15 January, 2025
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Dieci consiglieri del Partito democratico, primo firmatario Valter Piscedda, il 23 marzo scorso hanno presentato un’interrogazione (firmata anche dai colleghi, Deriu, Meloni, D. Forma, Tendas, Solinas, Comandini, Collu, Moriconi, R. Pinna), al presidente della Regione Francesco Pigliaru e all’assessore del Lavoro, Formazione Professionale, Cooperazione e Sicurezza Sociale Virginia Mura, con la quale chiedono risposte sulla mancata erogazione, a distanza di ben due anni, delle indennità previste a favore di numerosi giovani che a suo tempo parteciparono ai percorsi di formazione promossi dalla Regione Sardegna nell’ambito del programma “Garanzia Giovani”, finalizzato all’acquisizione di competenze mirate all’inserimento lavorativo.

L’avviso pubblicato dalla Regione aveva previsto, infatti, sin dalle origini (2014) il pagamento, a favore di ogni allievo frequentante, di un’indennità di frequenza pari a 2 euro/ora e di un’indennità di viaggio da erogarsi, a conclusione del percorso, sulla base dei costi effettivamente sostenuti dal giovane.

Nel 2015 però, a corsi già avviati e nonostante le previsioni del Bando e le aspettative generate, spariscono i fondi regionali per coprire il costo delle indennità, previste e quindi dovute. Alla luce di ciò, il 27 gennaio 2015 il Direttore del Servizio della Governance della formazione professionale, nelle more dello stanziamento in bilancio regionale delle risorse necessarie, “sospendeva” l’erogazione delle indennità, lasciando anche le spese di viaggio a carico dei volenterosi giovani disoccupati che ancora oggi attendono risposte. L’Assessorato competente, infatti, non risulta aver successivamente adottato provvedimenti di “revoca” o annullamento delle originarie previsioni sancite dal bando, e pertanto lex specialis.

Insomma, il provvedimento di “sospensione” a distanza di anni lascia ancora sospese le aspettative dei giovani che attendono ancora quanto dovuto e che protestano per l’evoluzione dell’iniziativa “Garanzia giovani”, rivelatasi ben poco garantista nei loro confronti.

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Il presidente della Regione Francesco Pigliaru e l’assessore dei Lavori Pubblici Paolo Maninchedda hanno inaugurato il primo lotto dei lavori conclusi per la messa in sicurezza del Rio San Girolamo. A nove anni dalla terribile alluvione costata la vita a quattro persone, oggi a Capoterra sono state consegnate le opere del primo di cinque interventi da foce verso monte, per un impegno complessivo di 50 milioni di euro cofinanziato dall’Unione Europea. I lavori puntano a mitigare il rischio idrogeologico nelle frazioni costiere di Capoterra e in località Poggio dei Pini, esposte a un rischio classificato con la categoria Ri4 (molto elevato) dal Piano di Assetto Idrogeologico della Regione.

«La messa in sicurezza del territorio a tutela dell’incolumità dei cittadini è uno degli obiettivi prioritari della Giunta – ha detto il presidente Pigliaru, ringraziando quanti hanno lavorato – con metodo, precisione e competenza per raggiungere questo importantissimo risultato. L’imponente intervento sul Rio San Girolamo rappresenta al meglio le nostre scelte di riformismo, che significa cercare e trovare soluzioni, razionalità, partecipazione attiva. Quando abbiamo iniziato a governare in nessuna delle zone ferite della Sardegna erano state avviate le opere di mitigazione del rischio idrogeologico. Oggi a Capoterra alcuni lavori si concludono e altri iniziano, Villagrande li ha quasi ultimati, Olbia è nel pieno delle attività di autorizzazione amministrativa e Bitti si sta confrontando sui progetti predisposti dall’Assessorato. Lavorare con determinazione per cambiare in meglio la realtà, senza propaganda, è la miglior arma contro la facile demagogia», ha aggiunto Francesco Pigliaru, sottolineando la coincidenza della conclusione dei lavori con l’approvazione, da parte della Giunta, della proposta sulla nuova legge urbanistica.

«E’ uno strumento di governo razionale e sostenibile del territorio, che abbiamo costruito sulla ricerca dell’equilibrio tra difesa dell’ambiente e prospettive di sviluppo ecosostenibile e che ora portiamo alla discussione, pronti ad ascoltare e recepire correzioni e suggerimenti. Chi come noi si è trovato a dare concretezza alla mitigazione del rischio idrogeologico – ha concluso Francesco Pigliaru -, non vuole certamente che il nostro paesaggio, prezioso da tutti i punti di vista, possa subire danni irreversibili.» 

Le opere sono state progettate per contenere un evento di piena che statisticamente si ripete ogni due secoli circa: in pratica, una volta realizzati tutti i lotti, il nuovo assetto dei corsi d’acqua consentirà di contenere, in condizioni estreme, portate analoghe a quelle eccezionali del 22 ottobre 2008. I lavori sono parzialmente iniziati a giugno del 2015, definitivamente consegnati ad aprile 2016 e conclusi nel dicembre successivo. L’alveo risagomato è lungo 1.380 metri, largo 44 (prima dei lavori era largo solo 11), con 120mila metri cubi di terra movimentata e 32mila piante messe a dimora.

«Il risultato che oggi consegniamo ai sardi dimostra che le cose possono davvero cambiare, che non dobbiamo rassegnarci alle difficoltà e che con molto impegno e grande determinazione si riesce a centrare risultati che parevano assolutamente impossibili da raggiungere – sottolinea Paolo Maninchedda -. Questa è la prima delle opere attese da nove anni: noi non abbiamo sprecato neanche un giorno e adesso con la stessa concentrazione proseguiamo con gli interventi sui prossimi lotti. Un particolare ringraziamento va al personale dell’assessorato dei Lavori pubblici che ha lavorato con grande dedizione alla realizzazione di questa opera».

I prossimi interventi prevedono: rifacimento degli attraversamenti della Statale 195 sul Rio San Girolamo e sul Rio Masone Ollastu (15 milioni e 800mila euro); secondo lotto, dagli attraversamenti sulla Statale 195 verso Monte (11,1 milioni); messa in sicurezza della diga, opere accessorie e di connessione del sistema diga al corso d’acqua.

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«La sanità del Sulcis Iglesiente è abbandonata a se stessa, senza governance e in mano a impiegati amministrativi privi delle competenze necessarie per la guida di una struttura sanitaria complessa e articolata come l’Area socio sanitaria di Carbonia. Negli ultimi anni ha dovuto fare i conti con un progetto di razionalizzazione dei servizi che, in barba a ogni regola, è stato avviato e portato avanti tra malumori, disservizi, proteste. Sin da subito il progetto di riforma voluto dalla Giunta di Francesco Pigliaru ha mostrato, nel territorio di competenza della ex Asl 7 (come del resto nell’intera Sardegna), gravi limiti, che si sono tradotti con un taglio drastico e generalizzato dei servizi forniti al cittadino, sempre più sfiduciato e perennemente costretto a rivolgersi alle strutture del capoluogo.»

A sostenerlo è Ignazio Locci (Forza Italia), vicepresidente del Consiglio regionale.

«Oggi, come se la mannaia sulle prestazioni non fosse sufficiente, l’Area socio sanitaria di Carbonia si trova letteralmente priva di guida autorevole – aggiunge Ignazio Locci -. La governance è in mano, in sostanza, a un’impiegata amministrativa che non possiede il curriculum richiesto dalla politica sanitaria. Siamo certi siano state rispettate tutte le procedure, ma da quello che possiamo vedere dispone solo dei requisiti formali. Quello di cui c’è invece bisogno è un manager che risponda non solo alle logiche di partito, ma anche a criteri di competenza e autorevolezza. Si badi bene che la denuncia sull’assenza di governance non è una semplice valutazione politica. È il frutto di interlocuzioni avute con alcuni primari delle strutture sanitarie sulcitane, che hanno mostrato preoccupazione sul livello del servizio assicurato ai pazienti.»

«Sta venendo meno il coordinamento sanitario e non è più solo un problema di liste d’attesa: è un problema ben più generalizzato che porterà nel breve termine alla liquidazione della sanità sulcitana. Auspico, dunque, che l’assessore Luigi Arru e il manager Fulvio Moirano intervengano rivedendo le nomine all’Area socio sanitaria di Carbonia – conclude il vicepresidente del Consiglio regionale -, in modo che venga affidata a chi dispone dei requisiti indispensabili all’assolvimento del compito, e non soltanto a quelli di natura partitica.»

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I cinque consiglieri del gruppo del Partito dei Sardi hanno presentato un’interrogazione in Consiglio regionale (primo firmatario il consigliere Piermario Manca), nella quale evidenziano come le aziende agricole sarde e i Consorzi di difesa stiano aspettando dal ministero dell’Agricoltura e da Agea la corresponsione dei contributi previsti per legge, relativi agli anni 2014, 2015 e 2016. Anni per i quali gli operatori del settore agricolo hanno dovuto anticipare somme per un totale di oltre 14 milioni di euro, in modo da poter contare su una copertura assicurativa legata ai rischi derivanti da avversità atmosferiche assimilabili a calamità naturali, ad avversità atmosferiche non assimilabili a calamità naturali, a epizoozie, a fitopatie e a infestazioni parassitarie.

In particolare, i Consorzi di difesa devono recuperare dal Ministero somme anticipate per complessivi € 3.358.397,43 dei quali € 1.838.984,19 a titolo di Integrazione Art. 68 per l’annualità 2014 (già richiesti), € 537.016,72 a titolo di saldo contributivo annualità 2015 (già richiesti) e € 982.396,52 a titolo di saldo contributivo annualità 2016 (da richiedere); i soci assicurati, invece, devono recuperare da Agea O.P. contributi per € 11.068.568,79 dei quali € 4.731.038,11 relativi all’annualità 2015 (contributi produzioni vitivinicole non liquidati tramite l’OCM vino per carenza di fondi e contributi sulle altre produzioni vegetali inseriti nel Bando della Misura 17.1 non ancora erogati) e € 6.337.530,68 relativi all’annualità 2016 (contributi produzioni vitivinicole non liquidati tramite l’OCM vino per carenza di fondi e contributi sulle altre produzioni vegetali che dovranno essere inseriti nel Bando della Misura 17.1 non ancora pubblicato).

L’interrogazione con richiesta di risposta scritta, rivolta al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e all’assessore regionale dell’Agricoltura, Pierluigi Caria, espone dettagliatamente la difficile situazione che si è creata a danno delle aziende e dei Consorzi di difesa della Sardegna, a seguito dell’entrata in vigore del nuovo Sistema di Gestione del rischio (SGR), e a causa del complesso iter burocratico per la presentazione delle domande e degli ingiustificabili ritardi nell’erogazione dei contributi previsti.

I consiglieri del PdS, Piermario Manca, Gianfranco Congiu, Roberto Desini, Augusto Cherchi e Alessandro Unali, chiedono al presidente e all’assessore due azioni immediate: attivarsi presso il Ministero e Agea per ottenere lo sblocco tempestivo dei pagamenti arretrati; procedere con la costituzione di un fondo di garanzia regionale, diretto a favorire l’accesso al credito dei Consorzi di difesa con sede legale in Sardegna e delle aziende agricole a essi associate, e all’istituzione di un apposito regime di aiuti finalizzato alla copertura del costo dei relativi interessi.

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Il nuovo atto intimidatorio compiuto durante la scorsa notte contro l’assessore dello Sport del comune di Seui Raimondo Gaviano, con l’eplosione di colpi di arma da fuoco contro la sua autovettura, pochi giorni dopo l’analogo episodio di cui è rimasto vittima il sindaco di Domusnovas Massimiliano Ventura, rilancia l’allarme della violenza contro gli amministratori pubblici.

Numerosissimi gli attestati di solidarietà arrivati in giornata.

«Oggi è la festa del papà, in tante famiglie si festeggia con gioia. Un babbo di Seui oggi probabilmente non festeggerà, la sua unica colpa? Essere assessore comunale – scrivono in una nota Eugenio Lai sindaco di Escolca/vice presidente del Consiglio regionale, Paola Zaccheddu sindaco di Laconi, Marco Pisano sindaco di Mandas, Giuseppe Loddo sindaco di Villanovatulo, Giovanni Daga sindaco di Nuragus, Enrico Murgia sindaco di Seulo e Rossano Zedda sindaco di Gergei -. Molteplici e contraddittori sentimenti pertanto ci pervadono l’animo nell’apprendere di un altro atto intimidatorio ai danni dell’assessore di Seui Raimondo Gaviano, il primo una forte rabbia, fare gli amministratori di questi tempi è quasi una maledizione, il secondo un sentimento di grande vicinanza e affetto che esprimiamo a nome delle nostre comunità,esortando la comunità di Seui rappresentata dai propri amministratori ad andare avanti non siete soli.»

«È ora di dire basta a questa inaccettabile sequenza di atti vili e indegni contro chi amministra la cosa pubblica nei territori – ha detto il presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru -. La Regione è decisa a sostenere quanti lavorano ogni giorno, con dedizione e impegno, nell’interesse delle loro comunità, e andiamo avanti con determinazione in tutte le azioni di prevenzione e dissuasione che sono in nostro potere, a partire dalla videosorveglianza. Le risorse per la realizzazione delle reti sono state trasferite a molti Comuni, che già lavorano alla progettazione e stimano di poter completare le opere entro il 2017. Ma sappiamo che questo, per quanto utile, non può bastare. Perciò chiediamo con forza la collaborazione di tutti.»

 

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La Giunta regionale, su proposta dell’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu, ha nominato il commissario regionale per la reggenza del comune di Palau, in seguito alle contemporanee dimissioni del sindaco e del vicesindaco. Mario Carta, già segretario generale della Provincia di Olbia Tempio, eserciterà le funzioni del sindaco per il tempo strettamente necessario. Il presidente Francesco Pigliaru disporrà con proprio decreto l’atto formale di nomina del commissario regionale.

 

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La Giunta regionale ha approvato il disegno di legge del “Governo del territorio” presentato dall’assessore all’Urbanistica Cristiano Erriu, il quale ieri mattina lo ha illustrato alla maggioranza in Consiglio regionale.
Il presidente Pigliaru ha sottolineato come la qualità paesaggistica sia «la grande risorsa di sviluppo presente e futuro della Sardegna, il principale fattore di ricchezza». Francesco Pigliaru ha poi aggiunto che il testo di legge che andrà alla discussione dell’Aula «nasce da una filosofia di rigorosa tutela del paesaggio», spiegando come questa legge inserisca «elementi di flessibilità governata e virtuosa» all’attuale normativa, di cui propone un aggiornamento prudente, mirato all’equilibrio tra sostenibilità e sviluppo, rispetto ambientale e creazione di ricchezza e occupazione.
«È una legge ambiziosa, innovativa e completa – spiega l’assessore Cristiano Erriu – che ha avuto una gestazione lunga 18 mesi perché ci siamo messi all’ascolto. I due ddl discussi e approvati oggi dalla Giunta ci consentiranno tra le varie cose di arrivare ad una legge organica dell’edilizia, per risolvere alcuni problemi applicativi. Combattiamo il concetto di redditività, ormai superato: vogliamo che l’attività imprenditoriale sia privilegiata rispetto alla rendita fondiaria. E negli ambiti urbani puntiamo al recupero dei tanti, troppi edifici esistenti che non sono utilizzati.»
Insieme a questo disegni di legge, importante e atteso da tempo in tutta l’Isola, sono state approvate le Disposizioni urgenti in materia urbanistica ed edilizia, un intervento di manutenzione che riguarda tre leggi regionali del passato: la n. 8 del 2015, la n. 23 del 1985 e la n. 45 del 1989. I due testi sono frutto di un intenso lavoro durato un anno e mezzo.
Il disegno di legge “Governo del territorio”, uno dei pilastri su cui il presidente Francesco Pigliaru aveva basato la sua campagna elettorale tre anni fa, si pone alcuni obiettivi: semplificare l’intricata selva di leggi e norme del settore, riunendole in un Testo Unico di poco più di 100 articoli a fronte degli attuali 300; salvaguardare i princìpi contenuti nel Piano Paesaggistico regionale; tutelare l’ambiente e il paesaggio, garantendo però un corretto equilibrio con le esigenze di sviluppo economico sostenibile; dare maggiore slancio alle zone a vocazione rurale; ridurre il consumo del suolo, privilegiandone il riuso e la sua valorizzazione; sforbiciare in maniera netta i tempi d’attesa da parte di cittadini e imprese nei procedimenti urbanistici.
Il disegno di legge supera il dimensionamento astratto e indifferenziato delle superfici edificabili. In più, individua i criteri per il dimensionamento delle superfici minime e dei volumi edificabili in base alla vocazione dei suoli, alle esigenze delle colture e al requisito imprenditoriale dell’agricoltore.
Sono le aree già trasformate per la residenza, la produzione e i servizi. Il disegno di legge prevede la rigenerazione e riqualificazione degli ambiti consolidati, insieme alla ricucitura di ambiti urbanizzati degradati o non connessi tra loro in maniera funzionale.
Le aree che non rientrano nelle precedenti classificazioni possono essere trasformate. Il Comune determina nel PUC il fabbisogno edificatorio e mette a bando quote di esso, secondo un programma temporale. I proprietari delle aree comprese in questo Ambito aderiscono al bando con proposte che evidenziano qualità e quantità degli interventi (servizi, compensazione ambientale, ecc.).
Gli insediamenti turistici già esistenti potranno adeguarsi alle esigenze della moderna ricettività, migliorando gli standard di strutture obsolete e non più competitive sul mercato internazionale. In questo modo saranno favorite la destagionalizzazione e l’occupazione.
Non saranno realizzati in deroga rispetto al Piano Paesaggistico Regionale, bensì seguendo tutte le procedure previste per la redazione del PPR. In sostanza, verranno applicati i meccanismi previsti dal Codice Urbani per la predisposizione dei Piani Paesaggistici.

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«La politica segua i buoni consigli del presidente di Confindustria Sardegna. I numeri e l’analisi sulle potenzialità offerte dal comparto della nautica da diporto evidenziati da Alberto Scanu, parlano chiaro: la Sardegna, se solo fosse guidata da una classe dirigente all’altezza, potrebbe mettere a frutto le enormi potenzialità di crescita di cui dispone. Ma la Giunta di Francesco Pigliaru è sorda ai richiami provenienti dal mondo dell’imprenditoria. E ogni volta che un assessore regionale parla di lavoro e sviluppo, dieci aziende sarde muoiono e chiudono i battenti. E a noi vengono i brividi, perché Pigliaru e soci non sanno di cosa parlano.»

Il vicepresidente del Consiglio regionale, va ancora una volta all’attacco della Giunta Pigliaru.

«La strategicità dei porti turistici sardi, che conta il 10% dell’offerta italiana, è indubbia: come sottolinea il presidente di Confindustria, ogni euro speso nella nautica da diporto ne attiva quattro nell’economia generale – aggiunge il consigliere regionale di Forza Italia -. La Sardegna, però, non solo paga il prezzo di una classe dirigente che non ci crede, ma anche di problemi strutturali che si trascina da sempre e che con questo Esecutivo non hanno ancora trovato soluzione. Basti pensare alla complessità delle norme che regolano l’uso del Demanio. Nell’Isola, infatti, esistono esempi di Comuni costretti a pagare canoni per porzioni di terreno nel tempo migliorate e destinate alla collettività.»

«Il fatto che questa Giunta non creda nel turismo è testimoniato dai numeri della Finanziaria 2017, con la quale si destina al comparto turistico solo lo 0,47% dei 7,6 miliardi di euro disponibili. Una cifra irrisoria, che la dice lunga su quanto il centrosinistra consideri strategico questo settore. La Regione deve invertire la tendenza e ascoltare una buona volta i suggerimenti che provengono dal mondo delle imprese. Quella che chiede a gran voce sviluppo e occupazione è la Sardegna reale. Ne prendano atto, i professori – conclude Ignazio Locci -, prima che sia troppo tardi.»

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Il presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru, ha scritto una lettera al premier Paolo Gentiloni, nella quale gli chiede di intervenire per impedire la realizzazione dei due impianti di solare termodinamico di Gonnosfanadiga e di Flumini Mannu che, per le loro caratteristiche, non rientrano nella visione del Piano energetico ambientale regionale e nella strategia di sviluppo energetico ed economico adottata dall’Esecutivo regionale.
La commissione tecnica nazionale di Valutazione dell’Impatto Ambientale, infatti, ha concluso il lavoro istruttorio sul progetto da realizzarsi nei comuni di Gonnosfanadiga e Guspini esprimendo parere positivo, analogamente a quanto già fatto in relazione all’identico progetto “Flumini Mannu” che interessa i Comuni di Villasor e Decimoputzu.
«La Regione Sardegna ha sempre manifestato la propria netta contrarietà – spiega nella lettera il presidente Pigliaru, citando i pareri tecnici inviati alla Commissione nazionale, la lettera al ministro Gian Luca Galletti dell’assessore dell’Ambiente e la mozione del 28 settembre scorso del Consiglio regionale e il parere negativo del ministero dei Beni Culturali -. Su Flumini Mannu la decisione finale è stata già deferita alla Presidenza del Consiglio dei ministri e presumibilmente avverrà lo stesso per il progetto Gonnosfanadiga. Ciò rende opportuno e doveroso ribadire ancora una volta la forte contrarietà delle istituzioni regionali e locali, nonché dei territori.»

Nella lettera Pigliaru spiega come il piano energetico ambientale della Sardegna riconosca strategici «la generazione distribuita da fonti rinnovabili e lo sviluppo di azioni destinate all’aumento della quota di autoconsumo. Con particolare riferimento alle tecnologie per la produzione di energia da fonte solare, la Regione Sardegna promuove e favorisce la diffusione degli impianti e delle istallazioni di taglia medio-piccola” che occupano poco territorio e soddisfano le esigenze energetiche locali e la diffusione delle reti intelligenti. I progetti Flumini Mannu e Gonnosfanadiga, invece, occupano superfici importanti e non riducono il costo dell’energia per l’utenza finale».

«La realizzazione di questi impianti – prosegue la lettera – comporterebbe il sacrificio di un’area produttiva, attualmente adibita ad uso agricolo e al pascolo di bestiame. Ciò sarebbe in contrasto con gli obiettivi della politica agricola regionale per il consistente consumo di suolo agrario, per non parlare della mortificazione delle aziende agricole operanti in quei territori alle quali verrebbe negata la disponibilità di quelle aree con effetti di carattere economico-sociale facilmente immaginabile. Inoltre, si determinerebbe un inevitabile impatto negativo anche sugli ecosistemi coinvolti.»

Francesco Pigliaru, poi, evidenziando come la condizione di insularità della Sardegna determini uno svantaggio anche sul fronte energetico, sottolinea la necessità di «intervenire con decisione sulla legislazione nazionale, in conformità con la normativa comunitaria, per consentire alle Regioni, attraverso i propri strumenti pianificatori, di poter intervenire efficacemente». In chiusura, ribadendo ancora una volta che i progetti Flumini Mannu e Gonnosfanadiga si pongono «in netto contrasto con le strategie di sviluppo energetico ed economico che la nostra Regione intende promuovere anche a livello nazionale attraverso la modifica sostanziale della Strategia Energetica Nazionale», il presidente Pigliaru sottolinea «il forte malcontento e la netta contrarietà della popolazione alla realizzazione di questi impianti» e le «forti tensioni di carattere economico-sociale che potrebbero derivarne».

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«Che a distanza di tre mesi dalla nascita dell’Ats i diabetici sardi si trovino in questa situazione è intollerabile, indegno di un Paese civile.»

La denuncia arriva dal consigliere regionale dei Riformatori sardi Michele Cossa, che ieri ha presentato un’interrogazione sull’argomento. «L’incidenza del diabete in Sardegna è tra le più alte del mondo, giacché interessa ben il 5 per cento della popolazione – aggiunge il consigliere dei Riformatori sardi -. Occorre un intervento di emergenza, che assicuri in tempi rapidi la fornitura dei microinfusori. Ma poi occorre snellire le procedure, inutilmente macchinose, e intervenire per fornire il materiale – per i microinfusori e per la misurazione della glicemia – in misura adeguata. Perché costringere le persone a fare ore e ore di attese che si potrebbero tranquillamente evitare? Per di più si tratta di persone che non hanno neanche diritto ad usufruire di permessi dal lavoro.»

«I tempi della transizione verso la ASL unica si stanno allungando in modo intollerabile, ovviamente a spese dei pazienti – conclude Michele Cossa -. Il presidente Francesco Pigliaru e l’assessore Luigi Arru dicano cosa intendono fare per garantire ai diabetici quella vita normale che la tecnologia oggi consente.»