22 December, 2024
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«Gli accordi commerciali, così come la semplificazione e la regolamentazione del commercio mondiale, sono fondamentali per poter sfruttare le enormi possibilità offerte dal mercato, ma vanno declinati in maniera tale da non penalizzare un comparto a favore di un altro. Così non sembra essere nel caso dell’accordo commerciale appena chiuso tra l’UE e il Vietnam, che pur non mancando di elementi di positività, quali il riconoscimento di numerose indicazioni geografiche comunitarie e l’eliminazione di dazi per alcune produzioni d’eccellenza del nostro Paese, quali pasta, pollo, carni, prodotti lattiero-caseari e vini, che attualmente scontano tariffe che vanno dal 20% al 40%, rischia di penalizzare fortemente, fra gli altri, il nostro comparto risicolo, a fronte dell’ingresso concesso al Paese asiatico di circa 80mila tonnellate di prodotto a dazio zero.»

Così il presidente della Copagri Franco Verrascina dopo la firma ad Hanoi di due accordi commerciali di libero scambio e per la protezione degli investimenti, che prevedono una graduale eliminazione del 99% dei dazi doganali tra l’Unione Europea ed il Vietnam entro i prossimi 7 anni.

“Ribadiamo, come già affermato in riferimento ad altri accordi commerciali, che a nostro avviso il comparto primario non può essere sempre l’agnello da sacrificare sull’altare del commercio internazionale a vantaggio di altri settori”, prosegue il presidente, ricordando che gli accordi UE-Vietnam non entreranno in vigore prima della fine dell’anno, dopo l’approvazione in sede di Consiglio e di Parlamento Europeo.

«Dopo aver reintrodotto con molta fatica la clausola di salvaguardia sulle importazioni di riso ‘indica’ da Cambogia e Myanmar, i nostro produttori rischiano ora di doversi nuovamente confrontare con gli squilibri di mercato causati dalle importazioni da paesi asiatici, nei quali la produzione è caratterizzata da profonde differenze in termini di condizioni di lavoro e di salubrità», aggiunge Franco Verrascina.

«Ricordiamo, infatti, che nell’Unione Europea le esportazioni di riso sono crollate nel 2018 del 37,6% in valore, mentre le importazioni, sempre nello stesso periodo, sono aumentate del 14,4%, portando la bilancia commerciale a una percentuale negativa pari al 24,5%; un andamento molto simile si è verificato in Italia, paese che è il primo produttore comunitario di riso, dove nel 2018 l’export è calato di quasi 8000 tonnellate, mentre l’import è aumentato di circa 3000 tonnellate. A livello globale, il Vietnam è il 24° partner commerciale dell’Italia al di fuori dell’Unione Europea e importa nel nostro Paese beni per circa 2,5 miliardi di euro, a fronte di esportazioni nazionali pari a circa 1,2 miliardi di euro», conclude il presidente della Copagri.

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«È necessario tenere alta l’attenzione sull’accordo commerciale tra l’Unione Europea e i paesi del blocco sudamericano del Mercosur, ovvero Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, che dopo anni di negoziati sembra ora essere alle battute finali.»

Lo sottolinea il presidente della Copagri Franco Verrascina, in seguito all’incontro tra i ministri dei paesi latinoamericani ed i rappresentanti della commissione europea.

«Si tratta di un accordo da esaminare con particolare attenzione, poiché rischia di essere pericoloso per l’agroalimentare nazionale, in particolare per problematiche riguardanti l’import di carne bovina, ma anche per quello di arance, vino, olio, zucchero, pasta e lattiero caseari; tutti questi prodotti rischiano di essere usati come merce di scambio da barattare a vantaggio di macchinari, prodotti chimici e farmaceutici, che detengono le quote maggiori dell’export comunitario verso il Mercosur, territorio che conta oltre 260 milioni di consumatori», osserva il presidente.

«Non bisogna mai dimenticare che l’Europa è il primo partner commerciale del Mercosur, con oltre il 20% degli scambi commerciali totali nel 2018, ma anche il primo esportatore nel blocco sudamericano, per un valore di 45 miliardi di euro nel 2018; il Mercosur, infatti, costituisce la settima maggiore economia mondiale e il quinto più grande mercato fuori dall’UE», evidenzia Franco Verrascina.

«Anche se con tale accordo si mira a eliminare pesanti dazi per l’export di una lunga serie di produzioni agroalimentari comunitarie, quali ad esempio i prodotti lattiero-caseari, che attualmente scontano barriere tariffarie del 28%, e i vini, per i quali le barriere tariffarie si attestano al 20%, è a nostro avviso necessario prestare particolare attenzione a eventuali nuove concessioni commerciali e valutare le condizioni imposte all’import di prodotti agricoli, con particolare riferimento alle barriere tariffarie e non», conclude il presidente della Copagri.

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Le regioni del Mezzogiorno, pur rappresentando grandi bacini di produzione agroalimentare, non spiccano tra le regioni top exporter e questo anche a causa dell’orografia che caratterizza i traffici commerciali del territorio; l’export agroalimentare del Meridione, infatti, è ‘geograficamente’ concentrato nei mercati di prossimità e raggiunge solo in minima parte i mercati più distanti. Anche in ragione di ciò, l’export agroalimentare delle regioni del Mezzogiorno, seppur in aumento nell’ultimo decennio, è cresciuto ad un tasso inferiore rispetto a quello delle regioni del Nord: nel decennio 2008-2018, infatti, a fronte di una crescita dell’export delle regioni settentrionali pari al 62% circa, quello delle regioni meridionali è aumentato ‘solo’ del 46%, arrivando a superare di poco i 7 miliardi di euro di export nel 2018.

Muove da queste premesse il terzo appuntamento di “Grow!”, l’Action Tank del coordinamento di Agrinsieme che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, che si terrà giovedì 13 giugno 2019, dalle 9.30 nel Palazzo Viceconte di Matera, in via San Potito 7. L’incontro, che vedrà gli interventi del ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo Gian Marco Centinaio e del ministro per il Sud Barbara Lezzi, sarà incentrato sull’importanza delle infrastrutture materiali ed immateriali del Meridione per la competitività dell’agricoltura italiana nel contesto comunitario e globale.

I collegamenti, i trasporti, la digitalizzazione e il sistema idrico del Meridione saranno solo alcune delle tematiche al centro dello studio “Il sistema infrastrutturale a servizio dell’agricoltura italiana: focus territoriale Mezzogiorno”, realizzato da Nomisma per Agrinsieme, che saràpresentato per l’occasione dal responsabile dell’Area Agricoltura e Industria Alimentare della società di ricerca Denis Pantini.

A questo importante appuntamento, come già avvenuto nei precedenti, parteciperà una corposa delegazione di rappresentanti delle aziende e degli organi territoriali delle associazioni facenti parti del Coordinamento, i quali avranno la possibilità di rappresentare le proprie istanze direttamente alle istituzioni. Alla giornata di lavori interverranno, oltre al coordinatore nazionale di Agrinsieme Franco Verrascina e aicopresidenti del coordinamento Dino Scanavino, Massimiliano Giansanti e Giorgio Mercuri, il coordinatore della commissione Agricoltura della Conferenza delle Regioni Leonardo Di Gioia, l’assessore all’agricoltura della Regione Basilicata Francesco Fanelli, l’assessore all’agricoltura della Regione Siciliana Edy Bandiera, il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale Ugo Patroni Griffi e il presidente di Federalimentare Ivano Vacondio.

A questo terzo appuntamento di “Grow!”, l’innovativa piattaforma attraverso la quale Agrinsieme intende mettere a disposizione dei decisori pubblici e dei propri associati un innovativo laboratorio di riflessione sulle policy che influenzano il futuro del settore, farà seguito, nei prossimi mesi, un incontro analogo durante il quale l’attenzione sarà dedicata alla situazione infrastrutturale del Settentrione del Paese.

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«Nel congratularci con tutti i nuovi eletti usciti dalle urne delle elezioni europee, ai quali auguriamo buon lavoro e cui assicuriamo il nostro pieno sostegno, ribadiamo con convinzione l’importanza di contrastare con ogni mezzo il taglio dei fondi comunitari destinati all’agricoltura, ricordando che alla prossima legislatura spetterà il delicato e complesso compito di portare avanti il negoziato che porterà alla definizione e presumibilmente all’approvazione della riforma della PAC”.»

Lo sottolinea il presidente della Copagri Franco Verrascina alla luce dei risultati delle urne e in vista della riunione informale di stasera dei capi di Stato e di governo, durante la quale inizierà il confronto che porterà alla scelta dei nuovi vertici delle istituzioni comunitarie.

«Concordiamo pertanto con il ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo Gian Marco Centinaio sulla necessità di ‘fare barricate’ per difendere la distintività delle nostre produzioni e contro i tagli all’agricoltura, scongiurando la perdita di fondi di importanza prioritaria in funzione della salvaguardia del reddito dei produttori agricoli e del ricambio generazionale», aggiunge il presidente della Copagri.

«A nostro avviso, infatti, vanno rivisti gli automatismi e i troppi vincoli finanziari che hanno fin qui regolato i rapporti di forza all’interno dell’Unione Europea, partendo dal fondamentale presupposto secondo cui ci sono molti Paesi che ricevono più fondi comunitari di quanti ne versino e tenendo sempre bene a mente che l’Italia è un contributore netto dell’UE, in quanto versa 2,35 miliardi di euro più di quanti ne riceva, ed è inoltre, alle spalle di Germania e Francia, tra quelli che contribuiscono maggiormente al bilancio agricolo comunitario», ricorda Franco Verrascina.

«Non possono essere solo i produttori agricoli, il cui lavoro è di fondamentale importanza per l’economia nazionale e comunitaria, a pagare il conto della Brexit; fare agricoltura come ci chiede la società ha un costo, che non può ricadere unicamente e totalmente sulle spalle delle aziende agricole», conclude il presidente della Copagri.

 

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«In Italia sono diverse migliaia gli agricoltori che, grazie alla legge 242/2016 e alla luce delle nuove tecniche agronomiche e colturali, hanno deciso di investire sulla canapa industriale, la quale rappresenta a nostro avviso una di quelle cosiddette colture minori che tanto possono dare al primario del nostro Paese, anche in termini di reddito dal momento che per questo mercato si prevede in Europa un giro d’affari di 28 miliardi al 2021; ricordiamo, infatti, che il Belpaese, fino alla metà del secolo scorso, era il maggior produttore europeo di canapa ed il secondo a livello mondiale.»

Lo ha detto il presidente della Copagri Franco Verrascina, accogliendo con soddisfazione la nascita del Consorzio nazionale per la tutela della canapa, presentato in occasione di una conferenza stampa svoltasi alla Camera.

«Si tratta di una coltura che ha un grande potenziale, agricolo e non solo, poiché i suoi utilizzi vanno dall’alimentare alla cosmetica e dalla bioedilizia al tessile; dai semi di canapa, infatti, si estrae un olio saturo di grassi essenziali e una farina priva di glutine», ricorda il presidente della Copagri, che da sempre è impegnata per il recupero e il rilancio della filiera quale volano di crescita economica per le aree rurali.

«Condividiamo in pieno le finalità del neonato Consorzio, il quale mira fra l’altro a colmare il vuoto normativo legato all’applicazione della Legge 242/2016 per la promozione della filiera della canapa; sono proprio i nostri produttori a chiedere chiarezza, in modo da poter operare nella piena legalità e nella tutela della salute dei consumatori attraverso la certificazione e la tracciabilità delle produzioni», aggiunge Franco Verrascina.

«Siamo pertanto pronti e disponibili a confrontarci con le istituzioni preposte, con l’obiettivo finale di dare certezze ai produttori; a tale risultato si può arrivare solo attraverso la concertazione e la definizione di un quadro normativo chiaro e trasparente, che miri a superare l’eterogeneità delle varietà certificate e l’assenza di un protocollo di analisi», conclude il presidente della Copagri.

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«Rivendichiamo con forza la necessità per il comparto olivicolo, così come per i settori ovicaprino e agrumicolo, di avere ulteriori risposte dalle istituzioni, individuando e stanziando, fra l’altro, maggiori risorse che permettano agli agricoltori di coprire i danni causati dalle recenti emergenze.»

Così Franco Verrascina, coordinatore di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, intervenendo in audizione in Commissione Agricoltura della Camera dei deputati nell’ambito dell’esame del Ddl di conversione del cosiddetto D.L. emergenze.

«Per l’olivicoltura, falcidiata dall’epidemia di Xylella e dal maltempo che hanno causato danni stimati in oltre 500 milioni di euro, serve un piano di durata pluriennale che consenta di affrontare anche la questione abbattimenti e reimpianti; allo stesso scopo, è necessario lavorare per una reale sburocratizzazione delle procedure per gli espianti e i reimpianti all’interno dell’area infetta, garantendo un concreto sostegno al reddito delle imprese agricole, dei frantoi e dei vivai», ha sottolineato Agrinsieme.

«Quanto al settore ovicaprino, vanno approfonditi tutti i meccanismi di intervento per riequilibrare il mercato del formaggio Pecorino Romano DOP, così come vanno precisate le modalità di ripartizione delle risorse del Fondo latte, che devono tenere conto delle specificità territoriali, della consistenza numerica dei capi bestiame, dell’adozione di iniziative volte a favorire l’imprenditoria giovanile e della promozione della qualità dei prodotti made in Italy», ha proseguito il coordinamento.

«In merito al settore agrumicolo invece, del quale il D.L. si occupa solo parzialmente, sottolineiamo la necessità di interventi strutturali che mirino a garantire ai produttori un prezzo remunerativo che valorizzi l’elevata qualità del prodotto nazionale, in linea con quanto previsto dal Fondo nazionale agrumicolo inserito nella Legge di bilancio 2017; a tal proposito si chiede di estendere la copertura dei costi per interessi dovuti nel 2019 sui mutui bancari a tutte le forme di indebitamento, prolungandola anche per il 2020», ha aggiunto Agrinsieme.

Per Agrinsieme, «desta preoccupazione la diffusione sul territorio nazionale di altri focolai di crisi riguardanti alcuni comparti produttivi strategici, così come è opportuno segnalare che sono state molte le regioni ad essere drammaticamente colpite delle avversità atmosferiche di fine inverno 2018; in entrambi i casi, il decreto emergenze non introduce misure o interventi e l’auspicio è che anche tali istanze possano trovare risposte durante l’iter di conversione parlamentare».

In conclusione, il coordinamento ha ribadito che «il D.L. emergenze, nel quale sono state accolte molte delle nostre ripetute sollecitazioni e che reca importanti misure per gli olivicoltori pugliesi, per gli allevatori sardi e per il comparto agrumicolo, è una buona base di partenza per rilanciare i comparti in crisi e va pertanto convertito quanto prima».

 

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«L’agricoltura non spreca la risorsa idrica, della cui fondamentale importanza è pienamente consapevole, ma al contrario la valorizza, utilizzandola per il ciclo produttivo alimentare, e la restituisce al reticolo idrico e alle falde sotterranee, le quali vanni poi ad alimentare indirettamente i pozzi irrigui.»

Così la Copagri alla vigilia della Giornata mondiale dell’acqua, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 e quest’anno dedicata al tema “Non lasciamo nessuno indietro”.

«Respingiamo quindi con forza l’idea secondo cui gli agricoltori sono responsabili degli sprechi idrici e ci teniamo a sottolineare che il costo per il mantenimento e la cura del reticolo idrico è sostenuto dai produttori e dalle aziende agricole, le quali in questo modo contribuiscono direttamente e attivamente, fra l’altro, alla tutela dei terreni e alla prevenzione del dissesto idrogeologico», spiega il presidente della Copagri, Franco Verrascina.

«Quello che come produttori agricoli possiamo e dobbiamo fare, e su cui stiamo già lavorando, è puntare con sempre maggiore decisione sulla ricerca e sull’innovazione, sfruttando in particolare le moderne tecniche di irrigazione, che consentono un notevole risparmio idrico, e promuovendo un uso razionale dell’acqua, anche attraverso il ricorso a colture meno idroesigenti», aggiunge il presidente della Copagri.

«Riteniamo, inoltre, sia necessario un deciso cambio di passo a livello globale in relazione alla gestione delle risorse idriche, anche e soprattutto alla luce del fatto che entro il 2050 si prevede una crescita del 33% della popolazione mondiale, con una conseguente maggiore richiesta di acqua, che andrà sempre più a scontrarsi con l’aumento di fenomeni dovuti ai cambiamenti climatici e alla tropicalizzazione del clima, quali la possibile assenza o la minore frequenza di precipitazioni, la siccità, le inondazioni e le conseguenti carenze idriche», conclude Franco Verrascina.

 

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«Oggi al Mipaaft abbiamo avuto importanti conferme sull’iter che porterà alla definizione di una metodologia per fissare i prezzi del latte e sullo stanziamento di fondi che vanno nella direzione di risollevare e tonificare il mercato del latte ovicaprino, con il fine ultimo di superare la fase emergenziale e aprire un dibattito sul futuro del settore. Lo smaltimento delle rimanenze di Pecorino Romano è, infatti, un primo piccolo passo per intervenire sull’equilibrio di mercato; oltre alle risorse per veicolare il formaggio in eccedenza agli indigenti, però, è fondamentale indirizzare tali fondi per ristrutturare la filiera e per incrementare la liquidità a disposizione degli allevatori.»

Così il coordinatore di Agrinsieme Franco Verrascina, che ha partecipato insieme ai presidenti della Cia Dino Scanavino e dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari Giorgio Mercuri ed alla vicepresidente della Confagricoltura Elisabetta Falchi ai lavori del Tavolo della filiera ovicaprina, riunitosi oggi al ministero delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e svoltosi alla presenza del ministro Gian Marco Centinaio e dei Sottosegretari Franco Manzato e Alessandra Pesce.

«Durante il Tavolo, che ha fatto seguito agli incontri svoltisi al Ministero dell’Interno e alla Prefettura di Cagliari, sono stati presi importanti impegni per la definizione di una metodologia relativa ai prezzi finali dei prodotti, correlando il costo del latte alle dinamiche di mercato; tale definizione per l’indicizzazione dei prezzi andrà sviluppata nel corso di un tavolo ‘ristretto’ che sarà convocato a breve dalla Prefettura di Sassari. Certo l’assenza degli industriali oggi al tavolo non ha aiutato; in ogni caso l’adesione di Assolatte al tavolo ristretto lascia ben sperare perché si possano riprendere le relazioni interprofessionali sul prezzo», aggiunge Agrinsieme.

«Ci rassicurano inoltre la firma da parte del Ministro del decreto ministeriale che proroga il piano per la regolazione dell’offerta del formaggio Pecorino Romano DOP a luglio 2019, anche se poi occorrerà riflettere sulla programmazione produttiva, sulle sanzioni in caso di non rispetto e sulla attribuzione delle quote di produzione. Per risollevare il settore saranno poi importanti le attività promozionali concordate con l’ICE e l’impegno della GDO ad avviare una campagna straordinaria di sostegno per il Pecorino», aggiunge il coordinamento.

«Attendiamo ora di conoscere nel dettaglio i contenuti dell’annunciato decreto legge, che dovrebbe prevedere, in base alle anticipazioni del Ministro, le moratorie per i mutui e i finanziamenti dei pastori in difficoltà, la definizione di misure di monitoraggio per assicurare il rispetto delle quote di produzione e l’istituzione del registro telematico del latte ovicaprino che Agrinsieme ritiene opportuno estendere a tutti i prodotti lattiero-caseari della filiera», conclude il coordinamento.

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«Non ci si vuole rendere conto del fatto che in Sardegna si sta scherzando con il fuoco e che, in caso di fallimento delle trattative, non saranno solo i pastori a rimetterci, ma l’intera economia, industria compresa, dell’Isola, nella quale si contano circa 12mila aziende agropastorali, che allevano 2,6 milioni di pecore, corrispondenti a quasi la metà del patrimonio ovino italiano, per una produzione di oltre 3 milioni di quintali di latte.»

Così il presidente della Copagri Franco Verrascina alla luce della bozza di accordo raggiunto sabato a Cagliari e in vista del nuovo incontro previsto per il 21 febbraio al Mipaaft.

«A fronte di tali numeri, ribadiamo che a nostro avviso la remunerazione destinata ai pastori non può essere inferiore a 1 euro al litro iva esclusa e rigettiamo pertanto la parte della bozza di accordo in cui viene previsto il pagamento di 72 centesimi al litro iva inclusa, cifra ancora inferiore ai costi di produzione stimati dall’Ismea e che rappresenta un mero acconto slegato da certezze relative all’effettivo aumento del prezzo finale; non avalleremo nessun intervento per il ritiro del prodotto se non ci saranno certezze per i produttori legate alla redditività e misure che prevedano la programmazione della produzione e la riorganizzazione del settore», aggiunge il presidente Franco Verrascina.

«Viceversa, accogliamo favorevolmente le condizioni tecniche e istituzionali contenute nella bozza di accordo, con particolare riferimento alle misure che prevedono una rappresentanza dei pastori all’interno dei consorzi, il monitoraggio del rispetto delle quote di produzione, l’istituzione un registro telematico del latte ovicaprino, una moratoria dei mutui, iniziative di promozione e internazionalizzazione e la nomina di un prefetto con compiti di analisi, sorveglianza e monitoraggio delle attività della filiera», sottolinea ancora Franco Verrascina.

«A fronte di tali impegni chiediamo ai pastori sardi, dei quali capiamo e condividiamo le ragioni, di rispettare la breve tregua sancita nel fine settimana, guardando con fiducia all’incontro del tavolo di filiera convocato per giovedì 21 febbraio al Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo», conclude il presidente della Copagri.

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«Mentre la produzione di latte ovino cresce, i consumi interni e le esportazioni calano drammaticamente, e le remunerazioni ai pastori ristagnano, con prezzi compresi tra i 55 e i 60 centesimi al litro, che non bastano nemmeno a coprire i costi di produzione e sono ben lontani dalla forbice richiesta dai produttori, compresa tra 90 centesimi e 1 euro al litro.»

Così il presidente della Copagri Franco Verrascina in occasione dell’odierna visita in Sardegna del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, accompagnato dai ministri delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio e per il Sud Barbara Lezzi, facendo notare che «allo stato attuale un litro di acqua minerale ha un costo maggiore di un litro di latte».

«Vale la pena di ricordare che la Sardegna conta circa 12mila aziende agropastorali, le quali allevano 2,6 milioni di pecore, corrispondenti a quasi la metà del patrimonio ovino italiano, che forniscono oltre 3 milioni di quintali di latte, più del 50% del quale destinato alla produzione del Pecorino Romano, formaggio a denominazione d’origine conosciuto in tutto il mondo ed esportato prevalentemente negli Stati Uniti», sottolinea il presidente della Copagri.

«Quella che stanno vivendo da tempo i pastori sardi è una situazione di straordinaria emergenza, che necessita di risposte certe e immediate. Bisogna lavorare a delle soluzioni che possano dare ristoro nell’immediato, stanziando le necessarie risorse e valutando la possibilità di sospendere i mutui e i contributi e di ritirare dal mercato determinate quantità di prodotto; allo stesso tempo, bisogna ragionare su soluzioni di più ampio respiro che possano stabilizzare il comparto, quali la convocazione del tavolo di filiera nazionale, affinché si affronti seriamente la questione del prezzo e della programmazione produttiva, nonché quella dell’obbligo per gli acquirenti di latte ovino a comunicare mensilmente i quantitativi ricevuti», spiega Franco Verrascina.

«Bisogna inoltre verificare ed attenzionare le importazioni di prodotto dall’estero, per evitare il rischio che questi fenomeni causino dumping economico ai danni degli allevatori sardi», conclude il presidente della Copagri.