23 December, 2024
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Una gelida mattina del gennaio polacco del 1944 un primo drappello, avanguardia dell’armata sovietica raggiungeva un villaggio il cui nome, Oswiecim, era completamente sconosciuto al di fuori della Polonia. Nelle vicinanze del paese, chilometri di un doppio reticolato delimitavano un campo di centinaia e centinaia di baracche, allineate in lunghissime file diritte, intersecate ortogonalmente da strade che parevano allungarsi all’infinito, perdendosi nella foschia dei lontani boschi di betulle.

Così osservato da una certa distanza, tutto il complesso appariva completamente deserto ma, a mano a mano che il gruppo di militi russi, in sella a grossi cavalli pelosi, si avvicinava alla barriera di filo spinato, si videro uscire, qua e là, dalle baracche silenziose, figure macilente di larve umane, ricoperte di stracci a strisce biancoazzurre, zoppicanti scheletri viventi che sostenendosi, l’un l’altro o appoggiandosi a bastoni osservavano attoniti ed impauriti, quegli uomini in uniforme che abbattevano, per sempre i cancelli che li separavano dal mondo dei vivi.

Le SS, le temibili e spietate totenkopf, le teste di morto, così chiamate per le mostrine sulle quali ostentavano il distintivo in foggia di teschio, erano fuggite da qualche giorno, abbandonando i malati e i moribondi, trascinandosi dietro tutti i prigionieri, circa 20.000, in grado di camminare, facendo percorrere loro un viaggio micidiale, in parte a piedi, in parte in carri ferroviari aperti, nel mortale freddo invernale del nord Europa, che li uccise a migliaia prima che gli ultimi scampati raggiungessero i campi ancora efficienti all’interno del Reich. Questi viaggi dall’Est verso l’Ovest presero il nome di Marce della morte.

Era il 27 gennaio del 1944 e il nome tedesco di quel luogo, destinato ad essere tramandato quale simbolo stesso del male assoluto, era Auschwitz.

Negli anni futuri quella data sarebbe stata presa come ricorrenza della liberazione dall’orrore e dalla persecuzione, da ricordarsi, per le generazioni future, come Giorno della Memoria.

Allo scopo di onorare le vittime innocenti della crudeltà e del razzismo, e far sì che simili orribili misfatti, non si possano più ripetere, anche alla luce dei recenti avvenimenti di barbara intolleranza, lo Spi Cgil di Carbonia, con il patrocinio del comune di Carbonia, ha organizzato due incontri/conferenza con uno scampato alla retata di Ebrei italiani avvenuta a Roma nell’ottobre del ’43. Un terzo incontro è in programma il 27 gennaio a Capoterra.

Il programma degli incontri:

27 gennaio – Biblioteca di Capoterra – ore 17.30 – Presentazione del libro: L’animo degli offesi – Storia di Modesto Melis da Carbonia a Mauthausen e ritorno – Autore Giuseppe Mura – editore Giampaolo Cirronis – (Carbonia). Saranno presenti l’autore, l’editore e il protagonista.

4 febbraio – Incontro con l’ing. Fernando Tagliacozzo, membro della comunità ebraica di Roma. Sfuggito alla retata nazista degli ebrei di Roma
Teatro Centrale di Carbonia ore 17.30 – ingresso libero.
Per il particolare contenuto degli argomenti trattati si sconsiglia la presenza ai minori di anni 14.

5 febbraio – Incontro con l’ing. Fernando Tagliacozzo, membro della comunità ebraica di Roma. Sfuggito alla retata nazista degli ebrei di Roma
Teatro Centrale di Carbonia ore 9.30 – Ingresso riservato alle scuole

Ospite degli incontri sarà il cavalier Modesto Melis, sopravvissuto al lager di Mauthausen.

Modesto  Melis davanti al monumento agli italianiMauthausen 1Modesto Melis 1

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 Teatro Rio Murtas 2Teatro Rio Murtas 00 copia

Il Circolo / Oratorio ANSPI di Rio Murtas ha organizzato l’8ª edizione del Rio Murtas Teatro Festival. La rassegna è itinerante e coinvolgerà due comunità: Nuxis e Narcao. Gli spettacoli sono in lingua sarda. Sono previsti momenti di riflessione con mostre e dibattiti. Ingresso libero.

Questo il programma:

17 gennaio 2015, h. 18.30, c/o Centro Sociale di Nuxis

La Compagnia teatrale “SU FRAMENTU” di NURRI presenta “CHI S’INFIUDADA SA MERI” di Giorgio Pinna.

18 gennaio 2015, h. 18.30, c/o Centro Sociale di Nuxis

La Compagnia teatrale “KOMODIA” di Gonnosfanadiga presenta “VILLA FRIDA” di Giuliana Zurru e

Maria Bonaria Uccheddu.

24 gennaio 2015, h. 18.30, c/o Teatro Parrocchiale di Narcao

La Compagnia teatrale “JOSEPH TEATRUM” di Capoterra presenta “ANNARONA” di Franco Bayre.

30  gennaio 2015, h. 21.00, c/o Centro Sociale di Nuxis

La Compagnia teatrale “SANT’ELIA” di Nuxis presenta “SU SINDIGU” di Guido Cadoni.

31 gennaio 2015, h. 18.30, c/o Centro Sociale di Nuxis

Replica della commedia “SU SINDIGU”

Eventi collaterali c/o il Centro sociale di Nuxis:

  • 18 gennaio 2015 Mostra del giocatolo antico con Gianni Nocco, a cura del Circolo / Oratorio ANSPI di Sant’Anna Arresi
  • 30 e 31 gennaio 2015 Mostra di scultura, opere di Gianni Salidu
  • 30 e 31 gennaio 2015 Mostra “Il Cantico delle Creature” di P. Giulio Baldus, o.f.m. capp.
  • 30 e 31 gennaio 2015 Mostra di pittura con Paolo Arceri
  • 30 e 31 gennaio 2015 Mostra fotografica tematica di Nicola Pinna.

Presso la Scuola Media di Narcao:

Mostra per il 100° della Grande Guerra (in data da definire).

Obiettivi della mostra sono quelli di creare, tra i cittadini e gli studenti, motivazioni che li portino a ricercare nella storia generale un rapporto dialettico e costruttivo con la storia locale per una maggiore consapevolezza e comprensione dei meccanismi che regolano il rapporto presente/passato: essere cittadini consapevoli significa poter agire sulla realtà per modificarla, ma per agire sulla realtà occorre comprenderla e per comprenderla bisogna conoscere la storia.

Obiettivi specifici:

– comprensione degli elementi principali relativi agli aspetti geopolitici ed economici del periodo in esame;

– saper costruire il quadro d’insieme, nazionale e internazionale, prima e dopo la Grande Guerra;

– utilizzare i fatti storici ai fini della lettura critica dei problemi;

– sviluppare la consapevolezza della complessità del mondo contemporaneo.

La mostra si articola nel modo seguente:

– esposizione di 27 pannelli fotografici dim. 90×70;

– proiezione di un DVD e presentazione/esposizione della mostra a cura del prof. Angelo Cani;

– commenti musicali e canzoni dell’epoca a cura di Sandrina Collu e Alberto Balia;

• dibattito finale.

Presso il Ristorante Letizia di Nuxis

Books, beer and food (da confermare)

(Presentazione del Libro “L’animo degli offesi”, editore Giampaolo Cirronis, a seguire degustazione di birre artigianali con il mastro birraio e cena)

Chi di noi ha letto “Se questo è un uomo” di Primo Levi può farsi un’idea di quello che può aver patito un prigioniero dei nazisti: fame, umiliazioni, malattie. E la paura, costante, di essere tra quelli che, da un giorno all’altro, sparivano nel nulla. Il lager di Modesto Melis si chiamava Gusen ed era a circa quattro chilometri dal corpo centrale di Mauthausen. “Il ricordo dell’ultimo giorno al campo è dolce come un biscotto”, anzi come i biscotti che gli uomini delle jeep, gli americani, porsero a Modesto e ai suoi compagni di sventura che a stento, magri, ricoperti solo dai loro pigiami, camminavano ma credevano che fosse davvero finita. Era il 5 maggio 1945: Melis era entrato lì nell’agosto 1944. Internato come prigioniero politico, identificato con il triangolo rosso e marchiato con il numero di matricola 82.241. Una storia che ora è diventata un libro.

Durante l’RTF sarà attivo l’ANSPI POINT con informazioni sulla rassegna e sulla compagnia SA LANTIA, con materiale ANSPI e i libri della libreria LILITH di Carbonia.

Il Circolo/Oratorio Anspi (Associazione Nazionale San Paolo Italia) San Giuseppe nasce a Rio Murtas nel 1995, è affiliato all’Anspi nazionale attraverso il Comitato Zonale di Iglesias. Si è distinto in questi anni in particolar modo per le attività culturali: gite, conferenze, giornali interni, manifestazioni canore. Dal 2002, oltre alle attività citate, l’Anspi di Rio Murtas, si è affermata nel territorio con l’attività teatrale partecipando a manifestazioni e rassegne teatrali a livello territoriale e regionale. Dal 2007 il Circolo ha deciso di impegnarsi in prima persona organizzando una manifestazione (l’RTF, Rio Murtas Teatro Festival) che fosse promozione del teatro, della lingua e della cultura sarda e, allo stesso tempo, occasione di incontro, di valorizzazione della persona e delle risorse economiche del territorio.

La Compagnia Teatrale SA LANTIA nasce a Rio Murtas (Narcao) nel 2002, per volontà dei responsabili e degli animatori del locale Circolo ANSPI. L’impegno educativo e artistico va di pari passo. Proprio nel teatro il Circolo ANSPI ha trovato massimo coronamento. In questi anni numerosi sono stati gli spettacoli realizzati nel Sucis, nel Campidano e anche nell’Oristanese. Dal 2007 SA LANTIA cura la direzione artistica dell’RTF (Rio Murtas Teatro Festival). Il festival nasce con l’intento di portare un paese (Rio Murtas) a teatro per riscoprirsi nell’identità di un popolo, quello sardo. Nelle trascorse edizioni, a tal proposito, notevole è stato l’impegno profuso da parte degli organizzatori, per coinvolgere la comunità riomurtese e il territorio al fine di rendere gli spettatori protagonisti di un’iniziativa unica e coinvolgente. Attraverso questa rassegna, ormai giunta alla settima edizione, si esprime la volontà di valorizzare la lingua sarda attraverso il teatro, l’arte figurativa, la realizzazione di laboratori di scrittura creativa per ragazzi e di arti e mestieri legati alla cultura e alla storia del territorio del Sulcis.
Da dicembre 2007, inoltre, SA LANTIA partecipa all’Epifania Vivente, rappresentazione sacra della Natività e dell’Epifania del Signore. Nel 2008 la Compagnia intraprende un lavoro speciale e nuovo, la realizzazione di una docu-fiction dal titolo SU BOMBARDAMENTU, Gonnosfanadiga, 17 febbraio 1943. La storia è ambientata a Gonnosfanadiga e il fatto è realmente accaduto il 17 febbraio 1943: un bombardamento inaspettato uccise oltre cento persone e ne ferì più di trecento. La realizzazione dell’opera prevede l’interpretazione, da parte della compagnia SA LANTIA, di un’opera dello scrittore Giovanni Avanti (la fiction) e la selezione di immagini storiche dell’epoca e, in particolare, di Gonnosfanadiga, con rievocazioni storiche (documentario). Nel 2010 nascono anche Is Lantieddas, frutto della decisione della Compagnia di investire sui più giovani.

Il regista, Guido Cadoni, è laureato in Scienze Politiche, esperto di lingua sarda (corso regionale FOLS e universitario FILS) presso sportelli linguistici territoriali, nelle scuole (corsi agli alunni e agli insegnanti) e associazioni culturali. Conduttore radiofonico e collaboratore di diversi giornali e riviste: Sulcisiglesiente Oggi, La Provincia del Sulcis Iglesiente, Tuttomotori News, Ciclismo in Sardegna. Regista e animatore teatrale. Fondatore, nel 2002, della Compagnia Teatrale Sa Lantia di Rio Murtas, Direttore artistico del “Rio Murtas Teatro Festival”, Rassegna di Teatro in Lingua Sarda e del festival “Furriadroxus letterari”.

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Ieri, 20 dicembre, si è svolta nella splendida cornice di Villasimius, presso “Casa Todde” la IV giornata di studi numismatici “La moneta in tomba”. Il convegno, organizzato dall’associazione culturale Hermaea (archeologia e arte) in collaborazione con il museo archeologico comunale, per l’intera giornata ha visto il coinvolgimento di numerosi docenti e studiosi di fama nazionale appassionati di numismatica, che sono intervenuti per sviscerare i “misteri” racchiusi in tanti piccoli esemplari di metallo dal valore, oggi più che mai, inestimabile e per discutere delle problematiche e delle novità negli studi di numismatica in Sardegna e in particolare della moneta in tomba, in tutti i suoi molteplici aspetti e interpretazioni.

L’apertura dei lavori, ha avuto il via con i saluti dell’Amministrazione comunale di Villasimius da parte del delegato del Sindaco, il consigliere comunale Maurizio Marci ed è poi andata avanti con l’intervento del prof. Enrico Acquaro, docente dell’università di Bologna e Ravenna che ha esposto l’argomento “La moneta ibicenca dal tofet di Sulcis quarant’anni dopo”; successivamente sono intervenuti il prof. Fiorenzo Catalli, direttore medagliere del museo archeologico di Firenze con “L’uso culturale della moneta, dall’offerta in santuari all’obolo di Caronte” e la dottoressa Donatella Salvi, della soprintendenza di Cagliari e Oristano, intervenuta per parlare di  “Tombe con monete a Cagliari e Quartucciu. 8 secoli, tipologie funerarie diverse, uno stesso rito”; quindi è stata la volta del ten. col. Domenico Luppino con “Moneta in tomba e tombaroli… le monete dimenticate”.

Per concludere la prima parte dell’evento, ha preso la parola l’avvocato Michele Cappellari, appassionato di numismatica che ha presentato il suo ultimo libro dal titolo ”La monetazione dei Savoia per la Sardegna” Giampaolo Cirronis Editore. Dopo quest’ultimo intervento, gli ospiti, in compagnia degli studiosi e guidati dal dott. Alessandro Affinita, hanno visitato il museo archeologico e in seguito hanno piacevolmente degustato un buffet offerto dall’associazione culturale Hermaea.

Il convegno è poi ripreso con l’intervento del dottor Marco Piga, appassionato di numismatica che ha esposto l’argomento “Considerazioni su alcuni importanti ritrovamenti di monete puniche dalla Sardegna”; poi è stata la volta di Manuel Todde, dottore in beni culturali presso l’università di Cagliari che con le sue “Considerazioni preliminari sulla presenza della moneta nei contesti funerari e votivi punici della Sardegna” ha poi lasciato il posto alla dottoressa Carla Del Vais che ha parlato dei “Contesti tardo-repubblicani della necropoli di Othoca (Santa Severa-Santa Giusta)”; come ultimo relatore ha infine esposto il dottor Marco Muresu che ha presentato l’argomento “La moneta nelle sepolture della Sardegna bizantina”

Il convegno si è concluso con i ringraziamenti e i saluti da parte dell’associazione Hermae che si è dichiarata soddisfatta dell’esito dell’evento “partecipato e qualificato nella sua interezza” e con gli applausi dedicati alla dottoressa Elisabetta Gaudina, direttrice del museo nonché presidente dell’associazione organizzatrice del convegno che tanto si è data da fare affinché la “IV giornata di studi numismatici” segnasse un momento importante nella storia della “Moneta in tomba”.

Nadia Pische

Mirko Meloni

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La sala conferenze della Grande Miniera di Serbariu ospita oggi, a partire dalle ore 15.00, il Forum del turismo “Sardegna del Sud Ovest”, organizzato dal Consorzio Turistico L’Altra Sardegna, con la collaborazione del comune di Carbonia, dell’assessorato regionale del Turismo, Artigianato e Commercio, di Visit Sulcis e Destinazione Sulcis.

Il Forum è stato promosso con l’intento di verificare la disponibilità degli operatori turistici della Sardegna del Sud Ovest ad aggregarsi, per meglio promuovere il territorio, e per aumentare la competitività attraverso il miglioramento della qualità dei servizi turistici. Dopo i saluti del sindaco di Carbonia, Giuseppe Casti, di Caterno Cesare Bettini, presidente del Consorzio Turistico L’Altra Sardegna e di Loriana Pitzalis, assessore della Cultura del comune di Carbonia, i lavori verranno introdotti da Walter Secci, componente del Consiglio direttivo del Consorzio Turistico L’Altra Sardegna, e moderati dal giornalista Giampaolo Cirronis.

Il Forum verrà animato da una folta rappresentanza di imprenditori della filiera del turismo della Sardegna del sud-ovest, operatori del turismo culturale ed ambientale, operatori della ricettività e della enogastronomia e, infine, imprese che si occupano di rete tra imprese turistiche e di disciplinari di qualità.

Il Forum sarà preceduto dalla proiezione di un promo video del regista Andrea Mura. Sono previsti interventi su diversi temi: turismo culturale, sportivo e ambientale; ricettività, cibo e territorio, filiere corte; qualità del prodotto turistico e il ruolo dei consorzi. Chiuderà il Forum, l’intervento dell’assessore regionale del Turismo, Artigianato e Commercio, Francesco Morandi.

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La sala conferenze della Grande Miniera di Serbariu ospiterà mercoledì 19 novembre, a partire dalle ore 15.00, il forum del turismo “Sardegna del Sud Ovest”, organizzato dal Consorzio Turistico L’Altra Sardegna, con la collaborazione del comune di Carbonia, dell’assessorato regionale del Turismo, di Visit Sulcis e Destinazione Sulcis.

Molti gli interventi programmati. Dopo i saluti del sindaco di Carbonia, Giuseppe Casti, di Caterno Cesare Bettini, presidente del Consorzio Turistico L’Altra Sardegna e di Loriana Pitzalis, assessore della Cultura del comune di Carbonia, i lavori verranno introdotti da Walter Secci, componente del Consiglio direttivo del Consorzio Turistico L’Altra Sardegna, e moderati dal giornalista Giampaolo Cirronis. Il Forum sarà preceduto dalla proiezione di un promo video del regista Andrea Mura. Sono previsti prima interventi sul tema del turismo culturale, sportivo e ambientale; poi su quello della ricettività, cibo e territorio, le filiere corte; e, infine, sulla qualità del prodotto turistico e il ruolo dei consorzi.

Le idee proposte saranno finalizzate per sopperire al calo inevitabile delle presenze dei turisti italiani in Sardegna, causa le note difficoltà finanziarie nazionali. La finalità è quella di proporre soluzioni collettive utili a continuare ad attrarre turismo anche in momenti difficili. Ambiente e paesaggio, etnicità culturale, estrosità, saranno i valori da proporre per lo sviluppo economico del territorio. Chiuderà il Forum, l’intervento dell’assessore regionale del Turismo, Francesco Morandi.

Gian Franco Cau

La Biblioteca comunale di Carbonia ospiterà, venerdì 10 ottobre 2014, alle ore 18.00, la presentazione del romanzo “L’Archeologo Inglese”. 

Il romanzo, che parla di una storia romantica, è ambientato in Sardegna e fa riflettere sul senso della vita e dell’esistenza. Un inno dedicato alle donne, un invito a riscoprire la propria libertà.

L’evento è patrocinato dall’assessorato della Cultura del comune di Carbonia in collaborazione con lo SBIS (Sistema Bibliotecario Interurbano del Sulcis).

Interverranno alla presentazione, l’autore Gian Franco Cau, l’editore Giampaolo Cirronis, la coordinatrice dell’incontro Nadia Pische e la correlatrice Serenella Fresu.

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L'arrivo di Modesto a Mauthausen 2

Sì è concluso, per Modesto Melis, il ritorno nei luoghi della deportazione subita 69 anni fa, a Mauthausen e Gusen. Come era accaduto in quella sera del 7 agosto del 1944, il 13 settembre 2014 Modesto ha visto comparire lentamente in cima al pianoro erboso, alla sommità della collina, il profilo grigio ed inquietante della costruzione che, allora, gli parve come un castello riemerso dalle tenebre del passato. Ora come allora alte mura grigie immerse in un pulviscolo di pioggia finissima ed avvolgente, illuminate da potenti riflettori, con la corrusca aquila di bronzo, inquadrata da sciabole di luce che trasformavano la costruzione in una impressionante immagine di minacciosa potenza, quasi sospesa nel nulla di una notte oscura.

Oggi quell’aquila minacciosa che stringeva tra gli artigli il superbo simbolo della croce uncinata, non esiste più. Travolta dalla furia di rivalsa dei deportati liberati, è crollata per sempre, al suo posto due tristi spuntoni di ferro arrugginito, rimangono a testimoniare quella presenza ma, un’aria di sinistra malvagità, continua ad emanare da quella mura, dai profili dei camini e delle torrette, da cui spuntavano, un tempo, le canne delle mitragliatrici.

Come allora, Modesto ha superato quel portone per scendere nelle tenebre delle docce dove, nudo ed umiliato fu completamente depilato e venne lavata via, oltre al sudore del viaggio nei vagoni bestiame, anche la sua dignità d’uomo.

Per contro, la mattina del 13 settembre Modesto è stato accolto dal rispetto e dal sorriso delle guide del Memoriale di Mauthausen che lo hanno come avvolto in un abbraccio di simpatia, stringendoglisi intorno per sentire dalla viva voce il suo racconto, come a voler trovare la conferma vivente di quanto, essi stessi, raccontano ai visitatori che accompagnano ogni giorno con la narrazione dell’orrore.

Modesto, insieme all’autore della sua biografia “L’animo degli offesi”, Giuseppe Mura e all’editore, Giampaolo Cirronis, è stato sottoposto, se pur bonariamente, dal ricercatore che, da circa 40 anni studia il sistema concentrazionario di Gusen, ad un vero fuoco di fila di domande, per cercare eventuali, possibili notizie ancora non note, su metodi e tecniche usate per portare avanti il loro piano di costruzione di armamenti nell’imponente galleria.

Le risposte di Modesto sono state sempre accurate e puntuali, per quanto possibile dopo 69 anni, ma sempre accompagnate da un sorriso tranquillo e dalla consueta arguzia. La visita è proseguita domenica 14 settembre, al Memoriale di Gusen, il campo dove Modesto languì per quasi un anno, fino al fatidico 5 maggio del 1945. Poteva essere una mattina come tante altre vissute da Modesto nei suoi novantaquattro anni di vita, invece si preparava per lui un avvenimento speciale, unico, quello in cui avrebbe rivisto i luoghi dove aveva trascorso la gran parte della sua prigionia: il lager di Gusen.

Fino al 1940, il nome Gusen era stato solamente quello di un modesto affluente del Danubio, sconosciuto a chiunque non abitasse in quel circondario ma, quando gli alti ufficiali delle SS, si accorsero che era prevedibile un rapido incremento del numero di deportati, si diede inizio alla costruzione di decine di grandi baracche in legno, insieme a qualche edificio in pietra e all’utilizzazione di poche costruzioni preesistenti. Fu poi eretto un muro perimetrale, alla cui sommità vennero stese tre linee di filo spinato, sostenute da isolatori di porcellana; infine, furono elevate, ad ogni angolo e al centro di ciascun lato del perimetro, le torrette di guardia. Era sorto il nuovo lager, appendice di quello principale di Mauthausen, divenuto ormai il centro direzionale di un vasto sistema concentrazionario, composto di ben 49 campi satelliti, tra i quali, quello di Gusen sarebbe stato il maggiore, arrivando a contenere fino a 26.000 deportati. Vi avrebbero trovato la morte oltre 3.500 italiani.

Modesto Melis, matricola 82441, vi sopportò ogni genere di sofferenza. La prima sorpresa arriva per Modesto subito all’arrivo: nessuna traccia è più presente di quanto aveva conosciuto; i chilometri di filo spinato percorso da corrente e la lunga teoria di baracche di legno sono stati sostituiti da linde ed eleganti villette dai tetti spioventi per resistere al carico della neve, circondate da allegri giardini cinti da siepi verdi, intersecati da vialetti lastricati. Di tutto quanto Modesto aveva conosciuto e vissuto, rimane uno dei doppi forni crematori, racchiuso da un muro di cemento armato, costruito a seguito di una raccolta volontaria di denaro da parte di ex deportati italiani. Furono sempre le stesse associazioni a comprare il terreno per erigere il monumento, per poi cederlo al comune di Langenstein, di cui la novella frazione divenne parte.

Modesto appare ora un poco perplesso, ma i ricordi riaffiorano non appena, affiancati da un’affabile guida, entriamo nel memoriale e, appesi alle pareti, osserviamo i pannelli luminosi che rappresentano le foto originali del campo e le diverse piantine. Modesto aguzza gli occhi, si avvicina e dà il via ad un inarrestabile flusso di parole. Racconta e racconta…, le sue esperienze, la composizione del campo, le diverse vicissitudini affrontate, i kapos, le frustate, i compagni morti, i più, i sopravvissuti, pochissimi… Una mattinata dedicata interamente alla memoria. Poi, sempre accompagnati dalla giovane ed interessatissima guida, ripercorriamo i sentieri del cammino passato.

Ecco il percorso della ferrovia che trasportò i deportati, un giorno dopo l’altro, ecco il ponte ed il cavalcavia che attraversò Modesto nella sua fuga verso la libertà. Terminiamo, infine, la visita esausti per le emozioni contrastanti che saturano le nostre menti: orrore, stupore, sconcerto…pena..

Modesto è forse l’unico ad apparire sereno, quasi…

Giuseppe Mura

Autore del libro “L’animo degli offesi”

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Modesto Melis 4Modesto Melis e Giuseppe MuraOLYMPUS DIGITAL CAMERA

Sessantanove anni e qualche mese, sono trascorsi da quel pomeriggio in cui, la pattuglia comandata dal sergente Albert J. Kosjek, a bordo di un carro leggero da esplorazione e di alcune Jeep, in forza alla 3ª Armata del generale Patton, intorno al mezzodì, giungeva ai cancelli del Lager di Gusen, a circa 4 km ad oriente del campo di Mauthausen.

Avanzando all’interno del recinto, ora non più elettrificato, verso le basse colline del Nord, i due soldati a bordo della Jeep, videro venire loro incontro uno sparuto gruppo di esseri che ben poco conservavano di fattezze umane; più che uomini parevano spaventapasseri infagottati in pigiami biancoazzurri. I visi emaciati e grigiastri, le mani adunche e nere come artigli, si trascinavano zoppicanti su zoccolacci di legno sconnessi. Osservavano con un’espressione spaurita, quei giovani in linde uniformi caki che, a loro volta, li guardavano con un misto di orrore e pietà. Poi uno di quei giovanotti, si sfilò l’elmetto, si passò una mano sulla fronte, poi, aprendo il viso in un sorriso, allungò un braccio verso quelle larve umane, tendendo una mano che stringeva fra le dita un pacchetto di biscotti.

Dapprima timidamente, poi più deciso, incoraggiato dal sorriso del soldato, uno degli uomini con il pigiama a righe si avvicinò e prese il pacchetto. Stracciò, quasi con frenesia, la carta dell’involucro e addentò voracemente le stecche friabili e dolci che si sciolsero subito nella sua bocca come un nettare dolcissimo e di un sapore ormai dimenticato. Sollevato lo sguardo, vide i suoi compagni, che avevano ricevuto la loro parte di dolcezza, con un viso stranito ed un’espressione ebete sul viso, mentre l’automezzo si allontanava in una nube di polvere, in direzione di Mauthausen, qualche kilometro più ad Ovest.

Quell’uomo, era Modesto Melis, sopravvissuto ad oltre un anno di fame, fatica e maltrattamenti inenarrabili. Aveva attraversato l’inferno in terra ed era sopravvissuto. Era il 5 di maggio del 1945 e quel giorno veniva liberato l’ultimo lager nazista ancora in attività.

Mentre dal campo centrale di Mauthausen, distante appena quattro kilometri, si levavano urla di gioia che sottolineavano la liberazione, frammiste a spari e raffiche di mitra che annunciavano che anche la vendetta aveva avuto inizio, Modesto volgeva le spalle all’orrore ed oltrepassava definitivamente quei cancelli che si erano chiusi alle sue spalle in quell’agosto del 1944.

In quel campo, da allora non è più tornato… fino ad ora.

Domani, 12 settembre 2014, Modesto, con i suoi 94 anni, rivedrà i luoghi che lo hanno visto vittima della crudeltà dell’uomo sull’uomo, accompagnato da suo figlio Bruno, dall’autore e dall’editore della sua biografia, Giampaolo Cirronis, che ha finanziato la missione.

Giuseppe Mura

Autore del libro “L’animo degli offesi”

La Provincia del Sulcis Iglesiente on line compie 1 anno. Il 1 luglio 2013 nasceva questa nuova iniziativa editoriale, con l’obiettivo di completare, con un’informazione in tempo reale, il servizio offerto da 19 anni dalla versione cartacea, nata a cadenza quindicinale e da qualche anno stampata e distribuita gratuitamente a cadenza mensile.
Il gradimento che voi lettori avete mostrato con una frequentazione di queste pagine in continua crescita, ci stimola a continuare sulla strada intrapresa con entusiasmo, per un’informazione sempre più puntuale e completa.

Giampaolo Cirronis

Sabato 7 giugno, nella sede degli Invalidi di Guerra, a Carbonia, si è svolta l’assemblea annuale dei soci. Erano presenti, tra gli altri: il presidente della sezione di Carbonia, il cavaliere Modesto Melis; il presidente regionale A.N.M.I.G. commendatore Antonio Manca; il presidente della sezione di Cagliari, cavaliere Eugenio Poddighe; il presidente della sezione di Oristano, cavaliere Francesco Bianchina; il colonnello Orazio Sechi, del 1° Reggimento Corazzato di Teulada; il dottor Fabrizio Selis, dirigente del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Carbonia; l’assessore della Pubblica Istruzione del comune di Carbonia, Lucia Amorino; il dottor Luciano Arus, presidente dell’A.N.P.S.; don Amilcare Gambella, parroco della chiesa di San Ponziano.

L’assemblea ha nominato il presidente dell’Assemblea, Eugenio Poddighe e segretario Agnese Delogu, ed ha proceduto con la relazione morale del presidente Modesto Melis che, nel suo intervento, ha ricordato il suo predecessore, il cavaliere Pietro Delogu, deceduto nello scorso mese di gennaio, elogiandone le virtù, la serietà e l’attaccamento all’associazione. Modesto Melis ha ricordato, inoltre, il socio segretario per oltre dieci anni Domenico Cadoni, anche lui venuto a mancare nello scorso mese di aprile, dedicando loro un minuto di silenzio e la lettura della preghiera del mutilato.

Modesto Melis ha comunicato che l’assemblea era convocata per il rinnovo del Consiglio Direttivo ed ha terminato il suo intervento, ringraziando i presenti.

Dopo i saluti di rito degli ospiti, il presidente Eugenio Poddighe ha dato la parola alla socia Agnese Delogu, collaboratrice della sezione che ha consegnato un riconoscimento a tutti coloro che hanno contribuito a divulgare direttamente o indirettamente la storia dei Soci dell’A.N.M.I.G., Tra questi erano presenti Alessandro Spiga fotografo professionista che ha fotografato alcuni soci della sezione di Carbonia e con quelle immagini ha allestito una mostra che sta girando in tutta la Sardegna e Giampaolo Cirronis, giornalista ed editore, che ha pubblicato il libro sulla storia del presidente Modesto Melis vissuta in un campo di concentramento, scritta da Giuseppe Mura. Sono state inoltre consegnate le fotografie omaggiate da Alessandro Spiga ai soci presenti cavaliere Casimiro Fois e cavaliere Salvatore Atzori. Inoltre, vista la recente onorificenza conferita al presidente Modesto Melis, è stata consegnata la spilla decorazione di Cavaliere della Repubblica.

Agnese Delogu, infine, ha presentato il progetto “Le pietre della Memoria” che dovrebbe vedere protagonisti le scuole, enti ed istituzioni. Al termine dei lavori dell’assemblea, il presidente Poddighe ha ringraziato ed ha invitato i soci a votare per il rinnovo del Consiglio direttivo.

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