21 November, 2024
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L’epidemia Covid ci ha insegnato che gli ospedali e tutte le comunità assistenziali possono essere percepiti come un luogo insicuro. In questo periodo gli accessi ai Pronto Soccorso della Sardegna sono ridotti del 70%. Migliaia di sardi attendono prestazioni ospedaliere che sono state rinviate, non si sa bene a quando.
E’ possibile ritornare alla normalità che conosciamo (e che non ci soddisfaceva)?
E se invece provassimo a sfruttare l’opportunità?
Se provassimo a pensare ad una “diversa normalità” del sistema sanitario della nostra Regione, riscrivendo il ruolo degli Ospedali, del territorio e dell’emergenza, utilizzando la potentissima leva di cambiamento della sanità digitale?
Già oggi con il nostro smart watch noi possiamo attivare il coaching sugli stili di vita, sull’alimentazione. Possiamo calcolare parametri cardiaci, respiratori. Possiamo usare il telemonitoraggio per inviare “allarmi” se qualcosa non funziona…
La Telemedicina, ma anche l’intelligenza artificiale (AI) e l’internet delle cose (IOT), possono radicalmente cambiare il sistema sanitario sardo, invertendo lo schema che oggi non funziona più. Il cittadino non deve più andare verso “i luoghi di cura”! Al contrario, è la prestazione sanitaria che deve andare direttamente a casa del cittadino!

Se ne parla in webinar mercoledì 6 maggio dalle ore 18,30 alle ore 19.30. Approfondirà il tema Pierpaolo Vargiu, del Centro Studi dei Riformatori sardi. Seguirà un dibattito al quale parteciperanno tra gli altri Paolo Cannas, Franco Meloni Giambenedetto Melis, Giorgio Sorrentino e l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu.

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«È necessario uno sforzo unitario tra azienda, Regione e sindacati per sostenere la ripresa produttiva dello stabilimento di Portovesme. La vertenza sul prezzo dell’energia e su tutti gli elementi indispensabili a creare le condizioni per il riavvio dell’azienda è alle battute finali e adesso le rassicurazioni del Governo devono trasformarsi in atti concreti.»

Lo ha puntualizzato l’assessore regionale del Lavoro, Alessandra Zedda, che stamattina ha incontrato il responsabile Risorse umane di Sider Alloys, Franco Meloni, i rappresentanti dei lavoratori ed i sindacati. La riunione è stata fissata per fare il punto sulle richieste da ribadire nel vertice che si terrà giovedì 23 gennaio al ministero dello Sviluppo economico, a Roma, con il sottosegretario Alessandra Todde.

«Vogliamo preparare con la massima attenzione questo incontro che ci auguriamo possa essere risolutivo. I lavoratori aspettano di rientrare al lavoro e tutti insieme dobbiamo fare in modo che gli impegni vengano rispettati», ha concluso l’assessore Alessandra Zedda.

Per l’assessore dell’Industria, Anita Pili, «è sostanziale che il Governo riconosca che lo stabilimento del Sulcis è il polo industriale strategico dell’alluminio di tutta Italia, non solo di Portovesme. Difendere e valorizzare in logiche di mercato tale apparato significa pertanto concorrere alla difesa di un segmento portante dell’industria nazionale».

«La convocazione di giovedì al ministero dello Sviluppo economico – hanno sottolineato Alessandra Zedda ed Anita Pili – rappresenta un appuntamento fondamentale. Per questo la Regione, unitariamente a tutti gli attori coinvolti, auspica il coinvolgimento di tutte le forze politiche sarde presenti in Parlamento, per il riavvio della produzione e per mantenere il livello occupazionale in un territorio già fortemente in crisi.»

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Sono 277 i comuni sardi che perdono abitanti. Su 377 soltanto 78 hanno registrato un incremento della popolazione, mentre 22 sono in pareggio tra natalità e mortalità. Sono i dati allarmanti di una Sardegna in cui lo spopolamento delle zone interne non concede tregua, illustrati oggi nel corso di una conferenza stampa in Consiglio regionale dal Gruppo dei Riformatori sardi che hanno presentato una Proposta di legge sulle “Azioni a favore delle zone interne e di contrasto dei processi di spopolamento”. Un testo di 14 articoli che ha l’obiettivo di contrastare un fenomeno “che rischia di snaturare l’identità della Sardegna, procurando danni irreversibili all’economia dell’Isola e al nostro tessuto sociale”.

«Abbiamo immaginato una serie di interventi, agendo sia sulla leva fiscale sia sui servizi, anche di tipo sanitario, con l’obiettivo di rendere più appetibile risiedere in un piccolo Comune delle zone interne», ha affermato Michele Cossa, capogruppo dei Riformatori, il quale ha ringraziato per l’importante contributo dato alla stesura del testo i colleghi del partito dei Riformatori sardi Franco Meloni e Sergio Pisano. Tra gli interventi più importanti l’incremento delle risorse del Fondo unico per gli enti locali di 20 milioni da destinare ai Comuni con una popolazione inferiore ai 5mila abitanti, che abbiano registrato un decremento demografico nell’ultimo decennio in misura superiore al 3 per cento, utilizzare l’addizionale Irpef pagata dai cittadini residenti nei Comuni sotto i 5mila abitanti per finanziare una serie di attività economiche e per il recupero del patrimonio immobiliare dei piccoli centri. Non solo. La proposta di legge prevede anche un incentivo per i pensionati che decidono di trasferirsi in Sardegna da altre regioni con la restituzione del 70 per cento dell’Irpef versato a patto che trasferiscano la residenza, per almeno 9 mesi l’anno, in un Comune con meno di 5mila abitanti situato a non meno di 20 chilometri dalla costa e che acquistino o affittino un appartamento con contratto almeno di tre anni. Tra gli altri interventi: la riduzione del 90 per cento dell’Irap per le imprese con sede operativa e con almeno 5 dipendenti in un Comune sotto i 5mila abitanti, ma anche la predisposizione di un piano per i servizi sanitari per le aree rurali e montane, interventi in materia di istruzione e formazione, di recupero e riqualificazione dei centri storici di sostegno agli operatori di trasporto privati e di promozione di alberghi diffusi.

Il testo sarà poi assegnato all’esame delle Commissioni competenti per poi arrivare in Consiglio regionale. Il consigliere e coordinatore regionale dei Riformatori, Aldo Salaris, ha fatto un appello ai colleghi di maggioranza e opposizione in Consiglio regionale affinché abbiano un approccio propositivo verso questo testo che ha l’obiettivo di aiutare i piccoli Comuni e combattere lo spopolamento. All’incontro erano presenti, anche le sindache di Birori, Silvia Cadeddu, e di Elini, Rosalba Deiana, due paesi che hanno poco più di 500 residenti.

 

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«I dati appena pubblicati dal ministero della Salute sul monitoraggio attraverso le SDO dei tempi di attesa per le 10 prestazioni sanitarie “sentinella”, fotografano l’attuale situazione di grave criticità del sistema sanitario della Sardegna: bisogna agire subito, prima che il disastro sia irrimediabile!»

Lo dichiarano i Riformatori sardi per bocca di Pierpaolo Vargiu e Franco Meloni che riportano i numeri relativi alle urgenze a 30 giorni, con dati davvero preoccupanti: «Per quanto attiene ai tempi di attesa per l’intervento chirurgico di tumore della mammella, la Sardegna è la peggiore regione italiana, con tempi di attesa medi di 42,2 giorni. Anche per il colon retto, i tempi di attesa sono i peggiori di Italia: 38,7 giorni. Per il tumore dell’utero, va appena un po’ meglio: i tempi di attesa sardi sono i terzi peggiori d’Italia. Lo stesso triste “podio” è occupato nel monitoraggio relativo all’intervento di tumore polmonare: i tempi di attesa sardi (27,7 giorni) sono i terzi peggiori d’Italia. Se si cambia patologia, non va molto meglio: per un by pass aortocoronarico, i tempio medi di attesa sono in Sardegna di 63,7 giorni, il triplo di quelli riscontrati nel resto d’Italia (in questo caso, la Sardegna è la seconda peggiore regione italiana), mentre per una protesi d’anca si attende mediamente nell’Isola 92 giorni, più del doppio della media nazionale (anche in questo caso siamo la terza peggiore regione italiana!). Un po’ meglio va con gli altri parametri di classificazione (tumori della prostata, tonsillectomia, PTCA, endoarteriectomia carotidea), dove i tempi di attesa della Sardegna non si discostano dalle medie nazionali».

«E’ evidente – concludono Pierpaolo Vargiu e Franco Meloni – che l’eredità in sanità della precedente amministrazione è un fardello davvero pesante. E’ dunque indispensabile un radicale cambio di marcia se vogliamo sperare di restituire ai sardi una sanità che lavori con orgoglio e che abbia le necessarie risorse per rispondere in modo appropriato ai bisogni dei cittadini.»

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Nuovo incontro tra l’Azienda Sideralloys e le organizzazioni sindacali, ieri nello stabilimento di Portovesme. Intorno allo stesso tavolo, si sono ritrovati Franco Meloni e Marzia Borgese in rappresentanza dell’Azienda; Rinaldo Barca della FSM-CISL; Bruno Usai della FIOM-CGIL; Renato Tocco della UILM-UIL; e, infine, Angelo Diciotti della FLM-Uniti CUB.

Le organizzazioni sindacali hanno sottoposto all’attenzione dell’Azienda l’attuale situazione relativa alla gestione delle commesse di lavoro affidate a terzi che ha necessità di essere resa nota in tutti i suoi aspetti e, in particolare, per quanto attiene la professionalità e la provenienza delle maestranze impiegate dalle singole imprese appaltatrici. Secondo i Sindacati, appare opportuno estendere il lavoro di indagine sull’evoluzione delle figure professionali ex Alcoa anche al personale che prima della fermata dello stabilimento lavorava a dipendenza delle imprese d’appalto.

L’Azienda ha dichiarato che «entro le prossime 48 ore renderà pubblico il numero dei dipendenti delle imprese d’appalto che operano all’interno dello stabilimento. Il predetto numero, ad oggi, non è superiore mediamente alle 20 unità e riunisce prevalentemente professionalità attualmente non fungibili; l’attività di indagine sull’evoluzione professionale sarà estesa rapidamente, attraverso la controllata GMS srl, agli ex dipendenti delle aziende che operavano nel sistema di manutenzione dello stabilimento, al fine di individuare risorse utili da impiegare nei lavori che dovranno eseguiti nel futur0».

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Questa mattina la dirigenza della SiderAlloys, formata da Giuseppe Mannina, Alfredo De Vito, Franco Meloni e Lucio Caruso, ha incontrato i rappresentanti delle organizzazioni sindacali FSM-CISL (Marco Angioni, Rinaldo Barca, Enea Pilloni ed Elvio Muscas (FIOM-CGIL (Roberto Forresu, Bruno Usai e Gianmarco Zucca), UILM-UIL (Renato Tocco) e FLM Uniti-CUB (Angelo Diciotti), per discutere gli argomenti oggetto della richiesta di incontro sindacale pervenuta lo scorso 7 marzo.

«In linea con quanto dichiarato nel corso dell’ultima riunione tenutasi a Roma nella sede del Mise – si legge in una nota congiunta firmata al termine della riunione –, l’attività genericamente classificata di “pre-revamping” procede in maniera spedita. Il gruppo dei tecnici è rientrato dalla trasferta in Cina, dopo aver concluso, in maniera definitiva, gli elementi di ingegneria, rispetto ai quali erano emersi motivi di criticità. Tale quadro di riferimento costituiva la condizione per giungere rapidamente alla definizione del contratto tecnico.»

«Procede anche in queste settimane l’iniziativa aziendale volta ad ottenere le opportune garanzie sull’attivazione del tavolo di confronto che ha come scopo principale la definizione delle tariffe energetiche senza le quali risulterà estremamente difficile concludere la stesura ultima del piano industriale capace di garantire il sicuro riavvio della produzione di alluminio dello stabilimento di Portovesme – si legge ancora nella nota -. Nel pieno rispetto dell’accordo siglato in materia di assunzioni del personale ex Alcoa e in attesa del piano industriale, al quale è strettamente legata la previsione occupazionale, si continua a procedere con gradualità all’assunzione di nuove figure strettamente necessarie al funzionamento di alcuni reparti. Infatti, in tale ottica, sono stati assunti due impiegati tecnici che opereranno nella sezione ambiente e sicurezza ed è prevista un’ulteriore assunzione dal 1° aprile di altri due addetti (numero uno impiegato sezione ambiente, numero uno elettricista per reparto conversione). A partire da lunedì 25 marzo – conclude la nota – avranno inizio i colloqui del personale di ciascun reparto con il precipuo scopo di identificare, aggiornandole alla fase attuale, le caratteristiche tecniche e professionali che ciascun addetto possiede. Tale attività d’indagine consentirà di formulare un’ipotesi di lavoro sulla ricostruzione degli organici che costituirà la base di discussione con le organizzazioni sindacali e inoltre, fornirà sufficienti indicazioni per l’individuazione di figure professionali che potrebbero essere utili per lo svolgimento delle attività pre-revamping e revamping che saranno effettuate in via diretta e/o indiretta.»

L’incontro odierno si è svolto a distanza di 24 ore dal rifiuto alla richiesta di incontro del Movimento lavoratori diretti e indiretti ex Alcoa annunciato ieri mattina con un comunicato stampa dalla stessa direzione SiderAlloys.

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La sala convegni S’Olivariu di via Don Minzoni, a Gonnesa, ospita questa sera, dalle 17.30, il convegno “Infrastrutture – Vincoli ambientali e progetti turistici sul Golfo del Leone”, organizzato dai Riformatori Sardi nell’ambito di una programmazione per uno sviluppo turistico che valorizzi le bellezze del Golfo del Leone e dia nuovo impulso economico a tutto il territorio.

Aprirà i lavori, alle 17.30, Francesco Loi, coordinatore provinciale dei Riformatori Sardi, con un intervento sui progetti di sviluppo turistico sul territorio e sul Golfo del Leone; alle 18.00 Gaetano Cipolla, docente ed agronomo, parlerà di “attuali vincoli ambientali per andare oltre”; alle 18.30 Giuseppe Meletti, componente del coordinamento provinciale dei Riformatori Sardi, parlerà delle proposte di sviluppo turistico del Golfo del Leone, da Gonnesa Funtanamare a Buggerru Galleria Henry, in cabinovia. Seguiranno gli interventi del pubblico presente in sala.

Concluderà i lavori, alle 19.30, Franco Meloni, ex direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Brotzu di Cagliari, presidente del Centro Studi dei Riformatori Sardi.

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«Anche se non sono state definite ancora le liste dei candidati e gli assetti delle coalizioni la campagna elettorale del Partito Democratico per le prossime elezioni regionali è già iniziata. Un esempio pratico, di questo ultimo periodo, lo possiamo vedere chiaramente attraverso due deliberazioni recentemente assunte dall’Azienda Ospedaliera Brotzu di Cagliari.» La denuncia arriva da Gian Benedetto Melis, Michele Cossa e Franco Meloni, esponenti dei Riformatori sardi.
«Parliamo della delibera n. 1870 del 29 agosto scorso allorquando la solerte Direttrice Generale del Brotzu ha bandito una selezione per l’assunzione di diversi Infermieri Professionali perché, come svariate volte denunciato dai Sindacati la carenza di personale era (ed è ancora oggi) particolarmente grave e quindi bisognava correre ai ripari attraverso una selezione pubblica urgente, per assumere quanto prima decine di Infermieri per rinforzare le asfittiche dotazioni di quasi tutti i reparti dell’Azienda.
Benissimo, meglio, tardi che mai, anche noi abbiamo pensato, in qualche modo nel giro di breve tempo una soluzione, sia pure tampone, finalmente sarebbe stata trovata.
Peccato che, invece, quella selezione pubblica non sia stata attivata né conclusa – aggiungono Gian Benedetto Melis, Michele Cossa e Franco Meloni -. La Direttrice del Brotzu ha invece sollecitamente aderito (delibera n. 2507 del 23 novembre scorso) ad una gara d’appalto espletata dalla ATS (Moirano) per la chiamata di personale interinale.
Sapete per fare che cosa? Ma per procedere all’assunzione di ben 38, diconsi trentotto, Infermieri!»

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“Disastro sanità, è ora di cambiare”: è il titolo del convegno che si terrà domani 10 novembre, alle 10.00,al THotel di Cagliari. Interverranno Pierpaolo Vargiu, già presidente della commissione Sanità della Camera, il professor Gian Benedetto Melis, ex direttore della Clinica Ostetrica e Ginecologica del Policlinico Duilio Casula, Franco Meloni, direttore del Centro Studi del partito, Marinella Spissu, dirigente medico del Brotzu e l’esperta Alexandra Mameli. 

«La Giunta regionale dice di aver deciso di non versare allo Stato i 285 milioni di accantonamenti: peccato che la Giunta non versi proprio nulla ma sia lo Stato a trattenere i soldi alla fonte». Lo denunciano Pietrino Fois, coordinatore regionale dei Riformatori sardi, e Franco Meloni, presidente del Centro Studi del partito. «La Regione – spiegano Fois e Meloni – non versa nulla allo Stato ma è esattamente il contrario, lo Stato raccoglie le imposte e versa alla Regione la quota prevista dallo Statuto, meno la parte che le leggi nazionale anno per anno destinano ai cosiddetti accantonamenti. In poche parole la Regione Sardegna non si tratterrà proprio nulla ma al contrario sarà lo Stato a trattenersi dalle entrate regionali la quota che riterrà di sua competenza in base alle leggi approvate dal Parlamento: per il 2019 la bellezza di 754,6 milioni, non un centesimo di meno». «In poche parole – dicono ancora Fois e Meloni – la Giunta tenta per l’ennesima volta di prendere i sardi per i fondelli, non è vero che tratterrà soldi che non ha nelle sue disponibilità e lo Stato si prenderà anche quest’anno i soldi che l’imperizia, l’inesperienza, l’incapacità, la presunzione professorale e l’arroganza infinita di questa Giunta gli hanno consentito di accaparrarsi». Una presa in giro che arriva, aggiungono gli esponenti dei Riformatori, “dopo cinque anni di imbarazzante sudditanza ai voleri romani”.