23 December, 2024
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L’associazione culturale Quadrifoglio ’95, ha presentato ieri, nel corso di un incontro organizzato nella sala consiliare del comune di San Giovanni Suergiu, la brochure realizzata a conclusione del progetto didattico ideato ed organizzato in collaborazione con la 4ª A della scuola primaria dell’Istituto Comprensivo Guglielmo Marconi di San Giovanni Suergiu, sul nuraghe Candelargiu.

Hanno collaborato alla realizzazione della brochure le insegnanti Francesca Corda, Katiuscia Scotto, Valentina Melis, il professor Giovanni Mallica, l’archeologa Manuela Puddu, il comune di San Giovanni Suergiu (alla presentazione era presente, tra gli altri, il sindaco Elvira Usai), il comune di Tratalias e il deputato Emanuele Cani.

Alla presentazione hanno partecipato anche gli archeologi spagnoli che per il secondo anno partecipano alla campagna di scavi nel nuraghe Candelargiu, per la realizzazione del “Proyecto Nuraghe”. Il nuraghe Candelargiu è a pianta tribolata, costituito cioè da torri che isolano un cortile centrale. La struttura in trachite locale presenta un ingresso nella facciata est. Nel Bronzo medio, secondo l’archeologo Lilliu, è stata costruita la torre principale (mastio), mentre le torri secondarie più piccole sono state costruite nel Bronzo finale. Nell’ultima campagna di scavo che ha interessato la zona antistante l’ingresso del nuraghe, è venuto alla luce il perimetro circolare di un’altra struttura e una grande pietra di forma irregolare la cui funzione è ancora sconosciuta.

A pochi metri di distanza dal nuraghe, si trova un pozzo accuratamente rifasciato all’interno con grandi blocchi di trachite rosata, ancora attivo. In prossimità del pozzo, è visibile parte di un muro perimetrale che prosegue all’interno dell’area dove si ipotizza sia ubicato il villaggio. In attesa di ulteriori scavi, si ipotizza che servisse per l’approvvigionamento idrico, anche se nella cultura nuragica che veniva attribuito valore sacro.

Il complesso ospita anche un villaggio, ancora non oggetto di scavo, ricoperto interamente da arbusti e piante di fico d’India. Nonostante ciò, sono visibili alcuni circoli di pietra, a testimonianza della presenza di capanne di dimensioni ridotte.

Nella campagna di scavo dello scorso anno, è venuto alla luce un vero e proprio tesoretto di 26 monete d’oro, coniate dalla zecca du Cartagine, di epoca punica (350-300 a.C.), tra le quali si trovano immagini bellissime come la testa della dea Tanit, protettrice di Cartagine e personificazione della fertilità; il cavallo, simbolo del Dio Baal e del potere di Cartagine; la palma carica di datteri.

Nel corso della serata, è stato presentato il libro “Le colonne del Mito”, di Alberto Cani Cornaglia (socio della Quadrifoglio ’95), Giampaolo Cirronis Editore.

Il libro narra del Mito di Atlantide e di Tartesso, di Ercole e di Atlante. Il lavoro di Alberto Cani ha tratto ispirazione dal libro di Sergio Frau “Le Colonne d’Ercole. Un’inchiesta”, pubblicato nel 2003. Leggendo e rileggendo il libro di Sergio Frau, misurando le distanze tra le isole del Mediterraneo, gli stretti, viaggiando fino in Egitto, consultando e leggendo altri libri, Alberto Cani ha maturato un’ipotesi diversa, la scoperta del grande enigma di Tarshish. Il libro è “una ricerca”, con la quale l’autore intende avanzare un’ipotesi, quella di individuare la precisa posizione delle Colonne d’Ercole, in quel mare pericoloso lontano dalla Grecia, dove tramonta il sole, dove una grande civiltà circondata dal grande oceano è passata nell’oblio…

Le Colonne d’Ercole sono due isole che all’imbocco distano trenta stadi (Euctemone)… Non c’è stretto che abbia quella misura, solo due isole hanno all’imbocco del canale d’ingresso la distanza di 5.328 metri: le isole di Sant’Antioco e San Pietro. Al di là delle Colonne c’è “Atlantide”. Superate le Colonne, si entra nel mare interno ed è come se ci trovassimo in un avvallamento (Aristotele). Sant’Antioco e San Pietro sono due isole completamente ricoperte di foreste. In quel mare ci sono delle secche rocciose e sabbiose e se non si conosce bene quel mare, ti mangia la barca, lo scoglio, la secca di Mangia Barche (Calasetta) lo rivendica…

Il libro è in vendita al prezzo di 15 euro ISBN 978-88-97397-26-7.

Presentazione brochure Nuraghe Candelargiu 1Presentazione brochure Nuraghe Candelargiu 2

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Gentile Assessore Firino,

lo scorso 25 luglio, la Giunta regionale, accogliendo una Sua proposta, ha approvato una delibera di «Sostegno alle testate giornalistiche on line», con uno stanziamento di 200mila euro per l’anno 2016, riconoscendo finalmente, come scritto nel documento, «pari dignità con gli altri media dell’informazione».

L’iniziativa era stata accolta con entusiasmo dai ‘piccoli editori’ del web che, seppure con pochissimi mezzi, da anni si cimentano nel mercato dell’informazione sarda. Avendo fatto immaginare un aiuto che potesse servire a ‘reggere il peso’ di un’attività entusiasmante, ma allo stesso tempo onerosa e faticosa e, finora, mai considerata dalle Istituzioni regionali. Un «sostegno» per contribuire alla crescita, al consolidamento e ad un progressivo miglioramento.

Purtroppo, pur riconoscendo il Suo merito nell’aver intrapreso una nuova strada, la pubblicazione dei requisiti (circa un mese dopo la delibera, con scadenza mercoledì 21 settembre) si è trasformata in una ‘doccia fredda’. Infatti, l’impostazione del contributo come rimborso delle «spese ammissibili sostenute» nell’anno precedente alla delibera, rischia di vanificare l’intenzione di aiutare questi piccoli editori, che spesso devono fare i conti con una struttura organizzativa ancora in fase embrionale e che quindi contavano sul «sostegno» con l’obiettivo di far crescere e migliorare la propria attività editoriale.

Fatti salvi i necessari criteri burocratici e le caratteristiche (per esempio, l’aggiornamento periodico) che consentono di distinguere una testata giornalistica da altri siti generici (blog, aggregatori di notizie, ecc.), pochissimi editori, finora, si sono potuti concedere il lusso di assumere giornalisti applicando i «contratti nazionali» (come indicato nei requisiti), anche perché in tante situazioni la figura dell’editore corrisponde a quella di un giornalista che, facendosi imprenditore di se stesso, diventa direttore della sua testata on line, contribuendo così certamente ad implementare l’occupazione, ma non i ‘contratti’ o le ‘buste paga’. Spesso, agevolando, con la loro ‘supervisione’, l’inserimento nel mondo del giornalismo di alcuni giovani che intendono affacciarsi alla professione e compiono il percorso obbligatorio verso l’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti in queste piccole testate.

Pochi editori decidono di sostenere i «costi per gli abbonamenti ai notiziari delle agenzie di stampa» (una delle quattro voci di spesa ammesse), sia per il costo, sia perché le stesse testate sono piccole ‘agenzie’ nei territori, fonti primarie di notizie. Inoltre, le «spese per la manutenzione ordinaria della rete e del sito web» sono veramente poca cosa nel bilancio generale di una testata.

Se poi si considera che le «spese generali» riferite alla sede redazionale della testata non possono superare il «10% del costo totale delle attività», si escludono in buona parte le ulteriori voci di spesa certe e certificabili.

Alla luce di queste brevi, e necessariamente sintetiche, considerazioni, il rischio è che possa essere estremamente ridotto il numero delle testate ammesse a contributo, rispetto a quelle effettivamente operative, con ulteriore pericolo di perdere parte dello stanziamento previsto e di vanificare le lodevoli intenzioni del Suo provvedimento.

Se ci è permesso fare una proposta, almeno per i primi tre anni, certamente sperimentali, sarebbe opportuno puntare su un reale «sostegno», così da consentire alle testate on line di avviare un percorso di crescita dell’organizzazione e di miglioramento del prodotto giornalistico, rendendole maggiormente competitive nel difficile mercato editoriale. Quindi, per sfruttare al massimo lo stanziamento previsto sarebbe preferibile ripartirlo in almeno tre forme di finanziamento: una forfettaria ai possessori dei requisiti burocratici e delle minime caratteristiche; una per incentivare la regolarizzazione di qualche collaboratore; una sotto forma di contributo per l’aggiornamento tecnologico.

Confidando nella possibilità di incontrarLa a breve per illustrare meglio queste righe, Le inviamo distinti saluti.

AD MAIORA MEDIA  (admaioramedia.it) – Fabio Meloni

BUONGIORNO ALGHERO (buongiornoalghero.it) – Gianni Olandi

CRONACHE NUORESI (cronachenuoresi.it) – Sonia Meloni

ISOLA 24 SPORT (isola24sport.it) – Ignazio Caddeo

LA DONNA SARDA (ladonnasarda.it) – Francesca Columbu

OLBIA NOTIZIE (olbianotizie.it) – Davide Mosca

OLBIANOVA (olbianova.it) – Mauro Orrù

LA PROVINCIA DEL SULCIS IGLESIENTE (laprovinciadelsulcisiglesiente.com) – Giampaolo Cirronis

Claudia Firino copia

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Elvira USAI per Sardegna Possibile 1

Cinque anni e mezzo fa, alla vigilia delle elezioni amministrative del 2011, se qualcuno le avesse detto «un giorno non lontano sarai il primo sindaco donna di San Giovanni Suergiu», probabilmente avrebbe abbozzato un sorriso e cambiato discorso… Di lì a poco, invece, la sua vita, almeno quella pubblica, fino a quel punto vissuta da giornalista pubblicista che, di tanto in tanto, “intervistava i politici”, è cambiata.

I maggiori esponenti dei partiti politici locali hanno iniziato a litigare nella preparazione della scadenza elettorale del 15 e 16 maggio 2011, e a San Giovanni Suergiu un gruppo di giovani di diversa estrazione e orientamento politico, ha deciso di mettersi insieme per provare a creare una squadra da presentare con una lista autonoma all’appuntamento elettorale per le imminenti Amministrative. E’ nata così la lista “Meglio Giovani” che il 15 e 16 maggio, guidata dal candidato sindaco Federico Palmas, giovane ingegnere di 37 anni, ha sbaragliato la numerosa e frastagliata concorrenza, formata da quattro liste, ed ha vinto le elezioni con 1.235 voti, il 30,30%. Elvira Usai, 35 anni, è stata la più votata, con 142 preferenze, eletta insieme a Eliano Locci, Sandro Madeddu, Valentina Solinas, Laura Deidda, Roberto Pucci, Enrico Pulisci, Alessio Caddeo, Francesco Piredda, Mauro Trullu ed Andrea Peddis.

Elvira Usai e Federico Palmas il giorno dell'insediamento del Consiglio comunale dopo le elezioni del 2011.

Elvira Usai e Federico Palmas il giorno dell’insediamento del Consiglio comunale dopo le elezioni del 2011.

L’ampio consenso elettorale ha posto Elvira Usai nella condizione di poter scegliere il campo d’azione al quale si sentiva più portata, quello dei Servizi sociali. Nei primi due anni e mezzo ha lavorato con grande impegno e non poche soddisfazioni, riuscendo a ritagliarsi uno spazio importante in un settore particolarmente delicato, in considerazione del crescente disagio sociale presente nel paese e nel territorio. I problemi hanno iniziato a sorgere, al giro di boa della consiliatura, quando nel gruppo di maggioranza sono affiorati i primi malumori, in parte legati alla richiesta di alternanza nei ruoli assessoriali, avanzata dai consiglieri rimasti esclusi dagli incarichi iniziali. Ma i veri problemi sarebbero sorti qualche mese dopo.

Sia il sindaco Federico Palmas sia il vicesindaco Elvira Usai, hanno deciso in piena autonomia di candidarsi alle Regionali del 16 febbraio 2014, in liste di schieramenti contrapposti: Federico Palmas nella lista dei Riformatori Sardi, a sostegno della candidatura del Governatore uscente Ugo Cappellacci; Elvira Usai nella lista Comunidades, a sostegno della candidatura a Governatore della scrittrice Michela Murgia. Nessuno dei due è stato eletto (Federico Palmas ha ottenuto 898 voti, Elvira Usai 566) ma il sindaco non ha gradito la decisione del suo vice e, con una decisione clamorosa, nove giorni dopo le ha revocato le deleghe di vicesindaco ed assessore dei Servizi sociali. «Sono venuti a mancare – ha scritto Federico Palmas nel decreto n° 06/2014 – i presupposti fondamentali del rapporto di fiducia che aveva ispirato e sotteso alla nomina di vicesindaco e assessore con delega ai Servizi sociali» e «ritenuto pertanto necessario ed opportuno provvedere alla revoca dell’incarico di vicesindaco e assessore, unitamente alle deleghe conferitegli», precisato «che stante la natura di atto prettamente politico, risultano inapplicabili, nel caso di specie, le normali regole procedurali che assistono all’emanazione dei provvedimenti amministrativi, talché non sussiste l’obbligo di comunicare l’avvio del procedimento di revoca, in virtù delle attribuzioni di amministrazione derivante dal vigente statuto e dalle norme, è revocata ad ogni effetto, dalla data odierna – ha concluso Federico Palmas, la nomina della dott.ssa Usai Elvira a vicesindaco e assessore comunale e conseguentemente sono revocate le deleghe conferite nelle materie e sui servizi riguardanti i Servizi sociali».

E’ apparso subito evidente che la decisione assunta da Federico Palmas avrebbe avuto strascichi politici che avrebbero inciso sul proseguo della consiliatura. La maggioranza uscita dalle elezioni amministrative del maggio 2011, ancorché derivante dall’affermazione di una lista civica, infatti, scaturiva dall’insieme di componenti politiche diverse che spaziavano su quasi l’intero quadro politico, da destra a sinistra. E la decisione del sindaco Federico Palmas si è rivelata subito, come già sottolineato, un clamoroso errore politico.

Elvira Usai, “cacciata” dalla Giunta, s’è collocata all’opposizione, diventando la voce più critica sull’operato della maggioranza e, soprattutto, del sindaco Federico Palmas.

Elvira Usai sui banchi dell'opposizione.

Elvira Usai sui banchi dell’opposizione.

Elvira Usai.

Elvira Usai.

Il decreto 06/2014 con il quale Federico Palmas ha revocato le deleghe ad Elvira Usai, ha lanciato l’ex vicesindaco verso lo storico traguardo, raggiunto domenica scorsa, di prima donna sindaco di San Giovanni Suergiu. Dopo il “terremoto” provocato dalla decisione di Federico Palmas ed i successivi contrasti maturati in maggioranza che hanno portato alla formazione di una nuova Giunta e ad un quadro politico profondamente diverso da quello uscito dalle elezioni 2011, sono arrivate le vicende giudiziarie che hanno coinvolto il sindaco, le sue dimissioni il 29 aprile 2015 e, il giorno dopo, quelle dell’intera Giunta, formata da Mauro Trullu, Sandro Madeddu, Roberto Pucci, Enrico Pulisci, Valentina Solinas e Francesco Piredda.

Con l’arrivo del commissario nominato dalla Giunta regionale, il dottor Mario Mossa, a fine maggio 2015 è iniziata una lunghissima campagna elettorale, per le Amministrative 2016. Elvira Usai ha lavorato alla costruzione di un gruppo autonomo, composto da tanti giovani e solo alcuni con qualche esperienza politica ed amministrativa alle spalle, ed all’elaborazione di un programma per il rilancio di una comunità profondamente scossa dalla crisi socio-economica e, soprattutto, dalle ultime vicende che hanno portato al commissariamento del Comune per un anno intero. E non a caso nel simbolo della lista civica con la quale s’è presentata alle elezioni come candidata alla carica di sindaco, Elvira Usai ha scritto “Riprendiamo il filo”.

Le divisioni maturate nel centrosinistra hanno portato alla presentazione di tre liste ed Elvira Usai s’è trovata di fronte un consigliere di minoranza, Erminio Meloni, una lunghissima esperienza amministrativa iniziata nel 1978 e sviluppatasi senza interruzioni fino ad oggi; e Antonio Fanni, giovane segretario cittadino del Partito Democratico.

La campagna elettorale è stata lunga e difficile, a tratti molto dura, e non è mancato il confronto pubblico, il 30 maggio, nel salone dell’Auser, che ha registrato un grandissimo interesse tra la popolazione.

Il confronto pubblico tra i 3 candidati alla carica di sindaco svoltosi il 30 maggio 2016.

Il confronto pubblico tra i 3 candidati alla carica di sindaco svoltosi il 30 maggio 2016.

Il resto è storia di domenica, con l’apertura dei seggi, dalle 7.00 alle 23.00, e di ieri, quando si è concluso lo spoglio delle schede che ha decretato la vittoria di Elvira Usai, con numeri che danno alla stessa, in presenza di tre liste, le caratteristiche assai simili ad un plebiscito: 2.006 voti, il 55,18%. Ad accompagnare Elvira Usai nei cinque anni della nuova consiliatura, saranno gli 11 consiglieri eletti in maggioranza: Camilla Melis, Marco Zusa, Giuseppe Pinna, Gianfranco Ghisu, Barbara Forresu, Nadia Piras, Francesco Cocco, Alessandro Massaiu, Romina Amasio, Alessandra Manca e Giampiero Cabras, oltre ovviamente a tutti gli altri componenti del gruppo, sia i candidati non eletti sia quelli che non erano candidati alla carica di consigliere comunale.

Il compito che attende Elvira Usai, la maggioranza che la sostiene e, soprattutto, la Giunta che ufficializzerà a breve, è molto difficile, perché la situazione che trovano alla quale dovranno mettere mano alla ricerca di soluzioni, è assai complicata, ma la voglia di fare e l’entusiasmo non mancano e la comunità, sia la parte maggioritaria che ha fatto questa scelta, sia quella minoritaria che nei seggi ha fatto scelte diverse, spera che il peggio sia finalmente passato e già da domani, si possa voltare pagina, verso un futuro migliore, per San Giovanni Suergiu e per l’intero Sulcis Iglesiente.

Giampaolo Cirronis

Elvira USAI per Sardegna Possibile 1

 

 

 

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Salone dell’Auser di via Bellini pieno con diverse decine di persone sistemate sul piazzale esterno, ieri sera, a San Giovanni Suergiu, per il confronto pubblico tra i tre candidati alla carica di sindaco per le elezioni amministrative in programma domenica prossima, 5 giugno, organizzato dalle associazioni culturali Palmas Vecchio e S’Arriu de Is Fainas.

Antonio Fanni, candidato sindaco della lista “Progetto Comune”, Elvira Usai, candidata sindaco della lista “Riprendiamo il filo” ed Erminio Meloni, candidato sindaco della lista civica di “Unità cittadina”, hanno risposto alle 11 domande poste loro dal moderatore Giampaolo Cirronis, con a disposizione 4 minuti per ogni risposta, nel rispetto di un regolamento sottoscritto alla vigilia alla presenza del commissario straordinario.

Numerosi i temi toccati, dalla composizione delle liste alle difficoltà cui devono far fronte gli enti locali per la grande crisi socio-economica; dalle problematiche ambientali legate al sistema della raccolta differenziata e dei costi del servizio a carico dei cittadini, alle proposte per il rilancio di settori produttivi importanti per la comunità sangiovannese, quali piccola impresa ed artigianato, agricoltura, allevamento e pesca; dalle problematiche delle frazioni agli strumenti di pianificazione urbanistica, PUC e PUL; dalle carenze della pianta organica comunale ai servizi comunali, con specifico riferimento allo scuolabus; dalla destinazione delle strutture dell’ex Centrale di Santa Caterina, acquistata dal comune di San Giovanni Suergiu con un rilevante impegno finanziario circa 15 anni fa e mai utilizzata (l’idea iniziale era quella di farne un centro termale), anche perché il sito necessita di importanti interventi di bonifica, ai problemi del mondo associazionistico e a quelli della cultura.

E, in conclusione, un appello agli elettori per il voto di domenica.

Il confronto si è sviluppato per circa due ore, a lungo in un clima di fair play, ma non sono mancati i momenti caldi, con scambi di accuse su quanto fatto e non fatto nel passato, più o meno recente dai candidati (Erminio Meloni ha una lunga esperienza amministrativa alle spalle, iniziata nel 1978, e nell’ultima consiliatura sedeva sui banchi dell’opposizione; Elvira Usai s’è candidata per la prima volta cinque anni fa, ha ricoperto per tre anni il ruolo di vicesindaco ed assessore dei Servizi sociali della Giunta guidata da Federico Palmas che l’ha cacciata dopo la candidatura alle elezioni regionali del 2014 ed ha concluso la consiliatura all’opposizione; Antonio Fanni, esordiente, è il segretario cittadino del Partito Democratico), seguiti con grande partecipazione dal pubblico, nel quale erano presenti anche numerosi candidati e sostenitori delle tre liste.

Archiviato il confronto, i 3 candidati a sindaco e i 48 candidati alla carica di consigliere comunale, si sono già rituffati nella campagna elettorale porta a porta, per cercare di convincere gli elettori a sostenere le loro proposte. Ancora cinque giorni, si apriranno i seggi e domenica si concluderà il lavoro svolto negli ultimi 13 mesi dal commissario nominato dalla Giunta regionale dopo le dimissioni del sindaco Federico Palmas, coinvolto nell’inchiesta giudiziaria legata alla cosiddetta “Sindacopoli”.

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Armando Berti

 

Armando Berti - ottobre 1970.

Armando Berti – ottobre 1970.

La nave Altair.

La nave Altair.

Osvaldo Franzo.

Osvaldo Franzo.

Ugo Freguja, l'unico superstite del Fusina.

Ugo Freguja, l’unico superstite del Fusina.

Copertina libro La Tragedia del Fusina

Si è spento ieri, all’età di 66 anni, Armando Berti, uno degli ex marinai della fregata Altair che nel gennaio del 1970, militare di leva, partecipò alle ricerche dei naufraghi del Fusina, affondato al largo di Cala Vinagra (ci furono 18 vittime e un solo superstite, Ugo Freguja).

Armando Berti da allora è rimasto molto legato, con il collega Osvaldo Franzo, diventato poi amico fraterno, alla comunità di Carloforte, tornando spesso nell’Isola di San Pietro per ricordare quell’assurda tragedia del 17 gennaio 1970.

Ricordiamo Armando Berti con la pubblicazione integrale della pagina del libro “La tragedia del Fusina”, scritto da Salvatore Borghero, Luigi Pellerano, Giambattista Repetto e Simone Repetto, Giampaolo Cirronis Editore, a lui dedicata.

Armando Berti “Elettromeccanico Scelto”, poi “Sottocapo Elettromeccanico” e, infine, “Sergente Elettromeccanico” stava svolgendo il servizio di leva nella Marina Militare Italiana, a bordo della Fregata “Altair”, sigla: “F 591”, di base a Cagliari. «Erano già passati otto mesi di “naja” sui 24 previsti, e quel gennaio 1970 è stato sicuramente il mese di maggior attività in mare e di esperienze vissute. Un mese indimenticabile! Dopo aver fatto il “C.A.R.” ed il corso di Elettromeccanico (EM, addetto alle apparecchiature di acquisizione del bersaglio e teleguida dei pezzi) a Taranto, ho avuto il primo imbarco sull’incrociatore lanciamissili “Impavido” – “D 570” che aveva base sempre a Taranto. Causa grandi lavori della nave, a fine 1969, gran parte dell’equipaggio venne sbarcato e per me ci fu il movimento per “Nave Altair”. Salii a bordo dell’Altair, ancorato alla banchina “Ichnusa” nel porto di Cagliari, la mattina di martedì 30 dicembre 1969. Nave Altair, una fregata di costruzione americana, lunga circa 93 metri e larga 11, al comando del Capitano di Fregata Maurizio Barbieri, faceva parte della sesta Squadriglia Fregate, assieme alle gemelle “Andromeda” ed “Aldebaran”. L’ufficiale in seconda, comunemente chiamato “il Secondo” era il Tenente di Vascello Claudio Delise. A bordo eravamo circa 100-110 persone fra equipaggio ed Ufficiali. L’attività principale di queste navi era la vigilanza pesca (Vi-Pe), cioè compiti di pattugliamento e di vigilanza a pescherecci italiani, nel Canale di Sardegna e Canale di Sicilia, fino a tutto il Golfo di Hammamet, costa orientale della Tunisi.»

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Emozione a mille! Queste le prime parole che hanno aperto la presentazione del libro “Giochiamo tutti da tutte le parti…” seguite da un grande applauso per i bambini e le bambine che hanno illustrato la storia, scritta da Petula Farina, racconto che nasce da un’idea di Antonello Maccioni. Il libro nasce da un’esigenza… dalla voglia di poter fare tutti le stesse cose, di poter essere liberi di andare dove si vuole. La copertina, ideata e disegnata dalle docenti delle classi quinte della scuola primaria dell’Istituto Comprensivo Satta, presenta un mondo che le scale abbandonano a bordo di una mongolfiera. L’intento è che i bambini di oggi, cittadini del domani, crescano con una “mentalità costruttiva” diversa, una mentalità attenta… dove ogni luogo sia accessibile a tutti e dove si possa giocare tutti da tutte le parti.

Simbolo del messaggio una pallina fucsia e nera… a materializzare l’idea che… dove si ferma una pallina, si ferma anche una carrozzina.

Alla presentazione oltre ad Antonello Maccioni e Petula Farina, erano presenti l’assessore alla cultura Loriana Pitzalis e l’editore Giampaolo Cirronis.

I veri protagonisti però sono stati i bambini premiati con copia del libro in regalo, consegnata da Marianna e Virginia, a loro volta premiate per aver illustrato la fase conclusiva della storia.

Di seguito alcuni scatti della serata della presentazione, ma nei prossimi giorni avrete il piacere di leggere cosa hanno provato i bambini nel leggere il libro che non avevano ancora visto prima di questa serata.

Nadia Pische

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Copertina del libro di Marianna ok stampa

Verrà presentato domani 9 aprile, alle ore 18.00, presso la sala Astarte della Grande miniera di Serbariu, il libro per grandi e piccini dal titolo “Giochiamo tutti da tutte le parti”, Giampaolo Cirronis Editore.

Da un’esigenza di Marianna, da un’idea di Antonello Maccioni, dalla penna di Petula Farina, dalla matita e dai colori di 39 bambine e 41 bambini delle classi quinte della scuola primaria dell’Istituto Satta di Carbonia… disegnato in copertina dalle maestre e gioiosamente concretizzato da Nadia Pische… per un totale di 93 cuori coinvolti!

Un libro che lascia volare in alto un messaggio forte… quello di poter offrire a tutti le stesse opportunità di movimento…

Uno stimolo affinchè i bambini di oggi, cittadini del domani, possano crescere con l’idea che le barriere architettoniche devono essere eliminate, ma ancor più che le barriere mentali vengano definitivamente abbattute.

E quando, dietro un progetto, lavora un gruppo, il risultato è sempre fantastico… perché dove c’è gruppo c’è unione, c’è creatività, c’è diversità e la diversità è un valore aggiunto…

Vorrei cogliere l’occasione per ringraziare gli ottanta bambini coinvolti che, con il loro gesto, hanno reso possibile che un messaggio potesse arrivare al cuore di tutti…

Nadia Pische

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Si è svolto a Carbonia, intorno a mezzogiorno, in piazza Roma, l’ultimo rito della Settimana Santa, l’incontro tra il Cristo risorto e la Madonna. Le due statue, accompagnate dalla musica della Banda Vincenzo Bellini di Carbonia diretta dalla maestra Caterina Casula, si sono avvicinate e, appena la Vergine ha riconosciuto il figlio risorto, ha svestito il mantello nero del lutto e ha lasciato vedere un abito bianco finemente ricamato.

Le campane hanno suonato a festa e, il pubblico accorso a vedere il commovente incontro, ha battuto le mani in segno di festa. Al termine il parroco, Don Amilcare Gambella, ha preso la parola e ha benedetto i presenti che sempre al suono della musica della Banda hanno accompagnato le statue in chiesa. Per tutti è stata occasione d’incontro per scambiarsi gli auguri per una Pasqua serena ed il tutto è stato reso più bello dal sole che ha inondato la piazza di caldi raggi primaverili.

Martedì, nel corso del telegiornale de “La Provincia del Sulcis Iglesiente TV”, visibile sul canale Youtube di Giampaolo Cirronis, nel sito www.laprovinciadelsulcisiglesiente.com , nel profilo facebook di Giampaolo Cirronis, nelle due pagine facebook La Provincia Sulcis Iglesiente e Giampaolo Cirronis Editore e nei due profili twitter @provinciasulcis e @gpcirronis , trasmetteremo le immagini più significative della processione e dell’Incontro.

Nadia Pische

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Sentir parlare di bullismo ha sempre il potere di scatenare dentro di noi una vera e propria tempesta… emozioni forti e contrastanti si impossessano della ragione e lasciano poco spazio alla serenità… alla voglia di capire… di comprendersi e di raccontarsi.

A questo però ci ha pensato, e lasciatemelo dire, ci è anche riuscito, il regista Cristian Castangia, che ha disegnato una storia, una delle tante che danza indisturbata tra le vite dei giovani, spesso baluardi vulnerabili di situazioni destabilizzanti.

Il video “Io bullo”, porta delle immagini molto forti, apre delle pagine ancora da scrivere ed invita alla riflessione. La sua visione non passa certo indifferente, così come non sono rimasti indifferenti le persone che in qualche modo si sono ritrovate spettatori durante le riprese.

Cristian racconta l’esperienza della visione del video e conseguente conferenza, intitolata “Anime ferite e parole non dette. Confrontarsi dentro e fuori della scuola“, presso la sala Alcoa di Portoscuso, sabato 12 marzo, davanti ad un pubblico attento, numeroso proprio a testimonianza dell’importanza del problema del bullismo.

Due situazioni verificatesi lo hanno colpito: l’intervento da parte dei passanti in difesa di un ragazzo preso di mira con atti di bullismo e l’incitamento delle famiglie residenti nei palazzoni dove è stata girata la scena dello stupro… “Solleva la gonna! Fai vedere di più!”

Parole forti che riecheggiano nell’immaginario di chi non ha vissuto, ma facilmente può comprendere i traumi che una vittima di bullismo porterà sempre con sé!

La dottoressa Marta Cappai, psicologa e psicoterapeuta, prende la parola e dal suo intervento colgo una frase «Se una palla è scivolata in un buio passaggio, un bambino può essere spaventato nell’andare a recuperarla, ma se io dico – Guarda, sto venendo con te! – Egli sarà più sicuro!»

A questo punto prende la parola la professoressa Valentina Zini per raccontare quanto sia difficile per i genitori del bullo, trovare il modo giusto per intervenire. Spesso il bullo viene allontanato da scuola per qualche giorno, ma farlo non rappresenta una soluzione, infatti al suo rientro farà peggio di prima, perché è più arrabbiato di prima.

Tra l’altro spesso il contesto da cui viene il bullo non è disagiato, ma magari solo saturo di una situazione familiare pesante.

Certo noi docenti possiamo “lavorarci”, continua la docente, magari riducendo la distanza fra noi e gli alunni, dovremmo essere autorevoli, lasciandoli liberi di esprimersi nella loro individualità, promuovendo magari qualche ora in più per loro, anche a discapito di una lezione di storia.

E dopo la professoressa Zini è la volta della “docente-attrice” Enrica Ena che non ha certo bisogno di presentazioni… un’insegnante camaleontica, dalle mille sfaccettature e dalle riflessioni sorprendenti.

«Il volto della scuola deve essere in posizione di ascolto, nel corto c’è molta scuola». Ci siamo interrogati, abbiamo riflettuto, mi piace l’insegnante che si chiede cosa può fare… Le storie differenti sono tante, occorre dare delle priorità, un docente non può pensare solo al programma, deve anche vedere chi ha di fronte. Dentro ogni ragazzo c’è un terremoto… pensiamo all’adolescente che spesso viene calpestato, le scadenze del programma impongono un ritmo, ma i ragazzi spesso necessitano di tempi più lenti. La scuola è l’unico luogo che li trova insieme in presenza e per questo deve essere capace di creare collaborazione e cooperazione. La scuola è “l’altro posto” dove il ragazzo può trovare un adulto di riferimento. Ma il problema si presenta, oltre che a scuola, anche nelle associazioni sportive e culturali, negli oratori ed in tutti quegli altri luoghi dove si possono creare situazioni di conflitto.

Ad una domanda del pubblico interviene Cristian per rispondere che il bullismo non è solo maschile, ma al contrario è portato avanti da molte ragazzine che non si pongono il minimo problema a “calcare la mano”.

Enrica riprende la parola con un frase che solo a sentirla «la dice tutta!» E prosegue… «A scuola come dappertutto serve tempo, siamo sempre sui social, non ci ascoltiamo più, è necessario rallentare per cercare e trovare nuove forme di comunicazione da accompagnare ad altre. Recuperiamo la voglia di stare insieme».

Alla domanda provocatoria della docente relatrice Orietta Mura ” Ma come si combatte il bullismo?” risponde il dottor Alessio Santus… A scuola il bullo deve sedersi al primo banco, magari un attimino lontano dal suo gregario. Il bullismo va bloccato sul nascere perchè più si diventa grandi, più il bullo è aggressivo.

La docente Enrica Ena ribatte dicendo che «organizzare lo spazio in quel modo mortifica l’autonomia, occorre invece dare spazio alle emozioni,  capire le priorità delle cose e gestire meglio il tempo. Occorre fare un lavoro di prevenzione».

L’assistente sociale Lucia Sireus fa un breve intervento e con rammarico dichiara che il ruolo dei servizi sociali non esiste e prende vita solo nel momento in cui il reato è già stato commesso. A volte nelle scuole esiste uno sportello d’ascolto per prevenire il problema bullismo, occorrerebbe monitorare determinate situazioni.

Sono intervenute anche due operatrici sociali del comune di Portoscuso, Alessandra Masala e Maria Cristina Pisu.

Il giornalista editore Giampaolo Cirronis, prende la parola dietro invito della relatrice che gli domanda come si pone l’informazione nei confronti di questo fenomeno…

«Ciò che ci deve far preoccupare è quello che si tiene nascosto, l’isolamento dei ragazzi più timidi, purtroppo la famiglia è sempre più in crisi ed erroneamente pensa di poter delegare i docenti di prerogative che non dovrebbero essere scaricate, ma più intelligentemente seguite. C’è chi non viene coinvolto, chi non viene considerato sino ad avvertirlo come un peso tale da arrivare ad incancrenire la situazione. Se un ragazzo non riesce a trovare il proprio equilibrio a casa o a scuola, forse potrebbe trovarlo nello sport. Questa sera sono state sviscerate le problematiche del fenomeno sempre più crescente del bullismo, ma di certo le soluzioni non sono facili da trovare.»

Dichiararle e non sottovalutarle è già un passo avanti e la conferenza-convegno di questa sera aveva proprio il compito, l’obiettivo di invitare alla riflessione e a questo proposito mi sento di abbinare a questo articolo un pezzo di storia pubblicata sul sito www.laprovinciadelsulcisiglesiente.com e sul numero 291 del giornale cartaceo “La Provincia del Sulcis Iglesiente” del 15 marzo 2016 e, in ultima analisi, anche una lettera aperta di un giovane di Carbonia che, dopo aver letto il mio articolo, ha voluto dare la sua testimonianza.

Il coraggio di raccontare, di far sapere, di condividere, di incontrarsi per parlare di persona può aiutare a superare un trauma, in vista di un equilibrio della persona più sereno e più armonico.

Nadia Pische

nadiapische@tiscali.it

Come tutte le sere, anche oggi dopo cena, ho aperto la mia casella e mail e scorrendo la posta ho deciso di aprirne qualcuna… una in particolare mi ha provocato un tuffo al cuore…

Cara Nadia… e la leggo tutta d’un fiato… è Roberto che mi scrive… ha letto il mio articolo sull’ultimo numero de “La Provincia del Sulcis Iglesiente”… lì parlo di bullismo… lo stesso argomento di cui narra lui…

Mi racconta la sua esperienza e mi autorizza a pubblicare…

Non aggiungo altro se non un grande grazie a Roberto per avermi scelto come amica a cui raccontare la sua triste esperienza.

Di seguito il mio articolo e subito dopo la sua lettera…

A voi vittime di bullismo e/o mobbing, leggete e fate tesoro del mio racconto…

Certo che la vita è strana… e a volte quando meno te l’aspetti ti ritrovi ad aver una voglia improvvisa di scrivere per raccontare qualcosa che in passato ti ha fatto tanto male e che forse oggi può aiutare qualche ragazza a stare un pochino meglio… Stamane, all’alba, mentre chattavo di bullismo con una cara amica, perché una tosse tremenda non mi faceva dormire, mi sono improvvisamente resa conto che dovevo dar voce alle mie sofferenze… Mi rivolgo a tutte le persone che, in qualche modo, vengono vessate, umiliate, prese in giro per un qualcosa e, anziché riuscire a reagire, magari dando poca importanza alla cosa, subiscono e soccombono sotto angherie che le segneranno per sempre nell’intimo e che mai dimenticheranno… Ero bambina, avevo solo sette anni, e a quel periodo risale il mio primo ricordo di violenza psicologica. Papà lavorava come operaio, mamma faceva la casalinga ed io avevo un tenero e fantastico fratellino. Purtroppo, per continui problemi di salute dei miei genitori, parte dello stipendio se ne andava via… Mamma, abile sarta, confezionava gli abiti su misura apposta per me ma, purtroppo, non era una firma famosa e mi vestiva da bambina, con tanto di gonna lunga sino al ginocchio, calzettoni o pantaloni larghi… di contro le mie compagnette indossavano minigonne, calze velate e pantaloni stretti. Vittima di risatine e di indici puntati contro, ho cercato di andare avanti e sono arrivata alla prima media… Le mie compagne tutte truccate, fighette nella loro minigonna o nel vestitino firmato e io con abiti cuciti da mamma… A sedici anni due amiche gemelle fecero una festa e mi dissero, ridacchiando, che non potevano invitarmi perché per andare avrei dovuto indossare jeans Fiorucci, scarpe da tennis Superga in tela bianca e maglietta bianca Fruit of the loom… che io ovviamente non avevo… Quanto piansi, ragazze, non ne avete un’idea… Sono passati più di trent’anni, ma ricordo ancora quanto mi bruciavano gli occhi colpa delle lacrime… Volevo fare la maestra e mi iscrissi alle Magistrali… mamma continuava a cucire i miei vestiti con una perfezione disarmante, a volte indossavo anche abiti cuciti da una sua amica sarta… purtroppo però la linea non aveva niente a che fare con la moda del momento… ed io continuavo a ritagliare le foto per evitare che si vedessero i vestiti che indossavo… Ancora oggi le guardo e potrei descrivere gli abiti che indossavo, nonostante il pezzettino della foto manchi ormai da anni… In terza magistrale, poi, raggiunsi forse il massimo della disperazione, tanto da pregare mio padre di ritirarmi da scuola… una mia compagna di classe in particolare mi prendeva in giro quotidianamente chiedendomi perché mi vestissi così male… io non sapevo che dire e al rientro a casa piangevo, piangevo e mi disperavo, non avevo voglia di studiare, mangiavo poco ed ero magrissima… questo faceva di me una vittima di scherno ancora più appettibile… perché sei così magra? Perché non hai la brioss del Mulino Bianco? Come mai non ti compri il panino da Ardau? E giù a ridere… io stavo zitta e poi a casa piangevo… Un giorno mamma, per “farmi stare meglio”, mi comprò un paio di tronchetti da Tronci calzature… io, al colmo della felicità, le indossai per andare a scuola ignara di quel che da lì a poco mi sarebbe successo… non feci in tempo a salire sul pullman che mi avrebbe portato a scuola che fui aggredita dalla famosa compagna di classe… vi starete chiedendo… come mai? Semplice… mamma mi aveva comprato, senza saperlo, le scarpe uguali alle sue… persino dello stesso colore: rosa antico con la pelliccetta che fuoriusciva color beige… Apriti cielo! Tra le tante cose che mi gridò ricordo ancora una frase in particolare… Come ti sei permessa? Al rientro a casa ero disperata e non volevo più andare a scuola… Mio padre e mia madre, genitori con la g maiuscola… provarono a farmi ragionare ma… io persi l’anno… ebbene sì, mi bocciarono… non avevo voglia di studiare… Di questi esempi ve ne potrei fare tantissimi ma voglio farli facendo un salto nel tempo. Tra una lacrima e l’altra, mi sono poi diplomata e sono diventata un’insegnante soddisfatta, appagata, svolgo dal 1991 un mestiere che amo, adoro i miei bambini a cui dico sempre che sono brutti, monelli, ma anche bravi e belli… chiedo ai miei alunni che indossino sempre il grembiule e vigilo anche in ricreazione che nessuno prenda in giro un compagnetto o una compagnetta… Appena passata in ruolo, ebbi la sfortuna di dover usufruire della legge 104 per mio figlio e, da vittima di bullismo, diventai vittima di mobbing… Un dirigente arrivò a dirmi che non potevo chiedergli niente, visto che mio figlio era iscritto alla scuola materna in un istituto diverso da quello dove insegnavo, poco accorto a ricordarsi che lo dovetti iscrivere in un’altra scuola perché loro non facevano l’accoglienza ed io dovevo essere puntuale a scuola! Una responsabile di plesso mi chiamava tutti i giorni mentre mio figlio era ricoverato in ospedale ad un passo dalla rianimazione per ricordarmi che i miei problemi creavano problemi alla scuola… Una dirigente qualche anno più tardi non nominava, preciso che parlo di anni in cui poteva farlo, non come oggi, e quando io mi assentavo in 104 si portava parte dei bambini in ufficio e divideva gli altri… L’elenco sarebbe lungo… credo basti così… per far riflettere chi si riconosce nelle persone nominate… ma, soprattutto, per aiutare tante vittime come me ad essere forti e a non subire le angherie in silenzio, a non lasciare che diventino traumi, a reagire difendendosi, a superare le paure, le paure di parlare, di raccontare, di confidarsi con qualcuno… Voglio lasciarvi con un’ultima piccola riflessione che vi sarà utile per guardarvi intorno e tirar le somme… Mamma e papà non mi hanno fatto mai mancare nulla… non mangiavo le brioss del Mulino Bianco ma la ciambella di mamma, il paninetto me lo preparava lei, non avevo abiti firmati ma andavo sempre al mare o in campagna, avevo cose diverse da quelle che avevano loro… avevo le cose migliori, le più belle… ma non lo sapevo… Ora sono grande… sono diventata una donna forte che difende i deboli dai soprusi… un’insegnante attenta ed una giornalista che crede fermamente nella potenza dei mass media quale veicolo portante di informazioni e formazioni utili e necessarie a vivere meglio. Mio papà da cinque anni non c’è più, leggere questa lettera forse gli avrebbe fatto male, mamma non so se la leggerà, nel caso, forse, «la farà stare un pochino male», ma io oggi ho sentito l’esigenza di scriverla nella speranza che possa aiutare qualche adolescente in difficoltà. La vita è un dono prezioso… pertanto è un nostro dovere viverla appieno come preferiamo, senza indici puntati contro, non abbiate timore… Buon tutto a tutti, cari lettori! Ops scusate… Vi starete chiedendo che fine abbia fatto quell’adorabile compagna… la vedo spesso e mi saluta guardandomi con fare sprezzante… sarà perché non vesto ancora griffato? Ah, ah, ah…

Nadia Pische

nadiapische@tiscali.it

 

Carissima Nadia, il mio nome è Roberto, ho 23 anni e abito a Carbonia. Vorrei farti i complimenti per l’articolo che ho letto su “La Provincia” devo dirti che non è facile che qualcuno possa comprendere e capire cosa si prova in quelle tristi occasioni ma, credo che, solo chi ha vissuto giorno per giorno quei momenti, potrà dire o dare una parola di conforto e di aiuto a chi si trova oggi in quelle circostanze.

Avrei tanto da dirti ma vorrei soffermarmi su momenti poco piacevoli che possono essermi capitati durante questi anni di studio. Ho frequentato le scuole medie in privato, una scuola dove i poveri non possono andare o meglio dove i poveri per dare qualcosa in più si privano del pane, perché i propri figli possano vivere in un ambiente che credono sano. Nella mia scuola a soli 12 anni qualche bambina veniva con le calze a rete e scarpe all’ultimo grido senza parlare dei telefonini e orecchini d’oro più grandi delle orecchie. Io andavo con un cappottino stretto con la pellicceria sul collo anni ’60 (ti parlo del 2003) con scarpette da tennis e jeans sempre rattoppati sulle ginocchia. Tutti cara Nadia, avevano uno o più computer a casa mentre io e mio fratello una vecchia macchina da scrivere. Non ti nascondo che ci lamentavamo con il mio povero babbo che guadagnava 1.100.000 lire al mese e Lui ci rispondeva che tutte quelle cose erano superflue e senza nessun senso, che potevamo vederle, toccarle, ma che per ciò che serviva per il nostro futuro non servivano.

Posso essere sincero con Te cara Nadia, oggi capisco che mio padre aveva ragione, a soli quindici anni con la vecchia macchina da scrivere scrissi assieme a mio fratellino il mio primo libro e lo dedicai a il mio Grande BABBO, ne pubblicai 5.000 copie, e a soli sedici anni andavo a parlare nei carceri minorili con i ragazzi meno fortunati, a 17 anni ero in grado di aiutare e rendere felici dei ragazzi disabili regalando loro attrezzature sportive senza le quali non avrebbero mai potuto montare su un cavallo. A un’età in cui potevo avere io bisogno di quei soldi che ricavavo dalla vendita di quei libri, avevo scoperto che dare era mille volte più gratificante che ricevere, il privarsi per dare a chi ha veramente bisogno è una sensazione d’amore che ti gratifica e ti insegna a capire ciò che nessuna scuola e nessuna ricchezza potrà mai farti felice.

Oggi sono laureato al secondo anno della specialistica, ringrazierò sempre mio padre per ciò che mi ha potuto dare ma, ricorderò sempre lo sguardo indifferente nei nostri confronti, di quei compagni che in quel tempo avevano tanto e, a distanza di pochi anni, oggi non hanno più nulla.

Con Osservanza, e un caloroso abbraccio per chi la pensa come Te.

Roberto D.

Se Vuoi posso anche darti il consenso di pubblicarla, ciao.

Carbonia, lì 16.03,2016

 

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Per la seconda, e ultima giornata, del corso teorico pratico di GPS e cartografia, la pioggia ci costringe, nostro malgrado, a rimanere “chiusi” nella sala convegni.

Immersa in una paradisiaca macchia mediterranea, della pineta di pino d’aleppo di Candiani, la sala fa parte di una serie di edifici ristrutturati, tre (oltre alla sala, ristorante ed infopoint) al momento gestiti dal comune di Sant’Anna Arresi.

Purtroppo, non “vissuti” come dovrebbero, restano lì in attesa di proposte, di idee e di tanta voglia di essere utilizzati.

In questa splendida location, è stato facile parlare di percorsi utilizzando carte e GPS… ma leggiamo cosa scrivono dell’esperienza vissuta gli stessi corsisti…

Giacomo ha un’opinione positiva, esattamente mi dice: «Il corso è servito per squarciare un po’ di nebbia sull’utilizzo del dispositivo GPS, fino ad avantieri misterioso…sicuramente ci sarà da applicarsi per digerirlo meglio»!

«Esperienza costruttiva, ritengo di aver ricevuto una buona base per un utilizzo futuro di uno strumento prezioso come sicuramente è il GPS», sono le parole di Loredana.

In mezzo a loro, seduto nel suo banco, trovo Federico che lancia subito un suggerimento… «Mettendo mano al GPS siamo riusciti a capire come funziona il Garmin. Per ciò che concerne  il lavoro di cartografia, farei delle esercitazioni pratiche sul Pc… ogni allievo al comando del proprio computer»!

Un banco più in là trovo Mauro, i suoi hobbies sono softair (guerra simulata) ed escursionismo, nonostante avesse già una buona base di conoscenza di carte e GPS, mi dice, «necessitavo di un corso più avanzato di orienteering per l’elaborazione di mappe e/o percorsi… questo corso era proprio ciò che mi serviva»!

Franco e Francesco, escursionisti affamati di… natura da vivere a 360 gradi, ritengono valida la frequenza a questo corso, ma non sono ancora convinti di iniziare ad usare il GPS…d i sicuro continueranno ad avventurarsi per il piacere di poter godere della pace che solo in mezzo alla natura si può trovare.

Passeggiando tra i banchi, mi fermo da un gruppo di tre amici, Alessandro, Giorgio e Mattia… Alessandro mi racconta «Grazie a questo corso ho affinato certe tecniche, visto che le basi erano già in mio possesso, ora sarò più preparato in ambito lavorativo, mi occupo di campionamento rocce, e sportivo, pratico softair».

I suoi amici, Giorgio e Mattia, la pensano come lui, hanno trovato il corso molto utile e da questo momento in poi riusciranno ada usare il GPS in tutte le sue funzioni… «Trasmetteremo le nozioni acquisite a tutta la nostra squadra di softair».

Matteo è soddisfatto, tra l’altro ha conosciuto persone che come lui amano fare le escursioni, d’ora in poi potrà realizzare mappe di suo interesse con cognizione di causa, tutto sarà più semplice.

Marco invece, pur avendo gradito il corso nella sua completezza non comincerà ad utilizzare un GPS, proseguirà come ha fatto sino ad ora… ma con una sicurezza maggiore nella creazione di percorsi.

Luciano poi dichiara di aver seguito un corso originale per i contenuti trattati, che è partito dal mapping ordinariamente conosciuto, per arrivare a tecniche cartografiche digitali, ma anche GPS ed App, tutto realizzato in ambiente informatico ma anche mobile.

Antonella avrebbe voluto qualcosa un po’ più semplice, da applicare al cellulare, per poter continuare a fare le sue passeggiate in cerca di funghi, magari con una maggiore sicurezza.

Per ultimo ho lasciato Pierluigi… per lui, perito edile, le tecniche cartografiche sono state un ripasso, «è stato più difficoltoso dal punto di vista tecnologico» ed aggiunge: «Dal punto di vista umano e sociale è stato molto piacevole per via della varietà dei partecipanti per età e professione, ho simpatizzato con Matteo, bonaccione come me, con cui proseguirò l’amicizia».

Maestra Nadia poi mi ha colpito per la voglia di imparare e di trasmettere tutto ai suoi alunni… entusiasmo al 100%! In effetti, dal canto mio il corso è stato molto interessante, trasferirò di sicuro la nuove conoscenze ai miei alunni cercando di stimolare in loro la stessa curiosità che Sandro è stato capace di farmi provare col suo modo estroverso e professionale di spiegare le cose.

I pareri del cartografo Sandro Mezzolani e della guida escursionistica della cooperativa Destinazione Sulcis, non li leggerete, ma avrete il piacere di ascoltarli direttamente dal vivo, dai microfoni della nostra nascente TV WEB, dove, intervistati dalla sottoscritta e ripresi dal direttore del giornale Giampaolo Cirronis, hanno dato il meglio di sé.

Un consiglio… non fatevi sfuggire il prossimo corso… noi ci saremo!

Nadia Pische

nadiapische@tiscali.it

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