22 November, 2024
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Prosegue a ritmi serrati il cammino della ventesima edizione del “Festival dei tacchi”, con la guida sicura di Cada Die Teatro. Domani, domenica 4 agosto, alle 11.00, nella Biblioteca comunale di Jerzu Marco Baliani sarà impegnato nel secondo dei suoi Incontri: ogni volta che si racconta una storia, parte prima.

In serata la Stazione Dell’Arte di Ulassai accoglie alle 19.00 Giancarlo Biffi, che, accompagnato dalle sonorità multiple della chitarra di Paolo Angeli, porterà in scena ROSMARINO, MA TU MI VUOI?, nuova produzione di Cada Die Teatro. Il direttore artistico del Festival dei Tacchi racconterà la storia tratta dall’omonimo suo libro, il quinto della serie dedicata al gufo Rosmarino (disegno luci di Emiliano Biffi, suono di Matteo Sanna). Una tenera storia d’amore e gelosia fraterna per piccoli lettori, narrata per immagini dalle tavole di Valeria Valenza. “Cosa succede nella famiglia di Gufo Rosmarino, se da un uovo di cioccolato salta fuori un cagnolino? Brillo, occhioni neri e splendenti, sembra piacere a tutti ma non a Rosmarino. Da dove viene? E chi è la sua mamma? “Mamma gufo non può essere… Lei è la nostra!”. Che rabbia, meglio scappare piuttosto che stare nel nido assieme a quel rubamamma…”, così Giancarlo Biffi nelle sue note. E ancora: «Una nuova avventura per Gufo Rosmarino, un’altra prova che la vita gli riserva lungo il sentiero dello stare al mondo, nella difficoltà del crescere. Rosmarino è il gufetto che tutti vorremmo per amico, il fratellino coraggioso che riesce a trasformare ogni difficoltà in una formidabile occasione di avventura. Rosmarino ha la saggezza spavalda dei piccoli nel mondo dei grandi, vede le cose con gli occhi della semplicità e per questo riesce a trovare la soluzione giusta ad ogni problema. In questa nuova avventura accade che un giorno nel nido della famiglia dei gufi giunga un nuovo venuto e che il nuovo venuto si metta a chiamare mamma la madre dei fratellini gufetti e che la cosa, a un gufetto seppur simpatico e coraggioso come Rosmarino, non vada per niente bene… Mamma gufo alla fine ritroverà suo figlio Rosmarino, dopo averlo perduto lo riporterà al nido, al centro del cuore».

Alle 21.30 sbarcherà alla Stazione dell’Arte di Ulassai Gardi Hutter, svizzera, ritenuta la clown più celebre del mondo, che dal 1981 gira mezzo globo con il suo teatro clownesco (ha raggiunto a oggi le 3.600 rappresentazioni in ben 33 paesi). Al Festival porterà La Sarta (chiaro il riferimento, non casuale, all’arte, ai “fili”, di Maria Lai), che si avvale della messa in scena di Michael Vogel (di Familie Flöz, nota compagnia teatrale berlinese), della musica di Franui (suono: Dirk Schröder; video: Andreas Dihm; scenografia: Urs Moesch/Fausto Milani; luci: Reinhard Hubert; spalla: Ferruccio Cainero).

Il mondo della protagonista è il tavolo della sartoria. Sbirciando tra gli occhielli si intravede la stoffa di mille racconti. Tra bambole di pezza e manichini danzanti, Gardi Hutter cuce la trama dello spettacolo senza risparmiare sforbiciate e cattiverie. Nella scatola da cucito si aprono abissi e con così tanti rocchetti perfino il destino può perdere il filo… Gardi Hutter e Michael Vogel creano un pezzo teatrale sulla finitezza dell’essere e l’infinito del gioco. Al di fuori del tempo.

La Hutter si è formata all’Accademia di Teatro a Zurigo. Nei suoi spettacoli quasi privi di parole crea dei piccoli universi assurdi in cui i suoi personaggi combattono con coraggio – ma invano – alla ricerca della felicità. La loro situazione tragicomica viene esposta in modo spietato e crudele, creando però nel pubblico il massimo del divertimento. I suoi luoghi di recitazione sono i più disparati: dai teatri stabili alle ex-fabbriche, da grandi palchi ai centri culturali, dai festival alle favelas.

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Dal 2 all’8 agosto i comuni di Jerzu, Ulassai e Gairo diventeranno ancora palcoscenico per il 20° Festival dei Tacchi, evento internazionale che sposa teatro e arte con ambiente, paesaggio, tradizioni, enogastronomia, sviluppo del territorio e del turismo locale all’insegna dell’ecosostenibilità.

Ricco e denso di appuntamenti il cartellone: 36 artisti, 18 spettacoli dislocati fra 8 palcoscenici, una prima nazionale. E poi laboratori, esiti scenici, presentazioni di libri, tavole rotonde, incontri dedicati alla drammaturgia. Un programma dai numeri significativi, accompagnato dalla stretta collaborazione, ormai da tempo consolidata, con la Cantina Antichi Poderi di Jerzu e la Stazione dell’Arte di Ulassai (nel segno indelebile, e inconfondibile, del ricordo di Maria Lai), insostituibili location, e con associazioni e operatori turistici del territorio.

«Vent’anni in corsa con il tempo, vent’anni d’incontri, abbracci, azioni, per un teatro che prosegue nella sua missione di proposta e rinnovamento: in ogni luogo, in qualsiasi situazione, per ciascun singolo spettatore», dice Giancarlo Biffi, direttore artistico del Festival e di Cada Die. Che continua e sottolinea: «Vent’anni e non sentirli, per un Festival dei Tacchi che dispiegandosi nel tempo e nello spazio seguita permanentemente a operare nell’intimità dell’animo, aprendosi ai panorami dei suoi ambienti, sia naturali che sociali. Jerzu, Ulassai, Gairo non sono solo tre paesi lungo una strada, ma soprattutto il segno di una resistenza caparbia all’omologazione, nella ricerca coraggiosa e caparbia di una propria specificità».

Attori, e autori, del calibro di Max Paiella, Marco Baliani, Giuliana Musso, Ascanio Celestini, Luigi D’Elia, Gardi Hutter, considerata la clown più celebre del mondo, i “padroni di casa” di Cada Die Teatro, musicisti come Paolo Fresu e Paolo Angeli: sono solo alcune delle presenze che daranno lustro alla ventesima edizione del Festival dei Tacchi.

«L’Ogliastra dei Teatri e dei Tacchi come laboratorio d’arte e cultura, in dialettica tra avanguardia e tradizione, ambiente e comunità. Un grande cantiere artistico dove è possibile provare a rappresentare, prendendo ispirazione da tutto ciò che vi danza attorno, un teatro per l’oggi – spiega ancora Giancarlo Biffi -. Il locale che si confronta con il mondiale, preservando la sua forte caratterizzazione particolare. Non il semplice subire discorsi, leggi, modalità centrifugate da altri in altri contesti ma la forza e l’esigenza di essere voce ascoltata nel concerto artistico internazionale. Un teatro femmina, accogliente e generante, in perseverante ricerca di confronto: tra il basso e l’alto, lo sperimentale e il popolare, i paesaggi e la gente che li abita.»