21 July, 2024
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Ancora una settimana di attesa per i lavoratori Alcoa: la Glencore prende tempo con nuove richieste, il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda propone una riunione conclusiva ai massimi livelli di rappresentanza del Governo e dell’Azienda entro la prossima settimana, per poi definire le azioni utili all’obiettivo di garantire la produzione di alluminio nel Sulcis, strategica per l’intero Paese.

E’ quanto emerso stamattina al tavolo con il ministro Carlo Calenda e il vice Teresa Bellanova, il presidente Francesco Pigliaru e l’assessore Maria Grazia Piras, al quale hanno partecipato il segretario generale Cgil Michele Carrus, il  segretario nazionale Fiom Rosario Rappa, i territoriali Cgil e Fiom Roberto Puddu e Roberto Forresu, insieme ad una delegazione di rappresentanti RSU Alcoa e Appalti: la Glencore non ha ancora sciolto la riserva sulla proposta avanzata dal governo che riguarda i costi energetici e gli strumenti di incentivazione già considerati conformi dalla Commissione europea e giudicati positivamente dalla stessa azienda che, però, rimette sul tavolo le richieste di stabilità di quelle condizioni per un periodo di dieci anni.

«E’ evidente – hanno detto il segretario generale della Cgil Michele Carrus e il segretario nazionale Fiom Rosario Rappa – che la Glencore dovrà sciogliere la riserva una volta per tutte: confermare, come chiediamo, le proprie intenzioni di acquisire lo stabilimento, avviando immediatamente la due diligence funzionale sia alla redazione del piano industriale che alla predisposizione del Contratto di Sviluppo proposto dal governo, oppure dichiarare il suo disimpegno.»

Le organizzazioni sindacali chiedono che l’azienda sciolga positivamente la propria riserva: «E’ indispensabile assicurare una prospettiva e ridare fiducia alle centinaia di lavoratori che attendono da anni il riavvio di un’attività produttiva strategica e unica per l’intero Paese». In ogni caso, le organizzazioni sindacali chiedono che siano adottate, nella fase di transizione, misure di sostegno per i lavoratori, rafforzate dal riconoscimento dello status di Area di crisi complessa che la Regione si è impegnata a chiedere immediatamente.

Il Governo nazionale, al quale i sindacati riconoscono i passi avanti compiuti insieme alla Giunta regionale per risolvere la vertenza, si è detto disponibile a vagliare, nella valutazione conclusiva che sarà oggetto di un confronto con i vertici Glencore la prossima settimana, le eventuali richieste mettendo a disposizione tutto ciò che è legittimo e possibile fare nel rispetto delle regole, costruendo gli ulteriori avanzamenti possibili.

«Se Glencore dovesse disimpegnarsi – concludono Michele Carrus e Rosario Rappa – che lo dica subito in modo che, sulla base delle positive condizioni già acquisite e offerte a Glencore su energia e incentivi, si possa avviare una nuova fase di ricerca di altri investitori nazionali e internazionali, a partire da alcuni soggetti per cui è già ipotizzabile una manifestazione di interesse.»

Il tavolo di oggi tra Governo, Giunta e Sindacato confederale e di categoria, è stato quindi aggiornato al 5 settembre, per fare il punto della situazione alla luce dei nuovi sviluppi.

Alcoa 22 dicembre 2015 8.jpog

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Il Consiglio regionale ha iniziato stamane l’esame della proposta di legge sul reddito di cittadinanza e contrasto delle povertà presentata dal gruppo di Sinistra, Ecologia e Libertà.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la proposta di legge n. 5/A (Pizzuto e più) – Reddito di cittadinanza e contrasto alla povertà. Fondo regionale per il reddito minimo di cittadinanza.

Per illustrare il provvedimento, il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza, il consigliere di Sinistra, Ecologia e Libertà Luca Pizzuto (che è anche segretario regionale del partito).

Nel suo intervento, Luca Pizzuto ha citato un grande economista liberale che, durante la seconda guerra mondiale, mise le basi del welfare europeo e con i suoi studi costruì le basi per la lotta alla povertà. E’ auspicabile perciò, ha sostenuto, «che la proposta sia condivisa da un Consiglio che dovrebbe avere la lotta alla povertà come grande obiettivo comune, soprattutto per la situazione economica molto critica in Sardegna a causa della mercificazione del lavoro legata alla globalizzazione e all’impoverimento di classi sociali molto ampie». Con la nuova legge, ha annunciato il consigliere, «si vuole introdurre anche una nuova mobilità sociale per consentire spazi di crescita a chi è in difficoltà e non ha speranze di riscatto, per lavorare ad una inclusione sociale che deve diventare il momento centrale della trasformazione del nostro sistema di protezione anche se la strada da percorrere resta molto lunga». Resta comunque una opportunità per circa diecimila famiglie sarde, ha osservato Pizzuto, «che non solo dà risorse ma chiama anche i cittadini chiamati ad usare le loro forze per uscire dalla loro condizione marginale, supera un sistema discrezionale e statico, segna un cambio di passo andando oltre lo schema classico delle politiche sociali con l’ingresso in questo settore dei servizi per il lavoro». Un cambiamento che, secondo l’esponente di Sel, «si esprimerà concretamente attraverso percorsi di inclusione sociale come l’innalzamento del tetto istruzione dei minori, i lavori pubblica utilità ed il volontariato culturale e sociale, perché siamo convinti che partendo dal lavoro si possa costruire sul piano culturale un modello di società più coeso e solidale».

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha espresso grande rispetto sulla proposta sottolineando però che «è evidente che si tratta di un risarcimento del Pd ad una parte politica del centro sinistra che nei giorni scorsi ha subito molto nella riforma della sanità». Quanto alla copertura finanziaria, Locci ha segnalato che «è stata individuata con lo stesso metodo che ha contrassegnato nell’ultima finanziaria le misure di contrasto alla povertà ed inoltre bisogna riconoscere che immaginando una azione di trasferimento ad enti locali siamo ad agosto ed è difficile ritenere che si farà qualcosa di reale entro l’anno;  a parte il fatto che siamo in presenza del disconoscimento della strategia della Giunta sulle stesse misure messe a punto prima dal governo Soru e poi dai governi successivi del centro sinistra». Nel merito, ad avviso di Locci, «e a fronte di coperture piuttosto generiche si apre poi una incerta fase di sperimentazione prima di andare a regime, una fase che da un lato trasferirebbe una parte di competenze dagli enti locali verso uffici regionali, per cui la proposta rischia di essere troppo burocratica ed avrà bisogno di norme attuative molto complesse». In definitiva, ha concluso il consigliere dell’opposizione, «sulla legge peraltro mossa da nobili principi pesa una preoccupante mancanza di concretezza che, a nostro avviso, si poteva trovare con misure più indirizzate a sostenere i giovani che vogliono restare in Sardegna con la loro famiglia ed il loro lavoro».

Il consigliere Edoardo Tocco, anch’egli di Forza Italia, ha ricordato la citazione di giornalista molto critico sulla «sulla carità da cui qualcuno spesso trae vantaggio». Ha manifestato la sua personale condivisibile dell’obiettivo sul piano generale, auspicando inoltre che la proposta sia articolata in maniera diversa, «infatti è sbagliato vivere di assistenza o sussidi perché non è dignitoso per le persone che, invece, meritano rispetto e strategie differenti sull’occupazione che la Giunta ha dimostrato di non possedere, venendo meno al dovere della politica e delle istituzioni di incentivare la possibilità di lavoro e non erogare parole e risorse che non hanno un fine». Il problema, ad avviso di Tocco, «andava affrontato in maniera differente ed in effetti le risorse erano state stanziate in precedenza proprio con questa finalità ed è stato un errore cambiarne la destinazione; ciò che si aspettano le persone è di tornare a casa dicendo di aver preso lo stipendio piuttosto che un sussidio».

Il consigliere Paolo Zedda (Rossomori) ha affermato che «ci sono molte buone ragioni per condividere la proposta, innanzitutto di metodo perché si tratta di una iniziative importante che viene dal Consiglio anziché della Giunta, in un periodo in cui il ruolo del Consiglio appare sempre più compresso e sottodimensionato da finanziarie che lasciano margini sempre più stretti anche per gli emendamenti, dalla mancanza di assestamenti di bilancio, di spazi per la programmazione dei fondi europei, per finire con gli ordini del giorno e le emozioni (senza aumenti di spesa) che pure devono subire passaggi intermedi come è accaduto in occasione della cessione del dna sardi e del revamping del termovalorizzatore di Tossilo». Qui invece, ha dichiarato con soddisfazione Zedda, «emerge la valutazione politica forte del Consiglio, la visione della Sardegna del prossimo futuro che si preoccupa di arginare la tendenza naturale della società ad allargare le differenze fra super ricchi e super poveri che ha urgente bisogno di essere corretta, pena il rischio di allontanarsi dal sistema di valori dei progressisti, fondato sulla lotta alla povertà, allo spopolamento, all’emigrazione forzata». Il premio Nobel dell’economia Milton Friedman, ha ricordato Zedda, citava «il dovere delle società avanzate di equilibrare le differenze sociali ingiuste con interventi sul fisco ed attraverso sussidi per affermare quel concetto di libertà dal bisogno evocato da un grande presidente americano come Roosvelt, senza il quale non c’è democrazia». Questa legge ha certamente una finalità nobile, ha detto ancora Zedda, «anche se non risolve da sola il problema della povertà dei sardi in una Regione dove c’è molto bisogno di allargare la base produttiva con interventi su agricoltura, gestione aperta dei terreni demaniali, sviluppo del turismo, industria ed energia sostenibile, ma i primi risultati che potremo raggiungere con la legge sono importantissimi ed oggi non possiamo farne a meno; va apprezzato in particolare il patto fra famiglie e Regione che dà una mano a chi si impegna a crescere sotto tutti i punti di vista, patto che può trovare sostanza, sul piano attuativo, nella collaborazione molto stretta fra nuovo sistema e nuova Aspal (l’Agenzia regionale del lavoro) che possiede strumenti di conoscenza e di analisi dei dati».

Dopo l’on. Ruggeri ha preso la parola l’on. Paolo Truzzu (Fdi), che ha citato Einstein e ha detto: «Nel momento in cui discutiamo di un tema così importante quest’Aula si deve confrontare con una Regione che fa di tutto per spingere verso la povertà i sardi, come quando vara appalti che generano stipendi sotto la soglia di povertà. Mettiamoci d’accordo su cosa si deve fare. Che senso ha un bellissima legge sulla carta, come questa, quando poi le guardie giurate, i lavoratori del facchinaggio, i lavoratori del portierato hanno stipendi da fame?».

Secondo l’oratore «non ci sono persone contrarie al reddito di cittadinanza e favorevoli ma la divisione è tra chi vuole una buona legge e chi vuole una legge e basta. La vera sfida è far vivere una vita dignitosa al maggior numero di famiglie sarde ed è l’istruzione la vera leva che ci consente di uscire dalla povertà, che è invece l’elemento di distruzione della società. Solo con l’istruzione libereremo le persone dai bisogni».

Secondo l’on. Truzzu «questo testo ha una serie di elementi che non funzionano, a cominciare dal fatto che la regione non è oggi attrezzata per valutare nel concreto le condizioni di povertà delle famiglie sarde e dunque individuare i beneficiari. Mi pare anche che i compiti attribuiti dalla legge ai Comuni siano assolutamente spropositati, nonostante le buone intenzioni di chi ha redatto questo testo».

Per Forza Italia ha preso la parola l’on. Stefano Tunis, secondo cui «è giusto un approccio critico ma il tema arriva tardi all’attenzione di questa assemblea. Prendiamoci il tempo che serve per far diventare questo testo la migliore legge possibile, anche alla luce delle decine di emendamenti che stanno arrivando dai banchi della maggioranza, non dai nostri. Intanto segnalo che la quantità di risorse previste in legge è del tutto insufficiente rispetto alla quantità di disagio presente nella società sarda». Per l’oratore «un po’ di questo disagio alla fine dovrà venir meno ma sia chiaro che questa non è la legge sul reddito di cittadinanza ma è un testo più orientato verso le politiche sociali e non sulle politiche economiche.  Cerchiamo di capire che non tutto il disagio è uguale e non tutto il bisogno è uguale. Depuriamo la nostra proposta da caratterizzazioni ideologiche: a noi occorre incentivare le famiglie e far generare sentimenti positivi e solidali. Non mance ma misure efficaci per i cittadini».

E’ poi intervenuto per Sel l’on. Francesco Agus, che ha ricordato come «il reddito minimo era nel programma della coalizione di centrosinistra   e arriva in aula dopo un lungo dibattito, che è stato però proficuo. Oggi mettiamo insieme risorse regionali, statali ed europee e sarebbe complice ritardare un solo giorno questa legge, che è una legge contro la povertà. La grande crisi che stiamo vivendo si è estesa a soggetti e famiglie che prima non avevano mai conosciuto questi fenomeni. Al punto che oggi, a differenza del passato, ci sono decine di migliaia di persone che lavorano ma sono ugualmente povere. Perfino nel lavoro pubblico questo accade, come ha ricordato prima l’on. Truzzu. Oggi non si chiude un percorso ma si inizia una strada, che è senz’altro quella giusta anche se lunga e difficile».

Per l’on. Oscar Cherchi (Forza Italia) «la legislatura era appena iniziata quando nel 2014 Sel depositò una proposta di legge sul tema. E ne parliamo dopo oltre due anni, con una testo rivisto rispetto a quello di due anni fa, giustamente. E’ importante intanto rilevare i dubbi sui criteri che avete inserito in legge. A chi andranno queste risorse? Chi deciderà come e a chi devono essere erogate? Ci sono zone di libero arbitrio dei Comuni in questo testo, scritto con un gergo tipico dei parlamenti senza che abbia un reale significato. Chi stabilisce che cosa è “idoneo” o “indispensabile”?. Dobbiamo dare alla Giunta la possibilità di un programma di attuazione».

Marco Tedde (Forza Italia) ha ricordato il “difficile momento di crisi attraversato dalla Sardegna” ed ha evidenziato “i dati drammatici della povertà”: 175mila famiglie e 400mila persone interessate dal fenomeno che registra “uno scivolamento verso il basso di tanti cittadini appartenenti al cosiddetto ceto medio”.

L’esponente della minoranza ha quindi puntato il dito contro l’operato della Giunta ricordando le tante crisi industriali non risolte e le penalizzazioni che derivano all’economia per l’inadeguatezza dei trasporti aerei e navali, nonché una generale disattenzione nei confronti delle imprese.

Tedde ha quindi indicato nel “tema del precariato”, il tema più urgente per il governo nazionale e per quello regionale ed ha auspicato un complessivo ripensamento del welfare regionale.

Il consigliere di Forza Italia ha inoltre criticato la ridotta dotazione finanziaria (da 400 milioni di euro si è passati a 30 milioni) e ha definito “condivisibili” gli intenti dei proponenti ma “insufficiente” la struttura della norma («non lo afferma solo il gruppo di Fi ma lo dice anche la maggioranza in Sesta commissione»).

Per Marco Tedde la norma finanziaria è stata “bocciata” dalla Terza commissione” («dove la proposta di legge è stata garbatamente ma sostanzialmente demolita»).

Il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini, nel corso del suo intervento, ha escluso una bocciatura del provvedimento nel parlamentino da lui guidato ed ha preannunciato il voto favorevole alla Pl n. 5. L’esponente della maggioranza ha illustrato lo scopo della norma: «Offriamo la possibilità a chi si trova in condizioni di povertà estrema di uscire da tale condizione per avere l’opportunità di accedere al mercato del lavoro, perché chi versa in situazione di povertà estrema non riesce neppure ad accedere al mercato del lavoro».

Sabatini ha quindi ricordato la legge delega approvata dalla Camera il 14 luglio scorso per i provvedimenti di  contrasto alla povertà e l’intervento governativo per l’inclusione attiva a cui il governo che destina 15 milioni di euro alla Sardegna e che si affiancherà al reddito di inclusione sociale quando approvato in Consiglio regionale.

«La preoccupazione – a giudizio del consigliere del Pd – è rappresentata dal ritardo del sistema informativo regionale e dalla sovrapposizione dei provvedimenti a beneficio dei più deboli». «Dobbiamo scongiurare il pericolo – ha affermato in conclusione Franco Sabatini – che alcune famiglie non siano intercettate da alcun intervento pubblico e altri soggetti parimenti svantaggiate ne usufruiscano di molteplici».

L’ulteriore perplessità espressa dal presidente della Terza commissione è rappresentata dal cattivo funzionamento dei Plus che è lo strumento a cui poggia l’erogazione del reddito di inclusione sociale.

Alessandra Zedda (Fi) ha precisato che Forza Italia non esprime contrarietà all’introduzione di strumenti che garantiscano il sostegno ai più deboli quanto ai contenuti della norma in discussione che – a suo giudizio – sarebbe inapplicabile, a partire dalla parte finanziaria “che conta solo 30 milioni, 18 dei quali potrebbero non essere disponibili”.

Perplessità anche per il ricorso ai Plus («sono stati fallimentari e non sono stati in grado di assolvere i compiti assegnati») e per il riferimento agli emigrati («ci sono già misure a loro destinate e meglio sarebbe dare priorità ai nostri poveri») nonché sulla scarsa tempestività degli interventi, per effetto delle procedure così come disciplinate all’articolo 13. «Servono più risorse – ha concluso la consigliera della minoranza – e siamo pronti a contribuire perché si semplifichino meccanismi e procedure».

Luigi Ruggeri (Pd) ha definito la legge per l’introduzione del reddito di inclusione sociale “una legge fondamentale per la Legislatura e in nessun modo uno scambio tra le forze politiche della maggioranza”.

«E’ sbagliato – ha spiegato il consigliere della maggioranza – considerare questa legge come uno strumento di carità perché rientra in una logica di sostegno alla socialità ed per questo che auspico il superamento  della frammentazione del welfare, nonché il potenziamento dell’assistenza tecnica dei Comuni».

«Questa cornice legislativa – ha proseguito Ruggeri – offre un ancoraggio strutturale a politiche multidimensionali che riguardano l’accesso al lavoro e ai servizi, è una sfida difficile ed è insieme una scommessa della democrazia che può essere paragonata alle prime esperienze del ‘900 sul sistema mutualistico».

«Il reddito di inclusione sociale – ha concluso l’esponente dei democratici – è uno strumento imperfetto ma è ingeneroso trarre conclusioni negative perché segna il primo passo nel verso di una società più giusta».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) si è detto d’accordo sulle finalità perseguite dalla legge: «Primum vivere deinde philosophari – ha affermato Cossa – siamo tutti d’accordo sul fatto che la prima di tutto occorra dare da mangiare a ogni cittadino, tutto il resto viene dopo».

L’esponente della minoranza ha espresso però dubbi sulla efficacia dello strumento individuato a partire dalla dotazione finanziaria: « 30 milioni di euro sono una goccia nel mare – ha sottolineato Cossa – il tema è troppo importante, c’è l’esigenza di una legge sulla famiglia più che sulla povertà. Servirebbe una norma che affronti il disagio in cui si trova una grossa fetta delle famiglie sarde razionalizzando gli interventi e rendendoli efficaci».

Perplessità anche sulla sostenibilità dell’intervento: «Prevedere che i fondi siano disponibili fino ad esaurimento delle risorse rischia di creare iniquità – ha aggiunto Cossa – l’altra criticità è rappresentata dal ruolo assegnato ai Comuni: non si possono caricare le amministrazioni comunali di altri compiti». Cossa ha quindi concluso il suo intervento auspicando l’approvazione di una legge che renda gli interventi applicabili.

Fabrizio Anedda, in rappresentanza del gruppo Misto, è tornato sul Patto per la Sardegna firmato nei giorni scorsi a Sassari dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e da quello della Regione Francesco Pigliaru: «E’ positivo che la Sardegna abbia a disposizione nuove risorse – ha detto Anedda – occorre però evitare una distribuzione a pioggia per accontentare tutti i territori e tutti gli assessorati».

Anedda ha quindi suggerito di puntare su iniziative per creare sviluppo: cura del bosco, coltivazione delle terre incolte, ristrutturazioni edilizie etc. «Una politica agricola riorganizzata come motore di sviluppo avrebbe effetti benefici per l’Isola – ha sottolineato Anedda – il territorio sardo oggi produce solo il 35% del suo fabbisogno alimentare».

Il capogruppo del Misto ha quindi criticato la politica comunitaria: «L’Europa chiede che i nostri territori non producano, questo ha creato le povertà estreme – ha concluso Anedda – per venire incontro alle esigenze dei sardi servirebbero 500 milioni di euro ma Bruxelles ne stanzia appena 30. Il reddito di cittadinanza è una cosa seria, servono interventi forti, questa legge rischia di tradursi in una legge-bandiera. Meglio mettere le risorse nel fondo per l’inserimento lavorativo dei cittadini bisognosi e sollecitare l’Unione europea a stanziare più soldi».

D’accordo con le finalità della legge si è detto anche il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta. L’esponente sardista ha espresso forti perplessità sul ruolo affidato ai comuni. «I sindaci già si occupano del problema. Prevedere ulteriori adempimenti e impegni deve essere perlomeno concordato con l’Anci – ha rimarcato Carta – il rischio è caricare i comuni di altre incombenze e, allo stesso tempo, creare aspettative nei cittadini che non potranno essere soddisfatte».

Secondo Carta, la proposta in discussione attribuisce ai comuni alcuni compiti già assegnati da altre disposizioni di legge: «Cerchiamo di raccordarci meglio con gli enti locali massimizzando gli sforzi già fatti – ha concluso il consigliere dei Quattro Mori – altrimenti si corre il pericolo di approvare una legge che non riuscirà a mantenere le promesse».

Pierfranco Zanchetta, capogruppo dei Cristiano Popolari Socialisti, ha riconosciuto la bontà di una legge che persegue un “nobile obiettivo”: garantire la dignità e il diritto alla felicità di ogni cittadino. «L’auspicio è che si trovi una sintesi ai numerosi emendamenti presentati – ha detto Zanchetta – questa è una legge importante per tutti: Consiglio, Giunta ed Enti Locali. Di fronte a una norma di questa portata anche gli uffici periferici hanno il dovere di attrezzarsi. Dobbiamo incoraggiare tutti a dare risposte ai cittadini bisognosi». Zanchetta ha quindi voluto ringraziare l’on. Pizzuto per aver portato in aula la proposta: «Pizzuto è un panda della politica che va difeso perché ha il coraggio di porre all’attenzione di tutti temi così importanti».

A favore degli obiettivi della legge si è schierato anche il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu che ha però espresso perplessità sull’efficacia degli strumenti individuati. «Servono alcune correzioni per rendere la legge applicabile. Allo stato attuale, la norma è inapplicabile – ha detto Rubiu – la povertà cresce quando manca il lavoro. La preoccupazione per il futuro è trovare soluzioni vere per l’occupazione».

Rubiu ha poi elencato alcune criticità presenti nel testo: dai requisiti d’accesso (che potrebbero penalizzare i cittadini sardi a vantaggio degli immigrati) alla possibilità di rifiutare una proposta di lavoro da parte dei soggetti beneficiari («Inaccettabile che chi si trova in una situazione di disagio possa permettersi il lusso di rinunciare a un’offerta di lavoro»).

Dubbi, infine, sulla dotazione finanziaria e sui tempi per la spendita delle risorse stanziate: «33 milioni di euro sono una cifra irrisoria – ha concluso Rubiu – bastano a soddisfare appena 5.000 famiglie. Inoltre i pochi soldi a disposizione difficilmente potranno essere spesi nel 2016, il Consiglio dovrebbe fare una variazione di bilancio in tempi strettissimi».

Daniele Cocco ha apprezzato la disponibilità a discutere la legge da parte della minoranza e dichiarato la disponibilità del gruppo Sel ad accogliere proposte e suggerimenti per migliorarla.

«Oggi 400mila sardi sono in difficoltà – ha detto Cocco – ciò che da altre parti è straordinario da noi è ordinario, abbiamo il dovere, politico e morale, di intervenire immediatamente. Il reddito di inclusione sociale è lo strumento più efficace in questo momento. Non risolverà tutti i mali dell’Isola ma darà una risposta importante».

Cocco si è detto convinto che i comuni riusciranno a svolgere bene i compiti loro assegnati: «I comuni non saranno oberati di lavoro, anzi. I sindaci sarebbero lieti di avere le risorse per dare risposte ai cittadini. Le amministrazioni che hanno a disposizione i fondi riescono ad impegnarli nel migliore dei modi. I Comuni hanno spesso trasformato le risorse in politiche attive per il lavoro».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha messo l’accento sul fatto che ci sono settanta emendamenti della maggioranza, per dedurne che «o non si può parlare di un testo condiviso oppure certe osservazioni anche dell’ opposizione hanno colto nel segno, per cui è sbagliato accelerare i tempi rischiando di snaturare la portata del provvedimento». Papa Francesco, in una delle udienze a Santa Marta, ha ricordato Pittalis, ha detto che «la povertà è una parola che mette sempre in imbarazzo nonostante sia da sempre al centro del Vangelo e noi, quindi, non ci possiamo dividere fra destra e sinistra o fra maggioranza ed opposizione». La legge, ha poi osservato, «ha almeno due aspetti positivi; primo, fa maturare una migliore consapevolezza su un problema spesso assente dall’agenda della politica no nonostante la sua dimensione tragica, poi determina una ritrovata responsabilità diffusa all’interno del Consiglio dopo, in concreto, della povertà si sono sempre occupati Chiesa, Caritas, Onlus ed associazioni di volontariato in assenza di una visione unitaria ed istituzionale del fenomeno». Nel momento in cui la Sardegna vive una situazione sociale preoccupante in termini di povertà e disagio che non è solo fragilità economica, ha proseguito il capogruppo di Forza Italia, «guardiamo con attenzione al provvedimento ma ci sentiamo impegnati anche a non creare all’esterno troppe aspettative perchè le risorse sono inadeguate; si dirà meglio di niente ma allora meno burocrazia e più attenzione alle persone ed alle famiglie».

A nome della Giunta l’assessore della Sanità e delle Politiche sociali, Luigi Arru, ha parlato di «una giornata importante, un inizio che con questa legge ci fa parlare di welfare generativo, che supera la logica dell’ assistenza con una filosofia che protegge le persone e le famiglie dai rischi della vita e dalle ineguaglianze del mercato». Per quanto riguarda le risorse, ha precisato, «oltre ai trenta milioni ci sono quelle degli oltre 27.000 piani personalizzati della 162 una parte è destinata proprio a nuclei familiari a basso reddito e molti altri interventi; piuttosto, non abbiamo indicatori certi ma ora facciamo un patto con chi ha bisogno che parte dal sostegno individuale per arrivare ad un ritorno sociale, mentre finora abbiamo investito senza alcun ritorno». Quanto al ruolo dei Gal, secondo l’assessore «è vero che spesso non hanno funzionato come avrebbero dovuto ma sono emerse anche buone pratiche da seguire, come quella del Gal della Marmilla dove una cooperativa di disabili ha partecipato ad un progetto di agricoltura sociale che l’ha portata non solo a conquistare la piena autonomia economica ma perfino a rinunciare ai soldi della Regione». Una storia, ha continuato, coerente con la nostra «idea di fondo di mettere a regime un qualcosa che permetta di uscire dalla logica del libro Cuore per guardare oltre, inserendoci anche in un contesto nazionale molto complesso dal quale emerge che si spendono in Italia 55 miliardi per il welfare che corrispondono circa a 1000 euro a persona e solo 700 arrivano realmente ai beneficiari; su questo non abbiamo dati sardi ma è arrivato il momento di agire con responsabilità per recuperare e ridare capacità alle persone, primo passo di un disegno di revisione dell’intero sistema welfare che, a livello di volumi di spesa, ci vede fra le prime Regioni italiani in Italia». Abbiamo insomma avviato un processo importante, ha concluso, «che si può ancora migliorare».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione il passaggio agli articoli della legge, che il Consiglio ha approvato con 25 voti.

Successivamente il presidente ha comunicato che alle 15.30 si riunirà la commissione Sanità per l’esame degli emendamenti e sempre per le 15.30 è in programma nell’Aula consiliare la riunione dei capigruppo.

I lavori del Consiglio riprenderanno invece alle 16.30.

Consiglio regionale 1 copia

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Valter Piscedda 2

Lo scorso 7 luglio il consigliere regionale del Partito Democratico Valter Piscedda ha presentato un’interrogazione, insieme agli altri consiglieri regionali on.li Deriu, Comandini, Pinna, A. Solinas, Forma, Cozzolino, Cocco, Sabatini, G. Manca, Meloni e Lotto, con la quale chiede al presidente della Regione Francesco Pigliaru e all’assessore del Lavoro Virginia Mura quali siano, ad oggi, le misure messe in atto dalla Regione per potenziare l’attuale Ufficio Regionale per il servizio civile, al fine di  cogliere e gestire al meglio le opportunità offerte ai giovani che intendano prestare la loro opera di volontariato a favore del terzo settore. Ciò, soprattutto, alla luce della nuova disciplina sul servizio civile, introdotta  dalla legge 6 giugno 2016, n. 106 “Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale”, che regola in maniera organica l’attività prestata dai giovani volontari, privilegiando peraltro il riconoscimento e la valorizzazione delle competenze acquisite durante l’espletamento del servizio civile universale in funzione del loro utilizzo nei percorsi di istruzione e in ambito lavorativo.

«Dato atto che le politiche nazionali e regionali favoriscono la presentazione dei progetti presentati dagli enti accreditati, sia pubblici che privati, vedendo impegnati di fatto e potenzialmente un numero crescente di giovani – sottolinea Valter Piscedda – l’auspicio è quello di vedere potenziato di pari passo l’ufficio regionale, oggi strutturato presso l’assessorato regionale del Lavoro, che si occupa di tali percorsi a partire dall’istruttoria dei progetti stessi. Un invito, pertanto, a investire su strutture regionali efficienti che siano di effettivo supporto agli utenti pubblici e privati interessati ad avviare percorsi di servizio civile e che, al contempo, siano in grado di cogliere e sfruttare al massimo le risorse nazionali e regionali messe in campo a tal fine, per far sì che le opportunità offerte ai giovani abbiano la massima ricaduta sul territorio regionale.»

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Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e il presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi hanno firmato, ieri sera a Sassari, nell’Aula Magna dell’Università, il Patto per la Sardegna.
Nello spirito generale dei Patti per il Mezzogiorno, che programmano le risorse per venire incontro alle reali esigenze dei territori, per la Sardegna si è tenuto conto di un aspetto peculiare: la condizione geografica, e quindi strutturale, di insularità. Alla programmazione del Fondo di Sviluppo e Coesione (FSC), infatti, vanno aggiunte le risorse ulteriori e straordinarie legate al tema insularità.
Il 28 maggio 2015 la Regione Sardegna ha consegnato al Governo il dossier che, per la prima volta, certifica e misura gli svantaggi della condizione di insularità e indica gli interventi necessari per mitigarli. Con il Patto per la Sardegna, che è la risposta del Governo a queste richieste dopo la condivisione di un lavoro costante e serrato, arriva dallo Stato italiano oltre un miliardo e mezzo di euro.
Sono risorse che si sommano alla ordinaria programmazione del Fondo di Sviluppo e Coesione, 1.509 milioni di cui 276.6 da spendere nel 2016-17. Le risorse specifiche aggiuntive sull’insularità sono destinate a continuità territoriale aerea, mobilità interna e metano.
Il Patto per la Sardegna assegna alla Sardegna 120 milioni in quattro anni per garantire la continuità territoriale aerea. In riferimento al trasporto su ferro, il Patto mette a disposizione del sistema sardo 225 milioni dal Contratto di Programma RFI per la realizzazione di opere e interventi di miglioramento della rete, per l’interconnessione dell’aeroporto di Olbia con RFI e dell’aeroporto Alghero con la rete regionale a scartamento ridotto, per rendere concorrenziale il trasferimento Cagliari-Sassari-Olbia con la mobilità su gomma. Altre risorse sono previste per la metropolitana di Sassari e per la sicurezza. La mobilità interna della Sardegna si gioverà inoltre di interventi per 400 milioni, provenienti dal contratto Anas per le strade.
Per la metanizzazione dell’Isola, il Patto per la Sardegna mette a disposizione 400 milioni di euro necessari alla realizzazione delle infrastrutture per garantire l’approvvigionamento dei cittadini e delle imprese sarde e le ulteriori risorse per la distribuzione del gas naturale a condizioni (di sicurezza e di tariffa) analoghe a quelle delle altre regioni.
Nei prossimi giorni saranno oggetto di specifici approfondimenti gli altri contenuti del Patto per la Sardegna che intervengono in misura importante anche su altri ambiti. Le risorse FSC, programmate fino al 2020, ammontano a 1.509 milioni di nuove risorse per progetti strategici, così ripartite: mobilità 313,6 milioni, Infrastrutture sanitarie 195 milioni, Scuola e università 140,4 milioni, Sistema idrico 285,5 milioni, Ambiente, bonifiche e dissesto idrogeologico 180,5 milioni, sviluppo economico e produttivo 292,2 milioni, Turismo e cultura 50 milioni, ammortizzatori (per il 2014) 45 milioni, Governance 7 milioni. Di questi, 276.6 milioni possono essere spesi nel 2016-17.
A questi fondi, vanno aggiunte le risorse per progetti strategici di rilievo nazionale da realizzare in Sardegna, gestiti dalla cabina di regia Governo-Regioni.

«C’è sicuramente una schiarita nel futuro della Sardegna e la prospettiva che si comincia a intravedere dai documenti ufficiali sembra più rosea.»

Lo ha detto ieri sera Emanuele Cani, deputato del Partito Democratico, commentando la firma sul Patto per la Sardegna.

«Quanto contenuto nel patto per la Sardegna è un segnale positivo per l’isola, la sua crescita e gli anni che verranno – ha aggiunto Emanuele Cani -. Le risorse che saranno destinate alla nostra terra, e che non possono essere definite una semplice rimodulazione di somme già previste, sono un fatto importante. I numeri indicati da Regione e Governo parlano chiaro e lasciano poco spazio alle diverse interpretazioni e alle strumentalizzzioni. Oggi la nostra Regione ottiene dallo Stato oltre un miliardo e mezzo in più rispetto all’ordinaria programmazione statale. Si tratta di risorse destinate ad affrontare i problemi e le difficoltà che si registrano sulla continuità territoriale  aerea, la mobilità interna con strade e ferrovie e la rete del metano. I numeri parlano chiaro: ci sono 1.509 milioni di euro destinati al fondo di sviluppo e coesione. A ciò si devono aggiungere 120 milioni per la continuità territoriale aerea, 525 milioni per la mobilità interna, 400 milioni per la dorsale di metanizzazione.»

Allegate alcune fotografie e un filmato con l’intervento del premier Matteo Renzi – Fonte http://www.governo.it/

Renzi a Sassari per la firma del Patto per il Sud con la SardegnaRenzi a Sassari per la firma del Patto per il Sud con la Sardegna
Renzi a Sassari per la firma del Patto per il Sud con la Sardegna
Renzi a Sassari per la firma del Patto per il Sud con la Sardegna
Renzi a Sassari per la firma del Patto per il Sud con la Sardegna
Renzi firma il Patto per il Sud con la Sardegna
Renzi firma il Patto per il Sud con la Sardegna

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Sabato 30 luglio l’attrice Maria Grazia Cucinotta sarà a Sant’Antioco per manifestare solidarietà al maestro di bisso Chiara Vigo. Nello scorso mese di febbraio, prima firmataria, Maria Grazia Cucinotta lanciò la petizione online su change.org per chiedere che fossero tutelati l’arte del maestro Chiara Vigo e del suo Museo del Bisso, ospitato nei locali comunali del Monte Granatico, a Sant’Antioco. La petizione rivolta al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru e al sindaco di Sant’Antioco Mario Corongiu, in questi sei mesi ha raccolto la bellezza di oltre 18.000 adesioni.

«La petizione si rese necessaria – spiega Fabrizio Steri, rappresentante del Comitato per la tutela del Museo del Bisso – in quanto il Comune richiedeva al Maestro Chiara Vigo il rilascio dell’immobile per presunti problemi all’impianto elettrico dei locali del Monte Granatico, concessi al Maestro, per il suo Museo del Bisso, in comodato d’uso gratuito fin dall’autunno 2004. Malgrado la petizione di Maria Grazia Cucinotta e l’impegno di personalità dell’arte e della cultura nazionali ed internazionali per scongiurare la chiusura di un Museo e di un’arte unici al mondo, a quella prima determina datata 23/12/2015, ha fatto seguito, nel corrente mese di luglio un’ulteriore diffida del Comune per l’immediato rilascio dell’immobile, tra l’altro in piena stagione turistica e mentre il Museo continua ad ospitare centinaia di visitatori ogni giorno.»

«Alla luce della nuova diffida del Comune, e del non scongiurato rischio di chiusura del Museo, l’attrice Maria Grazia Cucinotta ha ritenuto di dover scendere in campo nuovamente, stavolta portando direttamente e personalmente la sua solidarietà al Maestro Chiara Vigo con la sua presenza al Museo domani, sabato 30 luglio 2016, alle ore 12.00 – conclude Fabrizio Steri -. L’attrice, dopo l’esposizione dei motivi che l’hanno indotta ad occuparsi in prima persona della vicenda, si rende disponibile ad un confronto con tutta la stampa presente.»

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Piazza d'Italia Sassari

Il Premier Matteo Renzi si recherà oggi a Sassari per la firma del “Patto per la Sardegna”. L’incontro odierno è stato preceduto dalla visita di ieri a Cagliari del sottosegretario del MIUR, Davide Faraone, a conclusione dell’intensa giornata di lavori dedicata a un primo bilancio sul Progetto Iscol@.

«Governo regionale e nazionale viaggiano d’intesa e nella stessa direzione sul grande tema della scuola e dell’istruzione. È obiettivo principale e comune investire sul nostro enorme capitale umano, che va dalla scuola dell’infanzia sino all’Università, per creare le intelligenze che garantiranno il futuro del nostro Paese» ha detto il presidente della Regione Francesco Pigliaru, sul palco del Teatro Massimo di Cagliari, insieme al sottosegretario Davide Faraone.
Il presidente Pigliaru, durante l’incontro, ha anticipato che il Governo destinerà all’edilizia scolastica, attraverso il Patto per la Sardegna, 100 milioni di euro per la scuola e 30 milioni per la ricerca universitaria. Francesco Pigliaru ha evidenziato come la scuola in Sardegna registri numeri sulla dispersione tra i più alti in Italia, davanti ai quali la Regione è intervenuta tempestivamente e in maniera strutturale coinvolgendo tutti gli operatori del settore.

Scuole, enti locali, dirigenti scolastici, famiglie, sindaci, tecnici e progettisti hanno lavorato insieme per mesi, coordinati dalla struttura di missione della Regione, per dare vita alle Scuole del nuovo millennio che a breve vedranno l’affidamento dei lavori: edifici moderni e innovativi, capaci di sfruttare a pieno le potenzialità di una didattica altamente tecnologica, specchio del cambiamento epocale che attraversa la nostra società.

Il presidente Pigliaru ha inoltre ricordato come sia importante che i piccoli Comuni facciano rete e si uniscano nel creare sia scuole, sia programmazioni didattiche unitarie, puntando soprattutto sulla formazione di qualità dei docenti. Il sottosegretario Faraone ha ribadito, in conclusione dei lavori, l’impegno del Governo per realizzare scuole aperte e al servizio del territorio, che siano punto di riferimento della collettività, e ha ricordato come vi siano importanti opportunità in termini di nuove risorse per l’edilizia scolastica, e in generale per tutto il mondo della scuola, da investire in Sardegna.

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Mentre dalle opposizioni arrivano bordate sempre più pesanti contro la legge approvata ieri sera dal Consiglio regionale, questa sera il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e l’assessore della Sanità, Luigi Arru, questa sera hanno

E’ stato definito una sfida, il cambiamento della sanità sarda: l’Azienda per la Tutela della Salute (Ats) è stata approvata ieri sera dal Consiglio regionale e presentata oggi alla stampa dal presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e dall’assessore della Sanità, Luigi Arru, insieme al presidente, i capigruppo del centrosinistra.
«La nostra maggioranza ha accettato una sfida coraggiosa – ha detto il presidente Francesco Pigliaru -. Insieme con la rete ospedaliera, ridisegneremo la sanità sarda, per dare un servizio migliore ai nostri cittadini.»
«Siamo certi che l’azienda unica avrà ripercussioni positive sull’assistenza – ha detto Luigi Arru – ad iniziare da un efficace controllo delle liste d’attesa. Cambiamo per migliorare, non per stravolgere.»
L’Azienda per la Tutela della Salute nasce dalla fusione per incorporazione delle sette ASL nell’azienda incorporante di Sassari.
Fino al 31 dicembre 2016 le sette Asl sono gestite da altrettanti commissari.
Il Direttore Generale dell’Azienda incorporante viene nominato dalla Giunta regionale entro il 31 agosto 2016.
L’ ATS nasce il 1 gennaio 2017
Le Aziende socio sanitarie locali (ASSL) nascono il 1 gennaio 2017.
Avremo una Azienda e otto aree socio-sanitarie, corrispondenti ai territori delle vecchie ASL.
Ci sarà anche l’Area Metropolitana di Cagliari, contestualmente all’attuazione della riforma degli EELL.
Con Ats e Assl, avremo i Distretti, che verranno definiti per numero ed ambiti territoriali.
Con la legge di riforma nasce anche l’AREUS, l’azienda regionale per l’emergenza – urgenza. La sede sarà Nuoro.
Il DG dell’ATS sarà supportato da un Direttore sanitario ed un Direttore amministrativo, così come il DG dell’Areus.
La Giunta avrà un potere di indirizzo e di controllo: il Sistema di indirizzo prevede l’approvazione, da parte dell’Esecutivo, delle Linee sugli Obiettivi assistenziali e sulle dotazioni organiche. Con il Sistema di Controllo, la Giunta valuterà la programmazione dell’Ats e dovrà approvare il Programma sanitario triennale e l’Atto aziendale (sottoposti anche al parere della Commissione Salute del Consiglio regionale).
E’ previsto in legge la verifica degli atti del DG, il controllo sul bilancio, il monitoraggio e la valutazione del suo operato dopo 18 mesi.

Francesco Pigliaru 64

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Francesco Pigliaru 64

«Quando si fanno riforme importanti e profonde si toccano interessi, privilegi, abitudini consolidate». Lo ha detto ieri sera il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, all’uscita dal Consiglio regionale dopo il voto che ha fatto nascere l’Azienda per la tutela della salute (Ats). «Ringrazio la nostra maggioranza per aver accettato la coraggiosa sfida di riformare la sanità per dare un servizio migliore ai nostri cittadini, e per averla fatta propria – ha aggiunto Francesco Pigliaru -. Ringrazio l’assessore Arru e tutto l’assessorato per il grande lavoro svolto nel disegnare questa riforma e, insieme, la proposta di rete ospedaliera che ne sarà il fondamentale complemento. E’ l’inizio di un percorso – ha concluso il presidente Pigliaru – che ci darà una sanità migliore. E’ un ottimo inizio».

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La Stazione FS di Cagliari 12 copia

Inaugurazione centro intermodale 7

«Trenitalia cambia le regole di validità dei biglietti regionali. Se prima il tagliando poteva essere utilizzato entro il sessantesimo giorno dalla data di acquisto, dal primo agosto le regole cambieranno: in seguito all’acquisto del biglietto, il passeggero dovrà indicare il giorno in cui intende viaggiare e dovrà utilizzarlo entro le 23.59 della data impressa. Dopo quell’ora il biglietto non sarà più valido.»

Lo scrive, in una nota, Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo Forza Italia Sardegna.

«Non è certo una buona notizia – aggiunge il consigliere regionale di Sant’Antioco -, visto che può capitare qualsiasi imprevisto che pregiudica il viaggio preventivato. Come d’altro canto le corse dei treni possono subire ritardi (in Sardegna piuttosto frequenti) e possono persino saltare, ma questo non impone alcuna penale a Trenitalia che spesso, invece, addebita i suoi proverbiali disservizi al caso. Ai viaggiatori, all’opposto, dal primo agosto (ma solo per gli acquisti non effettuati nell’App e nel sito Trenitalia) verrà praticamente richiesto di non essere soggetti a qualsivoglia imprevisto, problema o qualsiasi altra ragione che gli impedisca di utilizzare il tagliando entro le 23.59 del giorno preventivato.»

«Chiedo all’assessore regionale ai Trasporti Massimo Deiana e al presidente della Regione Francesco Pigliaru di intercedere presso Trenitalia affinché riveda questa decisione folle e ingiustificata. I sardi, in tema di trasporti, ne stanno subendo già troppe. Massimo Deiana faccia il suo dovere – conclude Ignazio Locci – e si schieri dalla parte dei cittadini.»

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Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, l’assessore regionale della Pubblica istruzione, Claudia Firino, ed il Rettore dell’Università di Cagliari Maria Del Zompo, hanno partecipato ieri a Roma ad una riunione con il ministro dell’Università e Istruzione Stefania Giannini. «L’incontro ​di oggi è stato positivo per due motivi – ha commentato il presidente Pigliaru -: in primo luogo, ​i dati appena rilasciati dal Ministero sulle assegnazioni del Fondo di finanziamento ordinario (FFO) ​​mostrano che le Università sarde hanno lavorato bene​. In concreto, c​iò significa che nell’assegnazione delle risorse​ per il 2016 si avrà, rispetto al 2015, un miglioramento della quota-base del finanziamento ordinario, ​che include la porzione basata sul costo-standard​​. ​In secondo luogo, ​su nostra richiesta il ministro Giannini ha confermato che, nella revisione dei parametri per la definizione dei finanziamenti​ a partire dal 2017,​ sarà riconosciuta la condizione di insularità della Sardegna. È il risultato che attendevamo e che, sommato alle performance positive, apre prospettive incoraggianti per i nostri Atenei.»

«E’ importante sottolineare – ha aggiunto l’assessore Firino – come il riconoscimento di insularità, che attendiamo venga inserito nella revisione dei parametri, sia per la Sardegna una condizione oggettiva e non un privilegio. Prendiamo atto di quanto confermato dal ministro Giannini, sia su questo fronte che sulla qualità delle Università sarde. Nonostante la situazione di difficoltà, infatti, i nostri Atenei sono riusciti ad offrire un’offerta formativa che si è rivelata attrattiva per i ragazzi, risultato che è stato possibile raggiungere anche grazie alle risorse regionali.»