16 November, 2024
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I vent’anni del gruppo folk San Giorgio di Usini e del festival “A manu tenta” toccano quest’anno il comune di Stintino. Grazie alla disponibilità e all’intesa con l’amministrazione comunale stintinese, cittadini e turisti potranno trascorrere un ferragosto diverso, all’insegna della cultura e delle danze tradizionali provenienti da diverse parti del mondo. Oltre ai balli della Sardegna del gruppo folk San Giorgio, nella piazza dei 45, a partire dalle 21,30, saranno ospiti di Stintino i gruppi internazionali provenienti da Messico, Argentina, Ucraina, Perù e Cile.

«Si tratta di un’importante occasione per il nostro paese – afferma l’assessore al Turismo Francesca Demontis – da una parte festeggeremo la fondazione di Stintino e i suoi 133 anni di storia; dall’altra rinsaldiamo quel legame con i paesi dell’entroterra della nostra isola che portano la loro cultura e, come in questo caso, la cultura di popoli e nazioni lontane. Un’opportunità di fare rete e promuovere i territori della nostra Sardegna, e non solo.»

Il festival A manu tenta, dopo la tappa di apertura di Usini del 4 e 5 agosto ha toccato nel suo tour le piazze di Perfugas, Sanluri, Ploaghe, Arzachena, Tissi, Orgosolo e Villanova Tulo prima di approdare a Stintino nel giorno di Ferragosto.

«L’esperienza stintinese ci arricchisce notevolmente – sostiene Gavino Piras, presidente del gruppo e di recente premiato con Oscar dell’integrazione – e per questo diciamo grazie all’amministrazione comunale per averci accolto. Stintino ci darà la possibilità di far godere a tanti turisti uno spettacolo che fa capire quanto siano importanti i confronti culturali e la combinazione di tradizioni diverse.»

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Prosegue, in V commissione, il ciclo di audizioni sulla proposta di riordino del comparto ippico della Sardegna. La commissione ha sentito in mattinata gli assessori del Turismo e dell’Agricoltura, Francesco Morandi ed Elisabetta Falchi, sulle rispettive parti di competenza. Entrambi hanno espresso una valutazione positiva sulla proposta di legge presentata  dal consigliere regionale de “La Base” Gaetano Ledda. «C’è la necessità di mettere ordine in un comparto da alcuni anni in forte difficoltà – hanno detto i due assessori – serve però una cabina di regia interassessoriale a cui affidare le funzioni di coordinamento in modo da affrontare in modo organico tutte le questioni in campo».

Elisabetta Falchi e Francesco Morandi hanno sottolineato la necessità di varare una norma che consenta al settore di tornare competitivo anche dal punto di vista economico. «Il cavallo rappresenta una grande opportunità per lo sviluppo turistico – ha detto Morandi – si parla tanto di collegamenti tra mare e montagna, in questo caso invece si tratta di sostenere un settore che da solo potrebbe favorire i flussi turistici verso le zone interne». L’assessore è poi entrato nel merito della proposta di legge segnalando alcune incongruenze. Morandi, in particolare, si è soffermato sulla necessità di definire meglio la norma sulle ippovie e sulle strutture ricettive abilitate ad operare lungo i sentieri turistici. «Nel primo caso – ha detto l’assessore – occorre definire una segnaletica standard per evitare confusione. Nel secondo, sarebbe meglio non individuare nuove tipologie di strutture ricettive nelle zone rurali ma affidare il ruolo di stazioni di sosta a quelle già esistenti (agriturismo, alberghi rurali, campeggi, B&B, affitta camere, punti di ristoro)».   

L’assessore all’agricoltura Elisabetta Falchi ha suggerito alla commissione di rivedere il ruolo di Agris: «La proposta di legge si pone diversi obiettivi, Agris come agenzia di ricerca in agricoltura non può occuparsi di tutto, meglio individuare i compiti specifici da affidarle e lasciare il coordinamento complessivo a una cabina di regia interassessoriale». Secondo Falchi l’altro aspetto da sottolineare è la necessità di intervenire sul comparto per creare economia. «Gli allevatori chiedono di poter svolgere la loro attività in base alle esigenze di mercato – ha rimarcato l’assessore – il prodotto deve essere remunerato. Per questo motivo, sarebbe meglio non riservare gli interventi di tutela solo all’anglo-arabo sardo ma tenere conto anche di altre tipologie di cavalli». Falchi, infine, ha segnalato la recente approvazione del collegato all’Agricoltura da parte della competente Commissione parlamentare con l’impegno a un intervento legislativo per il comparto ippico. «Una norma a livello nazionale servirebbe a far chiarezza – ha concluso Falchi – la Regione intanto lavorerà per cercare di dare risposte alle richieste degli allevatori e di tutto il settore.  Presto reitereremo la richiesta per riportare in Sardegna la gestione dei libri genealogici».

La Commissione in mattinata ha sentito anche i rappresentati di Airvaas, Ancadus, Anag e dell’ippodromo di Chilivani.

Giovanni Cabitza, per l’Associazione Nazionale Allenatori Galoppo, ha sollecitato l’attivazione di corsi di formazione per fantini, artieri e maniscalchi e chiesto un intervento presso il ministero per le Politiche agricole per permettere agli ippodromi sardi di organizzare più giornate di corse nell’Isola.

Gavino Piras, presidente dell’Associazione nazionale cavallo arabo e derivati per uso sportivo, ha invitato la commissione a riflettere sull’opportunità di garantire tutele solo all’anglo-arabo. «E’ un limite della legge – ha detto Piras – oggi il mercato ci chiede anche altre tipologie come il purosangue arabo. La norma deve tenere conto di questo». Dubbi, da parte di Ancadus anche sull’incentivi alla produzione di pony. «Il Jarab, razza creata in Sardegna attraverso l’incrocio tra cavallini della Giara e cavalli arabi, non ha dato buoni risultati. Si è prodotto un pony troppo “nevrile”, non adatto per i bambini».

Sulle progetto delle ippovie, Piras ha suggerito un coinvolgimento dei comuni per il censimento dei sentieri. «La gran parte degli antichi camminamenti sono stati ora inglobati nei terreni privati, senza una collaborazione dei comuni e dei proprietari il progetto delle ippovie incontrerebbe ostacoli insormontabili». Il rappresentante di Ancadus, infine ha sollecitato più controlli nei porti sardi sui cavalli importati. «Attualmente operano in Sardegna solo tre veterinari di frontiera, un numero insufficiente per garantire un controllo efficace – ha concluso Piras – da noi arrivano cavalli da tutta Europa, non vorrei che si ripetesse il caso di alcuni anni fa quando uno stallone importato dall’Inghilterra infettò un gran numero di fattrici con danni ingenti al patrimonio equino».

Antonello Puligheddu, presidente dell’Airvaas, associazione intercomunale che riunisce diverse società ippiche, ha espresso apprezzamento per la proposta di legge che mira alla valorizzazione di corse, sagre e feste dove si registra una forte presenza di cavalli. «Noi organizziamo 12 palii in Sardegna – ha detto Puligheddu – in ogni corsa sono presenti almeno 15 cavalli. E’ un importante movimento, anche dal punto di vista monetario. Il cavallo crea economia, è positivo che la Regione  pensi ad incentivi per il settore. Una cosa da fare è l’apertura di corsi di mascalcia: attualmente i nostri ragazzi sono costretti a trasferirsi nelle penisola per imparare il mestiere».

Francesco Sionis, presidente dell’Ippodromo di Chilivani ed ex presidente dell’Istituto di Incremento Ippico, ha ripercorso le vicende che hanno determinato il declino di un settore che fino al 2000 ha rappresentato un fiore all’occhiello della Sardegna. «Nel ’97 il comparto ippico producevo il 9,2% del Pil zootecnico sardo. Oggi registriamo un’involuzione determinata dall’assenza di una linea di indirizzo. Eppure il settore ha grandi potenzialità, basti pensare che in Italia si continua ad importare la stragrande maggioranza dei cavalli destinati alle varie pratiche sportive».

Francesco Sionis, confermando quanto riferito nelle precedenti audizioni, ha espresso forti perplessità sulla proposta di riservare una tutela particolare all’anglo-arabo. «Dal punto di vista sportivo è un cavallo superatissimo – ha detto il presidente dell’ippodromo di Chilivani – appartiene ormai all’archeologia equestre. La Francia, che è la patria dell’anglo-arabo, lo ha abbandonato puntando sul cavallo da sella francese». L’ex presidente dell’Istituto di Incremento Ippico ha poi suggerito di puntare su un circuito tutto sardo. «Occorre che anche in questo settore si faccia valere il principio di insularità sul quale si è pronunciata recentemente anche l’Unione Europea riconoscendo la nostra condizione di svantaggio – ha sottolineato Sionis – in passato alla Sicilia è stata data la possibilità di organizzare più corse, l’auspicio è che la Sardegna possa ottenere lo stesso trattamento». Da rivedere, infine, anche il ruolo affidato ad Agris e l’entità della dotazione finanziaria prevista dalla proposta di legge. «L’Agenzia svolge un’attività di ricerca mentre gli interventi indicati dalla norma sono più di assistenza tecnica – ha concluso Sionis – per raggiungere gli obiettivi non bastano 1,8 milioni di euro, serve almeno il doppio».

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