23 November, 2024
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E’ stato presentato ieri, nella sala conferenze della Biblioteca regionale, a Cagliari, il XXXII festival internazionale “Ai Confini tra Sardegna e Jazz”, organizzato dall’associazione culturale Punta Giara, sotto l’alto Patrocinio della Presidenza del Consiglio e della Giunta della Regione Autonoma della Sardegna, con l’apporto fondamentale dell’assessorato della Pubblica Istruzione, Sport e Spettacolo, dell’assessorato del Turismo, Commercio e Artigianato della Regione Autonoma della Sardegna e della Fondazione di Sardegna.

Erano presenti alla conferenza stampa e sono intervenuti i rappresentanti delle istituzioni pubbliche, il sindaco di Sant’Anna Arresi Teresa Pintus, il sindaco di San Giovanni Suergiu Elvira Usai, Andrea Dettori che ha portato i saluti dell’assessore della Pubblica Istruzione, Sport e Spettacolo della Regione Sardegna Giuseppe Dessena, il presidente dell’Unione dei Comuni del Sulcis Gianfranco Trullu, e gli sponsor della manifestazione.

Nel corso della conferenza stampa, coordinata dal giornalista Giampaolo Cirronis, sono stati presentati due video sui due comuni che ospiteranno gli spettacoli, San Giovanni Suergiu per l’anteprima del 31 agosto sul sagrato della chiesa di Santa Maria di Palmas (l’assessore del Turismo Camilla Melis si è soffermata sulle iniziative portate avanti da alcuni anni dall’associazione culturale Palmas Vecchio ed ha descritto dettagliatamente tutti gli aspetti del borgo e del sagrato della chiesa) e Sant’Anna Arresi per i dieci giorni del Festival. I due sindaci si sono augurati che le sinergie messe in campo tra soggetti pubblici ed associazioni del territorio possano dare ancora più forza ad un progetto di carattere culturale multidisciplinare e che possano maggiormente valorizzare il territorio. 

Il presidente dell’Unione dei Comuni del Sulcis Gianfranco Trullu ha evidenziato come queste manifestazioni possano vivacizzare tutto il territorio e valorizzarlo in tutti i suoi aspetti.

Ponziana Ledda, in rappresentanza dell’associazione Destinazione Sulcis ha presentato il progetto “I-Dee Madri”, destinato ad arricchire il già sostanzioso cartellone artistico con attività parallele quali escursioni e laboratori.

Superate le premesse, si è entrati nel dettaglio degli aspetti artistici della XXXII edizione, dopo la presentazione video del calendario dei concerti che si susseguiranno dal 31 agosto da San Giovanni Suergiu con l’Anteprima del festival e poi dal 1 al 10 settembre nella storica sede di Piazza del Nuraghe, a Sant’Anna Arresi, il direttore artistico Basilio Sulis ha illustrato le linee guide del prossimo festival passando attraverso la figura di Max Roach, dei diritti civili e delle percussioni moderne evidenziando il numero delle presenze femminili che si esibiranno ai piedi del Nuraghe Arresi. L’Associazione, ha detto il direttore artistico, è riuscita a ritagliarsi uno spazio non solo nazionale ma anche internazionale, sia per quanto riguarda la produzione musicale sia sotto l’aspetto dell’immagine, a seguire Andrea Murgia ha esposto in dettaglio il cartellone artistico della rassegna, illustrando le caratteristiche di tutti i concerti che si susseguiranno dal 31 agosto al 10 settembre, tra esclusive italiane, prime assolute e progetti originali e tutti gli aspetti logistici organizzativi della manifestazione. 

A seguire è intervenuta Adriana Lobina in rappresentanza del circolo Anspi Oratorio di Sant’Anna Arresi che ha illustrato il progetto del laboratorio musicale destinato ai bambini tra i 4 e i 10 anni che farà parte integrante degli eventi del XXXII Festival “Ai Confini tra Sardegna e Jazz”, i cui elementi fondamentali saranno il rispetto dell’ambiente e l’arte del riciclo.

Al termine, Giampaolo Cirronis ha ringraziato la Cantina Mesa, Automobili Cocco, l’Agenzia Fo.Re.STAS della Regione Sardegna, la Provincia del Sud Sardegna, la RAI e Nieddittas per la loro proficua collaborazione per la realizzazione della XXXII edizione del festival “Ai Confini tra Sardegna e Jazz“, ed ha invitato tutti i presenti a partecipare alla rassegna.

Relazione Artistica

Il festival Ai Confini tra Sardegna e Jazz compie con la XXXII edizione, l’ennesimo atto di amore nei confronti del linguaggio musicale contemporaneo e del jazz in particolare, lo fa con intatto vigore e con l’atteggiamento che da sempre ha caratterizzato questa manifestazione: «La curiosità». Parte dal passato ancora presente per leggere la contemporaneità della vita di uomini e donne, con l’ambizione di scrivere nuove pagine a valore universale, che partendo dalla nostra isola possa delineare il futuro attraverso la lente di questa straordinaria forma d’arte.

L’associazione culturale Punta Giara è da sempre connessa al mondo circostante perché dalla musica trae spunti per parlare della società e la società contribuisce all’utilità della musica stessa.

Nell’ideare, progettare e realizzare la XXXII edizione, dopo lunghe e proficue analisi, la direzione artistica ed i soci dell’Associazione Culturale Punta Giara sono partiti dal rapporto annuale sui diritti civili che Amnesty International ha pubblicato recentemente facendoci rendere conto di come ci troviamo davanti ad un’emergenza umanitaria di proporzioni mondiali.

Dopo le rivoluzioni sociali degli anni ’60 il mondo sembra aver compiuto un passo indietro nei confronti di ciò che parevano diritti acquisiti dell’uomo.

Infatti, come si evidenzia, mai come in quest’ultimo periodo i diritti umani stanno attraversando grandi pericoli. Le violazioni in circa 160 cosiddetti stati democratici intaccano sistematicamente molti dei diritti inalienabili: l’infanzia tradita, le violenze di genere, crimini di guerra, sparizioni forzate, torture e deportazioni di massa ne rappresentano il quadro catastrofico. Nulla avrebbe fatto pensare ad un’involuzione tale rispetto ai diritti acquisiti grazie alle rivoluzioni sociali degli anni 60, e tutto ciò non ha lasciato insensibili i soci dell’Associazione.

Il pensiero è corso automaticamente a quei paesi che non rientrano nel cosiddetto “Occidente Civilizzato” invece è sotto gli occhi del mondo di come le ultime elezioni negli Stati Uniti siano state condotte in maniera “discriminatoria, misogina e xenofoba”. In realtà proprio gli Stati Uniti d’America hanno segnato una delle evoluzioni sociali più importanti del millennio da poco passato.

Sembra quasi che un colpo di spugna abbia cancellato il sudore ed il sangue versato da Malcom X, Martin Luther King e da tutti gli afro-americani sacrificati sull’altare della supremazia bianca.

E’ in questo momento che ritorna con prepotenza la necessità di analizzare un caposaldo sia delle lotte per i diritti civili che dell’evoluzione della stessa musica jazz. Il nostro pensiero si è soffermato inevitabilmente sulla suite “We Insist! Freedom Now” composta dal geniale batterista Max Roach e completata dalle parole del poeta, cantante e scrittore afro-americano Oscar Brown Jr.

Il contributo che ha dato questo lavoro ai diritti civili è sintetizzato nel punto esclamativo all’interno del titolo stesso, non più una richiesta ma una volontà che durante gli anni 60 è diventata sempre più pressante e doverosa. Una presa di posizione non più contrattabile né procrastinabile come testimonia la storica copertina della meravigliosa, fondamentale e rivoluzionaria suite.

E sarà proprio lo spirito di Max Roach che caratterizzerà questa edizione. Max Roach è considerato, a pieno titolo, uno degli innovatori più importanti del suo strumento e di conseguenza della musica jazz, una pietra miliare nei confronti della quale ogni musicista ha l’obbligo di confrontarsi.

Max Roach è riuscito a trasformare la batteria da semplice strumento d’accompagnamento in una macchina creativa in grado di suggerire la via da percorrere agli strumenti che fino ad allora avevano caratterizzato la composizione jazzistica. La sua capacità di trasferire lo stile bebop alla batteria ne ha fatto il padre delle moderne percussioni facendole diventare uno strumento di espressione personale.

La sua capacità tecnica, apprezzata da musicisti del calibro di Charlie Parker, Miles Davis, Eric Dolphy e Sonny Rollins fra i tanti, è andata ad unirsi alla consapevolezza politica legata sempre più alla pressante disuguaglianza sociale che purtroppo allora come oggi caratterizza l’organizzazione umana.

Questa edizione sarà connotata oltre che dalle percussioni e la loro evoluzione, anche da una fortissima presenza femminile.

La disuguaglianza passa anche attraverso la discriminazione sessuale e gli abusi fisici e mentali che le donne subiscono a causa di una inesistente superiorità maschile. E’ intenzione degli organizzatori indagare l’estrema potenza creativa delle donne unita anche alla dimensione creatrice. Guarderemo attraverso gli occhi di una figura che unisce dentro di sé infinite esistenze capaci di avvolgere e proteggere l’universo. Non solo creazione di vita ma anche creatrici di visioni artistiche, culturali e sociali. Lo sguardo delle Muse ci aiuterà e ci guiderà attraverso una profondità che riuscirà forse a destabilizzare preconcetti millenari privi di ogni fondamento.

Il festival aprirà il sipario il 31 agosto per un’anteprima nella suggestiva cornice della chiesa di Palmas a San Giovanni Suergiu. Sul palco suonerà il progetto Percussion Evolutions. L’omaggio alle percussioni inizierà con un grande amico della nostra associazione, Hamid Drake, che suonerà con il balafonista Aly Keita ed il cantante e percussionista Boni Gnahorè.

Il giorno successivo, 1 settembre, segna l’inizio ufficiale del festival con una formazione tutta africana. La cantante della Costa d’Avorio Dobet Gnahorè presenta un concerto di melodie e suoni tipicamente africani con una formazione che prevede ancora Hamid Drake, Boni Gnahorè, Aly Keita e Mike Dibo (batteria), Valery Assouan (basso). Si partirà con un caos percussivo che segna quasi la nascita di una Venere Nera fino alla chiusura con due brani dedicati a Nelson Mandela.

Il 2 settembre sul palco della Piazza del Nuraghe avremo due concerti, il primo vede la partecipazione del duo Courvasier-Wollesen ed il secondo è il progetto Lean Left. Sylvie Courvasier è una pianista svizzera di grande rispetto in ambito jazzistico e si presenta con l’eclettico batterista Kenny Wollesen. Insieme svilupperanno un dialogo percussivo fra la melodia ritmica del piano e la potenza musicale della batteria.

Il secondo set sarà tutto di un’ ottima formazione sospesa tra improvvisazione, ritmo, melodia e rumore. Il sax di Ken Vandermark guiderà i due chitarristi Andy Moore e Terry Ex ed il batterista Paal Nilssen-Love.

Il giorno successivo saliranno nuovamente sul palco Hamid Drake ed il balafonista ivoriano Aly Keita per farci immergere in un incontro tra due culture africane ed americane mentre il secondo set sarà affidato a David Virelles (piano), che con Vicente Archer (basso), Romàn Dìaz (percussioni), Eric McPherson (batteria) ci regaleranno la prima esclusiva del festival. Il pianista cubano porta sulla scena La Voce (Mbokò) che rappresenta la parola della divinità tesa fra Africa e Cuba.

Il maestro Joe Chambers sarà protagonista di un solo di piano il giorno 4 settembre primo set che poi lascerà il campo alla formazione che l’anno scorso ci ha regalato uno dei concerti più entusiasmanti della passata edizione. Il Summit Quartet di Gustafson, Vandermark, Luc Ex e Drake si esibiranno in una produzione originale che sarà anche l’occasione per presentare il meraviglioso disco registrato nel 2016 proprio sul palco del nostro festival e prodotto dall’Associazione Culturale Punta Giara.

Il giro di boa è un’altra esclusiva del festival, M’Boom Repercussion. Lo spirito di Max Roach prenderà forma sul palco con una riproposizione di uno dei suoi capolavori. A questo straordinario concerto oltre a Marc Abrams (basso), Pietro Tonolo (sax), Eli Fountain (batteria), Diego Lopez (percussioni) parteciperanno anche Joe Chambers (vibrafono), Ray Mantilla (percussioni) e Warren I. Smith (batteria). Chambers, Mantilla e Smith sono i musicisti originali che accompagnarono Roach nella registrazione del disco. A questa formazione si aggiungerà anche un quartetto d’archi proveniente dal Conservatorio di Cagliari, ad inizio serata in prima assoluta Tiziano Tononi con Susie Ibarra con il progetto Drums, Gongs & Bamboo, un esaltante dialogo tra percussioni.

David Vireless salirà nuovamente sul palco di piazza del nuraghe in un solo di piano ed aprirà la settima giornata della manifestazione introducendoci ad uno spettacolo che si presenta come eccezionale. Shamania di Marilyn Mazur. La Mazur è un’artista poliedrica che ha suonato con Miles Davis e Gil Evans. Per questa occasione ha allestito uno spettacolo di sole donne che ci regaleranno uno dei concerti più attesi di questa edizione.

Il 7 settembre il primo concerto della serata sarà affidato ad un solo di Tyshawn Sorey, un giovane batterista americano che ha collaborato con Zorn, Wadada Leo Smith, Anthony Braxton. Sorey è musicista e compositore con una carriera superlativa.

Il secondo set ci introdurrà in una nuova forma di approccio jazzistico. Infatti il progetto Odd Time di Kassa Overall (batteria), Kool A.D. (voci & dj), Dada Powell (voci) ci porterà attraverso una lettura elettronica della musica. Una lettura che vuole attualizzare un discorso musicale che non è mai finito ovvero la libertà espressiva del jazz contemporaneo.

Kassa Overall ed il suo Trio apriranno il primo set del giorno successivo per poi lasciare spazio al batterista Tyshawn Sorey con una formazione (Corey Smithe al piano e Chris Tordini al basso) che alterna composizione ed improvvisazione.

Ci si avvia alla conclusione del festival e la penultima serata sarà qualcosa di difficile da dimenticare. La Burnt Sugar con i suoi 17 portentosi musicisti ci offrirà una rilettura dell’album Freedom Now! di Max Roach. Il concerto è una produzione originale creata appositamente per questa edizione del festival.

La chiusura della manifestazione, il 10 settembre, vedrà sul palco una giovane formazione italiana, il Liquid Stone Trio. Michele Uccheddu (percussioni), Caterina Genta (cantante, performer), Emanuele Balia (elettronica) ci porteranno in un universo di suoni creati per spingere più in là i confini delle strutture musicali.

Il saluto all’anno prossimo sarà affidato al secondo pirotecnico concerto della Burnt Sugar. Questo gigantesco ensemble si esibirà in una personale rilettura dei grandi successi della musica nera da Hendrix a Prince passando per la Motown ed il jazz. Sarà un omaggio ai 30 anni di carriera dell’orchestra che festeggerà con una produzione originale l’arrivederci al prossimo anno.

Attraverso lo svolgimento del tema riteniamo che ancora una volta il jazz possa e debba affermare la sua valenza sociale divincolandosi dalla superficialità che vorrebbe la musica l’arte solamente come puro intrattenimento per favorire la creazione di un pensiero unico, controllabile ed incapace di scegliere tra ciò che è sopraffazione e ciò che diritto.

Ecco perché anche noi, prendendo spunto dal capolavoro di uno dei musicisti più importanti della storia della musica contemporanea, ci uniamo a quel grido che dice “Noi Insistiamo! Libertà Adesso”.

   

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Inter-Empoli è stata l’ultima radiocronaca di Riccardo Cucchi, giornalista e radiocronista della RAI dal 1979, arrivato al traguardo del collocamento in pensione. Ieri, a San Siro, ha ricevuto un’accoglienza da “fuoriclasse” dai tifosi dell’Inter, che gli hanno dedicato uno striscione che, come ha detto alla Domenica Sportiva e poi ai tantissimi media che lo hanno intervistato, lo ha molto colpito.

Perché dedico questo spazio all’ultima radiocronaca di Riccardo Cucchi?

A Riccardo Cucchi è legato un piccolo episodio (per me grande, grandissimo) verificatosi l’11 giugno 1990, sulla tribuna stampa dello stadio Sant’Elia di Cagliari, dove venne disputata Inghilterra-Eire, prima partita del girone F della prima fase dei Campionati del Mondo.

All’epoca ero direttore responsabile di Telegamma e decisi di seguire le partite in programma al Sant’Elia, per documentare al meglio l’evento nello Speciale programmato nella Tv che dirigevo, con ospite fisso, come commentatore, Elvio Salvori.

L’11 giugno mi recai con largo anticipo al Sant’Elia, quando la tribuna stampa era ancora semivuota. Mi si avvicinò un collega che, lo confesso, non conoscevo, microfono in mano, e mi chiese la disponibilità ad intervenire nel corso della partita, per un commento. Non mi disse per quale testata lavorava e, ripeto, non lo conoscevo. Mi chiese la testata per cui lavoravo, gli dissi che dirigevo una televisione privata, Telegamma, mi fece capire che ci sarebbe stato qualche problema e allora gli dissi che lavoravo anche per La Nuova Sardegna (giornale per il quale erano accreditati altri colleghi) e annuì, facendomi capire che il problema sarebbe stato superato, presentandomi come giornalista del quotidiano sassarese.

Iniziò la partita, l’Inghilterra sbloccò il risultato nel primo tempo ma non la chiuse e nel secondo tempo venne raggiunta dall’Eire, protagonista di una partita superiore alle aspettative. Quando mancava un quarto d’ora al fischio finale, negli angusti spazi della tribuna stampa vidi farsi largo ed arrivare verso di me quel giornalista con uno straordinario casco di capelli che mi chiese un giudizio sull’andamento dell’incontro. Sinceramente non provai particolare emozione e risposi come forse meglio non avrei potuto, elogiando l’Eire che, in una partita certamente non brillante, rispetto al potenziale delle due squadre, aveva fin lì fatto decisamente meglio dell’Inghilterra.

Concluso il mio intervento, quel giornalista che non conoscevo, si riprese il microfono e con un “Grazie Cirronis, a te Ameri” che, non dimenticherò mai, mi bloccò il sangue nelle vene!!!

Solo allora capii che si trattava di Riccardo Cucchi, giornalista della Rai che curava le interviste in tribuna stampa nelle radiocronache del “mostro sacro” dei radiocronisti: Enrico Ameri!

Cinque giorni dopo, all’ingresso del Sant’Elia per Inghilterra-Olanda, incontrai Giorgio Porrà, allora giornalista di Videolina oggi caporedattore di Sky Sport, che mi fece i complimenti per l’intervento fatto nel corso della radiocronaca di Enrico Ameri…

Oggi, dopo quasi 27 anni, non ho difficoltà a confessare che quel piccolo/grande episodio, resta uno dei ricordi più belli di una carriera professionale iniziata, quasi per caso, nel 1977, quando frequentavo la 4ª Liceo Scientifico.

Giampaolo Cirronis

Riccardo Cucchi (foto tratta dal suo profilo facebook).

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L’Amministrazione comunale di San Giovanni Suergiu ha organizzato due giornate nell’aula consiliare di via Roma, il 27 e 28 gennaio, dedicate a mantenere vivo il ricordo della Shoah.

Il programma:
27 gennaio, a partire dalle ore 10.00:
– Proiezione di filmati e lettura di poesie con i ragazzi della scuola Secondaria di primo grado “G. Marconi”;
– Giampaolo Cirronis ripercorre il ricordo della Shoah e dei campi di concentramento nell’esperienza di Modesto Melis.
28 gennaio, a partire dalle ore 18.00:
– Giacomo Mameli analizza il tema dell’olocausto nell’ambito della letteratura sarda e italiana, attraverso la lettura e il commento dei testi di Anna Frank, Primo Levi, Giulio Benedetti e Francesco Masala. Interverrà Chiara F.

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Carbonia partecipa al Giorno della Memoria con numerose iniziative, per non dimenticare l’orrore dei lager e le persecuzioni naziste e fasciste subite da milioni di ebrei e da tante donne e uomini diversi: diversi per opinioni politiche, per orientamento sessuale, per religione, per colore della pelle, per gruppo etnico, diversi per una forma di disabilità. Diversi ma uomini e donne che hanno subito violenze indicibili e, nella maggior parte dei casi, non sono riusciti a tornare a casa.

Di seguito il calendario degli eventi, organizzati dal Comune di Carbonia e dalle associazioni impegnate a tramandare la memoria e a lottare contro il revisionismo e il negazionismo.

Mercoledì 25 gennaio, dalle 10.00, al Teatro Centrale “In un cielo di stelle gialle… bianche farfalle”, spettacolo teatrale del Crogiuolo, diretto da Mario Faticoni (Teatro dell’Arco). La prima messa in scena è prevista per le ore 10.00, la seconda per le 11.30. Lo spettacolo è gratuito e parteciperanno alcune classi degli Istituti Superiori. Testo e regia di Rita Atzeri. Interpreti: Marta Gessa e Antonio Luciano. Organizza il Teatro del Sottosuolo in collaborazione con il Comune di Carbonia.

Venerdì 27 gennaio

– ore 10.00, Biblioteca comunale, viale Arsia

Incontro dibattito con la Paola Danesi, testimone diretta della Shoah.

Partecipano alcune classi delle scuole secondarie di primo grado.

– ore 10.00, Museo del Carbone, Grande Miniera di Serbariu

Inaugurazione Mostra fotografica: “Il treno della memoria. Auschwitz e Birkenau”, a cura dell’Associazione FAF (Fabbrica Artigiana di Fotografia).

La mostra è visitabile dal 27 gennaio al 28 febbraio, dalle 10.00 alle 17.00 tutti i giorni escluso il lunedì.

– ore 11.00, Teatro Centrale (piazza Roma), proiezione per gli studenti del filmato “Racconti di un viaggio dentro la memoria”, documentario realizzato dalla Fabbrica del Cinema di Carbonia sull’esperienza dei Viaggi della Memoria, progetto promosso da ARCI Sardegna in collaborazione con l’associazione Deina. Il film racconta il viaggio effettuato, dal 4 al 10 febbraio 2016, da 52 ragazze e ragazzi di tutta la Sardegna. In treno dal Brennero hanno raggiunto la città di Cracovia, insieme a centinaia di partecipanti provenienti da altre regioni italiane, ripercorrendo metaforicamente il tragitto fatto dai deportati. L’iniziativa è rivolta agli studenti delle classi 4ª e 5ª delle scuole superiori.

Organizza il Sistema Bibliotecario Interurbano del Sulcis (S.B.I.S.)

– dalle ore 17,30, Aula Polifunzionale (Piazza Roma)

Saluto del Sindaco Paola Massidda

Interventi di don Amilcare Gambella, parroco di San Ponziano, e Giampaolo Cirronis, giornalista ed editore, sulla storia di Modesto Melis, il nostro concittadino recentemente scomparso, sopravvissuto alla deportazione nel lager di Mauthausen.

Fash mob della Clessidra Teatro di Anna Pina Buttiglieri.

Reading in musica su Modesto Melis con Anime Resilienti (Susanna Mannelli, Chiara Giuliani e Sabrina Barlini, con musiche di Angelina Figus e Coro Centro Studi Musicali di Carbonia) e La Parola ai poeti, con Claudio Moica, Giovanna L.F. Fiabane, Marcello Murru e Francesco Artuso, musiche dal vivo a cura di Angelo Montis. Organizza il Teatro del Sottosuolo.

– dalle ore 19.45, Teatro Centrale (piazza Roma), proiezione pubblica del filmato e dibattito “Racconti di un viaggio dentro la memoria”, documentario realizzato dalla Fabbrica del Cinema di Carbonia sull’esperienza dei Viaggi della Memoria, progetto promosso da ARCI Sardegna in collaborazione con l’associazione Deina. Organizza ARCI Sardegna, in collaborazione con il Centro Servizi Culturali Carbonia della Società Umanitaria – Fabbrica del Cinema, lo Sbis – Sistema Bibliotecario Interurbano del Sulcis, con il contributo della CGIL – Camera del Lavoro del Sulcis Iglesiente, ANPI e Compagnia Teatrale La Cernita. Durante la serata interverranno alcuni rappresentanti degli Enti e delle Istituzioni coinvolte, mentre alcune ragazze e ragazzi che hanno partecipato al progetto nell’anno 2016, restituiranno la propria esperienza alla Comunità. La Compagnia La Cernita curerà la lettura di alcuni passi dedicati al tema della Memoria.

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Venerdì 27 gennaio la Sala polifunzionale del comune di Carbonia ospiterà una serie di iniziative per “Il Giorno della Memoria”.

Il 27 gennaio 1945, i soldati sovietici liberavano il campo di concentramento di Auschwitz. Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria, una giornata simbolo scelta per ricordare l’orrore dei lager.

In tutto il mondo si ricordano le vittime dell’Olocausto, vittime innocenti della persecuzione nazista e fascista. Ebrei, rom e sinti, slavi, intellettuali, oppositori politici, omosessuali, testimoni di Geova, persone diversamente abili, persone ritenute “asociali” come, per esempio, mendicanti, vagabondi e venditori ambulanti. Milioni le persone deportate nei campi di concentramento che non fecero mai ritorno a casa. Trattate come schiave, portate alla morte, con aberrante precisione scientifica, per la fatica, la fame e le torture, uccise nelle camere a gas o con altri metodi atroci come le iniezioni di benzina nel cuore.

Per non dimenticare questo orrore e perché non si ripeta, anche Carbonia partecipa alla Giornata della Memoria, con numerose manifestazioni. Tra queste, venerdì 27 gennaio, a partire dalle ore 17,30, diverse iniziative ospitate nella Sala polifunzionale, in Piazza Roma. Dopo il saluto del sindaco, Paola Massidda, seguiranno gli interventi di Don Amilcare Gambella, parroco di San Ponziano e di Giampaolo Cirronis, giornalista ed editore, che parlerà di Modesto Melis, il nostro concittadino recentemente scomparso, sopravvissuto alla deportazione nel lager di Mauthausen. Subito dopo un Fash mob della Clessidra Teatro di Anna Pina Buttiglieri.

Seguirà il reading su Modesto Melis con Anime Resilienti (Susanna Mannelli, Chiara Giuliani e Sabrina Barlini, con musiche di Angelina Figus e Coro Centro Studi Musicali di Carbonia) e La Parola ai poeti, con Claudio Moica, Giovanna L.F. Fiabane, Marcello Murru e Francesco Artuso, musiche dal vivo a cura di Angelo Montis.

Partecipano: il Teatro del Sottosuolo, Botti du Schoggiu, Associazione Suergiu per la cultura, Le città invisibili, Centro Studi Musicali di Carbonia e Clessidra Teatro di Anna Pina Buttiglieri, in collaborazione con il comune di Carbonia. Anime Resilienti e la Parola ai poeti è organizzato dal Teatro del Sottosuolo.

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Il 27 gennaio 2017 sono in programma in tutta la Sardegna iniziative per “Il Giorno della Memoria”. Sarà il primo “Giorno della Memoria” senza Modesto Melis, uno degli ultimi testimoni degli orrori della 2ª Guerra Mondiale, morto il 9 gennaio 2017, all’età di 96 anni e 9 mesi. La storia di Modesto Melis (nella prima delle due fotografie allegate si trova nella galleria di Gusen, dove durante la prigionia nel campo di concentramento di Mauthausen, ha lavorato alla costruzione di aerei ed è tornato il 13 settembre 2014) costituisce un’eredità straordinaria per le presenti e le future generazioni.

Ripubblichiamo l’articolo scritto da Giuseppe Mura, autore del libro sulla storia di Modesto Melis, “L’animo degli offesi”, al termine delle visite a Mauthausen e Gusen, i luoghi della lunga prigionia.

Come era accaduto in quella sera del 7 agosto del 1944, il 13 settembre 2014 Modesto ha visto comparire lentamente in cima al pianoro erboso, alla sommità della collina, il profilo grigio ed inquietante della costruzione che, allora, gli parve come un castello riemerso dalle tenebre del passato.

Ora come allora alte mura grigie immerse in un pulviscolo di pioggia finissima ed avvolgente, illuminate da potenti riflettori, con la corrusca aquila di bronzo, inquadrata da sciabole di luce che trasformavano la costruzione in una impressionante immagine di minacciosa potenza, quasi sospesa nel nulla di una notte oscura.

Oggi quell’aquila minacciosa che stringeva tra gli artigli il superbo simbolo della croce uncinata, non esiste più. Travolta dalla furia di rivalsa dei deportati liberati, è crollata per sempre, al suo posto due tristi spuntoni di ferro arrugginito, rimangono a testimoniare quella presenza ma, un’aria di sinistra malvagità, continua ad emanare da quella mura, dai profili dei camini e delle torrette, da cui spuntavano, un tempo, le canne delle mitragliatrici.

Come allora, Modesto ha superato quel portone per scendere nelle tenebre delle docce dove, nudo ed umiliato fu completamente depilato e venne lavata via, oltre al sudore del viaggio nei vagoni bestiame, anche la sua dignità d’uomo.

Per contro, la mattina del 13 settembre Modesto è stato accolto dal rispetto e dal sorriso delle guide del Memoriale di Mauthausen che lo hanno come avvolto in un abbraccio di simpatia, stringendoglisi intorno per sentire dalla viva voce il suo racconto, come a voler trovare la conferma vivente di quanto, essi stessi, raccontano ai visitatori che accompagnano ogni giorno con la narrazione dell’orrore. Modesto, insieme all’autore della sua biografia “L’animo degli offesi”, Giuseppe Mura e all’editore, Giampaolo Cirronis, è stato sottoposto, se pur bonariamente, dal ricercatore che, da circa 40 anni studia il sistema concentrazionario di Gusen, ad un vero fuoco di fila di domande, per cercare eventuali, possibili notizie ancora non note, su metodi e tecniche usate per portare avanti il loro piano di costruzione di armamenti nell’imponente galleria.

Le risposte di Modesto sono state sempre accurate e puntuali, per quanto possibile dopo 69 anni, ma sempre accompagnate da un sorriso tranquillo e dalla consueta arguzia. La visita è proseguita domenica 14 settembre, al Memoriale di Gusen, il campo dove Modesto languì per quasi un anno, fino al fatidico 5 maggio del 1945. Poteva essere una mattina come tante altre vissute da Modesto nei suoi novantaquattro anni di vita, invece si preparava per lui un avvenimento speciale, unico, quello in cui avrebbe rivisto i luoghi dove aveva trascorso la gran parte della sua prigionia: il lager di Gusen.

Fino al 1940, il nome Gusen era stato solamente quello di un modesto affluente del Danubio, sconosciuto a chiunque non abitasse in quel circondario ma, quando gli alti ufficiali delle SS, si accorsero che era prevedibile un rapido incremento del numero di deportati, si diede inizio alla costruzione di decine di grandi baracche in legno, insieme a qualche edificio in pietra e all’utilizzazione di poche costruzioni preesistenti. Fu poi eretto un muro perimetrale, alla cui sommità vennero stese tre linee di filo spinato, sostenute da isolatori di porcellana; infine, furono elevate, ad ogni angolo e al centro di ciascun lato del perimetro, le torrette di guardia. Era sorto il nuovo lager, appendice di quello principale di Mauthausen, divenuto ormai il centro direzionale di un vasto sistema concentrazionario, composto di ben 49 campi satelliti, tra i quali, quello di Gusen sarebbe stato il maggiore, arrivando a contenere fino a 26.000 deportati. Vi avrebbero trovato la morte oltre 3.500 italiani. Modesto Melis, matricola 82441, vi sopportò ogni genere di sofferenza.

La prima sorpresa arriva per Modesto subito all´arrivo: nessuna traccia è più presente di quanto aveva conosciuto;i chilometri di filo spinato percorso da corrente e la lunga teoria di baracche di legno sono stati sostituiti da linde ed eleganti villette dai tetti spioventi per resistere al carico della neve, circondate da allegri giardini cinti da siepi verdi, intersecati da vialetti lastricati. Di tutto quanto Modesto aveva conosciuto e vissuto, rimane uno dei doppi forni crematori, racchiuso da un muro di cemento armato, costruito a seguito di una raccolta volontaria di denaro da parte di ex deportati italiani. Furono sempre le stesse associazioni a comprare il terreno per erigere il monumento, per poi cederlo al comune di Langenstein, di cui la novella frazione divenne parte. Modesto appare ora un poco perplesso, ma i ricordi riaffiorano non appena, affiancati da un’affabile guida, entriamo nel memoriale e, appesi alle pareti, osserviamo i pannelli luminosi che rappresentano le foto originali del campo e le diverse piantine.

Modesto aguzza gli occhi, si avvicina e dà il via ad un inarrestabile flusso di parole. Racconta e racconta…, le sue esperienze, la composizione del campo, le diverse vicissitudini affrontate, i kapos, le frustate, i compagni morti, i più, i sopravvissuti, pochissimi…

Una mattinata dedicata interamente alla memoria. Poi, sempre accompagnati dalla giovane ed interessatissima guida, ripercorriamo i sentieri del cammino passato. Ecco il percorso della ferrovia che trasportò i deportati, un giorno dopo l’altro, ecco il ponte ed il cavalcavia che attraversò Modesto nella sua fuga verso la libertà.

Terminiamo infine la visita esausti per le emozioni contrastanti che saturano le nostre menti: orrore, stupore, sconcerto…pena..

Modesto è forse l’unico ad apparire sereno, quasi…

Giuseppe Mura

Autore del libro “L’animo degli offesi”

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Questo pomeriggio Portoscuso darà l’estremo saluto a Nanni Serini, “storico” presidente del Portoscuso basket, scomparso all’età di 72 anni.

Grande appassionato di sport e in particolare di pallacanestro, Nanni Serini è stato uno dei principali protagonisti, con un gruppo di atleti straordinari, del periodo d’oro del basket portoscusese, culminato negli anni ’80 con la promozione in serie C e tanti derby disputati con la Sulcispes di Sant’Antioco. Al di là dei successi che, ovviamente fanno sempre piacere, ha dedicato tutto il suo impegno alla formazione e alla crescita dei giovani che, attraverso lo sport, sono stati tenuti lontani dalle insidie della vita quotidiana. Una volta conclusa l’esperienza nello sport, raggiunto anche il pensionamento nel campo del lavoro all’Eurallumina di Portovesme, da alcuni anni conduceva una vita molto riservata e recentemente ha partecipato con alcuni amici, all’attività dell’associazione della terza età di Portoscuso.

Ho conosciuto Nanni Serini agli inizi della mia carriera professionale e ne ho seguito per moltissimi anni l’impegno con la squadra di basket. L’ultima volta che ho avuto il piacere di incontrarlo, a Portoscuso, alcuni mesi fa, quando ancora le sue condizioni di salute erano discrete, abbiamo chiacchierato a lungo, ricordando tanti momenti felici e rimarcando il difficile momento socio-economico in cui vive il Sulcis. La sua vita era cambiata dopo la prematura perdita della moglie ma aveva trovato la forza per andare avanti al fianco dei figli.

La cerimonia funebre si svolgerà alle 15.30, nella chiesa di San Giovanni Battista.

Ciao Nanni

Giampaolo Cirronis

 

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Questo pomeriggio, alle 17.30, il cavaliere Modesto Melis ha perso la sua ultima battaglia.

Modesto Melis era nato a Gairo l’11 aprile 1920. La sua vita è stata segnata profondamente dalle atrocità della 2ª guerra mondiale e dalla deportazione nei campi di concentramento di Mauthausen e Gusen, dai quali è tornato “miracolosamente” alla fine del conflitto e nei quali è voluto ritornare il 12 settembre 2014, per cercare di capire, a distanza di 69 anni, come sia stato possibile sopravvivere a quell’inferno.

Ho conosciuto Modesto Melis cinque anni fa, quando Giuseppe Mura mi ha proposto la pubblicazione di un libro in cui intendeva ricostruire la sua storia, vissuta da Carbonia a Mauthausen e ritorno. Sono stati cinque anni intensi, nel corso dei quali Modesto Melis ha incontrato migliaia di persone, soprattutto giovani, ai quali ha raccontato le sue incredibili esperienze di vita, per non dimenticarle ed evitare che l’essere umano possa ripeterle in futuro.

Nella copertina del libro “L’animo degli offesi”, scritto da Giuseppe Mura, è riportata una breve riflessione di Modesto Melis che riporto testualmente.

«Com’è stato possibile che proprio io, tra migliaia di altri i cui corpi sono stati combusti nei forni e le ceneri sparse sul terreno a concimare i campi, sia sopravvissuto? E’ una domanda che ancora, dopo che da decenni sono scomparsi gli incubi che tormentavano le mie notti, mi travaglia e, di soppiatto, si insinua spesso tra i miei pensieri.

In quelle giornate nel lager, pur nella nebbia che mi ottenebrava la mente, ero sempre consapevole, in ogni attimo di quella parvenza di esistenza, che la morte era sempre in agguato, pronta a cogliermi per un nonnulla. Anche quando strappavo dai mucchi di cadaveri quei poveri brandelli umani, sapevo che di lì a poco anch’io sarei potuto finire ad ingrossare quel macabro cumulo e, a quella fine che appariva ineluttabile, pensavo, non sarei sfuggito.»

E’ difficile scrivere su Modesto Melis, ora che il suo lungo percorso di vita è giunto al termine. Mi tornano alla mente gli incontri in città e paesi della Sardegna, Carbonia, Cagliari, Nuoro, Iglesias, Carloforte, Portoscuso, Sant’Antioco, San Giovanni Suergiu, Capoterra e tanti altri ancora; gli incontri al Museo della Liberazione a Roma, al Liceo artistico di Roma, a Cerveteri; e, soprattutto, il viaggio di ritorno in Austria, con base a Linz (dove abbiamo dormito nella stessa camera d’albergo) e destinazioni Mauthausen e Gusen, concluso con una visita al centro di Vienna, dove, alla bella età di 94 anni e mezzo, ha percorso chilometri e chilometri a piedi, concedendosi solo qualche breve sosta, per un leggero dolore alle gambe e ai piedi…

Un’altra grandissima emozione, l’11 aprile 2015, il giorno del suo 95° compleanno, che ha voluto festeggiare rivivendo l’esperienza del lancio con il paracadute da 4.500 metri di altezza, nel centro di volo di Serdiana. Una volta toccata terra, tra le braccia dell’istruttore Valentino, le sue prime parole, ancor prima di abbracciare la moglie e i figli, furono: «Quando organizziamo il prossimo lancio?» Un anno dopo avrebbe voluto ripetere il lancio, mi ha contattato per chiedermi di prenotare il volo, per poi desistere, con grande delusione, quando i familiari lo hanno convinto che sarebbe stato meglio evitarlo…

Dal mese di aprile 2014 si è dedicato anche alla sezione di Carbonia dell’associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra, nella quale ha ricoperto la carica di presidente.

Negli ultimi mesi le condizioni di salute non gli hanno consentito di continuare gli incontri con i giovani ai quali si era tanto affezionato. Nelle ultime settimane il suo “fisico d’acciaio” che in gioventù riuscì a superare prove incredibili che per tanti anni non ha potuto neppure raccontare perché nessuno gli credeva, ha iniziato a cedere. Alle 17.30 di oggi, 9 gennaio 2017, si è arreso.

Con la scomparsa di Modesto Melis, Carbonia, il Sulcis e la Sardegna intera perdono uno straordinario testimone della storia del XX secolo.

Allego un’ampia documentazione fotografica sui numerosi momenti gioiosi vissuti da Modesto Melis negli ultimi anni.

Ciao Modesto

Giampaolo Cirronis

     

 

 

 

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Giovedì sera, a Sant’Antioco, una chiesa di Santa Maria Goretti gremita ha accolto con gioia e calore la splendida performance del gruppo gospel del South Carolina Mass Gospel, scelti fra tanti dal direttore artistico Gianni Melis per la 14ª edizione della rassegna Gospel Explosion.

Il gruppo si era già esibito il 25 sera al Teatro Centrale di Carbonia, riscuotendo larghi consensi con un tutto esaurito sia in platea sia in galleria.

Un repertorio vasto quello proposto al pubblico accorso nella chiesa antiochense, dai toni ora melodici e subito dopo ritmati, alcuni pezzi poco conosciuti, altri famosissimi, tutti interpretati da voci armoniose, toccanti, calde, di quelle che vanno dritte al cuore.

Un gruppo che, con la sua energia, ha travolto il pubblico sino a diventare un tutt’uno, un’ora e mezza nel corso della quale tutti i problemi sono stati dimenticati e la musica è diventata la regina della serata, regalando emozioni e sorrisi.

L’amministrazione comunale ha voluto donare ai cittadini di Sant’Antioco e del territorio, accorsi numerosi, una serata di comunione e condivisione culturale, importante in un momento di forte crisi socio-economica segnata da poco lavoro e crescente povertà.

Don Elio Tinti, parroco di Santa Maria Goretti, ha aperto volentieri la casa del Signore per ricevere un canto che da sempre mette in luce la grande generosità di Dio e l’immenso bisogno di averlo sempre presente come fonte di forza per combattere e vincere contro tutte le avversità della vita.

Una serata all’insegna dell’allegria, per rinnovare dentro ognuno di noi la voglia di ricominciare a sperare e di riporre nel nuovo anno tutte le aspettative per un futuro migliore ricco di pace e serenità.

Al termine del concerto, Giampaolo Cirronis ha intervistato don Elio Tinti.

Nadia Pische

                                  

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Giovedì mattina, ancora una volta, come avviene da anni, lo spirito del Natale ha coinvolto oltre 100 persone che si sono recate alle grotte Is Zuddas di Santadi per seguire la Santa Messa concelebrata da don Giampiero Marongiu, don Silvano Cani, don Pietro Piras e don Giuseppe Casti.

Ad arricchire la celebrazione, il coro della parrocchia di Santadi che, con canti e melodie rivolti al Signore, ha contribuito al messaggio dei sacerdoti: «Accogliamo il Signore, apriamo le braccia e il nostro cuore e uscendo portiamo la parola di Dio con noi e per tutti…»

Un’omelia, quella di don Silvano Cani, che invoca la pace, la fratellanza, il rispetto e l’amore. Un messaggio di speranza affinché il 2017 possa portare serenità e sollievo a chi tanto soffre.

La cornice naturale delle grotte offre grande spunto alla riflessione proprio sull’importanza delle bellezze naturali che il Signore ci ha donato, che noi dobbiamo rispettare ed amare.

Un ringraziamento corale alla cooperativa Monte Meana che da anni “tiene in piedi” un servizio turistico degno di lode, soprattutto per il periodo di crisi economica che da tempo imperversa sul territorio.

Alla fine della messa, ha preso la parola il sindaco di Santadi Elio Sundas che, dopo i ringraziamenti di rito, ha voluto ricordare due persone scomparse che in qualche modo fanno parte della storia delle grotte Is Zuddas: l’artista Gianni Salidu che ha scolpito il presepe esposto e poi donato, dopo la sua dipartita, dalla moglie alla cooperativa Monte Meana e Antonello Sulas, storico presidente della stessa cooperativa, venuto a mancare prematuramente, persona che si è adoperata tanto e che ha creduto sino in fondo nei progetti legati alla valorizzazione di un tale tesoro naturale.

L’applauso dei presenti ha omaggiato il loro ricordo ed il canto finale del coro, in lingua sarda, ha concluso la prima parte della mattinata.

Una volta ritornati all’ingresso, proprio sul piazzale antistante la biglietteria, è stato scoperto dai sindaci di Santadi e Carbonia, Elio Sundas e Paola Massidda, il cippo del Cammino di Santa Barbara (il terzo, dopo quelli di Iglesias e Carbonia), benedetto da don Giampiero Marongiu, parroco di Santadi.

Subito dopo, Giampiero Pinna, presidente dell’associazione Pozzo Sella e della Fondazione Cammino di Santa Barbara, insieme ai sindaci di Santadi e Carbonia ha donato un medaglione ricordo con lo stemma del Cammino di Santa Barbara, ai fedeli collaboratori volontari che hanno seguito passo dopo passo il cammino di Santa Barbara, sostenendo tutte le iniziative e prendendo parte ai percorsi.

Una bella cerimonia che ha emozionato e commosso chi ha ricevuto il dono e non solo, un’iniziativa dal grande significato, un “Cammino” che ha messo d’accordo 23 comuni, consci che solo insieme si possano risollevare le sorti del nostro territorio, che chiede aiuto a gran voce e che attende il giusto riscatto per un momento di rinascita che possa unire tutti in un unico abbraccio di salvezza.

Il buffet ha definitivamente chiuso una giornata importante, anche dal punto di vista delle presenze: gli onorevoli Emanuele Cani e Francesco Sanna e il consigliere regionale Gianluigi Rubiu, con la loro partecipazione, fanno sperare in una sempre più grande collaborazione tra Governo, Regione e Comuni, una collaborazione volta ad una crescita culturale e socio-economica che, attesa ormai da tanto tempo, si spera possa diventare una colonna portante nel nostro più immediato futuro.

Con un vasto album fotografico, pubblichiamo un’intervista realizzata da Giampaolo Cirronis con il sindaco di Santadi, Elio Sundas.

Nadia Pische