La posizione del deputato Francesco Sanna nel dibattito interno in corso in Sardegna nel Partito Democratico.
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Con i malumori crescenti intorno alla posizione del segretario regionale Renato Soru, messo in minoranza dalle componenti interne che lo avevano portato alla guida del partito, sale il dibattito nel Partito Democratico sulla gestione del partito nell’Isola.
«Quella che nella sua nota Silvio Lai chiama “la verità”, è in realtà un invito (Soru lasci la segreteria del PD sardo) basato su un racconto di fatti e avvenimenti che però non torna a molti che li hanno vissuti – scrive in una nota il deputato Francesco Sanna -. Non penso sia condivisibile la lettura del 2003, quando il PD non esisteva, e il centrosinistra trovò in Soru la soluzione per vincere le elezioni e indicare una idea di Sardegna che i sardi sostennero e fecero propria, un’idea che ebbe enorme attenzione positiva dentro e fuori il Paese. E tantomeno che serva ora riaprire la discussione sulle responsabilità, interne alla maggioranza di centrosinistra, della fine della legislatura in cui Soru fu presidente della Regione. E’ più utile, piuttosto, comprenderci circa il diritto-dovere del PD sardo di oggi, che contribuisce con forza maggioritaria al governo dell’isola, di elaborare idee e programmi, senza che quest’opera venga fraintesa con il bacchettare questo o quell’assessore, perché invece serve a rendere più persuasiva, condivisa e comunicata sia la forza, sia il senso dei fatti prodotti dall’esecutivo. E’ più utile capire insieme come sia utile valorizzare la discussione pubblica dei temi, nelle sedi legittimate dalla democrazia interna: siamo l’unico partito che lo fa, in Sardegna ed in Italia, proviamo ad esserne orgogliosi!»
«E’ più utile riconoscere che proprio le primarie dell’ottobre 2014 decretarono anche un profondo rinnovamento nella struttura intima del PD sardo, dai circoli alle segreterie provinciali alla segreteria regionale – aggiunge Francesco Sanna -. E’ stato realizzato e sono certo continuerà in ogni occasione un forte rinnovamento, fatto sia di giovani, sia di competenze mai prima sperimentate. L’unica generazione bruciata è quella che attendeva nell’anticamera della cooptazione. Chi ci ha messo la faccia ha avuto spazio e ruolo ovunque. L’origine di questo processo è stato un congresso in cui si misurarono idee e persone diverse. Ma non è servito attendere un anno e qualche mese da quel congresso, percapire che molte di quelle idee sono tra loro non solo compatibili ma anche complementari, ed è utile che camminino insieme. E molte di quelle persone che allora si confrontarono su fronti diversi si possono, anzi si devono assumere l’onere di una responsabilità più condivisa tra tutti quelli che hanno a cuore le sorti del Partito Democratico sardo, anche in vista di prove molto importanti che lo attendono.»
«Mi sembra che questa sia la domanda e l’appello che il segretario regionale ha fatto al PD sardo, senza insultare o dileggiare nessuno, nemmeno quelli che hanno deciso che oggi non va più bene, ma quasi gramscianamente rivendicando il bisogno di un impegno, di uno studio e di una organizzazione, perché serve l’intelligenza e la disponibilità di tutti insieme e di ciascuno. Il passo in avanti non è il congresso estivo o semi autunnale (che implicherebbe disimpegno e disinteresse rispetto al referendum costituzionale) – conclude Francesco Sanna – ma di rinunciare alla comodità dei ruoli cristallizzati di maggioranza e minoranza per riprendere lo slancio e l’iniziativa dei democratici in questo tempo bello e difficile per la Sardegna.»