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Dopo la bella ed intensa giornata inaugurale vissuta ieri, oggi, domenica 20 maggio, va in scena il secondo appuntamento con la “Festa del Patrimonio”, un evento inedito organizzato dall’Amministrazione comunale di Carbonia. Sono previste numerose iniziative finalizzate a valorizzare l’immenso patrimonio che caratterizza il nostro territorio sotto il profilo culturale, ambientale, scolastico, urbanistico, paesaggistico, sportivo e musicale. Il comune di Carbonia, le associazioni Lamas e Paesaggio Gramsci, in collaborazione con l’Istituto Superiore Giovanni Maria Angioj-indirizzi Biotecnologie, Liceo Scienze Applicate, Grafica e Comunicazione, Informatica e Telecomunicazioni, Costruzione, Ambiente e Territorio, hanno organizzato diverse attività: dall’esposizione di strumenti scientifici, storici, didattici allesposizione di modellini delle tipologie abitative tradizionali e in 3D, dalle proiezioni sui protagonisti della fondazione della città all’esposizione di cartografie storiche ed attuali su Carbonia, dall’esposizione di materiali di Archivio sull’Istituto Giovanni Maria Angioj a un box per le testimonianze videoregistrate su ”La mia Carbonia”. Di seguito, il programma delle relazioni che si svolgeranno stamattina nell’Aula Magna dell’Istituto Angioj, incentrate sul tema Carbonia Città di Fondazione, Patrimonio della Sardegna:
Ore 10.00 Franco Masala, Carbonia città di fondazione;
Ore 10.30 Luca Caschili, La pianificazione in una città di fondazione;
Ore 11.00, Enrico Trogu, Il ruolo degli Archivi per la storia del territorio;
Ore 11.30, Sabrina Sabiu, Un progetto per gli Archivi della storia delle miniere;
Ore 12.00, Giuseppe Mangano, Didattica e Tecnologia per il recupero della città di fondazione;
Ore 12.30 Strumenti scientifici e didattici per il recupero della memoria; Le iniziative verranno curate da Maria Antonietta Mongiu e Franco Masala, membri del Comitato Scientifico Paesaggio Gramsci.
Valorizzare il nostro patrimonio significa anche scoprire le straordinarie peculiarità vegetative presenti nel Parco di Monte Rosmarino, dove, a partire dalle ore 9.30, ci sarà un appuntamento ”Alla scoperta delle erbe spontanee nel Sulcis”, sotto la guida di Gianpaolo Demartis e della Calarighe Libera Scuola di Erboristeria Popolare Sarda. L’escursione è organizzata dall’ArcadiNoè Associazione Culturale.
Dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 20.00, il Centro Ricerche Sotacarbo sarà aperto al pubblico: gli studenti del Liceo Scientifico Amaldi presenteranno le attività di ricerca in corso e guideranno i percorsi scientifici per laboratori e impianti.
Presso il PAS Museo Paleoambienti Sulcitani E. A. Martel, situato presso la Grande Miniera di Serbariu, sarà visitabile la mostra intitolata Pangea, reperti fossili dal museo di Kamp Linfort, con una variegata gamma di reperti fossili risalenti al periodo perno-carbonifero. La mostra nasce dal gemellaggio tra il PAS Museo Paleoambienti Sulcitani E.A. Martel e il Museo geologico tedesco di Kamp Linfort.
Dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 20.00, sarà aperto lo spazio Ex Dì Fabbrica del Cinema, dove si potrà assistere ad una visita guidata ai locali dell’ex direzione amministrativa della miniera, a un virtual tour con visore VR HTC VIVE e alla mostra fotografica Una Strada dellartista Nino Corona.
Saranno presenti gli studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore Gramsci-Amaldi di Carbonia.
Per tutti i dettagli sugli eventi in calendario previsti per oggi, è possibile consultare la locandina con il programma aggiornato della “Festa del Patrimonio”.
In allegato pubblichiamo alcune foto dei principali eventi svoltisi ieri in occasione della giornata inaugurale della prima edizione della ”Festa del Patrimonio”.
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La “Festa del Patrimonio” sarà una due giorni ricca di iniziative organizzate in collaborazione con le scuole, le associazioni culturali, sportive, artistiche e sociali del territorio.
«Si tratta di un evento inedito, finalizzato a rafforzare il senso di identità e di appartenenza dei nostri concittadini ai tanti luoghi e simboli storico-culturali che caratterizzano il territorio comunale», ha affermato il Sindaco Paola Massidda. Sulla stessa lunghezza d’onda l’assessore all’Urbanistica Luca Caschili, secondo il quale «la Festa del Patrimonio si inserisce all’interno di un ampio progetto sistemico di valorizzazione del territorio comunale che investe il paesaggio, l’ambiente, l’architettura e gli spazi urbani».
«L’iniziativa dell’Amministrazione comunale è trasversale e abbraccia svariati settori: dall’istruzione allo sport, dalla cultura al turismo, dall’urbanistica all’ambiente. Il mondo sportivo cittadino sarà parte attiva nell’inaugurazione dell’evento, prevista per sabato 19 maggio, alle ore 10.30, in piazza Roma. La “Festa del Patrimonio” si avvarrà soprattutto della preziosa collaborazione di studenti e docenti delle scuole cittadine, i quali saranno i veri protagonisti dell’evento», ha spiegato oggi l’assessore dello Sport e della Pubblica istruzione Valerio Piria.
“Attraverso questa iniziativa sarà possibile valorizzare la ricchezza monumentale e storico-culturale di cui la nostra città è dotata. In particolare, il focus del progetto sarà incentrato sui principali siti d’interesse comunali: dalla Grande Miniera di Serbariu a Piazza Roma, da Monte Rosmarino al Parco archeologico di Cannas di Sotto, senza trascurare in alcun modo il patrimonio storico-culturale presente a Serbariu, Flumentepido, Bacu Abis e Cortoghiana”, ha commentato l’assessore alla Cultura Sabrina Sabiu.
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Sabato 30 settembre 2017, il B&B Ventanas, in via Mercato 11, a Villamassargia, ospiterà il secondo appuntamento di “Materiali per un’urbanistica sostenibile”, ciclo di seminari promosso dall’associazione L.A.M.A.S. dalla rivista online www.sardegnasoprattutto.com. I lavori vertono attorno al grande tema dell’urbanistica e sono propedeutici al Sostenibilità come opportunità di sviluppo della Sardegna.
A causa anche delle ultime scelte della Giunta regionale – su governo del territorio, turismo, energia – alcune riflessioni e discussioni si son fatte prorompenti presso la pubblica opinione. Il dibattito attorno alla riproposizione dell’equazione “più volumetria, più turisti” ha visto sollevarsi numerose voci contrarie, e attivarsi altrettanto numerosi luoghi di elaborazione e di confronto attorno a una scelta di sviluppo che, da tempo, segnala tutte le sue debolezze e precarietà.
Villamassargia sarà il case study per una puntata che approfondirà il tema della pianificazione urbanistica in relazione al concetto di democrazia partecipata e di progettazione di comunità. La giornata segue quella tenutasi il 28 agosto 2017 a Pattada, in cui si è voluto definire lo stato dell’arte sulla tutela del paesaggio e sulla legislazione urbanistica in Sardegna. Di fatto non si è parlato di metri quadri o di metri cubi ma di modelli di sviluppo, alla luce dei segnali dati dalla politica isolana, e a 11 anni dall’approvazione del Piano Paesaggistico Regionale, primo in Italia dopo il varo del Codice dei beni culturali e del paesaggio nel 2004.
Gli undici anni dal varo del PPR, i 13 dalla promulgazione del Codice Urbani, segnalano quanta strada, spesso all’indietro, il nostro paese percorra in tema di paesaggio: invece di far parte del corredo genetico delle classi dirigenti, la protezione del paesaggio e la visione di lunga durata, assieme alla pianificazione attenta alle “eredità” che si lasciano alle future generazioni, spesso spariscono dagli orizzonti dei decisori; decisori che, per comodità o poca visione, preferiscono aggrapparsi agli scampoli di un novecento chimico e di cemento che non ha più senso, in termini espansivi, di esistere.
Per Maria Antonietta Mongiu, Presidente di L.A.M.A.S. «altro interrogativo che ci porremo sabato a Villamassargia riguarda gli ZERO del vero, sostenibile, duraturo sviluppo della Sardegna: Cubatura ZERO. Chilometro ZERO. Emissione ZERO. Dove lo ZERO ha un valore positivo proponendo alternative alla crescita economica connessa all’edilizia o alla chimica di base che consumano suolo senza creare lavoro e benessere».
Manufatturiero, agricoltura, industria sostenibile. Tre titoli per tre possibili linee di crescita, cui sommare, solo sommare, una pianificazione turistica che non degeneri in forme insostenibili di “aggressione” ai territori. Disastri ambientali, bassi salari medi, abitanti costretti a fuggire dalle destinazioni più frequentate, crollo del commercio artigianale, costi idrici e in rifiuti solidi urbani non ammortizzati dall’indotto: il low cost non è formula che porta estesa ricchezza.
Di pianificazione, di urbanistica democratica, di turismo e territorio si discuterà a Villamassargia. La partecipazione è aperta a tutti. Su www.sardegnasoprattutto.com il programma e gli aggiornamenti.
PROGRAMMA
Ore 10:00 Il Piano urbanistico partecipato di Villamassargia
Dialogano: Benedetto Meloni, sociologo; Walter Secci, già sindaco di Villamassargia, imprenditore; Franco Masala, architetto SardegnaSoprattutto.
Discussione
Ore 10:40 Sviluppo locale a metri cubi zero
Dialogano: Pasquale Mistretta Urbanista già Rettore Università di Cagliari Fausto Pani Geologo Cagliari Tore
Sanna Vice presidente Federparchi Cagliari Ivano Atzori Architetto Pretziadas Santadi
Discussione
Ore 11.30 Sostenibilità: Casi di studio
Dialogano: Francesco Sechi, ingegnere Trasportista Cagliari; Salvatore Multinu, ingegnere Pattada; Giaime Cabras, architetto Cagliari
Discussione
Ore 12:00 Turismo sostenibile per un’economia virtuosa
Dialogano: Carlo Mancosu, Sarde; Ramona Bavassano, psicologa di comunità; Stefano Cucca, manager turistico.
Discussione
Ore 12.30 Ma davvero a più cemento equivale più lavoro?
Dialogano: Carla Medau, sindaco di Pula; Paola Massidda, sindaco di Carbonia; Debora Porrà, sindaco di Villamassargia; Maria Antonietta Mongiu, presidente Lamas, coordinatrice SardegnaSoprattutto.
Discussione
Facilita il dialogo Vito Biolchini, giornalista, presidente Sardegna Sostenibile e Sovrana.
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I massimi responsabili regionali del FAI (Fondo Ambiente Italiano) prendono posizione con un documento assai critico sul progetto di rilancio produttivo dello stabilimento Eurallumina di Portovesme. Maria Antonietta Mongiu Presidente Regionale FAI Sardegna, Fausto Pani Referente Regionale Ambiente FAI Sardegna, Franco Masala Referente Regionale Paesaggio FAI Sardegna e Sergio Vacca Referente Regionale Politiche del suolo e dell’energia FAI Sardegna, ricostruiscono la situazione del polo industriale di Portovesme, nel quale si inserisce il progetto Eurallumina.
«La Sardegna, percepita diffusamente come luogo di eccellenze ambientali e culturali, prima meta turistica nelle intenzioni degli italiani, nella realtà ha un territorio, per inquinamento e densità edilizia sulle coste, a “macchia di leopardo” – scrivono i quattro responsabili regionali del FAI -. Ospita aree di assoluta criticità per gli intensivi processi di inquinamento e per il vorticoso consumo di territorio, spesso coincidenti o prossimi ad aree di rara bellezza paesaggistica e di alto valore naturale. Uno degli esempi più significativi di questa attività industriale è quello dei “depositi di fanghi rossi” a Portoscuso e Portovesme, definiti un “disastro ambientale” nelle carte del processo in corso a Cagliari agli ex dirigenti di Eurallumina. Malgrado ciò, piuttosto che creare alternativi percorsi di lavoro per migliaia di disoccupati e cassintegrati della petrolchimica, della Carbosulcis, dell’Eurallumina, dell’Alcoa e di tutte le industrie nate già obsolete e poco remunerative, ancor più oggi nell’era dei mercati globalizzati, si ripropone con la proposta “Eurallumina” lo stesso vecchio e superato modello di sviluppo industriale. Un modello che non ha risolto il fenomeno della disoccupazione in Sardegna. Anzi lo ha accentuato, generando quel sottosviluppo così nocivo a uomini e paesaggi, che non ha creato duraturi posti di lavoro ma in più si è rivelato un autentico scempio culturale e ambientale.»
Dopo aver sintetizzato il progetto di riqualificazione produttiva proposto da Eurallumina, il Fondo Ambiente Italiano si sofferma sugli impatti ambientali e paesaggistici, facendo riferimento ad alcune ragioni tratte dalla relazione del soprintendente ai Beni paesaggistici architetto Fausto Martino, che ha espresso parere negativo alla riattivazione dell’impianto Eurallumina.
«Contrasto con il PPR (Piano Paesaggistico Regionale) vigente: nel PPR l’area viene definita “di recupero ambientale” e prescrive il divieto di interventi rivolti ad aggravare le condizioni di degrado ovvero che possano pregiudicarne il recupero. Inoltre la Scheda d’Ambito di paesaggio contenuta nel PPR (scheda n. 6 Carbonia e Isole Sulcitane – lo strumento di indirizzo delle “azioni di conservazione, ricostruzione o trasformazione del territorio”) orienta univocamente verso la riqualificazione dell’area industriale:
– Punto 10. Riequilibrare progressivamente il rapporto tra la presenza industriale del polo di Portovesme, l’insediamento urbano, la fruizione turistica, le attività agricole e la pesca marina e lagunare dell’Ambito, riducendo i problemi di interferenza delle attività industriali con il sistema ambientale.
– Punto 11. Riqualificare le aree del degrado industriale, selezionando ambiti prioritari di intervento, su cui attivare un progressivo processo di disinquinamento e di rigenerazione ambientale, che necessita di un coordinamento unitario per i comuni interessati in relazione ai problemi di alto rischio ambientale, per i programmi di disinquinamento e di monitoraggio ambientale.
Quanto qui richiamato fa scrivere al soprintendente che l’intervento in esame non sia conforme alla disciplina paesaggistica dettata dal PPR per l’area.»
«La non conformità – si legge ancora nel documento del Fondo Ambiente Italiano – è sottolineata dal fatto che nell’area, anziché iniziare quanto prescritto dallo strumento regionale, si progettano interventi di segno completamente opposto:
1. il bacino dei fanghi rossi verrebbe ampliato orizzontalmente e verticalmente: orizzontalmente con l’individuazione di un nuovo settore (“Settore D”) di circa 20 ettari di superficie. Si passerebbe da una superficie di 159 ettari a una di 178. Verticalmente, il progetto prevede l’incremento dell’altezza di circa il 74%, della quota attuale fino a raggiungere la quota finale di 46 m. Vi è oltretutto il problema che eventuali interventi di “mitigazione vegetazionale” (ossia, di utilizzo di piante e arbusti per ridurre l’impatto dell’opera) sarebbero attuabili solo una volta pieno il deposito, e che non sono quindi previste soluzioni a breve e medio termine per ridurre l’impatto di tale ampliamento;
2. per alimentare lo stabilimento si vorrebbe costruire una nuova centrale a carbone, cioè un impianto che utilizza un combustibile fossile tra i più inquinanti al mondo, oltre che un nastro trasportatore. Il carbone inoltre verrebbe importato dall’estero;
3. l’ampliamento della vasca per i fanghi rossi viene progettato a ridosso di un sito di importanza comunitaria esplicitamente tutelato dal PPR. La creazione quindi di un’enorme collina artificiale di rifiuti tossici a ridosso della linea di costa, affiancata da una nuova centrale a carbone e dalle infrastrutture atte a trattamento, trasporto, trasbordo, delle materie prime (ivi compreso il carbone) andrebbe così ad annullare il valore paesaggistico dell’area e, di conseguenza, quello delle vocazioni economiche e culturali locali, le quali traggono la loro legittimazione proprio dalle emergenze ambientali e culturali di cui si è diffusamente trattato.»
«Il MIBACT – concludono i responsabili regionali del Fondo Ambiente Italiano – ribadisce quanto il Consiglio di Stato, a partire dagli anni Novanta, ha sancito: non è lecito aggravare le compromissioni ambientali in aree ad alto valore paesaggistico e culturale in virtù del fatto che, precedentemente a vincoli e riconoscimento del loro valore, altri lo hanno fatto. In parole povere, non vale il principio per cui si può compromettere ad libitum un luogo perché già prima qualcun altro aveva iniziato a farlo.»
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Il Fondo Ambiente Italiano svolge nel panorama nazionale una triplice funzione; la prima, le attività disensibilizzazione e pedagogia volte alla cultura del bello e della conoscenza dell’immenso patrimonio paesaggistico e culturale. La seconda consta nel complesso di azioni volte al mantenimento delle proprietà e della struttura scientifica e tecnica propria della Fondazione. La terza, l’impegno attivo verso luoghi, opere e monumenti da proteggere. Per tale motivo, a seguito del sisma che ha funestato il centro Italia, il FAI ha deciso di adottare un bene distrutto, nello specifico l’Oratorio della Madonna del Sole di Capodacqua di Arquata del Tronto.
Non nasce oggi il profondo legame tra il FAI e il borgo: già nel marzo di quest’anno, in occasione delle Giornate FAI di Primavera, la Fondazione aveva lavorato fianco a fianco con la cittadinanza e grazie all’impegno dei volontari della Delegazione FAI locale, aveva aperto al pubblico alcuni luoghi che ne raccontavano la storia, al fine di far conoscere a tutti gli italiani le eccellenze di questo territorio prezioso.
L’impegno del FAI – che in occasione del terremoto dell’Aquila del 2009 si è occupato del recupero della Fontana delle 99 canelle, diventato il primo monumento restituito al capoluogo abruzzese, e nel 2012 del restauro del Municipio di Finale Emilia distrutto dal terremoto – vuole essere un atto di partecipazione al dramma dellaì popolazione colpita dal sisma e un piccolo passo per il recupero dell’identità del borgo di Arquata del Tronto, un patrimonio prezioso che non può assolutamente andare perduto.
Il FAI Sardegna ha deciso di contribuire alla raccolta fondi volta ad iniziare il prima possibile i lavori di messa in sicurezza, recupero e restauro dell’Oratorio della Madonna del Sole. A tal fine, grazie al Comando Militare Autonomo della Sardegna e del Dipartimento Militare di Medicina Legale di Cagliari, il 30 ottobre 2016, ore 18.00, presso la sede del Dipartimento Militare di Medicina Legale, nel Chiostro dell’ex Noviziato dei Gesuiti, si terrà un concerto di beneficenza, patrocinato dall’Università degli Studi di Cagliari, dall’Ufficio Scolastico Regione Sardegna e dall’Ente Regionale Fo.Re.S.T.A.S. I media partner dell’iniziativa sono il quotidiano L’Unione Sarda e le emittenti Videolina televisione e Radiolina.
La disponibilità di musicisti e cantanti lirici, che in totale gratuità presteranno la loro arte alla causa della serata, permetteranno l’esecuzione dei seguenti brani: Frédéric Chopin: Notturno op. 32 n.1; Franz Schubert: Die hirt auf dem felsen D950; Ralph Vaughan Williams: Silent moon da “the house of life”; Johannes Brahms: Allegro amabile; dalla sonata per clarinetto e pianoforte op.120 n. 2; Giuseppe Verdi: Ave Maria da “Otello”; Ralph Vaughan Williams: Love’s minstrels da “the house of life”; Wolfgang Amadeus Mozart: Allegro maestoso; dal concerto per flauto e orchestra in sol Maggiore kv 313; Giuseppe Verdi: Non t’accostare all’urna, dalle se Romanze.
Si esibiranno Manuele Pinna (pianoforte), Paola Spissu (soprano), Andrea Onnis (clarinetto), Martina Medda (clarinetto), Francesco Piano (baritono), Marina Onidi (flauto), Roberta Pinna (soprano).
Quale preludio al concerto, il Responsabile Paesaggio FAI Sardegna Franco Masala terrà una breve lectio sulla struttura del Complesso monumentale che ospiterà la serata.
L’ingresso sarà ad offerta e l’intero provente sarà devoluto ai fini del restauro.
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Martedì 26 luglio, alle ore 19.00, in piazza Pichi, nel cuore del centro storico di Iglesias, il FAI si presenterà ufficialmente alla città e al territorio del Sulcis Iglesiente Guspinese con una serata dal significativo titolo “Iglesias: Memoria della storia mineraria della Sardegna e dell’Europa”. Sotto gli auspici della Presidenza regionale del FAI Sardegna, del Miur e del Mibac e dell’Università di Cagliari, l’iniziativa parte con il patrocinio dell’Associazione Mineraria Sarda, del comune di Iglesias, del Consorzio AUSI e dell’Associazione Periti Industriali Minerari e Minerari Geotecnici, che gestisce il Museo dell’Arte Mineraria.
In modo speciale, la serata sarà occasione per presentare il comitato “Perché l’Istituto Minerario “Giorgio Asproni” di Iglesias, memoria della storia mineraria della Sardegna e dell’Europa, diventi il tuo Luogo del Cuore”, con sede nella storica palazzina dell’Associazione Mineraria Sarda. La campagna per l’Istituto Minerario quale Luogo del Cuore, un censimento biennale dei luoghi italiani da non dimenticare promosso dal FAI per il 2016, è peraltro già avviata e il sito può essere votato all’indirizzo http://iluoghidelcuore.it/luoghi/88372 previa una veloce registrazione gratuita. Le firme possono essere raccolte anche su moduli stampati, che saranno distribuiti in vari punti della città.
Come il titolo già racconta, il comitato si è recentemente costituito per difendere il ruolo della gloriosa Scuola Mineraria voluta da Quintino Sella e valorizzarne il carattere di testimone della cultura mineraria e industriale di una Sardegna aperta all’Europa e al Mediterraneo. Il Museo dell’Arte Mineraria ospitato nei locali seminterrati, l’Associazione Periti Industriali Minerari e Minerari Geotecnici e l’Associazione Mineraria Sarda, gli ordini professionali che raccolgono tra i propri aderenti i tecnici che nel Minerario si sono formati, partecipano al progetto ricordandone la preminente importanza come presidio didattico, ancora vitale nella formazione di tanti giovani locali, come centro di formazione e scienza, con il suo Museo mineralogico che potrebbe essere ulteriormente arricchito e sostenuto, per la sua forza evocativa e simbolica, grazie alla quale il Minerario può diventare il perno di una nuova lettura del paesaggio iglesiente, condivisa e di congiunzione, tra il centro storico e le periferie, tra il passato e il futuro della città.
Ecco perché, per la storia di Iglesias e dell’intero bacino minerario e industriale, per il contributo offerto (e che ancora offre) alla crescita professionale, sociale e culturale di intere generazioni, per la ricchezza del patrimonio tecnologico, storico e archivistico che conserva, l’Istituto Minerario, inserito nel contesto di progresso ed emancipazione vissuto dall’Iglesiente tra Otto e Novecento, è davvero il luogo del cuore di tutti gli iglesienti e gli amanti della cultura mineraria.
Il programma della serata, dopo i saluti istituzionali di Emilio Gariazzo (sindaco di Iglesias), Maria Antonietta Mongiu (presidente regionale Fai Sardegna), e Paolo Lamieri, (dirigente scolastico IIS Minerario Asproni – ITCG Fermi), prevede un dibattito aperto al pubblico con gli interventi dello storico Giampaolo Atzei (delegazione Fai Cagliari), del geologo Fausto Pani (responsabile Ambiente Fai Sardegna), della storica dell’arte Anna Maria Saiu Deidda (Università di Cagliari) e dell’architetto Franco Masala (responsabile Paesaggio Fai Sardegna). Durante l’iniziativa sarà possibile iscriversi al FAI – Fondo Ambiente Italiano.
Venerdì 19 giugno, a Cagliari, dalle 16.30 alle 19.00, nella Sala Settecentesca della Biblioteca Universitaria via Università, si terrà il quarto appuntamento del progetto “Alla ricerca della storia perduta”, organizzato dalla Presidenza FAI Sardegna, dalla Delegazione e dal FAI Giovani di Cagliari. Il romanzo e la ricerca che tematizzano la storia sono uno strumento per una diffusa pedagogia sul paesaggio ma anche per una didattica della storia in cui quella locale e comunitaria sia parte del vissuto collettivo.
Una narrazione che veicoli vicende, personaggi, modalità con cui si è costruito il particolare habitat – frutto dell’osmosi tra natura e storia – che fa dell’isola una regione tra le più importanti dal punto di vista ambientale e culturale. Per gli scrittori e le scrittrici di Sardegna protagonisti dell’attuale scena letteraria l’isola troneggia per la vasta declinazione non solo di personaggi ma di luoghi, dal naturalistico all’archeologico, dall’urbano all’agropastorale: una didattica parallela a quella scolastica, ma più incisiva.
Dalla fine del Settecento la più efficace pedagogia sulla storia e sulla geografia è stato il romanzo. Non solo quello riferito alle piccole patrie, ma più latamente a quello che sarà il futuro paesaggio italiano, così come i viaggiatori europei lo rivelarono al mondo.
Il quarto appuntamento di Alla ricerca della storia perduta non parte da un romanzo – come le altre volte – ma da un’impressionante ricerca raccolta in un volume, Il Museo Coloniale di Roma (1904-1971), di Francesca Gandolfo (Gangemi Editore). Il protagonista è un museo speciale e con esso una storia che riguarda anche la Sardegna e un personaggio che con l’isola ha avuto un rapporto tutto da studiare. È una sezione avvincente del libro, anzi, romanzesca. Si tratta del Tesoro archeologico della Libia che Gennaro Pesce, archeologo napoletano soprintendente reggente in Libia e nel secondo dopoguerra docente dell’Università di Cagliari e soprintendente archeologo, portò a Roma nel 1942.
Nei primi anni sessanta il tesoro fu riconsegnato ai libici e custodito nella Banca Commerciale Nazionale di Bengasi fino al maggio del 2011 quando, durante gli scontri tra i lealisti di Gheddafi e gli insorti del Consiglio Nazionale Transitorio, fu trafugato. Al Cairo ricomparve qualche moneta d’oro. Poi il silenzio.
Nell’inquietante nuovo scenario mediterraneo i reperti archeologici sono diventati merce di scambio commerciale, ideologico e politico. Attualmente il Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale, tra i più specializzati nel mondo, sta dando la caccia a quell’immane tesoro.
Nel corso della serata, organizzata dal FAI, si percorrerà un itinerario complesso quanto suggestivo, spesso ignorato nell’attività didattica, eppure fondamentale anche per la Sardegna, quale fu il secondo dopoguerra. Ne parleranno Gianluca Scroccu e Franco Masala. Nell’isola tale periodo fu straordinariamente ricco di personaggi che è necessario far conoscere alla comunità. Alcuni sono sardi illustri, altri si fecero tali e contribuirono alla ricostruzione e trasformazione della società sarda.
Tra questi Gennaro Pesce, di cui traccerà un ritratto Raimondo Zucca, che dopo gli scavi e gli studi sulla Cirenaica, di cui parlerà Attilio Mastino, approdò in Sardegna.
Arrivò in un luogo denso di esperienze nel settore archeologico. Vi avevano operato Antonio Taramelli, e successivamente Doro Levi, Massimo Pallottino, Ranuccio Bianchi Bandinelli, Ercole Contu e Giovanni Lilliu, con cui Pesce nell’agosto del 1949 diede vita a Venezia all’insuperata mostra sui bronzetti nuragici che poi girò per tutta l’Europa. L’archeologia sarda si declinò al plurale e divenne anche fenicia, punica, romana. Gli scavi a Tharros e a Nora lo esplicitano.
La serata sarà arricchita dalla presenza di Rafaele Pesce, figlio dell’illustre archeologo, curatore del suo archivio, che sta contribuendo ad acclarare, tra le altre, le vicende del Tesoro Archeologico della Libia, di cui tratteranno anche Paolo Montorsi, il Comandante del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Sassari, e Franca Gandolfo autrice del volume su cui è imperniata la serata.
La quarta edizione de S’Ischola de su Trabagliu, organizzata dall’Associazione culturale LAMAS, candida Pattada ad essere pensatoio stabile delle politiche per lo sviluppo della Sardegna. Come creare lavoro? Quale e come? è il titolo scelto. Industria, artigianato, agroalimentare, turismo, economia culturale saranno i focus programmati dal pomeriggio di venerdì 12 e per il sabato 13 settembre all’Hotel La pineta nel Parco La Pineta Salvatore Pala. Lamas, col contributo della #Fondazione Banco di Sardegna ed il patrocinio del #FAI (Fondo Ambiente Italiano), intende elaborare strumenti di sviluppo immediatamente traducibili in atti concreti dall’iniziativa privata e pubblica isolana. L’evento si strutturerà in cinque incontri attivi e circolari. Gli stessi titoli degli incontri sono in chiave di domanda:
– C’è ancora spazio per l’industria? Per quale?
– L’accoglienza è il lavoro di una stagione?
– Dalla terra e dal mare quale lavoro?
– C’è ancora spazio per il sapere delle mani?
– Con la cultura si mangia?
La scelta de #S’Ischola de su Trabagliu è dettata dal volere unire alle competenze di studiosi e tecnici la diretta esperienza di artigiani, imprenditori, industriali i quali si faranno interpreti del bisogno di praticità, concretezza, operabilità necessarie per uscire dall’attuale deserto occupazionale. Un esempio concreto lo si avrà venerdì 12, alle ore 20.00, quando l’intreccio di artigianato e di arte darà vita al concerto del #Quartetto Karel che suonerà con gli strumenti ad arco del liutaio pattadese Piero Virdis. Per l’occasione saranno eseguiti brani di tre compositori che seppero, con la loro opera, rendere in musica paesaggi della Sardegna: Lao Silesu, Gavino Gabriel, Ennio Porrino.
Il Laboratorio pubblico #S’ischola de su trabagliu ha il compito di orientare i decisori specie in un momento in cui si sono rarefatti i luoghi di incontro, di partecipazione, di proposta. Come creare lavoro? Quale e come? Vuol far convergere intelligenze ed esperienze intorno ad un obiettivo il lavoro diventato la prima emergenza dell’isola. La due giorni di comunità intellettuale e sociale nel centro nord della Sardegna con oltre cinquanta contributi
dibatterà per produrre soluzioni;
elaborerà un “piano di rinascita” sociale;
discuterà di industria che non sia solo chimica di base;
creerà una rete di saperi e mondi spesso separati;
svilupperà l’idea che il lavoro non piove sui territori ma dev’essere elaborato dai territori stessi.
PROGRAMMA
Venerdì 12 settembre
Ore 16.00 Inizio lavori
Salvatore Mereu Regista Cagliari
Proiezione Transumanza
Ore 16.15 Lo stato dell’economia e del lavoro
Antonella Crescenzi Economista Ministero dell’Economia e delle Finanze Roma
Giorgio Macciotta CNEL Roma
Ore 17.00 C’è ancora spazio per l’industria? Per quale?
Introducono e coordinano
Tore Corveddu Lamas
Angelo Sini Lamas
Intervengono
Francesca Ticca Segretario Regionale UIL Sardegna Cagliari
Oriana Putzolu Segretario Regionale CISL Sardegna Cagliari
Michele Carrus Segretario Regionale CGIL Sardegna Cagliari
Tore Cherchi Coordinatore Progetto Sulcis Cagliari
Pietro Ciarlo Costituzionalista Università di Cagliari
Maria Antonietta Mongiu Presidente regionale Fai Sardegna
Antony Muroni Direttore L’Unione Sarda Cagliari
ORE 20.00 CONCERTO
Quartetto Karel – Strumenti ad arco di Piero Virdis –Pattada
Musiche di Lao Silesu, Gavino Gabriel, Ennio Porrino
Sabato 13 Settembre
Ore 9.30 L’accoglienza è il lavoro di una stagione?
Introducono e coordinano
Susi Ronchi Giornalista Cagliari
Gianni Manca Lamas
Intervengono
Vittoria Mereu Direzione Commerciale Marketing e Direzione Business – Tirrenia
Italo Meloni Direttore Cirem Università di Cagliari
Roberto Petza Chef Fondazione Accademia Casa Puddu Siddi
Franco Mulas Direttore Starwood Arzachena
Giuseppina Scorrano Esperta Turismo Cagliari
Attilio Mastino Rettore Università di Sassari
Ore 11:00 Dalla terra e dal mare quale lavoro?
Introducono e coordinano
Maria Francesca Chiappe L’Unione Sarda Cagliari
Salvatore Palitta Lamas
Intervengono
Angelo Aru Agronomo Università di Cagliari
Sergio Vacca Professore Scienza del Suolo Università di Sassari
Giuseppe Delogu Dirigente Corpo Forestale e Vigilanza Ambientale Regione Sardegna
Francesco Casula Direttore 3 A Arborea
Vito Gulli Direttore ASDOMAR Olbia
Alfonso Orefice Esperto di sviluppo rurale Cagliari
Ersilia di Tullio Responsabile Area Agricoltura Industria alimentare Nomisma Bologna
Nicolò Migheli Sociologo Cagliari
Ore 15.30 C’è spazio per il sapere delle mani?
Introducono e coordinano
Gian Franca Fois Lamas
Antonello Deiosso Lamas
Intervengono
Piero Virdis Liutaio Pattada
Antonio Fogarizzu Designer
Stefano Mameli Confartigianato Imprese Sardegna Cagliari
Anna Maria Sanna già Dirigente scolastica Cagliari
Rosario Musmeci Esperto Formazione e Istruzione Sassari
Ilene Steingut Direttrice Istituto Europeo Designer Cagliari
Silvano Tagliagambe Filosofo della Scienza Università di Sassari Cagliari
Ore 17.30 Con la cultura si mangia?
Introducono e coordinano
Salvatore Fenu Lamas
Maria Antonietta Mongiu Lamas
Intervengono
Filippo Martinez Regista Oristano
Giuseppe Giordano Presidente Calagonone Jazz Cagliari
Antioco Floris Direttore CELCAM Università di Cagliari
Franco Masala Storico dell’architettura Cagliari
Costantino Cossu Responsabile Cultura La Nuova Sardegna
Pinuccio Sciola Scultore e musico San Sperate
Romano Cannas già Direttore Sede Rai Cagliari
Il FAI prosegue l‘azione di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità e del recupero della vocazione agricola della Sardegna. Lunedì 28 luglio, dalle ore 17.30 alle 20.00 è in programma l‘iniziativa Quale Rinascita? Villasor: tra buona terra storia recupero Villasor Castello Siviller, organizzata dalla Presidenza #FAI Sardegna e dal #FAI Giovani di Cagliari.
Dopo i saluti del sindaco di Villasor, Walter Marongiu, introdurrà la presidente regionale FAI Maria Antonietta Mongiu. A seguire quattro focus coordinati da Alberto Urgu, giornalista di Radiolina/Unione Sarda con giuristi storici, agronomi, geologi, architetti, funzionari del Mibact, land artists.
Il primo focus La buona terra e l’identità storica, con Giampaolo Salice, storico dell’Università di Cagliari, Franco Masala, storico dell’architettura e Monica Stocchino, architette del MIBACT.
Il secondo focus La buona terra fonte di benesser,e con Angelo Aru, agronomo dell’Università di Cagliari, Fausto Pani, geologo, Faustino Tuveri, presidente della Cooperativa Agricola Ortofrutticola Villasor
Il terzo focus Il Progetto sostenibile a difesa della buona terra, con Antonino Pirellas Land Artist, Gabriele Culotta e Francesco Denotti, architetti ed Antonella Sanna, ingegnere del MIBACT.
Il quarto focus Suoli e terra, con Pietro Ciarlo, costituzionalista dell’Università di Cagliari.
Il FAI ha tra le sue missioni la diffusione della cultura del paesaggio, esito dell’azione millenaria dell’uomo che usava i suoli rispettandone le caratteristiche. Perciò l’Italia conserva ancora un paesaggio rurale unico che, una volta consumato, non è riproducibile. Il peculiare paesaggio sardo, frutto della interdipendenza tra pastoriralità e agricoltura millenarie, più di altri necessita di attenzioni. Oggetto di edilizia selvaggia, non solo costiera, di recente ha visto interventi delle cosiddette “energie rinnovabili”, spesso copertura di speculazioni che espropriano le popolazioni dei terreni migliori.
Il #FAI ritiene che nei luoghi si devono radicare nuovamente la tradizione manufatturiera, l’agrogastronomia, l’accoglienza e l’ospitalità avendo come protagoniste le comunità a cui spesso sono state imposte scelte, talvolta illegittime e persino illegali, che hanno stravolto culture, saperi, vocazioni che avevano stratificato identità.
Oggi la Sardegna è chiamata a superare le servitù alimentari che la condannano a dipendere dall’esterno. Il #PSR ed i #Fondi comunitari sono un’opportunità per rigettare un approccio intensivo in favore delle biodiversità, qualificanti e referenti di benessere materiale e culturale soprattutto dei giovani da sostenere perché il ritorno all’agricoltura sia vantaggioso. Lavorare in campagna sarà remunerativo se si è produttori ma anche se sarà riconosciuto il ruolo di sentinelle e di custodi del paesaggio agrario da conservare per le generazioni future. Una vera rinascita verrà infatti da un‘agricoltura che non comprometta equilibri ambientali, non eroda il suolo, non uccida la biodiversità. Il patrimonio agricolo sardo è unico per la varietà delle specie e la molteplicità delle tecniche ma la Sardegna attende ancora una legge sulle biodiversità.
L‘iniziativa Quale Rinascita? Villasor: tra buona terra storia recupero vuole dare valore alle potenzialità di un territorio, esemplare come luogo virtuoso dell’agricoltura ma anche per l‘uso improprio di terreni agricoli. La sua storia è paradigma della centralità dell’agricoltura nella costruzione del paesaggio del Campidano di Cagliari. La buona terra di Villasor è la ragione della intensa presenza antropica nel mondo antico: nuragica, punica, romana. Un territorio declinato in villae rusticae con utilizzi ortofrutticoli e cerealicoli che hanno dato vita in fase bizantina a villaggi gerarchicamente dimensionati specie quando la corte giudicale diventa itinerante. Dall’inizio del XV sec. Sorres diventerà Villasor, feudo di Giovanni Sinelleris, o Sivilleri, (doganiere catalano del castello di Cagliari e procuratore reale) per rifondare i luoghi. Una fortezza sarà baluardo contro arborensi e barbaricini e baricentro di un popoloso villaggio, prima capoluogo della Curatoria e dal 1537 Contea.