta alle nostre quattro richieste di qualche giorno fa. Non penso più che sia sufficiente “saperti presente” sul tema degli accantonamenti, delle deroghe agli aiuti di stato, dell’iniquità di un modello elettorale che castra le possibilità di rappresentanza di un popolo. Batti un colpo serio e decisivo e chiedi a Gentiloni che apra nell’Isola, quel confronto sul caso Sardegna che non può più essere ridotto a una sorta di minuetto, tutto cipria e inchini, con gli uffici governativi romani. Anche perché per ballare il minuetto bisogna essere in due. E pare che il governo, finora, non abbia molta voglia di ballare».

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Il presidente della Regione Francesco Pigliaru, con l’assessore degli Affari Generali Filippo Spanu e Angela Quaquero, delegata dello stesso presidente alle questioni che riguardano i migranti, è intervenuto alla conferenza stampa in cui è stato presentato l’aggiornamento del Piano regionale per l’accoglienza dei flussi migratori non programmati approvato nei giorni scorsi dalla Giunta regionale.
«Per governare i flussi migratori serve la massima certezza su numeri e regole. Noi facciamo la nostra parte, ma pretendiamo il rispetto delle quote», ha detto il presidente Pigliaru, che ha proseguito annunciando per mercoledì 14 giugno l’incontro con il ministro dell’Interno Marco Minniti richiesto alcune settimane fa. «Anche se i dati, nel calcolo della media, dicono che siamo dentro il 2,96% che ci spetta, dall’inizio dell’anno abbiamo registrato uno sforamento che non vorremmo diventasse una tendenza stabile. Affronteremo il tema e ribadiremo al Ministro la nostra ferma opposizione quando e qualora la quota stabilita venisse costantemente superata – ha spiegato Francesco Pigliaru -. Altro punto che porremo all’attenzione è il problema dell’immigrazione clandestina dall’Algeria: è un flusso diretto che sfrutta la debolezza del sistema e della posizione geografica. Vogliamo un’azione forte del Governo perché quel canale sia chiuso. L’accoglienza è un dovere, e per farla bene e in armonia con chi ospita, è fondamentale garantire ordine e sicurezza.»

Nell’incontro con il ministro Minniti, al quale parteciperanno anche Spanu e Quaquero, si discuterà anche sulla proposta del Viminale sull’apertura del Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) in Sardegna.
«L’obiettivo del piano – ha dichiarato l’assessore Spanu – è quello di consolidare il sistema di accoglienza di primo e secondo livello per far fronte in modo sempre più efficace ai crescenti flussi migratori, nel rispetto delle norme internazionali, assicurando azioni coordinate e massima solidarietà.»
L’esecutivo, nel 2016, si è dotato per la prima volta di un Piano di questo tipo, quale strumento di pianificazione interassessoriale per coniugare e integrare le diverse politiche, prestando attenzione alle specificità del contesto regionale. A un anno dall’approvazione del documento, si è ritenuto di dover procedere al suo aggiornamento sotto il profilo tecnico e finanziario, sulla base delle esigenze manifestate dai territori.
«Il Piano aggiornato – ha spiegato l’assessore Spanu – è in sintonia con l’intesa tra il Governo e l’Anci che, il 14 dicembre 2016, ha regolato la distribuzione equilibrata e sostenibile dei richiedenti asilo e rifugiati tra le varie realtà locali. La Giunta Pigliaru – ha aggiunto – intende migliorare e potenziare il sistema di accoglienza diffusa nei territori e, per questo, ha instaurato un rapporto di collaborazione con l’Anci nel supporto ai Comuni per la predisposizione delle proposte progettuali sui Bandi Sprar, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. La Regione non ha una competenza primaria in materia di accoglienza di flussi migratori non programmati ma vuole fare la sua parte e si confronta con il Governo e con gli enti locali per individuare le migliori strategie di intervento.»
Angela Quaquero ha fatto il punto sui progetti Sprar: «80 comuni hanno presentato la domanda per partecipare ai bandi. Con lo Sprar facciamo un salto di qualità e passiamo a un’accoglienza micro-diffusa che non provoca squilibri nei territori e assicura ai migranti migliori opportunità di inserimento nel contesto sociale».
La Regione svolge inoltre un ruolo significativo nell’accoglienza dei minori non accompagnati: «Attualmente – ha aggiunto Angela Quaquero – le strutture dell’isola ospitano 800 minori. La stessa Regione contribuisce con risorse proprie alla quota destinata ai comuni che ospitano minori, sino a un massimo di 35 euro al giorno pro capite. Sono stati poi avviati progetti integrati di inclusione attiva per ragazzi di età compresa tra i 16 e i 18 anni ospiti in comunità residenziali».
Il nuovo Piano per l’accoglienza dei flussi migratori non programmati prevede in tutto 11 linee d’azione per perseguire i diversi obiettivi, divisi per settore, tramite azioni concordate con gli assessorati competenti. Si tratta di un percorso ben definito nei vari passaggi: dalla prima accoglienza alla tutela della salute dei richiedenti la protezione internazionale (comprendente le visite mediche di primo e secondo livello e l’assistenza sanitaria), fino all’integrazione e alla formazione dei migranti, anche tramite il rafforzamento della rete Sprar. Vengono individuate alcune aree di inserimento lavorativo come l’agricoltura sociale e altri ambiti in cui i migranti possano mettere a frutto competenze già acquisite. Di particolare rilievo, poi, il volontariato sociale (prestazione gratuita in settori di pubblica utilità). I primi progetti saranno attuati nelle aree urbane. A causa dell’attuale particolare situazione, risultano fondamentali soprattutto le prime due linee di intervento previste dal Piano: soccorso e prima assistenza nel punto di sbarco e seconda accoglienza a lungo termine e integrazione. Nel documento è previsto, col finanziamento di circa 2 milioni di euro, l’allestimento, nel porto canale di Cagliari, di punto di sbarco con strutture smontabili per garantire a chi arriva una migliore accoglienza e a tutti gli operatori spazi più funzionali. E’ stato portato a termine l’aggiornamento formativo dei gestori e degli operatori dei centri di accoglienza e dei mediatori culturali
Il Centro permanente per i rimpatri, la cui sede è ancora da individuare, è previsto dal decreto Minniti-Orlando. «Il Cpr, previsto in Sardegna, deve esser destinato – ha osservato l’assessore Spanu – ai migranti che arrivano in Sardegna con gli sbarchi diretti. La Giunta ha più volte sottolineato che la sede del Cpr sarà individuata sulla base di una piena condivisione degli enti locali. Sarà comunque uno dei temi al centro dell’incontro con il ministro Minniti a cui ribadiremo la necessità di garantire un maggior controllo lungo le coste algerine».
Sono previste iniziative di approfondimento sul tema delle migrazioni. Avviato un ciclo di incontri nelle scuole per un confronto e uno scambio di idee con gli studenti sui temi dell’accoglienza e dell’integrazione. Al primo incontro, che si è svolto all’Istituto “Primo Levi” di Quartu Sant’Elena, hanno partecipato, oltre ai ragazzi e ai loro insegnanti, rappresentanti della Giunta, mediatori culturali e responsabili di centri di accoglienza.
È lo strumento più valido ed efficace per bloccare i flussi migratori. L’esecutivo, con l’assessore degli Affari Generali Filippo Spanu, ha sottoscritto, nel corso di una recente missione in Senegal, un accordo con i rappresentanti istituzionali della Regione di Matam, per uno scambio di buone pratiche che sostiene la crescita di una delle aree più povere del paese sub-sahariano. E’ in corso, inoltre, un proficuo confronto con le autorità tunisine. Nell’ambito della Conferenza delle Regioni, la Sardegna svolge un ruolo di primo piano per dare impulso agli interventi a favore dei paesi da cui hanno inizio i disperati viaggi dei migranti.