21 July, 2024
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«Nel lungo incontro di questa mattina con il presidente del Consiglio ho discusso alcune questioni urgenti e fondamentali per la Sardegna. Abbiamo parlato del cantiere dell’Arsenale a La Maddalena, di alcune importantissime vertenze industriali a cominciare da quella di Porto Torres che coinvolge l’Eni e le prospettive della chimica verde, per continuare con gli accantonamenti e le servitù militari. Sono molto soddisfatto della disponibilità dimostrata dal Presidente del Consiglio ad approfondire operativamente ognuna di queste. Abbiamo perciò concordato di portare ad un unico tavolo a Palazzo Chigi tutte le principali vicende in via di soluzione o in attesa di soluzione. La prima riunione tecnica a Roma è già fissata per venerdì e seguirà a breve un incontro politico, per definire tutte le questioni entro qualche settimana.» 

Lo ha detto il presidente della Regione Francesco Pigliaru al termine dell’incontro con il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, questa mattina, nella sala dell’aeroporto di Elmas. Dopo la riunione a due, durata circa mezz’ora, Pigliaru e Gentiloni hanno incontrato insieme i segretari regionali di CGIL, CISL e UIL. «Per quanto riguarda La Maddalena, a proposito della quale avevamo scritto al Presidente del Consiglio lo scorso 2 febbraio, è stata fortemente condivisa la necessità di uscire urgentemente dall’attuale e non più accettabile situazione di stallo e sbloccare i cantieri – ha proseguito Francesco Pigliaru – e anche su questo punto avremo un incontro nei prossimi giorni. Gentiloni, poi, ci ha dato garanzia del fatto che Palazzo Chigi sta seguendo le questioni di finanza pubblica trattate dall’assessore del Bilancio Raffaele Paci a Roma con il sottosegretario Gianclaudio Bressa. Ho rappresentato le ragioni che inducono la Regione a richiedere con la massima determinazione un taglio deciso degli accantonamenti e l’accesso ai Fondi per gli enti locali e al Fondo nazionale per i farmaci innovativi. Il Capo del Governo concorda sul fatto che è arrivato il momento di fare un tagliando dopo l’accordo sulle entrate del 2014».

Prese in esame anche le vertenze industriali più complesse e simboliche, che riguardano i siti produttivi caratterizzati dalla dismissione delle Partecipazioni statali, a cominciare dall’Eni di Porto Torres per poi proseguire con Ottana e il Sud Sardegna. «Paolo Gentiloni ha confermato che il Governo è presente e collaborativo – ha sottolineato Francesco Pigliaru -, e si è soffermato in particolare sulla chimica verde, condividendo la necessità di spingere Eni a confermare gli investimenti a Porto Torres.»

Tra gli argomenti trattati, infine, la legge regionale sulla stabilizzazione dei precari, «per la quale abbiamo concordato come definire i passaggi per armonizzare la normativa con quella statale», e le servitù militari, «su cui la Regione ha lavorato molto in questi ultimi anni, aprendo una nuova stagione – ha concluso Francesco Pigliaru – dalla quale ora ci aspettiamo risultati concreti».

L’interlocuzione con il governo proseguirà lunedì. Con il ministro della Coesione territoriale Claudio De Vincenti, a Villa Devoto, si farà la prima verifica sullo stato di attuazione del Patto per la Sardegna e in particolare delle numerose e importanti misure lì disegnate e finanziate per contrastare gli effetti negativi della condizione di insularità.

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La Regione apre ufficialmente con il Governo una nuova Vertenza Sardegna a tutela delle sue finanze e si appresta a scrivere un Patto con lo Stato che consenta di tenere in cassa i propri soldi e usarli per realizzare programmi di investimento e di crescita. L’assessore della Programmazione e Bilancio, Raffaele Paci, ha aperto e tracciato il percorso, oggi a Roma, incontrando il sottosegretario agli Affari regionali, Gianclaudio Bressa.

Si lavora dunque a un nuovo Patto Stato-Regione che, a partire dal 2018, preveda una drastica riduzione degli accantonamenti e l’avvio di un percorso per l’assunzione delle piene funzioni sulla finanza locale. Ma già per il 2017 si punta ad alcune risposte immediate: l’accesso ai Fondi per le Regioni, a quello per Province e Città Metropolitane e al Fondo nazionale per i Farmaci innovativi. «Oggi abbiamo avviato un percorso importante che vogliamo porti ad alcuni risultati già quest’anno, alla definizione di nuove condizioni sulla gestione delle finanze e sulla tutela dei diritti dei cittadini sardi – dice Raffaele Paci -. Abbiamo trovato una buona apertura da parte del Governo sia rispetto alle richieste per quest’anno che su quelle in prospettiva. Entro un paio di settimane ci incontreremo di nuovo, dossier alla mano, per stringere i tempi e accelerare il più possibile. L’ho detto molto chiaramente a Bressa: 684 milioni di accantonamenti sono troppi e, nel momento in cui diventano fissi invece che essere una tantum, di fatto si stanno stravolgendo anche le norme statutarie. Sono cifre eccessive e la Sardegna ha invece tutto il diritto a realizzare con quei soldi politiche di sviluppo. Diamo una valutazione positiva delle politiche espansive nazionali ma non ci bastano, anche perché hanno effetti diversi nel territorio – sottolinea ancora l’assessore -. Abbiamo una situazione di crisi, vogliamo intervenire sui problemi specifici della nostra Regione, e non chiediamo altro se non di poterlo fare con le nostre risorse. Basta con gli accantonamenti, non ce li possiamo più permettere: a questo abbiamo iniziato a lavorare oggi, e continueremo a lottare per i nostri diritti fino a che non ci saranno riconosciuti».

L’incontro di oggi a Roma è stato convocato all’indomani dello stop imposto dalla stessa Sardegna alla Conferenza delle Regioni con il diniego dell’intesa sulla ripartizione dei fondi Regione e Province-Città metropolitane. Partendo da queste urgenze, e con l’obiettivo di agganciare quei finanziamenti, la Regione ha deciso di aprire un nuovo percorso con il Governo per definire un accordo complessivo a tutela della Sardegna. «Per difendere i nostri diritti abbiamo già impugnato le ultime due Finanziarie nazionali. Oggi avviamo parallelamente un nuovo percorso: ho già spiegato questa mattina le nostre ragioni al Governo, col presidente Francesco Pigliaru continueremo a farlo fino a che i nostri diritti saranno riconosciuti. Dobbiamo uscire dalla crisi – ha concluso l’assessore della Programmazione e Bilancio -: e quei soldi che rivendichiamo sono indispensabili per farlo.»

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Il deputato Francesco Sanna, uno dei tre candidati alla segreteria del Partito Democratico al Congresso in programma il 19 marzo (gli altri due sono il senatore Giuseppe Luigi Cucca e l’assessore dello Sport del comune di Cagliari Yuri Marcalis), ha pubblicato oggi le sue linee programmatiche che pubblichiamo integralmente.

«I Sardi che vivono e amano la Sardegna, nelle città e nei paesi, chiedono buona politica e buone politiche.

Credo che il Partito Democratico Sardo della comunità e delle comunità abbia il dovere di essere uno strumento aperto e disponibile all’ascolto e poi capace di decidere. Credo che il Partito Democratico abbia le risorse, messe in rete e di nuovo in pace e in movimento, per trasformare sogni e bisogni di questa Sardegna migliore, in una realtà concreta.

Il Congresso, con una discussione aperta e la passione che sapremo metterci, deve essere l’occasione per ricreare le condizioni di ottimismo e orgoglio nell’essere e sentirsi democratici sardi, giusti e meritevoli eredi delle grandi forze storiche, politiche e culturali da cui il PD ha preso origine.

Abbiamo bisogno di unità. Ma non penso che l’unità buona per il Partito Democratico sia l’unanimismo senza attenzione ai contenuti delle proposte. Sarebbe sbagliato l’accordo tra gruppi dirigenti che trascuri iscritti ed elettori. L’unità vera la facciamo ascoltando le ragioni di tutti: nella sintesi, ma nella chiarezza sugli intendimenti.

Serve a noi democratici e serve alla Sardegna. Dobbiamo ricreare le condizioni per essa di capirci, per noi democratici di spiegarci: con molta umiltà da parte nostra.

Iniziamo a chiedere scusa per essere apparsi quelli sempre pronti e attivi nella discussione sui “posti” nelle istituzioni e negli enti della Regione. In ritardo, distratti o assenti su questioni importanti. Con alcuni di noi in ruoli di responsabilità, anche se inadeguati a svolgere quei compiti. Con altri più bravi altre volte lasciati ai margini, perché non accasati nella corrente giusta.

C’è stato un momento – il referendum costituzionale – nel quale ci siamo accorti che al di là delle cose che proponevamo, giocava contro di noi una antipatia, dura, cristallizzata; che impediva sia l’ascolto delle nostre ragioni, sia qualsiasi dialogo: che si faceva pregiudizio.

Impariamo dagli errori. Oggi sappiamo che le soluzioni devono passare per una nuova “connessione sentimentale” con il popolo sardo. Al quale ci rivolgiamo, consapevoli del fatto che da soli non andiamo da nessuna parte. “Non aspettarti alcuna risposta oltre la tua“, per dirla con la poesia di Brecht. Le domande di oggi sono più complicate di quelle del passato. E, soprattutto, le risposte nuove pretendono una politica competente, che studi, che abbia la consapevolezza storica del tempo in cui vive, che prenda posizione sugli interessi in gioco, che comprenda la paura degli esclusi dalla globalizzazione e non ne banalizzi l’esito politico riducendola a “populismo”. Una politica capace, cioè, di combattere le diseguaglianze sociali, i rischi della globalizzazione senza regole, che metta al centro della sua azione il valore della persona e il suo diritto di avere opportunità e strumenti per realizzare la piena cittadinanza.

Con la consapevolezza dei miei limiti ma sapendo che tante risposte individuali, tante volontà passioni e intelligenze che vedo disponibili costruiscono l’intellettuale collettivo e la risposta comunitaria e riformista che oggi deve riprovare ad essere il Partito Democratico della Sardegna, propongo la mia candidatura a segretario.

Rivolgo l’invito a fare questo confronto, anche a coloro che per tanti e diversi motivi hanno lasciato militanza, adesione e voto al PD, a volte rinunciando ad esercitare i propri diritti di elettori. Chiedo loro di tornare a riprovarci insieme.

Le loro idee e quelle di chi vorrà contribuire alla vita del Partito Democratico Sardo arricchiranno questo programma sino al voto del 19 marzo.

Il Partito Democratico al servizio della Sardegna

Vorrei che il Partito Democratico in Sardegna fosse capace di riattivare la partecipazione di ciascun cittadino alle decisioni che riguardano la propria vita; in ogni campo: dalla scuola alla salute, dalle politiche di sviluppo economico e del lavoro a quelle dell’ambiente e del paesaggio.

Proveremo a mettere in una rete di ascolto e decisione ogni struttura organizzativa del Partito Democratico in Sardegna, dal più piccolo circolo al blog di un suo simpatizzante. Non solo per “provocare” la discussione pubblica, ma per offrire percorsi di partecipazione dal basso al formarsi della decisione delle politiche della Regione, anche sperimentando e utilizzando piattaforme digitali di dibattito e decisione. Già oggi – e forse siamo gli unici in Italia che diamo questa possibilità – circoli e strutture provinciali del Partito Democratico possono offrire on line le loro proposte ed elaborazioni utilizzando la piattaforma PD Sardegna. Intendo valorizzare questa opportunità, sperimentando la discussione on line di documenti e proposte legislative e aprendo a forme di consultazione su specifici dossier.

Abbattere la disoccupazione, ridurre la povertà, vicini al volontariato per sostenere gli ultimi

I dati Istat del dicembre 2016 ci dicono che il tasso di disoccupazione in Sardegna è vicino al 16% ma se lo rapportiamo ai giovani tra i 16 e i 24 anni tocchiamo punte di senza lavoro oltre la soglia del 50%.

Numeri intollerabili che necessitano di uno scatto della politica a favore di azioni concrete per favorire gli investimenti privati, per snellire le procedure burocratiche, per pulire i bilanci pubblici dalle incrostazioni che generano sprechi e sacche di privilegi e liberare risorse a favore della ricerca, della innovazione che può generare nuovo sviluppo e  lavoro. Il lavoro che non c’è dunque ma anche quello che rischia di non esserci più. Si contano a decine le vertenze industriali aperte: dal Sulcis al Cagliaritano, dall’Oristanese al Nuorese, fino al nord Sardegna dell’area industriale di Porto Torres e Olbia con la crisi Meridiana. Il PD con tutte le sue energie e le sue intelligenze sarà non solo vicino a chi lotta per il suo posto di lavoro ma cercherà con ogni sua responsabilità a soluzioni per il riavvio delle imprese che possono stare sul mercato e la creazione di nuove imprese.

La crisi del mondo del lavoro, l’occupazione precaria e sottopagata, stanno generando nelle persone incertezza e sfiducia verso il futuro. Negli ultimi dieci anni in Italia e in Sardegna gli indici che misurano l’impoverimento delle famiglie ci dicono che la politica di un partito progressista come il PD, che ha casa nel socialismo democratico europeo, non può guardare al raddoppio della povertà assoluta come fatto irreversibile.

Oggi in Sardegna sperimentiamo il reddito di inclusione sociale, che ingloba il sostegno all’inclusione attiva deciso a livello nazionale e finanziato con 1.600 milioni nel 2017. Penso che occorra attuare con efficacia e decisione questa sperimentazione, ma aperti a cambiarne le regole ascoltando gli inviti degli amministratori locali di rendere il meno burocratico il sostegno alle povertà estreme.

Una forte azione in questo senso ci viene chiesta anche dal mondo dell’associazionismo e del volontariato che svolge un ruolo decisivo a favore della solidarietà verso gli ultimi. Una realtà che opera spesso in solitudine, rischiando ogni giorno di non essere più in grado di garantire aiuto a quanti sempre più spesso si rivolgono ad essa, per un pasto, un paio di scarpe, un letto.

La povertà e gli ultimi ci interrogano sul senso del nostro impegno civile, sulla capacità o meno di saper incidere nella realtà; sulla verità e sull’attualità di parole come giustizia, libertà, uguaglianza. Responsabilità da cui come democratici non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo fuggire.

Il Partito Democratico, comunità fra le comunità della Sardegna

I democratici sardi sanno che essi costituiscono la più grande comunità politica dell’isola. Il PD sardo deve impiegare il suo tempo a guardare, interpretare e modificare la realtà fuori da sé, e non a discutere di se stesso con se stesso. Famiglia, scuola, aziende, piccoli comuni, associazioni, volontariato sono i luoghi della vita comunitaria e degli interessi che dobbiamo riprendere a sostenere e tutelare con politiche innovative. Per questo, da subito, ci impegneremo per rinsaldare lo spirito coesivo delle politiche pubbliche a favore di ogni comunità sarda.

La Sardegna è tutta: non solo le coste, non solo le città più grandi. Paesitudine, agricoltura, politiche di sviluppo

Flussi economici, infrastrutture, servizi devono essere un diritto effettivo e ragionevolmente esigibile da ciascun sardo a prescindere da dove abiti. Su questi temi cruciali per il nostro futuro voglio favorire riflessioni e decisioni contro lo spopolamento delle zone interne e l’abbandono dei piccoli paesi da parte di persone e produzioni.

Dobbiamo rivedere a questo fine il modo di scrivere le leggi, la programmazione dei flussi finanziari, il funzionamento della macchina regionale, la sua sinergia con il sistema delle autonomie locali.

Ovviamente non pensiamo che lo spopolamento nell’interno dell’isola si combatta solo migliorando i servizi o sovvenzionando la permanenza nei centri che soffrono il fenomeno. I paesi devono offrire una chance complessiva di vita, e quindi la possibilità di  lavoro per chi vi abita. Oltre le politiche di contrasto, politiche di sviluppo. Rilancio di un’agricoltura moderna e legata al mercato, combattendo sia l’abbandono delle terre sia il land grabbing (l’accaparramento delle terre produttive a favore di usi non agricoli). Aiutare a formare un nuovo patto tra il mondo dell’allevamento e l’industria della trasformazione. Abbattere il digital divide e promuovere nell’amministrazione regionale e nelle amministrazioni dello Stato il telelavoro che può svolgersi operando da casa. Realizzare un welfare regionale a favore della famiglia e soprattutto delle nuove famiglie che scelgono di vivere nei piccoli centri.

Il nuovo sistema delle autonomie locali, l’organizzazione territoriale del Partito, la rappresentanza in Consiglio Regionale, in Parlamento e nella Giunta regionale

La riforma delle autonomie locali va completata e probabilmente anche ridiscussa alla luce del risultato del referendum costituzionale. Soprattutto nella parte meridionale dell’Isola, in molti vedono la “provincia del sud Sardegna” come prodotto artificiale non riuscito bene, ottenuto dal ritaglio della città metropolitana di Cagliari e dalla soppressione delle province del Sulcis Iglesiente e del Medio Campidano. Occorre inoltre scrivere e proporre al Governo la norma di attuazione dello Statuto speciale che a parità di condizioni di popolazione e territorio equipara Sassari e i comuni del nord ovest, ai fini della utilizzazione di finanziamenti nazionali ed europei, ad un’area metropolitana.

La riforma delle autonomie locali sarde offre l’occasione di ripensare l’organizzazione della Regione alleggerendola di compiti gestionali, portandola a concentrarsi sui grandi compiti di programmazione e lasciando alla capacità di rete dei Comuni l’organizzazione e la gestione dei servizi alle persone e alle comunità.

Il Partito Democratico dovrà reinventare la propria organizzazione guardando a questo nuovo assetto dei poteri e delle responsabilità. I nuovi organismi guardino a quelli concreti della rete delle comunità, dei territori storici e delle aree metropolitane, dove si spende il volontariato politico nei circoli e nei comuni; e poi anche quelli delle nuove circoscrizioni elettorali per le elezioni politiche e regionali, per imprimere il giusto impulso alle rappresentanze in Parlamento ed in Consiglio regionale e riceverne con sistematicità il rendiconto della attività istituzionale.

Chiederò ai consiglieri regionali, ai senatori e ai deputati, al parlamentare europeo, di dar vita ad un unico gruppo del PD sardo delle assemblee legislative, coordinando tra loro ambiti di impegno  e valorizzando il lavoro singolo e collettivo dei rappresentanti del popolo presso l’opinione pubblica dell’Isola tramite la rete capillare della struttura del partito. E chiederò all’Assemblea regionale di registrare questa novità nello Statuto del PD sardo.

Inviterò i componenti della Giunta regionale che si riconoscono nella idealità riformista del Partito Democratico Sardo ad aderire al partito, e a portare il loro contributo alla elaborazione della sua proposta, invitandoli permanentemente ai lavori degli organi regionali.

A questa nuova forma organizzativa del PD in Sardegna intendo aggiungere un modulo del PD sardo fuori dalla Sardegna. Vorrei che nei paesi europei dove è più forte la presenza della emigrazione intellettuale dei giovani sardi, fossimo capaci di costituire – preferibilmente sulla rete internet, ma non solo – circoli e blog che ci aiutino per un verso a ricreare le condizioni per iniziative  che riportino i giovani nell’isola, arricchite dall’esperienza di lavoro e studio all’estero; per un altro verso che ci aiutino ad aprire la Sardegna al mondo, riproponendo adattate alle nostre esigenze le cose nuove che i sardi vedono e fanno fuori dai nostri confini.

E siccome i sardi che vivono e sentono la Sardegna – a differenza dell’emigrazione del passato – hanno molta più occasione di farlo anche risiedendo per lavoro e studio fuori dalla Sardegna, proporrò una modifica dello statuto del PD sardo che preveda per i democratici “espatriati” la partecipazione sia al voto degli organi regionali, sia ai lavori di direzione e assemblea regionale mediante collegamenti in streaming.

Amministratori locali democratici: in rete e in Consulta permanente

La Sardegna delle comunità e del civismo è all’opera quotidiana nelle centinaia di comuni piccoli e piccolissimi, dove sindaci e amministratori sono la frontiera e spesso la trincea nel rapporto dei cittadini, dei loro bisogni, con la pubblica amministrazione. Il PD sardo dovrà rompere la situazione di solitudine nella quale molti amministratori si sentono o si trovano; deve favorire in ogni modo il mettersi in rete continuo delle esperienze.

Ascoltare chi opera nei comuni crea le condizioni per buone politiche a favore degli enti locali. Daremo vita ad una Consulta permanente degli amministratori,  con un coordinamento regionale dei sindaci stabilito all’interno della consulta stessa, che partecipi ai lavori degli organismi di partito e sia tramite continuo di elaborazione di idee e proposte al PD Sardo, ai parlamentari ed al suo gruppo in Consiglio regionale.

Una nuova stagione nei rapporti con lo Stato, una Regione con le carte in regola nei rapporti con i cittadini e le imprese

In questi anni la rivendicazione della Regione nei confronti dello Stato si è focalizzata soprattutto sulla richiesta di maggiori risorse finanziarie da gestire in autonomia. Dopo la piena attuazione del nuovo modello del sistema delle entrate, il Partito democratico sardo promuoverà e darà forza alla azione di recupero degli accantonamenti finanziari, che oggi limitano fortemente la possibilità di intervenire con efficacia sulle politiche di sviluppo. Pensiamo anche che sia necessario aggiornare le quote di partecipazione della Regione alle imposte statali, per coprire la spesa dei nuovi servizi e i nuovi farmaci innovativi, che il centrosinistra ha introdotto a livello nazionale ampliando il diritto alla salute per tutti i malati.

Ma serve anche, nel secondo tempo della legislatura regionale, semplificare e deburocratizzare la Regione, che deve presentarsi con le carte in regola della legalità e della velocità rispetto alle esigenze di cittadini e imprese. Non vogliamo più leggere o sentire che iniziative imprenditoriali, nel rispetto della legge, impieghino anni per avere l’ultimo provvedimento che consenta loro di investire e creare occasioni di impiego per le capacità ed il futuro di giovani sardi preparati e formati.

Non basta scrivere sulla carta delle leggi piani di sviluppo e politiche del lavoro, abbandonandone l’applicazione a stanche logiche burocratiche. Il PD sardo porrà con forza la questione della attuazione tempestiva dei provvedimenti regionali, proponendo una riforma dell’apparato burocratico che introduca misurazione dell’efficacia e del rendimento degli uffici regionali.

Una nuova legge elettorale, un nuovo Statuto che “si accorga” che siamo in Europa

Il Partito Democratico dovrà discutere, non solo al proprio interno ma con le comunità dell’isola la necessaria riforma del modo di rappresentare forze politiche e territori nell’assemblea legislativa. Finita la discussione, il PD saprà far sintesi tra le diverse proposte, elaborando un modello che sappia mettere insieme rappresentanza (di culture politiche, di territori, di genere) e possibilità di governo.

Il PD animerà una fase di discussione dal basso su un nuovo Statuto Sardo, incentrato sul tema dei poteri della Regione e della sua organizzazione in relazione ai tempi nuovi della Repubblica e dell’Europa.

L’Europa ed il Mediterraneo: popoli, spazi geografici, umani economici e culturali che danno forma alle nostre istituzioni ed “entrano” nella vita delle nostre comunità, non solo non sono evocati, ma è come se non esistessero, nello Statuto di Autonomia della Regione. La Sardegna si trova nel cuore di un Mediterraneo diverso da quello di un tempo, oggi cuore dell’Europa, tra la Penisola Iberica e quella Italiana, tra la Francia e il nord Africa. Dobbiamo essere capaci di fare di questa posizione un punto di forza, sfruttandone le potenzialità economiche e culturali. Gestendo al meglio e con l’accoglienza diffusa l’emergenza migranti, ma poi cercando di guardare oltre l’emergenza, al tempo della ricostruzione e della ripresa di rapporti economici che potrebbero vederci terra privilegiata. 

A questo proposito va rilanciata, con la legge per l’elezione del Parlamento Europeo o con una previsione statutaria, l’idea che la Sardegna esprima in una circoscrizione a sé la propria rappresentanza a Strasburgo. Alcuni poteri che caratterizzavano l’autonomia speciale sarda (pensiamo all’agricoltura) si sono trasferiti a Bruxelles, e dunque porremo allo Stato il tema di associare la Regione nei negoziati sui programmi e le azioni comunitarie che impattano sulla vita della Sardegna.

La discussione pubblica su queste riforme nei Partiti, nelle organizzazioni sociali e nell’Università potrebbe essere immediatamente incanalata in una “consulta statutaria”, per la quale esiste uno strumento legislativo pronto alla sua applicazione. E dai testi prodotti in quella sede si potrebbe rapidamente passare alla discussione in Consiglio Regionale di un disegno di legge costituzionale da proporre al Parlamento.

Il Partito Democratico della Sardegna, le altre forze politiche ed il PD nazionale

Lo statuto del PD sardo ha già sviluppato diversi elementi che lo differenziano da quello nazionale. Come ho già detto, la nostra totale libertà organizzativa sui territori è la nuova frontiera per la politica dei democratici in Sardegna.

Abbiamo poi da esercitare bene la nostra libertà politica, che è fatta di idee e visioni della Sardegna, di regole di selezione dei gruppi dirigenti e delle rappresentanze istituzionali, di alleanze con le altre forze politiche. Credo sia d’obbligo dire qualcosa al proposito.

Ho chiarissima la distinzione tra l’elezione diretta del segretario regionale del PD sardo e la selezione del futuro candidato alla carica di Presidente della Regione, che proporrò agli organi del PD sardo avvenga mediante primarie di coalizione. Il 19 marzo eleggiamo solo il segretario regionale del PD.

Se il sistema elettorale per l’elezione del Parlamento Nazionale continuasse a prevedere capilista bloccati, chiederò con forza agli organi nazionali del PD che essi siano definiti da una decisione degli organi regionali del PD sardo.

A differenza di quanto avvenuto in precedenti esperienze, proporrò che – indipendentemente da ciò che deciderà il livello nazionale – eventuali primarie per cariche parlamentari avvengano con un sistema che garantisca la dimensione regionale della consultazione (sia per  garantire il pluralismo interno, sia per riaffermare l’idea che un parlamentare sardo deve essere in grado di interpretare la rappresentanza di tutta la Sardegna, indipendentemente da dove viene eletto), sia tenendo conto della rappresentanza del collegio/circoscrizione effettivamente stabilito dalla legge elettorale. E che non sia limitata la partecipazione al voto degli elettori democratici.

Se verrò eletto segretario del PD sardo e mi venisse riproposta la candidatura al Parlamento Nazionale, rifiuterò che essa avvenga nella posizione di capolista bloccato ad elezione sicura, senza alcuna deroga alla modalità di scelta prevista per gli altri candidati.

Penso che il PD debba riacquistare la forza di un pensiero e di una visione globale della Sardegna, un gruppo dirigente rinnovato ed unito, e su questo basare il primato di prima formazione politica della Sardegna. Senza presunzione ma con tale consapevolezza, con questa identità deve ripresentarsi al confronto prima con la società sarda, con le rappresentanze del mondo del lavoro e dell’impresa, con il mondo della cultura e dell’Università.

Il rapporto con le forze politiche alleate nel sostegno alla Giunta guidata da Francesco Pigliaru va ricostruito a partire dalla nostra visione della Sardegna, più che dalla riallocazione delle responsabilità, pur importanti, negli assessorati della Regione.

Penso ad un centrosinistra sardo molto ampio al quale il Partito Democratico della Sardegna deve sapersi offrire come il luogo naturale della esperienza politica. Mi impegnerò a ricucire gli strappi e le incomprensioni che negli ultimi anni hanno portato alle divisioni che ci hanno fatto perdere la guida di città importanti.

Lavorerò affinché le molte esperienze di impegno civico “naturalmente democratiche” nei paesi della Sardegna possano ritrovare accoglienza e identità nel nuovo PD sardo.

Se eletto segretario saluterò le forze politiche alleate in Regione e le nuove che si formano in queste settimane offrendo rispetto e chiedendo rispetto per il Partito Democratico.

Non chiederemo privilegi nella discussione politica e nella determinazione delle future leadership del centrosinistra sardo, ma non rinunciamo in partenza ad esercitarla, tale leadership. E a riconquistarla, meritandocela per il futuro con il consenso dei cittadini che vorranno sostenerla.

Non rimarranno senza una risposta del Partito Democratico le questioni poste sul piano culturale e politico dalle forze che hanno una diversa visione dei rapporti della Sardegna con lo Stato. Confermiamo la nostra intenzione di far ottenere alla Sardegna forme più moderne, intense ed avanzate di autonomia mediante la revisione dello Statuto speciale. Saremo nuovamente pronti a collaborare, su questo e su altri obiettivi, anche con chi ha deciso di non sostenere più la Giunta regionale.

Collaborazione, anche in prospettiva, nel governo dell’Isola, con le forze che immaginano che l’indipendenza della Sardegna sia la soluzione. Ma anche competizione, perché noi pensiamo che questo sia il tempo della interdipendenza, non della solitudine. Per questo li sfideremo con l’elaborazione e la pratica di una relazione della Sardegna con lo Stato e l’Europa, basate sul massimo della autodeterminazione sul versante dei poteri della regione e sul suo pieno coinvolgimento nelle decisioni di istituzioni nazionali e sovranazionali.

Con il Movimento 5 Stelle – che Grillo & Casaleggio lasciarono alla deriva dei propri conflitti interni non consentendo di presentare liste per il Consiglio regionale nel 2014 – il Partito Democratico della Sardegna non ha nessuna interlocuzione, se non nelle poche realtà locali in cui ha partecipato nelle ultime elezioni amministrative, e nelle quali da dimostrazione della distanza tra la protesta e la capacità di governo. Non al Movimento, dunque, ma a molti suoi elettori dico che il nuovo Partito Democratico della Sardegna saprà offrire il linguaggio della verità, la competenza e concretezza degli amministratori, i valori vissuti, la chiarezza della proposta politica. Li invito in futuro a guardare dalle parti del Partito Democratico senza pregiudizi. Mettendoci alla prova.»

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La Giunta regionale ha approvato definitivamente il Piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche e di ridefinizione della rete scolastica e dell’offerta formativa per l’anno scolastico 2017/2018. Il Piano, proposto dall’assessore della Pubblica istruzione, Claudia Firino, che ha partecipato alla riunione della Giunta in videoconferenza da Roma, accoglie le richieste di attivazione di nuovi indirizzi dal carattere innovativo e strategico, come nel caso dell’indirizzo Informatica e Telecomunicazioni, data la rilevanza strategica dell’ICT in Sardegna e le importanti potenzialità di crescita del settore, con dinamiche superiori della media nazionale. E’ stato approvato, inoltre, l’indirizzo Enologia e viticoltura, in coerenza con le vocazioni dei territori, l’indirizzo Prodotti dolciari, artigianali e industriali e nuovi indirizzi linguistici.
Tutte le osservazioni avanzate della seconda Commissione del Consiglio regionale, coerenti con le linee guida e di competenza della Regione, sono state discusse e accolte.

La riunione di Giunta è stata guidata dal presidente della Regione, Francesco Pigliaru, a Villa Devoto, dopo la prolungata assenza dovuta a motivi di salute. Il presidente Pigliaru, che si trova ancora in regime di dimissioni protette, potrà aumentare gradualmente i carichi di lavoro, mentre continua a seguire la terapia.

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I consiglieri regionali Daniela Forma (PD) e Daniele Cocco (SEL) hanno inviato una nota al presidente della Regione Francesco Pigliaru e all’assessore regionale dell’Ambiente Donatella Spano, sul tema del riconoscimento quale area SIN del sito di Ottana.

«Facciamo seguito alle diverse interlocuzioni avute negli ultimi mesi sulla vertenza Amianto Ottana e alle azioni politiche ed istituzionali poste in campo sul tema – scrivono Daniela Forma e Daniele Cocco – per chiedere una sollecita accelerazione della istruttoria incardinata presso l’assessorato regionale dell’Ambiente finalizzata ad inoltrare la richiesta al ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare di inserimento dell’area industriale di Ottana nell’elenco dei Siti di Interesse Nazionale.»

«Tale riconoscimento – ricordano i consiglieri regionali Forma e Cocco – consentirebbe di intervenire positivamente sui processi di bonifica e di riconversione industriale del sito di Ottana per i quali rappresentiamo grande attesa da parte del territorio e della popolazione della Sardegna Centrale.»

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Il presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru, ha ufficializzato oggi la decisione dell’Esecutivo di ricorrere dinanzi alla Corte Costituzionale per contestare la Legge di stabilità nazionale: vengono impugnati il comma 528 che prevede la proroga degli accantonamenti imposti lo scorso anno (e già impugnati) fino al 2020 e i commi 392 e 394 che fissano i nuovi contributi, sempre in termini di accantonamenti, che lo Stato chiede alle Regioni a Statuto speciale per implementare il fondo sanitario nazionale dal quale però le Regioni a Statuto speciale sono escluse.

«Su mia richiesta la Giunta oggi ha impugnato la Finanziaria dello Stato rispetto agli accantonamenti, un contributo straordinario all’equilibrio della finanza pubblica statale che si è trasformato in un prelievo costante ai danni della Sardegna che consideriamo ingiusto – ha spiegato Francesco Pigliaru -. È una decisione che ha come obiettivo quello di difendere i nostri diritti, che devono essere pari a quelli degli altri cittadini italiani.»

Per quanto invece riguarda il cosiddetto Fondo Province e Città Metropolitane (il 438) e il Fondo Regioni (il 433), la Legge di Stabilità non esclude le Regioni a Statuto speciale, che potrebbero però essere tagliate fuori da un decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri, attualmente in fase di discussione in Conferenza Unificata. Se, dunque, il Governo procederà in questa direzione, la Giunta impugnerà l’atto amministrativo.

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Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, ha inviato una lettera al presidente della Regione Francesco Pigliaru e al numero uno dell’assemblea di via Roma Gianfranco Ganau, per una convocazione urgente del Consiglio regionale davanti al Quirinale, dopo l’ennesimo stop al riavvio dello stabilimento Eurallumina.

«E’ una nuova mostruosa beffa – denuncia Gianluigi Rubiu -. Uno stop davvero schizofrenico e folle con una valutazione paesaggistica sul sito di stoccaggio imposta dal Ministero dei beni culturali. La preoccupazione è salita tra gli operai perché questo intoppo rischia di minare anni di trattative e interlocuzione tra l’azienda e le istituzioni locali. E’ un atteggiamento illogico davanti alla crisi lavorativa del territorio.»

Da una vertenza all’altra, con la Portovesme Srl esposta a sanzioni salatissime e la vertenza Alcoa ancora in alto mare. «Un provvedimento che sarebbe dovuto – aggiunge Gianluigi Rubiu – alla sentenza della Corte di giustizia europea. E non si comprende che a pagare potrebbero essere i lavoratori, ormai privi di ogni certezza sul loro futuro. Sono partite le bonifiche, senza creare posti di lavoro per i dipendenti espulsi dai processi produttivi. E’ un vero e proprio dramma senza fine per il Sulcis Iglesiente. Non dobbiamo però lasciare spazio al pessimismo. Non possiamo accettare che si assista ad un omicidio premeditato dell’economia isolana. Occorre una reazione forte contro un governo centralista e patrigno, che nega ogni possibile via di rilancio per il lavoro nell’Isola. Da qui l’appello – conclude Gianluigi Rubiu – per convocare il Consiglio regionale davanti al Quirinale, per far sentire il grido di dolore di una Sardegna ormai allo stremo.»

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Non si placano le polemiche sui trattamenti economici dei manager ATS. Il governatore della Sardegna Francesco Pigliaru ha espresso «dispiacere per un’accusa che la Sardegna non merita» il presidente della Regione Francesco Pigliaru nella lettera inviata ieri al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, in riferimento alla replica fornita dal ministro all’interrogazione parlamentare sui trattamenti economici dei manager ATS. Il presidente Pigliaru si dice «certo che questa spiacevole situazione si sia determinata per una evidente incomprensione» dovuta alla formulazione non sufficientemente precisa di una nota trasmessa dagli uffici della Regione a quelli del Governo, ed evidenzia come dall’accurato esame dei documenti emerga che «l’impegno da me assunto a modificare la norma regionale è esplicito, circoscritto e, questo, non certamente equivocabile».
Francesco Pigliaru sottolinea come fosse chiaro l’accordo sulla richiesta di modifica, avanzata dal Ministero, che riguardava la composizione del Collegio sindacale delle Aziende Ospedaliere Universitarie, modifica alla quale si è provveduto già a dicembre.

«Allo stesso modo, e credo inequivocabilmente, è stata [da noi] ribadita la legittimità costituzionale e di merito delle altre norme contestate – scrive il presidente Pigliaru -. In particolare abbiamo difeso l’articolo 17 della stessa legge, che disciplina le retribuzioni dei manager, perché convinti della sua validità, dato che non avrebbe determinato nessun incremento di costi, e per affermare la legittima prerogativa della Regione Sardegna di legiferare sulla materia, forti di pronunce della Corte Costituzionale.»
A questo proposito Francesco Pigliaru prosegue ricordando che «il trattamento economico dei direttori generali, determinato dalla Giunta nel rispetto del limite massimo stabilito per il personale pubblico e delle società partecipate previsto dalla norma nazionale non è un atto a sé, avulso da qualsiasi contesto e finalità, bensì un tassello fondamentale di una riforma molto coraggiosa, che ho fortemente voluto e che la Regione Sardegna ha intrapreso con l’obiettivo di riqualificare e contenere la spesa sanitaria. Obiettivo peraltro assolutamente coerente e condiviso con le linee politiche di questo e del precedente Governo. Semplificare un sistema complesso – spiega il presidente  della Regione Sardegna -, unificando otto preesistenti aziende, che coprono un territorio molto vasto, razionalizzare e coordinare i servizi, migliorando la loro qualità, non è ordinaria amministrazione: è una sfida importante ed è del tutto evidente che per portarla a compimento è necessario che la Regione Sardegna possa avvalersi delle migliori professionalità disponibili nel contesto nazionale, garantendo loro una retribuzione almeno pari a quella che lo stesso Ministero della Salute garantisce ai suoi Dirigenti di prima fascia.»

«Poiché il finanziamento del servizio sanitario in Sardegna è totalmente a nostro carico – aggiunge Francesco Pigliaru in chiusura della lettera –, è nostro preciso interesse non incrementare i costi derivanti dalle retribuzioni dei direttori generali e dei loro più stretti collaboratori e, infatti, con la nuova organizzazione tale costo quasi si dimezza rispetto alla situazione precedente, passando da 5 a 3,1 milioni di euro. Gli obiettivi tracciati nella nostra legge di riforma del sistema sanitario – ricorda in chiusura il Presidente – sono parte integrante di un obiettivo strategico nazionale e sono, tra noi, pienamente condivisi.»

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Il Movimento Maja de Jana, entrato nella federazione dei movimenti per il rilancio della Sardegna, ha lanciato una petizione per chiedere al Governatore Francesco Pigliaru l’applicazione della zona franca integrale.

L’avv. Francesco Scifo, segretario politico del Movimento Sardegna Zona Franca, ha comunicato stamattina la piena adesione del Movimento a questa iniziativa, divulgando sul suo profilo Facebook la pagina in cui firmare la petizione. Si chiedono 100.000 firme.

Questo il testo:

Al Presidente della Regione Sardegna
Francesco Pigliaru
Alla Giunta Regionale
Ai Sig.ri Consiglieri Regionali
Oggetto: attivazione anche in Sardegna della Zona Franca “integrale”.

Con questa petizione il popolo Sardo chiede alla Regione Sardegna “che ne ha competenza e spettanza”, l’attivazione della fiscalità di compensazione, più nota come “zona franca”, sull’intero territorio della Sardegna, e le dimissioni immediate del Governatore Pigliaru, perché la sua figura si è dimostrata inadeguata a rappresentare gli interessi del popolo sardo. Pigliaru è colui secondo il quale la zona franca in Sardegna è un danno e non conviene ed è colui che, insieme ai suoi amici professori, sta negando da anni la zona franca integrale alla terra che rappresenta!

«Governatore Pigliaru, il popolo Sardo ha atteso inutilmente una sua risposta sull’attuazione della zona franca su tutto il territorio della Sardegna, riteniamo pertanto che se non otterrà soddisfazione dalla magistratura italiana, chiederà alla Corte di Giustizia europea per quale motivo la Sardegna muore senza che le istituzioni che la rappresentano facciano ciò che direttive e regolamenti UE, leggi dello stato e leggi di grado costituzionale impongono (CEE n. 2913/1992 (Consiglio) n. 2454/1993 (Commissione), d.lgs 75/1998, D.P.C.M. 7 giugno 2001, legge cost. 3/1948) per favorire la ripresa economica, scongiurare il progressivo e quasi irreversibile impoverimento della nostra Regione e ridurre la sperequazione rispetto al resto d’Europa, dovuta all’insularità.»

 

«Ogni momento che passa chiude una nuova azienda in Sardegna e il governatore continua a non fare niente. Quanto tempo ancora passerà fino alle sue dimissioni? – conclude il Movimento Maja de Jana -. Noi chiediamo le dimissioni immediate del Governatore Pigliaru!»

 

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La Giunta regionale ha adottato le linee strategiche della nuova continuità territoriale aerea 2017-2021, su proposta dell’assessore dei Trasporti Massimo Deiana. Il provvedimento è stato trasmesso alla Commissione IV in Consiglio regionale che ieri ha avviato la discussione in merito. Una volta licenziato il testo definitivo la delibera potrà essere approvata dall’Esecutivo. Nel pomeriggio l’assessore ne ha illustrato i dettagli nel corso di una conferenza stampa.
«Il nuovo bando per la continuità territoriale risponderà molto meglio che in passato alle esigenze di connettività della Sardegna – ha detto il presidente Francesco Pigliaru -. Abbiamo analizzato le criticità, abbiamo ascoltato le parti sociali, valutato le variazioni e le prospettive della domanda, per elaborare un provvedimento che soddisfi il diritto alla mobilità di tutti i sardi. Un aumento importante della capacità e delle frequenze e una clausola di salvaguardia che consenta di intervenire a livello strutturale laddove si registrino modificazioni significative della domanda, caratterizzano il nuovo schema di imposizione degli oneri di servizio. Siamo certi – ha concluso il presidente Pigliaru – che si apprezzeranno da subito i vantaggi di un sistema complesso sul quale la Regione ha investito importanti risorse.»
«E’ stato un lungo e articolato lavoro di elaborazione tecnica e di condivisione con tutti i portatori di interesse – ha spiegato l’assessore Deiana ai giornalisti -. Sono state accolte diverse istanze e abbiamo fatto tesoro di tutte le difficoltà generate dal modello in vigore». La novità strutturale più importante è la clausola di salvaguardia che, in caso di scostamenti sensibili dei parametri economici della convenzione, superiori o inferiori al 5 per cento, consente di adeguare il provvedimento alle mutate condizioni. «Questa è una soluzione determinante – ha aggiunto l’assessore dei Trasporti – che evita di restare intrappolati in regole anacronistiche laddove intervengano modifiche significative ed è in grado di dare risposte alle reali necessità dell’utenza. L’offerta di posti è molto più elevata rispetto ad oggi e si attesta dall’80 per cento in più a oltre il 100 per cento in più nel quarto anno di operatività del contratto. Inoltre la previsione di voli e di capienza non sarà più articolata come nell’attuale sistema per mesi dell’anno bensì sarà stabilita sulla base della domanda quotidiana.»
Il nuovo schema di imposizione degli oneri di servizio pubblico proposto dal governo regionale prevede degli indirizzi specifici a partire dall’applicazione delle tariffa massima agevolata.
Per 12 mesi all’anno i residenti in Sardegna acquisteranno i biglietti per i voli da Alghero, Olbia e Cagliari diretti a Fiumicino, al netto di tasse e oneri aeroportuali, massimo a 37 euro. Dagli stessi tre scali isolani per Linate, invece, il costo del ticket sarà massimo di 46 euro. Sono stati così confermati i livelli tariffari attuali. Sono equiparati ai residenti anche i disabili, gli studenti universitari fino al compimento del 27esimo anno di età, i giovani dai 2 ai 21 anni, gli anziani sopra i 70 anni, senza alcuna distinzione legata alla nazionalità. Per i non residenti sarà applicata la medesima tariffa tranne che nel bimestre 1 luglio-31 agosto in cui saranno validi i seguenti costi: Alghero, Olbia, Cagliari-Fiumicino, massimo 70 euro, Alghero, Olbia, Cagliari-Linate, massimo 80 euro, sempre al netto delle tasse. In questo caso si tratta di una notevole riduzione rispetto al regime vigente che consentiva costi fino a 135 euro per Roma e fino a 165 per Milano. I biglietti a tariffa onerata sono privi di limitazioni e ad essi non sarà applicabile alcuna restrizione, né alcuna penale per cambio di data, ora e itinerario, e per il rimborso.
Entro l’inizio di ciascuna stagione aeronautica si procederà al riesame delle tariffe onerate sulla base del tasso di inflazione dell’anno precedente calcolato dall’indice generale dei prezzi al consumo Istat. L’aggiornamento tariffario avverrà anche ogni semestre in caso di variazione percentuale della media del costo carburante superiore al 5 per cento.
Le linee guida adottate della Giunta prevedono inoltre che la tipologia dell’aereo, la frequenza e quindi l’offerta di posti giornaliera richiesta e il conseguente coefficiente di riempimento siano coerenti con i risultati della domanda storica e con le proiezioni di crescita futura. In proposito, qualora dall’esame dei dati a consuntivo si dovessero prospettare scostamenti imprevedibili a carattere strutturale dei volumi di traffico superiori al 5 per cento, in eccesso o in difetto rispetto a quelli previsti nell’allegato tecnico alla delibera, la Regione o il vettore hanno facoltà di presentare un’istanza di verifica delle condizioni di equilibrio economico-finanziario. Restano valide le disposizioni relative all’incremento dei posti qualora i sistemi di prenotazione evidenzino una domanda superiore all’80 per cento per singola tratta.
I vettori si impegnano ad effettuare per ciascun mese (prima era calcolato su base annuale) il 98 per cento dei voli previsti nei programmi operativi con un margine massimo di cancellazioni pari al 2 per cento. Non è comunque consentita la cancellazione dei voli nella misura in cui non sia garantita l’andata e il ritorno in giornata in Sardegna e una permanenza significativa nella destinazione. Sono previste penali per ogni volo cancellato eccedente questo limite, per ogni volo ritardato eccedente la percentuale mensile del 20 per cento oltre i 15 minuti, per mancata attivazione del numero telefonico gratuito per l’utenza, per applicazione di aumenti non previsti, per indisponibilità del canale di vendita gratuito dei biglietti in Rete.
Infine sono stati eliminati alcuni requisiti di partecipazione e particolari prescrizioni di svolgimento del servizio attualmente previsti che possano limitare la concorrenza e generare discriminazioni tra i vettori comunitari potenzialmente interessati a partecipare alla gara.
La Regione si riserva di fornire ai vettori materiale pubblicitario di promozione del territorio isolano che sarà obbligatorio distribuire ai passeggeri; per ogni tratta e in ciascun volo dovrà essere assicurata una riserva di 2 posti per urgenze di carattere sanitario o per esigenze istituzionali. Tali posti rimarranno non vendibili sino alle 4 ore precedenti la partenza del volo; i vettori si impegnano a mettere a disposizione dei passeggeri un numero telefonico dedicato e gratuito per le informazioni e il supporto agli utenti per assistenze speciali, cambi e rimborso dei biglietti e per segnalazione dei disservizi; la vendita dei biglietti mediante il sito Internet dovrà essere completamente gratuita; sarà consentito il trasporto di bagaglio a mano e bagaglio in stiva di peso fino ai 23 chili.
La copertura finanziaria prevista è di 205 milioni di euro per quattro anni.