24 November, 2024
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Questo pomeriggio, alle ore 16,00, presso la Sala Convegni della Fondazione di Sardegna, in via san Salvatore da Horta, a Cagliari, si terrà l’evento di presentazione del XIII Rapporto dell’“Osservatorio sull’Economia Sociale e Civile in Sardegna”, curato dallo IARES, l’Istituto di ricerca delle Acli della Sardegna.

Si discute molto di interventi finanziari, di sussidi dedicati alla fuoriuscita dalle condizioni di povertà di tanta parte della popolazione priva di reddito e di lavoro, mentre si considerano meno le condizioni di contesto in cui i poveri si trovano a cominciare un percorso per il reinserimento e l’autonomia.

Lo IARES nell’ambito di un progetto di ricerca triennale ha indagato la dotazione di Capitale Sociale della Sardegna mettendola in relazione con le condizioni di svantaggio economico (povertà) dei contesti. L’obiettivo è comprendere quali caratteristiche sussistano per generare nuova ricchezza intesa in senso non monetario ma, anche in considerazione di questa, quali condizioni vi siano per basare la ricchezza sul lavoro, sul senso civico, sulla salute, sulla disponibilità a donare, sull’istruzione.

Il XIII Rapporto da conto del lavoro di ricerca e analisi su Capitale sociale e povertà della Sardegna svolto dallo IARES da cui derivano utili spunti per la definizione di azioni di policy.

Dopo i saluti di Franco Marras (presidente delle ACLI della Sardegna), Antonello Cabras (presidente della Fondazione di Sardegna), Massimo Zedda (sindaco di Cagliari), il gruppo di lavoro dello IARES presenterà i contenuti del rapporto.

Al termine si svolgerà una tavola rotonda sul tema: “Investire sul Capitale Sociale della Sardegna per promuovere autonomia e riscatto sociale” a cui parteciperanno Stefania Gelidi (Portavoce del Forum Terzo settore Sardegna), Stefano Tassinari (della Presidenza nazionale delle ACLI), Franco Manca (direttore regionale Pastorale del lavoro Conferenza Episcopale Sarda), Valter Piscedda (consigliere regionale), Benedetta Iannelli (consigliere comunale).

 

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Giovedì 10 gennaio, alle ore 16,00, presso la Sala Convegni della Fondazione di Sardegna, in via san Salvatore da Horta a Cagliari, si terrà l’evento di presentazione del XIII Rapporto dell’“Osservatorio sull’Economia Sociale e Civile in Sardegna”, curato dallo IARES, l’Istituto di ricerca delle Acli della Sardegna.

Si discute molto di interventi finanziari, di sussidi dedicati alla fuoriuscita dalle condizioni di povertà di tanta parte della popolazione priva di reddito e di lavoro, mentre si considerano meno le condizioni di contesto in cui i poveri si trovano a cominciare un percorso per il reinserimento e l’autonomia.

Lo IARES nell’ambito di un progetto di ricerca triennale ha indagato la dotazione di capitale sociale della Sardegna mettendola in relazione con le condizioni di svantaggio economico (povertà) dei contesti. L’obiettivo è comprendere quali caratteristiche sussistano per generare nuova ricchezza intesa in senso non monetario ma, anche in considerazione di questa, quali condizioni vi siano per basare la ricchezza sul lavoro, sul senso civico, sulla salute, sulla disponibilità a donare, sull’istruzione.

Il XIII Rapporto da conto del lavoro di ricerca e analisi su Capitale sociale e povertà della Sardegna svolto dallo IARES da cui derivano utili spunti per la definizione di azioni di policy.

Dopo i saluti di Franco Marras (presidente delle ACLI della Sardegna), Antonello Cabras (presidente della Fondazione di Sardegna), Massimo Zedda (sindaco di Cagliari), il gruppo di lavoro dello IARES presenterà i contenuti del rapporto.

Al termine si svolgerà una tavola rotonda sul tema: “Investire sul Capitale Sociale della Sardegna per promuovere autonomia e riscatto sociale” a cui parteciperanno Stefania Gelidi (Portavoce del Forum Terzo settore Sardegna), Stefano Tassinari (della Presidenza nazionale delle ACLI), Franco Manca (direttore regionale Pastorale del lavoro Conferenza Episcopale Sarda), Valter Piscedda (consigliere regionale), Benedetta Iannelli (consigliere comunale).

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E’ stato eletto sabato. all’Hotel Grazia Deledda. il nuovo consiglio direttivo delle Acli di Sassari, al termine di un congresso partecipato che si è svolto all’insegna del confronto, dell’analisi e dell’approfondimento di temi legati alla situazione attuale e allo sviluppo del nostro territorio. Come il Capitale Sociale, oggetto di un interessante studio svolto dallo IARES, l’Istituto delle Acli che si occupa di ricerca e sviluppo. I risultati, illustrati dal direttore e commissario provinciale uscente dell’Associazione Antonello Caria, indicano per il Nord Sardegna una situazione che necessita di interventi e proposte per dare maggiore fiducia e prospettive di crescita ai cittadini. Investire nell’associazionismo ma anche nella connessione tra tutti gli attori e i soggetti della società civile, costruire progetti condivisi. Un primo spunto al dibattito al quale hanno partecipato istituzioni e rappresentanti del terzo settore. Dall’arcivescovo di Sassari monsignor Gianfranco Saba al sindaco di Sassari Nicola Sanna, dal rettore dell’Università Massimo Carpinelli al commissario della provincia Guido Sechi e al presidente della Camera di Commercio Gavino Sini. Tra i presenti, anche il presidente nazionale dell’Acli Roberto Rossini. Da lui un invito prima di tutto a costruire relazioni.

«È terminato un modello di sviluppo economico ma sono cambiati anche i modelli educativi che abbiamo conosciuto – ha detto Roberto Rossini -. Non c’è più una cultura omogenea ed un modello culturale di riferimento. Viviamo un momento di incertezza e non deve stupire se la gente non sa come orientarsi. Per questo dobbiamo avere un pensiero ed una proposta all’altezza della complessità di questi tempi. Dunque, costruire reti è fondamentale per dare prospettive ai nostri giovani. Dobbiamo unire le forze e le intelligenze e creare delle vere e proprie alleanze. Credo nell’intelligenza collettiva e se vogliamo uscire dalla situazione attuale possiamo farlo solo con il contributo di più agenti e di più soggetti. E a questo proposito anche le Acli tocca avere un ruolo e dare il proprio contributo.»

A far gli onori di casa il presidente regionale delle Acli Franco Marras. Tra gli interventi più attesi quello di Salvatore Sanna, vice commissario uscente e tra i più accreditati per il ruolo di presidente provinciale nell’elezione che avverrà nei prossimi giorni da parte del nuovo consiglio direttivo.

«È giunto il momento di rilanciare le Acli con nuovo vigore, ma con lo stesso spirito Aclista, occorre una nuova spinta mantenendo i nostri valori – ha detto Salvatore Sanna –Noi siamo una organizzazione che deve tornare a dare dignità nelle persone. Dobbiamo essere promotori di Welfare e dobbiamo essere presenti laddove lo stato non arriva perché abbiamo ancora peculiarità che le altre organizzazioni hanno perduto. Sfruttiamole per aiutare il prossimo e per crescere insieme. Ciò che vogliamo proporre è lo sviluppo di capitale sociale nei quartieri meno fortunati di Sassari offrendo i servizi che una famiglia benestante offre per i propri figli. Corsi di lingua italiana, lingua inglese, manualità, percorsi sportivi, parte formativa, solo per fare qualche esempio. Ma le Acli non devono guardare solo a questo territorio ma bisogna avere attenzione anche al contesto regionale e a quello nazionale. Dobbiamo avere sempre più consapevolezza del contesto dove viviamo, non solo della nostra Provincia, ma dobbiamo essere consapevoli e protagonisti in una Italia che cambia e in una Europa grande, moderna ma allo stesso tempo instabile, con molti timori e paure per le governance che si stanno manifestando in tutto il continente. Non possiamo permettere che la superficialità e il populismo risiedano nella nostra organizzazione. Non si può pensare un mondo senza integrazione di popoli, di culture e di colori della pelle. Le Acli sono chiaramente sostenitrici delle parole del sindaco di Riace quando afferma che “Nessuno può rimanere indifferente di fronte a qualcuno che chiede di essere aiutato”.»

Tema ricorrente del congresso, è stato quello del lavoro. Le Acli devono riappropriarsi di questo tema osando e proponendo soluzioni all’avanguardia per la ricerca di nuovi mestieri.

«Anche oggi con questo congresso – ha concluso Salvatore Sanna – abbiamo dimostrato che le Acli sono vive e sono sempre apprezzate. La presenza e il contributo di protagonisti della società civile, del terzo settore e delle istituzioni confermano inoltre come la capacità di creare e mantenere relazioni sia fondamentale in questo momento storico che stiamo vivendo.»

 

Il presidente nazionale delle Acli Roberto Rossini sarà a Sassari sabato prossimo 27 ottobre, in occasione del 25° congresso provinciale dell’associazione che si terrà a partire dalle 9,00 nelle sale dell’Hotel Grazia Deledda. Roberto Rossini, 54 anni, bresciano, nelle Acli dal 1994, dal 2008 al 2016 è stato presidente provinciale delle Acli di Brescia, dal 2013 è stato responsabile dell’ufficio studi nazionale. Nel congresso nazionale del 2016 è stato eletto a larghissima maggioranza nuovo presidente nazionale. Roberto Rossini è tra i principali protagonisti del mondo del terzo settore nazionale e in particolare del tavolo nazionale sulla povertà che ha ottenuto l’introduzione del reddito di inserimento nel 2017 e che opera nel contrasto alle povertà in Italia e in Europa. La presenza del presidente Rossini contribuisce a dare ancora più importanza all’appuntamento congressuale che oltre a rinnovare i vertici locali sancisce la ripartenza della presenza e dell’azione delle Acli nel nostro territorio. Gli spunti per un utile e proficuo dibattito non mancano. Si parte dal tema della discussione che animerà la mattinata: il nord Sardegna e il capitale sociale, numeri e idee per la ripartenza. La relazione introduttiva curata dallo Iares, l’istituto di ricerca che studia l’economia sociale e civile in Sardegna, anticiperà alcuni dati di una ricerca regionale sul capitale sociale nel quale emergeranno alcuni indicatori non ancora pubblicati riguardanti il territorio. Oltre al già citato Roberto Rossini e ai padroni di casa il presidente regionale Franco Marras e ed il commissario provinciale delle Acli Antonello Caria, dopo i saluti istituzionali del sindaco della città Nicola Sanna e del presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau, sono previsti gli interventi dell’Arcivescovo di Sassari mons. Gianfranco Saba, del rettore dell’Università Massimo Carpinelli, del commissario provinciale già dirigente delle Acli negli anni 70 Guido Sechi, del presidente della Camera di Commercio Gavino Sini e dei segretari e presidenti di alcune tra le più importanti organizzazioni del territorio. Presenti anche gli ex presidenti regionali dell’associazione Ottavio Sanna e Silvio Lai. Al termine della mattinata la celebrazione della Santa Messa. Nel pomeriggio, dalle 15.00, il dibattito dei delegati aperto dal vice commissario provinciale Salvatore Sanna e, alle 19.00, la chiusura con l’elezione degli organismi dirigenti provinciali e territoriali, che eleggeranno il nuovo presidente provinciale che sarà a chiamato a guidare le Acli nei prossimi anni.

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Il Terzo Settore è un mondo vasto e variegato che conta in Italia centinaia di migliaia di organizzazioni non a scopo di lucro avvalendosi dell’apporto professionale di 1 milione di lavoratori e 5 milioni di volontari.

E’ un modello di infrastrutturazione sociale che viene da lontano, un percorso che – sul piano legislativo – si fa risalire agli anni ’90 con le leggi sulle associazioni di volontariato (266/91), sulla cooperazione sociale (381/91), sulle associazioni di promozione sociale (383/2000), passando dalle norme che hanno promosso l’istituzione delle ONLUS (460/97). Le organizzazioni che si riconoscono in questa cornice normativa sono fondate su principi di solidarietà e democrazia, orientate alla realizzazione di attività solidaristiche, di tutela dei diritti, di promozione sociale, di mutualità e gratuità. Organizzazioni entro le quali una parte rilevante delle attività si sviluppa attraverso la donazione di tempo a titolo gratuito e di volontariato.

In Sardegna le attività volontaristiche rese all’interno delle associazioni di volontariato contano l’apporto di circa 100mila persone; a queste vanno sommate le attività di volontariato prestato dentro le cooperative sociali di tipo B, quelle che si occupano di inserimento lavorativo di persone in particolari condizioni di svantaggio personale e sociale; inoltre bisogna annoverare la disponibilità dei soci delle associazioni di promozione sociale, che in migliaia di strutture di base rendono possibile la realizzazione delle attività sociali grazie al volontariato. A tutto ciò va aggiunto il tanto lavoro volontario che cittadini – anche non organizzati all’interno di associazioni e cooperative – prestano in modo estemporaneo negli ambiti più svariati (cultura, tempo libero, sport, ambiente, cittadinanza attiva).

La riforma del Terzo Settore avvia un percorso di sostegno a tutti questi enti con l’esplicita ambizione di una maggiore interconnessione tra tutte le anime che lo compongono, attraverso una notevole semplificazione normativa e un unico registro nazionale che tuttavia non cancellerà le identità storiche.

La promozione del settore si svilupperà attraverso agevolazioni fiscali, maggiore limpidezza nelle modalità di collaborazione con gli enti pubblici, maggiore chiarezza e trasparenza nei bilanci e nelle rendicontazioni, utilizzo di strumenti di sostegno finanziario innovativi (social bonus), riconoscimento delle attività di volontariato svolte in ogni Ente di Terzo Settore e quindi potenziamento dell’apporto gratuito in tutte le organizzazioni che lo compongono e valorizzazione della figura del volontario.

La riforma istituisce anche il Servizio Civile Universale, con maggiori opportunità che verranno offerte ai giovani per prestare il proprio servizio in Italia e all’estero. Favorisce l’estensione nel sostegno ai Centri di Servizio per il Volontariato (in Sardegna si tratta del CSV Sardegna Solidale – gestito dall’Associazione la Strada e attivo dal 1998 – che ha gestito da allora oltre 30 milioni di euro in attività svolte dalle associazioni di volontariato aderenti), estendendo la governance a tutto il Terzo Settore, attraverso un’organizzazione condivisa e democratica, con una propria personalità giuridica, improntata al principio della “porta aperta”.

La riforma del Terzo Settore in Sardegna riguarderà 1.725 associazioni di volontariato, oltre 800 cooperative sociali, migliaia di circoli e strutture di base delle associazioni di promozione sociale e altri enti non lucrativi. Si stima vengano interessate oltre 8 mila organizzazioni, anche raggruppate in reti associative, al cui interno operano oltre 14 mila lavoratori e centinaia di migliaia di cittadine e cittadini sardi.

Per tutto questo la riforma è certamente una grande sfida che vogliamo affrontare con fiducia, riguarda tutto il mondo della solidarietà organizzata, l’economia sociale ed il volontariato in senso lato. È un grande potenziale riconosciuto da tutti e approvato dal Forum Nazionale del Terzo Settore che raggruppa tutte le nostre sigle.

Per questo rimaniamo sorpresi nel leggere l’attacco portato da una parte delle associazioni sarde di volontariato a nome di tutto il Terzo Settore sardo. Attacco in cui non ci riconosciamo e non si riconoscono le altre sigle del Terzo Settore in Sardegna. Un attacco mistificatore che richiama un’unità che in Sardegna non esiste e che riguarda solo una frazione di questo grande mondo, quello  che aderisce al CSV Sardegna Solidale. C’è tanta altra parte di volontariato nella nostra regione che non ci si riconosce e guarda con spirito positivo il percorso riformatore sui Centri di Servizio per il Volontariato basato sul principio della “porta aperta”.

La Regione Sardegna – per la competenza data dal suo Statuto Autonomo – dovrà avviare un proprio percorso attuativo che potrà essere l’occasione per iniziare una nuova stagione, in cui il mondo del Terzo Settore regionale si metterà al servizio di tutta la società sarda.

Francesco Sanna (confcoop federsol), Alfio Desogus (FISH), Tore Farina (UISP), Franco Marras (ACLI), Andrea Pianu legacoopsic, Franco Uda (ARCI)

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«È il momento di iniziare nuovamente a scrivere il welfare sardo. Quello che c’è andava bene per la situazione quando è stato predisposto. Ora va riscritta la riforma socio assistenziale, socio educativa e socio sanitaria per i prossimi dieci anni.»

A sollecitarlo, spiegando che «è necessario adeguare tutto al mondo che cambia giorno dopo giorno» è stato il presidente di Legacoop Sardegna Claudio Atzori, nel corso dell’assemblea congressuale di Legacoop Sociali che si è svolta a Cagliari, al T Hotel.

«In una regione come la nostra dove ci sono  oltre 800 cooperative sociali – ha spiegato Atzori – noi come Legacoop ci siamo con circa 200 coop che rappresentano oltre il 65 per cento del fatturato e 60 per cento occupazione.»

Le 200 coop sociali che operano in Sardegna sotto l’egida della Legacoop, contano 2.228 soci, 2.270 occupati ed un fatturato di 112.339.009 euro. Dal presidente di Legacoop un passaggio sulla questione risorse. «Solleviamo da tempo il tema su come riprogrammare le risorse, per adeguarle a un mondo che cambia di mese in mese – ha proseguito Atzori -. Il fatto non è che mancano le risorse, ma che devono essere riprogrammate. Bisogna ripartire dalla esperienza delle bella cooperazione che parte dai territori e sa proporre risorse». Quindi un passaggio sulle istituzioni che «devono ascoltare». «Abbiamo detto in altre assemblee territoriali, non vogliamo essere invitati – ha rimarcato Atzori – ma siamo parte del tavolo, come prevede la norma, e siamo in grado di dare un contributo positivo». Eleonora Vanni, vice presidente nazionale di Legacoop sociali ha rimarcato l’importanza del lavoro svolto dalle coop sociali evidenziando la necessità di «un’adeguata programmazione quando si pensa ai servizi». Non solo. «L’Associazione di rappresentanza in questi anni ha lavorato su tutti i tavoli e tematiche su cui era impegnata (terzo settore e codice degli appalti e percorsi di innovazione) – ha proseguito Eleonora Vanni – perché si deve mettere al centro una riflessione su cosa potrà essere la cooperazione sociale di domani».

Nel corso dell’iniziativa (che ha subito un cambiamento nel programma a causa di un lutto che ha colpito il responsabile regionale di Legacoop sociali) la tavola rotonda con il senatore Ignazio Angioni, componente della commissione Lavoro che ha illustrato le politiche del lavoro e sociali, l’assessore regionale del Lavoro Virginia Mura, l’assessore alla Sanità Luigi Arru e il presidente delle Acli Franco Marras.

Nel corso dell’assemblea Andrea Pianu è stato confermato coordinatore regionale e sono stati eletti 10 delegati che andranno al congresso nazionale.

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Domani 10 novembre, a partire dalle ore 9.30, al THotel  di Cagliari si svolgerà l’assemblea regionale congressuale delle Coop sociali della Legacoop.

Parteciperanno gli assessori regionali della Sanità Luigi Arru e del Lavoro Virginia Mura, il senatore Ignazio Angioni, il presidente delle Acli della Sardegna Franco Marras, il presidente dell’Anci Sardegna Emiliano Deiana, la vice presidente nazionale delle coop sociali Eleonora Vanni e, infine, il presidente regionale Legacoop Claudio Atzori.

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Venerdì 27 ottobre 2017, alle ore 16.00, presso l’Aula Magna “Vera Cao Pinna” della Facoltà di Scienze economiche, giuridiche e politiche, in Viale Fra Ignazio 74, a Cagliari, si terrà l’incontro dal titolo “La Riforma del Terzo Settore. Nuove opportunità, nuovo sviluppo” organizzato da Acli Sardegna, Arci, Confcooperative, Fish, UISP, Legacoop sociali Sardegna.

In vigore dal 3 agosto di quest’anno, il Codice del Terzo Settore riordina finalmente la legislazione riguardante l’attività delle organizzazioni del Terzo Settore. Quello della Riforma del Terzo Settore è un cammino iniziato già nel 2014, culminando nel 2016 con la legge delega al Governo che sarà completato con i decreti ministeriali che ne permetteranno una concreta attuazione. Tante le novità di questa riforma, fra le quali l’abrogazione di alcune normative e la nuova denominazione delle organizzazioni del Terzo Settore che si chiameranno ora Enti del Terzo Settore (Ets) e comprenderanno sette tipologie diverse di organizzazioni.

All’incontro di approfondimento sarà presente Luigi Bobba, sottosegretario al Welfare, che ha promosso ed accompagnato la riforma, insieme ad altri ospiti tra i quali Franco Marras (Acli Sardegna), Franco Uda (Arci Sardegna), Maria Pina Casula (UISP Sardegna), Silvio Lai (senatore della Repubblica), Francesco Sanna (Federsolidarietà Sardegna), Alfio Desogus (Fish Sardegna), Valter Piscedda (consigliere regionale RAS), Andrea Pianu (Legacoop Sociali Sardegna) e Carlo Mannoni (Fondazione di Sardegna).

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L’Alleanza contro le povertà contesta le linee guida sul Reddito di Inclusione sociale approvate ieri dalla Giunta Pigliaru.

«Le nuove linee guida sul Reddito di Inclusione sociale non saranno efficaci e rischiano di far naufragare il percorso di contrasto alle povertà – denunciano Michele Carrus, Franco Marras, don Marco Lai, Ignazio Ganga, Federica Ticca, Emiliano Deiana, Anna Melis, Alfio Desogus, Fabio Onnis, Giorgio Vargiu, presidenti e segretari delle organizzazioni aderenti all’Alleanza –. Nonostante i ripetuti richiami dell’Alleanza, l’assessore alla Sanità ha portato in Giunta un nuovo documento di linee guida per l’attuazione del Reddito di Inclusione Sociale (REIS) che manca di molti degli elementi necessari a rendere efficaci gli interventi pensati dalla nuova legge regionale e coerenti con la nuova misura nazionale REI.»

Il documento non considera il necessario gradualismo tra vecchie misure e nuovi meccanismi e rischia di escludere molti poveri dal sostegno – aggiungono -. Ci si stà ponendo rispetto ad una novità rilevante di politica sociale in atteggiamento di forte distacco dalle reali necessità dei poveri e degli attori che devono accompagnare le persone e le loro famiglie verso l’autonomia. Il Reis potrà funzionare solo se le comunità locali saranno in grado di progettarne ed attuarne le azioni con il sistema dei servizi del lavoro, della formazione, dell’istruzione e della sanità, con un’azione sinergica di tutte le sue componenti e non come misura calata dall’alto.»

«Nulla di tutto questo è definito e pertanto la strada così tracciata non potrà che portare al fallimento della misura. Ci appelliamo al Presidente della Giunta regionale – dichiara Fabio Meloni, portavoce dell’Alleanza contro le povertà – affinché ritiri la delibera adottata il  28 marzo e si faccia promotore della riapertura del confronto con il Tavolo dell’Alleanza nell’interesse dei poveri della Sardegna.»

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La rete ciclabile della Sardegna prende forma. A un anno e mezzo dall’avvio del percorso di progettazione dal basso che ha coinvolto 65 associazioni, 209 enti locali, gli assessorati del Turismo, dell’Agricoltura, dell’Ambiente e degli Enti locali, l’Enas e l’agenzia Forestas, la Giunta ha approvato lo studio preliminare predisposto dall’Arst in collaborazione con l’Università di Cagliari stanziando i primi 15 milioni di euro. Lo studio, presentato oggi in conferenza stampa dall’assessore dei Lavori Pubblici Paolo Maninchedda, è il documento essenziale per poter procedere ai bandi di progettazione e poi di esecuzione dei lavori e accoglie le indicazioni che la Regione aveva dato ad Arst: utilizzare il più possibile i tracciati della rete ferroviaria dismessa e garantire il maggior livello di sicurezza e il minor impatto ambientale possibili. L’assessore del Turismo, Artigianato e Commercio Francesco Morandi, che ha partecipato alla conferenza stampa insieme all’amministratore unico di Arst Franco Marras, ha definito il Piano la più grande infrastruttura turistica mai realizzata in Sardegna.
«I primi 5 itinerari vanno a gara entro l’anno e sono ben distribuiti in tutta la Sardegna, dal nord al centro fino al sud. La cosa interessante è che connettono da subito circuiti extraurbani con circuiti urbani, questo è l’obiettivo che realizzeremo con i primi 15 milioni. Per completare i 1.400 chilometri mancanti competeremo con gli altri Stati europei e le altre regioni italiane sulle risorse europee che finanziano soltanto chi ha pianificazione avanzata – ha spiegato l’assessore Paolo Maninchedda -. La bicicletta non è più solo uno strumento di svago: è un mezzo di trasporto ma anche un produttore di ricchezza sostenibile e di salute. È stato stimato che un euro investito in ciclabilità restituisca un euro di ricaduta economica nel comparto turistico, cioè ha un ritorno altissimo. Credo però che rafforzare l’utilizzo della bicicletta significhi anche rafforzare una vision della vita più sostenibile, più lenta e più bella, molto compatibile col paradiso in cui viviamo».
«È il più importante progetto di infrastrutturazione turistica che la regione abbia mai visto, un esempio di come si può lavorare insieme ai territori ottenendo risultati significativi funzionali allo sviluppo – ha detto l’assessore Francesco Morandi –. Con la rete ciclabile della Sardegna, oltre 2.000 chilometri di percorsi, possiamo costruire un prodotto legato a sostenibilità, crescita economica delle zone interne e a destagionalizzazione, realmente complementare al ‘marino balneare’. La domanda esiste e risponde alle esigenze di un mercato sempre più competitivo. Perciò è fondamentale connettere le piste a porti e aeroporti, alle grandi città e alle altre modalità di trasporto. Il progetto di ciclovie promosso dalla Regione si lega perfettamente ai grandi eventi, come la partenza del Giro d’Italia, nell’ottica di costruzione di un’offerta concreta e fruibile per dodici mesi all’anno.»
L’amministratore unico Franco Marras ha spiegato che «l’Arst partecipa al progetto di costruzione delle ciclovie nell’ottica di integrare la mobilità tradizionale su gomma con altri sistemi. Con l’ammodernamento del parco rotabile sarà più semplice trasportare le biciclette a bordo dei bus e dei treni e quindi poter usufruire con maggiore facilità di tutti i percorsi ciclabili sull’intero territorio regionale».
La rete complessiva si sviluppa per più di 2000 km lungo i cinque itinerari previsti dall’Atlante Ciclistico della Sardegna (Itinerario Sud, Itinerario Ovest, Itinerario Nord Ovest, Itinerario Nord Est, Itinerario Est); in particolare è prevista una rete principale (costituita da tre dorsali: centrale 300 km, costiera occidentale 630 km, costiera orientale 580 km) e una rete secondaria per 1.200 km. Il costo totale è stato stimato in 225 milioni di euro: i finanziamenti necessari a realizzare per intero l’intervento saranno intercettati anche dai fondi europei, per accedere ai quali era indispensabile dotarsi di un Piano. La rete sarà ora sottoposta alla verifica dei requisiti previsti per far parte della rete Eurovelo, composta da 14 ciclovie in tutti i Paesi europei per un totale di 70mila chilometri di cui 45mila già realizzati e attrezzati. Finora la Sardegna non era dotata di una normativa che definisse le caratteristiche che devono possedere le piste ciclabili, né di uno strumento pianificatorio per il coordinamento e la individuazione degli interventi di realizzazione degli itinerari ciclabili.
All’interno della rete regionale, Università e Arst hanno individuato 42 itinerari per un totale di 1916,60 km, che vanno a comporre le diverse direttrici regionali. Di questi 42 sono stati studiati i primi 24, che coprono il 57,5% (1.103 km) della rete complessiva in base ad alcuni criteri di priorità (per esempio connessione ai gate di porti e aeroporti, interconnessione con parchi e ambiti di interesse naturalistico). Con 8 milioni del Piano infrastrutture saranno finanziate le 5 direttrici dell’area non urbana per un totale di 677 chilometri e 13 itinerari. Con i 7 milioni del Por Fesr 2014-2020 sarà garantito il collegamento tra le città e la rete ciclabile regionale. Nelle slide allegate il dettaglio degli interventi e dei relativi finanziamenti.