22 December, 2024
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In Scozia per sostenere il referendum sull’indipendenza in programma giovedì 18 settembre. Partiranno domani per Edimburgo i consiglieri regionali Gavino Sale (Irs), Augusto Cherchi (Partito dei Sardi), Alessandro Unali (Sinistra Sarda), Emilio Usula e Paolo Zedda (Rossomori). La delegazione sarà ricevuta nei prossimi giorni nella sede del parlamento scozzese e parteciperà all’Assemblea degli indipendentisti europei insieme ai rappresentanti della Scozia, Corsica, Catalogna e Paesi Baschi.

 I cinque consiglieri regionali, a cui si unirà anche il coordinatore di Sardigna Natzione Bustianu Cumpostu, leggeranno un documento in tre lingue (sardo, italiano e inglese) per esprimere la vicinanza del popolo sardo a quello scozzese.

«Si tratta di un momento storico – ha detto Paolo Zedda (Rossomori) – per la prima volta una nazione ha forti probabilità di ottenere l’indipendenza pacificamente. In passato altri popoli come il Kosovo e il Montenegro ci sono riusciti ma pagando il prezzo altissimo di una guerra con migliaia di morti. Noi vogliamo essere presenti a questo evento. Comunque vada a finire sarà una vittoria per gli scozzesi.»

«La nostra presenza in Scozia – ha spiegato Gavino Sale (Irs) – marca la diversità tra il centrosinistra italiano e quello sardo. A Roma si lavora per la cancellazione delle Regioni speciali con la riforma del titolo V della Costituzione, in Sardegna invece si ragiona su un futuro di autodeterminazione grazie alla presenza in coalizione delle forze sovraniste e indipendentiste. Andiamo ad Edimburgo per capire meglio come ampliare i nostri spazi di sovranità e rilanciare l’idea di autogoverno, anestetizzata per oltre 60 anni dall’opzione autonomista.»

Per Augusto Cherchi (Partito dei Sardi), l’esperienza scozzese rappresenta un modello vincente. «Lì – ha detto – hanno sviluppato nel tempo il concetto di nazione. Andiamo in Scozia a imparare. Al nostro rientro dovremmo dare delle risposte  su alcuni temi importanti per il futuro della Sardegna come la riscrittura dello Statuto e la costituzione dell’Agenzia sarda delle entrate».

«Abbiamo l’ambizione di portare ad Edimburgo anche la voce delle altre forze indipendentiste rimaste fuori dal Consiglio regionale a causa di una legge iniqua – ha affermato Emilio Usula (Rossomori) – vogliamo catalizzare la volontà di autodeterminazione presente in tutta la società sarda e lavorare a un progetto comune. Per questo salutiamo con favore la decisione del Psd’Az di partecipare alla trasferta di Edimburgo con un loro rappresentante.»

Consiglio regionale 42 copia

Seduta animata, come ampiamente previsto, ieri pomeriggio, in Consiglio regionale, per il dibattito sulle comunicazioni del presidente, Francesco Pigliaru, sul grave incidente verificatosi la scorsa settimana a #Capo Frasca.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha rivolto il saluto dell’Assemblea ad una delegazione di sindaci ed amministratori locali dei territori della Sardegna interessati, a vario titolo, al problema delle servitù militari, presenti ai lavori. Successivamente, ha dato la parola al presidente della Regione Francesco Pigliaru, ai sensi dell’art. 121 del regolamento, per riferire al Consiglio sull’incidente avvenuto il 4 settembre scorso nel poligono militare di Capo Frasca e più in generale sul problema delle servitù militari in Sardegna. Sulla base delle decisioni della conferenza dei capigruppo, ha informato il presidente, il presidente della Regione avrà a disposizione 20 minuti mentre 10 minuti a testa saranno assegnati ad ogni gruppo fatta eccezione per i gruppi del Pd e di Forza Italia, che avranno a disposizione 15 minuti.

Il presidente Pigliaru ha esordito affermando che «chi guida ha il dovere di svolgere al meglio le sue funzioni nei luoghi a ciò dedicati e governare significa anche saper interpretare anche i bisogni di chi protesta». «Vogliamo risultati concreti che perseguiremo con fatica, disciplina, forza, capacità e coesione – ha continuato il presidente – ed abbiamo detto con chiarezza ciò che vogliamo.» Ricordando l’intervento dell’allora assessore regionale dell’Ambiente Mario Melis, nel 1981, alla prima conferenza sulle servitù militari, Francesco Pigliaru ha sottolineato alcune valutazioni politiche ancora di attualità, sulla pace e sull’art. 11 della #Costituzione.

«Quella cornice resta invariata – ha precisato Francesco Pigliaru – ed ancora oggi la Sardegna ha pagato e paga un prezzo troppo altro rispetto ad altre regioni d’Italia e forse d’Europa, al netto ritiro Usa da La Maddalena; 3 poligoni c’erano allora e 3 ce ne sono oggi». Una situazione che, secondo Pigliaru, deve cambiare secondo il percorso tracciato dal Consiglio e seguito dalla Giunta, «aprendo un conflitto istituzionale con Stato sui poligoni, negando l’assenso alle servitù, un conflitto che proseguirà senza un accordo serio, posizione rafforzata che sentiamo rafforzata dall’insofferenza e dal disagio dell’opinione pubblica sarda».

Il presidente ha poi riassunto i fatti verificatisi a #Capo Frasca il 3 e il 4 settembre scorso: «Due incendi prima sulla superficie di un ettaro, poi un secondo su 13 ettari e mezzo, provocati dall’aviazione tedesca che paga allo Stato per effettuare esercitazioni, due incendi domati grazie all’intervento di uomini e mezzi del Corpo forestale regionale, uno dei quali sviluppatosi a soli 50 metri dagli operatori di soccorso, costretti a lavorare in condizioni di sicurezza molto precarie».

Conseguenze degli incidenti, ha riassunto il presidente, «33 ettari di territorio bruciati, 86 lanci elicottero, 20.000 euro  spese che fattureremo alla Difesa al netto dei danni ambientali». Dal ‘98 ad oggi, ha aggiunto, «si sono verificati sempre incendi, che hanno distrutto oltre 440 ettari di bosco, c’è un pericolo reale, contrastato con norme e misure inadeguate, mentre da oggi ci sarà la sorveglianza della forestale per proteggere ambienti e popolazioni, sulla base di un piano dell’assessorato dell’Ambiente che sta integrando prescrizioni della Regione, che dovranno sempre essere rispettate dal 1 giugno al 30 settembre».

«Ciò rafforza la nostra convinzione – ha aggiunto il presidente della Regione – che la prospettiva servitù non può più essere incerta, serve una dismissione significativa in questa legislatura, combatteremo con armi legali, attraverso il confronto istituzionale ed il conflitto se occorre conflitto, non con manifestazioni verbose accompagnate da richieste di dismissione immediata.»

«La posizione della Giunta è quella uscita da quest’Aula con un ordine del giorno votato all’unanimità», ha detto ancora Pigliaru, confermando che l’Esecutivo proseguirà su questa strada fino alla stipula di una nuova intesa con lo Stato che dovrà essere approvata dal Consiglio. «Chiediamo in altre parole – ha continuato – un impegno del Governo per riequilibrio del gravame militare sull’Isola, la dismissione di alcuni siti e la riconversione di altri, per questo non abbiamo firmato l’intesa: chiediamo giustizia, certezza del diritto, equa distribuzione dei doveri.»

Soffermandosi sulle iniziative di maggiore attualità, il presidente ha affermato di aver scritto qualche giorno fa al ministero della Difesa chiedendo segnali chiari ed ottenendo la sospensione delle esercitazioni fino al 15 settembre, «risposta che apprezziamo come apertura di dialogo ma che non ci soddisfa nella sostanza perché mostra la difficoltà da parte dello Stato a porsi in sintonia con volontà dei sardi, valuteremo le azioni percorribili, consapevoli che ciò non significa rinunciare ad una prospettiva ma aprirla e che alcune cose potranno essere ottenute mentre per altre servirà un lavoro nel medio termine».

Allo Stato, ha concluso Pigliaru, «chiediamo un forte riequilibrio in tempi certi e con percorsi chiari, pronti a sederci ad un tavolo ma tenendo ferma la richiesta della dismissione di Capo Frasca e la definizione dei tempi per la riduzione e la dismissione di #Teulada, sono le richieste del parlamento confermate da consiglio, questa è la base incomprimibile: nello stesso tempo ci opporremo al rinnovo della convenzione per la base di #Santo Stefano a #La Maddalena, scaduta il 3 marzo e per noi legalmente morta».

«Ad oggi – ha concluso il governatore – non esiste una stima del costo pagato dalla Sardegna per le servitù ed esiste quindi anche una sete di giustizia e di documentare la verità, lo faremo con cifre e dati redatti seguendo standard internazionali e convocheremo la seconda conferenza regionale sulle servitù militari per aumentare conoscenza e confrontarci con la comunità sarda.»

Il presidente del Consiglio regionale ha quindi concesso la parola al consigliere, Gavino Sale (Irs). Il capogruppo del “Misto” ha sottolineato la rilevanza del tema delle servitù militari ma ha evidenziato come Capo Frasca e i poligoni rappresentino solo la punta di un iceberg di una serie di questioni vitali per la nostra Isola (dai trasporti all’energia). A giudizio di Gavino Sale le servitù militari sono la “negazione del principio di sovranità” e, a questo proposito l’esponente di Irs ha rimarcato condivisione per il dispositivo dell’ordine del giorno unitario approvato in Consiglio regionale lo scorso 17 giugno nella parte in cui si afferma l’impegno per la Giunta «per la graduale dismissione dei poligoni ed il loro superamento».

Il consigliere di Irs ha quindi ribadito l’impegno per la battaglia contro le servitù ed ha affermato che «l’attuale maggioranza manterrà la promessa fatta ai sardi, al contrario di quanto ha fatto coloro che hanno preceduto il centrosinistra al governo dell’Isola». Sale ha dunque confermato apprezzamento per la decisione, a suo tempo assunta dal presidente della giunta, di non sottoscrivere nuovi accordi con il #ministero della Difesa ed ha annunciato la partecipazione di Irs alla manifestazione in programma il prossimo 13 settembre a #Capo Frasca per dire no alle servitù militari in Sardegna.

Il capogruppo del “Misto” ha quindi rivolto l’invito ai presidenti di Giunta e Consiglio, e a tutti i consiglieri, perché partecipino alla manifestazione di Capo Frasca, ed ha concluso ricordando la possibilità di indire un referendum consultivo sulle servitù. «Sul tema delle servitù militari – ha affermato Gavino Sale – Irs non arretrerà di un millimetro né in quest’Aula, né al di fuori dell’Aula consiliare».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha ricordato come il Consiglio regionale, anche di recente, si sia espresso con chiarezza sul tema delle servitù, oggetto delle comunicazioni rese dal presidente della Giunta all’Aula sugli incidenti a #Capo Frasca. Il consigliere dell’opposizione ha citato sommariamente i numeri dell’occupazione dei territori sardi e sottolineato una generale assenza di correttezza istituzionale negli atteggiamenti politici intrapresi dallo Stato italiano verso la regione sarda.

Attilio Dedoni ha quindi fatto riferimento a quanto accade in Friuli, dove tante aree sottoposte al vincolo militare sono state liberalizzate e rese disponibili per fini produttivi. «A Capo Frasca – ha quindi dichiarato Dedoni – il problema non è una manifestazione ma risolvere un problema che si trascina da anni». Il capogruppo dei Riformatori sardi ha proseguito elencando le ulteriori penalizzazione cui va incontro la Sardegna in ordine ai trasporti, all’energia e al credito ed ha evidenziato polemicamente, in riferimento a #Teulada, come «allo Stato italiano sia consentito bombardare i nuraghi e i nostri beni identitari». «Serve serietà – ha concluso Dedoni – e serve affrontare con determinazione il problema delle servitù, perché la Sardegna sta tornando indietro e rischia di non avere più sviluppo e occupazione.»

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, in apertura del suo intervento, ha ricordato il contenuto dell’ordine del giorno unitario approvato dal Consiglio lo scorso 17 giugno con il quale si impegnava la giunta regionale a rivendicare, nei confronti del Governo nazionale, la graduale dismissione dei poligoni militari e il loro superamento dal punto di vista economico, sociale ed ambientale. «Il sentimento del popolo sardo è di assoluta contrarietà alla presenza delle servitù militari nell’Isola – ha detto il consigliere della maggioranza – per questo servono percorsi istituzionali da portare avanti con fermezza: solo così si potrà chiedere la dismissione e la riconversione dei poligoni». Cocco ha quindi ricordato il peso della presenza militare nell’isola pari al 61% dell’intero territorio nazionale: «Da oggi si cambia pagina – ha aggiunto Cocco – indipendendisti e sovranisti non saranno soli nella battaglia che vorranno intraprendere contro le servitù militari. Sel sarà presente il 13 settembre alla manifestazione di Capo Frasca. E’ il momento di avviare una nuova fase nei rapporti tra lo Stato e la Regione. Questa volta riusciremo ad affermare la volontà del popolo sardo e la sua contrarietà alle servitù».

Angelo Carta (Psd’Az) ha ricordato all’Aula l’intervento pronunciato da Mario Melis nel 1981 alla Conferenza Nazionale Stato-Regione sulle servitù militari. «Ho riletto anch’io l’intervento di Melis. In 33 anni non è cambiato nulla: ci ritroviamo a discutere delle stesse cose. Perché in tanto tempo non si è riusciti ad ottenere nessun risultato? Non so dare una risposta posso fare però una constatazione: finché non saremo uniti non otterremo nulla». Carta ha quindi lanciato la proposta per un grande progetto di riconversione e di sviluppo dei poligoni militari. «Regione e Comuni pensino a un’iniziativa comune, all’interno delle servitù ci sono persone contrarie alle dismissioni perché hanno un lavoro sicuro. Se non si riparte da un progetto, fra 30 anni saremo nelle stesse condizioni di oggi. Occorre andare oltre gli steccati – ha concluso il consigliere sardista – altrimenti assisteremo ad altri disastri come quello accaduto nei giorni scorsi a Capo Frasca».

Augusto Cherchi (Partito dei Sardi) ha denunciato in aula la «la politica arrogante dello Stato italiano nei confronti della Sardegna, una condizione che potrà essere superata solo dalla costituzione di uno Stato sardo. Fino a quando non ci sarà una Sardegna sovrana non riusciremo a ottenere la dismissione dei poligoni». «Per questo – secondo Cherchi – occorre oggi puntare a risultati concreti: «L’azione della Giunta – ha detto l’esponente del PdS – va nella giusta direzione con la richiesta della progressiva smilitarizzazione dell’Isola». Cherchi ha quindi lanciato la proposta di una raccolta di firme per un referendum consultivo che chieda ai sardi se sono favorevoli o meno alla chiusura delle basi militari. «Il risultato del referendum – ha concluso il consigliere sovranista – darà più forza all’azione della Giunta nei confronti del governo nazionale.»

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto-Sinistra sarda) ha fatto una premessa storica ricordando il momento in cui «per accedere al piano Marshall l’Italia ed il governo di De Gasperi dovettero obbedire a molte ordini fra cui l’esclusione dal governo di Togliatti, leader di un partito democraticamente eletto; la Sardegna divenne da allora una grande area strategica e luogo adatto per servitù al servizio di equilibri strategici mondiali sia pure sotto l’ombrello del patto atlantico». «Un dazio pesante pagato per anni – ha lamentato Anedda – di cui si occuperanno gli torici ma oggi il clima è cambiato e le servitù non hanno ragione d’essere, sono un peso effettivo e ingiusto, come è profondamente ingiusto scambiare lavoro e tutela della salute, dobbiamo piuttosto tutelare i lavoratori danneggiati dai poligoni nei settori dell’agroalimentare e del turismo.» Anedda ha poi respinto l’interpretazione secondo la quale le servitù sarebbero un fatto ineluttabile: «Nel ‘69 Orgosolo impedì la nascita di un nuovo poligono di tiro a Pratobello e non era nemmeno scontata, molti anni più tardi, la partenza degli americani da La Maddalena». Dopo aver criticato l’espansione dell’industria italiana degli armamenti anche per la sua enorme capacità di inquinamento, il consigliere Anedda ha auspicato il passaggio delle aree ora gravate da servitù al demanio regionale, attivando nello stesso tempo procedure di rigoroso controllo dell’inquinamento con esperti della Regione.

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha affermato di volersi attenere ai fatti, «evitando di ergersi a portavoce della difesa nazionale senza rinunciare – ha detto – a denunciare il solito armamentario anti-militarista». «La disoccupazione dilagante della Sardegna – ha dichiarato Truzzu – non dipende certo dai poligoni perchè i numeri dicono altro: se è vero che il 65% delle servitù sono in Sardegna, è vero anche che i militari garantiscono alla Regione 5000 stipendi, mentre il territorio occupato è solo lo 0.5% della superficie regionale e rappresenta il 4 % della popolazione, dov’è lo scandalo per l’esplosione di materiali inerti dopo attività addestrative?». Il vero problema, a giudizio del consigliere di Fdi, «è rendere compatibili gli obiettivi della difesa nazionale compatibili con le esigenze dello sviluppo economico e gli esempi di riconversione di siti militari in Sardegna non sono certo esaltanti: La Maddalena, Monte Urpinu e Calamosca non hanno visto un solo progetto di riqualificazione e proprio queste alternative di sviluppo, casomai, ci avrebbero resi forti di fronte al governo». Paolo Truzzu ha concluso esprimendo forti critiche all’operato del ministro della Difesa Pinotti e suggerendo che gli indennizzi corrisposti dal governo per le servitù siano liberati dai vincoli del patto di stabilità, «questo significherebbe davvero dimostrare coraggio, con cose forti in grado di portare a risultati concreti.»

La consigliera del Centro Democratico, Anna Maria Busia, ha aperto il suo intervento ricordando le dichiarazioni dell’allora ministro della difesa tedesca, quando nel 2004 annunciò la chiusura di 105 basi militari in Germania, per ribadire l’impegno, assunto all’unanimità dal Consiglio regionale, per la dismissione dei poligoni militari in Sardegna. Busia ha quindi manifestato apprezzamento e sostegno per l’azione fino ad ora condotta dal presidente della giunta, Francesco Pigliaru, ed ha dichiarato condivisione per la proposta finalizzata all’indizione del referendum consultivo sul tema delle servitù militari. L’esponente della maggioranza ha infatti ricordato come sia importante e opportuno tenere nella dovuta considerazione anche l’opinione di quella parte della popolazione sarda che vive nei territori laddove le basi militari insistono.

Anna Maria Busia si è quindi soffermata sull’opportunità di una raccolta firme per promuovere la consultazione popolare, sulla base di quanto stabilito dalla legge 20 del 1957 e sulla necessità di predisporre un quesito referendario “inattaccabile” sotto l’aspetto giuridico e costituzionale. La consigliera del centrosinistra ha dunque invitato il presidente Pigliaru a valutare l’opportunità di procedere con la costituzione della #Regione sarda come parte civile nel processo in corso a Lanusei per i veleni e le morti sospette nel poligono di Quirra. La Busia ha concluso il suo intervento auspicando la rapida istituzione del “registro tumori” («sarà così possibile evidenziare il diverso peso dei casi tumorali nei diversi territori dell’Isola»).

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola al consigliere del gruppo Pd, Antonio Solinas. Il presidente della Quarta commissione si è congratulato col presidente della giunta «per la determinazione dimostrata, dopo cinque anni di silenzio in Regione». Solinas ha ricordato le dimensioni delle servitù che insistono nell’Isola ed ha definito “antistorica” una presenza militare che i sardi ormai percepiscono oltremodo “sproporzionata”.

L’esponente della maggioranza ha quindi sollevato il caso del poligono di tiro sul lago Omodeo che è oggetto, ormai da tempo e con cadenza quotidiana, di ripetuti divieti al transito per le persone e gli animali, emanati con apposito decreto della prefettura. Antonio Solinas ha chiesto al presidente Pigliaru di inserire nel confronto con il #ministero della Difesa anche la questione del lago Omodeo. «Gli amministratori e le popolazioni – ha spiegato Solinas – vedono nelle attività turistiche e produttive che possono svilupparsi lungo l’Omodeo un’autentica opportunità di crescita  che rischia però di essere vanificata da quella che è diventata nei fatti una nuova servitù». Il consigliere del Pd ha quindi ricordato le diverse proposte alternative per lo svolgimento delle esercitazioni, formulate dai sindaci in occasione degli incontri col prefetto e il questore di Oristano. «Proposte – così ha affermato Solinas – rimaste, al momento senza seguito.»

Per Marcello Orrù Psd’Az, l’incidente intollerabile avvenuto a Capo Frasca non deve essere utilizzato strumentalmente per sparare a zero sulle #Forze Armate in un momento molto complesso per l’Europa e per l’Italia. «L’esercito merita rispetto – ha detto Orrù – occorre evitare un antimilitarismo fine a se stesso.»

Orrù, rivolgendosi al presidente Pigliaru, ha poi detto di aver apprezzato il suo rifiuto di sottoscrivere il protocollo con il Ministero e la sua determinazione nel chiedere trasparenza e chiarezza. «Peccato – ha detto l’esponente della minoranza – che nonostante ciò il ministro Pinotti ed il governo nazionale abbiano dato a quel rifiuto un’importanza pari allo zero». Secondo Orrù serve oggi un’azione forte da parte della Giunta con la richiesta di dimissioni del ministro Pinotti «per la leggerezza, la superficialità nel gestire un incarico cosi importante e soprattutto perché nell’ultimo mese ha calpestato più volte una Regione a Statuto speciale e la sua dignità». 

A questo proposito il consigliere del Psd’Az ha  ricordato «la missione balneare del ministro al #poligono di Teulada nel periodo di ferragosto senza che né il #presidente Pigliaru né alcun altra rappresentante sardo delle istituzioni ne sapesse nulla, è stato un gesto gravissimo che ha manifestato in pieno l’arroganza del governo nei confronti della nostra Regione. Non soddisfatto, il ministro Pinotti, all’inizio di settembre, nonostante la mancata firma da parte della Sardegna del protocollo con il ministero sulle esercitazioni e ignorando il parere negativo fornito dal comitato paritetico, ha autorizzato le esercitazioni e ha dato l’ok alle stesse. Se a tutto questo, si aggiunge che dagli uffici ministeriali, se pur in maniera informale, l’incendio di 26 ettari di terreno intorno a #Capo Frasca sarebbe stato definito incendio di qualche sterpaglia, dobbiamo ammettere di trovarci di fronte ad un’arroganza reiterata da parte dell’attuale governo che, così come il governo Monti e il governo Letta, ogni giorno prende a schiaffi la nostra terra».

In conclusione del suo intervento, Orrù ha invocato le dimissioni del ministro della Difesa e citato lo scrittore sardo Sergio Atzeni: «Sono sardo, sono italiano e sono anche Europeo». «Presidente Pigliaru – ha detto Orrù – accetti questo consiglio gratuito: queste parole non le scordi mai. Sardi innanzitutto e prima di tutto e tutti.»

Efisio Arbau capogruppo di Sardegna Vera ha rivolto un saluto alla delegazione dei sindaci presente nelle tribune del Consiglio. «Dai sindaci e dai territori che rappresentano – ha detto Arbau – bisogna ripartire. I primi cittadini hanno il polso della situazione. Oggi bisogna richiedere la progressiva dismissione dei poligoni militari con proposte serie. Pensare che dopo 40 anni di chiacchiere si possa ottenere la loro chiusura è un’utopia.» Arbau ha quindi sottolineato la necessità di un’azione unitaria per arrivare a un risultato: «Distinguere tra filo militaristi e rivoluzionari non serve a nulla – ha aggiunto Arbau – i passi che si sono fatti tutti assieme in queste settimane sono importanti. Pigliaru ha detto con onestà qual è lo stato dell’arte. Le servitù sono sempre più odiose, a quelle militari si aggiunge la servitù del patto di stabilità. Serve uno spirito unitario sulle grandi questioni. Altrimenti non si andrà da  nessuna parte».

Secondo il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu «gli ultimi eventi di Capo Frasca sono la classica goccia che fa traboccare il vaso. Uno schiaffo ai sardi e al Consiglio regionale». Rubiu ha quindi ricordato i dati sulla presenza militare nell’Isola pubblicati oggi sull’Unione sarda. «Sono dati inquietanti – ha sottolineato il capogruppo dell’Udc – in un paese civilizzato pensare a un ministro che da turista decide di visitare un poligono senza avvisare il presidente della Regione non è tollerabile, è un’offesa a tutto il popolo sardo. Un fatto del genere avrebbe dovuto indignare tutta la politica e portare a una richiesta unanime di dimissioni del ministro». Gianluigi Rubiu ha poi ricordato l’eccessivo peso delle servitù militari nell’Isola: «Il popolo sardo è stanco – ha detto – la Sardegna non deve diventare il tiro a segno degli eserciti di tutto il mondo». L’esponente della minoranza ha quindi ricordato le mancate bonifiche delle aree militari nelle quali si svolgono le esercitazioni: «Tutto questo è inaccettabile – ha detto Rubiu – è un’invasione  che non porta benefici alla Sardegna, gli indennizzi non coprono i costi del mancato sviluppo». Il capogruppo dell’Udc ha quindi evidenziato la pericolosità delle sostanze usate nelle esercitazioni. «Ci sono testimonianze di ex militari che parlano dell’utilizzo di gas nervino e altre sostanze pericolose nei poligoni – ha detto Rubiu – le bonifiche ambientali sono urgenti ma finora nulla è stato fatto. La giunta dica basta a questo scempio.»

Al termine del suo intervento, il capogruppo dell’Udc ha chiesto al presidente Ganau «di valutare l’opportunità di una convocazione straordinaria del Consiglio regionale a Roma per manifestare davanti a Montecitorio il disappunto dei sardi di fronte a uno Stato patrigno».

Il consigliere Emilio Usula (Sardegna vera-Pds) ha rivolto in apertura un «plauso convinto alle posizioni espresse dal presidente Pigliaru, anche per la presenza compatta della Giunta e degli amministratori dei territori interessati». Trentamila ettari di territorio occupati, tredicimila ettari interdetti al libero utilizzo, ottanta km di costa non accessibili rappresentano per Usula un primato europeo che la Sardegna non più sopportare. «Sovranità vuol dire responsabilità – ha detto Usula – e quindi riduzione, bonifica e messa in sicurezza dei territori della Sardegna gravati da servitù per restituirli ad un uso produttivo». Il consigliere Usula ha quindi illustrato le proposte dei Rossomori: progressiva dismissione dei poligoni, avvio di un percorso di riqualificazione, realizzazione entro 3 mesi di interventi di riduzione delle servitù, in vista della dismissione di Capo Frasca e Teulada, riqualificazione di Quirra, eliminazione di ogni attività suscettibile di danni alla salute di persone ed animali, ampliamento della finestra estiva di sospensione delle esercitazioni, pagamento degli indennizzi senza vincoli del patto di stabilità, bonifica delle aree liberate, finanziamento per attività alternative. Usula ha infine rinnovato il mandato al presidente per negoziare con il governo «a schiena dritta, pretendendo pieno rispetto per il Consiglio regionale: questa è sovranità».

Il consigliere Modesto Fenu (Misto-Zona Franca) ha espresso apprezzamento per le parole del presidente Pigliaru, quando ha detto di non credere a governi amici, perché «è giusto trattare col governo con un patto di lealtà reciproca, anche se la congiuntura internazionale impone di evitare false demagogie pur non essendo scritto da nessuna parte che la situazione della Sardegna non debba cambiare, continuando a subire la slealtà dello Stato». Secondo Fenu è arrivato il momento «di ridiscutere tutto e chiedersi se, invece, non ci sia la volontà del governo nazionale di mantenere la Sardegna come piattaforma militare del #Mediterraneo, anziché come isola di crescita economica e sociale di quell’area». «Il nodo del problema – ha continuato Fenu – è che il governo non si è mai posto il problema di compensare svantaggi così pesanti per la nostra Isola; continuerò a sostenere posizioni del presidente Pigliaru su questo punto ma resto preoccupato per l’atteggiamento del governo e mi chiedo: quali saranno le nostre azioni se il governo manterrà il suo atteggiamento sleale? Cosa faranno i sovranisti? Quali posizioni assumeremo? Chiediamo pure ai Sardi di esprimersi con un referendum, ma assicuriamo fin da ora che rispetteremo la loro volontà.»

Per il capogruppo del Pd Pietro Cocco quello che è accaduto l’altro giorno a #Capo Frasca, è stato la classica «goccia che ha fatto traboccare il vaso». Cocco ha espresso preoccupazione per l’incidente avvenuto nel poligono e ha assicurato la massima attenzione, il pieno appoggio e la condivisione per l’azione svolta dal presidente Pigliaru e dalla Giunta.« Non è, infatti, tempo di polemiche ma di ricerca di unità per portare avanti risultati concreti. La Sardegna – ha aggiunto – ha già dato tanto. I poligoni oggi possono essere fatti in altre regioni.»  

«L’argomento delle servitù militari – ha ricordato Pietro Cocco – era stato già affrontato in una seduta del Consiglio regionale del giugno scorso che era terminata con l’approvazione di un ordine del giorno. Un documento che ha rafforzato l’azione dell’esecutivo che ha partecipato a una conferenza di servizi convocata dopo ben 33 anni. Cocco ha criticato l’atteggiamento del centrodestra che “fa attacchi continui e ingiustificati”.» Pietro Cocco ha annunciato che una delegazione del Pd parteciperà all’assemblea organizzata per il 13 settembre a #Capo Frasca da alcuni partiti indipendentisti.

L’ex presidente della Giunta, Ugo Cappellacci, in premessa al suo intervento ha escluso l’intenzione di alimentare ulteriori polemiche e ha invitato il presidente Pigliaru a considerare in termini costruttivi i rilievi critici formulati dall’opposizione in Consiglio. L’esponente di Forza Italia ha quindi ricordato le parole della giovane Giulia La Torre (figlia del marò prigioniero in India) per evidenziarne i toni di sfogo verso lo Stato, accusato, nella circostanza, di aver abbandonato il padre. «E’ un grido di dolore contro uno Stato fattosi patrigno – ha incalzato Cappellacci – ed è questa la voragine che si è ormai aperta tra lo Stato e la comunità». Il consigliere dell’opposizione ha quindi rivolto apprezzamento e riconoscenza per l’operato dei tanti militari italiani impegnati nel Mondo per garantire la pace ed ha ribadito come il centrodestra «non abbia mai avuto e non ha un approccio antimilitarista». «La nostra indignazione – ha proseguito Cappellacci – è rivolta contro una politica e una burocrazia che si dimostra sorda verso i bisogni e i diritti della Sardegna e che continua a vedere la nostra Isola solo come una terra utile solo per proseguire nelle esercitazioni di guerra o ad essere destinata a Cayenna». «La nostra controparte – ha spiegato l’ex governatore – non è qui in quest’Aula ma è il governo italiano e in questa circostanza è rappresentata dal comportamento del ministero della Difesa». Ugo Cappellacci ha quindi sottolineato con tono polemico la differente condotta tenuta nella passata legislatura dall’allora opposizione ed ha rimarcato come anche in occasione della polemica per la recente visita del ministro Pinotti alla Maddalena, il centrodestra non abbia ricercato “il caso” contro il presidente Pigliaru ma abbia con nettezza chiesto le dimissioni del ministro Roberta Pinotti. Cappellacci ha definito la titolare del dicastero della Difesa “una irresponsabile” ed ha ricordato che la firma sul decreto che ha autorizzato le esercitazioni nei poligoni sardi sia arrivata dopo l’incontro con il presidente Pigliaru e con il parere contrario formulato dal Comitato misto paritetico sulle servitù militari. «Ma l’episodio della visita della Pinotti alla Maddalena (la polemica ha riguardato il fatto che la Regione non fosse stata tempestivamente informata) – ha aggiunto il consigliere di Fi – serve a dimostrare che aldilà dei buoni rapporti di facciata tra la Giunta ed il Governo, nella realtà continui ad esistere una questione sarda che è da considerare come una ferita ancora sanguinante della Repubblica italiana». «Anche per queste ragione – ha proseguito l’ex governatore – invito l’esecutivo e la maggioranza a far cessare l’atteggiamento di supponenza che fino ad oggi li ha caratterizzati e a mettere gli interessi della Sardegna al primo posto e al di sopra delle appartenenze.»

Ugo Cappellacci ha quindi sollevato perplessità sull’efficacia del referendum («mi auguro non serva ad allungare il brodo») e sulla opportunità della riunione del Consiglio per le comunicazioni del presidente della giunta sull’incidente a #Capo Frasca («auspico che non serva per offrire una scappatoia alle responsabilità»). Per il consigliere della minoranza il Consiglio, infatti, sul tema delle servitù militari si è già espresso con chiarezza lo scorso 17 giugno «con un ordine del giorno unitario e sulla cui validità dei contenuti non sono stati sollevati dubbi». Cappellacci ha quindi rivolto critiche a Pigliaru per alcuni incontri definiti “riservati” ed in particolare per quello tenuto con il #sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi, ed ha definito la sospensione delle esercitazioni militari fino al 15 settembre «un’autentica presa in giro». Ugo Cappellacci ha concluso con l’invito rivolto al presidente della giunta «perché trasformi l’incidente di #Capo Frasca in un momento storico, chiedendo l’immediato ridimensionamento delle servitù militari in Sardegna, evitando di proseguire nel confronto con lo Stato con il metodo utilizzato nella vertenza sul Patto di stabilità». «Presidente – è stata la sfida dell’esponente di Forza Italia – porti risultati e non proclami e progetti in corso.» 

Conclusi gli interventi dei gruppi, il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha dato la parola al presidente della Regione per la replica finale.

Francesco Pigliaru ha mostrato soddisfazione per l’esito del dibattito e si è dichiarato “contento” per l’ordine del giorno approvato dall’Aula lo scorso 17 giugno. «Quel documento indica la strada per il confronto con il Governo nazionale.» Il capo dell’esecutivo ha quindi rivendicato alcuni importanti passi in avanti e l’aggiornamento delle prospettive rispetto al contenuto del documento votato dal Consiglio: «Lavoriamo per la graduale riduzione della presenza militare in Sardegna – ha detto – c’è la massima determinazione da parte nostra per raggiungere il risultato». Il presidente Pigliaru ha poi definito “poco rilevanti” le critiche avanzate dall’ex presidente della Regione Cappellacci: «La lettera al ministro Roberta Pinotti non è un passo indietro. Ho fatto riferimento a uno dei punti dell’ordine del giorno votato dall’Aula nel quale si chiedeva la sospensione delle esercitazioni militari dal 1° giugno al 30 settembre». Per Pigliaru non si deve gridare allo scandalo se ci sono incontri informali con il Governo. «C’è una strategia chiara. Vogliamo raggiungere risultati in tempi certi. Ministro e comandi militari fanno fatica a comprendere il clima che si respira in Sardegna. Questa difficoltà dovrà essere superata in tempi rapidi. Il ministro ha fatto aperture che in passato non sono state fatte. Per il momento sono solo parole, occorrerà vigilare perché alle parole seguano i fatti.»

Il presidente ha poi ribadito l’obiettivo della sua Giunta: la riduzione dei poligoni in Sardegna nel corso di questa legislatura. «Siamo ambiziosi – ha detto Pigliaru – credo sia giunto il momento di  ottenere risultati concreti. Puntiamo alla dismissione in tempi rapidi di Capo Frasca e al ridimensionamento di Teulada. Non possiamo garantire risultati ma possiamo assicurare la nostra determinazione per portare avanti le aspirazioni del popolo sardo. Per fare valere le nostre ragioni dobbiamo essere seri e convincenti,  occorre raccogliere dati e dimostrare fatti che finora sono sconosciuti all’opinione pubblica». Da Francesco Pigliaru, infine, la richiesta al Consiglio regionale perché valuti l’opportunità di indire la seconda Conferenza sulle servitù militari: «Sarebbe l’occasione – ha concluso il presidente della Regione – per dare concretezza alle nostre prospettive».

Consiglio regionale B copia

Il Consiglio regionale ha approvato, con 47 voti favorevoli e 2 astenuti, il Testo unificato n. 3 “Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agro biodiversità, marchio collettivo, distretti”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza di Gianfranco Ganau. Dopo la lettura del processo verbale, è iniziato l’esame della seconda parte dell’articolato del Testo unificato n. 3 “Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale”. Il presidente ha posto in discussione l’articolo 19 che detta le linee guida sui disciplinari di produzione. Per ciascun prodotto fresco o trasformato, dovranno fissare i caratteri dei processi produttivi e di filiera necessari per migliorarne la qualità, ridurre l’impatto ambientale e tutelare i consumatori. Sarà compito dell’assessorato all’Agricoltura, in collaborazione con le agenzie regionali competenti per materia, formulare e aggiornare i disciplinari. L’approvazione degli stessi sarà affidata alla Giunta regionale che dovrà poi provvedere alla loro pubblicazione nel Buras e alla successiva comunicazione alla Commissione europea. L’Aula ha approvato il testo dell’art. 19, respinti invece due emendamenti aggiuntivi presentati dai consiglieri Crisponi (Riformatori) e Carta (Psd’Az). Il presidente Ganau, verificata l’assenza del numero legale, ha sospeso la seduta per mezzora.

Alla ripresa dei lavori, l’Assemblea è passata all’esame dell’articolo 20 che disciplina l’istituzione di un Comitato tecnico-scientifico per la gestione-promozione del marchio e la formulazione di pareri sui disciplinari di produzione e sulle convenzioni tra Regione e soggetti interessati all’utilizzo del marchio stesso. L’articolo fissa anche i criteri per la composizione del Comitato, presieduto dal direttore generale dell’assessorato dell’Agricoltura, e del quale fanno parte i rappresentanti delle associazioni dei consumatori, delle associazioni professionali agricole, delle centrali cooperative del settore agro-alimentare, delle associazioni delle imprese di trasformazione artigiane e industriali e da esperti nominati dalle università. L’Aula ha poi accolto un emendamento presentato dai consiglieri Crisponi (Riformatori) e Carta (Psd’Az) che prevede la presenza di un esperto di marketing nel Comitato tecnico-scientifico. «Finora – ha detto Crisponi intervenendo per l’illustrare l’emendamento – nei comitati sono sempre presenti tecnici ed esponenti del mondo accademico, mai un esperto di produzioni e di marketing». Osservazione accolta dall’Assemblea con il parere favorevole della Commissione “Attività Produttive”.   

Successivamente l’Aula, con voto elettronico palese, ha approvato l’articolo 21 sul controllo dei disciplinari di produzione. La norma affida alla Giunta regionale, su proposta dell’assessore dell’Agricoltura, il compito di individuare il soggetto pubblico a cui è demandata la vigilanza sul rispetto dei disciplinari di produzione da parte dei concessionari del marchio. Questi ultimi potranno avvalersi del soggetto pubblico o, in alternativa, di un organismo di controllo privato per ottenere le certificazioni di qualità dei propri prodotti. Gli organismi di controllo privati dovranno però rispondere a determinati requisiti: 1) essere terzi e indipendenti; 2) essere accreditati dallo stato membro per la certificazione dei prodotti; 3) non svolgere attività di consulenza nei settori relativi alle attività oggetto di controllo.

Il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 22 che regola l’etichettatura per gli operatori che hanno in concessione l’uso del marchio regionale. Il presidente della commissione ha invitato al ritiro dell’emendamento n. 7 ed ha espresso parere favorevole per l’emendamento sostitutivo parziale n. 98. Il consigliere del gruppo “Soberania e Indipendentzia” ha presentato l’emendamento orale che dopo le parole “articolo 17” aggiunge le seguenti: «L’etichetta deve contenere la declinazione della dicitura per il marchio, oltre che in lingua italiana, anche in lingua sarda». La giunta ha espresso parere conforme a quello della commissione. Il consigliere Daniela Forma (Pd) ha comunicato il ritiro dell’emendamento n. 7 e il presidente Ganau ha posto in votazione l’emendamento n. 98 che sostituisce le parole “Prodotto in Sardegna” con “Prodotto della Sardegna” ed è stato approvato. Con votazione elettronica palese è stato approvato il testo dell’articolo 22, integrato con il testo dell’emendamento presentato dal consigliere Piermario Manca (presenti 31, votanti 28, favorevoli 28, astenuti 3). Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione gli emendamenti sostitutivi 114 (sostituisce l’emendamento 62) e 122 (sostituisce testo emendamento n. 6) che sono stati approvati.

Il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 23 che riguarda gli interventi a sostegno della diffusione del marchio ed in particolare stabilisce che la Giunta regionale promuova attività di studio, ricerca e divulgazione del marchio regionale di qualità, insieme con la promozione di campagne pubblicitarie, seminari di assistenza tecnica e formazione professionale. Il presidente Luigi Lotto (Pd) ha espresso parere favorevole all’emendamento aggiuntivo n. 109 e la giunta ha espresso parere conforme a quello espresso dalla commissione. Il presidente ha posto in votazione con scrutinio elettronico palese il testo dell’articolo 23 che è stato approvato (48 sì e un astenuto) quindi l’emendamento n. 123 sostitutivo dell’emendamento n. 105 che è stato approvato. Approvato infine l’emendamento aggiuntivo n. 109.

Il presidente Ganau ha aperto la discussione sull’articolo 24, relativo alle sanzioni amministrative e che prevede sanzioni pecuniarie fino a 15.000 euro per l’uso non autorizzato del marchio regionale. Il presidente della commissione prima e la Giunta hanno invitato al ritiro dell’emendamento n. 63. Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha comunicato il ritiro dell’emendamento n. 63. Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha proposto un emendamento orale per introdurre sanzioni amministrative per chi mette in essere falsificazioni e contraffazioni del marchio regionale. Il presidente della commissione Luigi Lotto (Pd) ha ricordato che le falsificazioni e le contraffazioni dei marchi sono già sanzionate dal codice penale. Anche il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato non opportuno introdurre sanzioni amministrative per reati che sono sanzionati dal Codice penale. Il consigliere Luigi Crisponi ha quindi precisato di volersi rivolgere a chi concessionario del marchio, lo altera e ne fa un uso difforme dalle finalità stabilite in legge. La consigliera del gruppo Centro Democratico, Anna Maria Busia, ha evidenziato che anche l’alterazione dei marchi è un reato sanzionato dal Codice penale, concetto ribadito anche dall’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi. Il presidente del Consiglio ha dunque dichiarato inammissibile “per assenza di omogeneità” l’emendamento orale presentato da Crisponi e ha posto in votazione il testo dell’articolo 24 che è stato approvato con 50 voti favorevoli e un astenuto.

L’Aula  ha approvato l’emendamento 121 (Pizzuto) che sostituisce integralmente l’art. 25 (Oggetto e finalità). Il testo individua i nuovi strumenti di governance dei territori rurali: distretti rurali, presìdi, reti di filiera e reti di paniere.

Voto favorevole anche per l’art. 26  (definizioni), con 50 sì ed un astenuto. Via libera anche per gli emendamenti n.100 (Agus e più) e 116 (Pizzuto) che definiscono nel dettaglio sia i presìdi o comunità del cibo di cui all’articolo precedente che le reti di filiera.

Con 49 voti favorevoli ed un astenuto è stato approvato l’art. 27 (Obiettivi specifici). Voto positivo dell’Aula  per l’emendamento 115 in materia di “marchi collettivi di certificazione della Regione”.

Stesso risultato, 49 sì ed un astenuto, per l’articolo 28.

Il presidente Ganau ha messo in votazione l’articolo 29, che stabilisce i requisiti per l’individuazione dei distretti agro-alimentari di qualità. L’articolo è stato approvato con 49 voti favorevoli e un astenuto. Via libera dell’Aula con 49 voti favorevoli e un astenuto anche all’articolo 30, che stabilisce i requisiti per l’individuazione dei bio distretti. Approvato anche l’articolo 31, che stabilisce i requisiti per l’individuazione dei distretti della pesca e dell’acquacoltura di qualità. All’articolo 31 sono stati approvati l’emendamento 104, che ha soppresso la lettera c), e l’emendamento 8, che alla lettera c) ha soppresso il periodo “e i gruppi di ricerca scientifica”.

Si è passati poi all’esame dell’art. 32 che disciplina i distretti, individuati e riconosciuti dalla Regione su apposita iniziativa di enti locali, singoli o associati, camere di commercio, associazioni di categoria, imprese operanti nel territorio, altri enti o istituzioni pubblici o privati. La norma prevede che i soggetti proponenti garantiscono la concertazione con le rappresentanze economiche e sociali del territorio, svolgano azioni di animazione per la promozione dei distretti, individuino i primi soggetti costituenti.

Il presidente Ganau ha quindi posto in discussione l’art. 33 che disciplina la costituzione dei distretti, per la quale è necessario un apposito accordo tra i soggetti aderenti che operano nel territorio. Sulla base di questo accordo sarà decisa la nomina del consiglio direttivo (organo di governo del distretto con potere decisionale) e i criteri di elezione del presidente a cui compete la rappresentanza legale.

Il presidente del Consiglio ha dichiarato aperta la discussione dell’articolo 34 che norma il funzionamento del distretto e le procedure di approvazione del relativo piano. Non essendoci emendamenti è stato posto in votazione l’articolo 34 che è stato approvato con scrutinio elettronico palese (49 favorevoli e un astenuto).

Con la medesima procedura e con lo stesso risultato è stato approvato l’articolo 35 che elenca nel dettaglio i contenuti del piano di distretto e ne specifica gli elementi (relazione, lo stato del distretto, la rappresentazione cartografica, l’identificazione dei Comuni, il grado di attuazione degli obiettivi raggiunti, le attività di coinvolgimento delle imprese, le modalità di sviluppo a breve, un elenco dei soggetti attuatori e l’indicazione delle sinergie e delle integrazioni con gli strumenti comunitari, nazionali e regionali).

Il presidente ha proceduto con la votazione dell’articolo 36 che stabilisce che la Giunta, entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge, con proprie direttive di attuazione, delibera le modalità di costituzione e composizione dei distretti. L’articolo 36 è stato approvato con 49 sì e un astenuto.

Il presidente ha quindi aperto la discussione sull’articolo 37 che stabilisce che la giunta, a 2 anni dall’entrata in vigore della legge, trasmetta al Consiglio una dettagliata relazione sul suo stato di attuazione. Il presidente ha posto in votazione l’unico emendamento presentato, il n. 70 che prevede il monitoraggio costante da parte delle agenzie regionali, che è stato approvato. Quindi, il Consiglio ha approvato con votazione elettronica l’articolo 37 (49 sì e un astenuto). Il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 38 “norma finanziaria” ed ha dichiarato inammissibile l’unico emendamento presentato, n. 81. Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha chiesto delucidazioni alla Giunta circa le coperture finanziarie che risulterebbero imputate all’Upb relativa agli indennizzi per le aziende agricole colpite dall’alluvione e dalle calamità naturali. L’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha dichiarato che i fondi sono sufficienti per fare fronte agli impegni della legge e dal garantire ristoro alle aziende colpite dall’alluvione. Il presidente Ganau ha quindi aperto la votazione elettronica per l’articolo 38 che è stato approvato con 47 sì e un astenuto.

Approvato con 47 voti a favore e un astenuto anche l’articolo 39 che stabilisce che la legge entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nel Buras. Il presidente del Consiglio ha quindi aperto la votazione finale del testo emendato con procedura elettronica palese. Ha quindi proclamato l’approvazione della legge: presenti 48, votanti 47, favorevoli 47 e un astenuto.

Il consigliere Luigi Lotto (Pd), presidente della commissione Attività produttive e relatore del provvedimento, ha ringraziato sia i componenti della commissione, di maggioranza e minoranza, sia i consiglieri. «Si tratta di un provvedimento importante – ha detto – di grande significato per il settore agricolo e per la comunità regionale».

Il consigliere di Forza Italia Oscar Cherchi ha sottolineato «il grande lavoro svolto, anche per l’apporto costruttivo dell’opposizione, testo dopo tante proposte arrivate a sintesi finale». «Si è voluto accogliere il lavoro svolto negli anni precedenti – ha poi proseguito Cherchi – segno che il passato non deve essere cancellato ma utilizzato per proseguire e magari migliorare, il marchio è uno di questi esempi positivi».  Per la Sardegna, ha concluso, «questa legge sarà ricordata non con un nome ma per l’unanimità del Consiglio regionale; i distretti rurali sono stati da sempre una grande scommessa, in questo momento particolarmente difficile, di grande crisi ed abbandono delle campagne, ha ancora più valore».

Il consigliere Gianluigi Rubiu, capogruppo di Udc Sardegna, ha affermato che «questa legge è nata anche fuori dal Consiglio con la proposta di legge di iniziativa popolare sostenuta fra gli altri anche dalla Coldiretti; in commissione si è lavorato molto bene per fare una buona legge che rilancia l’agricoltura sarda e l’economia della Sardegna».

Il presidente Ganau ha poi dato la parola a Paolo Truzzu (Fdi), il quale ha annunciato la sua astensione perché «questa legge ha tanti aspetti positivi, ma per me lascia qualche dubbio e ho paura che l’obiettivo di massima tutela rischi di trasformarsi in un boomerang». Il vice presidente della Quarta Commissione, Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha annunciato il voto favorevole del suo gruppo e ha voluto ringraziare l’on. Modesto Fenu per il suo contributo. Crisponi ha ricordato che è stato un lavoro, quello svolto in Commissione, condiviso, franco e aperto, per tutelare il comparto dell’agroalimentare: «Un talento inespresso». «Mai ci siamo sentiti minoranza – ha affermato – ed abbiamo dato prova di coesione su un argomento così importante». Voto favorevole del gruppo Sardegna Vera è stato espresso da Efisio Arbau (La Base), il quale ha definito questa legge «la stella polare per la nuova programmazione europea». Anche l’esponente della maggioranza ha evidenziato che quello svolto dalla Commissione è stato un lavoro importante a favore di un settore fondamentale per la nostra economia. Arbau ha poi espresso pieno appoggio e fiducia nell’operato dell’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi. Un particolare ringraziamento è stato, poi, indirizzato da Arbau al presidente della Commissione, Luigi Lotto, per come ha saputo gestito i lavori e per aver trovato il punto d’incontro tra maggioranza e opposizione. «Adesso – ha concluso Arbau – come  classe dirigente dobbiamo portare nei territori le nuove norme».

Per Luca Pizzuto (Sel), con questa legge la Sardegna avrà a disposizione uno strumento importante. «La norma che si approva oggi – ha detto – ha avuto il merito di accogliere le istanze provenienti dall’esterno del Palazzo. Consentirà di difendere l’agrobiodiversità e di affrontare con più ottimismo il futuro».  Secondo l’esponente di Sel, l’introduzione del marchio «riconosce il lavoro delle imprese che lavorano per la qualità e la valorizzazione delle specificità sarde e mette in campo strumenti di cooperazione all’avanguardia, una risposta seria a chi ha fatto lavori di filiera senza pensare al solo profitto».

Pier Mario Manca (Pds), annunciando il voto favorevole del gruppo Soberania e Indipendentzia, ha rivolto un grazie alla Commissione per il lavoro svolto. «Questa legge – ha detto – non risolve i problemi dell’agricoltura, che sono di natura infrastrutturale, ci permette però di recuperare 20 anni di ritardo sul fronte della protezione dell’agrobiodiversità e, in prospettiva, di favorire le condizioni per la nascita di nuovi posti di lavoro». Manca ha poi sottolineato l’importanza delle norme sul marchio: «Questa è l’occasione per creare un marchio Sardegna e affrontare tutti insieme le sfide dei mercati globali». L’esponente del Partito dei Sardi, infine, ha parlato dei distretti: «Una scommessa – ha detto – che può dare risultati positivi attraverso nuove strategie di programmazione dei fondi comunitari».

Angelo Carta (Psd’Az) ha evidenziato il grande lavoro svolto dalla Commissione “Attività Produttive”: «Adesso la palla passa alla Giunta che dovrà svolgere un lavoro grandissimo per consentire all’agricoltura di iniziare il suo viaggio verso il futuro e tornare ad essere il perno dell’economia sarda».

Il capogruppo del Centro Democratico, Roberto Desini, ha espresso il convinto voto a favore della legge e ha espresso apprezzamento per il lavoro svolto dalla commissione Agricoltura. «Questa legge – ha dichiarato Desini – segna una svolta per l’agricoltura sarda e mi auguro cambi l’impostazione culturale della politica verso l’intero comparto agricolo». A giudizio del capogruppo della maggioranza «agro biodiversità, marchio regionale e distretti sono inoltre elementi fondamentali per il programma europeo 2014-2020».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha sottolineato i tempi di approvazione della legge («in meno di un giorno abbiamo approvato 39 articoli») insieme con la responsabile condotta dei gruppi dell’opposizione in Consiglio. Pietro Pittalis ha invitato la Giunta regionale a procedere con la notifica all’Unione Europea della legge «per scongiurare conseguenze negative per l’amministrazione regionale e i beneficiari del provvedimento che ci accingiamo ad approvare». Il capogruppo di Forza Italia ha concluso con la dichiarazione di voto a favore.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha condiviso il giudizio positivo espresso dal presidente della commissione Agricoltura, Luigi Lotto. Pietro Cocco ha ricordato le tante “sofferenze” del comparto agricolo ed ha affermato che «la legge è uno strumento efficace per dare un aiuto al settore agricolo e più in generale ad un mondo troppo al lungo trascurato». Il capogruppo dei democratici ha affermato che alla legge dovranno seguire però atti e comportamenti concreti a sostegno e per la valorizzazione del comparto e delle produzioni dell’agroalimentare sardo.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, non essendoci altri iscritti a parlare ha dichiarato aperta la votazione finale delle legge con procedura elettronica e palese: legge approvata con 47 sì e 2 astenuti.

L’Assemblea ha proseguito nell’esame dell’ordine del giorno con l’interpellanza n. 26 (Oppi e più) «sugli intendimenti della Giunta regionale circa la ventilata creazione di un centro di ricerca superiore ad Olbia».

Illustrandone il contenuto il primo firmatario Giorgio Oppi ha ricordato che «era stata presentata nel mese di giugno perché in quel periodo c’erano incontri dappertutto tranne che in Consiglio regionale, anche se poi si è arrivati ad importanti chiarimenti in commissione». «Siamo d’accordo – ha ribadito Oppi – ma sia il Qatar che il Bambin Gesù non possono certo essere citati come esempio di perfezione, anche per le istanze fallimentari in corso nei confronti del Bambin Gesù a Catanzaro come a Roma».«Oggi sono preoccupato – ha osservato il consigliere dell’Udc – perché le date ormai annunciate sono ormai tutte superate e poi manca ancora la deroga che il Governo doveva inserire nel cosiddetto decreto sblocca Italia del governo, spero non sia un segnale negativo». «Ci sono poi alcune cose che non ci convincevano – ha proseguito – perché dire che si recuperano 60 milioni con la mobilità attiva e passiva è una stronzata, al massimo sono 10, stiamo dando opportunità noi a loro e non il contrario». «Vorremmo sapere qual è lo stato dell’arte – ha detto infine – perché prima c’era tanta fretta ma solo da pochi giorni, per esempio, è stata chiesta la disponibilità dell’immobile».

L’assessore della Sanità Luigi Arru ha affermato di non avere «notizie aggiornate, salvo quelle comparse sulla stampa».

Il consigliere Oppi ha replicato di non essere l’autore degli articoli. «Però non ho sentito qual è lo stato dell’arte – ha dichiarato – altrimenti devo dedurre che non c’è nessuna risposta».

L’assessore della Sanità ha ribadito di non avere una risposta esaustiva. Ha però ribadito che i lavori per l’apertura della struttura dovrebbero iniziare nel marzo del 2015 divisi in due parti, «ad iniziare da 178 posti utilizzati per attività riabilitazione e acuti; noi abbiamo spinto per la ricerca sulla genetica delle popolazioni e sulle malattie degenerative, con un progetto del Bambini Gesù ed un dispositivo che permette di intervenire sulle cellule in modo molto innovativo». «Per quanto riguarda il budget – ha continuato l’assessore – è fissato a livello nazionale dalla legge 502 e dalla legge regionale 10, la remunerazione delle funzioni avviene in base ad un costo standard per tipologie di attività ma, in carenza di un decreto attuativo che non è mai stato emanato dal ministero, l’interpretazione della norma è lasciata alle scelte discrezionali delle regioni». «Il tetto massimale – ha spiegato Arru – è 55,6 milioni, il governo deve ora emanare un provvedimento di deroga sia per acuti che per massimale della spesa sanitaria».

Il consigliere Oppi, intervenendo per la replica, ha ringraziato l’assessore che ha fornito dati corretti ma, ha osservato, «senza deroga tutto questo che abbiamo detto non si può fare; l’accreditamento viene riconosciuto di norma per singole unità mentre a loro è stata riconosciuta a livello globale». Non solo, ha aggiunto, «nella nuova struttura non ci sarà pronto soccorso perché costa molto». Io mi auguro, ha concluso l’esponente dell’Udc, «che tutto si risolva in modo positivo, ma la data annunciata era il 24 giugno, è passato un altro mese e non si è visto niente; speriamo che sia vero quello che hanno detto autorevoli esponenti del Pd ma ci vuole molto rigore perché molte cose che hanno detto non sono da centro di eccellenza».

Il presidente Ganau ha avviato l’esame dell’ultimo punto all’ordine del giorno di oggi, la discussione delle mozioni n. 61  (Pizzuto e più ) «sugli eventi che stanno riguardando la Striscia di Gaza» e n. 62 (Zedda e più) «sul conflitto nella Striscia di Gaza e sulle recenti notizie inerenti un rafforzamento della presenza militare nell’Isola». Il presidente ha disposto la discussione unificata dei due testi visto che trattavano dello stesso argomento.

L’on. Ganau ha dato la parola a Luca Pizzuto (Sel) per l’illustrazione della sua mozione. L’esponente della maggioranza ha ricordato che, anche nei nostri paesi, ci sono profonde ferite inferte dalla guerra. «C’è una ferita in ogni comunità a causa dei conflitti – ha affermato Pizzuto – vi invito a pensare cosa significhi per il popolo palestinese la guerra». Il consigliere regionale ha ricordato che il popolo ha subito 4.626 raid, 1.865 morti, 9.300 feriti, 240mila rifugiati nei campi Onu.

La maggior parte dei bombardamenti, ha evidenziato Pizzuto, hanno come obiettivo la Striscia di Gaza. «Noi troviamo che sia inconcepibile quello che sta accadendo a Gaza, la più grave delle violazioni dei diritti umani. Mi chiedo da che parte stia l’Occidente, l’Onu e questo Consiglio regionale rispetto a questa guerra. Abbiamo il dovere di garantire la pace». Pizzuto ha affermato che non è accettabile che «nelle nostre basi militari siamo complici di questo genocidio perché mettiamo a disposizione il nostro territorio per le esercitazioni». Pizzuto ha dichiarato di essere filo palestinese, «perché hanno subito gravissime ingiustizie», ed ha aggiunto: «Abbiamo il dovere di esprimerci come Consiglio regionale per chiedere la pace e per costruire la pace». 

«Chiediamo – ha affermato – un impegno concreto alla Giunta per la ricostruzione delle strutture socio-economiche e sanitarie di Gaza. Chiediamo di portare avanti ogni azione utile alla costruzione della pace in Medio Oriente e nel mondo, ma anche creare e promuovere una tavola rotonda euro-mediterranea dei giovani per la nonviolenza, che sia luogo di incontro per le giovani generazioni che abitano tale zona e che possa formare a una cittadinanza orientata alla pace e alla nonviolenza, diventando un incontro annuale recante avanti iniziative atte a rendere tale evento un importante momento di dibattito e di formazione concreta su queste tematiche».

Paolo Zedda (Rossomori), primo firmatario della mozione n.62, ha segnalato il pericolo di lasciarsi guidare dal sentimento generale che, in passato, ha prodotto fenomeni come il fascismo e il nazismo.  «In Italia – ha detto Zedda – durante il Ventennio tutti erano fascisti perché inconsapevoli della portata antidemocratica della filosofia littoria, il sentimento generale era quello. Anche in Germania erano tutti nazisti, era normale esserlo. Più tardi, noi tutti abbiamo vissuto l’epopea western, decantata dal cinema americano che esaltava i cowboy e puntava l’indice contro gli indiani. Quella cinematografia distingueva tra buoni e cattivi. Solo in seguito abbiamo capito che si trattò di un autentico genocidio. Qualcosa di simile è accaduto in Medio Oriente».

Zedda ha quindi fatto un breve excursus sul conflitto israelo-palestinese ricordando i pronunciamenti dell’Onu per la nascita di due Stati: “Subito dopo quella decisione – ha detto l’esponente dei Rossomori – c’è stata un’azione di pulizia etnica: nel ’67, con la guerra dei sei giorni, Israele ha occupato di territori palestinesi, negli anni ‘90 i coloni israeliani si sono insediati nelle terre migliori della Palestina costringendo i palestinesi a vivere in piccoli appezzamenti distribuiti a macchia di leopardo. Ogni volta che si avvicina la possibilità di una pace duratura succede qualcosa che inasprisce nuovamente gli animi. In quest’ultimo conflitto, partito dal falso rapimento di tre israeliani, si è cercato di fomentare l’odio nei confronti dei palestinesi per giustificare bombardamenti e occupazioni armate».

Secondo Zedda, sul conflitto di Gaza le notizie arrivano in modo distorto. «Abbiamo la percezione di una guerra simmetrica – ha detto il consigliere della maggioranza – invece è uno degli eserciti più potenti del mondo che attacca una popolazione inerme: 1.800 morti tra i palestinesi, quasi tutti civili, contro i 67 israeliani (solo tre civili)». Zedda ha poi stigmatizzato l’atteggiamento «supinamente equidistante» del Governo italiano, vicino nei fatti a Israele perché «suo maggiore fornitore di armi». 

A conclusione del suo intervento, l’esponente dei Rossomori ha sollecitato il Consiglio a pensare in modo diverso: «Noi sovranisti auspichiamo che i sardi agiscano come una nazione e condannino la politica criminale israeliana perché credono nella giustizia e perché si oppongono alla sperimentazione delle bombe nelle spiagge della Sardegna. Occorre impedire le esercitazioni nei nostri poligoni delle forze militari che bombardano Gaza – ha concluso Zedda – non vogliamo le mani sporche di sangue di chi uccide i bambini palestinesi».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha affermato in premessa che «i conflitti nascono per difendere e affermare due ragioni». Il concetto è stato utilizzato dall’esponente della minoranza per evidenziare il «marcato pregiudizio anti israeliano che caratterizza alcuni interventi e in particolare alcune parti di una delle due mozioni in discussione». Michele Cossa ha dichiarato che siamo dinanzi a due popoli e a una situazione di tensione che si trascina ormai da lungo tempo. Il consigliere dei Riformatori sardi, nel dichiarare di condividere la preoccupazione per quanto accade a Gaza in questi giorni, ha ribadito che non si può non tenere conto delle vicende che hanno visto il sorgere dello Stato di Israele e «le paure di chi da sempre vive con l’incubo degli attacchi terroristici». Cossa ha ricordato in tono polemico il rapimento prima e l’uccisione poi dei tre militari israeliani («è stata questa la scintilla che ha scatenato l’ultima tragedia») e ha concluso rivolgendosi al consigliere Pizzuto per sottolineare che «allo Stato di Israele ci si può rivolgere perché è una grande democrazia mentre non possiamo rivolgerci all’indirizzo di Hamas perché è un’organizzazione terroristica».

Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha manifestato supporto e sostegno alle mozioni in discussione e ha definito “allarmante” l’eventualità che l’aviazione israeliana possa svolgere esercitazioni nei poligoni militari in Sardegna. Francesco Agus ha auspicato comportamenti conseguenti del presidente della Giunta ed ha dichiarato di non sentirsi affatto sereno per le dichiarazioni rese dal ministro della Difesa che ha affermato, in risposta ad un’interrogazione parlamentare, che il calendario delle esercitazioni militari nell’Isola non è stato ancora approvato. L’esponente della maggioranza ha quindi concluso con la richiesta che il Consiglio sia informato e segua con attenzione tutte le esercitazioni militari che si svolgono nel territorio della Sardegna.

Il consigliere del gruppo “Sardegna”, Paolo Truzzu, ha espresso apprezzamento per lo svolgimento del dibattito in Consiglio su temi di così grande rilevanza. Truzzu si è quindi dichiarato «filo palestinese ma non anti israeliano» e ha rimarcato che nel conflitto tra Israele e Palestina i morti sono i civili che vivono nella Striscia di Gaza e non i militanti di Hamas. «Serve riaffermare il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese e di quello israeliano per ribadire il diritto all’esistenza di due Stati», ha dichiarato l’esponente della minoranza che ha aggiunto, «Hamas non rappresenta il popolo palestinese e neppure il complesso e vasto mondo musulmano». Truzzu ha concluso ricordando che quello in Medio Oriente non è l’unico conflitto aperto ma che altri se ne registrano di altrettanto preoccupanti e violenti in Ucraina, Siria e dove i cristiani sono perseguitati dai musulmani. «Evitiamo la demagogia – ha affermato il consigliere eletto in Fdi – sono pacifico ma non pacifista, perché a volte le ragioni si devono difendere anche con il ricorso alle armi».

Il consigliere Emilio Usula (Soberania-Indipedentdentzia) ha affermato che «non è mai facile parlare dell’orrore e delle stragi di bambini ma non si può avere un atteggiamento equidistante, quella sarebbe davvero demagogia, in Consiglio regionale se ne sta parlando con troppa disattenzione». Si deve sottolineare invece, a giudizio di Usula, «che l’80% della popolazione palestinese può usare solo il 10% delle risorse idriche e non ha libertà di movimento: davanti a questo non si può essere equidistanti». «Chiedo – ha detto – un minuto di silenzio del parlamento sardo per dimostrare contro questa guerra, contro questo genocidio, contro la strage di innocenti a Gaza».

Il presidente Gianfranco Ganau ha invitato l’Aula ad osservare un minuto di raccoglimento per tutte le vittime della guerra, di ogni parte.

Il consigliere Marco Tedde, di Forza Italia, ha condiviso in apertura le argomentazioni espresse dal consigliere Cossa perché «quando si parla di tragedie umanitarie bisogna avere una visione diversa e non parziale delle cose, non ci si può indignare per le vittime palestinesi e poi passare un colpo di spugna sulle vittime israeliane del terrorismo di Hamas in tutti questi anni, non si possono creare vittime di serie a e di serie b». In una delle due mozioni, a parere di Tedde, «c’è un pregiudizio anti israeliano inaccettabile: torti e ragioni? Lo dirà la storia, noi dobbiamo cercare di fermare la tragedia umanitaria o quanto meno dare un contributo, certamente non si può sostenere la censura del Governo italiano o schierarsi dalla parte di uno degli schieramenti in guerra».

Il consigliere Gavino Sale (Sardegna vera-iRS) c’è un film che ricorda la nascita della base militare di Teulada, «quando l’esercito italiano distrugge i cuiles, le case di campagna». La storia del popolo palestinese in qualche modo ci interroga, ha continuato Sale ricordando una recente iniziativa pubblica in cui Irs, insieme ad altre forze politiche, «ha chiesto scusa ai palestinesi a nome del popolo sardo perché le armi che li stanno colpendo sono state testate nelle basi di Quirra e Teulada, come sardi ci sentiamo colpevoli e vogliamo proporre alla fine della guerra che i bambini palestinesi vengano ospitati sia nelle strutture sanitarie sarde sia nella nostra comunità, come atto doveroso di riparazione verso una situazione dove non c’è nessuna umanità». Solidarizzo con i disertori israeliani, ha detto poi Sale, e «non capisco alcuni sardi che sostengono le tesi del governo di Tel Aviv: chiediamo la sospensione delle esercitazioni in Sardegna cui parteciperà anche l’esercito israeliano, il governo regionale deve prendere una posizione molto netta su questo punto perché ormai siamo diventati un obiettivo sensibile mentre la Sardegna deve essere una terra di pace».

Il presidente ha dato la parola al consigliere di forza Italia, Giuseppe Fasolino: «Non saremo noi a risolvere i problema di Gaza e sono d’accordo con l’intervento dell’on. Cossa e dell’on. Tedde». Fasolino ha evidenziato che c’è una mozione più tifosa e una più equilibrata e «quest’ultima dovrebbe rappresentare il nostro atteggiamento. La mozione da sostenere è quella che dice torniamo alla pace».

«Sono orgogliosa di fare parte di questo Consiglio – ha affermato Anna Maria Busia (Cd) – e di essere collega dell’on. Pizzuto e dell’on. Zedda, che ringrazio per aver proposto questo argomento. Non risolveremo i problemi del Medio Oriente, ma la pace di costruisce partendo da piccoli gesti». Busia ha ricordato che non si può confrontare la forza dell’esercito israeliano con quella dei palestinesi. Quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza, secondo l’esponente della maggioranza, è un atto criminale.

Conclusa la discussione generale, il presidente Ganau ha dato la parola all’assessore regionale alla Cultura, Claudia Firino. L’esponente dell’esecutivo ha sottolineato l’importanza delle due mozioni presentate «che offrono l’opportunità di dibattere temi così rilevanti anche nella sede di un Consiglio regionale, e di dare un contributo concreto a una situazione così grave come il conflitto israelo-palestinese». Secondo Firino, nonostante le diverse interpretazioni che si possono dare, ciò che è intollerabile è la drammatica situazione umanitaria a Gaza. «E’ necessario pensare al ruolo che una Regione può giocare in questo contesto, i suggerimenti e le proposte che emergono dalle mozioni offrono un importante spunto di riflessione».

L’assessore ha poi ricordato che la Giunta, in questi primi mesi di governo, ha dimostrato di voler assumere posizioni forti sul tema delle servitù militari che hanno nella nostra regione un peso altissimo, non paragonabile a quello delle altre regioni italiane. «Da questo tipo di politica – ha detto Firino – parte una risposta che può assumere un significato forte. La Regione può fare molto sul fronte della cooperazione e della cultura e contribuire a rafforzare l’intervento umanitario può essere rafforzato».

Firino, infine, ha apprezzato la proposta di apertura di un dialogo euromediterraneo rivolto ai giovani: «Esprimo a nome della Giunta un parere favorevole alle mozioni e in generale all’avvio di iniziative non sporadiche su un tema così importante».

Il consigliere di Sel, Luca Pizzuto, presentatore della mozione n. 61, ha definito “inaccettabile” l’etichetta di anti israeliano. «Nessuno mette in discussione il diritto di Israele ad esistere – ha dichiarato l’esponente di Sel –ma vogliamo che analogo diritto sia riconosciuto al popolo palestinese». Pizzuto ha ammesso che la mozione da lui presentata può definirsi equilibrata ma non equidistante ed ha argomentato l’affermazione facendo riferimento al caso dei soldati israeliani uccisi: «Non è provato che siano stati rapiti e uccisi per mano di Hamas ma se anche così fosse la reazione di Israele è sproporzionata e inammissibile». Pizzuto ha concluso con la richiesta che le due mozioni in discussione sia messe in votazione separatamente.

Il consigliere del gruppo “Soberania e Indipendentzia”, Paolo Zedda, presentatore della mozione n. 62 ha replicato duramente alle affermazioni del consigliere Cossa: «Non voglio essere equidistante perché le due condizioni di Israele e Palestina non sono simmetriche». Paolo Zedda ha ricordato la potenza atomica di Israele e l’assenza di un esercito palestinese, per ribadire che «la Palestina è sotto occupazione da 46 anni». «Non accetto di essere definito anti israeliano – ha incalzato l’esponente della maggioranza – perché mi associo ai tanti israeliani che contestano l’oppressione in atto a Gaza e la politica del governo Israeliano». «I terroristi sono coloro i quali uccidono i civili – ha affermato Paolo Zedda – e i civili uccisi in Palestina sono più di mille contro i tre cittadini Israeliani deceduti». Il consigliere dei Rossomori ha concluso con l’appello perché Israele metta fine all’occupazione della Palestina e la Sardegna non conceda i poligoni per le esercitazioni dei militari israeliani.

Il presidente del Consiglio ha dunque posto in votazione con procedura elettronica palese la mozione n. 61 (Pizzuto e più) che è stata approvata con 39 sì e un astenuto. Il consigliere Paolo Zedda (Soberania e Indipendentzia), primo firmatario della mozione n. 62 ha chiesto che fosse messa in votazione senza il punto 5 del dispositivo, quello in cui si fa riferimento alla richiesta di embargo per Israele. Il presidente del Consiglio ha accolto la richiesta avanzata dal consigliere Paolo Zedda ed ha aperto la votazione con procedura elettronica. Il presidente ha constatato la mancanza del numero legale. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, è intervenuto per sottolineare che l’assenza dei consiglieri della minoranza ha avuto solo significato politico e non di assenza dai lavori dell’Aula.

Preso atto delle dichiarazioni rese dal capogruppo Pittalis, il presidente del Consiglio ha dichiarato conclusi i lavori e ha annunciato che il Consiglio sarà convocato a domicilio.

Occupazione sala consiliare 2 Occupazione sala consiliare 1

Muro contro muro in Consiglio regionale tra maggioranza e opposizione. Lo scontro tra gli schieramenti si consuma durante il dibattito sul recente accordo firmato dalla Regione con lo Stato sul patto di stabilità. Al termine degli interventi dei capigruppo e prima della replica della Giunta,  la minoranza di centrodestra ha deciso di occupare l’Aula. Il presidente Ganau ha sospeso la seduta e rinviato i lavori a domani mattina alle 10.00.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Ganau. Dopo le formalità di rito l’Aula ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con l’avvio del dibattito sulle dichiarazioni del presidente della Regione Francesco Pigliaru relative all’accordo con il Governo sul patto di stabilità.

Il presidente ha sospeso brevemente la seduta in attesa dell’arrivo del presidente della Regione ed analoga richiesta, per esigenze del gruppo di Forza Italia, è stata formulata dal consigliere Alessandra Zedda.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha dato la parola al consigliere del gruppo Misto Fabrizio Anedda.

Anedda ha ribadito l’apprezzamento per il presidente Pigliaru e l’assessore Paci già espresso in precedenza. Il fatto che il centro destra si dimostri contrariato, ha affermato, «rafforza la giustezza della nostra linea». Per noi, ha aggiunto Anedda, «le risorse recuperate dovranno servire per creare sviluppo e lavoro di cui la Sardegna ha tanto bisogno, ma non bisogna perdere di vista l’obiettivo di eliminare gli sprechi, soprattutto nella sanità, dove i manager del centro destra sono ancora al loro posto». Gli obiettivi che abbiamo di fronte sono molto chiari, secondo Anedda: «Dobbiamo stabilizzare le imprese ed il nostro tessuto economico per creare occupazione e sviluppo reale, puntando su settori come agro alimentare e turismo che possono creare vera ricchezza».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha commentato l’esordio del collega del centro sinistra dicendo che «allora è rimasto davvero poco da discutere». Dedoni ha poi criticato duramente le dichiarazioni dell’assessore Paci secondo il quale bisognava sfoltire i contenziosi con lo Stato. Questo atteggiamento, per Dedoni, «non porterà sviluppo alla Sardegna, si potrà dire tutto come nel 2006, ma la realtà è che siamo partiti con 1.2 miliardi, salvo poi dire che il centro destra aveva rotto il patto di stabilità per dare fondi agli enti locali e che quel provvedimento poteva astrattamente essere sanzionato».  Per il capogruppo dei Riformatori la realtà è un’altra: «Il Governo non ha mai riconosciuto alla Sardegna quanto le spettava, oggi come nel 2006 e per giunta sarà lo Stato a certificare l’accertamento delle entrate, altro che la regionalizzazione che invocano i sovranisti, siamo totalmente nelle mani dello Stato». Alla Sardegna è stato tolto con la mano destra e con la sinistra, ha proseguito Dedoni, «questo vuol dire pareggio di bilancio, eppure abbiamo lasciato perdere la giusta battaglia sulle accise ed abbiamo perfino accettato di ritirare tutti i ricorsi contro lo Stato, è vergognoso». In questo quadro, ha concluso il consigliere, «non ci potrà essere spazio per sviluppo e occupazione, speriamo che almeno il Consiglio modifichi questo atteggiamento passivo e subalterno, mostrando spina dorsale e consapevolezza delle esigenze di un popolo».

Il consigliere Gavino Sale ha criticato il consigliere Dedoni, affermando che sino ad oggi che dal Governo Soru a Cappellacci hanno visto sentenze che riconoscono il debito ma il governo Pigliaru, molto pragmatico, ha ottenuto risultati concreti. Citando un antico proverbio sardo, ha aggiunto che «è meglio un uccello catturato che cento liberi (Mezus unu puzone tentu chi chentu ‘olende)». Le risorse reali servono, ha aggiunto l’esponente di Irs, «e contano molto più di quelle virtuali, anche se dello Stato italiano ci fidiamo pochissimo, anzi nulla». Ma oltre non si può andare, ha avvertito Sale, «perché ad oggi non sappiamo ancora qual è il gettito fiscale della Sardegna, per questo chiediamo l’Agenzia sarda delle entrate e chiediamo che tutte le aziende cambino residenza fiscale comprese quelle multinazionali: da E.on avremmo potuto ottenere 162 milioni, da Tirrenia ne potremmo ottenere altri 38, ecco perché quel principio per noi è fondamentale». E’stato fatto tutto il possibile con una nuova logica, ha concluso Gavino Sale, «ma ora dobbiamo agire concretamente per gli interessi della nostra Nazione».

Il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini, si è detto orgoglioso di far parte della coalizione che sostiene la Giunta e il presidente Pigliaru, perché – ha spiegato il consigliere della maggioranza – «con la firma dell’accordo sul pareggio di bilancio si è ottenuto un risultato davvero straordinario: non solo per gli aspetti giuridici e finanziari ma soprattutto perché è stata restituita credibilità alla Regione sarda e trovo ovvio che le forze dell’opposizione tentino di ridimensionare e sminuire il risultato ottenuto a Roma». Il capogruppo del Cd ha proseguito il suo intervento ricordando che sono trascorsi solo quattro mesi dall’insediamento del nuovo esecutivo e che con la firma dell’accordo sulla parità di bilancio «siamo davanti ad un risultato che si può definire di speranza».

Roberto Desini ha poi ricordato le dichiarazioni programmatiche del presidente della Giunta nelle parti in cui si fa riferimento all’assenza di governi amici e/o governi nemici ma alla necessità di procedere nel confronto con lo Stato con chiarezza, responsabilità e schiena dritta. «Il presidente Pigliaru – ha aggiunto l’esponente del centrosinistra – ha condotto con successo il confronto con il governo e la Sardegna sarà la prima Regione d’Italia ad avere il pareggio di bilancio». Per Desini l’accordo è inoltre una vittoria della politica («si è riappropriata del suo ruolo») sulla burocrazia e ha inoltre il pregio di dimostrare come il presidente Pigliaru stia dando un forte “segnale di fiducia” verso il governo. «Perché – ha dichiarato il capogruppo del Cd – i tribunali e i ricorsi non portano spazi finanziari mentre è vero che ci allontanano dalla realtà». A giudizio del consigliere di maggioranza i 364 milioni di euro di ulteriori spazi finanziari, sono solo “un primo passo” e – ha aggiunto Desini in riferimento alle critiche dell’opposizione circa la mancata informazione – il presidente Pigliaru e l’assessore Paci hanno sempre e costantemente aggiornato la maggioranza sull’evoluzione del confronto Stato-Regione». «Non è più tempo di spot e slogan – ha aggiunto – ma di fatti concreti e tutti siamo chiamati ad affrontare la realtà e a guardare i bisogni e le necessità della gente comune». Il capogruppo del Centro democratico ha dunque auspicato che si individuino in tempi brevi le priorità di intervento e ha suggerito che si incominci dal comparto degli Enti Locali e dalle politiche del lavoro («dobbiamo restituire la dignità a chi l’ha perduta e soffre per l’attuale momento di crisi»). «Con l’accordo siglato dal presidente Pigliaru – ha proseguito Desini – abbiamo ottenuto maggiore sovranità finanziaria e questo significa maggiore impegno per spendere le risorse e per razionalizzare la spesa regionale». «In questa sfida – ha concluso – dobbiamo dimostrare di avere maturità personale e politica perché avere maggiore capacità di spesa significa lavorare per dare risposte efficaci ai bisogni dei sardi».

Il consigliere del Psd’Az, Marcello Orrù, è intervenuto nel dibattito per 5 minuti (la metà del tempo a disposizione di ciascun gruppo nello spazio riservato al dibattito) ed ha rivolto pesanti critiche ai contenuti dell’accordo sottoscritto dal presidente della Giunta, Francesco Pigliaru.

«Non capisco l’esultanza per l’accordo – ha attaccato l’esponente dei Quattro Mori – e ricordo al presidente Pigliaru che perseverare è diabolico». Orrù ha fatto riferimento alla cosiddetta intesa sulle entrate siglata dal Pigliaru (in veste di assessore alla Programmazione) con il governo Prodi, e che a giudizio del consigliere dell’opposizione «non ha portato alcun beneficio alla Sardegna, scaricandogli in cambio il costo di Sanità e Trasporti». Il consigliere Orrù si è dunque rivolto direttamente al presidente della Giunta per domandare quali siano i benefici che avrà la Sardegna dai 364 milioni di euro di nuovi spazi finanziari che sono stati liberati con l’accordo sottoscritto nei giorni scorsi a Roma. Orrù ha poi mostrato perplessità sui possibili risultati positivi che potrebbero derivare dal pareggio di bilancio a partire dal 2015 («è forse peggio anche del patto di stabilità»). «Con l’accordo sul pareggio di bilancio – è stata l’accusa lanciata dal consigliere del Psd’Az – è stata decretata la fine dell’Autonomia sarda e ricordiamoci che è stato siglato un accordo con chi dal 2007 dimostra di non rispettare l’intesa istituzionale in materia di entrate». A giudizio di Orrù con l’accordo si “stringono tre cappi al collo della Sardegna”: il primo è il pareggio di bilancio, il secondo è il pareggio di competenza per cassa e il terzo è il blocco delle opere pubbliche. «L’Italia – ha proseguito l’esponete della minoranza – ha chiesto all’Europa una proroga di un anno per l’entrata in vigore del pareggio di bilancio mentre il presidente della Regione sarda firma un’intesa col governo italiano per anticiparne di un anno l’applicazione al bilancio regionale». Il consigliere del Psd’Az ha ricordato le “grandi battaglie” dei diversi presidenti della Giunta che, nel corso dell’Autonomia si sono contrapposti anche ai governi del medesimo colore politico, pur di rivendicare e ottenere le risorse che spettavano ai sardi. «Mentre oggi – ha concluso Orrù – Renzi ci scippa l’Autonomia con le riforme costituzionali e il presidente Pigliaru va a Roma con il cappello in mano».

Il presidente del Consiglio ha dato, quindi, la parola al capogruppo di Sel, Daniele Secondo Cocco, il quale ha ringraziato il presidente Pigliaru per il risultato ottenuto sul Patto di stabilità. Cocco ha ribadito che Sel terrà comunque la guardia altissima nei rapporti con il governo. «Da oggi si riparte, la deroga ottenuta servirà a lenire le sofferenze più urgenti». Cocco ha ricordato la situazione drammatica che vive la Sardegna con una disoccupazione giovanile che ha raggiunto il 40 per cento. Troppi ancora i problemi da risolvere, ma con il risultato ottenuto da Pigliaru, secondo il capogruppo di Sel, «dall’anno prossimo la nostra maggioranza sarà messa alla prova perché dovremo sanare con quelle risorse la grave situazione in cui versa l’Isola».

Tra gli obiettivi di Sel c’è il reddito di cittadinanza, risolvere la situazione dei precari e portare avanti tante battaglie per il lavoro. «Credo che quel miliardo e duecento milioni di euro – ha affermato – ci consentirà di provare a risolvere i problemi e di equiparare tutti i cittadini per quanto riguarda il diritto alla salute». Per Cocco è necessario risolvere le emergenze ma anche programmare per il futuro. «Siamo orgogliosi e contenti di quanto ha ottenuto il presidente Pigliaru perché la Sardegna è la prima regione a uscire dal Patto di stabilità. Bravo presidente». Secondo Cocco la Giunta dal 2015 dovrà «dare risposte agli enti locali perché sono loro che risolvono i problemi dei cittadini».

Sull’ordine dei lavori ha chiesto la parola Mario Floris (Sardegna), il quale ha chiesto se ci fosse un ordine del giorno previsto come conclusione del dibattito. Il presidente Ganau ha spiegato che, in base al Regolamento, la discussione termina con la replica della Giunta e che, per adesso, non sono stati predisposti ordine del giorno.

Ganau ha quindi dato la parola al capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas: «Non è senza amarezza che intervengo in quest’aula perché purtroppo ci rendiamo conto che il cammino verso l’autonomia del popolo sardo è ancora molto lungo». L’esponente della minoranza ha affermato di essere stanco di sentire le lodi al presidente come se chi è venuto prima non avesse fatto niente e non fosse depositario di serietà, credibilità e competenza. «I sardi non hanno scelto voi, hanno solo decretato che siete maggioranza. Il Consiglio regionale – ha detto – deve essere tenuto costantemente informato, non basta che il presidente tenga informata la maggioranza».

Solinas ha evidenziato che l’unico risultato ottenuto è l’applicazione anticipata per la Sardegna sul pareggio di bilancio, e di contro «si è rinunciato a un risultato che si era ottenuto. Si è rinunciato agli effetti di una sentenza della Corte costituzionale. Quella sentenza non è negoziabile e non è nella disponibilità di nessuno: la Corte ha decretato un diritto dei sardi. Su quell’accordo, nell’interesse di tutti, ci dobbiamo tornare ma per darle, presidente Pigliaru, maggiore forza perché l’accordo sottoscritto è inaccettabile».

Per il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, l’accordo firmato dalla Regione con il Governo sul patto di stabilità non ha nulla di epocale: prevede, infatti, l’aumento del tetto di spesa di 320 milioni di euro per il 2014 ma, allo stesso tempo, introduce il principio del pareggio di bilancio. «Ciò – ha detto Rubiu – comporterà un blocco della spesa per Regione e comuni e metterà a rischio i servizi essenziali. E’ un patto scellerato che costringerà i sardi a pesanti sacrifici». Per l’esponente dell’Udc, l’intesa sottoscritta a Roma è, non solo un accordo “patacca” come lo ha definito l’ex presidente della Regione Cappellacci, ma un vero e proprio «atto di sottomissione totale allo Stato italiano».

Secondo Rubiu, la Regione avrebbe dovuto agire diversamente e portare avanti una trattativa che consentisse di assicurare all’Isola una soglia di sopravvivenza per tutelare le famiglie e le imprese. «Garantire il pareggio di bilancio significa attuare una politica di rigore che in passato ha portato all’aumento delle tasse e all’incremento la disoccupazione». Dall’esponente dell’UDC è poi arrivato un duro attacco alla Giunta per la decisione di rinunciare ai ricorsi contro lo Stato in materia finanziaria per il periodo 2014-2017. «Un atto scellerato – ha detto Rubiu – che impedisce di riconquistare e vedere riconosciuti i nostri diritti. Non è stata rispettata la volontà dei cittadini, l’accordo è una beffa per il popolo sardo». In conclusione del suo intervento, Rubiu ha criticato la decisione della Giunta di firmare l’accordo con lo Stato senza il preventivo coinvolgimento del Consiglio regionale.

Secondo Emilio Usùla (Soberania indipendentzia), l’accordo Stato-Regione in materia di finanza pubblica introduce elementi  importanti, seppure da perfezionare. «Lo riteniamo positivo – ha detto Usùla – tornerà utile per l’economica sarda. Dal 2015 la Sardegna potrà spendere e utilizzare le sue entrate, speriamo maggiori entrate, potrà investire di più per dare opportunità ai giovani e ai disoccupati».

Il principio del pareggio di bilancio è, secondo l’esponente della maggioranza, «una conquista di sovranità, per renderla più compiuta servono però ulteriori certezze sulle risorse che ci spettano e su come gestirle in autonomia». Usùla ha quindi rilanciato la proposta della costituzione dell’Agenzia sarda delle entrate. «Consentirebbe di quantificare e gestire l’esatto ammontare delle risorse a nostra disposizione. Uno strumento funzionale al principio del pareggio di bilancio». «In attesa della costituzione dell’Agenzia – ha spiegato Usùla – occorrerà attivarsi per ottenere dallo Stato:

a) la reversione dei flussi, tale per cui le entrate prodotte in Sardegna siano immediatamente girate dallo Stato a un conto della Regione Sardegna;

b) l’immediata attivazione – come previsto dall’accordo del 2006 fra Regione e Stato e come accaduto di recente per la Sicilia  di un codice tributo che consenta alla Sardegna di incassare le tasse delle imprese che lavorano in Sardegna pur avendo sede fiscale fuori dalla nostra terra. «I due elementi sono in stretta relazione con l’accordo sottoscritto – ha concluso il capogruppo di Soberania e Indipendentzia – se dal 2015 dobbiamo poter spendere le nostre entrate, queste devono essere nella nostra immediata, completa, certa disponibilità».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha esordito affermando che, a differenza del consigliere Desini, in Sardegna non si percepisce un miglioramento della situazione economica della comunità regionale. Il presidente Pigliaru, ha affermato, «non è un politico dio professione ma in questa circostanza ha mostrato di aver imparato la lezione vendendo per oro ciò che oro non è oro, ha raccontato la favola della buona famiglia che fa debiti e li restituisce quando le cose vanno meglio». Ma ora, ha osservato Truzzu, in questa famiglia c’è un’altra situazione, «la Sardegna ha sentenze che gli fruttano risorse aggiuntive ed invece, in cambio, accetta 253 milioni avendo diritto ad 1.2 miliardi; non solo, poi dal 2015 potrà spendere tutto il suo stipendio». Con la firma su quell’accordo, ha continuato il consigliere, «la Regione ha accettato il diktat del governo Renzi e meno male che si è firmato, se le cose fossero andate avanti per qualche altro mese avremmo pagato noi». Rivolgendosi ai settori del Consiglio che si richiamano al sovranismo, il consigliere di Fdi ha sottolineato che «il governo amico è lo stesso che ha negato i fondi per l’alluvione ed è singolare che, essendo di Fdi, finisca per superare proprio i sovranisti su certe battaglie». Dopo aver invitato la maggioranza a smetterla con la retorica della serietà, Truzzu ha chiesto di passare dalle parole ai fatti: «sulle cose serie, sul lavoro, su Garanzia giovani che è una truffa costata 54 milioni perché nessuno ha ricevuto una chiamata da una azienda e soprattutto perché non si può pensare solo ai precari mentre  una generazione di sardi non ha nemmeno potuto partecipare ad un concorso». Sulla proposta di costituzione di una Agenzia sarda delle entrate, il consigliere Truzzu ha sfidato i sovranisti a presentare una loro proposta di legge, assicurando un contributo costruttivo.

Il capogruppo di Sardegna vera Efisio Arbau ha dichiarato che «sta andando in onda l’ennesima puntata di quello che la stampa scrive sulla vertenza entrate, io credo nella buona fede delle persone e nella collaborazione, non ho mai detto che Cappellacci voleva distruggere la Sardegna, anzi sottolineo che in questi mesi abbiamo discusso e affrontato argomenti nel dettaglio, trovando soluzioni condivise». Però, ha precisato, «prendiamo atto che la minoranza vuole mettersi di traverso; la maggioranza ha responsabilità di governo e deve andare avanti, tenendo presente che la Sardegna non è una repubblica indipendente ma una articolazione dello Stato italiano». «Quindi dobbiamo accettare le sfide del futuro – ha aggiunto Arbau – ragionando sugli spazi finanziari come ogni altra regione “de iure condendo”, sul 2014 ci sono emergenze importanti e sugli Enti locali bisogna dare risposte importante». Per il futuro, ha continuato il capogruppo di Sardegna vera, «chiediamo allo Stato sugli accantonamenti per togliere dal Patto le risorse degli Enti locali, questi sono i ragionamenti da fare da adesso in poi». Per 2015, ha concluso, «dobbiamo fare un bilancio di cassa, un euro in entrata, uno in uscita, non ci possiamo più permettere molte cose, a cominciare da certi accessi della sanità». Sul piano politico, Arbau ha detto che «si faranno i conti alla fine della legislatura, impegniamoci a fare una legge elettorale per fare una partita reale, il risultato ottenuto è importante ma finiamo di dirci bravi da soli, ora dimostriamo di essere all’altezza».

Il capogruppo del Partito democratico, Pietro Cocco, ha replicato duramente alle critiche rivolte dall’opposizione al presidente e alla giunta. «L’opposizione – ha attaccato Cocco – recita la sua parte in commedia e spara contro chi governa anche davanti ad un argomento serio come è quello che riguarda l’accordo sottoscritto con il governo per il pareggio in bilancio. Su questo e su altri temi – ha proseguito l’esponente della maggioranza – serve invece ragionare e lasciare da parte la commedia». Pietro Cocco ha rivolto critiche all’atteggiamento tenuto nel corso del dibattito in Aula dal capogruppo dei Rifomatori, Attilio Dedoni («dimentica di aver governato per cinque anni la Regione e di averla lasciata in queste condizioni») ed ha affermato che «la maggioranza e la giunta vogliono tirare fuori la Sardegna dalle macerie lasciate dal centrodestra». «Ma – ha precisato – non dobbiamo seguire la strada tracciata nella passata legislatura ed ogni altro percorso è meglio di quello indicato dal centrodestra».

«L’accordo tra la Regione e lo Stato – ha incalzato Cocco – è un punto di svolta e rafforza la nostra sovranità. E’ un grande risultato conseguito con spirito di collaborazione e lealtà dal presidente Pigliaru e dall’assessore Paci, a distanza di soli cinque mesi dall’insediamento del nuovo esecutivo regionale».

Pietro Cocco ha poi ricordato le dichiarazioni rese dal centrodestra nella passata legislatura riguardo alle negative conseguenze dei tetti di spesa derivanti dal patto di stabilità, mentre oggi – ha sottolineato l’esponente del Pd – si afferma che il patto non deve essere superato e si fanno dichiarazioni “fuori dalla logica”. Per il capogruppo della maggioranza con l’accordo sul pareggio di bilancio ci saranno maggiori opportunità per programmare le risorse in favore della crescita e dello sviluppo. «Abbiamo messo in piedi un percorso virtuoso che va sostenuto e apprezzato – ha spiegato Cocco – e che rappresenta un tentativo per risolvere una vertenza centrale per il futuro dell’Isola». L’esponente del centrosinistra ha definito “una balla spaziale” l’accusa secondo la quale con l’accordo sul pareggio di bilancio la Sardegna perderebbe quote di sovranità ed ha concluso il suo intervento polemizzando duramente con il suo collega capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni. «Non hanno ottenuto alcun risultato utile alla Sardegna – ha affermato Pietro Cocco – e anche sulle province hanno soltanto sostituito amministratori eletti con i commissari nominati ed oggi, protestano e si scandalizzano per la riforma sanitaria che ha l’obiettivo di liberare risorse e ridurre spesa e sprechi».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco  Ganau, ha dunque concesso la parola per il tempo riservato al gruppo di Forza Italia, all’ex presidente della Regione, Ugo Cappellacci.

Ugo Cappellacci ha espresso rammarico per l’andamento del dibattito in Aula «che si consuma – così ha affermato – su un copione vecchio che non porterà alcun beneficio ai sardi. A giudizio dell’ex governatore del centrodestra l’attuale maggioranza commette l’errore di considerare la minoranza una controparte, mentre – ha dichiarato Cappellacci – in questa vertenza la controparte è solo lo Stato». L’esponente di Forza Italia ha quindi ricordato alcune importanti convergenze registrate in Consiglio nella scorsa legislatura, dalla riduzione dell’Irap, alle votazioni unanimi in materia di entrate e ha riaffermato che le azioni poste in essere dalla Giunta nei confronti del governo («ad incominciare da quelle che hanno portato alla sentenza della Corte Costituzionale che afferma che entrate e spese devono avere una correlazione») sono state promosse su indicazione e iniziativa dell’assemblea sarda con l’approvazione condivisa di documenti, mozioni e ordini del giorno. «Quando sono in gioco interessi alti – ha ammonito Cappellacci – non ci si può soltanto scontrare ma serve dimostrare di saper fare sintesi e raggiungere un punto di mediazione».

L’ex presidente della Regione è quindi entrato nel merito dei contenuti dell’accordo sul pareggio di bilancio ed ha affermato in premessa che «in alcun modo può essere considerato un risultato straordinario e eccezionale non fosse altro perché si applicherà a tutte le Regioni per effetto delle nuove norme statali». Ugo Cappellacci ha dunque domandato le ragioni e le motivazioni che hanno spinto la giunta regionale a siglare l’accordo che prevede il ritiro da parte della Regione di tutti i contenziosi aperti con lo Stato in materia di entrate. «Il presidente Pigliaru ci dice che così si evitano  le sanzioni?», ha domandato polemicamente Cappellacci che ha aggiunto: «Ma quali sanzioni se la Sardegna non ha sforato i tetti di spesa del patto di stabilità 2013, come ha affermato lo stesso Pigliaru con la Corte dei Conti e come è riportato in tutte le note ministeriali?». L’esponente del centrodestra ha inoltre ricordato come le stesse cifre indicate nell’accordo sul pareggio di bilancio siano del tutto insoddisfacenti e al di sotto delle previsioni fatte dalla stessa giunta regionale: «Si è partiti con la richiesta di 1.200 milioni di euro e si è arrivati a 320 milioni di euro». Cappellacci ha inoltre criticato la parte dell’accordo che riserva al governo l’accertamento delle entrate della Regione sarda («nell’ultimo anno la differenza tra quelle denunciate dallo Stato e quelle accertate dalla Regione è stata di 750 milioni di euro») ed ha proseguito dando lettura del testo dell’accordo sottoscritto a Roma fino al rigo in cui è scritto «….con la Regione siciliana». «Questo – ha denunciato l’ex governatore di Forza Italia – non è un errore, è la dimostrazione che è un testo fotocopia a quello che il governo aveva proposto alla Regione Sicilia e che il governatore della Sicilia ha però rifiutato perché poco vantaggioso».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi invitato l’assessore al Bilancio e alla Programmazione, Raffaele Paci, a svolgere il suo intervento nello spazio per la replica riservato alla Giunta. Dai banchi dell’opposizione si sono levate vibrate proteste e il presidente del Consiglio ha invitato il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ad intervenire per spiegare le ragioni di tale condotta. Il presidente, Gianfranco Ganau, dinanzi al perdurare delle proteste e constatato che alcuni consiglieri del centrodestra sventolavano la bandiera sarda in segno di disappunto, ha sospeso la seduta. I consiglieri dell’opposizione hanno quindi indossato una T-shirt bianca con la scritta “Sardegna” e il simbolo dei Quattro Mori e hanno occupato i banchi dell’Aula che sono riservati ai componenti la Giunta.

Il presidente Gianfranco Ganau ha sospeso la seduta e convocato il Consiglio per domani, mercoledì 30 luglio, alle 10.00.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Domani mattina, alle 9,30, si insedia la #Giunta per il regolamento. L’organismo, presieduto dal presidente del Consiglio regionale, si riunisce almeno una volta l’anno. Spettano alla Giunta del Regolamento l’iniziativa e l’esame delle proposte modificative e aggiuntive del regolamento. La Giunta si esprime, inoltre, a maggioranza dei due terzi, sui pareri richiesti dal Presidente sulle questioni di interpretazione del Regolamento.

Fanno parte della Giunta del regolamento i consiglieri: Efisio Arbau (Sardegna Vera), Attilio Dedoni (Riformatori sardi), Roberto Deriu (Partito Democratico), Mario Floris (Sardegna), Giorgio Oppi (Udc), Luca Pizzuto (Sel Sardegna), Gavino Sale (Misto), Emilio Usula (Soberania e Indipendentzia) e Alessandra Zedda (Forza Italia Sardegna)

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Solidarietà al popolo palestinese, ferma condanna dell’offensiva israeliana nella #Striscia di Gaza, stop immediato alle esercitazioni militari di Stati impegnati in conflitti armati, no a qualsiasi ipotesi di ampliamento delle attività all’interno dei poligoni sardi. Sono i punti principali della mozione presentata dalle forze indipendentiste e sovraniste in #Consiglio regionale.

Il documento, firmato dai consiglieri dei Rossomori (Emilio Usùla e Paolo Zedda), del Partito dei Sardi (Augusto Cherchi e Pier Mario Manca) e di Irs (Gavino Sale), impegna la Giunta regionale a distinguere la propria posizione ufficiale rispetto a quella dello Stato italiano condannando apertamente «l’aggressione in atto contro il popolo palestinese».

«Oggi non si può essere “ipocritamente equidistanti” di fronte al massacro di civili inermi – ha detto il primo firmatario della mozione Paolo Zedda – dall’inizio delle operazioni militari israeliane a Gaza si contano oltre 800 morti tra i palestinesi, tra i quali più di 200 bambini.»

«La Sardegna deve chiarire la propria posizione – ha proseguito Zedda – e prendere le distanze dalla politica italiana che consente alle forze armate israeliane di addestrarsi nei propri poligoni militari.»

Il concetto è condiviso dal consigliere di iRS Gavino Sale. «Chiediamo scusa al popolo palestinese – ha detto Sale – le armi utilizzate nella Striscia di Gaza sono state sperimentate in Sardegna contro il nostro volere». Per il leader indipendentista è urgente in questo momento ribadire la contrarietà a qualsiasi guerra da parte della Regione. Come? «Ricontrattando con lo Stato il peso delle servitù militari. Il Consiglio regionale deve dare mandato al presidente Pigliaru perché venga impedito l’ampliamento delle attività all’interno dei poligoni, come previsto dal piano del Ministero della Difesa del 2009».

Per Pier Mario Manca (Partito dei Sardi), la Sardegna deve andare oltre la solidarietà formale e mettere a disposizione i propri ospedali per curare i bambini palestinesi. «E’ ora di far sentire la nostra voce e ribadire che non potrà mai esserci pace senza il riconoscimento di due Stati e due nazioni».

Augusto Cherchi (Partito dei Sardi) ha invece sollecitato un’azione forte della Sardegna per ottenere, insieme a tutte le forze pacifiste internazionali, un immediato “cessate il fuoco” bilaterale nella Striscia di Gaza. «In quei territori, ogni ora, muore un bambino. Bisogna fermare in tutti i modi questo massacro».

Da Emilio Usùla, infine, una proposta operativa al Consiglio: «L’Aula – ha detto l’esponente dei Rossomori – voti una risoluzione per lo stop immediato a tutte le esercitazioni militari nei poligoni sardi da parte di eserciti impegnati in guerra».

Gianmario Demuro 2 copia

La #Prima Commissione del Consiglio regionale vigilerà sulla proposta di riforma del #Titolo V della Costituzione all’esame del Parlamento per scongiurare il rischio di uno svuotamento dell’autonomia sarda. E’ quanto emerso dalla seduta del parlamentino presieduto da Francesco Agus che ha sentito in audizione l’assessore regionale agli Affari Generali, Gianmario Demuro. L’organismo consiliare avvierà nei prossimi giorni un confronto con i senatori e deputati sardi per concordare azioni comuni a difesa della specialità della Sardegna.

L’assessore Demuro ha illustrato alla Commissione l’esito delle ultime sedute della Conferenza Stato-Regioni che hanno portato alla stesura di un documento unitario da parte delle Regioni ad autonomia differenziata per la tutela della loro specialità. «L’autonomia è un valore costituzionalmente irrinunciabile – ha detto Demuro – un principio riconosciuto da tutti che non può essere messo in discussione». L’esponente della Giunta Pigliaru ha poi sottolineato l’importante risultato ottenuto grazie alla presentazione di alcuni emendamenti concordati in #Conferenza Stato-Regioni che hanno modificato il primo testo di riforma preso in esame dalla #Commissione Affari Costituzionali del Senato. «Nella prima formulazione le Regioni a Statuto speciale sparivano – ha affermato l’assessore – ora il rischio di una cancellazione della specialità è scongiurato, il risultato non è da buttar via».  Il compromesso raggiunto è un mantenimento della potestà legislativa esclusiva da parte delle Regioni in cambio di maggiori controlli statali sull’esercizio delle competenze in materia di finanza pubblica. «Le prerogative delle Regioni speciali hanno tutta la possibilità di essere mantenute e garantite – ha concluso Demuro – ma molto dipenderà dalla nostra capacità di stipulare le intese con lo Stato centrale. Adesso si aprirà una fase di negoziazione».

Alla seduta della commissione hanno partecipato tutti i capigruppo di maggioranza e opposizione. Dalla minoranza sono arrivate diverse sollecitazioni per un’azione più forte da parte dell’esecutivo nei confronti del Governo in difesa dell’autonomia. «La questione è di importanza vitale – ha detto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis – la Regione non può fare da semplice spettatrice». Il vicepresidente della Commissione Autonomia Stefano Tunis (Forza Italia) ha invitato tutte le forze politiche a dare un mandato pieno alla Giunta regionale per un “atto di rottura” nei confronti del Governo. Giorgio Oppi (Udc) ha invece invocato un azione comune di Consiglio, Giunta e parlamentari «per portare a casa il miglior risultato possibile», mentre Michele Cossa (Riformatori sardi) dopo aver sottolineato l’esiguità di margini di trattativa con il governo, ha chiesto «un’azione forte dell’esecutivo regionale per una modifica statutaria che consenta di attuare la riforma degli enti locali, e di risolvere una volta per tutta la questione delle province, cancellate da un referendum ma ancora operative». Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha ribadito la necessità che la questione venga affrontata al più presto dal Consiglio regionale con un’apposita seduta dedicata al tema delle riforme.

Proposte forti anche dalla maggioranza. Gavino Sale (Irs) ha chiesto una convocazione solenne del Consiglio regionale aperta a tutti i parlamentari sardi per individuare un percorso condiviso in difesa delle prerogative statutarie e per il varo «di una nuova Carta Costituzionale per il popolo sardo in cui siano presenti fattivi poteri di sovranità e autogoverno», mentre il consigliere del PD Roberto Deriu ha sottolineato l’importanza del mantenimento, nel testo di riforma in discussione al Senato, della protezione costituzionale del nostro Statuto. «Da questo occorre partire – ha detto Deriu – per riaffermare e ampliare la nostra specialità attraverso l’approvazione di una legge statutaria e una “cauta” revisione dello Statuto». Giudizio condiviso da Salvatore Demontis(PD): «Gli emendamenti alla proposta di riforma del Titolo V presentati dalla Lega (Calderoli) e dal PD (Finocchiaro) mettono in sicurezza la specialità – ha detto Demontis – temo però che non ci sarà un ampliamento dei poteri delle Regioni. L’autonomia può essere rafforzata attraverso la legge statutaria e la revisione dello Statuto. Occorre lavorare su questo terreno e procedere in tempi rapidi» Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, infine, ha rivendicato il ruolo centrale dell’Assemblea Sarda e si è detto favorevole a una convocazione solenne del Consiglio con i parlamentari sardi. «Sarebbe un atto simbolico – ha detto Cocco – per individuare un percorso condiviso». 

Al termine della discussione il presidente Francesco Agus ha annunciato che la commissione sentirà entro il mese di luglio tutti i parlamentari sardi. «E’ necessario vigilare perché il principio di specialità venga mantenuto in Costituzione – ha detto Agus . il testo licenziato dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato riserva un’attenzione particolare alle autonomie del Trentino Alto Adige e della Valle d’Aosta, la Sardegna rischia di uscirne penalizzata. Di fronte a questo pericolo non  possiamo rimanere inermi». Della questione si occuperà la prossima settimana anche il Consiglio con l’esame della risoluzione sulle riforme votata all’unanimità dalla Commissione Autonomia.

Palazzo Regio Cagliari 1

E’ stato costituito lo scorso 7 luglio, a Cagliari, l’#Osservatorio Sardo Riforme Istituzionali.

Alla costituzione dell’organismo si è pervenuti a seguito dell’iniziativa delle associazioni culturali #Fondazione Sardinia, #Carta di Zuri e #Sardegna Soprattutto, che hanno promosso a Cagliari, palazzo viceregio, il recente seminario-convegno “Est ora, move(m)us”, nelle due giornate del 9 e del 23 giugno u.s.

All’Osservatorio aderiscono liberamente singoli cittadini, tra i quali parlamentari sardi, consiglieri regionali, operatori politici, sociali e culturali di diverse associazioni e gruppi.

L’Osservatorio si propone di monitorare costantemente quanto accade nel Parlamento italiano in materia di riforme istituzionali, paventando e contrastando il pericolo della perdita della nostra specialità sarda e dello svuotamento del nostro statuto autonomistico.

I partecipanti opereranno informandosi e informando su quanto sta avvenendo, valutando le possibili conseguenze e decidendo le eventuali iniziative di contrasto.

Il lavoro dell’Osservatorio, senza preclusioni di sorta, giacché riguarda tutti i sardi, corrisponde e dà seguito all’urgenza segnalata dalla commissione regionale Autonomia nel documento del 26 giugno 2014 e intende fornire uno strumento utile alle finalità da esso proposte.

Già nella prima riunione costitutiva sono state segnalate alcune iniziative possibili:

• riunione solenne dei parlamentari sardi tra loro e con il Consiglio regionale;

• riunione solenne dei parlamentari e consiglieri sardi coi parlamentari e coi consiglieri delle altre regioni a statuto speciale;

•creazione di una rete tra tutti i soggetti interessati, compresi i canali informatici;

• diffusione dell’informazione in materia sia attraverso la stampa e i media locali, come avviene in altre regioni a statuto speciale, e attraverso internet;

• riunioni periodiche dell’Osservatorio e promozione di incontri pubblici.

All’Osservatorio hanno aderito al momento i parlamentari Roberto Cotti, Michele Piras e Pierpaolo Vargiu, i consiglieri regionali Gavino Sale e Paolo Zedda, i sindaci Piersandro Scano (Villamar) e Guido Tendas (Oristano), insieme a operatori politici, sociali e culturali di diverse associazioni e gruppi come Gianluca Argiolas, Bachisio Bandinu, Vito Biolchini, don Pietro Borrotzu, Mario Carboni, Nello Cardenia, Salvatore Cubeddu, Bustianu Cumpostu, Federico Francioni, Enrico Lobina, Piero Marcialis, Pierluigi Marotto, Piero Marras, Monica Mascia, Valerio Medda, Mario Medde, Franco Meloni, Giacomo Meloni, Vincenzo Migaleddu, Nicolò Migheli, Luigi Mossa, Giancarlo Nonnis, Fabrizio Palazzari, Lorenzo Palermo, Oreste Pili, Vindice Ribichesu, Michele Schirru, Carlo Serra.

Luca Pizzuto 2 copia

L’esame della mozione “sulla difesa delle biodiversità sarde” presentata dal consigliere regionale Luca Pizzuto (Sel), è stato sospeso. Il #Consiglio regionale, al termine di un lungo dibattito, ha deciso di lavorare su un ordine del giorno unitario.

Illustrando la mozione, il primo firmatario Luca Pizzuto ha citato in apertura numerosi esempi dell’attività di poche grandi multinazionali che stanno acquistando una grande quantità di semenze per brevettarle e monopolizzarle l’uso ed il commercio a livello mondiale. «E’un problema di enorme portata – ha commentato il segretario regionale di Sel –perché la maggioranza della popolazione del pianeta vive di agricoltura ed il comportamento aggressivo delle multinazionali sta saccheggiando il patrimonio naturale della tradizione, soprattutto a danno delle popolazioni più povere». «Questo attacco alle biodiversità – ha aggiunto Luca Pizzuto – che si è tradotto in un aumento del 30% dei prezzi delle sementi di tutto il mondo è arrivato anche in Sardegna dove una multinazionale  olandese chiede di poter acquisire una trentina di sementi sardi: a questa richiesta bisogna rispondere di no, abbiamo diritto di scegliere cosa fare della nostra terra». Dopo aver espresso apprezzamento per le dichiarazioni dell’assessore e per la #commissione Agricoltura che ha votato all’unanimità una proposta di legge in materia, Luca Pizzuto ha sottolineato che «dire no oggi significa dire no anche domani difendendo la nostra specificità, le nostre tradizioni e la nostra biodiversità», auspicando il voto unanime del Consiglio sulla mozione.

Il consigliere Pier Mario Manca (Sardegna Vera) ha messo l’accento sul fatto che «occorre un forte impegno comune per salvare una parte importante del nostro patrimonio di cui spesso non riusciamo a comprendere il grandissimo valore». «Proprio la sottovalutazione di questo problema – secondo Manca – ha lasciato campo libero alle multinazionali che usano le sementi per trasformarle in composti da utilizzare in altri campi». «Sementi e piante sono apparentemente selvatiche – ha detto ancora Manca – ma in realtà qualsiasi pianta e qualsiasi animale può darci qualche cose ed anche la biodiversità può darci molto: del resto la gran parte delle molecole usate in sanità vengono dalle foreste pluviali, dove c’è una grande biodiversità». «Che è presente in modo significativo anche in Sardegna – ha affermato il consigliere di Sardegna Vera – con caratteristiche uniche rispetto alle altre Regioni». Manda, infine, ha manifestato apprezzamento per le posizioni espresse dall’assessore, auspicando l’aggregazione di un largo consenso attorno alla mozione.

Gavino Sale (Irs), in apertura del suo intervento, ha sottolineato l’importanza del tema in discussione. «Questa multinazionale non è venuta in Sardegna per fare beneficenza. Se ha deciso di brevettare i semi non è per regalare ricchezza ma per produrla. La Sardegna non è povera perché non ha risorse ma perché le ha regalate. Se non invertiamo la rotta, continueremo ad essere poveri». Il leader indipendentista ha ricordato che nell’Isola esiste già la #Banca del Germoplasma, riconosciuta dal 2005 dall’assessorato dell’Ambiente. «Il ministero dello Sviluppo agricolo – ha proseguito Sale – ha affidato alla Sardegna un ruolo da protagonista per l’individuazione  delle linee guida che consentano di conservare la biodiversità sarda, italiana, mediterranea ed europea». «Il prossimo 15 luglio – ha annunciato il consigliere di iRS – ci sarà un convegno ad Abbasanta con i responsabili dell’università di Cagliari e Sassari da cui nascerà una proposta di legge. Il Pd ne ha presentato un’altra sulle specie coltivabili, manca un proposta per la tutela totale di tutte le biodiversità». Sale, dopo aver annunciato il suo voto a favore della mozione, ha invitato l’Aula ad esprimersi in modo unanime per respingere, una volta per tutte, «le logiche del saccheggio e favorire, finalmente, la valorizzazione delle nostre risorse».

Marco Tedde (Forza Italia) ha invece espresso perplessità sulla mozione. «I contenuti – ha detto Tedde – sono gli stessi di una proposta di legge di iniziativa popolare e di altre tre proposte presentate nei mesi scorsi in Consiglio. Stiamo andando a discutere un documento che tratta un tema già elaborato dalla Commissione che ha prodotto un testo unificato». L’esponente di Forza Italia ha quindi concluso il suo intervento invitando i proponenti a ritirare la mozione.

Luigi Lotto (Pd) ha ricordato che di biodiversità si è iniziato a parlare dal 2007 con un Dl della Giunta Soru. «Finora abbiamo fatto la scelta di occuparci di agrobiodiversità perché di più forte impatto. Oggi si affronta il tema in modo complessivo con un occhio di riguardo anche alle specie spontanee. C’è un Testo Unico che nelle prossime settimane sarà votato dalla  Commissione Agricoltura». Secondo Lotto, La Regione dovrà non solo difendere ciò che è in via d’estinzione ma favorire l’iniziativa degli operatori agricoli e dei produttori di sementi. «Occorre dare un segnale – ha concluso Lotto – c’è la possibilità di produrre ma lo si deve fare in Sardegna. Questo è un settore che può creare economiaۚ».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni ha sottolineato l’importanza della mozione presentata da Pizzuto con una critica all’operato dell’#Agris: «Credo che si debba fare una riflessione più ampia all’interno del Consiglio. Se c’è una pecca nella nostra istituzione e quella di non fare ricerca seria». Dedoni ha poi invitato l’assessore dell’Agricoltura a porre una maggiore attenzione sull’aspetto della ricerca che va implementata e che deve vedere la Sardegna, con le agenzie e le Università, soggetto principale.

Modesto Fenu (Sardegna) si è detto favorevole agli argomenti trattati, che «sono stati sviscerati in tutti i loro aspetti in #commissione Agricoltura».

Il presidente ha dato la parola alla Giunta per la replica. E’ intervenuto l’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, che ha ringraziato la Quinta Commissione e il presidente Luigi Lotto  per la proposta di legge approvata sulle biodiversità che darà un quadro normativo per tutelare le diverse specie. «In carenza di norma ci siamo mossi nei confronti della multinazionale olandese e abbiamo comunicato – ha affermato l’assessore – anche al ministero che non siamo disponibili a svolgere il lavoro per cui ci eravamo impegnati in assenza della norma e che quindi non era possibile la raccolta delle erbe prevista per luglio». L’assessore ha poi spiegato che è arrivata la risposta della multinazionale, che ha dichiarato di non voler procedere se non ci fosse stato accordo con le parti per continuare l’attività e ha quindi sospeso la raccolta delle erbe. Falchi ha confermato anche il suo impegno per favorire la ricerca potenziando le agenzie per valorizzare un importante patrimonio della nostra Isola e ha annunciato l’accoglimento della mozione.

Luca Pizzuto, nella replica, ha chiarito che la mozione «non è un atto di contrapposizione  a ciò sta facendo il Consiglio. E’ stata presentata alcune settimane fa per scongiurare il rischio che una multinazionale venisse in Sardegna a brevettare sementi». Pizzuto ha poi annunciato all’Aula la propria disponibilità ad eliminare una parte della mozione ma non a ritirarla. «Stiamo chiedendo un atto politico al Consiglio – ha concluso Pizzuto – bisogna dire con chiarezza che ci prendiamo in carico la tutela della nostra biodiversità».

Modesto Fenu (Zona Franca) ha espresso contrarietà a un’eventuale modifica della mozione. «E’ la stessa richiesta che ho fatto prima per la mia mozione ma questa possibilità mi è stata negata. Non può esserci in quest’Aula disparità di trattamento. Non vogliamo essere presi in giro».

Su questo punto è intervenuto il presidente Ganau per chiarire alcuni aspetti regolamentari. «Luca Pizzuto – ha detto Ganau rivolgendosi a Modesto Fenu – ha chiesto di eliminare un punto della mozione e non di rivederla genericamente. Su questa richiesta deciderà l’Assemblea».

Ha quindi preso la parola il capogruppo del PD Pietro Cocco che ha chiesto cinque minuti di sospensione. Alla ripresa dei lavori è intervenuto il consigliere di Sel Luca Pizzuto che ha chiesto di sospendere la discussione della mozione per poter concordare un ordine del giorno unitario da presentare nella prossima riunione del Consiglio.

Il presidente Ganau ha accolto la richiesta e ha dichiarato chiusa la seduta.

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Facilitare i processi di cambiamento della classe dirigente riavvicinando i cittadini, soprattutto i giovani, alla politica ed alle istituzioni. Sono gli obiettivi di una proposta di legge sottoscritta da 11 consiglieri regionali, di Irs-Sinistra sarda, Centro democratico, Partito dei sardi, Soberania e Indipendentzia, Sel e Misto, illustrati questa mattina in una conferenza stampa.

«La nostra è una proposta semplice – ha affermato fra l’altro l’on. Pier Mario Manca, del Partito dei sardi – che vuole spingere le istituzioni ad aprirsi al cambiamento, anche generazionale, dettando due nuove regole per il futuro: divieto di ricoprire incarichi nell’amministrazione regionale per chi ha superato i 65 anni e divieto di cumulo dei compensi percepiti con un eventuale vitalizio.»

«Non pensiamo di risolvere tutti i grandi problemi della Sardegna con questa proposta – ha concluso Manca «ma è un segnale importante che speriamo arrivi da tutto il Consiglio assegnando una corsia preferenziale al provvedimento perché sia convertito in legge al più presto possibile».

Per l’on. Roberto Desini, del Centro democratico, «è significativo che la proposta arrivi da 11 consiglieri alla prima esperienza, particolarmente sensibili ed attenti ai processi di cambiamento che attraversano la società sarda, dove esistono oggettivamente troppe diseguaglianze. Per noi cambiare vuole dire anche voltare pagina rispetto a certe regole non scritte che negli anni sono diventate consuetudine».

La proposta, ha osservato l’on. Gavino Sale a nome di Irs-Sinistra sarda, «è coerente con quella che abbiamo presentato la scorsa settimana per l’abolizione del Crel, vogliamo mettere mano ai privilegi e smetterla di privilegiare i privilegiati. La Sardegna ed il Consiglio regionale hanno bisogno di apporti nuovi per formare una nuova classe dirigente, meglio se composta da giovani, dotata di esperienze e conoscenze».

L’on. Paolo Zedda (Soberania e indipendentzia) ha invece messo l’accento sullo stretto legame fra istituzioni e società che la nuova legge può realizzare. «Norme simili a quelle contenute nella nostra proposta – ha spiegato – sono già patrimonio del mondo delle professioni e riteniamo che anche la pubblica amministrazione regionale debba orientarsi verso il cambiamento ed una maggiore efficienza. Come partiti minori ma fino ad un certo punto, continueremo su questa strada perché c’è ancora molto da fare».

«Non vogliamo rottamare ma rinnovare – ha esordito il capogruppo di Sel Daniele Cocco – ed anche fare presto. In conferenza dei capigruppo chiederò, in base all’art. 102 del regolamento, che alla nostra proposta sia assegnata una corsia preferenziale: a breve la Regione dovrà procedere ad una serie di nomine e per noi sarebbe giusto ed opportuno che lo facesse seguendo le nuove regole.»

Per l’on. Anna Maria Busia, del Centro democratico, «cambiamento significa non solo ricambio generazionale ma soprattutto ricambio di competenze e capacità, per migliorare il sistema della pubblica amministrazione regionale invertendo la tendenza consolidata alla conservazione: siamo convinti insomma che il Palazzo abbia bisogno di una bella rinfrescata».