22 November, 2024
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E’ positivo il giudizio della Cna Sardegna sulla Finanziaria 2019-2021, ma – pur promuovendo l’impianto complessivo della manovra – l’associazione artigiana chiede alla Regione Sardegna scelte più coraggiose per sostenere il mondo della produzione ed in particolare le piccole imprese. E’ quanto è emerso questa mattina durante l’audizione dei vertici dell’associazione artigiana, il presidente regionale Pierpaolo Piras ed il segretario regionale Francesco Porcu, presso la Terza Commissione Bilancio del Consiglio regionale.

«La Cna ritiene necessario marcare la manovra finanziaria con un profilo più orientato a sostenere la crescita economica e la ripresa dell’occupazione stabile – hanno spiegato Pierpaolo Piras e Francesco Porcu – questa condizione è possibile solo se si rilanciano le attività produttive

Per questo, durante l’audizione i vertici dell’associazione hanno ribadito la richiesta di utilizzare e orientare le risorse “manovrabili”, circa 100 milioni di euro, verso investimenti ad alto impatto di sviluppo, che coinvolgano soprattutto le imprese locali. La Cna sarda propone in particolare di far confluire i 40 milioni di euro non impegnati dalla Giunta e i 50 milioni destinati ad incrementare LavoRas verso un piano a regia regionale per la riqualificazione e l’efficientamento energetico delle scuole. «A questi – hanno spiegato i vertici CNA -, potrebbero aggiungersi 10 milioni stornati dagli incentivi occupazionali del Piano LavoRas, non utilizzati perché privi di “tiraggio”».

In particolare dalla Cna è arrivata, soprattutto, la richiesta di inserire nella manovra finanziaria un vero e proprio Piano 4.0 per le PMI sarde, cioè un pacchetto di misure appositamente pensate per favorire le piccole e medie imprese isolane e aiutarle a creare occupazione. Le misure proposte consistono in un rifinanziamento della legge sull’apprendistato e stanziamenti per sostenere le imprese nell’acquisizione di quei requisiti e certificazioni necessari per esercitare la loro attività e operare sul mercato, nonché per sostenere il processo di rafforzamento delle competenze degli imprenditori artigiani  e delle loro  maestranze.

«Tra le cause della crisi della minore impresa in Sardegna vi è il venir meno dei tradizionali strumenti di supporto – hanno spiegato Pierpaolo Piras e Francesco Porcu -: pensiamo alle leggi regionali di settore con il corollario di misure che le caratterizzava, sostituite da un processo di riconfigurazione degli strumenti che fin qui ha disatteso le promesse di assicurare equilibrio, pari opportunità e risorse congrue ai sistemi produttivi dell’imprenditoria minore

La Cna sarda ritiene che la manovra finanziaria 2019-2021 offra una ghiotta occasione, anche utilizzando l’importante lavoro compiuto dalla Commissione Speciale presieduta da Roberto Deriu, per mettere finalmente in campo «azioni e strumenti capaci di parlare al mondo delle piccole imprese, mitigandone il disagio ancora elevato, supportandone lo sforzo di qualificazione e crescita, in un mercato sempre più competitivo».

«Si possono, a nostro avviso, individuare misure concrete, immediatamente applicabili, dotandole di risorse certe immediatamente spendibili, capaci di offrire alle imprese un reale sostegno economico – hanno spiegato Pierpaolo Piras e Francesco Porcu illustrando alcuni provvedimenti che per l’associazione artigiana – sarebbero capaci di produrre effetti e incidere sui processi di rafforzamento delle competenze, facilitando il riposizionamento qualitativo e la crescita dimensione delle imprese artigiane sarde.»

Nel dettaglio la Cna sarda ha chiesto innanzitutto che venga rifinanziata con uno stanziamento di 2 milioni di euro all’anno la legge 12/2001 che prevede contributi in conto occupazione per l’assunzione di apprendisti. «Questa misura ha ben funzionato negli anni, sostenendo un istituto, l’apprendistato, che nel comparto è la prima e più importante via d’accesso al mondo del lavoro per i nostri giovani – hanno spiegato Pierpaolo Piras e Francesco Porcu –. Circa il 40% dei giovani che conseguono la qualifica vengono confermati in azienda e assunti a tempo indeterminato. Si tratta inoltre di un incentivo noto e apprezzato dalle imprese artigiane, al contrario del sistema di premialità sulle assunzioni previsto dal piano LavoRas che pur dotato di una ricca dotazione finanziaria, allo stato è ignorato dalle imprese».

L’associazione artigiana ha chiesto inoltre che siano previsti in Finanziaria uno stanziamento di 2 milioni di euro per le annualità 2019/20/21 per sostenere il processo di qualificazione e riposizionamento qualitativo delle imprese per l’acquisizione dei requisiti e delle certificazioni previste dalla legislazione per esercitare l’attività ed operare sul mercato, nonché uno stanziamento di un milione e mezzo, sempre per le annualità 2019/20/21, per sostenere il processo di rafforzamento delle competenze degli imprenditori artigiani e commerciali e delle loro maestranze.

Pierpaolo Piras e Francesco Porcu hanno inoltre espresso l’auspicio che nel confronto con lo Stato, sul tema degli accantonamenti, «si realizzi il più ampio fronte di unità e condivisione tra le forze politiche e sociali, condizione per affermare gli interessi della Sardegna a concorrere in maniera equa e non penalizzante al processo di risanamento dei conti pubblici nazionali».

Francesco Porcu

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“Credito e il suo futuro per le micro imprese della Sardegna. Una strada stretta ma possibile”. E’ il titolo del convegno organizzato dalla CNA Sardegna che si terrà domani, sabato 20 ottobre, dalle 10,15 presso il Business Centre Aeroport di Elmas.

I lavori saranno aperti dal presidente regionale della CNA Pierpaolo Piras e dal presidente di Artigiancassa SPA Fabio Petri. Successivamente interverrà Daniele Pelleri, presidente Swizzy Lab, sul tema dell’Evoluzione digitale nel sistema Bancario. Seguirà la tavola rotonda.
Sosteniamo la crescita: più credito alle PMI Scenari e Prospettive moderata dal segretario regionale della CNA Sardegna Francesco Porcu, alla quale parteciperanno Raffaele Paci, assessore Regionale alla programmazione, Bilancio, Credito e Assetto del territorio; Franco Sabatini, presidente della Commissione Programmazione, Bilancio, Politiche Europee in Consiglio regionale e Francesco Simone, Direttore Generale Artigiancassa SPA.

Concluderà l’incontro il presidente nazionale della CNA Daniele Vaccarino.

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Nei primi sei mesi del 2018 il credito per l’acquisito di abitazioni ha avuto una nuova accelerazione (+23%) tanto che alla fine dell’anno l’offerta potrebbe aver recuperato del tutto il gap accumulato durante la fase recessiva. Di contro desta preoccupazione la modesta crescita del credito all’acquisto di altri immobili (uffici, capannoni industriali, magazzini, negozi), fortemente sottodimensionato rispetto alla fase di massima espansione). Ancor più stagnante la dinamica recente per le erogazioni di finanziamenti per la costruzione di nuove abitazioni. Sono abbastanza contraddittori i risultati dell’ultimo report della Cna Sardegna sull’andamento dell’offerta di credito a lungo termine, una analisi che fornisce importanti indicazioni per interpretare le dinamiche del settore edilizio.

Dopo il picco espansivo del 2007 i finanziamenti di durata superiore ai 12 mesi (sia le erogazioni per l’acquisto di immobili, sia quelle per la nuova costruzione) hanno registrato in Sardegna una fortissima contrazione e tra il 2013 e il 2014 hanno raggiunto il livello minimo storico. Ma dai dati riportati dalla Cna lo scenario è caratterizzato da segnali bivalenti.

«In una fase in cui il mercato delle costruzioni regionale stenta a ripartire, il credito  sta sostenendo la vivacità del mercato immobiliare residenziale – commentano Francesco Porcu ed Antonello Mascia, rispettivamente segretario regionale della Cna Sardegna e presidente di Cna Costruzioni -. Lasciano invece meno tranquilli i dati relativi ai fabbricati non residenziali, soprattutto dal lato acquisti: dopo il bilancio positivo del 2017, infatti, nel primo semestre dell’anno l’offerta di credito ha segnato una nuova flessione, appiattendosi su livelli modestissimi rispetto al picco del 2007. I segnali provenienti dal credito sono quindi bivalenti – aggiungono Francesco Porcu ed Antonello Mascia -: da un lato, riflettono la ripresa in atto nel mercato abitativo favorito da un livello dei prezzi ai minimi storici e da tassi di interesse ancora bassissimi; dall’altro, indicano un’offerta di credito che si riduce per l’acquisto di immobili non-residenziali (uffici, spazi commerciali, capannoni, etc.). Proprio questo dato rappresenta un forte campanello d’allarme perché pone di fronte ad una battuta di arresto del trend positivo che aveva caratterizzato l’ultimo triennio, riflettendo una congiuntura regionale ancora lontana dal prendere quota e, soprattutto, aspettative delle imprese in deterioramento rispetto ad un anno fa

Il report della Cna Sardegna registra, dunque, un aumento della vivacità del mercato residenziale. Dal 2014 il credito per l’acquisito di abitazioni in Sardegna è cresciuto senza sosta, ma dopo tassi del +80% nel 2015 e del +22% nel 2016, nel 2017 si era registrato un più modesto +6,8%. Ora il dato dei primi sei mesi del 2018 indica una nuova accelerazione (+23%) e probabilmente a fine anno l’offerta di credito per l’acquisto (in termini di nuove erogazioni) potrebbe aver pienamente recuperato il gap accumulato durante la fase recessiva.

E’ invece stagnante la dinamica recente per le erogazioni di finanziamenti per la costruzione di nuove abitazioni, circostanza che testimonia di come il mercato non abbia ancora smaltito lo stock di abitazioni disponibili per la vendita: il livello dell’offerta di credito per l’investimento è oggi pari al 20% di quella che caratterizzava gli anni di massima espansione.

Una maggiore vivacità è registrata invece dal credito all’investimento, cioè dallo sviluppo di progetti di edificazione non residenziale: 2017 e 2018 fanno registrare una accelerazione delle erogazioni. Ciò è dovuto al fatto – riporta la ricerca – che la dinamica dell’acquisto tende generalmente ad anticipare quella degli investimenti. In ogni caso, in entrambi i casi i livelli rimangono modesti.

In termini assoluti durante il 2017 il volume delle erogazioni per finanziare l’acquisto di abitazioni è stato pari a poco meno di un miliardo, mentre nel 2018 potrebbe arrivare a 1,2 miliardi, superando il 2007. Livelli drasticamente più bassi si registrano per le altre finalità: quelli destinati a progetti di costruzione di fabbricati non residenziali lo scorso anno erano pari a 150 milioni e potrebbero raggiungere i 260 quest’anno; le erogazioni di finanziamenti per investimenti nel settore abitativo sono scese ad appena 150 milioni (dai quasi 800 del 2007). Il mercato del credito per l’acquisto di immobili non residenziali, infine, è quantificato in meno di 120 milioni di euro nel 2017 e potrebbe ridursi a poco più di 100 nel 2018.

Se ci si concentra sul primo semestre 2018 il confronto regionale colloca la Sardegna tra i territori più dinamici, ma solo per i finanziamenti per l’acquisto di abitazioni e per la costruzione di fabbricati non residenziali. Nel primo caso (acquisto abitazioni), la crescita registrata nel primo semestre è stata pari al +23% (record tra le regioni italiane), da inserire, inoltre, in uno scenario nazionale di modestissimo aumento: Lombardia e Sicilia segnano un incremento pari al +6,5%, seguite da Emilia Romagna e Veneto (+4%).

Per quanto riguarda il credito alla costruzione di nuovi fabbricati non residenziali, la crescita media nazionale nella prima parte del 2018 si è attestata al +33%, da confrontare con il ben superiore +74% della Sardegna. Più modesta, ma comunque superiore alla media nazionale, è la crescita registrata per i finanziamenti per la costruzione di abitazioni, pari in Sardegna al +4,8%; in tale ambito, mercati più dinamici si osservano in Emilia Romagna (+40%), Liguria (+16%), Umbria e Puglia, con incrementi superiori al 10%. Come già evidenziato, il segmento regionale al momento più debole è quello dell’acquisto di altri immobili, in calo del -12% nel primo semestre 2018, a fronte di una media nazionale pari al +8,4%, trainata da Abruzzo, Campania, Liguria e Veneto, dove si registrano crescite superiori al +44%. Va detto che insieme alla Sardegna l’offerta di credito risulta in calo anche in tre grandi regioni del nord: Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte.

Interessante è anche il confronto con i livelli di picco del mercato raggiunti nel 2007. In primo luogo, a conferma di quanto detto, non solo emerge che nel 2018 il livello raggiunto in Sardegna dal credito concesso per l’acquisto di abitazioni avrà superato quello di dieci anni fa, ma anche che solo il Trentino Alto Adige registra un indice superiore a quelli dell’Isola; un dato che testimonia della effettiva ripresa del mercato immobiliare sardo, ma che tuttavia (come dimostrato dall’andamento del credito all’investimento) ancora non appare aver smaltito lo stock di invenduto accumulato negli ultimi anni.

Discorso totalmente diverso per quanto riguarda il mercato non residenziale: anche nel confronto con le altre regioni i dati del credito concesso in Sardegna si mostrano poco positivi. Il livello registrato nel 2018 è infatti pari ad appena il 39% di quello del 2007 e peggio della Sardegna fanno solo altre sette regioni, tra cui Molise, Campania e Sicilia. E’ vero che il dato regionale risulta in linea con quello medio nazionale, ma questo dato testimonia soltanto di un’economia che anche nel resto del Paese fatica ad avviare una fase di ripresa credibile e duratura.

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“Credito e il suo futuro per le micro imprese della Sardegna. Una strada stretta ma possibile”. E’ questo il titolo del convegno organizzato dalla CNA Sardegna che si terrà sabato 20 ottobre, alle 10,15, presso il Business Centre Aeroport di Elmas.

I lavori saranno aperti dal presidente regionale della CNA Pierpaolo Piras e dal presidente di Artigiancassa SPA Fabio Petri. Successivamente interverrà Daniele Pelleri, presidente Swizzy Lab, sul tema dell’Evoluzione digitale nel sistema Bancario. 

Seguirà la tavola rotonda “Sosteniamo la crescita: più credito alle PMI Scenari e Prospettive” moderata dal segretario regionale della CNA Sardegna Francesco Porcu, alla quale parteciperanno Raffaele Paci, assessore regionale della Programmazione, Bilancio, Credito e Assetto del territorio; Franco Sabatini, presidente della commissione Programmazione, Bilancio, Politiche europee in Consiglio regionale e Francesco Simone, direttore generale Artigiancassa SPA.

Concluderà l’incontro il presidente nazionale della CNA, Daniele Vaccarino.

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Nel 2017 il numero di fallimenti in Sardegna ha toccato il livello record dall’inizio della crisi. Sono state 263 le imprese sarde che hanno portato i libri in tribunale, contro le 246 che lo avevano fatto nel 2016. Il 2017 ha quindi confermato i segnali negativi arrivati nel 2016, il quale, delineando un quadro negativo rispetto all’anno precedente, aveva smorzato le aspettative di una significativa inversione di rotta della congiuntura economica regionale. Dall’analisi dei dati parziali, inoltre, alla fine dell’anno in corso i fallimenti dovrebbero mantenersi su livelli elevati in linea con il biennio precedente (ben 181 casi a tutto settembre 2018, contro i 194 dello stesso periodo dell’anno passato).

Lo rileva una recente analisi della CNA Sardegna sulla base dei dati dell’Osservatorio Fallimenti che analizza le procedure di amministrazione controllata, giudiziaria e straordinaria, concordato, fallimento, liquidazione coatta amministrativa e stato di insolvenza che hanno riguardato le imprese sarde dal 2008 al settembre 2018.

La situazione delle imprese sarde appare preoccupante anche se inserita nel contesto nazionale. Considerando l’ultimo triennio, e confrontandolo con quello precedente, emerge che solo Lazio e Valle d’Aosta hanno visto aumentare il numero di fallimenti in maniera più marcata. A partire dal dato del 2018 annualizzato, infatti, il numero di procedure concorsuali nel triennio in Sardegna sarà cresciuto del +25%, contro una media nazionale del +11%. Si tratta di un dato, inoltre, decisamente superiore rispetto a quello di tutte le altre regioni del Mezzogiorno. In Basilicata, Abruzzo, Molise e Calabria i fallimenti sono diminuiti; sono rimasti costanti in Puglia e sono cresciuti significativamente solo in Campania e Sicilia, ma con un’intensità inferiore rispetto al dato dell’Isola (+15%, appunto, contro il +25%).

Anche nel settore edile la situazione rimane complicata. Nei primi nove mesi dell’anno il numero di fallimenti registrati ha già raggiunto quello dell’anno passato (24). Va detto che il record di 40 procedure concorsuali registrato nel 2014 appare distante, ma il 2018 potrebbe far segnare una nuova impennata di fallimenti.

«I dati sui fallimenti, insieme ai principali indicatori economici, confermano la condizione di estrema fragilità dell’economia isolana – affermano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della CNA Sardegna -. Le politiche pubbliche nazionali e regionali, purtroppo tutte orientate al sostegno dei consumi privati, deprimono gli investimenti, riducono le risorse destinate alle politiche attive, inaridendo i veri driver capaci di far crescere la produzione, le occasioni di lavoro, lo sviluppo economico. Nell’edilizia dopo una crisi settoriale di portata storica non sono bastati i segnali di ripresa degli investimenti a produrre una significativa inversione di rotta. Le previsioni per il 2018 motivate da segnali confortanti provenienti da tutti i driver settoriali (occupati, credito, compravendite immobiliari) prospettavano una crescita degli investimenti in edilizia residenziale del +2,4%, ma è probabile che l’intensità di questa ripresa sia ancora troppo limitata per incidere su una situazione pregressa estremamente problematica (il settore ha perso in dieci anni il 40% del suo mercato). In questo senso – concludono Pierpaolo Piras e Francesco Porcu – investire nella riqualificazione del patrimonio edilizio (considerando la più facile cantierabilità rispetto ai più complessi investimenti in opere infrastrutturali) rimane una strategia fondamentale se l’obiettivo è quello di rilanciare un settore composto per il 70% da piccole e piccolissime imprese artigiane.»

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«Nonostante la penuria di liquidità e la difficoltà di accesso al credito le imprese sarde hanno beneficiato in maniera molto marginale delle agevolazioni esistenti.”. I sostegni al sistema produttivo in questi anni pensati e tarati sui bisogni delle imprese più grandi, in assenza di elementi di riequilibrio tra i diversi segmenti di imprese e le diverse aree del paese, hanno visto la tipologia di impresa più strutturate e le aree più ricche del paese assorbire quasi per intero le risorse messe a disposizione dalla mano pubblica.»

E’ questo il commento di Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della CNA Sardegna, ad una recente ricerca del centro studi della CNA Sardegna che fornisce interessanti statistiche sull’utilizzo di alcuni degli strumenti che il legislatore nazionale ha messo a disposizione dei sistemi produttivi. 

Dall’indagine della Cna Sardegna emerge, ad esempio, che nell’isola sono ancora pochissime le esperienze di reti di imprese (Contratti di Rete) seppure si tratti di uno strumento ideale per le piccole imprese sarde che vogliono crescere e ampliare il bacino di utenza e molti esempi di successo lo dimostrano anche nella nostra regione. Stesso discorso vale per i Contratti di Sviluppo (appena tre progetti) ai quali è possibile accedere anche attraverso lo strumento delle reti. Modesto è inoltre il dato sulle start-up innovative agevolate tramite lo strumento Smart&Start, con l’isola che non brilla in un contesto in cui, specialmente nel Sud, queste rappresentano l’approdo imprenditoriale ideale (se non obbligato) per molti giovani imprenditori.

Viceversa – evidenzia la ricerca – sembra aver riscontrato qualche successo tra gli imprenditori sardi lo strumento NITE (Nuove imprese a tasso zero), che ha visto 21 imprese sarde finanziate con mutui agevolati a tasso zero, a fronte di oltre 140 richieste presentate (il 6% del totale nazionale). E’ invece limitato l’utilizzo da parte delle PMI sarde di strumenti di agevolazione per l’acquisto di nuovi macchinari, impianti e attrezzature (Nuova Sabatini), mentre il lento miglioramento della congiuntura regionale si è tradotto in una crescita del numero di richieste per finanziamenti garantiti dal Fondo di Garanzia per le PMI (anche se la Sardegna raccoglie appena l’1,4% dei fondi nazionali). E’ stato finora completamente ignorato dalle azienda sarde, invece, lo strumento del Minibond, pensato per permettere anche alle imprese non quotate di finanziarsi tramite l’emissione di obbligazioni (solo un soggetto emittente dal 2013). Diverso il discorso delle agevolazioni concesse nell’ambito delle Zone Franche Urbane: con l’istituzione delle nuove ZFU di Cagliari, Iglesias e Quartu Sant’Elena, la Sardegna risulta, infatti, la terza regione italiana per numero di imprese beneficiarie (escludendo le agevolazioni per le imprese del cratere sismico del Centro Italia).

Francesco Porcu

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Nonostante un netto aumento di assunzioni rispetto allo scorso anno, in Sardegna la ripresa prosegue a ritmi più lenti rispetto alla media nazionale e la fiducia delle imprese isolane è ancora molto blanda. E’ quanto si evince da uno studio della Cna Sardegna che analizza le rilevazioni mensili sulle aspettative di assunzione da parte delle aziende sarde effettuate dal sistema informativo Excelsior di Unioncamere. Tali dati – che fotografano in maniera efficace il livello di fiducia del sistema imprenditoriale isolano rispetto all’evoluzione della congiuntura regionale e nazionale – evidenziano che nell’ultimo trimestre le imprese sarde hanno indicato circa 30 mila unità lavorative in ingresso: un risultato positivo che supera abbondantemente le indicazioni fornite un anno fa (22.980 ingressi nello stesso periodo del 2017). In pratica circa il 13,2% delle imprese sarde ha indicato movimenti in entrata di lavoratori, percentuale in crescita rispetto al 12,5% dell’anno passato, eppure il dato sardo è significativamente inferiore rispetto alla media italiana (+14,7%), a testimoniare una ripresa economica regionale meno robusta (un anno fa i due dati erano in perfetto accordo).

La rilevazione trimestrale evidenzia un miglioramento della situazione occupazionale anche relativamente ai dati mensili: rispetto all’anno passato a luglio sono stati registrati nell’isola 4mila posti di lavoro in più, ad agosto 1.400 e a settembre circa 1.500.  

Come detto nell’ultimo trimestre circa il 13,2% delle imprese ha indicato movimenti in entrata di lavoratori, una percentuale in crescita rispetto al 12,5% dell’anno passato. Eppure il dato sardo è significativamente inferiore rispetto al dato medio italiano (14,7% nazionale).

La differenza col dato nazionale va ricercata per lo più nella scarsa fiducia delle imprese di costruzioni e di quelle manifatturiere. Solo il 9,1% delle imprese di costruzioni ha infatti indicato aspettative positive di assunzione contro il 12% registrato al livello nazionale. Appare evidente, dunque, che nonostante le confortanti indicazioni che arrivano da compravendite, credito e attività edilizia, il settore delle costruzioni regionale fatichi ancora ad avviare un nuovo ciclo espansivo in grado di ripristinare parte dell’occupazione persa durante la dura fase di crisi: 20 mila occupati in meno tra 2009 e 2017, un calo del -34%, da confrontare con il -3,8% del totale dell’economia.

Ancora più accentuato è il gap di fiducia che si osserva tra dato regionale e dato nazionale relativo alle assunzioni delle imprese manifatturiere (circa 4 punti percentuali). Tale circostanza si lega in parte alla minore vocazione all’export delle imprese sarde. D’altra parte, rileva l’analisi della Cna Sardegna, sono proprio le aziende più strutturate a mostrare la distanza maggiore con la media nazionale: tra le imprese con più di 250 addetti, infatti, il 53% indica il ricorso a nuove assunzioni tra luglio e settembre, contro il 61% della media nazionale. Tra le aziende sarde più piccole (1-49 addetti) chi assume è solo l’8,2% del totale, a testimonianza di una ripresa del mercato interno ancora stentata.

Altra indicazione interessante proviene dall’analisi del tasso di entrata di dipendenti nelle imprese del settore turistico (numero di assunzioni in rapporto ai dipendenti già presenti in azienda nella media del periodo). Oltre ad indicare una sostanziale tenuta dei livelli occupazionali rispetto al 2017 (anno record per il turismo in Sardegna con oltre 3 milioni di arrivi nelle strutture ricettive), il confronto con l’andamento nazionale dimostra, per l’ennesima volta, la forte stagionalità di cui soffre il turismo regionale: i tassi di ingresso dei lavoratori stagionali sono infatti arrivati al 27% a maggio, al 26% a giugno e al 25% a luglio (in linea con il dato del 2017), contro poco più del 10% che si registra per la media nazionale.

«Nonostante i dati sulle aspettative di assunzione delle imprese indichino un miglioramento del contesto congiunturale – commentano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario nazionale della Cna Sardegna -. La differenza rispetto agli indici di fiducia registrati al livello nazionale rileva come la ripresa in Sardegna prosegua a ritmi inferiori rispetto al resto della Penisola. Il ritardo maggiore si registra nei settori dell’edilizia e del manifatturiero, soprattutto tra le imprese di piccole dimensioni, a testimoniare la necessità di intervenire con più decisione con politiche che possano sostenere il mercato interno. Il settore dei servizi, di contro, mostra indicazioni positive, anche grazie alle performance del settore turistico, che ha beneficiato di una stagione che potrebbe aver confermato gli importanti risultati dell’anno passato. La forte stagionalità, cui si aggiunge una scarsa diversificazione territoriale degli arrivi – concludono Pierpaolo Piras e Francesco Porcu -, continua però a porre un grosso limite alla capacità del settore di impattare sul sistema economico regionale e di farlo in maniera più sostenibile, continuativa e territorialmente omogenea

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Dopo un 2017 in forte espansione (+12%), alla fine del 2018 il mercato dei serramenti in Sardegna sperimenterà una leggera battuta di arresto: 209 mila installazioni a fronte delle 214mila stimate nell’anno passato. Di queste, 81mila fanno riferimento a porte (interne ed esterne) e 128mila a finestre (di cui 19.614 porte-finestre). E’ quanto si evince da un recente studio elaborato dal Centro studi della Cna Sardegna  che giovedì prossimo (20 settembre) riunirà ad Arborea questa importante filiera nella terza edizione di “BeOpen Porte e Finestre” – la maggiore manifestazione del settore – che si terrà presso l’Horse Country Resort.

«Questa tendenza in lieve arretramento non va intesa come completamente negativa – spiega il segretario regionale della CNA Sardegna Francesco Porcu che durante la manifestazione di Arborea illustrerà l’andamento del mercato dei serramenti nell’isola -. Nonostante l’incertezza che accompagna la congiuntura attuale e la riduzione dell’aliquota per le detrazioni per la riqualificazione energetica, il mercato dei serramenti regionale continua infatti a mostrare una confortante resilienza. Non va dimenticato che solo due anni fa si era registrato, in termini di infissi installati, uno dei livelli più bassi degli ultimi otto anni, con appena 192mila installazioni (erano state 228mila nel 2010)

Ulteriore buona notizia – rileva la Cna sarda – è che alla fine dell’anno il settore potrebbe beneficiare delle ripresa del mercato delle nuove costruzioni. Rispetto al 2010, porte, finestre e porte finestre, avevano infatti visto il mercato della nuova costruzione quasi dimezzarsi (da 97 mila installazioni a poco meno di 54 mila 2018), mentre il settore del rinnovo edilizio, sostenuto dagli incentivi (in particolare per la riqualificazione energetica nel caso di finestre e porte-finestre) aveva supportato il mercato dei serramenti (+20% di installazioni tra 2010 e 2018). «Per questi motivi l’aspettativa di crescita della domanda di infissi per nuove costruzioni per il 2018 (+1,33% per le porte e +1,1% per le finestre) rappresenta un segnale confortante, anche se a conti fatti il 75% del mercato dei serramenti continua ad essere sostituzione dell’esistente». 

Qualche influenza negativa arriva dal recente mutamento del regime delle agevolazioni fiscali. Dopo sei anni di operatività nel 2018 è andato in soffitta il sistema di detrazioni al 65% per la sostituzione di serramenti e infissi, sostituito da un’aliquota standard al 50%. In attesa di quantificare l’impatto di questa modifica sul mercato regionale (il Cresme stima per il 2018 un calo del mercato della sostituzione del -4,5% per le finestre), l’ENEA ha pubblicato i dati consuntivi per il 2017. «Emerge – spiega Francesco Porcu – che nel 2017 sono stati effettuati 3.562 interventi per la sostituzione di serramenti (finestre e porte-finestre) in ambito di riqualificazione energetica incentivata, un dato che si mostra in crescita rispetto ai 3 mila interventi del 2016. Considerando che, in termini di metratura, l’anno passato sono stati incentivati lavori per circa 39 mila metri quadri: ipotizzando una media di circa 1,8 mq a infisso, si stima in circa 21.800 il numero di serramenti installati che hanno usufruito dell’incentivo del 65% (gli ultimi ad usufruirne)».

La sostituzione dei serramenti, inoltre, rappresenta circa il 44% del totale degli investimenti annui in riqualificazione energetica attivati dagli incentivi (22 milioni di investimenti nel 2017 su un totale di circa 50 milioni, per un risparmio stimato di 5,7 MWh all’anno), una quota in calo rispetto al 50% del 2016. Tuttavia, considerando il mercato complessivo, stimato in circa 100 mila sostituzioni di finestre in abitazioni, l’attività di chi ha usufruito degli incentivi per finestre e porte-finestre ha rappresentato circa il 21% del totale, in linea con il 20% del 2016.

A livello provinciale, in termini di superfici installate, il 67% degli interventi agevolati di sostituzione infissi (finestre e porte-finestre) continua a riguardare le province di Cagliari e Sassari, un dato che si conferma superiore alla quota corrispondente di stock di serramenti esistente (mercato potenziale), almeno per quanto riguarda l’ambito residenziale (46%).

Con circa 5.509 addetti impiegati in circa 2.200 unità locali la filiera degli infissi e dei serramenti in Sardegna – secondo gli ultimi dati Istat (2015) che considerano tutto il comparto, dalla produzione alla distribuzione fino alla posa in opera dei prodotti di carpenteria in legno e metallo (porte, finestre e infissi) – rappresenta un comparto strategico per l’economia sarda. Questi dati sono in costante riduzione rispetto al 2012 (7.120 addetti e 2.387 imprese), ma nonostante il trend negativo che ha caratterizzato i numeri del settore nel quadriennio 2012-2015, in rapporto al totale dell’occupazione e delle imprese, il settore degli infissi continua ad avere, in Sardegna, un peso superiore rispetto alla media nazionale: 1,7% in termini di addetti e 1,9% in termini di imprese.

Intanto, rileva la Cna Sardegna, continuano ad arrivare segnali confortanti dalle previsioni sul mercato delle costruzioni che confermano l’ottimismo sulla ripresa del settore della nuova edilizia residenziale. Secondo le ultime previsioni, infatti, l’anno in corso dovrebbe confermare la crescita degli investimenti in nuove abitazioni: +3,2% la crescita degli investimenti a valori reali (era il +3% nel 2017); mentre meno positive sono le indicazioni che arrivano dal settore del nuovo non residenziale, che dopo un biennio di forte ripresa, alla fine dell’anno in corso potrebbe sperimentare una nuova flessione degli investimenti (-1,7%). Nel complesso, resta positiva l’aspettativa per il settore del rinnovo (+1,8% per le ristrutturazioni abitative e +1,1% per il non residenziale). La tenuta della crescita del rinnovo edilizio, seppur in rallentamento rispetto al 2017, è d’altra parte un dato di grande importanza per il mercato dei serramenti, considerato che, come visto, i lavori di sostituzione dell’esistente rappresentano ancora il 75% del mercato totale.

«Per rilanciare il settore e rafforzare questi segnali di ripresa – conclude Francesco Porcu – occorre sostenere il mercato della riqualificazione, del riuso, dell’efficientamento energetico anche come sosteniamo da tempo potenziando il progetto Iscol@ e dedicando una quantità di risorse maggiore a queste finalità tra quelle previste dal piano regionale delle infrastrutture.»

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Francesco Porcu.

Prosegue il trend positivo per il mercato degli appalti pubblici in Sardegna: il primo semestre del 2018 si è concluso con 494 bandi di gara pubblicati per una spesa di 378 milioni: una crescita del 39% e 18% rispetto a numero e importi in gara registrati nel primo semestre del 2017. Nel secondo trimestre dell’anno la domanda si è mantenuta sugli stessi livelli del primo con circa 80 gare promosse ogni mese, ma con un livello della spesa assai più rilevante: oltre 94 milioni, pari a circa tre volte il livello medio mensile registrato nel primo trimestre.

«Dopo un avvio d’anno all’insegna dei micro lavori, nel secondo trimestre le amministrazioni pubbliche hanno ripreso finalmente a promuovere bandi di importo più importante – commentano Francesco Porcu e Antonello Mascia, rispettivamente segretario regionale della Cna Sardegna e presidente di CNA Costruzioni -. Sempre maggiore l’apporto dei Comuni che stanno consentendo alla nostra regione di superare la fase di stallo che dall’aprile 2016 aveva fatto crollare la domanda: i Comuni continuano ad essere il motore della ripresa, ma questi segnali devono essere incoraggiati con una ulteriore semplificazione del quadro normativo  e l’accelerazione dei processi di spesa. Un contributo decisivo è atteso dall’approvazione della nuova legge urbanistica, il cui testo licenziato dalla commissione Urbanistica muove nella giusta direzione, ma può e deve essere ancora migliorato dal Consiglio regionale, convinti come siamo che si possa licenziare una buona legge urbanistica senza confliggere con le norme di tutela e salvaguardia del piano paesaggistico regionale.»

L’analisi delle dimensioni degli appalti descrive una ripresa generalizzata, con tassi particolarmente importanti per i piccoli-medio lavori (tra 500mila euro ed un milione) e per i medio-grandi (1-5 milioni). Il mercato continua ad essere fortemente caratterizzato da bandi di micro e piccole dimensioni: l’82% delle gare promosse non supera i 500mila euro, mentre la relativa spesa supera appena il 13%. Più del 16% del mercato regionale è concentrato sui tagli medi (da 500mila a 5 milioni), pari a più del 30% delle risorse in gara. Infine le gare di importo superiore a 5 milioni (solo l’1,5% della domanda) assorbono il 56% del mercato. Dopo un primo trimestre di assenza di bandi per lavori di importo superiore a 10 milioni, tra aprile e giugno 2018 ne sono stati pubblicati tre di importo superiore a 15 e uno che supera i 100 milioni. Si tratta della gara per l‘affidamento in concessione del Servizio pubblico per la distribuzione gas e dei servizi ad esso complementari nel comune di Cagliari (importo complessivo 105,6 milioni). Segue la concessione promossa da Infratel per la costruzione e gestione di una infrastruttura passiva a banda ultralarga in Sardegna (importo complessivo massimo dell’investimento 39,6 milioni). Terza gara del periodo il bando promosso dal comune di Cagliari per l’affidamento in concessione della gestione e conduzione dell’impianto di cremazione di Cagliari ed ammodernamento degli impianti tecnologici per un importo complessivo di 30,1 milioni.

I Comuni continuano a svolgere il ruolo di motore della ripresa con una domanda che passa da 213 a 345 interventi e una spesa che aumenta molto sensibilmente (da 47 a 226 milioni) grazie ai maxi interventi promossi dal comune di Cagliari. Positivo anche il bilancio delle Province che passano da 29 a 43 interventi e da 6 a 15 milioni di risorse in gara. Per le aziende speciali si segnala la crescita numerica (+37%) a fronte di una contrazione degli importi, legata alla pubblicazione nel primo semestre 2017 di alcune maxi gare di Abbanoa. Nell’anno in corso invece l’attività del gruppo di committenti è concentrata su opere di importo medio pari a 1,3 milioni, contro gli oltre sei del primo semestre 2017. Bilancio completamente negativo per la Regione, ma anche per tutto il gruppo delle grandi committenze che hanno ridotto di oltre il 30% il risultato del primo semestre 2017 per effetto della totale inattività dell’Anas. Quanto alle ferrovie, si registra una flessione numerica associata alla crescita del valore a base di gara, relativo al sistema di qualificazione promosso da RFI per i lavori di manutenzione straordinaria delle opere civili della sede ferroviaria e relative pertinenze ricadenti lungo le linee della giurisdizione della direzione territoriale produzione di Cagliari (importo complessivo 18 milioni).

Con il risultato registrato nel primo semestre dell’anno la Sardegna si colloca tra le regioni italiane più dinamiche in termini numerici, dopo Lazio e Marche, mentre sul fronte della spesa registra una performance migliore soltanto solo di altre quattro regioni italiane (Veneto, Basilicata, Sicilia e Piemonte).

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Con gli interventi dei presidenti regionali di Cna e Casartigiani Francesco Porcu e Ignazio Schirru si è concluso nella tarda serata di ieri il primo ciclo di audizioni della Commissione speciale del Consiglio regionale sulla crisi dell’artigianato e del commercio. I due esponenti delle associazioni di categoria hanno confermato le criticità già segnalate da altri organismi nelle precedenti sedute del parlamentino guidato da Roberto Deriu (Pd).

Il settore dell’artigianato conta oggi in Sardegna 142.951 imprese. Dal 2008, anno di inizio della crisi, 7.760 hanno abbassato le serrande. Lo scorso anno 784 aziende hanno cessato l’attività, mentre nel primo trimestre del 2018 il saldo negativo è di 261 unità.

«Ciò che preoccupa – ha detto il presidente della Cna Francesco Porcu – è che la Sardegna, nonostante la ripresa dell’economia nazionale, non riesce ad agganciare il treno della crescita. Otto regioni sono tornate ai livelli pre-crisi, la nostra Isola invece sconta gli stessi ritardi delle altre regioni del Mezzogiorno. Il nostro Pil si attesta oggi a 31,4 miliardi di euro contro i 34,7 del 2008.»

In un dettagliato report consegnato alla Commissione, la Cna individua le ragioni della frenata: una burocrazia invasiva, il blocco della spesa pubblica, la scarsa incisività degli interventi di sostegno alle imprese varati negli ultimi 10 anni.«Il settore artigiano, costituito in gran parte da piccole imprese, ha pagato una politica di incentivi che ha premiato le aziende con un fatturato medio-alto – ha sottolineato Francesco Porcu – lo Svimez ha certificato che la quota d’accesso delle imprese del Mezzogiorno alle tre principali misure del pacchetto “Industria 4.0” non ha raggiunto il 10% del totale. Dei 13 miliardi messi a disposizione dal Governo solo 1 è andato al Sud e alle Isole».

Una situazione che in Sardegna è resa ancora più grave da altri fattori secondo Cna: «In nessuna altra regione italiana la spesa pubblica ha un’incidenza così alta come in Sardegna (il 28,71% del Pil prodotto) – ha ricordato Francesco Porcu – eppure non si riscontrano evidenti benefici. Le cause: la lentezza della spesa; il mancato coordinamento nella programmazione delle varie fonti di finanziamento europee, nazionali e regionali; la scelta di finanziare grandi opere anziché puntare su interventi immediatamente cantierabili come quelli di riqualificazione ed efficientamento energetico di edifici pubblici o di manutenzione del territorio». Critico il giudizio di Cna anche sulle ricadute del Piano LavoRas: «E’ una misura che non aiuta le imprese ma le danneggia – ha rimarcato Francesco Porcu – le assunzioni fatte dai comuni sono temporanee, i 270 milioni di euro potevano essere invece utilizzati per rilanciare gli investimenti produttivi, promuovere posti di lavoro stabili e sostenere l’economia e i sistemi produttivi locali».

Dalla Confederazione Nazionale dell’Artigianato sono poi arrivati alcuni suggerimenti per tentare di invertire la rotta: «Noi abbiamo presentato da tempo diverse proposte per rilanciare il settore – ha detto Francesco Porcu – tra queste un intervento complessivo sul sistema del credito e sulle politiche degli incentivi, più investimenti sulla formazione (settore trascurato negli ultimi anni con la legge 12 sull’apprendistato senza fondi dal 2012); un piano per l’internalizzazione delle imprese con la promozione di forme di aggregazione e di sistemi di produzione in grado di competere nei mercati; un nuovo progetto per il rilancio dell’artigianato artistico attraverso strumenti di tutela e promozione, disciplinari e marchi; il ripristino della legalità con una lotta serrata al dilagante fenomeno dell’abusivismo».

Preoccupazioni condivise dai vertici di Casartigiani. Per il presidente Ignazio Schirru, la crisi dell’artigianato oltre agli effetti negativi del quadro economico internazionale sconta anche fattori strutturali endemici: trasporti, alti costi dell’energia, deficit infrastrutturale.

A pagare più di tutti il prezzo della crisi è stato, secondo Casartigiani, il settore edile: «L’edilizia è da sempre la locomotiva dell’economia isolana – ha detto Ignazio Schirru – rimetterla in moto consentirebbe di riattivare un circolo virtuoso di sviluppo con effetti a cascata su tutto l’indotto». Tra le criticità, Schirru ha inoltre segnalato le difficoltà di un ricambio generazionale all’interno delle imprese. «Per il figlio di un imprenditore ereditare l’azienda del padre è molto più costoso che per un dipendente. Serve un intervento sulla normativa vigente per favorire il trasferimento di proprietà tra familiari». Indice puntato, infine, contro gli oneri sociali troppo alti. «Tra tasse, imposte e contributi da versare a scadenze precise la vita di una piccola impresa è sempre più complicata».

Cna e Casartigiani, al termine dell’audizione, hanno offerto ampia disponibilità a dare il loro contributo alla proposta di legge che la Commissione speciale elaborerà nelle prossime settimane.

«Dopo aver ascoltato gli artigiani sentiremo, a partire dalla prossima settimana, i commercianti – ha detto il presidente Roberto Deriu – poi la parola passerà al Consiglio per una legge che sconfigga oneri, tributi, controlli, abusivismo e burocrazie». Secondo Roberto Deriu, l’artigianato «è lavoro vero, è l’espressione più naturale della creatività umana, il simbolo della fantasia e versatilità del tessuto produttivo, l’elemento elastico di un’economia altrimenti massificata e priva d’anima». Un settore che oggi sconta la scomparsa di centinaia di imprese e la fuga dall’economia ufficiale di molti artigiani che scelgono il sommerso per sopravvivere.

«Il nemico dell’artigiano non è il mercato né il progresso tecnologico – ha proseguito Roberto Deriu – il vero nemico è la paura. La paura di non farcela ad onorare gli impegni, a fronteggiare la burocrazia e i vincoli di migliaia di leggi. A questo si aggiungono due amarezze: non riuscire a trasmettere ai propri figli la propria arte e subire una sempre più forte concorrenza sleale con forme di abusivismo incontrollate. Il Consiglio regionale della Sardegna vuole raccogliere le sue forze, sul finire della legislatura, per tentare un ascolto attento, un dialogo intenso e varare infine una legge contro la paura, per la fiducia in chi lavora davvero.»