Proseguono gli “Intrecci nei teatri di pietra” della XI edizione del Nurarcheofestival.
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Proseguono gli “Intrecci nei teatri di pietra” della XI edizione del Nurarcheofestival. La rassegna organizzata dal Crogiuolo, che sposa teatro e siti archeologici di grande fascino, accoglie domani, martedì 27 agosto, la prima delle importanti ospitalità nazionali in cartellone: al Nuraghe S’ortali e su monti di Tortolì approda, alle 20.00, “Vergine Madre“, di e con Lucilla Giagnoni, attrice di grande talento, formatasi alla Bottega di Vittorio Gassman a Firenze, sua città natale, dove ha incontrato e lavorato con altre personalità eccellenti come Jeanne Moreau, e che ha collaborato per diversi anni con il Teatro Settimo diretto da Gabriele Vacis.
E’ un tempo in cui «si scrostano ad una ad una le certezze: lavoro, futuro, democrazia. Gente che diventa sempre più ricca. Poveri, tanti poveri. Ignoranza», scrive Lucilla Giagnoni. «C’è la guerra, lo scannamento, il terrore e poi l’angoscia sottile e quotidiana. Si uccidono i bambini. Qualcuno ricorda che in fondo la fine del mondo c’è già stata, per qualcuno invece sono i segni di un’apocalisse prossima ventura. Forse non resta che pregare». E’ una sorta di premessa allo spettacolo, che si avvale della collaborazione ai testi di Marta Pastorino e delle musiche originali di Paolo Pizzimenti (produzione Fondazione TPE).
“Vergine Madre”, sei canti della Divina Commedia, probabilmente i più noti. Sei tappe di un pellegrinaggio nel mezzo del cammin di nostra vita: Il viaggio (il primo canto dell’Inferno), La Donna (Francesca, il V), l’Uomo (Ulisse, il XXVI), il Padre (Ugolino, il XXXIII), la Bambina (Piccarda, il III del Paradiso), la Madre (Vergine madre, il XXXIII del Paradiso). E’ la Commedia Umana di Dante. «Ma sono anche parole incantatorie, quelle della Divina Commedia, parole taumaturgiche, rituali. Eternamente ripetute come le preghiere», dice ancora Lucilla Giagnoni. «Dalla lettura dei canti scaturiscono storie. Il lato oscuro di Ulisse, l’aspetto meraviglioso e terribile del padre, la santità dei bambini, la lussuria di tutte le donne, la grandezza della madre… Un percorso ricco, sorprendente e, soprattutto, confortante. Come la preghiera. La poesia e l’arte sono una tregua per gli affanni degli uomini». A cantare e raccontare queste storie è una donna. «Perché più spesso sono le donne a pronunciare, senza mediazioni, il desiderio di pace… E perché sicuramente l’anima ha una voce femminile».
Alle 18.30 è in programma la visita guidata al nuraghe, a cura delle coop. Irei.