22 November, 2024
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Un diario che consentirà alle donne che soffrono di dolori cronici di tenere aggiornato il proprio quadro clinico in modo tale da consentire ai medici di intervenire in tempi rapidi aiutandoli a formulare una diagnosi precoce. Lo ha realizzato il Centro Endometriosi della Clinica Ginecologia e Ostetricia dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari.

«La nostra azienda – dice Gian Benedetto Melis, direttore della Clinica di Ostetricia e Ginecologia – si conferma tra i migliori e più importanti centri di riferimento a livello nazionale per la qualità delle pubblicazioni scientifiche e l’alta specializzazione nelle cure di questa malattia.» 

«Il diario – spiega Stefano Angioni, responsabile del Centro Endometriosi – verrà distribuito in tutta Italia ai medici di famiglia con il contributo non condizionato di una ditta farmaceutica (Bayer). L’endometriosi è una patologia frequente che colpisce le donne durante la vita riproduttiva. La manifestazione della malattia varia da piccole lesioni a cisti ovariche, fibrosi e aderenze di gravità tale da sovvertire l’apparato riproduttivo della donna. L’insorgenza è spesso precoce perfino in età adolescenziale. La malattia è causa frequente di una sintomatologia dolorosa, spesso invalidante, che comprende: dolore durante la mestruazione, dolore durante i rapporti, dolore pelvico cronico e, nel 30-40% dei casi, è associata a infertilità. A volte, soprattutto nei casi in cui la malattia infiltri altri organi, possono essere presenti sintomi intestinali e/o urinari. Esistono diverse forme di endometriosi e diverse risposte alle terapie mediche e chirurgiche.»

Viene definita una malattia cronica che ha elevati costi in termini di salute fisica e psichica per la donna che ne è affetta. Spesso induce effetti negativi sulla qualità della vita, anche sociale, con gravi ripercussioni sia sul lavoro che a livello personale.

Questa malattia è spesso sottovalutata in quanto solo una bassa percentuale di donne che ne soffre è consapevole di soffrirne. Secondo i dati italiani risulta che il tempo medio per la diagnosi sia di circa 10 anni.

Il diario mensile elaborato dal Centro Cagliaritano potrà diventare un valido ausilio per il medico di famiglia nel valutare il tipo dei sintomi che possono suggerire la diagnosi di endometriosi ed anche la loro intensità e frequenza e, conseguentemente, indirizzare la donna ad uno specialista o ad un centro di riferimento. Oltre ad un aiuto per una diagnosi più precoce il diario potrà diventare un utile strumento nel valutare l’efficacia delle terapie mediche proposte.

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Le discipline mediche non danno tempo al tempo: formazione, tecnologia e ricerche scientifiche impongono standard, soluzioni e prospettive ineludibili e di sempre maggior pregio. Corre su queste frequenze il consolidarsi delle relazioni tra la facoltà di medicina dell’ateneo di Cagliari e quella della Miyazaki University. Maturata nei primi anni Duemila, ratificata nel 2010, la sinergia con gli specialisti giapponesi è stata ribadita nei giorni scorsi dal rettore Maria Del Zompo, coadiuvata dai colleghi Alessandro Riva (emerito di Anatomia) e Gian Benedetto Melis (direttore ostetricia e ginecologia) con il ginecologo Hiroshi Sameshima (responsabile anche dei reparti di diabetologia e medicina perinatale) in visita in città.

«Il rafforzamento delle politiche di mobilità internazionale tesa al confronto e alla creazione di nuove opzioni formative per gli studenti è al centro della nostra mission istituzionale. Cagliari è e rimane in prima fila nelle cooperazioni tra università dei cinque continenti» le parole della professoressa Del Zompo. «Scambiare esperienze mediche e cliniche, migliorare le terapie, comunicare i principali problemi e cercare di risolverli: è questo il senso dei vari accordi che ci legano all’università di Miyazaky. Dagli studenti ai post doc, puntiamo – spiega il professor Riva – allo scambio inerente clinici e medici». Gian Benedetto Melis accelera: «Il collega giapponese è un fantastico studioso di medicina perinatale. Dalla nostra collaborazione emerge un dato interessante: i dati sulla mortalità perinatale in Europa e Giappone sono simili. La condizione è la stessa di venti anni fa e non si riesce a migliorarla, neanche con le tecnologie più avanzate. Inoltre, ribadito che anche noi sardi in questi ambiti abbiamo le stesse prerogative,  i livelli di mortalità sono molto bassi e tra l’altro corrispondono a meno della metà di quelli inerenti gli Stati Uniti».

Tra le massime figure nell’ambito della ginecologia e ostetricia internazionale, il professor Hiroshi («Il nome che porta è in riferimento alla bomba atomica sganciata nella Seconda guerra mondiale a Hiroshima» dice il professor Melis) Sameshima è la principale autorità medica nel settore ginecologico, ostetrico e diabetologico dell’ateneo giapponese. «L’intesa con i colleghi dell’Università di Cagliari? Una finestra aperta sull’Europa che premette di scoprire sempre meglio la medicina, in tutte le sue forme, e le innovazioni tecnologiche. Questi scambi – sottolinea il luminare nipponico – sono molto importanti sotto diversi aspetti, dalla clinica all’assistenza, alla ricerca e alla prevenzione. Anche perché  l’ostetricia e la ginecologia dell’Università di Cagliari hanno standard molto elevati». Miyazaki è la capitale della prefettura omonima sull’isola di Kyūshū, nel Sud del Giappone. Nel 2003 la città aveva 307.742 abitanti con una densità di 1.072,42 per km² su un’area di 286,96 km². Fu fondata il 1º aprile 1924.

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In linea con la media nazionale e decisamente meglio della media sarda. Anche la comparazione sui parti cesarei primari conferma la qualità delle cure e dell’assistenza dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari e della sua Clinica di Ostetricia e Ginecologia diretta dal professor Gian Benedetto Melis. Nel report del piano nazionale esiti, la struttura del Policlinico Duilio Casula ha una percentuale di tagli cesarei primari del 26.24% contro il 32,6 per cento della media sarda. Un risultato eccellente celebrato questi giorni a Cagliari da Michael Robson del National Maternity Hospital di Dublino, autore della classificazione utilizzata in tutto il mondo e ospite d’onore al Corso teorico pratico sul ricorso al taglio cesareo”, organizzato presso il Policlinico dalla dottoressa Alessandra Meloni con il professor Gian Benedetto Melis in occasione del Congresso nazionale “Dalla cura all’aver cura della donna nell’Universo tecnologico della Ginecologia e Ostetricia”, che ha portato a Cagliari, luminari e scienziati più importanti d’Italia e d’Europa, con la collaborazione della professoressa Piera Poletti e del professor Salvatore Dessole.

«Il corso – hanno spiegato Gian Benedetto Melis e Alessandra Meloni – ha offerto l’opportunità ai partecipanti di cogliere appieno il significato e il valore della Classificazione in 10 gruppi di Robson dalla stessa voce del suo ideatore. Michael Robson ha sottolineato l’importanza di considerare le categorie dei tagli cesarei come punto di partenza nella comprensione dei processi e degli eventi che conducono al taglio cesareo e che i cardini dell’assistenza si fondano sulla qualità e la sicurezza. Qualità e sicurezza sono ciò cui aspirano gli operatori e i cittadini, direttamente correlati agli outcomes cioè la guida dei processi di cura ed umanizzazione.»
Michael Robson ha inoltre raccomandato, come proposto nella dichiarazione dell’OMS del 2015, che il numero dei tagli cesarei non debba più essere considerato in sé, troppo alto o troppo basso, ma sia necessario valutarne gli esiti. La classificazione consente la comparazione dei dati della propria attività con quelli precedenti e futuri, relativi allo stesso punto nascita, a punti nascita di diverse aree geografiche e dalla cui analisi possono emergere differenze epidemiologiche, culturali e gestionali. Classificare i tagli cesarei secondo una classificazione universale non significa, dunque, solo identificare delle categorie ma adottare un diverso modo di pensare.
Dal confronto con Antonello Antonelli, coordinatore del Servizio Qualità dell’assessorato della Salute e dei Servizi sociali della Regione, conclude Alessandra Meloni, «è emersa l’assoluta importanza dell’uniformità, accuratezza e qualità dei dati come base  per ottenere risultati comparabili, che rispettino la realtà clinica e che consentano un audit continuo sulla modalità del parto e sulla salute materna e neonatale».
Michael Robson si è complimentato con il gruppo di lavoro per la passione, la competenza ed il gioco di squadra emersi durante il corso.

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Da mercoledì 13 a sabato 16 luglio il centro congressi del T-Hotel, Cagliari – ospita il congresso nazionale “Dalla cura all’aver cura della donna nell’universo tecnologico della ginecologia e ostetricia”. Il “Corso teorico pratico sul ricorso al taglio cesareo, classificazione di Robson e analisi dati” si tiene il 13 luglio dalle 9.00 alle 12.30, nell’aula della direzione sanitaria del Policlinico “Duilio Casula” di Monserrato, precede i lavori congressuali.

Al corso – teso a fornire presupposti clinici, metodologici e interpretativi della classificazione in 10 gruppi dei tagli cesarei di Robson – prende parte lo specialista chi li ha ideati, Michael Robson. Docente e ricercatore di fama mondiale, il professor Robson – Consultant obstetrician and gynaecologist al National maternity hospital di Dublino, riferimento clinico e scientifico per l’Organizzazione mondiale per la Sanità – tiene una lectio magistralis. Tra i relatori anche Piera Poletti (responsabile Centro ricerca formazione, Padova; docente Master universitari; collaboratrice ministero Salute) e Antonello Antonelli (coordinatore “Qualità dei servizi sanitari”, direzione generale assessorato regionale Sanità). Il corso – max. 50 partecipanti – è dedicato a medici, ostetriche, personale amministrativo e rappresentanti dei media. Le iscrizioni si effettuano su scheda scaricabile da www.kassiopeagroup.com, da inviare per e-mail a barbarapanico@kassiopeagroup.com. I lavori, moderati dagli specialisti Salvatore Dessole e Alessandra Meloni, sono introdotti da Gian Benedetto Melis.

Da giovedì 14 a sabato 16 luglio al T-Hotel si dibatte di “Umanizzazione, scienza e tecnologia: un legame vincente nei diversi scenari della ginecologia e ostetricia” ad “Aver cura e curare il dolore al femminile”, “Dallo screening alla terapia dei tumori ginecologici” fino a “La donna tra tradizione ed innovazione: la veduta dell’antropologo e dell’artista di teatro” sono fra le tematiche del congresso nazionale “Dalla cura all’aver cura della donna nell’universo tecnologico della ginecologia e ostetricia”. I lavori curati dallo staff di Gian Benedetto Melis, ordinario ginecologia e ostetricia ateneo di Cagliari. Tra i temi al centro del congresso “La salute dell’individuo dalla vita intrauterina”, “Il travaglio di parto senza dolore. Che mezzi abbiamo? Quali risultati?”, “L’allattamento al seno: risvolti sulla salute psico-fisica della madre e del bambino”, “L’endometriosi: patologia dai mille volti clinici e personali. Dall’impatto emotivo della diagnosi alla cura e all’aver cura del dolore”, “Patologie benigne e maligne dell’apparato genitale”, “La diagnosi ecografica e radiologica preventiva e di supporto per le cure mediche e chirurgiche”, “Fertilità e Sterilità: dalla Fivet alle tecniche attuali” fino a “La cinquantenne di oggi: quanto la carenza ormonale incide sulla salute e sul dolore della donna. Quali i mezzi per curarla e averne cura”.

Il congresso è presieduto, oltre che dal professor Melis, da Salvatore Dessole (Sassari). I vice presidenti sono Pier Luigi Cherchi (Sassari), Antonio Macciò (Cagliari) e Bruno Piras (Cagliari). La segreteria scientifica è composta da Anna Maria Paoletti (Cagliari) e Giampiero Capobianco (Sassari).

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Porte aperte al Blocco Q, nel reparto di Ginecologia e Ostetricia del Policlinico nella settimana dell’Open Week (22-28 aprile) degli ospedali “Bollino rosa”. E dato che la struttura diretta dal professor Gian Benedetto Melis è la prima in assoluto in Sardegna e tra le prime in Italia e in Europa, la settimana si svilupperà con diversi appuntamenti ed eventi dedicati alle donne.

Si pare oggi, mercoledì 20 aprile con l’incontro su “Accompagnamento alla Nascita” (dalle 17.00-19.00, Cittadella Universitaria Monserrato, Aula D piano terra, Asse Didattico Uno, con la dottoressa Francesca Congia).

Venerdì 22 si parla di “Sportello Endometriosi” (dalle 16.00 alle 18.00, Sala Riunioni Clinica Ostetrica e Ginecologica – Blocco Q, piano III) sempre con la dottoressa Francesca Congia.

Martedì 26 dalle 11.00 alle 13.00 si parla di “Salute della Donna in Epoca Preconcezionale” con la professoressa Anna Maria Paoletti (Sala Riunioni Clinica Ostetrica e Ginecologica – Blocco Q, piano III). Di pomeriggio (dalle 15.00 alle 16.00) “Visita alle Sale Parto” con la  dottoressa Alessandra Meloni e le ostetriche (Sale Parto Clinica Ostetrica e Ginecologica – Blocco Q, piano III). Dalle 17.00 alle 19.00 (Aula Direzione Medica P.O. Duilio Casula – Blocco C, Ingresso 3, piano I) incontro aperto dedicato alle neomamme: si parlerà di “Allattamento al Seno” con le dottoresse Consuelo Ennas e Irene Zuddas.

Mercoledì 27 si parla di “Contraccezione” con la professoressa Anna Maria Paoletti (dalle 11.00 alle 13.00, Sala Riunioni  Clinica Ostetrica e Ginecologica – Blocco Q, piano III. Dalle 17.00 alle 19.00, invece, la dottoressa Francesca Congia dialogherà con le donne su  un tema importantissimo: l’accompagnamento alla nascita (Cittadella Universitaria Monserrato, Aula D piano terra, Asse Didattico Uno).

Venerdì 29, infine, “Menopausa e sue Problematiche” sarà il tema che verrà affrontato dalla professoressa Anna Maria Paoletti : appuntamento dalle 11.00 alle 13.00, nella sala Riunioni  della Clinica Ostetrica e Ginecologica – Blocco Q, piano III.

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serra melis sorrentino rinaldi plateamelis

La Clinica di Ostetricia e Ginecologia dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari ha ricevuto dal Governo il massimo riconoscimento europeo, la menzione speciale e tre bollini rosa. Non solo: è stata l’unica fra tutte le cliniche italiane ad avere il riconoscimento massimo cioè chiamata a presentare i dati di attività alla cerimonia di consegna dei premi in quanto proprio clinica di valore europeo. La cerimonia di premiazione si è svolta questa mattina a Palazzo Chigi. A ritirare l’importante riconoscimento i massimi vertici dell’Aou cagliaritana, il commissario straordinario Giorgio Sorrentino, i direttori amministrativo e sanitario, Vincenzo Serra e Oliviero Rinaldi, e il direttore della Clinica di Ostetricia e Ginecologia, Gian Benedetto Melis. Il premio è assegnato dall’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda), da sempre impegnata sul fronte della promozione della medicina di genere, dal 2007 attribuisce alle strutture ospedaliere attente alla salute femminile.

«È il giusto riconoscimento – dice il commissario straordinario, Giorgio Sorrentino – per un grande lavoro di squadra di tutta l’Azienda: la clinica di Ostetricia e Ginecologia della nostra azienda si dimostra punto di eccellenza non  solo in campo sardo e nazionale ma addirittura europeo. Il grande lavoro fatto dal professor Melis e dal suo gruppo è stato giustamente premiato:  un percorso fatto di ostante crescita con attenzone alla qualità. Un altro segnale importante che il Policlinico Duilio Casula sta diventando il riferimento della comunità scientifica». Soddisfatto il direttore della clinica di Ostetricia, Gian Benedetto Melis: «Questo riconoscimento premia il lavoro di tutta l’equipe e ci dà un grande stimolo per migliorarci ancora ed essere sempre di più vicini alle esigenze della donna».

«La salute della donna – sottolinea il ministro della Salute Beatrice Lorenzin – è un tema che mi sta molto a cuore perché sono fermamente convinta che tutelare la salute femminile significa tutelare la salute di un’intera famiglia, di tutta la collettività. Le donne, infatti, svolgono un ruolo strategico per l’adozione di stili di vita corretti e salutari nonché per la prevenzione, cura e riabilitazione delle patologie che possono colpire l’ambito familiare. La promozione della salute delle donne rappresenta dunque un obiettivo strategico ed è misura della qualità, dell’efficacia ed equità del nostro sistema sanitario. Purtroppo le donne non trovano sempre una risposta, all’interno del Servizio Sanitario Nazionale, alle loro specifiche esigenze a causa di modelli organizzativi che spesso hanno ancora poca attenzione alle esigenze di genere e questa è sicuramente una ‘lacuna’ che va colmata. In questo contesto, l’iniziativa dell’Osservatorio nazionale sulla salute della donna, che attribuisce come riconoscimento i ‘Bollini Rosa’ a quelle strutture del Servizio Sanitario Nazionale in possesso dei requisiti che privilegiano la prospettiva di genere all’interno dell’erogazione delle cure come fattore strategico di qualità e che si distinguono per il miglioramento dell’assistenza e delle cure e per la ricerca, rappresenta un prezioso valore aggiunto.»

Per Franca Biondelli, sottosegretario del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali «i Bollini Rosa racchiudono all’interno di un marchio di riconoscimento, molto di più: accoglienza, partecipazione, dedizione e competenza». Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, conclude: «Disegnare percorsi sempre più specifici per la salute delle donne significa aumentare l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale, migliorare gli esiti delle prestazioni erogate e costruire una sanità che tiene conto dei presupposti sociali e culturali in cui opera. La sanità può crescere all’interno di fasce di popolazione caratterizzate da bisogni diversi: sociali, di genere e di razza, ma nel rispetto del diritto di tutti a essere non solo pazienti, ma innanzitutto persone che esprimono un bisogno di cura».

Contro la violenza sulle donne e in famiglia si può fare molto. Ecco perché l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Cagliari, l’Ordine degli avvocati e il collegio Ipasvi di Cagliari hanno promosso  il convegno, organizzato dal Rotary Club Cagliari Est, “Percorsi interdisciplinari nella costruzione ed espressione della violenza sulle donne”, organizzato, che si terrà venerdì 18 settembre, alle ore 15.00, nell’Aula Magna dell’Asse didattico della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Cagliari.

«Gli episodi di violenza in famiglia, che purtroppo ogni giorno occupano le prime pagine dei giornali – spiega il professor Paolo Usai, presidente del Rotary Club Cagliari Est Club organizzatore della manifestazione – ci ha spinto a proporre una giornata di riflessione su questo tema e sui dati riferiti a Cagliari e alla Sardegna, per meglio comprendere fino a che punto simili situazioni sono presenti anche vicino a noi e quali sono gli strumenti per meglio affrontare tale emergenza insieme agli operatori che agiscono quotidianamente in questo campo.»

«Abbiamo ritenuto utile – dice ancora Usai – promuovere una giornata formativa e informativa sul tema della violenza in famiglia, con l’intento di raccogliere intorno ad un tavolo di lavoro esperti della materia, ma anche personalità del territorio chiamate in prima linea a contrastare questo fenomeno.»

Alla tavola rotonda, moderata dall’avvocato Cristina Muntoni, parteciperanno il pm Liliana Ledda, l’avvocato e consigliere regionale Anna Maria Busia, la psichiatra Gioia Massidda, il direttore della Clinica di Ostetricia e Ginecologia dell’Aou di Cagliari, Gian Benedetto Melis, la psicoterapeuta Giuliana Centonze, l’avvocato Stefania Bandinelli.

Domani, lunedì 8 giugno, alle ore 10.30, nella sala riunioni della Direzione della Clinica Ostetrica e ginecologica, si terrà una conferenza stampa per la presentazione dei risultati finali del progetto “B.A.B.I. – Bebè A Basso Impatto!,  azioni dimostrative di acquisto e consumo sostenibile. POR-FESR 2007-2013 Asse IV Linea d’intervento 4.1. linea di attività 4.1.2.b Intervento n. 7 ECOBEBÈ, dalla Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato regionale della Difesa dell’Ambiente.

Saranno presenti il prof. Gian Benedetto Melis, direttore del Dipartimento Materno Infantile e della Clinica Ostetrica e Ginecologica, prof. Vassilios Fanos, Direttore Struttura Complessa Terapia Intensiva Neonatale e la responsabile del progetto dott. Francesca Congia.

Il primo trapianto all’occhio di epitelio pigmentato, effettuato questa mattina nella sala operatoria della clinica oculistica del San Giovanni di Dio, è perfettamente riuscito. E adesso la paziente di 78 anni che sembrava destinata a perdere la vista può tornare a vedere. L’eccezionale intervento porta l’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari all’avanguardia nelle tecniche chirurgiche. Un balzo in avanti internazionale: questo tipo di operazioni sono effettuate soltanto in pochissimi centri in Europa: a Londra, Amsterdam, Rotterdam, Verona e ora Cagliari.

L’intervento, durato circa due ore, è stato eseguito dall’equipe del professor Marco Mura (40 anni, sardo, laureato a Cagliari e ora docente all’Università di Amsterdam) e del dottor Enrico Peiretti, responsabile del Centro Retina Medica del San Giovanni di Dio.

A celebrare l’evento c’era l’Azienda ospedaliero universitaria al completo: il commissario Giorgio Sorrentino, il direttore sanitario Oliviero Rinaldi e i direttori dei dipartimenti dell’Aou, Gian Benedetto Melis, Francesco Marrosu, Paolo Emilio Manconi e Ferdinando Coghe.

L’intervento di trapianto di epitelio retinico pigmentato è destinato a pazienti con maculopatia retinica atrofica. La maculopatia retinica atrofica è una malattia della retina che colpisce l’adulto in età avanzata ed è la causa la più comune di cecità acquisita (non congenita) nel mondo occidentale. L’intervento chirurgico è molto delicato, e associa all’intervento di vitrectomia, il trapianto autologo di epitelio pigmentato della retina. È l’unica alternativa possibile quando questa malattia non è più responsiva alla terapia farmacologica.

«L’Azienda Ospedaliero Universitaria che oggi rappresento assieme ai Direttori dei Dipartimenti Assistenziali Integrati e ai Direttori dei Dipartimenti Universitari – ha detto il direttore sanitario dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari Oliviero Rinaldi – conferma la propria vocazione di Centro di elevata  specializzazione, punto di riferimento per la sanità sarda e per la comunità scientifica nazionale e internazionale. L’Aou di Cagliari, proprio in quanto Azienda Ospedaliero Universitaria, ha la propria vocazione non solo nella clinica e nell’assistenza ma anche nella didattica e nella ricerca. Assistenza, Clinica, Formazione e Ricerca sono il  motore che spinge l’Azienda all’avanguardia per la cura delle malattie e per promuovere la salute dei cittadini.»

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Il primo nato del 2015 si chiama Antonio ed è venuto alla luce a mezzanotte e un minutonella vasca della sala Zaffiro della Clinica di Ostetricia e Ginecologia del Blocco Q, diretta dal professor Gian Benedetto Melis dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari. Il bimbo pesa 3 chili e 100 grammi ed è il primo figlio della coppia Ricci, mamma Verdiana e papà Mario, che abitano a Capoterra. Ad assistere la mamma per il parto in acqua c’erano la ginecologa Ester Proto, l’ostetrica Maria Paola Fercia. Un’equipe vincente, quella dell’Aou di Cagliari con anche la dottoressa Cinzia Murgia, e le ostetriche Debora Carrus, Marinella Podda e Eleonora Paita.

Tra i primi a felicitarsi per il lieto evento, il commissario straordinario dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, Giorgio Sorrentino.

«Ho deciso subito di fare il parto in acqua – racconta mamma Verdiana, infermiera professionale – sono felicissima è stata un’emozione grandissima.»

Nel Blocco Q ormai numerose donne gravide scelgono di travagliare in acqua e i primi risultati mostrano un reale accorciamento della fase dilatante del travaglio e una riduzione del dolore delle contrazioni, con un gradimento assoluto dell’esperienza cosi acquisita. Molte donne hanno già trascorso gran parte del travaglio in acqua ma qualche giorno fa la vasca della sala Zaffiro ha visto nascere anche il suo primo bambino. E’ stato un parto perfettamente fisiologico e il neonato è passato dolcemente dall’utero all’acqua al seno della mamma tra la commozione di tutto lo staff presente. .

Nell’ambito del processo di umanizzazione avviato nella Clinica Ostetrica e Ginecologica del Policlinico Universitario il travaglio e il parto in acqua rivestono sicuramente un ruolo prioritario. Tra le modernissime, accoglienti e colorate sale parte del Blocco Q le due di colore azzurro, la Zaffiro e l’Acquamarina sono state dedicate a questo scopo, e una ha già recentemente iniziato a funzionare per tutte le donne che lo desiderano. Le luci soffuse, la musica scelta dalla partoriente, l’aromaterapia, regalano alla donna l’occasione unica di vivere il travaglio e il parto come un’esperienza intima e avvolgente da condividere con il partner.