15 November, 2024
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E’ stato presentato lunedì 16 settembre, nella sede del Circolo Euralcoop, in piazza Matteotti, a Carbonia, il libro “L’occhio del Duce in casa Matteotti – La spia dell’Ovra Domenico De Ritis”, di Alberto Vacca, prefazione di Giorgio Benvenuto. La presentazione, in una sala piena, presenti Alberto Vacca e Giorgio Benvenuto, è stata moderata da Pierino Agus, presidente dell’associazione “Amici della miniera”.

L’autore del libro, Alberto Vacca, è laureato in Filosofia e Giurisprudenza. Ha insegnato storia nei licei italiani e in un liceo internazionale di Parigi e ha pubblicato vari libri. Vive a Roma.

L’autore della prefazione, Giorgio Benvenuto, è stato segretario del PSI e della UIL, senatore e deputato, presidente della commissione Finanze sia al Senato sia alla Camera.

Chi era Domenico De Ritis? Un grande simulatore e dissimulatore che, nella sua qualità di spia dell’Ovra, rese un grande servizio a Benito Mussolini, neutralizzando l’azione politica della vedova di Giacomo Matteotti, Velia Titta, durante gli anni del regime, e quella di Bruno Buozzi nel periodo della repubblica di Salò. Vissuto sempre nell’ombra, tessendo subdole trame nei confronti delle vittime da lui spiate, uscì indenne dal processo penale e da due procedimenti amministrativi che furono promossi contro di lui nell’immediato secondo dopoguerra. Fu senza dubbio la spia più geniale del regime fascista che, dopo avere svolto attività spionistica per quattordici anni, riuscì persino a farsi cancellare dall’elenco delle spie dell’Ovra pubblicato nel 1946, in cui era compreso il suo nome, e a farsi passare come benefattore della famiglia Matteotti e di quella di Bruno Buozzi.

Prima dell’inizio della presentazione del libro, abbiamo intervistato Giorgio Benvenuto.

 

L’Associazione Amici della Miniera di Carbonia, in concorso organizzativo con il circolo soci Euralcoop, il CSC Umanitaria Fabbrica del Cinema,  l’Associazione Storia e Radici della Città di Carbonia, Il Circolo ANPI di Carbonia, lo SBIS, e con il patrocinio del comune di Carbonia, ha programmato per il giorno lunedì 16 settembre, alle ore 17.00, nella Sala Assemblee del Circolo Soci Euralcoop, nell’ambito delle manifestazioni per il centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti, organizzato ed eseguito dallo squadrismo fascista, la presentazione del libro del prof. Alberto Vacca, “L’occhio del Duce in casa Matteotti”.

Chi era Domenico De Ritis? Un grande simulatore e dissimulatore che, nella sua qualità di spia dell’Ovra, rese un grande servizio a Mussolini, neutralizzando l’azione politica della vedova di Giacomo Matteotti, Velia Titta, durante gli anni del regime, e quella di Bruno Buozzi nel periodo della repubblica di Salò. Vissuto sempre nell’ombra, tessendo subdole trame nei confronti delle vittime da lui spiate, uscì indenne dal processo penale e da due procedimenti amministrativi che furono promossi contro di lui nell’immediato secondo dopoguerra. Fu senza dubbio la spia più geniale del regime fascista che, dopo avere svolto attività spionistica per quattordici anni, riuscì persino a farsi cancellare dall’elenco delle spie dell’Ovra pubblicato nel 1946, in cui era compreso il suo nome, e a farsi passare come benefattore della famiglia Matteotti e di quella di Bruno Buozzi. Prefazione Giorgio Benvenuto.

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E’ on line il bando della quinta edizione del Concorso nazionale rivolto agli alunni della scuola secondaria di secondo grado. Il premio è promosso dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – Direzione Generale per lo Studente, l’integrazione e la Partecipazione, la Fondazione Giacomo Matteotti Onlus e la Fondazione di Studi Storici Filippo Turati Onlus.
Lo scopo è sollecitare una riflessione nella prospettiva di una cultura della cittadinanza attiva e  ricordare il politico polesano che ha sacrificato la vita per la piena attuazione dei valori democratici e dei principi di giustizia sociale e di crescita civile, culturale, sociale ed economia del Paese. Il concorso intende infatti sensibilizzare gli studenti all’approfondimento dei temi legati alla democrazia e alle sue istituzioni, attraverso la conoscenza dell’opera e della testimonianza etica e civile di Giacomo Matteotti, e del suo sacrificio in difesa della libertà, della democrazia e del progresso sociale.
La traccia dell’edizione prevede lo sviluppa di una traccia relativa a pensieri e riflessioni su Giacomo Matteotti oggi, una testimonianza umana e politica ancora attuale.  Gli studenti dovranno produrre elaborati che rappresentino la loro visione dei valori democratici inseriti nella complessità dell’attuale società.
Per garantire agli studenti partecipanti la massima libertà espressiva, una volta individuata l’area tematica, sarà possibile partecipare attraverso la scelta di una delle tre categorie di elaborato:

  • Categoria testi: testi per la stampa o per il web per un massimo di 5.000 (cinquemila) battute;
  • Categoria grafica: opere di grafica digitale, fotografie (bianco nero o colore) corredate da una didascalia (di 20, venti, battute comprensive di un titoletto di due/tre parole) descrittiva dell’elaborato;
  • Categoria prodotti multimediali: servizi radiofonici o televisivi o di web giornalismo, ovvero video o elaborati audiovisivi multimediali della durata massima di 3 (tre) minuti.

Gli elaborati dovranno essere inviati su supporto digitale (CD; DVD; pen-drive) entro il 31 marzo 2020.

 

 

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Il volume dell’aritzese Francesco Pranteddu sul fratello maggiore Liberato  (“Libero. Un partigiano sardo e il suo tempo”, Comitato di Cagliari dell’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Antifascisti, 2003) si inserisce certo nel quadro della memorialistica sulla Resistenza nel Nord Italia ma serve anche a ricostruire, dall’“interno”, un periodo storico cruciale della vita del Partito Comunista Italiano in  Sardegna, dal momento della conquistata “liberazione” dal nazismo e dal fascismo (su questo momento si può vedere anche il libro dell’orunese Antonio Dore, “Vita di un comunista”, a cura di Guido Melis, Cagliari, Tema, 2001) fino alla metà degli anni Sessanta.

È un libro, quello di Pranteddu, che esce nel secondo semestre del 2003 ma che lascia trasparire una lunga gestazione rispetto alla data in cui possiamo collocare  il primo proposito di composizione, cioè la fase   immediatamente successiva alla scomparsa di Liberato avvenuta, a 62 anni appena compiuti, il 7 marzo 1979. Quando viene a mancare il fratello più grande, Francesco è da quasi 14 anni residente a Milano (per chi si trasferisce nella penisola, Pranteddu non gradisce  la qualifica di “emigrato”, da lui applicata solo a chi oltrepassa la  frontiera nazionale).

Con questa sua indagine, Pranteddu ci ha voluto condurre dall’affettuosa riproposizione di una vicenda individuale alla storia collettiva, alla storia generale, alla storia senza aggettivi. Il libro su Liberato Pranteddu si articola in 5 parti. La prima parte (da Aritzo a Torino) si segnala per la descrizione dell’ambiente umano e sociale del paese delle proprie radici. La seconda s’incentra sulla guerra con lo snodo cruciale dell’8 settembre 1943. La terza spiega e racconta la scelta partigiana. La quarta si occupa della fine del conflitto e dei primi tratti della vita repubblicana. La quinta e ultima parte è l’appendice, che riporta alcuni diari di guerra di parroci del nord Italia. Insomma, pagine di ricordi, di storia, di memoria, con personaggi importanti e uomini semplici che furono protagonisti di un periodo cruciale della nostra storia.

Quali le motivazioni che hanno spinto Pranteddu a scrivere il libro? Come racconta egli stesso, esaurito un decennale impegno come dirigente provinciale della FGCI a Nuoro e coordinatore zonale (a Bosa) del PCI, «dopo breve tempo dedicato al completamento degli studi e a sostenere contestualmente concorsi pubblici, a fine 1965 la sorte di abbandonare Aritzo e la Sardegna era toccata anche a me. Nei successivi trent’anni di attività professionale trascorsi a Milano, quale dirigente dell’Ufficio speciale per il collocamento dei lavoratori dello spettacolo, non ho mai rimosso le precedenti esperienze nuoresi; anzi, maggiormente motivato, ho avuto modo di partecipare alla vita politico-culturale-sindacale della città e della regione lombarda e, per non interrompere il filo conduttore che ancora mi collegava alla mia Isola, nel tempo libero ho dedicato una particolare attenzione all’associazionismo sardo».

Se è vero che a Milano Pranteddu, dopo la morte di Liberato, continua a occuparsi di formazione professionale e dei problemi dei lavoratori dello spettacolo, concentrando la sua attività pubblicistica sulle relative tematiche; è altrettanto verosimile ipotizzare che un rovello lo tormenti: quello di riuscire a riservare, attraverso la scrittura, un “risarcimento” simbolico al fratello partigiano, «che può essere indicato dai suoi concittadini (come scrive  Michele Marotto, che è stato a lungo responsabile della sezione del PCI di Aritzo, alla quale Liberato Pranteddu è sempre stato iscritto) come rappresentante della comunità aritzese nella lotta di Liberazione nazionale».

Probabilmente Pranteddu, quando progetta di tracciare la biografia del fratello partigiano, è animato solo dal desiderio di vedere i luoghi e di conoscere i personaggi delle montagne del Pinerolese di cui Liberato gli ha parlato,  senza alcuna vanteria, ma insistendo sul concetto che gli sembrava di avere fatto semplicemente, andando in montagna con i partigiani, il suo dovere di italiano, se si considera che era incappato come militare in Croazia  (insieme all’altro sardo Michele Manca, Chei) nel generale disorientamento che colpì l’esercito italiano alla notizia all’armistizio dell’8 settembre 1943 e che era riuscito a raggiungere, avventurosamente, sempre con Manca, la città di Torino, alla quale era stato destinato all’inizio del suo servizio militare di leva.

Ma una volta pervenuto a un riscontro puntuale delle narrazioni di Liberato (“Libero” era naturalmente il suo nome di combattente per la libertà) attraverso la raccolta delle testimonianze orali e scritte dei suoi compagni e comandanti partigiani, Pranteddu, quando si concentra sulla scrittura, si convince che occorre inserire la vicenda militare e partigiana di Liberato nel contesto della storia generale (la sua permanenza in Croazia e quindi l’illustrazione della situazione della Croazia; la vita partigiana e quindi la precisazione delle motivazioni per cui si costituirono nelle montagne del Nord Italia le formazioni partigiane; la fine del conflitto, il rientro a casa e quindi i percorsi di vita repubblicana sia in Sardegna che a livello nazionale).

È vero certamente quanto Pranteddu dichiara nella nota introduttiva: «Attraverso la piccola storia di un uomo comune – comunque protagonista sconosciuto alla grande storia, anche se non elevabile alla gloria degli eroi e della notorietà – vorrei incoraggiare i giovani di oggi a studiare ed impossessarsi della conoscenza del momento storico da lui vissuto; ad accostarsi all’impegno socio-politico e culturale per affermare e difendere i principi per i quali “Libero” scelse di diventare partigiano. Perché su valori come la libertà, la pace e la democrazia si ha il dovere di vigilare consapevolmente anche nel nostro tempo».

Ma le pagine conclusive danno conto di un supplemento di impegno di cui Pranteddu ha dovuto farsi carico,  man mano che nella sua ricerca si avvicinava al «nostro tempo», al momento della pubblicazione dell’opera. Scrive Pranteddu: «Nel nostro tempo, ormai distante dagli avvenimenti resistenziali dal 1943-’45, taluni critici interessati a snaturare l’ormai consolidato giudizio storico sulla Resistenza si cimentano in apprezzamenti finalizzati a sminuire il determinante apporto fornito dalle formazioni partigiane nella guerra di liberazione nazionale dal nazifascismo. […] Essi qualificano maldestramente la produzione storico-letteraria sulla Resistenza come retorica  anche quando è supportata da prove documentali ineccepibili; non riconoscono con la dovuta convinzione che la molla che ha spinto i partigiani ad agire nella guerra di liberazione è stata prevalentemente ideale».

Proprio nel momento in cui si enfatizzano le violenze (sicuramente da condannare) del dopo-Liberazione contro i fascisti più sanguinari, Pranteddu pubblica i diari dei parroci che sono stati testimoni, nelle zone in cui ha operato il partigiano “Libero”, delle  atrocità commesse dalle orde dei nazisti e dei fascisti contro la popolazione inerme, colpevole solo di non denunciare i partigiani.

Proprio nel momento in cui qualcuno vuol procedere a un  «revisionismo generalizzato» della storia della Resistenza, adottando il concetto di «guerra civile che vorrebbe essere risolutivo mentre invece non lo è», Pranteddu propone alcune brevi testi (di Giacomo Matteotti, Giuliano Procacci, Enzo Biagi, Nicola Tranfaglia) che dimostrano che non è possibile oscurare la verità: la Resistenza (alla quale ha partecipato anche l’aritzese Liberato Pranteddu)  è stata il movimento di una minoranza che aveva a cuore la necessità, avvertita dalla stragrande maggioranza del popolo italiano, di riconquistare le libertà politiche e civili (che favorissero la ripresa di una competizione elettorale fondata sulle regole delle democrazia e non sui diktat del totalitarismo) e di realizzare programmi di governo incentrati sulla giustizia sociale.

Post scriptum 1. Nel corso della presentazione del suo libro organizzata dal Circolo sardo “Domo Nostra” di Cesano Boscone (allora presieduto da Mario Piu) in occasione della “Giornata della memoria” 2005, Pranteddu  dichiarò di aver voluto raccontare, con il volume “Libero. Un partigiano sardo e il suo tempo”, la storia di una realtà politica e ideale di un uomo (il fratello partigiano Liberato) in un tempo ben connotato e definito (la Resistenza nel Pinerolese e l’immediato dopoguerra in Sardegna). Per Pranteddu questa  storia travalicava i propri originari confini e condensava in sé un ricco e complesso intreccio di situazioni, di significati e di valori, che imponevano un più lungo percorso della memoria, la rivisitazione di un tempo ben più ampio, di un’intera epoca: dalla tragedia del fascismo e della guerra all’epopea della Resistenza e della Liberazione, alla difficile, contrastata ed esaltante costruzione dell’Italia repubblicana.

Nella circostanza Pranteddu presentò un altro volume (“Di ‘Libero. Un partigiano’ hanno detto”, Cagliari, ANPPIA, 2004) con i testi delle recensioni dedicate al libro e la trascrizione dei dibattiti relativi alla presentazione di esso in varie località della Sardegna.

Post scriptum 2. “Libero. Un partigiano sardo e il suo tempo”è stato ripubblicato in terza edizione nel 2007, presso Nuove Grafiche Puddu di Ortacesus (Sud Sardegna).

Paolo Pulina

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Il Consiglio comunale di Carbonia, nella seduta di ieri, ha approvato all’unanimità dei presenti, il piano di sostegno all’economia cittadina. Un traguardo importante, propedeutico al rilancio dello sviluppo economico della nostra città.

«Un piano strutturato in 5 interventi che riteniamo fondamentali per dare nuova linfa al tessuto economico-produttivo cittadino – ha detto il sindaco Paola Massidda -. Gli strumenti che mettiamo in campo vanno in particolare nella direzione di una semplificazione della vita dei cittadini nella gestione dei tributi, di una defiscalizzazione della TARI per i cittadini che sceglieranno Carbonia come comune di residenza e per le imprese che stabiliranno le propria sede legale nel nostro Comune. Un altro pacchetto di azioni mira a rilanciare il centro storico cittadino, incentivando la presenza di attività di somministrazione di alimenti e bevande, di alloggi turistici tipo B&B, ostelli e alberghi. Inoltre puntiamo sulla valorizzazione della zona Pip (Piano per gli Insediamenti Produttivi), prevedendo agevolazioni fiscali per le imprese che acquistano un lotto e costruiscono la propria attività in quell’area.»

Soddisfazione è stata espressa dall’assessore delle Attività produttive Mauro Manca per «la condivisione e l’unità di intenti che ha caratterizzato la maggioranza e l’opposizione consiliare nella discussione di questo fondamentale atto e nella sua successiva approvazione. Il piano di sostegno all’economia, già inserito nel Bilancio di previsione dello scorso anno, è stato istruito e perfezionato nel corso di una serie di incontri tenuti dalla Terza Commissione Consiliare Permanente presieduta da Matteo Piras. Il piano non consiste in un intervento spot, bensì in misure strutturali di sostegno e rilancio dell’economia della nostra città, che partono da un dato di fatto: lo spopolamento che ha caratterizzato il nostro Comune che, dal 2001 ad oggi, ha perso circa 2 mila abitanti. Le azioni adottate vanno invece verso una direzione tesa a favorire un incremento demografico».

Gli strumenti adottati sono stati voluti per imprimere una forte accelerazione allo sviluppo economico cittadino, attraverso 5 linee di intervento:

1. Semplificazione tributaria con l’unificazione di IMU e TASI, accorpando in un unico tributo l’Imposta Comunale sugli Immobili (IMU) e la Tassa sui Servizi Indivisibili (TASI). Unire il pagamento dei due tributi permetterà al cittadino di semplificare, in un solo passaggio, le operazioni amministrative e burocratiche;

2. Aumento del numero dei residenti a Carbonia. Le agevolazioni saranno applicate nel periodo 1° gennaio – 31 dicembre 2020. Si tratta della defiscalizzazione TARI pari al 100% nel primo anno, 100% della parte fissa nel secondo e terzo anno. L’applicazione sarà la seguente: i nuovi residenti che si uniscono a un nucleo familiare già esistente possono godere, solo loro stessi, del beneficio. I nuovi nuclei familiari e coloro che avranno un figlio vedranno applicato all’intero nucleo familiare la misura di sostegno;

3. Nuove imprese: per le aziende che insedieranno e trasferiranno la propria sede legale nel comune di Carbonia in una data compresa tra il 1° gennaio 2019 e il 31 dicembre 2020 è prevista una defiscalizzazione TARI nella misura del 100% per tre anni della quota fissa; defiscalizzazione IMU nella misura del 50% per tre anni per le imprese che insedieranno la loro attività in immobili di proprietà o che utilizzeranno la locazione finanziaria;

4. Sostegno e rilancio del centro storico attraverso la presenza di attività di somministrazione di alimenti e bevande (codice ATECO 56) e di alloggi turistici tipo B&B, ostelli ed alberghi (codice ATECO 55) nel centro città: via Manno, via Fosse Ardeatine, via Nuoro sino all’altezza di piazza Rinascita; piazza Francesco Ciusa; piazza Rinascita; via delle Poste; via San Ponziano; piazza Giacomo Matteotti; via Gramsci. Le agevolazioni consistono in un contributo massimo di 2.000 euro, fino alla concorrenza di 40.000 euro stanziati sul bilancio comunale esercizio 2019, per ogni impresa assegnataria che aprirà attività nelle categorie ATECO 55 e 56; sconto del 100% sulla TARI per 2 anni per le nuove imprese con categoria 7,8, 22, 23, 24 categorie di utenze non domestiche; terzo, quarto e quinto anno sconto del 100% sulla parte fissa; azzeramento IMU per 5 anni per proprietari di immobili situati in centro che affitteranno a canone calmierato (sotto i 13 euro al mq) a soggetti che intraprendono le attività incluse nella categorie ATECO 55 e 56;

5. Azioni rivolte alle imprese che acquisiscono un lotto, costruiscono e iniziano l’attività nella zona PIP. Le agevolazioni consistono in defiscalizzazione IMU del 50% per 3 anni per tutti i nuovi immobili che verranno costruiti e che inizieranno l’attività entro il 31 dicembre 2020; sconto del 100% sulla parte fissa della TARI per i primi 3 anni e sconto del 50% sulla parte fissa della TARI nel quarto e quinto anno; sperimentazione tariffa puntuale della raccolta rifiuti.