25 November, 2024
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La Giunta delle elezioni, riunita questa mattina sotto la presidenza di Eugenio Lai, vicepresidente del Consiglio regionale, prendendo atto della sentenza del Consiglio di Stato che dichiara decaduti i consiglieri regionali Efisio Arbau, Michele Azara, Gavino Sale e Modesto Fenu indica come subentranti Antonio Gaia, Pietro Francesco Zanchetta e Gianfranco Congiu. Per l’indicazione del quarto subentrante, la Giunta delle elezioni si è riservata di decidere nel più breve tempo possibile, dopo ulteriori approfondimenti.

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E’ stata notificata la sentenza del Consiglio di Stato che dispone la sostituzione dei consiglieri regionali Arbau, Azara, Fenu e Sale.

La seduta del Consiglio regionale si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau che ha comunicato l’avvenuta notifica della sentenza del Consiglio di Stato riguardante la composizione del Consiglio regionale e ha dato lettura della parte del dispositivo che riguarda la sostituzione di quattro consiglieri: Michele Azara, Modesto Fenu, Efisio Arbau e Gavino Sale per effetto della correzione del risultato elettorale disposto dalla stessa decisione. Il presidente ha letto in Aula il dispositivo della sentenza: «Conclusivamente, alla luce delle predette argomentazioni, l’appello deve essere accolto e, per l’effetto, in riforma della sentenza impugnata, deve essere accolto il ricorso di primo grado, disponendosi per conseguenza la sostituzione degli appellanti al posto dei candidati Gavino Sale (IRS lndipendentzia Repubrica de Sardigna), Arbau Efisio (La Base Sardegna Arbau); Azara Michele (IDV), Fenu Modesto noto Modesto (Movimento Sardegna Zona Franca – Lista Maria Rosaria Randaccio), nella carica di consiglieri regionali, e per la correzione del risultato elettorale relativo alla composizione del Consiglio Regionale medesimo».

Successivamente, il presidente dell’Assemblea ha disposto la trasmissione degli atti alla Giunta delle elezioni invitando il presidente Eugenio Lai a convocarla in tempi brevi. Nello stesso tempo il presidente Ganau, in riferimento alla composizione della Giunta delle elezioni, ha deciso di sostituire il consigliere Michele Azara con il consigliere Raimondo Perra.

La Giunta delle elezioni è stata convocata immediatamente ed è in corso. Il Consiglio regionale sarà riconvocato a domicilio.

Il dispositivo della sentenza dispone, dunque, la sostituzione degli appellanti al posto dei quattro consiglieri che hanno perso il seggio: Antonio Gaia e Pier Franco Zanchetta, entrambi candidati nelle liste dell’Upc, il primo nella circoscrizione di Cagliari, il secondo nella circoscrizione di Olbia Tempio; Gianfranco Congiu, candidato nelle liste del Partito dei Sardi. Al posto di Modesto Fenu (Zona Franca), potrebbe entrare in Consiglio regionale Gianni Lampis, candidato nella lista dei Fratelli d’Italia del Medio Campidano (in corsa ci sarebbe anche l’ex assessore regionale dell’Agricoltura Mariano Contu, di Forza Italia).

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Com’era inevitabile, la sentenza del Consiglio di Stato che ha portato all’esclusione di quattro consiglieri dall’Assemblea di via Roma, è stata commentata questa sera nel corso dei lavori del Consiglio regionale, chiamato all’esame del Testo Unificato 45-61/A, contenente disposizioni in materia di apicoltura, di cui è relatore il consigliere del Partito Democratico Piero Comandini.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha commentato la sentenza del Consiglio di Stato con cui sono stati esclusi dall’Assemblea alcuni consiglieri regionali di maggioranza e opposizione. «Anche se non è dato sapere chi saranno i subentranti – ha osservato Pittalis – è certo che si pone la necessità di conoscere gli effetti del dispositivo essendosi costituito in giudizio il Consiglio regionale; occorre quindi sapere come si intende procedere perché il Consiglio deve poter funzionare nella sua completa composizione».

Il presidente Ganau ha replicato comunicando che gli uffici del Consiglio non hanno ancora ricevuto la notifica della sentenza, che costituisce «il primo passaggio per poter avviare le successive procedure previste dalla legge». Sullo stesso argomento il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha messo in luce che «la surroga deve essere immediata anche in presenza di un ricorso in Cassazione».Il presidente Ganau ha ribadito la necessità di ricevere la notifica della sentenza, assicurando che «poi si procederà in tempi molto rapidi».

Successivamente, il presidente ha dato la parola al consigliere del Pd Piero Comandini, relatore del Testo unificato sull’apicoltura, per illustrare i contenuti del provvedimento.

Piero Comandini, in premessa, ha ringraziato il presidente e tutti i componenti della Commissione attività produttive per la qualità del lavoro svolto, ancora più apprezzabile per essere arrivati a un testo unificato. «Con questa legge – ha affermato – si colma un vuoto perché il settore era disciplinato da una legge vecchia di 30 anni, profondamente superata da un quadro normativo nazionale ed europeo che in questi anni ha subito profondi cambiamenti e, in secondo luogo, si va incontro agli apicoltori, ad un settore che in questi anni è cresciuto moltissimo come ha testimoniato l’ascolto della categoria durante l’iter della legge». «Abbiamo incontrato imprenditori attenti e preparati – ha ricordato Comandini – che ora avranno una opportunità in più per sviluppare le loro aziende anche privilegiando forme organizzate e associate, in modo da favorire un’ulteriore crescita del settore; con la legge riconosciamo inoltre l’apicoltore come imprenditore agricolo e l’ape come animale zootecnico estendendo ovviamente al settore tutti i benefici del comparto agricolo». «In Sardegna – ha proseguito il consigliere del Pd – sono attivi circa 50.000 alveari per oltre 2.000 imprese che però coprono solo 40% del fabbisogno regionale con una produzione di miele di circa 16.000 quintali; ci sono quindi spazi significativi di mercato che la legge consentirà di sfruttare appieno, c’è una significativa presenza di giovani nel settore che va incentivata, non solo in funzione della produzione ma anche per una ragione ambientale importantissima, perché l’ape è un sensore straordinario dei cambiamenti climatici e dello stato di salute dell’ambiente».

Il consigliere Gianmario Tendas, anch’egli del Pd, ha evidenziato che la norma in discussione raccoglie molte delle istanze poste dagli operatori del settore all’attenzione del Consiglio regionale. Il testo, ha detto, «recepisce le migliori esperienze legislative nazionali e comunitarie e si colloca in una realtà particolare come quella della Sardegna dove gli alveari sono ancora troppo pochi rispetto alle potenzialità della nostra Regione, dove infatti una buona parte viene importato; per quanto riguarda l’aspetto quantitativo c’è ancora molto da fare anche se la legge è una buona base di partenza, soprattutto perché classifica l’ape come animale di allevamento zootecnico ed apre nuove prospettive per il settore ora inserito a pieno titolo nella pianificazione dello sviluppo rurale della Sardegna». Restano aperte alcune criticità, a giudizio di Tendas, che riguardano la carenza di elementi conoscitivi sul prodotto, sulla sua percezione presso i consumatori, sui marchi di qualità e sul controllo dell’uso di pesticidi e diserbanti nei contesti interessati dall’apicoltura; di qui l’importanza di una revisione delle attività di assistenza tecnica e specialistica delle agenzie regionali e del potenziamento delle collaborazioni con modo scientifico e l’università.

Il presidente ha dato quindi la parola al consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, promotore di una delle due proposte di legge che hanno poi dato vita al testo unificato in esame. Cherchi ha ringraziato i colleghi della Commissione per il lavoro fatto che ha consentito di dare una risposta importante al settore apistico. Da tempo, ha spiegato, era necessario adeguarsi alle norme nazionali e comunitarie vista anche l’importanza, ormai riconosciuta, della funzione delle api nella conservazione dell’ecosistema. Cherchi ha confermato la bontà del testo e ha ricordato che con l’approvazione della legge si raggiunge il risultato di consentire al mondo apistico di poter accedere al Piano di sviluppo rurale.

Plauso del consigliere regionale del Pd, Lorenzo Cozzolino per il lavoro svolto dai colleghi Comandini, Lotto e tutti i componenti della Quinta commissione. Si tratta, secondo il consigliere,  di un intervento che sarà molto utile per lo sviluppo rurale della nostra Isola, per creare posti di lavoro, ma anche per preservare l’ecosistema.

Lorenzo Cozzolino ha proposto un emendamento per riservare i corsi di formazione, in primis, ai giovani disoccupati.

«E’ una legge di buoni principi, di buone intenzioni – ha affermato Marco Tedde (Forza Italia) – un testo che è riuscito a unire le diverse sensibilità. E’ anche un testo di qualità dal punto di vista normativo perché abroga una norma vetusta e ridefinisce ex novo la materia». Unico elemento negativo secondo Tedde è che la legge non prevede risorse per incentivare il settore.

Soddisfatto anche Piermario Manca (PdS): «Siamo riusciti a ottenere una legge ordinata che supera un vuoto normativo». Per i consigliere della maggioranza i punti più importanti della legge sono la definizione dell’apicoltura come attività agricola, il fatto che viene normato il nomadismo,   la formazione e l’aggiornamento che spetta agli enti pubblici, e la definizione degli standard igienico-sanitari.

Per il consigliere Paolo Zedda (Soberania e Indipendentzia) si tratta di una legge che mette ordine in un settore che ha importanti possibilità di crescita e di sviluppo: la Sardegna produce l’11% del prodotto isolano e, in particolare, produce il miele amaro tra i più pregiati per le sue caratteriste organolettiche. Il settore dell’apicoltura può creare, ha concluso, posti di lavoro senza costi e aiutare l’ambiente.

Anche il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha ringraziato la Quinta commissione per il lavoro svolto e ha condiviso i giudizi positivi sulla norma espressi precedentemente dai colleghi. Solinas ha però evidenziato che negli ultimi 30 anni, nonostante il vuoto normativo, il settore è cresciuto nella produzione e nei fatturati grazie alle associazioni degli apicoltori e alle Op. Il consigliere ha quindi auspicato che non venga alterata questa organizzazione che finora ha funzionato bene. Solinas ha criticato anche la richiesta di certificazioni sanitarie in caso di spostamenti interni alla regione, perché «appesantiscono le  procedure» e, infine, ha consigliato una differenziazione tra gli apicoltori professionisti e tra chi lo fa per hobby.

Il presidente della Quinta commissione, Luigi Lotto (Pd), in premessa del suo intervento ha rivolto apprezzamento e gratitudine all’intera commissione ed ha ripercorso le tappe del lavoro fatto per presentare all’Aula il testo unificato, scaturito dalle due distinte proposte di legge dei consiglieri Piero Comandini (Pd) e Oscar Cherchi (Fi), arricchito dalle considerazioni e dalle proposte raccolte nel corso delle numerose audizioni svolte in sede di discussione del testo normativo. «L’ascolto degli operatori del settore dell’apicoltura – ha precisato Comandini – è proseguito in un confronto continuo e costruttivo con l’obiettivo comune di approvare un testo di legge che tenga conto delle reali esigenze di chi con le api lavora, ci dedica del tempo e ne ricava reddito». Il consigliere dei democratici ha quindi sottolineato l’insostituibile ruolo delle api, non solo in chiave produttiva, ma soprattutto per ciò che attiene gli equilibri ecologici e ambientali. «Sotto questo aspetto – ha dichiarato Lotto – l’ape rappresenta l’insetto simbolo». Il presidente della commissione ha poi rimarcato il positivo ruolo svolto dagli apicoltori sardi nonostante l’assenza di una normativa al passo con i tempi ed ha ribadito che la coltivazione delle api è importante per l’intero comparto agricolo in quanto migliora le produzione di molte coltivazioni agricole («spesso gli agricoltori chiamano gli apicoltori per installare gli alveari»).

Nel merito del testo di legge, il consigliere Lotto, ha evidenziato la presentazione di circa dieci emendamenti («tutti sostanzialmente condivisi») e nel merito della formazione professionale ha ammesso di non aver dato seguito alle indicazioni degli operatori: «Perché abbiamo confermato la scelta di garantire l’erogazione delle attività di formazione sostenute con i fondi pubblici da parte di istituzioni pubbliche».

Il presidente della Quinta commissione ha concluso auspicando sempre maggiore “serietà professionalità e rigore” per garantire “prodotti di qualità” ad incominciare dal miele. «Perché dove non c’è equilibrio ambientale e salubrità – ha affermato Luigi Lotto – non si produce il miele che è un prodotto unico nel significare la provenienza e la sua origine dall’essenza vegetale e dal suo ambiente».

Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, pur definendo “una buona legge” la proposta per l’apicoltura ha incentrato il suo intervento sul mancato intervento per limitare o addirittura impedire l’utilizzo di prodotti insetticidi e diserbanti. «Prodotti che minacciano seriamente il nostro patrimonio zootecnico e la salute dei nostri concittadini – ha proseguito il consigliere di maggioranza – e questi fitofarmaci sono troppo facilmente acquistabili, tanto che si assiste ad un pericoloso abuso di queste sostanze altamente nocive». Il consigliere Usula ha quindi ricordato le recenti pubblicazioni nelle più autorevoli riviste scientifiche e le risultanze di studi e ricerche sulle conseguenze derivanti dall’utilizzo di tali farmaci per ribadire l’opportunità di norme che ne riducano drasticamente l’utilizzo in agricoltura.

Il capogruppo di “Area popolare sarda”, Gianluigi Rubiu, pur riconoscendo gli aspetti positivi di un norma che regoli l’apicoltura ha posto in rilievo quelle che, a suo giudizio rappresentano, “evidenti criticità” del testo in discussione. La prima sottolineatura critica ha riguardato gli articoli 2 e 3 della proposta di legge, in particolare per quanto attiene “l’eccessiva ambigua” derivante dalle definizioni di “apicoltore e imprenditore apistico”. L’esponente della minoranza ha inoltre manifestato dubbi sulle possibilità del calcolo del potenziale nettarifero ed ha evidenziato “refusi e errori” negli articoli 12 e 5. In conclusione del suo intervento, il consigliere Rubiu ha definito “ridicola” la composizione della commissione apistica regionale che prevede 11 componenti ed ha invitato Giunta a Consiglio ad essere propositivi con i finanziamenti al settore in sede di discussione del Psr e della Pac.

L’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha dichiarato di condividere il lavoro svolto dalla commissione e ha definito “un testo valido” quello proposto all’esame dell’Aula, preannunciando “una opportuna valutazione” degli emendamenti ad esso presentati. L’assessore ha quindi ricordato l’assenza di una efficace e moderna regolamentazione del settore dell’apicoltura che pur non rappresentando un settore rilevante del comparto agricolo sardo in termini di produzione, rappresenta un’attività fondamentale per lo sviluppo armonico dell’agricoltura in Sardegna. La norma in esame consentirà di dialogare in forma corretta con gli operatori e ciò è molto utile – ha sottolineato la Falchi – in vista della predisposizione dei bandi del programma di sviluppo rurale e per inerire dunque le azioni che rispecchino a pieno le esigenze dell’intero comparto.

L’assessore ha quindi riaffermato la validità della commissioni apistica, così come prevista nella proposta di legge ed ha lamentato il fatto che, a causa del parere negativo degli uffici della Commissione europea, non si è potuto dar seguito all’opportunità di introdurre il cosiddetto “reddito compensativo” anche in apicoltura. «Ma – ha aggiunto Elisabetta Falchi – possiamo lavorare bene e concentraci su tutte le misure europee che consentono importanti azioni di filiera e di promozione legate alle produzioni del miele». L’assessore ha inoltre affermato che la “formazione deve essere esercitata dalle agenzie” ha fornito rassicurazioni per la creazione di percorsi formativi adeguati alle necessità degli operatori. In questo contesto sono state ipotizzate, tra le altre, azioni volte agli apicoltori e non soltanto per un migliore e più corretto utilizzo dei fitofarmaci.

Il capogruppo di “Aps”, Gianluigi Rubiu, ha chiesto, rivolgendosi al presidente del Consiglio, qualche minuto di sospensione per svolgere alcune verifiche sul testo degli emendamenti presentati.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli e dopo il via libera dell’Aula ha accordato la sospensione. Prima però la consigliera di “Sovranità, Democrazia e Lavoro”, Anna Maria Busia, ha chiesto la sospensione della seduta per compiere opportune valutazioni sul contenuto della sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato decaduti i consiglieri Gavino Sale (Irs), Efisio Arbau (La Base), Michele Azara (Idv) e Modesto Fenu (Zona Franca per Randazzo) e che a detta della Busia «sarebbe stata notificata alla presidenza della Giunta».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi ribadito che nessun atto di tal genere risulta notificato negli uffici della Regione ha sospeso i lavori per consentire una valutazione degli emendamenti presentati al testo sull’apicoltura, così come richiesto dal capogruppo “Aps”, Gianluigi Rubiu.

Alla ripresa dei lavori, il Consiglio ha iniziato l’esame degli articoli. L’Assemblea ha approvato la legge con 46 voti favorevoli ed 1 contrario apportando però alcune modifiche al testo con una serie di emendamenti. In particolare, all’art. 2 è stato introdotto il termine “maturazione” al posto di “raffinazione” in riferimento all’elenco dei prodotti agricoli in apicoltura. Sempre all’art. 2 è stato modificato il passaggio relativo al “nomadismo” che sarà consentito su tutto “il territorio regionale” senza limiti di tempo. All’art. 4 è stata inserita una norma che impegna la Giunta ad emanare, entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge, disposizioni per il rilascio della concessioni. All’art. 5 è stata apportata una modifica riguardante la comunicazione, entro 48 ore, degli spostamenti degli “apiari” per movimenti di nomadismo. Dall’art. 6 è stata abrogata una norma che consentiva un rapporto diretto col mercato ai piccoli produttori con non più di 30 alveari. Sempre all’art. 6 è stata cambiata la parte della norma relativa alla comunicazione ai servizi veterinari delle Asl di situazioni riguardanti malattie, morie e spopolamenti negli alveari. All’art. 9 è stata approvata una modifica per consentire lo svolgimento di attività formative anche presso le aziende apistiche riservando una quota del 50% ai giovani disoccupati.

Per quanto riguarda l’art. 10 è stato respinto con 44 voti contrari e 2 favorevoli, dopo il mancato accoglimento di una proposta di ritiro, un emendamento dei consiglieri di Sdl Roberto Desini e Anna Maria Busia, relativo al controllo della Regione sull’attività apistica attraverso le proprie Agenzie e con risorse specifiche.

All’art. 11 è stata aggiunta una norma per specificare in dettaglio i requisiti dei componenti della commissione apistica regionale indicati dai produttori ed infine, all’art. 13 è stata inserita una norma che, in materia di sanzioni, assegna il relativo gettito non solo alle Asl ma a tutti gli enti che, a vario titolo, svolgono attività di controllo.

Subito dopo il voto finale riguardante il Testo unificato sull’apicoltura, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha chiesto la convocazione della conferenza capigruppo «in considerazione del fatto che può essere messa in discussione in tempi brevissimi la mozione sulla continuità marittima».

Il presidente Ganau, nell’accogliere la richiesta, ha sospeso i lavori ed ha convocato la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau, sulla base della decisioni della conferenza dei capigruppo, ha dichiarato chiusa la seduta comunicando la convocazione del Consiglio per domattina, alle 10.00, con all’ordine del giorno la discussione del disegno di legge n. 202 riguardante la trasformazione in Agenzia del consorzio “Sardegna Ricerche” e, nel pomeriggio, l’esame del documento n. 6 sul Programma dell’attività del Corecom per il 2015.

L’Assemblea si riunirà anche nella giornata di giovedì, alle ore 10.00, per esaminare una risoluzione sulla continuità territoriale marittima mentre alle 14 è stata fissata la riunione della Quinta commissione (Attività produttive).

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Una targa inviata dalle istituzioni curde per testimoniare il percorso di fratellanza e di solidarietà intrapreso dalla Sardegna e le popolazioni del Kurdistan turco. Il dono è stato consegnato ieri mattina al presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, dalla delegazione formata dai consiglieri regionali Luca Pizzuto (Sel), Paolo Zedda (Rossomori) e Gavino Sale (Irs), dai consiglieri comunali di Cagliari e Carbonia Enrico Lobina (Sardegna sovrana) e Matteo Sestu (Sel), dal presidente dell’ A.S.C.E. Antonio Pabis, dal giornalista Roberto Mulas e dal rappresentante dell’HDP in Europa Mehmet Yuksel.

La delegazione ha visitato, dal 3 all’8 luglio, le istituzioni curde per portare loro la testimonianza di vicinanza del popolo sardo attraverso il dono della bandiera dei Quattro mori e la lettera del presidente del Consiglio regionale sardo. «Ho voluto fortemente quest’incontro che fa seguito a quello  dello scorso anno quando abbiamo ricevuto in presidenza una delegazione di attivisti curdi, in continuità con quella che è la mia esperienza politica e amministrativa. I curdi – ha affermato Ganau – rappresentano un esempio da seguire per la battaglia portata avanti di autodeterminazione di un  popolo ancora senza Stato, le cui sofferenze fino ad oggi sono state colpevolmente ignorate. Oggi difendono il mondo intero, diventando simbolo dell’opposizione contro l’offensiva dello Stato Islamico. La loro battaglia e la loro opposizione contro le atrocità dell’ISIS devono vederci uniti e impegnati insieme. La straordinaria esperienza di governo comunitario che stanno portando avanti nell’autoproclamata autonomia democratica del Rojava – ha concluso il presidente – dimostra che diverse etnie e diverse religioni possono convivere insieme. Sono più avanti di noi anche nel rispetto della rappresentanza di genere, considerato che le donne ricoprono gli  incarichi istituzionali più alti e che la metà dei loro  eserciti militari è composta da donne.

L’impegno è quello di dare gambe agli atti consiliari proposti dall’onorevole Pizzuto, mozioni condivise che impegnino la Giunta a sostenere la ricostruzione di Kobane e consentano di mandare degli aiuti nei campi profughi, e poter ospitare così subito dopo una delegazione delle istituzioni curde qui a Cagliari».

Mehmet Yuksel ha ringraziato il presidente dell’Assemblea per la sensibilità dimostrata dal Consiglio, non solo a parole, ma con i fatti e con la presenza dei suoi rappresentanti in un Paese che vive in una situazione di instabilità a causa della guerra contro l’Isis. «E’ una battaglia di umanità – ha spiegato – prima culturale e dopo militare, perché quanto sta accadendo da noi con l’Isis potrebbe toccare anche all’Occidente. Stiamo lottando per la democrazia, l’uguaglianza, l’autonomia, la parità e la convivenza di culture e religioni diverse». «E’ stata un’esperienza importantissima che ci ha arricchito – ha spiegato Luca Pizzuto -. Quello che più ci ha colpito è il silenzio irreale della città di Kobane, i racconti delle persone incontrate nei campi profughi che abbiamo visitato e la bellezza del territorio curdo. Stiamo preparando una mozione per impegnare la Giunta a contribuire economicamente alla ricostruzione di Kobane».

Gavino Sale ha poi raccontato l’esperienza vissuta nei campi profughi: «Siamo stati nell’infermo del mondo che potrebbe diventare il detonatore della Terza guerra mondiale». Il consigliere ha poi evidenziato come la Sardegna sia arretrata rispetto alle istituzioni curde che hanno una partecipazione femminile del 50 per cento in tutti i luoghi decisionali della vita del popolo. «Questo viaggio è solo l’inizio del percorso – ha spiegato Paolo Zedda – che avvicinerà sempre di più la Sardegna alle popolazioni curde. Nelle ultime elezioni nazionali il partito curdo ha ottenuto 89 parlamentari su 540 perché ha saputo rappresentare tutte le minoranze che vivono nel paese».

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Giovedì 16 luglio, alle 9,30, nella sala capigruppo al sesto piano del palazzo del Consiglio regionale, il presidente Gianfranco Ganau incontrerà i consiglieri regionali, il rappresentante del popolo curdo e gli amministratori locali che hanno visitato le popolazioni e le istituzioni del Kurdistan turco dal 3 all’8 luglio. La delegazione consegnerà al presidente dell’Assemblea una targa inviata in dono dalla municipalità di Amed e presenterà un breve resoconto del viaggio.

Della delegazione fanno parte i consiglieri regionali Luca Pizzuto (Sel), Gavino Sale (Irs) e Paolo Flavio Zedda (Rossomori), i consiglieri comunali di Sel di Cagliari e Carbonia Enrico Lobina e Matteo Sestu, il presidente dell’ A.S.C.E. Antonio Pabis, il giornalista Roberto Mulas e il rappresentante dell’HDP in Europa Mehmet Yuksel.

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Da venerdì 2 luglio una delegazione istituzionale sarda si trova in Kurdistan per incontrare rappresentanti istituzionali e per conoscere la realtà di un popolo di 40 milioni di persone. La delegazione è composta da Luca Pizzuto (Gruppo Sel), Gavino Sale (Gruppo Misto) e Paolo Zedda (Gruppo Soberania e indipendentzia), dai consiglieri comunali di Cagliari Enrico Lobina (Sardegna Sovrana), e di Carbonia, Matteo Sestu (Sel); dal giornalista freelance Roberto Mulas e da Antonello Pabis (ASCE e Rete italiana di solidarietà col popolo kurdo).

Dopo aver visitato nella giornata di sabato un campo profughi di yazida nella municipalità di Yaniseir, a 40 km da Diyarbakir, città turca a maggiore estrazione curda, la delegazione dei consiglieri sardi ha portato i saluti del Presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau ad Ali Simsek, segretario del partito BDP, maggiore partito curdo in Turchia. Successivamente ci si è trattenuti con una delegazione del congresso curdo (KCD) composta  da 3 ministri locali e capeggiata da Seydi Firat, per poi incontrare una deputazione dell’amministrazione di Diyarbakir composta da Fethi Suvari, segretario Generale e da Cihan Aydin, vice co-sindaco.

La giornata di domenica è proseguita con alcune visite ufficiali ai monumenti storici della città di Diyarbakir, come il Caravan Serraglio risalente al sedicesimo secolo o la Grande Moschea – esempio di architettura araba in basalto e pietra lavica e risalente al 1091 – per concludere con il raggiungimento della città di Urfa, da cui si può raggiungere il cantone di Kobane.

I media locali, tra cui 2 quotidiani di carta stampata, hanno dato ampio rilievo alla notizia della visita della delegazione sarda che è stata accolta con sentita ospitalità dalle autorità del posto.

«C’è un grande potenziale tra Sardegna e Kurdistan ed è arrivata l’ora di stringere rapporti più stretti», ha commentato durante l’incontro con l’amministrazione locale Gavino Sale, segretario di Irs. Sul diritto all’autodeterminazione c’è sintonia tra sardi e kurdi.

Lunedì la brigata sarda ha raggiunto il confine turco-siriano per incontrare Ismail Sahin e Rovda Binici, co-presidenti del partito HDP di Suruc, cittadina alle porte di Kobane. Kobane è stata negli ultimi mesi lo snodo di tutte le forze curde YPG, accorse nel Rojava siriano per combattere contro i miliziani dell’Isis.

«La straordinaria esperienza di governo comunitario che state portando avanti nell’autoproclamata autonomia democratica del Rojava, nella quale convivono etnie, culture e religioni differenti, è la risposta più alta alla teoria degli stati monoetnici o monoreligiosi». Questo il contenuto della lettera scritta dal Presidente del Consiglio sardo Gianfranco Ganau consegnata dai delegati alle autorità del più forte partito del sudest turco. «Mi auguro di potervi avere come graditi ospiti quando le vostre condizioni lo consentiranno», prosegue Ganau. Oltre alla lettera, i parlamentari sardi hanno consegnato la bandiera dei 4 mori che verrà recapitata personalmente ai co-sindaci di Kobane come segno di fratellanza e solidarietà del popolo sardo verso i curdi in lotta contro le forze del Daesh.

Anche la co-sindaco di Suruc, Zuhal Ekmez ha ricevuto i delegati. Dopo i ringraziamenti per il sostegno mostrato dalla Sardegna, la prima cittadina ha espresso la sua preoccupazione per l’ingente presenza di soldati di Erdogan – circa 30mila – lungo il confine siriano. Proprio nelle ultime due settimane il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan avrebbero minacciato un’invasione dei territori del Rojava per contrastare l’avanzata dell’Isis non curante delle eventuali conseguenze. Dopo aver sventolato la bandiera sarda alle porte di Kobane – città simbolo della lotta curda – i deputati sono stati accolti dai profughi di uno dei 6 campi presenti nei territori di Suruc, la maggior parte di loro scappati il settembre scorso verso la Turchia.

Un viaggio ricco di lezioni umane e politiche che segnano un patto di amicizia tra la popolazione curda e quella sarda. Due popoli lontani geograficamente ma che vivono con la stessa volontà il desiderio di autodeterminare la propria identità.

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E’ stata ufficializzata oggi in Consiglio regionale la costituzione del nuovo gruppo “Sovranità, Democrazia e Lavoro” e il contestuale scioglimento del gruppo “Centro Democratico Sardegna”.

Della nuova formazione faranno parte i consiglieri del Centro democratico Roberto Desini e Annamaria Busia, Augusto Cherchi e Pier Mario Manca del Partito dei Sardi (fino ad oggi componenti di “Soberania e Indipendentzia”) e Alessandro Unali di Sinistra Sarda, uscito dal Gruppo Misto. presidente del Gruppo è stato designato Roberto Desini, mentre Augusto Cherchi assumerà la carica di vicepresidente.

Cambia anche la composizione del gruppo “Soberania e Indipendentzia”. La formazione rimarrà in piedi grazie all’ingresso di Gavino Sale (Irs) e all’adesione tecnica di Eugenio Lai (Sel).

Il Gruppo Misto, invece, sarà composto da un solo consigliere: Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda).

Gavino Manca, infine, torna al gruppo Pd. Ad inizio legislatura, il presidente della seconda commissione, insieme ad Eugenio Lai, aveva dato l’adesione tecnica al “Centro Democratico Sardegna” per consentire la costituzione del gruppo consiliare.

Questa nel dettaglio la nuova composizione dei gruppi:

AREA POPOLARE SARDA:

1) Gianluigi Rubiu (presidente)

2) Giuseppino Pinna (segretario)

3) Gianni Tatti (vicepresidente)    

4) Giorgio Oppi           

PARTITO SARDO D’AZIONE

1) Angelo Carta (presidente)

2) Marcello Orrù

3) Christian Solinas

FORZA ITALIA SARDEGNA:

1) Pietro Pittalis (presidente)

2) Alessandra Zedda (vicepresidente)

3) Marco Tedde (vicepresidente)

4) Ignazio Locci (segretario)

5) Ugo Cappellacci

6) Oscar Cherchi

7) Giuseppe Fasolino        

8) Antonello Peru

9) Alberto Randazzo

10) Stefano Tunis

RIFORMATORI SARDI

 1) Attilio Dedoni (presidente)

2)  Michele Cossa (vicepresidente)

3) Luigi Crisponi

Gruppo “SARDEGNA”

1) Modesto Fenu (presidente)

2) Mario Floris

3) Edoardo Tocco

4) Paolo Truzzu

SARDEGNA VERA

1) Efisio Arbau (presidente)

2) Gaetano Ledda (vicepresidente)

3) Michele Azara (segretario) 

4) Raimondo Perra            

SEL SARDEGNA

1) Daniele Cocco (presidente)

2) Francesco Agus (vicepresidente)

3) Luca Pizzuto

SOBERANIA E INDIPENDENTZIA

1) Emilio Usula (presidente)

2) Paolo Zedda (vicepresidente)

3) Eugenio Lai

4) Gavino Sale

SOVRANITA’, DEMOCRAZIA E LAVORO

1) Roberto Desini (presidente)

2) Augusto Cherchi (vicepresidente)

3) Annamaria Busia

4) Piermario Manca

5) Alessandro Unali

PARTITO DEMOCRATICO

1) Pietro Cocco (presidente)

2) Roberto Deriu (vicepresidente)

3) Salvatore Demontis (segretario)

4) Alessandro Collu

5) Piero Comandini

6) Lorenzo Cozzolino

7) Daniela Forma

8) Gianfranco Ganau

9) Luigi Lotto

10) Gavino Manca

11) Giuseppe Meloni

12) Cesare Moriconi

13) Francesco Pigliaru

14) Rossella Pinna

15) Valter Piscedda

16) Luigi Ruggeri

17) Franco Sabatini

18) Antonio Solinas

19) Gian Mario Tendas

GRUPPO MISTO:

1) Fabrizio Anedda

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Il Consiglio ha approvato oggi il disegno di legge n. 150 “Sanzioni amministrative sui servizi di trasporto pubblico regionale e locale” e la Proposta di legge n. 235 “Modifica dell’articolo 9 della legge regionale n. 3 del 2009 (Convenzioni rinnovabili con l’Ente concerti Marialisa De Carolis di Sassari)”. 

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau con l’esame del disegno di legge 150 presentato dalla Giunta regionale “Sanzioni amministrative sui servizi di trasporto pubblico regionale”.

Nel suo intervento introduttivo, Eugenio Lai, relatore di maggioranza del provvedimento, ha ricordato che con la norma si copre un vulnus normativo nella legislazione regionale sulla materia che, non prevedendo misure sanzionatorie adeguate, ha determinato una situazione di scarso controllo sui comportamenti irregolari degli utenti.

La Giunta, con l’assessore dei Trasporti Massimo Deiana, ha espresso parere favorevole.

Il consigliere Gavino Sale (Irs) ha annunciato la presentazione di un emendamento all’art.2 con cui si prevede la possibilità di acquistare i biglietti a bordo dei mezzi.

Il presidente ha disposto una breve sospensione della seduta per consentire la formalizzazione della proposta.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha messo in votazione il passaggio agli articoli che il Consiglio ha approvato.

Successivamente l’Assemblea ha approvato tutti gli articoli della legge, dall’1 fino al 7/bis, e l’intero provvedimento con 31 voti a favore ed uno contrario. Il Consiglio ha respinto un emendamento presentato all’art.2 dal consigliere Gavino Sale (Irs) con cui si prevedeva la possibilità per gli utenti di acquistare i biglietti a bordo dei mezzi. Approvati invece un emendamento all’art. 4 proposto dal consigliere Marco Tedde (Forza Italia) che introduce alcune distinzioni fra sanzioni penali ed amministrative, ed all’art. 6 a firma Paolo Truzzu (FdI) che prevede l’utilizzo del gettito delle sanzioni per interventi sulla mobilità urbana e, in particolare, per quella familiare attraverso l’utilizzo di biglietti impersonali.

Il presidente del Consiglio ha poi aperto la discussione sul secondo punto all’ordine del giorno la proposta di legge n. 235, sottoscritta da tutti i gruppi consiliari, “Modifica dell’articolo 9 della legge regionale n. 3 del 2009 (Convenzioni rinnovabili con l’Ente concerti Marialisa De Carolis di Sassari)”.

La norma, presentata da tutti i capigruppo attraverso la procedura d’urgenza prevista dall’articolo 102 del Regolamento, pone rimedio a un errore contenuto nella Legge Finanziaria 2015 che stanziava oltre 6,5 milioni di euro per gli operatori dello spettacolo ma, di fatto, destinava il 70% delle risorse al “De Carolis”. Con la correzione si stabilisce che il contributo a favore dell’Ente concerti non possa superare i 700mila euro all’anno, liberando le risorse rimanenti a favore degli altri soggetti beneficiari.

Il consigliere regionale di Forza Italia, Marco Tedde, è intervenuto per precisare che questa proposta di legge è arrivata oggi in aula grazie al senso di responsabilità dei capigruppo, «ma che si tratta di rimediare a un errore commesso in Finanziaria e non di un effetto distorsivo». Tedde si è lamentato anche del modus operandi della maggioranza che stravolge spesso i testi di legge una volta arrivati in aula, utilizzando emendamenti sostitutivi parziali o totali. L’esponente della maggioranza ha anche chiesto di verificare se l’emendamento presentato alla proposta di legge fosse ammissibile. Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, ha spiegato al collega che si è trattato di un errore, ma in assoluta buona fede.

Il presidente ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato con 36 voti a favore e un contrario.

Il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 1 e sull’emendamento. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha chiesto al presidente di valutare con gli uffici l’ammissibilità dell’emendamento.

L’emendamento 1 aggiunge dopo l’articolo 1 l’articolo 1 bis “Modifiche alla legge regionale n. 5 del 2015” che prevede che “Il termine di cui all’articolo 5, comma 18, della legge regionale 9 marzo 2015, n. 5 (legge finanziaria 2015) è spostato al 31 dicembre 2014”.  Il comma dell’articolo 5 della Finanziaria stabiliva invece che  “Le disposizioni dell’articolo 33, comma 3 bis, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE), e successive modifiche ed integrazioni, si applicano alle gare indette successivamente alla data del 1° luglio 2015”.

Il presidente ha sospeso la seduta e convocato la conferenza dei capigruppo. Al rientro in aula, il presidente ha comunicato che la conferenza dei capigruppo ha proposto un emendamento orale eliminando il termine del 31 dicembre e sostituito con le parole «differito al termine della Legge di Stabilità nazionale».

L’Aula ha accettato l’emendamento orale. In rapida successione è stato approvato l’articolo 1 con 32 sì e 2 no, l’emendamento n. 1  con 32 sì e un no, e l’articolo 2 con 33 sì e un no. Il presidente ha poi messo in votazione la legge che è stata approvata con 37 voti a favore e uno contrario.

Il presidente ha poi dato la parola al consigliere di Alleanza popolare sarda, Giorgio Oppi, per l’illustrazione della mozione 157 (Oppi e più) «sul mancato finanziamento regionale delle borse di studio ai neolaureati sardi per l’accesso alle scuole di specializzazione medica per l’anno accademico 2014/2015».

Oppi ha aperto il suo intervento ricordando all’Aula lo stato di abbandono politico e culturale in cui la maggioranza sta lasciando la sanità sarda. «L’argomento della mozione di oggi è esemplare: una precisa, cristallina volontà politica della Giunta regionale impedisce ai giovani medici sardi di avere le borse di studio – ha affermato – per completare il corso di studi e inserirsi con vantaggi personali e soprattutto per la collettività in un efficiente sistema sanitario». Oppi ha poi ripercorso la storia delle borse di studio regionali dall’istituzione (Oppi era allora assessore alla Sanità). «Da quando le borse regionali sono state istituite nel 1992 noi abbiamo sempre erogato una quantità di risorse direi decorosa e un numero adeguato alle richieste delle Università sarde. Nel 1997 la Regione stanziò circa due miliardi di lire e così negli anni successivi, un milione e 90mila euro nel 2001, quasi un milione e mezzo nel 2013, sino ai 3 milioni e 425mila euro nel 2012». Oppi ha poi proseguito spiegando che, da assessore, ha sempre verificato con i presidi delle facoltà di Medicina di Cagliari e Sassari le reali esigenze. L’esponente della minoranza ha poi evidenziato che quando ha governato il centrodestra le borse di studio per i medici aumentavano, mentre «quando governate voi professori le borse per i vostri studenti diminuiscono, fino al capolavoro di quest’anno». Oppi ha poi accusato la Giunta di aver inviato la lettera al Miur dopo la scadenza del termine e ora si vuole rimediare con 600mila euro per appena 24 borse tra Cagliari e Sassari. Il relatore ha anche spiegato che il governo Renzi non ha finanziato le specializzazioni dei non medici, «tanto che Ortodonzia non ha potuto avviare il primo anno della scuola perché non è stato bandito il concorso». Poi rivolgendosi agli assessori Paci e Arru ha affermato: «Avete causato un grave danno alla sanità dell’isola, per volontà o per incompetenza».  Oppi ha poi attaccato la Giunta per quanto riguarda i trapianti, affermando che dal «primo gennaio a oggi sono stati realizzati 11 trapianti di rene e 7 di fegato: il minimo storico dal 1989». L’esponente del centrodestra non ha infine risparmiato il San Raffaele di Olbia: «Gli unici lavori che sono stati compiuti riguardano la pulizia delle erbacee in funzione antincendio. Nessun cantiere, nessuna attività, nonostante i lavori dovrebbero finire entro un anno e mezzo al massimo due». Per Oppi destinare 56 milioni per anno al Mater Olbia è una scelta «miope e avventata».

Il consigliere ha poi parlato delle lunghissime liste d’attesa per l’oncologia urologica: «300 pazienti in attesa di intervento per tumore alla vescica, prostata, rene e surrene».

In conclusione Oppi ha chiesto  chiarimenti sul buco della sanità, «arrivato a 500 milioni di euro» e ha esortato la Giunta a fare un cambio di passo.

Il consigliere del gruppo Sardegna, Paolo Truzzu, ha illustrato i contenuti della mozione n. 158 «sulle ragioni del mancato finanziamento regionali dei contratti di formazione medico-specialistica per l’anno accademico 2014/2015». L’esponente della minoranza ha evidenziato l’emergere di due problemi: «Il primo – così ha detto Truzzu – è rappresentato dall’errore della giunta relativo al mancato finanziamento delle borse per gli specializzandi in medicina, e il secondo è invece rappresentato dal tentativo di nascondere la gravità della situazione creatasi». «Trionfano le promesse non mantenute e le bugie», ha dichiarato il consigliere di Fratelli d’Italia, rimarcando il concetto che «senza le borse per gli specializzandi la laurea in medicina è praticamente inutile». Paolo Truzzu ha quindi ricordato come nel recente passato la Regione abbia sempre finanziato con proprie risorse le borse di studio per l’accesso alle scuole di specializzazione delle facoltà di Medicina e Chirurgia degli atenei di Cagliari e Sassari. «Nel 2014 – ha evidenziato il consigliere – il fabbisogno di medici era di 328 unità e le borse di specializzazione finanziate con risorse nazionali erano 160 mentre quelle a stanziamento regionale erano 102, quest’anno il fabbisogno di medici è pari a 300 unità,  le borse nazionali sono 192 e quelle regionali uguali a zero». «La Giunta regionale – ha spiegato Truzzu – taglia del 30% mentre la Puglia incrementa del 24%».

Il consigliere della minoranza ha quindi ripercorso le tappe della vicenda («non siamo di fronte ad un incidente di percorso») ed ha affermato che il mancato finanziamento delle borse per gli specializzandi «rappresenta una precisa scelta fatta dalla Giunta». Truzzu ha quindi criticato con asprezza la condotta dell’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, («ha detto bugie prima in commissione Bilancio e ha proseguito con comunicati stampa e interviste») ed ha denunciato il successivo tentativo dell’assessore di scaricare le responsabilità dell’accaduto prima sul suo collega di Giunta, Luigi Arru, e poi sull’intero Consiglio, reo – a suo dire – di aver approvato il Bilancio.

Il consigliere del gruppo Sardegna ha concluso con l’invito alla Giunta «perché ponga immediatamente rimedio ai danni causati dal mancato finanziamento delle borse di studio per l’accesso alle scuole di specializzazione» e con l’invito alle dimissioni all’indirizzo dell’assessore Paci («non è capace neppure di dire una bugia credibile e farebbe  meglio a tornare alla sua professione»).

Il capogruppo del Centro Democratico, Roberto Desini,  ha illustrato l’interpellanza n. 130, sottoscritta insieme alla sua collega di gruppo e di partito, Anna Maria Busia, «sulle ragioni del mancato finanziamento regionale di contratti di formazione medico specialistica per l’anno accademico 2014/2015, in aggiunta a quelli finanziati con risorse statali e sulle azioni attivate in merito».

L’esponente della maggioranza si è detto “imbarazzato” nell’argomentare «l’errore grave commesso dalla Giunta con il mancato finanziamento delle borse per gli specializzandi». Desini ha quindi ricordato la recente norma approvata con urgenza dal Consiglio regionale «per consentire agli studenti sardi il superamento dei gap che li separa dai loro colleghi della penisola». «Abbiamo proceduto con urgenza lo scorso 7 maggio – ha proseguito Desini – perché il bando era in scadenza per la fine del mese ma con sorpresa abbiamo appreso successivamente della mancata copertura delle borse di studio per gli specializzandi medici».

«Riconoscere gli errori – ha dichiarato il capogruppo della maggioranza – è un gesto di umiltà che denota maturità e rivolgo dunque l’invito all’assessore e alla giunta perché ricerchino le opportune soluzioni al problema evidenziato nell’interpellanza». Desini ha dunque concluso evidenziando «il perdurare di situazione di spreco nella sanità sarda, anche dopo la nomina dei commissari da parte della maggioranza».

Il consigliere di Irs, Gavino Sale (Gruppo Misto), si è detto “doppiamente imbarazzato” per il mancato finanziamento delle borse per gli specializzandi ed ha ricordato di essere il primo firmatario della legge per agevolare gli specializzandi sardi nell’accesso alle borse di studio. «Sono impossibilitato a difendere la giunta che mi rappresenta», ha proseguito Sale, «ed è stato commesso un errore ingenuo che deve trovare opportune e immediate soluzioni». «Errori che sono causa di danni inaccettabili e incomprensibili – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – visto che la sanità sarda continua a bruciare oltre tremila milioni di euro l’anno mentre nel bilancio non ci sono tre milioni di euro per gli specializzandi in medicina». «Stiamo regalando 56 milioni agli arabi e nella Sanità stiamo facendo politiche di destra favorendo la sanità privata – ha concluso Gavino Sale – prima di rivolgere “una supplica e un appello” alla Giunta perché si risolva il problema ed ha terminato il suo intervento preannunciando “per coerenza” il voto a favore delle mozioni dell’opposizione «nonostante sia lontano anni luce dal centrodestra».

Il consigliere  Marco Tedde (Fi) ha definito il mancato finanziamento delle borse di studio per l’accesso alle scuole di specializzazione per i medici “un brutto pasticciaccio” ed ha ripercorso le varie fasi della vicenda fino a quello che Tedde ha definito «un rimpallo di responsabilità tra assessori e il tentativo dell’assessore Paci di scaricare le responsabilità sull’assessore Arru e sull’intero Consiglio».  «Uno scaricabarile indecoroso», ha affermato l’esponente della minoranza che ha invitato l’esecutivo e la maggioranza «a non far finta che niente sia accaduto». Tedde ha concluso  ricordando in tono polemico le dichiarazioni programmatiche del presidente Pigliaru a proposito del ruolo dell’università e dell’importanza della ricerca: «Alla luce dei fatti sono solo parole scritte sul vapore acqueo».

Ha quindi preso la parola il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha rimarcato l’esigenza di chiarire una volta per tutte i rapporti tra la Regione e l’Università per capire dove vadano a finire le risorse messe a disposizione dal bilancio regionale.

Sul mancato finanziamento delle borse di studio per la specializzazione dei giovani medici, Dedoni ha puntato l’indice contro la Giunta: «Si dà la colpa al Ministero – ha affermato il capogruppo dei Riformatori – credo invece che il problema sia più serio e riguardi la finanza regionale,  se non ci sono entrate non possono esserci uscite. La Giunta ha rinunciato ai ricordi contro lo Stato nella vertenza entrate, tra poco avremo ancora meno risorse da spendere».

Pietro Cocco, capogruppo del Pd, ha respinto duramente le accuse rivolte alla Giunta. «Chi ha parlato non è un ignaro passante, né una verginella, oggi si dovrebbe discutere di borse di studio e si parla invece di sanità facendo la morale all’esecutivo e alla maggioranza di centrosinistra. Ho sentito parole inaccettabili da chi ha avuto un ruolo importante nella sanità lasciando una pesante eredità». Cocco ha quindi ricordato i quasi 400 milioni di euro di disavanzo del sistema sanitario isolano a cui la maggioranza cerca di mettere rimedio.

«La vicenda delle borse di studio è invece importante e va chiarita – ha concluso Pietro Cocco – gli assessori lo faranno, la minoranza abbia un po’ di pudore prima di dispensare consigli. La gente vi conosce e sa come avete gestito la sanità, non avete diritto di parola su questa questione».

E’ quindi intervenuto l’assessore alla Sanità Luigi Arru a nome della Giunta regionale.

Arru ha ricordato che la legge sulle scuole di specializzazione è cambiata. «Oggi sono previste solo scuole di specializzazione nazionali. Nel 2015 sono state finanziate 6.000 borse di studio per la Sardegna, rimangono scoperte 24 borse di studio. Siamo dispiaciuti ma non è accettabile sentir parlare di disastro della medicina sarda».

L’assessore ha poi rimarcato la pesante eredità lasciata dal centrodestra: «La Sardegna è l’ultima regione d’Italia sull’appropriatezza dei ricoveri. Siamo ultimi anche nella prevenzione. Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari) dice che abbiano una quantità innumerevole di piccoli ospedali che fanno ogni tipo di intervento. Per la prima volta si parla di governance. Vogliamo applicare la riforma “Balduzzi”, la cui mancata applicazione da parte della precedente Giunta regionale ha creato un danno di 250 milioni di euro per la mancata programmazione».

Arru ha poi assicurato il rifinanziamento delle 24 borse di studio rimaste scoperte con un milione di euro recuperato dal bilancio regionale. L’esponente della Giunta Pigliaru ha poi difeso a gran voce l’operato del suo assessorato: «Stiamo cercando di riportare gli ospedali Oncologico, Brotzu e Microcitemico alla qualità originaria. Non è vero che stiamo dando 53 milioni alla sanità privata (San Raffaele) ma stiamo cercando di ridurre i costi della mobilità esterna. I soldi saranno dati per attività controllate dalla Regione Sardegna».

Stesso discorso sul fronte della prevenzione: «42 milioni per l’attività di screening oncologico consentono di porre rimedio alle liste d’attesa – ha detto Arru – siamo inoltre tra le prime regioni italiane che supereranno lo scandalo degli ospedali psichiatrici giudiziari».

Al termine del suo intervento, l’assessore ha poi sottolineato l’importanza dell’istituzione di un Tavolo per la sclerosi multipla, malattia che in Sardegna colpisce circa 5000 persone. Rivolgendosi ai consiglieri di maggioranza Arru ha rivolto loro un invito alla “ponderazione”: «Può esserci sfuggito qualcosa ma non facciamoci del male – ha concluso Arru – non è vero che stiamo chiudendo i piccoli ospedali. Siamo impegnati in una battaglia difficilissima: garantire il diritto alla salute a tutti i sardi».

Il consigliere Giorgio Oppi (Area popolare Sardegna), primo firmatario della mozione, ha ribadito di essersi attenuto ai dati della realtà mentre, per quanto riguarda i buchi nei conti della sanità «il tetto massimo è stato raggiunto nel 2005 con il centro sinistra e, nello specifico, dal 2009 al 2014 sono state erogate 520 borse di studio per un controvalore di 13 milioni e quest’anno siamo a zero: i dati sono inoppugnabili». Ho citato, ha ricordato ancora Oppi, «circostanze precise, come quelle relative ai reduci degli ospedali psichiatrici collocati a San Gavino; occorre sapere che contratti sono stati stipulati perché ci sono molti aspetti non del tutto chiari, così come occorre chiarezza su alcune figure di commissari senza requisiti previsti dalla legge ed infine è necessario verificare cosa succederà nel 2018 con il San Raffaele, perché 56 milioni previsti per quella struttura andranno suddivisi anche con le aziende private, quindi o cade l’uno o cade l’altro».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi), proponente della seconda mozione, ha detto che «dopo aver ascoltato i colleghi Desini e Sale sarebbe stato lecito attendersi un po’ più di umiltà dal capogruppo del Pd e dall’assessore Arru; in realtà è stato compiuto un errore che poi si è voluto nascondere, anzi si sta verificando che di questo errore non ne risponderà nessuno». Sui numeri, ha osservato Truzzu, «si dice che le borse sono 238 ma in questo numero sono comprese quelle degli atenei federati con gli atenei sardi, al netto sono 192 e forse anche di meno e non ci si può nascondere dietro il dito: saranno nettamente meno di quelli degli anni passati, nel bilancio siamo da 2.5 milioni a zero e dal ministero non arriveranno deroghe». Quindi, ha auspicato il consigliere di Fdi, «è giusto che maggioranza e Consiglio prendano il coraggio di mettere risorse in grado di recuperare gli errori del passato; ai ragazzi che resteranno senza specializzazione, però, interessa poco il discorso generale sulla sanità ma invece sanno benissimo che hanno perso un anno e saranno costretti a fare guardie mediche, sostituzioni o viaggi di lavoro all’estero, se di fronte a tutto questo l’assessore Paci avesse un briciolo di dignità si dovrebbe dimettere».

Il consigliere Roberto Desini (Centro democratico), ha dichiarato che «le risposte all’interpellanza mi spingono a prender atto di un dato di realtà relativo a quest’anno in cui non saremo in grado di dare risposte a dimostrazione del fatto che, spesso, la politica non ha la capacità di ascoltare le reali esigenze dei cittadini; mi dissocio fermamente, invece, dagli interventi dei consiglieri di centro destra soprattutto se riferiti alla sanità, avremo altre occasioni di dimostrare la qualità della nostre proposte proseguendo sulla linea tracciata dalla legge 23 e mi auguro che si ritrovi la capacità di mettere rimedio agli errori commessi in questa circostanza a partire dalla prossima finanziaria».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione la mozione n. 57 (Oppi e più).

Per dichiarazione di voto, il consigliere del Centro democratico Roberto Desini ha ricordato che dopo che il consigliere Sale ha dichiarato di sentirsi lontano anni luce dal centro destra, per quanto lo riguarda la distanza è ancora maggiore: «Per questo voterò contro pur confermando le motivazioni della mia interpellanza».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha espresso invece parere favorevole, prendendo atto «della ennesima declinazione dei soliti principi di diversità morale vantanti della sinistra negli ultimi 30 anni, una superiorità che non esiste come hanno dimostrato i fatti; la realtà è che quest’anno gli specializzandi sardi non avranno risposta e che sono stati respinti anche gli emendamenti presentati a suo tempo in sede di finanziaria».

Sempre per Forza Italia, il vice capogruppo Marco Tedde ha definito «singolare che coloro che propongono una interpellanza uguale alle mozioni poi si dividano al momento del voto con argomentazioni che non reggono; la verità è che si è voluto eludere il problema con una cortina di fumo sui problemi generali della sanità ma non si può amministrare con la testa rivolta all’indietro, bisogna pensare a quello che accede adesso e a quello che accadrà in futuro». L’assessore Arru, ha proseguito Tedde, «è riuscito a prendere il barile che gli ha scaricato addosso l’assessore Paci scaricandolo a sua volta in altre direzioni, ma qualche consigliere del centrosinistra non si è accorto che il barile gli è arrivato in testa: quello che bisogna fare è dire come si copre il buco degli specializzandi perché il problema deve essere risolto qui e ora».

Il consigliere Augusto Cherchi (Soberania-Indipendentzia), dopo aver annunciato il voto contrario alla mozione, ha rilevato che «in Aula si è parlato un po’ di tutto; va respinta la richiesta di dimissioni di Paci formulata da Truzzu e va affermata l’onestà morale etica e politica di tutti noi ma, detto questo, bisogna riconoscere che i mali della sanità vengono da lontano come dice anche la Corte dei Conti con numeri peraltro diversi da quelli del consigliere Oppi». Sulle scuole di specializzazione, ha aggiunto Cherchi, «probabilmente c’è stata una disattenzione e personalmente sono proonto anche a sottoscrivere la mozione di Truzzu nella parte in cui si prevede l’impegno ad intervenire l’anno prossimo per sanare buco di quest’anno».

Il consigliere di Irs Gavino Sale ha ricordato in apertura che «la nostra proposta di legge nasceva dalla necessità di correggere una norma del centro destra che sostanzialmente apriva all’inserimento di specializzandi non sardi in Sardegna; ora siamo all’anno zero della riforma sanitaria e questo è un colossale errore, non voterò col centro destra ma uscirò dall’Aula».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha ribadito il voto favorevole ad entrambe le mozioni. Potrei ritornare al passato, ha detto, «ma evito di farlo, dico solo se un provvedimento del genere lo avesse fatto un assessore del centro destra sarebbe stato spellato in piazza; qui non è il problema dell’errore ma della bugia ripetuta in commissione e in dichiarazioni pubbliche, della credibilità politica ed istituzionale di un membro della Giunta, un problema che c’è tutto e non può essere eluso evitando anche di accogliere le proposte costruttive dell’opposizione».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha manifestato apprezzamento per l’intervento del consigliere Oppi «che ha messo il dito sulla piaga ed anche per il coraggio di alcuni consiglieri della maggioranza che hanno indicato un malessere più profondo del fatto specifico; arriverà il momento di scelte molto complesse e perciò se maggioranza e minoranza condividono nella sostanza sulla necessità di correggere un errore evidente, ci si può fermare con un ordine del giorno che preveda un impegno comune, nessuno ci perde e nessuno ci guadagna».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni è dell’avviso invece che «il discorso vada allargato rispetto a quello delle borse di studio come sarà dimostrato da altri successivi passaggi consiliari; bisogna stare poi molto attenti ad esprimere giudizi sommari sulle eredità del deficit sanitario attribuendo certe paternità secondo convenienza perché andando indietro troveremo bel altri nomi e ben altre tracce, risalenti almeno a 30 anni fa; detto questo, dobbiamo risolvere il problema che abbiamo di fronte e possiamo farlo solo se tutti ci assumiamo un impegno».

Il consigliere Luca Pizzuto ha dichiarato il voto contrario del gruppo Sel alle due mozioni presentate dai consiglieri della minoranza ed ha respinto al mittente «le accuse arrivate dai banchi dell’opposizione insieme con la richiesta di dimissioni rivolta all’assessore Raffaele Paci».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta ha dichiarato voto favorevole ed ha evidenziato che il dispositivo della mozione n.157 esplicita le volontà espresse anche dall’assessore Luigi Arru nel corso del suo intervento di replica in ordine agli stanziamenti per le borse di specializzazione dei medici e all’intervento presso il ministero.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato il voto a favore ed ha definito il dibattito “surreale”. «La maggioranza ammette  che il problema esiste – ha spiegato il consigliere della minoranza – e che gli assessori hanno sbagliato ma poi il capogruppo del Pd, Pietro Cocco mette in riga il malpancisti e assistiamo a capriole e a scuse risibili per giustificare cambi di rotta e di voto».

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione la mozione n. 157 (Oppi e più) che non è stata approvata con 19 voti a favore e 29 contrari.

Il presidente Ganau ha quindi comunicato la decadenza (per effetto della mancata approvazione della mozione 157) dei punti 1 e 2 della mozione n. 158 (Truzzu e più) ed ha ricordato che la “censura” in essa contenuta va votata per appello nominale.

Paolo Truzzu (FdI), primo firmatario della mozione n. 158, ha quindi annunciato il ritiro del documento di censura all’assessore Paci.

Il consigliere, Augusto Cherchi (Pds-Soberania e Indipendentzia), ottenuta la parola per un intervento sull’ordine dei lavori ha ricordato la ricorrenza della “Battaglia si Sanluri” per riaffermare i valori della libertà e il diritto all’autodeterminazione del popolo sardo.

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la convocazione della Quinta commissione per domani alle 10 ed il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato l’’indisponibilità dei consiglieri del suo gruppo a concedere deroghe sui tempi di convocazione delle commissioni e dell’Aula, mentre il consigliere di “Area popolare sarda”, Giorgio Oppi, ha invitato il Consiglio a procedere con la commemorazione del già presidente della Regione, Giovannino Del Rio, scomparso di recente.

Il presidente Gianfranco Ganau ha dichiarato conclusi i lavori ed ha annunciato che il Consiglio sarà convocato al domicilio.

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«La Sardegna deve avviare il percorso già completato da alcune Regioni a Statuto speciale come il Trentino-Alto Adige ed il Friuli-Venezia Giulia, negoziando con lo Stato attraverso specifiche norme di attuazione contenute nel nostro Statuto  il trasferimento delle competenze e delle risorse relative alla gestione della rete stradale.»

Lo ha affermato il consigliere regionale dei Rossomori Paolo Zedda, illustrando il contenuto di una mozione, sottoscritta anche da consiglieri di altre forze politiche, che punta in sostanza alla regionalizzazione dell’Anas.

«Siamo convinti – ha aggiunto Zedda – di poter dimostrare ai Sardi che siamo in grado di assicurare una gestione migliore di questo bene pubblico, sia per quanto riguarda la progettazione che per la qualità delle opere e la manutenzione, esercitando in pieno i poteri di autogoverno che ci derivano dallo Statuto, anche per recuperare il gap infrastrutturale che ci separa dalle altre Regioni.»

«La nostra iniziativa – ha sostenuto il consigliere Emilio Usula di Soberania-Indipendentzia – non è un salto nel buio né contro qualcuno, è invece coerente con la nostra visione federalista del governo, attraverso la quale vogliamo cambiare in modo radicale la situazione esistente: quella di una rete stradale in pessime condizioni con pesanti ricadute negative su tutto il sistema economico e, in particolare, sulla nostre zone interne».

La gestione diretta della rete stradale sarda, a giudizio del consigliere dell’Irs Gavino Sale, «è un punto fondamentale e qualificante  della nostra azione di governo; abbiamo cominciato con la sanità e la continuità territoriale e, dopo le strade intendiamo proseguire, con l’agenzia sarda delle entrate, il ricalcolo della bolletta energetica ed il trasferimento nell’Isola della sede legale delle aziende che operano sul territorio regionale; il nostro obiettivo, inoltre, non è solo quello di gestire in Sardegna beni e servizi di interesse pubblico ma anche quello di individuare nuove risorse per migliorarne la qualità e l’efficienza». «In materia di strade e di altri servizi essenziali come i rifiuti – ha proseguito Sale – subiamo un danno di immagine gravissimo che penalizza il nostro sviluppo.»

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Il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno della maggioranza sulla realizzazione di una linea di termovalorizzazione presso il sistema dei rifiuti di Macomer-Tossilo.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la mozione n.126 (Crisponi e più) «in merito agli intendimenti della Giunta regionale sull’attività di gestione dei rifiuti presso il sito di Tossilo e sul potenziamento delle linee di incenerimento». Per l’illustrazione della mozione il presidente ha dato la parola al primo firmatario, il consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi.

Nel su intervento, Crisponi ha ripercorso le tappe principali della «tribolata vicenda del progetto Tossilo per la realizzazione di una nuova linea termo da 30 mw, che fra poco si concluderà con la conferenza di servizi presso la provincia di Nuoro in cui sarà rilasciata l’Aia (autorizzazione integrata ambientale) per l’autorizzazione all’esercizio dell’impianto». Avevamo chiesto di discutere questa mozione in tempi rapidi, ha aggiunto Crisponi, «e, purtroppo, sono passate sei settimane, vanificando molte istanze arrivate da quel territorio e lasciando aperti tanti interrogativi, in materia di tutela della salute, dell’utilizzo di ingenti risorse pubbliche per un progetto che nasce vecchio all’interno del Piano regionale di ben due legislature fa, della mancata discussione preventiva, delle difficoltà nella consultazione della delibera della Giunta, della riservatezza invocata dai progettisti per non meglio precisati segreti industriali, della corsia preferenziale seguita secondo alcune associazioni, del mancato intervento dell’assessorato alla sanità, anche per una indagine sulla pericolosità dell’impianto che potrebbe contaminare i pascoli e la filiera produttiva del Marghine». Molti interrogativi, insomma, che secondo Crisponi impongono «l’assunzione di una posizione chiara rispetto a come si vuole procedere per  avviare la realizzazione di questo progetto e, soprattutto, alla volontà di avviare un contraddittorio sereno con esperti della materia ed uno studio per individuare alternative alla termo-distruzione nel quadro delle direttive emanate dalla commissione europea fin dal 2008 che fissa precisi target per il 2020, ormai già dietro l’angolo; forse dietro questa vicenda hanno operato alcuni cerchi magici che vogliono fermare il calendario al 2008».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha affermato all’inizio che «sarebbe stata preferibile la presenza del presidente Pigliaru, data la rilevanza del tema per la comunità regionale». Noi, ha chiarito Tedde, «abbiamo una posizione laica e non strumentale, vorremmo dare il nostro contributo per armonizzare il diritto alla salute con le esigenze dell’economia e della produzione; un equilibrio sul quale dentro la Giunta e la maggioranza ci sono posizioni molto articolate e differenti (è la democrazia e non ci scandalizziamo), c’è dibattito forte anche all’esterno e ci sono grandi interessi in gioco». «Sul piano dei dati – ha continuato Tedde – gli atti del procedimento parlano di una potenzialità di 60.000 tonnellate mentre sappiamo che è aumentata la quantità di raccolta differenziata in ambito regionale e ancora di più in quel territorio, con punte fino al 60%; rispetto a questo il conferimento sarebbe ridotto nell’ordine di 45.000 tonnellate, quindi inferiore alla capacità dell’impianto e negativo su costi di gestione». C’è poi da tener conto, ha osservato ancora Tedde, «delle proteste dell’opinione pubblica protesta sia sul piano procedurale che dei contenuti e si paventa la contaminazione di vaste aree con grave pericolo per filiera agro alimentare; è vero che dal 2008 sono cambiate molte cose e la differenziata è cresciuta forse a livello inimmaginabile, ma una riflessione si impone purchè non sia burocratica e strumentale, per coinvolgere tutte le sensibilità e verificare strade alternative, anche perché nel programma di governo del presidente Pigliaru si parlava di obiettivo rifiuti zero per arrivare al riciclo del 100% dei rifiuti urbani».

Il consigliere Lorenzo Cozzolino (Pd) ha dichiarato che siamo di fronte al tipico scenario fra favorevoli e contrari che sempre accompagna il dibattito sui temi dello sviluppo sostenibile. Nello specifico, ha ricordato Cozzolino, «c’è la richiesta di valutare con attenzione le ricadute per la salute pubblica nel territorio del Marrghine, problema su cui nessuno può abbassare il livello di guardia o accettare compromessi; su questo va ricordato che la Giunta, e non da oggi, ha mostrato grande attenzione, correttezza e trasparenza ed anche sull’economicità intervento ci sono polemiche forti con dati che testimoniano il calo della produzione dei rifiuti in quel territorio». «Se questa è la sola chiave di lettura – ha avvertito Cozzolino – la concezione è miope perché limitata a parametri parziali mentre il territorio regionale va visto nel suo insieme in cui ciascuno eserciti un ruolo attivo nelle politiche regionali di settore, che fra l’altro prevedono il blocco di nuovi inceneritori senza aver prima potenziato quelli esistenti, in un’ottica di contenimento delle emissioni e della produzione di energia». «Si tratta – ha aggiunto il consigliere del Pd – di una filosofia compatibile con l’intervento anche per i lavori di adeguamento dell’impianto, in cui i rifiuti passano da scarto a prodotto economico con ricadute positive su tutto il sistema pubblico, senza pericoli per la salute, sullo schema di esperienze già avviate, ad esempio, sia a livello nazionale che in Germania che acquista rifiuti dall’esterno, superando il sistema delle discariche, queste sì molto pericolose».

Il consigliere Augusto Cherchi (Soberania-Indipendetzia) ha messo l’accento sul fatto che «il problema ha assunto valenza strategica, non solo per la tendenza consolidata a ridurre l’impatto ambientale per andare verso una economia sostenibile incoraggiando il riciclo». «Tutti d’accordo – ha sostenuto – sulla differenziata ed il riuso dei materiali ed è vero che si è perso tempo, tenendo presente anche che fino a qualche anno fa bisognava raggiungere il 75% della differenziata entro 2012 mentre ora appena sopra al 50%». Il problema, a questo punto, consiste secondo Cherchi nel capire come si possa arrivare «ad uno scenario virtuoso in tempi ragionevolmente stretti per trovare alternative praticabili alla termovalorizzazione; resta in altre parole il problema di cosa fare adesso,riconoscendo che per un certo numero di anni si dovrà incenerire nella maniera migliore possibile e con le più ampie garanzie possibile; sotto questo profilo è utile ricordare che il nuovo impianto abbatte in modo importante tutte le tipologie di emissioni, la sostenibilità va sempre verificata e migliorata ma a condizione che il sistema sardo venga visto in modo unitario perché salute è problema unitario». «La riflessione – ha concluso Cherchi – vada estesa anche ad altri siti con un nuovo piano regionale rigoroso dal punto di vista scientifico ed ambientale ma calato nella realtà, evitando di cadere nel facile populismo».

Ha quindi preso la parola il consigliere del Pd Salvatore Demontis che ha subito rimarcato la necessità di inquadrare la questione dell’inceneritore su un piano generale. «Le direttive europee – ha detto Demontis – indicano il percorso per una gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti: 1) raccolta differenziata, che in Sardegna ha superato il 50%; 2) riutilizzo dei residui; 3) produzione di energia attraverso la termovalorizzazione. L’alternativa a queste indicazioni è la discarica, molto più dannosa e pericolosa. La costruzione di un nuovo termovalorizzatore è quindi inevitabile».

Demontis ha poi manifestato alcune perplessità sull’impianto da realizzare a Tossilo: «Si tratta di un progetto ereditato dalla precedente Giunta regionale, non capisco perché si debbano utilizzare denari pubblici per la costruzione di un termovalorizzatore, in tutto il mondo si realizzano con investimenti privati. I 42 milioni di euro li avrei utilizzati per compensare le popolazioni del territorio, ma questa è una scelta della precedente amministrazione».

Stefano Tunis (Forza Italia) si è detto stupito per «l’inusuale decisionismo da parte dell’esecutivo sull’impianto di Tossilo».

Il consigliere azzurro ha avanzato dubbi sulla validità della scelta: «E’ vero che le nuove tecnologie consentono di controllare le emissioni ma questo avviene quando si tiene in temperatura l’impianto, altrimenti si ottiene il risultato contrario. La quantità di rifiuti prodotti non è sufficiente a tenere l’inceneritore a regime, potrebbe essere necessario bruciare oli o altri combustibili con conseguente aumento dei costi di gestione».

Tunis ha quindi sollecitato la Giunta a dare una risposta seria sull’argomento: «Non può essere taciuto quali sono le conseguenze che i cittadini dovranno aspettarsi, non solo in materia di salute pubblica, ma in termini economici e di gestione territoriale dei rifiuti».

Daniela Forma (Pd) ha espresso forti perplessità sull’utilità di un ampliamento dell’inceneritore. «Della necessità di intervenire su Tossilo si discute da più di un decennio – ha detto Forma – la situazione però è cambiata profondamente grazie all’aumento esponenziale della raccolta differenziata. Nel 2003 si conferivano a Tossilo 85mila tonnellate di rifiuti, oggi ne arrivano poco più di 27 mila. Prima se ne bruciavano 37mila, attualmente poco più di 17mila. L’intervento previsto è sovradimensionato».

Forma ha quindi avanzato una proposta alternativa: «Invece di una nuova linea di incenerimento costruiamo a Tossilo impianti per il riutilizzo dei rifiuti che consentano di dismettere l’inceneritore e valorizzare altri settori come l’agroalimentare».

Secondo Luigi Lotto (Pd) la questione andava affrontata prima. «Oggi il dibattito non serve a nulla, si sarebbe dovuto affrontare sei anni fa nel momento in cui si stanziarono i fondi per l’opera e si approvarono i progetti esecutivi – ha detto Lotto – se esiste una motivazione valida per bloccare il progetto lo si dica, altrimenti non si può fare un dibattito politico a babbo morto. La discussione è inutile, rischiamo di dare la sensazione ai cittadini che vivono in quei luoghi che li vogliamo fregare». 

Il capogruppo del Centro Democratico Roberto Desini ha sottolineato la necessità di discutere in modo laico sul tema dello smaltimento dei rifiuti. «La realtà è che le discariche presenti in Sardegna sono quasi colme, hanno un’autonomia di 2 anni e mezzo». 

Desini ha poi invitato il Consiglio a mettere mano a un nuovo Piano dei rifiuti che individui una tariffa unica regionale per lo smaltimento: «Non capisco perché i centri virtuosi debbano pagare di più rispetto a chi non raggiunge livelli di raccolta differenziata accettabili – ha detto Desini – altra questione riguarda i costi: perché non ci si interroga sul fatto che con un termovalorizzatore pubblico si pagano 240 euro a tonnellata contro i 100 dei privati?».

Il consigliere di “Area popolare sarda”, Giorgio Oppi, è intervenuto per chiarire – così ha affermato – alcuni aspetti emersi nel corso del dibattito, in considerazione del ruolo di assessore dell’Ambiente ricoperto nella precedente legislatura. «Il revamping dell’impianto di Tossilo – ha dichiarato l’esponente della minoranza – è inserito nel piano regionale dei rifiuti approvato nella legislatura 2004-2009». Oppi ha quindi spiegato che il documento approvato su proposta della Giunta Soru, indica due centri per la termovalorizzazione: Macchiareddu (150.000 tonnellate\anno) e un altro di circa 100.000 tonnellate nel Nord Sardegna. «Lo stesso piano – ha aggiunto il consigliere Aps – prevede l’adeguamento dell’impianto di Macomer (60.000 tonnellate) e specifica il carattere di transitorietà degli impianti del centro Sardegna». Oppi ha quindi ricordato le “sollevazioni popolari” che impedirono l’individuazione del sito di Ottana ed ha sottolineato come siano stati gli enti del territorio, ad incominciare dalla Provincia di Nuoro, ad individuare il sito di Tossilo.

In ordine agli stanziamenti regionali, l’ex assessore dell’Ambiente della Giunta Cappellacci, ha ricordato i  20 milioni di euro del 2010 a valere sui fondi Por, l’ulteriore finanziamento di 47 milioni per i termovalorizzatori dell’Isola e un altro stanziamento triennale di ulteriori 22 milioni per la ristrutturazione dell’impianto di Tossilo. Girgio Oppi ha quindi invitato la Giunta e l’attuale assessore dell’Ambiente a fornire un quadro della situazione dei termovalorizzatori in Sardegna.

Il consigliere Gavino Sale (Irs-Misto) ha evidenziato che il “tema dei rifiuti” è un argomento da qualche tempo all’ordine del giorno e che “crea non pochi problemi”. «All’Avana – ha dichiarato Sale in riferimento ad una sua recente visita nella capitale di Cuba – ho chiesto le ragioni di un così efficiente sistema sanitario e la risposta è stata: perché abbiamo un popolo sano». «Noi sardi  – ha proseguito il consigliere della maggioranza – non siamo un popolo sano ma tra i più malati d’Europa e ne sa qualcosa il nostro Sulcis». Il leader di Irs ha quindi sottolineato la necessità di scelte strategiche e decisive ed ha definito la scelta del termovalorizzatore “una scelta medioevale”. «Bruciando i rifiuti – ha aggiunto Sale – non faremo altro che contribuire al baratro mondiale e io non voglio essere complice di questo crimine». «I comitati e tanti cittadini – ha dichiarato il consigliere – ci chiedono di prendere un’altra strada: di non bruciare». «Usiamo i denari pubblici per invertire la rotta – ha continuato – e portiamo la differenziata oltre la quota del 50% raggiunta in Sardegna, anche perché se ogni 100.000 tonnellate bruciate si creano 15 posti di lavoro, 45 con discarica ma con i moderni sistemi del riutilizzo dei rifiuti si creano 400 posti di lavoro ogni centomila tonnellate». Sale ha concluso chiedendo alla Giunta di rinviare la decisione sugli impianti di Tossilo e di rispettate le volontà dei territori e dei comitati interessati: non si può procedere senza un nuovo piano dei rifiuti.

Il consigliere del Pd, Antonio Solinas, ha ricordato l’obiettivo “rifiuti zero” delle politiche italiane e europee per ribadire che tale obiettivo deve essere perseguito nel corso della legislatura regionale («deve essere anche il nostro obiettivo e non quello di utilizzare la termovalorizzazione»). Il presidente della IV commissione ha ricordato le indicazioni contenute nel piano regionale rifiuti del 2008 ed ha evidenziato come nell’arco della precedente legislatura non si sia dato avvio neppure allo studio di fattibilità degli impianti del Nord Sardegna. «Tenere in piedi l’impianto di Macomer è dannoso – ha affermato Solinas – e sarebbe preferibile chiuderlo piuttosto che lasciarlo così come è». Il consigliere della minoranza ha sottolineato inoltre la partecipazione del primo firmatario della mozione alla Giunta regionale che nello scorso mandato ha deliberato i 45 milioni di euro per la ristrutturazione degli impianti di Tossilo. Solinas ha concluso facendo riferimento alla complessiva produzione di rifiuti in Sardegna ed ha affermato che «senza il termovalorizzatore nel Nord dell’Isola e senza la rivisitazione di quello di Tossilo resteranno 100.000 tonnellate/anno di rifiuti da smaltire».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha definito “giusto” il dibattito su un tema così delicato ed ha sottolineato come la discussione non serve per ricercare responsabilità e colpe ma a valutare soluzioni opportune dinanzi ad una serie di problemi evidenti. Quanto all’assenza di responsabilità da parte della Giunta in carica («porta avanti un processo già avviato nella scorsa legislatura», così hanno affermato alcuni esponenti della maggioranza) solo perché il revamping di Tossilo è stato finanziato nella scorsa legislatura, il consigliere dei Quattro Mori ha ricordato la revoca da parte della Giunta Pigliaru della delibera di approvazione del Piano paesaggistico varato dall’esecutivo Cappellacci. «Oggi – ha aggiunto Carta – non dobbiamo cercare le colpe di qualcuno ma dobbiamo domandarci se è giusto, dopo sei anni, ristrutturare e ampliare l’impianto di Tossilo». «Dobbiamo dimandarci – ha proseguito il consigliere Psd’Az – se i 45 milioni dis stanziamenti pubblici per Tossilo sono un investimento nell’interesse dei cittadini sardi oppure no». Carta ha concluso dichiarando contrarietà al potenziamento del termovalorizzatore di Tossilo ed ha auspicato che la Giunta si adoperi per la tariffa unica regionale per lo smaltimento e tenga conto delle contrarietà al termovalorizzatore espresse dalla Provincia di Nuoro, nonché dalla necessità di approfondimenti e studi proposti dalla Asl e dagli Enti Locali del Marghine.

Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, ha evidenziato le generali criticità che investono la Sardegna sul tema dei rifiuti ed ha lamentato l’assenza di un moderno piano regionale dei rifiuti che sappia coniugare l’efficienza dei servizi con l’equità dei costi e la salubrità ambientale. «La tutela della salute dei cittadini è la priorità – ha affermato il consigliere della maggioranza – e la differenziata, il riciclo e il riuso sono gli obiettivi da perseguire, riducendo il bruciamento». Serve nuovo piano regionale dei rifiuti, strumento necessario per portare a soluzione l’ingiustificabile diseguaglianza dei costi tra i diversi territori. Usula ha quindi dichiarato di avere ben presenti le responsabilità di chi nel recente passato ha avuto responsabilità di governo ma ha affermato che «la fretta non può far ribadire i contenuti di un piano dei rifiuti datato 2008 e che risente di un ritardo culturale, di conoscenze e che dimostra nel momento stesso della sua riproposizione inadeguatezza e arretratezza». «In quegli anni – ha aggiunto il capogruppo Rosso Mori – era centrale il ruolo dei bruciatori e sebbene il termovalorizzazione venga prima della discarica è bene tenere presente che il sistema di bruciamento è al penultimo posto tra le opzioni per lo smaltimento dei rifiuti». «Giusto andare contro la discarica – ha proseguito il consigliere – ma ricordiamo che l’inceneritore necessità di una discarica per smaltire le ceneri ed a Tossilo si produrrebbero più ceneri pericolose e tossiche da conferire in discariche speciali». «Dove è dunque la visione moderna? – ha domandato Usula – ed anche da punto di vista economico su Tossilo ci sono tante perplessità se si considera che sono previsti 6 megawatt di potenza con una resa energetica del 25%. Cioè il 75% dell’energia prodotta con la combustione dei rifiuti andrebbe perduta».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha rivolto un ringraziamento al suo collega e compagno di partito, Luigi Crisponi, per aver portato all’attenzione dell’Aula un tema che non si riferisce solo all’affaire Tossilo ma che riguarda la gestione dei rifiuti in Sardegna. L’esponente della minoranza ha quindi lamentato l’assenza del piano regionale dei rifiuti ed ha evidenziato le difficoltà nel riconoscere le giuste premialità ai cosiddetti Comuni “ricicloni”, a fronte degli scarsi risultati nella raccolta differenziata registrati in alcuni grandi centri dell’Isola. A proposito dei termovalorizzatori, l’onorevole Dedoni si è soffermato sul dato del 40% di rifiuti che sono necessari per alimentare l’impianto. «Serve scardinare il sistema che ruota intorno ai rifiuti solidi urbani – ha concluso il capogruppo – ed il Consiglio non può nascondersi, né può nascondere ai sardi i problemi reali del termovalorizzatore di Tossilo. Incentiviamo politiche pulite e non quelle politiche sporche che hanno visto la Sardegna prendersi i rifiuti della Campania per dare da mangiare ai termovalorizzatori».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha in apertura ricordato la proposta di legge sui rifiuti presentata dal suo gruppo, dove si ipotizzavano soluzioni diverse. Ha detto poi “no” all’approccio ideologico sulla materia «perché non serve parlare di quello che poteva essere e non è stato; grazie invece all’assessore che ha mostrato sensibilità ed apertura al dialogo, è emerso con chiarezza che a fronte di dati e numeri certi c’è la volontà dell’esecutivo di non sottrarsi al confronto ed all’ascolto delle ragioni di tutti, ma resta comunque dirimente ripartire dall’attualizzazione del Piano regionale dei rifiuti, ormai ampiamente superato». «Sosteniamo perciò – ha aggiunto Cocco – la moratoria di 5 anni per gli impianti di tutta la Sardegna, una scelta con cui vogliamo chiudere una volta per tutte la pagina della termo-valorizzazione, del resto è la strada maestra che ci viene indicata dall’Unione europea: riduzione della quantità dei rifiuti e riciclo dei materiali». «Chiederemo quindi alla Giunta – ha concluso – un ordine del giorno con questi contenuti assieme ad una analisi epidemiologica seria sul territorio interessato dal progetto».

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, ha affermato che la posizione del suo gruppo è molto chiara: «Siamo per la moratoria che ci metterebbe fra l’altro al riparo da ogni procedimento in corso e, nello stesso tempo, intendiamo dare attuazione al nuovo Piano dei rifiuti per intervenire sulla materia con una adeguata programmazione, senza dimenticare la posizione dei lavoratori della struttura, che vanno tutelati». Per noi questo resta il punto principale, ha ribadito con forza Arbau; «diremo “no” ad ogni fuga in avanti ancorata a programmazioni precedenti, il nostro gruppo è disponibile a ragionare su un ordine del giorno congiunto a condizione che si riporti al centro la programmazione».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu, ha definito la mozione «un atto doveroso del Consiglio nei confronti dei cittadini sardi, per la tutela della salute, dei loro risparmi e del loro futuro». «Gli obiettivi della Ue in materia di rifiuti – ha ricordato – fissano una soglia di riciclo al 60%, quindi non è pensabile smaltire ancora in modo massiccio con l’incenerimento perché significherebbe bruciare materie prime preziose per l’economia». «Stamane nel porto di Cagliari – ha aggiunto Rubiu – c’era una nave da crociera con 5000 persone a bordo, una piccola città che ricicla i rifiuti totalmente, il sistema idrico è alimentato dai rifiuti mentre plastica e vetro vengono scaricati a terra e venduti; se lo fanno le navi da crociera possono riuscirci anche i sardi, soprattutto pensando all’utilizzo del bene-rifiuto». «Va però riconosciuto – a giudizio di Rubiu – che questo è un obiettivo di lungo periodo che nell’immediato è difficile da realizzare per cui anche l’inceneritore di Tossilo dovrà essere costruito ma per imboccare poi una strada diversa: quella di produrre energia, reddito e sviluppo dai rifiuti, discorso da estendere anche agli appalti pubblici, ecco perché c’è bisogno al più presto di un nuovo Piano».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Antonello Peru.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, in apertura, ha osservato che «forse il dibattito ha confuso le idee più che chiarirle anche se il tema è complesso». Il Piano dei rifiuti, a suo giudizio, «va adeguato, aggiornato ed adattato alla nuova realtà ed i costi sono i veri temi centrali per le comunità, perché ora sono eccessivi e bisogna tendere alla tariffa unica». In concreto, il capogruppo del Pd ha, da un lato, ricordato gli obiettivi fissati dall’Unione europea e, dall’altro, quelli della differenziata in Sardegna di poco superiore al 50%, precisando che, quindi, «quello dei rifiuti zero è un obiettivo di medio e lungo termine che non si può realizzare in pochi giorni anche perchè la situazione sarda è, sotto questo profilo, a macchia di leopardo; a breve termine, bisogna stare con i piedi per terra, tenendo presente che il problema non è solo quello di Tossilo ma di una nuova pianificazione regionale». Cocco ha infine suggerito di predisporre un ordine del giorno finalizzato «ad avviare la nuova pianificazione, integrato da un approfondimento sulle tematiche legate alla salute dei cittadini».

L’assessore dell’Ambiente Donatella Spano, illustrando il parere della Giunta, ha citato sinteticamente la tappe principali dell’iter amministrativo del progetto, del quale ha ricordato le fasi «ad evidenza pubblica», respingendo radicalmente l’ipotesi che lo stesso abbia goduto di una «corsia preferenziale». «L’impianto – ha detto – trova giustificazione nell’esigenza di ammodernare quello precedente, obsoleto e dannoso per l’ambiente, e di ridurre il più possibile i rifiuti da conferire in discarica». «Le discariche della Sardegna – ha precisato l’assessore Spano – sono ormai vicine all’esaurimento con una disponibilità complessiva di circa 870.000 a fronte di una domanda molto superiore, per cui il dimensionamento dell’impianto impianto appare correttamente impostato sulla base delle esigenze attuali e future delle province di Nuoro, dell’Ogliastra e di Oristano; l’impianto esistente lavora appena 15.000 tonnellate di materiale ed i residui vanno mandati in discarica». «Quanto alla raccolta differenziata – ha proseguito l’esponente della Giunta – la Sardegna ha raggiunto nel 2013 la percentuale del 51% facendo registrare anche un calo della produzione dei rifiuti, dato che la colloca all’8° posto in Italia, al di sopra della media nazionale e davanti a molte Regioni del sud e del centro, tuttavia le proiezioni parlano chiaro: anche con un 75% di differenziata (che in Sardegna peraltro cresce solo del 2% annuo) e l’aumento dei comportamenti virtuosi, comunque l’impianto sarebbe giustificato». «Nel panorama europeo – ha affermato ancora l’assessore Spano – i termovalorizzatori sono essenziali per la produzione energia ed il superamento delle discariche, secondo un modello di buone pratiche che non esclude il riciclo e, stando alle previsioni nel breve e medio periodo, la Sardegna ha una quota di rifiuti del 35% che non potrà essere riciclata né mandata in discarica». Quanto alle problematiche legate alla salute, l’assessore ha dichiarato che l’impianto è progettato con le tecnologie di ultima generazione che riducono le emissioni dal 30 al 93%, a seconda delle sostanze considerate e, in ogni caso, le autorizzazioni rilasciate prevedono un monitoraggio sulla salute pubblica, attraverso interventi periodici effettuati da parte delle Asl, dell’Arpas e e dell’Istituto Zooprofilattico, mentre per quanto riguarda le tariffe è prevista una riduzione dagli attuali 199 euro a tonnellata a 120».

Il consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi, in sede di replica, ha ringraziato i cittadini, gli amministratori e le associazioni che hanno tenuto vivo il problema, aggiungendo che «la discussione è servita per far emergere le scelte sbagliate della Giunta». Le  risposte dell’assessore Spano, ad avviso di Crisponi, «non sono sufficienti né per il Consiglio né per i cittadini, la Giunta in realtà non ha dato risposte, soprattutto per quanto riguarda la consultazione di esperti internazionali indipendenti di cui pure si è servita per problemi della sanità animale, quasi che quella umana fosse meno importante». Rivolto al capogruppo del Pd Pietro Cocco, che in qualche modo chiedeva alla Giunta di “rallentare”, Crisponi ha chiesto all’Esecutivo «la sospensione in autotutela del provvedimento, perché sono tanti i conti che non tornano; quello economico in raffronto a 45 milioni di investimento e, tantomeno, quello sulle garanzie per la salute dei cittadini». «La Giunta ha corso troppo velocemente – ha concluso Crisponi – ed al suo interno c’è stata maggioranza di semplici osservatori che non hanno fatto l’interesse delle popolazioni rendendosi complici di un autogoal clamoroso; la strada dell’ordine del giorno può essere percorribile ma è necessaria una sospensione dei lavori».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha sottolineato rivolto alla Giunta l’opportunità di un “rallentamento” ed ha chiesto una sospensione dei lavori per verificare se ci «sono le condizioni per un ordine del giorno unitario».

Alla ripresa il presidente annuncia ordine del giorno unitario che impegna la Giunta: affinché prima di intervenire in materia di gestione dei rifiuti, compresi i procedimenti su Tossilo, ponga in essere tutti gli adempimenti per l’effettuazione di campagne di monitoraggio sullo stato di salute della popolazione nell’area del Marghine nonché su opportuni indicatori biologici e dia corso in maniera celere all’aggiornamento del Piano regionale in materia di gestione dei rifiuti nonché a porre in essere in tempi rapidi il disegno di legge sul sistema di governo dei rifiuti.

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, intervenendo sull’ordine dei lavori ha chiesto la messa in votazione della mozione n. 126 prima di procedere con l’ordine del giorno Cocco Pietro e più.

Il presidente del Consiglio, dopo un breve consulto con gli uffici, ha quindi posto in votazione la mozione 126 che non è stata approvata con 32 voti contrari e 20 a favore.

Il consigliere del Partito dei Sardi, Augusto Cherchi (gruppo Soberania e Indipendentzia) ha domandato chiarimenti sul fatto che l’atto posto in votazione sia tale da interrompere una procedure amministrativa già avviata.

Il presidente del Consiglio ha quindi ricordato il pronunciamento di carattere politico che l’assemblea esprime attraverso l’ordine del giorno.  

La consigliere di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha annunciato che la minoranza non parteciperà alla votazione dell’ordine del giorno Cocco Pietro e più.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, è intervenuto per evidenziare e criticare con durezza il comportamento dell’opposizione: «E’ inaccettabile che abbandoni l’Aula dopo che siamo venuti qui a discutere di una loro mozione».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha invitato al “rispetto delle decisioni di tutti” ed ha definito “inaccettabili” le considerazioni espresse dal capogruppo Pd, Pietro Cocco. «L’ordine del giorno l’ha scritto la Giunta – ha concluso Dedoni – e se vuole se lo voti».

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha espresso disappunto per la decisione della minoranza di non partecipare al voto ed ha sottolineato che l’ordine del giorno era stato concordato con tutti i capigruppo.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha fatto notare all’Aula che il consigliere del Partito dei sardi, Augusto Cherchi, ha lasciato il Consiglio: «Confermando una volta di più che i problemi sono tutti all’interno della maggioranza». «Non partecipare al voto – ha concluso – è una scelta libera e democratica della minoranza come lo è quella dell’onorevole Augusto Cherchi».

Il capogruppo del Centro Democratico, Roberto Desini ha ricordato l’accordo di carattere politico raggiunto in conferenza di capigruppo sull’ordine del giorno.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha definito “legittimo” il comportamento della maggioranza che può decidere quali atteggiamenti politici adottare sui singoli punti all’ordine del giorno, ed ha invitato la Giunta ad esprimere il parere su documento posto in votazione.

L’assessore dell’Ambiente, Donatella Spano, ha dichiarato: «La Giunta ritiene che non sia prerogativa né della Giunta e né del Consiglio intervenire sui procedimenti amministrativi in corso e pertanto si rimette all’Aula».

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’ordine del giorno Cocco Pietro e più, «in merito alla realizzazione di una linea di termovalorizzazione presso il sistema dei rifiuti di Macomer-Tossilo» che è stato approvato per alzata di mano.