24 November, 2024
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I lavoratori del Centro AIAS di Cortoghiana che questa mattina hanno iniziato lo sciopero della fame come nuova clamorosa forma di protesta tesa a rivendicare il pagamento di nove mensilità arretrate ed il rispetto dei loro diritti, hanno ricevuto vari attestati di solidarietà e visite di amministratori locali, consiglieri regionali e parlamentari. Come si vede nelle due fotografie allegate, sono giunti al Centro AIAS di Cortoghiana, dove hanno incontrato i lavoratori, il deputato del Partito democratico Francesco Sanna, il consigliere regionale dell’Udc Gianluigi Rubiu ed alcuni sindaci: Paola Massidda di Carbonia, Teresa Pintus di Sant’Anna Arresi, Giorgio Alimonda di Portoscuso ed Elvira Usai di San Giovanni Suergiu. Le visite, comunque, si susseguono quasi senza interruzione, a conferma della vasta eco che la vertenza dei lavoratori AIAS sta avendo sia a livello territoriale sia regionale.

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Resta molto animato il dibattito sulle candidature per il prossimo congresso del Partito democratico che sarà chiamato, il 30 aprile, ad eleggere il nuovo segretario regionale.

«Ho chiesto a Giuseppe Luigi Cucca – che si è reso disponibile – di esaminare insieme le nuove condizioni politiche in cui si svolge il congresso del PD sardo», ha scritto sul suo profilo Facebook Francesco Sanna, uno dei due candidati rimasti in corsa per la segreteria regionale del Partito Democratico della Sardegna, insieme allo stesso Giuseppe Luigi Cucca, dopo il no della commissione nazionale di garanzia alla richiesta di riapertura dei termini avanzata dalle minoranze interne delle componenti La Traversata e ReteDem a seguito della rinuncia di Yuri Marcialis che ha lasciato anche il partito per aderire ad Articolo 1-Mdp.

«L’obiettivo – ha aggiunto Francesco Sanna – è quello di consentire il massimo coinvolgimento di tutti i democratici che vogliano prendervi parte attivamente e di rendere più facile l’emersione di temi e proposte per  la Sardegna.»

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La Commissione nazionale di garanzia ha detto no alla richiesta avanzata nei giorni scorsi dalle minoranze interne delle componenti La Traversata e ReteDem per una riapertura dei termini per le candidature alla segreteria regionale del Partito democratico, dopo l’abbandono di Yuri Marcialis, assessore allo sport del comune di Cagliari, che ha lasciato il partito ed ha aderito ad Articolo 1-Mdp.

La decisione verrà ufficializzata mercoledì nella riunione della commissione regionale del congresso, che dovrà inevitabilmente tenere conto del parere richiesto all’organismo nazionale guidato dal deputato Gianni Dal Moro che è anche commissario del partito in Sardegna.

La decisione ha già provocato le prime reazioni ed altre ne arriveranno sicuramente nei prossimi giorni, perché in questo modo restano in campo candidati il senatore Giuseppe Luigi Cucca e il deputato Francesco Sanna che, a livello nazionale, fanno riferimento entrambi alla maggioranza che sostiene l’ex Premier Matteo Renzi e la minoranza interna, viceversa, resta priva di un candidato.

L’area popolare-riformista Fadda-Cabras, che in Sardegna è la più forte, non ha espresso un candidato e deve ancora decidere chi sostenere.

Durissima la presa di posizione di Tore Cherchi, ex segretario regionale, che in una nota ha dichiarato: «Prendiamo atto che è stata preclusa la presentazione di un candidato della minoranza di sinistra al congresso regionale del Pd. Restando così le cose questa minoranza non parteciperà al congresso regionale in conformità all’orientamento espresso dalle compagne e compagni della stessa minoranza. Sono state opposte argomentazioni regolamentari ad una questione che è eminentemente politica – ha aggiunto Tore Cherchi – ma anche a stare alle garanzie regolamentari la questione misconosciuta è il diritto delle minoranze ben più importante della riapertura di un termine: la vuota forma fa strame della sostanza. Sul piano più strettamente politico si compie un danno innanzitutto al PD sardo. Un partito che avendo infilato due sconfitte consecutive alle elezioni amministrative e avendo avuto il dato più negativo in Italia al referendum, avrebbe necessità di raccogliere le forze e non di perderne altre. È stupefacente che tanti dirigenti, a prescindere dalle posizioni congressuali, tacciano o peggio facciano spallucce e accondiscendano. Ma forse lo stupore – ha concluso Tore Cherchi – è fuori luogo in un partito che da oltre un anno è acefalo e gestito da Roma con metodo proconsolare».

Al momento, dunque, in corsa per la segreteria restano il senatore Giuseppe Luigi Cucca, indicato dall’ex minoranza congressuale e il deputato iglesiente Francesco Sanna, indicato dalla componente che si riconosce in Renato Soru.

Giuseppe Luigi Salvatore Cucca è nato a Bosa il 30 luglio 1957, risiede a Nuoro, fa l’avvocato, ex consigliere regionale, senatore in carica.

Francesco Sanna è nato a Iglesias il 14 aprile 1965, laureato in Giurisprudenza, avvocato patrocinante nelle giurisdizioni superiori, ex consigliere regionale, è deputato in carica.

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Un servizio del TG della RAI di Bolzano in lingua ladina che racconta la modifica dello statuto del Trentino Alto Adige nel senso della migliore tutela della lingua minoritaria. Così, sul suo profilo Facebook, Francesco Sanna ha commentato la notizia dell’approvazione della Convenzione con la RAI, concessionario del servizio pubblico, da parte del Consiglio dei ministri.

«Potrebbe essere così, solo in sardo al posto del ladino, un futuro servizio di RAI Sardegna. ll Consiglio dei ministri presieduto da Paolo Gentiloni ha approvato la Convenzione che regolerà il servizio pubblico RAI per i prossimi 10 anni.

Dopo gli ordini del giorno di Camera e Senato, all’articolo 3 della Convenzione, per la prima volta tra gli obblighi della RAI quale concessionario del servizio pubblico, vi è la produzione radiofonica, televisiva e multimediale in lingua sarda.

Con le norme di attuazione dello Statuto speciale che attribuiscono alla Regione l’integrale competenza in materia linguistica – ha concluso Francesco Sanna -, un risultato importantissimo di questa legislatura.»

«Per la prima volta il testo del contratto di servizio della Rai contiene sin dalla proposta del governo il riconoscimento del sardo tra le lingue minoritarie per le quali il sistema pubblico deve prevedere produzioni dedicate» ha scritto in un post sulla sua pagina Facebook il senatore del PD Silvio Lai.

«Nello scorso contratto di servizio era stato un emendamento dei senatori sardi e del vice presidente Margiotta ad introdurlo nel testo del contratto di servizio in sede di approvazione della commissione di vigilanza. Poi qualche settimana fa un ordine del giorno al Senato approvato dal Governo, ha rafforzato la strada.

Ma vederlo già nel testo del Governo è certamente un passo essenziale di cui va dato merito sia alla nostra presenza nel CdA Rai e in vigilanza che allo stesso governo. Il risultato è ancora più importante se si considera che le altre lingue previste sino ad ora erano frutto di impegni legati a trattative internazionali e alla tutela di lingue di comunità straniere del nostro territorio.

Ora occorre vigilare perché i passaggi successivi non ridimensionino questo successo nelle commissioni parlamentari competenti e soprattutto perché vengano rese disponibili le risorse economiche necessarie per dare attuazione a questo riconoscimento. Di fondo però occorre una strategia e la regione ne è un soggetto determinante. Sul piano della produzione culturale il nodo da sciogliere è se si va verso un semplice potenziamento di ciò che già si fa con l’attuale convenzione finanziata dalla regione con 300mila euro l’anno, qualche trasmissione radiofonica e televisiva, oppure se invece si coglie l’opportunità del digitale costruendo un palinsesto completo attraverso l’istituzione di una terza rete bis a carattere regionale. Un palinsesto fatto di informazione di spettacolo, di cultura e di politica interamente in sardo capace di supportare la scelta politica di una nuova primavera della nostra lingua.

Ora spetta alla regione Sardegna cogliere appieno questa opportunità perseguita per anni e adesso ottenuta – ha concluso Silvio Lai -, sviluppando un’idea strategica meritevole di stare tra i punti qualificanti del rapporto tra stato e regione, per darne il giusto valore e ottenere risorse adeguate.»

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«Il congresso del PD sardo si è visto proiettare in un mondo diverso da quello che avevamo immaginato. Le dimissioni del segretario Matteo Renzi e l’indizione anticipata del congresso nazionale hanno creato una coincidenza di tempi e scadenze che stanno mettendo in secondo piano la discussione sulla nostra idea di Sardegna, sulle proposte e la classe dirigente politica e istituzionale che ne rendono possibile la realizzazione.»

A dirlo è il deputato Francesco Sanna, candidato alla segreteria del Partito Democratico, che annuncia la rinuncia alla candidatura e l’abbandono del partito di uno degli altri due candidati, Yuri Marcialis, assessore della Pubblica istruzione, Sport e Politiche giovanili del comune di Cagliari.

«La dolorosa scissione di una parte del PD e la creazione di formazione politica alla sua sinistra provoca oggi l’abbandono di un candidato alla segreteria regionale. Io ringrazio chi ha proposto la candidatura di Yuri Marcialis ma non lo segue nella scelta sbagliata di lasciare il Partito Democratico – aggiunge Francesco Sanna -. Penso che questi amici e compagni debbano avere la possibilità di decidere come intendono partecipare al congresso regionale, nella nuova condizione di non aver un “proprio” candidato alla segreteria. Per quanto può dipendere da me, cercherò di favorire il diritto di tutti ad essere protagonisti nel PD sardo, indipendentemente dal sostegno alla mia persona e alle linee programmatiche che ho proposto.»

«Se non vi fossero le condizioni regolamentari per raggiungere questo obiettivo, mi rendo da subito disponibile a ritirare la mia candidatura, se anche Giuseppe Luigi Cucca fosse della stessa idea. Aggiungo che se il congresso ricominciasse da zero, inviterei  tutti a cercare, nella situazione  politica oggi diversa e più grave di quella di un mese fa, una definizione unitaria della massima responsabilità del Partito Democratico sardo – conclude Francesco Sanna -. All’unica condizione che la discussione sia di idee, pubblica e trasparente.»

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E’ finalmente arrivata, ieri sera, con posta certificata al Governo, l’offerta formale di acquisto dello stabilimento Alcoa di Portovesme da parte della multinazionale svizzera dell’alluminio Sider Alloys, sulla quale il Governo dovrà effettuare tutte le verifiche sulla consistenza finanziaria dell’azienda interessata a rilanciare la produzione di alluminio nello stabilimento di Portovesme fermo ormai da oltre quattro anni.

Il deputato del Partito Democratico Francesco Sanna, in un post sul suo profilo facebook, invita alla prudenza.

«E’ importante che Syder Alloys abbia presentato un’offerta per acquisire lo stabilimento Alcoa di Portovesme – scrive Francesco Sanna -, ma il suo contenuto, mi dicono al ministero dello Sviluppo economico, deve essere migliorato di molto per poter essere discusso o positivamente valutabile. Tuttavia credo e spero che nei prossimi giorni l’offerta assuma forme e contenuti diversi.»

«La presentazione dell’offerta d’acquisto da parte di Sider Alloys dello smelter si Portovesme – ha detto da parte sua Emanuele Cani, anch’egli deputato del Partito Democratico – è sicuramente positivo e può essere considerato un significativo passo avanti in un percorso lungo e lento. Da parte nostra resta alta l’attenzione verso una vertenza cruciale per il nostro territorio. Apprezziamo l’impegno del Governo che, sicuramente, proseguirà nel cammino per giungere ad una soluzione positiva della vertenza.»

 

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I deputati sardi del Partito Democratico Francesco Sanna, Caterina Pes, Paola Pinna, Giovanna Sanna, Gianpiero Scanu hanno preso una decisa posizione sulla situazione della Fondazione Stefania Randazzo e dell’AIAS Sardegna, chiedendo un intervento del Governo nazionale che scongiuri conseguenze negative sui pazienti e sulla qualità del servizio, con un’interrogazione urgente al ministro dell’Interno Marco Minniti e del Lavoro Giuliano Poletti.

Per raggiungere questo obiettivo, ferme restando le competenze della Regione e dei comuni che pagano i servizi resi dal sistema AIAS, i parlamentari chiedono al Governo di compiere due mosse.

La prima richiesta, inoltrata al ministro Giuliano Poletti, è quella di verificare se i dipendenti, con retribuzioni erogate sistematicamente in ritardo di otto mesi siano nel loro pieno diritto di chiedere gli arretrati direttamente ai debitori pubblici di AIAS e Fondazione. Nel qual caso sarebbero evidentemente illegittime le sanzioni disciplinari poste in essere da AIAS nei confronti dei dipendenti che in questi mesi cercano di portare a casa qualcosa utilizzando l’azione prevista dall’articolo 1676 del Codice Civile.

La seconda iniziativa è invece richiesta al ministro degli Interni Marco Minniti, a cui competono poteri di indirizzo alle Prefetture, che hanno compiti di controllo e possono sostituirsi agli organi delle fondazioni in caso di violazione di leggi, illegittimità e sviamenti nel loro operato rispetto alle finalità statutarie, che i parlamentari sardi del Partito Democratico definiscono esplicitamente meritorie.

Evidenziato l’evidente intreccio di attività tra Fondazione ed AIAS Sardegna – da considerarsi un tutt’uno secondo gli interroganti – i deputati PD ricordano al ministro dell’Interno come l’autorità governativa abbia il potere-dovere di esercitare il controllo e la vigilanza sull’amministrazione delle fondazioni. Di fronte a violazioni di legge, dell’atto costitutivo che individua le finalità della fondazione, dell’ordine pubblico (qui gli interroganti fanno riferimento esplicito alla delicatezza dei servizi sociosanitari, messi in discussione dalla tensione tra enti e lavoratori) si possono annullare le delibere che abbiano posto in essere tali eventuali violazioni.

L’interrogazione evoca inoltra la possibilità della soluzione estrema, «nell’interesse degli enti ed in collaborazione con le istituzioni locali», dello scioglimento degli organi di amministrazione e la nomina di un commissario, che riporti condizioni di dialogo tra le parti, faccia chiarezza sulla situazione finanziaria accelerando i pagamenti dei salari, ripristini in tempi rapidi le normali condizioni di resa del servizi socio sanitari.

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Manca solo l’ufficialità per lo slittamento del congresso del Pd in Sardegna al 30 aprile. Inizialmente il congresso si sarebbe dovuto svolgere il 19 marzo ma la successiva convocazione del congresso nazionale per il 30 aprile, ha portato, com’era nell’aria, alla decisione di far coincidere i due appuntamenti congressuali.

A contendersi la segreteria saranno il senatore Giuseppe Luigi Cucca, indicato dall’ex minoranza congressuale; l’assessore dello Sport del comune di Cagliari, Yuri Marcialis, sostenuto dalla Traversata e da parte della sinistra interna; e il deputato iglesiente Francesco Sanna, indicato dalla componente che si riconosce in Renato Soru.

Non ha espresso un candidato e non ha ancora deciso la posizione da assumere, l’area popolare riformista di Antonello Cabras e Paolo Fadda, che rappresenta la componente più rappresentativa del partito. Il 4 marzo verranno presentate le liste, massimo tre per ogni sfidante.

Giuseppe Luigi Salvatore Cucca è nato a Bosa il 30 luglio 1957, risiede a Nuoro, fa l’avvocato, ex consigliere regionale, senatore in carica.

Yuri Marcialis è nato a Cagliari il 3 novembre 1973, vive a Cagliari, laureato in Scienze politiche e relazioni internazionali, dipendente dell’Amministrazione regionale, è assessore comunale dello Sport e Servizi al cittadino del comune di Cagliari.

Francesco Sanna è nato a Iglesias il 14 aprile 1965, laureato in Giurisprudenza, avvocato patrocinante nelle giurisdizioni superiori, ex consigliere regionale, è deputato in carica.

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Il deputato Francesco Sanna, uno dei tre candidati alla segreteria del Partito Democratico al Congresso in programma il 19 marzo (gli altri due sono il senatore Giuseppe Luigi Cucca e l’assessore dello Sport del comune di Cagliari Yuri Marcalis), ha pubblicato oggi le sue linee programmatiche che pubblichiamo integralmente.

«I Sardi che vivono e amano la Sardegna, nelle città e nei paesi, chiedono buona politica e buone politiche.

Credo che il Partito Democratico Sardo della comunità e delle comunità abbia il dovere di essere uno strumento aperto e disponibile all’ascolto e poi capace di decidere. Credo che il Partito Democratico abbia le risorse, messe in rete e di nuovo in pace e in movimento, per trasformare sogni e bisogni di questa Sardegna migliore, in una realtà concreta.

Il Congresso, con una discussione aperta e la passione che sapremo metterci, deve essere l’occasione per ricreare le condizioni di ottimismo e orgoglio nell’essere e sentirsi democratici sardi, giusti e meritevoli eredi delle grandi forze storiche, politiche e culturali da cui il PD ha preso origine.

Abbiamo bisogno di unità. Ma non penso che l’unità buona per il Partito Democratico sia l’unanimismo senza attenzione ai contenuti delle proposte. Sarebbe sbagliato l’accordo tra gruppi dirigenti che trascuri iscritti ed elettori. L’unità vera la facciamo ascoltando le ragioni di tutti: nella sintesi, ma nella chiarezza sugli intendimenti.

Serve a noi democratici e serve alla Sardegna. Dobbiamo ricreare le condizioni per essa di capirci, per noi democratici di spiegarci: con molta umiltà da parte nostra.

Iniziamo a chiedere scusa per essere apparsi quelli sempre pronti e attivi nella discussione sui “posti” nelle istituzioni e negli enti della Regione. In ritardo, distratti o assenti su questioni importanti. Con alcuni di noi in ruoli di responsabilità, anche se inadeguati a svolgere quei compiti. Con altri più bravi altre volte lasciati ai margini, perché non accasati nella corrente giusta.

C’è stato un momento – il referendum costituzionale – nel quale ci siamo accorti che al di là delle cose che proponevamo, giocava contro di noi una antipatia, dura, cristallizzata; che impediva sia l’ascolto delle nostre ragioni, sia qualsiasi dialogo: che si faceva pregiudizio.

Impariamo dagli errori. Oggi sappiamo che le soluzioni devono passare per una nuova “connessione sentimentale” con il popolo sardo. Al quale ci rivolgiamo, consapevoli del fatto che da soli non andiamo da nessuna parte. “Non aspettarti alcuna risposta oltre la tua“, per dirla con la poesia di Brecht. Le domande di oggi sono più complicate di quelle del passato. E, soprattutto, le risposte nuove pretendono una politica competente, che studi, che abbia la consapevolezza storica del tempo in cui vive, che prenda posizione sugli interessi in gioco, che comprenda la paura degli esclusi dalla globalizzazione e non ne banalizzi l’esito politico riducendola a “populismo”. Una politica capace, cioè, di combattere le diseguaglianze sociali, i rischi della globalizzazione senza regole, che metta al centro della sua azione il valore della persona e il suo diritto di avere opportunità e strumenti per realizzare la piena cittadinanza.

Con la consapevolezza dei miei limiti ma sapendo che tante risposte individuali, tante volontà passioni e intelligenze che vedo disponibili costruiscono l’intellettuale collettivo e la risposta comunitaria e riformista che oggi deve riprovare ad essere il Partito Democratico della Sardegna, propongo la mia candidatura a segretario.

Rivolgo l’invito a fare questo confronto, anche a coloro che per tanti e diversi motivi hanno lasciato militanza, adesione e voto al PD, a volte rinunciando ad esercitare i propri diritti di elettori. Chiedo loro di tornare a riprovarci insieme.

Le loro idee e quelle di chi vorrà contribuire alla vita del Partito Democratico Sardo arricchiranno questo programma sino al voto del 19 marzo.

Il Partito Democratico al servizio della Sardegna

Vorrei che il Partito Democratico in Sardegna fosse capace di riattivare la partecipazione di ciascun cittadino alle decisioni che riguardano la propria vita; in ogni campo: dalla scuola alla salute, dalle politiche di sviluppo economico e del lavoro a quelle dell’ambiente e del paesaggio.

Proveremo a mettere in una rete di ascolto e decisione ogni struttura organizzativa del Partito Democratico in Sardegna, dal più piccolo circolo al blog di un suo simpatizzante. Non solo per “provocare” la discussione pubblica, ma per offrire percorsi di partecipazione dal basso al formarsi della decisione delle politiche della Regione, anche sperimentando e utilizzando piattaforme digitali di dibattito e decisione. Già oggi – e forse siamo gli unici in Italia che diamo questa possibilità – circoli e strutture provinciali del Partito Democratico possono offrire on line le loro proposte ed elaborazioni utilizzando la piattaforma PD Sardegna. Intendo valorizzare questa opportunità, sperimentando la discussione on line di documenti e proposte legislative e aprendo a forme di consultazione su specifici dossier.

Abbattere la disoccupazione, ridurre la povertà, vicini al volontariato per sostenere gli ultimi

I dati Istat del dicembre 2016 ci dicono che il tasso di disoccupazione in Sardegna è vicino al 16% ma se lo rapportiamo ai giovani tra i 16 e i 24 anni tocchiamo punte di senza lavoro oltre la soglia del 50%.

Numeri intollerabili che necessitano di uno scatto della politica a favore di azioni concrete per favorire gli investimenti privati, per snellire le procedure burocratiche, per pulire i bilanci pubblici dalle incrostazioni che generano sprechi e sacche di privilegi e liberare risorse a favore della ricerca, della innovazione che può generare nuovo sviluppo e  lavoro. Il lavoro che non c’è dunque ma anche quello che rischia di non esserci più. Si contano a decine le vertenze industriali aperte: dal Sulcis al Cagliaritano, dall’Oristanese al Nuorese, fino al nord Sardegna dell’area industriale di Porto Torres e Olbia con la crisi Meridiana. Il PD con tutte le sue energie e le sue intelligenze sarà non solo vicino a chi lotta per il suo posto di lavoro ma cercherà con ogni sua responsabilità a soluzioni per il riavvio delle imprese che possono stare sul mercato e la creazione di nuove imprese.

La crisi del mondo del lavoro, l’occupazione precaria e sottopagata, stanno generando nelle persone incertezza e sfiducia verso il futuro. Negli ultimi dieci anni in Italia e in Sardegna gli indici che misurano l’impoverimento delle famiglie ci dicono che la politica di un partito progressista come il PD, che ha casa nel socialismo democratico europeo, non può guardare al raddoppio della povertà assoluta come fatto irreversibile.

Oggi in Sardegna sperimentiamo il reddito di inclusione sociale, che ingloba il sostegno all’inclusione attiva deciso a livello nazionale e finanziato con 1.600 milioni nel 2017. Penso che occorra attuare con efficacia e decisione questa sperimentazione, ma aperti a cambiarne le regole ascoltando gli inviti degli amministratori locali di rendere il meno burocratico il sostegno alle povertà estreme.

Una forte azione in questo senso ci viene chiesta anche dal mondo dell’associazionismo e del volontariato che svolge un ruolo decisivo a favore della solidarietà verso gli ultimi. Una realtà che opera spesso in solitudine, rischiando ogni giorno di non essere più in grado di garantire aiuto a quanti sempre più spesso si rivolgono ad essa, per un pasto, un paio di scarpe, un letto.

La povertà e gli ultimi ci interrogano sul senso del nostro impegno civile, sulla capacità o meno di saper incidere nella realtà; sulla verità e sull’attualità di parole come giustizia, libertà, uguaglianza. Responsabilità da cui come democratici non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo fuggire.

Il Partito Democratico, comunità fra le comunità della Sardegna

I democratici sardi sanno che essi costituiscono la più grande comunità politica dell’isola. Il PD sardo deve impiegare il suo tempo a guardare, interpretare e modificare la realtà fuori da sé, e non a discutere di se stesso con se stesso. Famiglia, scuola, aziende, piccoli comuni, associazioni, volontariato sono i luoghi della vita comunitaria e degli interessi che dobbiamo riprendere a sostenere e tutelare con politiche innovative. Per questo, da subito, ci impegneremo per rinsaldare lo spirito coesivo delle politiche pubbliche a favore di ogni comunità sarda.

La Sardegna è tutta: non solo le coste, non solo le città più grandi. Paesitudine, agricoltura, politiche di sviluppo

Flussi economici, infrastrutture, servizi devono essere un diritto effettivo e ragionevolmente esigibile da ciascun sardo a prescindere da dove abiti. Su questi temi cruciali per il nostro futuro voglio favorire riflessioni e decisioni contro lo spopolamento delle zone interne e l’abbandono dei piccoli paesi da parte di persone e produzioni.

Dobbiamo rivedere a questo fine il modo di scrivere le leggi, la programmazione dei flussi finanziari, il funzionamento della macchina regionale, la sua sinergia con il sistema delle autonomie locali.

Ovviamente non pensiamo che lo spopolamento nell’interno dell’isola si combatta solo migliorando i servizi o sovvenzionando la permanenza nei centri che soffrono il fenomeno. I paesi devono offrire una chance complessiva di vita, e quindi la possibilità di  lavoro per chi vi abita. Oltre le politiche di contrasto, politiche di sviluppo. Rilancio di un’agricoltura moderna e legata al mercato, combattendo sia l’abbandono delle terre sia il land grabbing (l’accaparramento delle terre produttive a favore di usi non agricoli). Aiutare a formare un nuovo patto tra il mondo dell’allevamento e l’industria della trasformazione. Abbattere il digital divide e promuovere nell’amministrazione regionale e nelle amministrazioni dello Stato il telelavoro che può svolgersi operando da casa. Realizzare un welfare regionale a favore della famiglia e soprattutto delle nuove famiglie che scelgono di vivere nei piccoli centri.

Il nuovo sistema delle autonomie locali, l’organizzazione territoriale del Partito, la rappresentanza in Consiglio Regionale, in Parlamento e nella Giunta regionale

La riforma delle autonomie locali va completata e probabilmente anche ridiscussa alla luce del risultato del referendum costituzionale. Soprattutto nella parte meridionale dell’Isola, in molti vedono la “provincia del sud Sardegna” come prodotto artificiale non riuscito bene, ottenuto dal ritaglio della città metropolitana di Cagliari e dalla soppressione delle province del Sulcis Iglesiente e del Medio Campidano. Occorre inoltre scrivere e proporre al Governo la norma di attuazione dello Statuto speciale che a parità di condizioni di popolazione e territorio equipara Sassari e i comuni del nord ovest, ai fini della utilizzazione di finanziamenti nazionali ed europei, ad un’area metropolitana.

La riforma delle autonomie locali sarde offre l’occasione di ripensare l’organizzazione della Regione alleggerendola di compiti gestionali, portandola a concentrarsi sui grandi compiti di programmazione e lasciando alla capacità di rete dei Comuni l’organizzazione e la gestione dei servizi alle persone e alle comunità.

Il Partito Democratico dovrà reinventare la propria organizzazione guardando a questo nuovo assetto dei poteri e delle responsabilità. I nuovi organismi guardino a quelli concreti della rete delle comunità, dei territori storici e delle aree metropolitane, dove si spende il volontariato politico nei circoli e nei comuni; e poi anche quelli delle nuove circoscrizioni elettorali per le elezioni politiche e regionali, per imprimere il giusto impulso alle rappresentanze in Parlamento ed in Consiglio regionale e riceverne con sistematicità il rendiconto della attività istituzionale.

Chiederò ai consiglieri regionali, ai senatori e ai deputati, al parlamentare europeo, di dar vita ad un unico gruppo del PD sardo delle assemblee legislative, coordinando tra loro ambiti di impegno  e valorizzando il lavoro singolo e collettivo dei rappresentanti del popolo presso l’opinione pubblica dell’Isola tramite la rete capillare della struttura del partito. E chiederò all’Assemblea regionale di registrare questa novità nello Statuto del PD sardo.

Inviterò i componenti della Giunta regionale che si riconoscono nella idealità riformista del Partito Democratico Sardo ad aderire al partito, e a portare il loro contributo alla elaborazione della sua proposta, invitandoli permanentemente ai lavori degli organi regionali.

A questa nuova forma organizzativa del PD in Sardegna intendo aggiungere un modulo del PD sardo fuori dalla Sardegna. Vorrei che nei paesi europei dove è più forte la presenza della emigrazione intellettuale dei giovani sardi, fossimo capaci di costituire – preferibilmente sulla rete internet, ma non solo – circoli e blog che ci aiutino per un verso a ricreare le condizioni per iniziative  che riportino i giovani nell’isola, arricchite dall’esperienza di lavoro e studio all’estero; per un altro verso che ci aiutino ad aprire la Sardegna al mondo, riproponendo adattate alle nostre esigenze le cose nuove che i sardi vedono e fanno fuori dai nostri confini.

E siccome i sardi che vivono e sentono la Sardegna – a differenza dell’emigrazione del passato – hanno molta più occasione di farlo anche risiedendo per lavoro e studio fuori dalla Sardegna, proporrò una modifica dello statuto del PD sardo che preveda per i democratici “espatriati” la partecipazione sia al voto degli organi regionali, sia ai lavori di direzione e assemblea regionale mediante collegamenti in streaming.

Amministratori locali democratici: in rete e in Consulta permanente

La Sardegna delle comunità e del civismo è all’opera quotidiana nelle centinaia di comuni piccoli e piccolissimi, dove sindaci e amministratori sono la frontiera e spesso la trincea nel rapporto dei cittadini, dei loro bisogni, con la pubblica amministrazione. Il PD sardo dovrà rompere la situazione di solitudine nella quale molti amministratori si sentono o si trovano; deve favorire in ogni modo il mettersi in rete continuo delle esperienze.

Ascoltare chi opera nei comuni crea le condizioni per buone politiche a favore degli enti locali. Daremo vita ad una Consulta permanente degli amministratori,  con un coordinamento regionale dei sindaci stabilito all’interno della consulta stessa, che partecipi ai lavori degli organismi di partito e sia tramite continuo di elaborazione di idee e proposte al PD Sardo, ai parlamentari ed al suo gruppo in Consiglio regionale.

Una nuova stagione nei rapporti con lo Stato, una Regione con le carte in regola nei rapporti con i cittadini e le imprese

In questi anni la rivendicazione della Regione nei confronti dello Stato si è focalizzata soprattutto sulla richiesta di maggiori risorse finanziarie da gestire in autonomia. Dopo la piena attuazione del nuovo modello del sistema delle entrate, il Partito democratico sardo promuoverà e darà forza alla azione di recupero degli accantonamenti finanziari, che oggi limitano fortemente la possibilità di intervenire con efficacia sulle politiche di sviluppo. Pensiamo anche che sia necessario aggiornare le quote di partecipazione della Regione alle imposte statali, per coprire la spesa dei nuovi servizi e i nuovi farmaci innovativi, che il centrosinistra ha introdotto a livello nazionale ampliando il diritto alla salute per tutti i malati.

Ma serve anche, nel secondo tempo della legislatura regionale, semplificare e deburocratizzare la Regione, che deve presentarsi con le carte in regola della legalità e della velocità rispetto alle esigenze di cittadini e imprese. Non vogliamo più leggere o sentire che iniziative imprenditoriali, nel rispetto della legge, impieghino anni per avere l’ultimo provvedimento che consenta loro di investire e creare occasioni di impiego per le capacità ed il futuro di giovani sardi preparati e formati.

Non basta scrivere sulla carta delle leggi piani di sviluppo e politiche del lavoro, abbandonandone l’applicazione a stanche logiche burocratiche. Il PD sardo porrà con forza la questione della attuazione tempestiva dei provvedimenti regionali, proponendo una riforma dell’apparato burocratico che introduca misurazione dell’efficacia e del rendimento degli uffici regionali.

Una nuova legge elettorale, un nuovo Statuto che “si accorga” che siamo in Europa

Il Partito Democratico dovrà discutere, non solo al proprio interno ma con le comunità dell’isola la necessaria riforma del modo di rappresentare forze politiche e territori nell’assemblea legislativa. Finita la discussione, il PD saprà far sintesi tra le diverse proposte, elaborando un modello che sappia mettere insieme rappresentanza (di culture politiche, di territori, di genere) e possibilità di governo.

Il PD animerà una fase di discussione dal basso su un nuovo Statuto Sardo, incentrato sul tema dei poteri della Regione e della sua organizzazione in relazione ai tempi nuovi della Repubblica e dell’Europa.

L’Europa ed il Mediterraneo: popoli, spazi geografici, umani economici e culturali che danno forma alle nostre istituzioni ed “entrano” nella vita delle nostre comunità, non solo non sono evocati, ma è come se non esistessero, nello Statuto di Autonomia della Regione. La Sardegna si trova nel cuore di un Mediterraneo diverso da quello di un tempo, oggi cuore dell’Europa, tra la Penisola Iberica e quella Italiana, tra la Francia e il nord Africa. Dobbiamo essere capaci di fare di questa posizione un punto di forza, sfruttandone le potenzialità economiche e culturali. Gestendo al meglio e con l’accoglienza diffusa l’emergenza migranti, ma poi cercando di guardare oltre l’emergenza, al tempo della ricostruzione e della ripresa di rapporti economici che potrebbero vederci terra privilegiata. 

A questo proposito va rilanciata, con la legge per l’elezione del Parlamento Europeo o con una previsione statutaria, l’idea che la Sardegna esprima in una circoscrizione a sé la propria rappresentanza a Strasburgo. Alcuni poteri che caratterizzavano l’autonomia speciale sarda (pensiamo all’agricoltura) si sono trasferiti a Bruxelles, e dunque porremo allo Stato il tema di associare la Regione nei negoziati sui programmi e le azioni comunitarie che impattano sulla vita della Sardegna.

La discussione pubblica su queste riforme nei Partiti, nelle organizzazioni sociali e nell’Università potrebbe essere immediatamente incanalata in una “consulta statutaria”, per la quale esiste uno strumento legislativo pronto alla sua applicazione. E dai testi prodotti in quella sede si potrebbe rapidamente passare alla discussione in Consiglio Regionale di un disegno di legge costituzionale da proporre al Parlamento.

Il Partito Democratico della Sardegna, le altre forze politiche ed il PD nazionale

Lo statuto del PD sardo ha già sviluppato diversi elementi che lo differenziano da quello nazionale. Come ho già detto, la nostra totale libertà organizzativa sui territori è la nuova frontiera per la politica dei democratici in Sardegna.

Abbiamo poi da esercitare bene la nostra libertà politica, che è fatta di idee e visioni della Sardegna, di regole di selezione dei gruppi dirigenti e delle rappresentanze istituzionali, di alleanze con le altre forze politiche. Credo sia d’obbligo dire qualcosa al proposito.

Ho chiarissima la distinzione tra l’elezione diretta del segretario regionale del PD sardo e la selezione del futuro candidato alla carica di Presidente della Regione, che proporrò agli organi del PD sardo avvenga mediante primarie di coalizione. Il 19 marzo eleggiamo solo il segretario regionale del PD.

Se il sistema elettorale per l’elezione del Parlamento Nazionale continuasse a prevedere capilista bloccati, chiederò con forza agli organi nazionali del PD che essi siano definiti da una decisione degli organi regionali del PD sardo.

A differenza di quanto avvenuto in precedenti esperienze, proporrò che – indipendentemente da ciò che deciderà il livello nazionale – eventuali primarie per cariche parlamentari avvengano con un sistema che garantisca la dimensione regionale della consultazione (sia per  garantire il pluralismo interno, sia per riaffermare l’idea che un parlamentare sardo deve essere in grado di interpretare la rappresentanza di tutta la Sardegna, indipendentemente da dove viene eletto), sia tenendo conto della rappresentanza del collegio/circoscrizione effettivamente stabilito dalla legge elettorale. E che non sia limitata la partecipazione al voto degli elettori democratici.

Se verrò eletto segretario del PD sardo e mi venisse riproposta la candidatura al Parlamento Nazionale, rifiuterò che essa avvenga nella posizione di capolista bloccato ad elezione sicura, senza alcuna deroga alla modalità di scelta prevista per gli altri candidati.

Penso che il PD debba riacquistare la forza di un pensiero e di una visione globale della Sardegna, un gruppo dirigente rinnovato ed unito, e su questo basare il primato di prima formazione politica della Sardegna. Senza presunzione ma con tale consapevolezza, con questa identità deve ripresentarsi al confronto prima con la società sarda, con le rappresentanze del mondo del lavoro e dell’impresa, con il mondo della cultura e dell’Università.

Il rapporto con le forze politiche alleate nel sostegno alla Giunta guidata da Francesco Pigliaru va ricostruito a partire dalla nostra visione della Sardegna, più che dalla riallocazione delle responsabilità, pur importanti, negli assessorati della Regione.

Penso ad un centrosinistra sardo molto ampio al quale il Partito Democratico della Sardegna deve sapersi offrire come il luogo naturale della esperienza politica. Mi impegnerò a ricucire gli strappi e le incomprensioni che negli ultimi anni hanno portato alle divisioni che ci hanno fatto perdere la guida di città importanti.

Lavorerò affinché le molte esperienze di impegno civico “naturalmente democratiche” nei paesi della Sardegna possano ritrovare accoglienza e identità nel nuovo PD sardo.

Se eletto segretario saluterò le forze politiche alleate in Regione e le nuove che si formano in queste settimane offrendo rispetto e chiedendo rispetto per il Partito Democratico.

Non chiederemo privilegi nella discussione politica e nella determinazione delle future leadership del centrosinistra sardo, ma non rinunciamo in partenza ad esercitarla, tale leadership. E a riconquistarla, meritandocela per il futuro con il consenso dei cittadini che vorranno sostenerla.

Non rimarranno senza una risposta del Partito Democratico le questioni poste sul piano culturale e politico dalle forze che hanno una diversa visione dei rapporti della Sardegna con lo Stato. Confermiamo la nostra intenzione di far ottenere alla Sardegna forme più moderne, intense ed avanzate di autonomia mediante la revisione dello Statuto speciale. Saremo nuovamente pronti a collaborare, su questo e su altri obiettivi, anche con chi ha deciso di non sostenere più la Giunta regionale.

Collaborazione, anche in prospettiva, nel governo dell’Isola, con le forze che immaginano che l’indipendenza della Sardegna sia la soluzione. Ma anche competizione, perché noi pensiamo che questo sia il tempo della interdipendenza, non della solitudine. Per questo li sfideremo con l’elaborazione e la pratica di una relazione della Sardegna con lo Stato e l’Europa, basate sul massimo della autodeterminazione sul versante dei poteri della regione e sul suo pieno coinvolgimento nelle decisioni di istituzioni nazionali e sovranazionali.

Con il Movimento 5 Stelle – che Grillo & Casaleggio lasciarono alla deriva dei propri conflitti interni non consentendo di presentare liste per il Consiglio regionale nel 2014 – il Partito Democratico della Sardegna non ha nessuna interlocuzione, se non nelle poche realtà locali in cui ha partecipato nelle ultime elezioni amministrative, e nelle quali da dimostrazione della distanza tra la protesta e la capacità di governo. Non al Movimento, dunque, ma a molti suoi elettori dico che il nuovo Partito Democratico della Sardegna saprà offrire il linguaggio della verità, la competenza e concretezza degli amministratori, i valori vissuti, la chiarezza della proposta politica. Li invito in futuro a guardare dalle parti del Partito Democratico senza pregiudizi. Mettendoci alla prova.»

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I mesi seguiti alle dimissioni dell’europarlamentare Renato Soru, ex presidente della Giunta regionale, ed il successivo commissariamento con il presidente della Commissione nazionale di Garanzia, il deputato veneto Gian Pietro Dal Moro, garante per la gestione del tesseramento 2016, non sono bastati al Partito Democratico sardo per arrivare all’individuazione di un candidato unico alla segreteria, condiviso da tutte le anime interne. Pur profondamente scosso dalle durissime sconfitte subite alle ultime elezioni amministrative, il partito resta diviso, come emerge chiaramente dalla presentazione ufficiale, avvenuta ieri a tarda sera, di tre candidati alla successione di Renato Soru.

A contendersi la segreteria saranno il senatore Giuseppe Luigi Cucca, indicato dall’ex minoranza congressuale; l’assessore dello Sport del comune di Cagliari, Yuri Marcialis, sostenuto dalla Traversata e da parte della sinistra interna; e il deputato iglesiente Francesco Sanna, indicato dalla componente che si riconosce in Renato Soru.

Non ha espresso un candidato e non ha ancora deciso la posizione da assumere, l’area popolare riformista di Antonello Cabras e Paolo Fadda, che rappresenta la componente più rappresentativa del partito. Il 4 marzo verranno presentate le liste, massimo tre per ogni sfidante.

Giuseppe Luigi Salvatore Cucca è nato a Bosa il 30 luglio 1957, risiede a Nuoro, fa l’avvocato, ex consigliere regionale, senatore in carica.

Yuri Marcialis è nato a Cagliari il 3 novembre 1973, vive a Cagliari, laureato in Scienze politiche e relazioni internazionali, dipendente dell’Amministrazione regionale, è assessore comunale dello Sport e Servizi al cittadino del comune di Cagliari.

Francesco Sanna è nato a Iglesias il 14 aprile 1965, laureato in Giurisprudenza, avvocato patrocinante nelle giurisdizioni superiori, ex consigliere regionale, è deputato in carica.