Giacomo Guadagnini: «Nel Sulcis c’è ancora spazio per un’industria sostenibile, a questo modello ci dobbiamo ispirare»
Il tema di oggi è la difesa dei posti di lavoro e le strategie da mettere in campo.
Enel – Portovesme, produzioni di allumina, alluminio, piombo, zinco e Carbosulcis, uniche nello scenario nazionale, ad oggi sono destinate ad uscire fortemente ridimensionate, rischiando la chiusura definitiva. È presente nei lavoratori e nelle famiglie una forte disperazione, legata alla giustificata preoccupazione per la perdita del posto di lavoro.
Stiamo parlando di circa 6.000 posti tra diretti e indotto legati a questi settori che il territorio non si può permettere di sommare agli attuali 36.000 disoccupati.
L’accelerazione delle politiche di conversione energetica, la forte spinta alla decarbonizzazione, solo oggi temporaneamente rallentata, necessita di scelte precise, circoscritte e ambiziose nel settore mentre ad oggi, nonostante le pressioni politiche degli ultimi mesi, non si hanno idee chiare sul futuro energetico del nostro territorio e sulle politiche necessarie per dare risposte al sistema produttivo ed industriale del nostro territorio.
In tutta Italia, con la sola eccezione della Sardegna, esiste il metano, disponibilità nella transizione ritenuta indispensabile per aziende e famiglie. Condivido sulla transizione ma per il futuro, il Sulcis Iglesiente con il suo centro ricerca Sotacarbo S.p.A. deve diventare luogo per la sperimentazione nell’uso dell’idrogeno.
Il tema dell’energia a costi competitivi è la questione centrale che decide il futuro delle nostre fabbriche come anche la portualità deve essere considerata infrastruttura indispensabile per lo sviluppo del nostro territorio. Lo stesso progetto per il dragaggio del porto oggi nella responsabilità dell’Autorità di Sistema deve avere tempi certi perché è una componente indispensabile del polo industriale e del territorio.
Non risolvere questi problemi nei tempi e nelle modalità sopra enunciati, significa portare a chiusura le fabbriche nel nostro territorio.
Portovesme S.r.l.
Attualmente alla Portovesme operano 1.200 lavoratrici e lavoratori, se dovesse fermarsi la linea zinco resterebbe in esercizio solo il forno Waelz per il quale sono sufficienti 350 lavoratori.
Il caso della Portovesme S.r.l., con la fermata della linea piombo e la fermata della linea zinco prevista entro fine anno ufficializzata al Mise dall’azienda è solo l’ultimo tassello di questo processo di deindustrializzazione che sta determinando un nuovo e forte stato di tensione.
Potrebbero essere reali le motivazioni che sottendono questa scelta, cioè di non proseguire le produzioni di piombo, e anche dello zinco, a vantaggio di altri metalli come quelli rari, ma il nuovo progetto in fase di studio rappresenta una semplice enunciazione dell’azienda senza né tempi né date.
Eurallumina
Con un’occupazione storica di 450 unità, attualmente in fermata totale con attualmente 65 unità impiegate nella manutenzione.
All’Eurallumina va riconosciuto il fatto di aver continuato comunque a investire nel territorio per quindici anni, con una spesa annua di 20 milioni di euro e significativi investimenti in campo ambientale per circa 25 milioni di euro, i cui termini sono previsti per il 2025.
E’ di oggi l’accordo per la bozza del contratto tra Consorzio e Eurallumina per il diritto di superficie sul bacino fanghi rossi per la durata di venticinque anni con un canone annuo di 1.230.000 euro.
La condizione per il riavvio dello stabilimento è comunque legata alla disponibilità del metano a Portoscuso che consentirebbe subito un investimento di 300 milioni e un riavvio immediato dell’impianto.
L’intero progetto genererebbe un impatto sull’indotto di circa 1.500 posti di lavoro equivalenti.
SiderAlloys Italia S.p.A.
Attualmente le attività di preparazione al revamping vero e proprio sono in fase avanzata, essendo anche conclusa la fase della definizione dell’ingegneria di base con gli esperti.
Comunque il piano di riavvio della parte d’impianto considerato il cuore dello stabilimento ritarda ancora con una previsione della ripartenza per l’ultimo trimestre del 2025 per arrivare a regime alla fine del 2026, con tutti gli impianti in marcia.
Enel
Il numero di dipendenti è di 200 diretti e circa 300 indiretti.
Per la Centrale Enel Grazia Deledda a Portovesme il destino è segnato, nonostante la possibile chiusura possa essere posticipata al 2027.
Mentre arrivano le rassicurazioni sul reimpiego dei lavoratori diretti, ad oggi, a parte l’intenzione di Enel di intraprendere generiche iniziative di formazione, nessun impegno concreto arriva verso i lavoratori d’appalto, nonostante quanto previsto dal Jtf. Ricordo che all’Italia è destinato un importo pari a 1,211 miliardi di euro e alla Sardegna potenzialmente dovrebbero arrivare circa 310 milioni di euro.
Carbosulcis S.p.A.
La Carbosulcis S.p.A., società interamente partecipata dalla Regione Autonoma della Sardegna con circa 113 lavoratori altamente specializzati; a partire dal 2015 si è sviluppata l’ipotesi di progetti alternativi fondamentali per una nuova vita della società, il più importante è il “progetto ARIA”, una proposta di due parchi fotovoltaici della potenza totale di circa 20 MW e di un parco eolico per una potenza di circa 12 MW.
Proposte che ad oggi scontano eccessivi ritardi.
Bonifiche
Un pezzo del nostro futuro è ovviamente legato anche a quel patrimonio materiale immateriale che l’attività estrattiva, carbone, piombo e zinco, ci ha lasciato in eredità.
L’impegno delle istituzioni, ciascuna per il suo ambito, è quello di restituire alle popolazioni i territori risanati e dare nuova vita al patrimonio attraverso la condivisione dei progetti da attuare.
Prevalentemente ogni soggetto si è limitato ad avanzare propri progetti, il più delle volte racchiusi nell’ambito comunale, dimenticando persino la motivazione della giusta transizione ambientale e occupazionale.
Il gas
La stessa mancanza del gas nella nostra isola ha dato all’amministratore delegato dell’Enel la scusa per rinunciare a qualsiasi ipotesi di riconversione della centrale.
Noi crediamo che ci sia ancora spazio per l’industria, un’industria sostenibile rappresenta oggi l’unico modello di sviluppo possibile per combinare esigenze di carattere economico, ambientale e sociale e raggiungere obiettivi concreti di profitto, responsabilità sociale e decarbonizzazione. A questo modello ci dobbiamo ispirare, sia per la grande industria che per la piccola e media impresa, con la consapevolezza che il nostro Continente non ha materie prime, ma le trasforma.
Giacomo Guadagnini