22 November, 2024
HomePosts Tagged "Franco Saddi"

[bing_translator]

Per la ventiduesima volta consecutiva l’Associazione di Promozione Sociale, Culturale e Ricreativa “Amedeo Nazzari” e Amici della Sardegna di Bareggio e Cornaredo, precisamente nei giorni 15 e 16 dicembre 2018, ha organizzato due giornate all’insegna della cultura e della solidarietà nell’ambito di una manifestazione che, per il valore morale che la caratterizza, è conosciuta come “Festa delle donazioni”.

In pratica, ogni anno, prima di arrivare al momento finale  della donazione a famiglie e persone disagiate del ricavato della annuale kermesse estiva tenuta nella struttura attrezzata di Cornaredo (undici giorni di lavoro volontario durante i quali un centinaio di socie/soci promuovono  la gastronomia, la musica e la cultura della  Sardegna), il Circolo sardo propone un tema culturale sviluppandolo secondo due assi: quello della spettacolarizzazione il sabato sera, e quello dell’approfondimento conoscitivo la domenica pomeriggio. Così è avvenuto anche quest’anno: il tema “La Grande Guerra 1915-1918” è stato sviluppato nella serata di sabato 15 dicembre, presso l’auditorium comunale “Madre Teresa di Calcutta”, in una narrazione (dal titolo “4 Novembre. ‘La Guerra è vinta’”) svolta, alla maniera di Marco Paolini, dal poliedrico uomo di teatro che risponde al nome di Gianluca Medas, della famosa più antica famiglia sarda di artisti, mentre il convegno sulla Grande Guerra è stato tenuto nel pomeriggio di domenica 16 dicembre presso la sala consiliare “Primo Levi” del comune di Bareggio.

Dopo i saluti del presidente del Circolo sardo Franco Saddi, Gianluca Medas, regista, scrittore e attore, accompagnato musicalmente da Francesco Medas, ha raccontato con maestria affabulatoria come il 4 novembre 2018, data che connota vittoria per l’Italia, parte da lontano, ben prima del 1914, e ha dato una spiegazione dei veri motivi che spinsero le nazioni a dare inizio in quell’anno a un conflitto “assurdo e doloroso”. Naturalmente ha esposto anche le motivazioni per le quali anche il Regno d’Italia, nell’anno successivo, dopo l’iniziale neutralità, pensò bene di entrare in guerra contro l’impero austro-ungarico, pagando però anch’esso un numero impressionante di vite umane. Il narratore di questa storia patria, che vide prima la disfatta di Caporetto e poi la vittoria di Vittorio Veneto, si è concentrato sulle fasi finali della guerra che portarono all’armistizio di Villa Giusti (3 novembre 1918, vicino a Padova). È giusto non far estinguere  la memoria di quella data fatidica (nel Bollettino della Vittoria, scritto dopo l’armistizio di Villa Giusti, il generale Armando Diaz, comandante supremo del Regio Esercito, annunciò, il 4 novembre 1918: “La guerra contro l’Austria-Ungheria è vinta”) ma non ci può essere celebrazione delle ragioni della guerra, che è di per sé un “assurdo insensato”.

Come si è detto, nel pomeriggio di domenica 16 dicembre, si è tenuto il convegno su “La Grande Guerra 1915-1918”, aperto dai saluti istituzionali del presidente Franco Saddi, dell’Amministrazione comunale di Bareggio (sindaco Linda Colombo e assessore della cultura Anna Lisa De Salvo), del sindaco di Cornaredo Yuri Santagostino, della consigliera regionale Silvia Scurati (per la F.A.S.I. era presente Antonello Argiolas, componente del Comitato Esecutivo). Tutti gli amministratori intervenuti hanno avuto parole di elogio per le azioni di solidarietà sociale ma anche per l’offerta di occasioni di divertimento e di degustazione della enogastronomia tipica della Sardegna che il Circolo sardo, grazie ai suoi volontari (uniti sicuramente dall’orgoglio di mantenere le proprie radici isolane), pone in essere permanentemente a favore delle persone e delle comunità residenti nella zona lombarda di adozione.

La relazione per il convegno è stata svolta dal generale di Corpo d’Armata (aus) Enrico Pino, che è stato il 34° Comandante della “Sassari”, dal 5 agosto 2002 al 3 agosto 2003. (Una sua dichiarazione reperibile in Internet: «Quando sono arrivato a Sassari i due Reggimenti della Brigata, 151º e 152°, erano impegnati all’estero. Decisi così di impostare il periodo di comando sulla valorizzazione dell’immagine della Brigata. Nel 2 giugno del 2003 abbiamo riportato alla luce il cimitero di guerra storico dello Zebio, sull’Altipiano dei Sette Comuni»).

Il generale Pino, esperto di storia militare, ha illustrato, con l’ ausilio di numerose diapositive, le varie fasi della Prima Guerra Mondiale e il suo racconto è stato seguito con vivo interesse dal numeroso pubblico, che ha dimostrato ancora più attenzione quando il generale, con le parole e con le immagini, ha ricostruito, scandendole anno per anno, le azioni militari della “Sassari” nella Grande Guerra.

I presenti sono stati manifestamente soddisfatti di aver potuto prendere conoscenza visiva delle caratteristiche orografiche dei luoghi in cui si sono svolte le battaglie in cui i fanti “sassarini” hanno sacrificato “sa vida pro sa Patria”.

Dopo l’applaudita relazione del generale Pino, è seguita la commovente cerimonia delle donazione a persone e famiglie bisognose di sostegno economico e a Enti e associazioni di volontariato che operano per alleviare queste situazioni di fragilità personale o di disagio familiare.

Annunciate dal presidente Franco Saddi e motivate approfonditamente, una per una, dalla segretaria/tesoriera del Circolo Gisa Casu (che conclude così pubblicamente ogni anno un impegnativo lavoro precedente relativo alla  celta dei destinatari degli aiuti da devolvere e alla organizzazione del momento della consegna), le donazioni 2018 sono state destinate ai seguenti soggetti collettivi e individuali:

– all’Ospedale pediatrico microcitemico di Cagliari, che assiste in maniera globale i pazienti talassemici e i loro familiari;

– all’Associazione “Le Rondini” nata nel marzo 2014 ad opera di alcune famiglie del Sulcis spinte dall’esigenza di colmare il vuoto sociale causato da malattie neurodegenerative come la SLA, la distrofia muscolare, la sclerosi multipla e altre.

Da queste famiglie  è nato il progetto “Isola del Cuore” che offre a Maladroxia (nell’Isola di Sant’Antioco) dal giugno 2018 una spiaggia attrezzata per le persone affette da queste malattie;

– alla Protezione Civile di Bareggio-Cornaredo;

– a una ragazza e a un ragazzo assistiti con amorevoli cure dalle famiglie;

– a una famiglia disagiata residente in Sardegna,

– al comune di Cornaredo per l’assegnazione di borse di studio a studenti meritevoli, privilegiando quelli che sono in condizioni economiche meno favorevoli.

Alla scuola dell’infanzia di Bareggio di via Gallina, per una manifestazione annuale rivolta ai piccoli, il contributo era già stato assegnato.

In chiusura della manifestazione, buffet con prodotti tipici sardi (pane carasau e formaggio pecorino) ma anche con dolci sardi preparati dalle donne del Circolo e scambio degli auguri per le feste natalizie.

Paolo Pulina

Foto di Francesco Sanna.

Foto di Francesco Sanna.

[bing_translator]

Si è conclusa a tarda notte, domenica 8 luglio 2018, la ventiduesima edizione della “Festa dei Sardi e Amici della Sardegna” organizzata a Cornaredo (MI), presso il centro sportivo “Sandro Pertini”, dall’Associazione di promozione sociale, culturale e ricreativa “Amedeo Nazzari” di Bareggio e Cornaredo, uno dei Circoli sardi più attivi nell’insieme dei settanta che sono affiliati alla F.A.S.I. – Federazione delle Associazioni Sarde nell’Italia continentale.

La serata inaugurale è stata giovedì 28 giugno e questo vuol dire che, anche quest’anno, decine di volontari, sardi e non sardi, per undici giorni consecutivi, hanno lavorato da mattina presto a notte tarda, sotto la direzione dell’onnipresente presidente Franco Saddi, per fare in modo che ogni sera, a partire dalle ore 19,30, fosse tutto pronto per servire a tavola una media di mille e più frequentatori (lo standard anche quest’anno è stato questo) attirati dalla gastronomia sarda.

Richiestissimi quindi il porcetto arrosto, i malloreddus, il formaggio pecorino, le seadas e gli altri dolci tipici, la birra  Ichnusa (oggi conosciuta e bevuta in grande quantità in tutto il territorio nazionale), il mirto, la grappa “filu ‘e ferru”. Chi ha preferito i vini dell’isola, ha trovato anche quest’anno una produzione di qualità.

I frequentatori anche quest’anno provenivano da Cornaredo e Bareggio e paesi limitrofi ma anche da altre province, anche piuttosto lontane (come era facile appurare davanti al banchetto allestito per raccogliere le firme per il progetto di legge di iniziativa popolare per l’inserimento del principio di Insularità nella Costituzione italiana, campagna di sensibilizzazione che vede impegnata anche la F.A.S.I. con i suoi Circoli).

In molti, dopo la cena, si sono fermati a seguire il consueto concerto gratuito: come ogni anno, ogni sera è stato possibile fare la conoscenza di talentuosi artisti e gruppi sia del luogo sia provenienti dalla Sardegna; come ogni anno, direttore artistico della rassegna degli eventi musicali è stato Giorgio Saddi. 

Non è mancata neanche quest’anno un’importante iniziativa culturale: un gruppo di donne, in un laboratorio di scrittura progettato dall’associazione “Chi dice donna dice donna”, ha creato e pubblicato, grazie al contributo del Circolo, il libro “Raccontiamoci – dove si annida la violenza”, presentato nel pomeriggio di venerdì 6 luglio. Nella serata dello stesso giorno la cantante sardo-argentina Eliana Sanna e I Taifa hanno dato vita al  concerto “Todo cambia” nato come progetto della F.A.S.I., finanziato dalla Regione Sardegna-Assessorato del Lavoro ed intitolato  “Canto sociale di donne fra due mondi (omaggio a Maria Carta, Mercedes Sosa, Violeta Parra)”

Il CD “Todo cambia” (che viene distribuito in edicola in allegato al quotidiano “L’Unione Sarda”) contiene dodici brani scelti e interpretati da Eliana Sanna e dai Taifa per mettere a confronto le sonorità e i testi di tre cantanti donne, accomunate da un’attenzione particolare per la musica popolare e da un deciso impegno sul fronte sociale e politico. Lo spettacolo e il CD “Todo cambia” saranno prossimamente proposti anche a Buenos Aires e a Tucumán: come ha detto Tonino Mulas, presidente onorario della F.A.S.I., responsabile del progetto, «è questo un modo per rafforzare e valorizzare il legame fra due federazioni degli emigrati: quella dei Circoli italiani e quella delle associazioni sarde in Argentina».

Nella serata di sabato 7 luglio, le sonorità sarde sono  state al centro del concerto  del Gruppo ittirese dei Niera con la straordinaria partecipazione dei Bertas: insieme hanno eseguito alcuni dei migliori brani dei loro repertori.

Numerose le autorità intervenute: i sindaci dei comuni di Cornaredo, Juri Santagostino, e il nuovo sindaco di Bareggio,  Linda Colombo; per la F.A.S.I.: la presidente Serafina Mascia; il presidente onorario Tonino Mulas; il vicepresidente vicario Maurizio Sechi; Antonello Argiolas, membro del Comitato Esecutivo.

Il parroco don Luigi Verga ha celebrato, presso la chiesa  dei santi Nazaro e Celso di Bareggio, l’affollatissima messa di domenica 8 luglio, alla quale hanno presenziato in costume i componenti del Gruppo Folk del Circolo, protagonisti di un sempre suggestivo offertorio; durante la Messa, esibizione delle launeddas dei Bagamundus (Tore Agus, Matteo Muscas, Nicola Diana) e canti liturgici in limba proposti dai Niera e dai Bertas, disposti in alto davanti all’organo. 

Naturalmente, anche quest’anno i proventi della Festa saranno destinati a dicembre a scopi di beneficenza per soggetti singoli e associazioni di volontariato solidale che necessitano di  sussidi  materiali. 

Nota conclusiva

Durante gli undici giorni della Festa è difficile  che Franco Saddi trovi qualche minuto libero dai compiti organizzativi e possa fare qualche chiacchiera in libertà. Quest’anno in due tornate di una decina di minuti ho potuto apprendere due storie del passato della sua numerosa famiglia di origine, residente a Pirri prima di trasferirsi in Lombardia (questo spiega perché il Circolo è intestato alla memoria di Amedeo Nazzari, nato a Pirri nel dicembre 1907: vero cognome paterno  Buffa). La prima storia: seduto accanto a lui e al giornalista di Videolina Giacomo Serreli (che ha presentato lo spettacolo “Todo cambia”), sono stato testimone del fatto che hanno scoperto che le loro famiglie erano state vicine di casa proprio  a Pirri e di qui è partita la stura di tanti – comuni – ricordi. La seconda storia: davanti alla struttura che ospita la Festa, durante la giornata, c’è un continuo via vai di grandi e piccoli che raggiungono l’attrezzato Centro Sportivo “Sandro Pertini”. Ebbene la piscina l’hanno costruita un bel po’ di tempo fa proprio i fratelli Saddi, i quali sono immortalati in una immagine di un prestigioso volume fotografico “DDS -Dimensione dello Sport – 40 anni di successi, 1977-2017”, che racconta quattro decenni di storia del nuoto milanese, lombardo, italiano, internazionale. Fondatore dell’impianto natatorio Remo Sacchi, padre del campione Luca Sacchi (bronzo olimpico nei 400 misti a Barcellona 1992), oggi apprezzato commentatore televisivo delle gare di nuoto.

Franco, sorridendo, legge quel DDS come Dimensione della Sardegna: gli anni di successo del Circolo “Amedeo Nazzari” non sono ancora 40 – sembra dire – ma si è sulla buona strada…

Parte dei collaboratori della Festa. Foto di Massimo Colombo

In maglione rosso e marrone i fratelli Saddi, che con i loro figli hanno costruito la DDS a Cornaredo.

Paolo Pulina

[bing_translator]

Pubblico qui una testimonianza fotografica del mio ultimo incontro con il Professor Manlio Brigaglia. All’ora di pranzo di giovedì 26 aprile ci aveva raggiunto in un bar-tavola calda di Sassari. Con me e mia moglie Marinella erano gli amici sassaresi Salvatore Tola, Sandro Ruju, Bruno Paba e Teresa e i presidenti dei Circoli sardi di Bareggio-Cornaredo (Franco Saddi con Rosa) e di Lecco  (Giuseppe Tiana con Patrizia).

Prima che il Professore  (per noi – nonostante la confidenza accordataci – era sempre il Professore con l’iniziale maiuscola) arrivasse,  Tola e Ruju mi avevano informato che aveva appena provveduto alla definitiva revisione del  libro con la lunga intervista che Gli avevano fatto nell’arco di diversi mesi sul suo infaticabile impegno come “facitore di libri”. I due intervistatori e l’Intervistato erano palesemente soddisfatti di avere finito il lavoro e così mi fu spontaneo chiedere al Professore qualche anticipazione su qualche personaggio che aveva incontrato  nel corso della sua sessantennale esperienza in campo editoriale. Per il Professore fu un invito a nozze: ricordò alcuni aneddoti spassosi con i quali era solito ravvivare i conversari con gli amici e le sue seguitissime conferenze pubbliche.

Tola e Ruju, che rientravano nella larga cerchia dei suoi amici, allievi e collaboratori, avevano pensato negli ultimi tempi a questa intervista (naturalmente – data l’abbondanza degli anni e delle realizzazioni – da svolgersi in diverse tappe), perché con il metodo del dialogo erano fiduciosi che avrebbero convinto il Professore, vicino alla soglia dei novant’anni ma sempre poco incline a scrivere di sé, a raccontare un aspetto poco conosciuto della sua inesausta attività di divulgatore culturale attraverso la carta stampata: cioè il  lavoro che sin da giovane aveva fatto, e che ha poi continuato sino agli ultimi giorni, per la “fabbricazione” dei libri: dalla revisione dei testi alla progettazione del singolo volume, dalla correzione delle bozze all’impaginazione delle fotografie, dalla scelta dei caratteri alla ideazione ed elaborazione grafica della copertina.

Nei giorni successivi alla morte improvvisa del Professore (10 maggio, a 89 anni), il discorso con Tola e Ruju non poteva non cadere su quale sarebbe stato il “futuro” di questo libro, manifestamente molto importante. I due amici intervistatori non solo  mi confermarono che il Professore aveva avuto il modo di rivederlo e di integrarlo ne varietur, ma mi informarono anche che lo aveva già consegnato a una casa editrice sassarese, Mediando, di Simonetta Castia.

Ho ricevuto una copia del volume, che la casa editrice  è riuscita a far uscire per il convegno in memoria del Professore che si è tenuto al teatro Civico di Sassari il 23 giugno: si intitola Tutti i libri che ho fatto e ha in copertina una foto che lo ritrae nel suo studio, in mezzo ai suoi tanti libri (conta 206 pagine e costa 20 euro).

L’intento di Tola e Ruju era quello di mettere in luce tutta l’attività che il Professore aveva svolto nei laboratori di stampa, fianco a fianco con gli amati tipografi vecchio stampo (risulta che aveva simpatia soprattutto per quelli sassaresi…); e visto che questa aveva avuto inizio con il periodico “Voce universitaria” e con il quotidiano “Corriere dell’Isola”, il racconto si sofferma molto, specie nella prima parte, sulle sue collaborazioni e le sue iniziative nel campo dei giornali e delle riviste; per lasciare poi gradatamente spazio ai libri.

I due intervistatori si dichiarano giustamente orgogliosi di essere riusciti  a portare a termine  il complesso lavoro (registrazione  del parlato, sbobinatura, digitazione dei testi, inserimento delle variazioni e delle aggiunte manoscritte dal revisore, scannerizzazione delle copertine) per il fatto che, nel corso della lunga e laboriosa gestazione del testo, il Professore  aveva avuto qualche momento di scetticismo, nell’incertezza se continuare o lasciar perdere. Poi però si era persuaso della necessità di portare a compimento l’opera, e si era messo a rivedere la prima stesura per correggerla, migliorarla e soprattutto integrarla, man mano che gli venivano alla mente altre iniziative, altri episodi, altri aneddoti: finalmente, dopo aver lavorato a tanti libri di altri, si dedicava a un libro suo. L’editrice ha poi aggiunto, a chiusura del volume, la riproduzione delle copertine delle riviste e dei libri ai quali era più affezionato.

Il metodo dell’intervista per un verso, il modo garbato e allo stesso tempo vivace di raccontare del Professore per l’altro rendono le pagine facili da leggere e a tratti anche avvincenti. Emerge così la figura di un intellettuale che non si accontentava di approfondire le proprie conoscenze, ma si preoccupava soprattutto di come allargare – e poi magari anche coltivare – il campo degli studiosi e dei lettori.

Il Professor Manlio Brigaglia era noto come docente per aver insegnato al mitico liceo “Azuni” di Sassari (Italiano e Latino), e poi all’Università; come storico, era grande conoscitore della storia della Sardegna e appassionato studioso di Emilio Lussu; come conferenziere, era “uno spettacolo” starlo a sentire: sempre in forma (informato, brillante e avvincente); come collaboratore di giornali, prima per il quotidiano di Cagliari “L’Unione Sarda” e negli ultimi decenni per il quotidiano di Sassari “La Nuova Sardegna”, era una firma che equivaleva a un brand, a una marca di successo: il lettore era sempre sicuro di vedersi proposti testi chiari, di agevole e spesso divertente lettura, anche quando riguardavano eventi e personaggi della storia sarda, di cui il Professore conosceva ogni dettaglio e ogni correlato aneddoto. Le sue rubriche sulla “Nuova Sardegna” di “Memorie sassaresi” e di corrispondenza con i lettori erano meritatamente popolarissime.

Leggendo le pagine di questo libro postumo, mi è venuta voglia di dire – per diversi fatti e giornali e libri evocati dal Professore -: “Io c’ero”. Mi limito a qualche minima notazione. Dice il Professore  a proposito della “Gazzetta Sarda”, settimanale del lunedì: «C’erano dei giovani, alcuni ancora studenti, e magari miei studenti del liceo, che poi hanno  fatto strada e lì alla “Gazzetta” hanno fatto pratica di giornalismo e di scrittura»: io molto modestamente dettavo dal telefono di casa di mia cugina maestra le cronache delle partite della Plubium, la squadra di calcio di Ploaghe, e quell’esercizio di velocizzazione della scrittura (dovevo essere pronto alla chiamata “a carico del destinatario” che arrivava non molto più tardi di un’ora dalla fine delle partite) mi è stato sicuramente utile…

Dice il Professore rispondendo a una domanda su un mio  aggio, presentato al Premio “Ozieri” intitolato La poesia dialettale  in Sardegna negli anni 1963-1965 (poi pubblicato nel 1982: la copertina fa bella mostra di sé nella appendice iconografica del libro): «Sì, Paolo lo scrisse nelle vacanze estive tra prima e seconda liceo o tra la seconda e la terza». Era l’estate del 1966, quindi nelle vacanze tra la seconda e la terza liceo: il Professore mi concesse di consultare a casa sua (allora abitava in via Marsiglia) della documentazione che si guardava bene dal “lasciare in giro”: la raccolta rilegata de “Il Democratico” e i testi dattiloscritti per le «trasmissioni settimanali (il venerdì) a Radio Cagliari, intitolata La  grande poesia in lingua sarda» (che poi ritrovai, con molto piacere, “riversati” nel volume Il meglio della poesia in lingua sarda, primo della fortunata collana “I grandi poeti in lingua sarda”).

Confermo che il librino Tempo d’esami, come ben ricorda Ruju nel libro (pagina 68), uscì presso Chiarella nel giugno del 1967 (in realtà gli articoli erano stati pubblicati sull’“Informatore del lunedì” nel giugno dell’anno precedente). I testi sono «dedicati agli alunni della mia “terza” di quest’anno e a tutti quelli che avrò (fin tanto che ci saranno “esami di maturità”)»: di quella “sua” terza facevamo parte anche Sandro ed io e non potevamo certo dimenticarcene…

Dati i debiti culturali contratti con Lui (a partire dai tempi del Liceo “Azuni”; per le Sue prefazioni ai miei libri su Ploaghe, compreso il volume che ho curato con Salvatore Tola sul canonico Giovanni Spano; per le Sue risposte positive a tenere conferenze presso i Circoli degli emigrati nell’Italia continentale), la mia soddisfazione era poterGli dimostrare riconoscenza facendoGli ben volentieri delle correzioni di bozze, qualche indice dei nomi, qualche ricerca bibliografica, scrivendo qualche cosa per le Sue riviste (“Autonomia cronache”; “Ichnusa”, ultima serie) e per i Suoi libri a più voci (Tutti i libri della Sardegna; Dizionario storico-geografico dei Comuni della Sardegna; La grande Enciclopedia della Sardegna per il quotidiano “La Nuova Sardegna”).

Non era proprio il caso che Lui mi chiedesse queste collaborazioni quasi scusandosi per il disturbo. Ma era fatto così: il Professor Brigaglia in qualsiasi ambito era lo stile in persona.

Paolo Pulina