4 November, 2024
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E’ la giornata che i lavoratori dell’Eurallumina aspettavano da anni, oltre 10 dalla fermata della produzione, oltre 5 dall’avvio della procedura autorizzativa per la realizzazione dell’impianto per la ripresa produttiva nello stabilimento di Portovesme.

Questa sera, alla conclusione della riunione di Giunta che ha dato il via libera alla “Via”, la Valutazione di impatto ambientale, proposta dall’assessore dell’Ambiente Gianni Lampis, attesa oltre 5 lunghi anni, i lavoratori dell’Eurallumina hanno festeggiato con il presidente della Regione, Christian Solinas, e i suoi assessori.

In tarda serata, la RSU ha fatto la cronistoria della lunga fase procedurale, che pubblichiamo integralmente.

«Era l’ estate del 2014, quando partirono i primi contatti tra la proponente Rusal Eurallumina e gli enti preposti alle valutazioni ambientali, per il progetto di ammodernamento della raffineria di produzione di Allumina.

Le basi erano state poste il 22 novembre del 2012, quando al Mise, con le firme di molti esponenti del governo nazionale e regionale di allora, si sottoscrisse l’addendum al precedente protocollo di intesa datato 2009, alcuni mesi dopo la fermata degli impianti.

Questa è la data che deve essere ricordata come vero punto di partenza per la realizzazione del piano di ripartenza.

Seguì poco dopo il contratto di sviluppo con Invitalia, che indicò cifre e impegni per le parti contraenti.

Una procedimento autorizzativo che a febbraio 2015 il Matmm dopo l’incontro tra la RSU e l’allora ministro Gian Luca Galletti, attribuì le competenze all’ambito regionale, poi formalizzato ufficialmente nell’ottobre del 2015 con il deposito al protocollo del progetto.

Da allora la Rsu ed i lavoratori Eurallumina, hanno indirizzato i loro sforzi, in una costante e ininterrotta mobilitazione permanente, per rivendicare la soluzione di un iter diventato infinito, e costellato di sempre nuove problematiche che hanno assunto più volte la parvenza di una montagna invalicabile che si sono frapposte per il raggiungimento dell’obiettivo.

La volontà della proprietà di non abbandonare il progetto, accompagnata dall’instancabile azione di un vero zoccolo duro delle tute verdi sulcitane, protagoniste di infinite azioni di mobilitazione, a Roma e a Cagliari, hanno mantenuta viva la concreta speranza, che questo asset strategico per l’industria italiana, primo anello della filiera dell’alluminio, potesse riprendere la produzione.

L’impianto non è mai stato chiuso, sempre perfettamente manutenzionato, la gestione è costata 20 milioni di euro all’anno, le presenze dei lavoratori in turni di rotazione è stata costantemente in crescita, oggi sono circa 100 gli operatori diretti impegnati giornalmente, con circa 40/50 delle ditte esterne, la mensa è oltre due anni che è stata riaperta, il trattamento delle acque reflue gestito con personale interno h24 e l’ausilio del laboratorio, fornisce ottimi risultati.

Il 22 febbraio del 2019, la Giunta Pigliaru, riservò l’ ultima in ordine di tempo cocente delusione ai lavoratori e le loro famiglie, un colpo durissimo, che avrebbe potuto far precipitare tutto dopo anni di sacrifici, quando in conclusione di istruttoria, venne emessa una delibera, che dava per conclusa la valutazione sui  temi ambientali rimandando ad un ulteriore approfondimento sugli aspetti della salute. Di fatto, rinviando la decisione finale alla nuova subentrante amministrazione regionale.

Questi temi nei mesi successivi sono stati ampiamente approfonditi e gli studi prodotti dalla proponente, sono stati rigorosamente analizzati da un comitato scientifico che ha lavorato ad oltranza, chiamato a valutare dal Direttore Generale dott. Marcello Tidore, sotto l’egida dall’assessore regionale della Sanità dott. Mario Nieddu.

Una valutazione dell’impatto sanitario sui lavoratori, e sulla popolazione limitrofa alle attività produttive, mai fatta in precedenza, che ha valenza per l’intero nucleo industriale di Portovesme, che ha avuto un esito positivo, a garanzia di tutte le parti coinvolte.

Il 28 ottobre 2019 il parere positivo dell’assessore regionale della Sanità, è stato trasferito all’ente titolare del procedimento, il Servizio Valutazioni Ambientali dell’assessorato regionale dell’Ambiente.

Nella stessa giornata nel corso di una mobilitazione generale dei lavoratori si è svolto in un incontro tra la RSU dell’Eurallumina, e l’assessore Gianni Lampis, che prendeva formale impegno, di indicare come priorità l’esame della documentazione pervenuta, e garantendo tempi più celeri possibile per il completamento dell’istruttoria, per consentire alla giunta regionale di potersi esprimere.

Da quel momento i lavoratori Eurallumina, hanno messo in atto un presidio permanente davanti all’assessorato dell’Ambiente a Cagliari, per seguire costantemente gli sviluppi del procedimento, confrontandosi con il direttore generale Andreina Farris.

Come per l’assessorato della Sanità va riconosciuto all’Ente Ambientale, e ai rispettivi assessori e Direttori generali, di aver mantenuto gli impegni e agli uffici, di aver operato con assoluto rigore, ma anche in tempi ristretti al minimo, dando un esempio che quando la macchina amministrativa risponde alle esigenze di chi si rivolge loro con solerzia e buon senso, unendo anche la giusta attenzione a temi di così grande rilevanza, quali il lavoro e la vita delle persone, i risultati sono efficaci e tangibili.

Contestualmente alla notizia della conclusione positiva dell’istruttoria, data alla RSU Eurallumina il 28 dicembre, il presidio è stato sciolto ed i lavoratori si sono dati appuntamento a Villa Devoto, in attesa dell’esito finale, con la concreta speranza di dimenticare e cancellare la frustrazione e la delusione subita il 22 febbraio 2019, trasformare quelle lacrime in sorrisi.

Da rimarcare sin dal suo insediamento la costante attenzione e sostegno dell’assessore dell’Industria Anita Pili, e quella per quanto di sua competenza dell’assessore del Lavoro Alessandra Zedda.

Nell’arco di meno di un mese l’ istruttoria si è conclusa e gli atti sono stati trasferiti alla giunta regionale, che si è espressa definitivamente con la delibera sulla V.I.A. giovedì 5 dicembre.

Ad attendere di poter essere realizzati ci sono oltre 200 milioni di investimenti, 345 lavoratori diretti (circa 100 le nuove assunzioni), 200 quelli dell’indotto intesi come manutenzioni ordinarie, servizi, a cui si aggiungono i fornitori, e gli oltre 200 lavoratori che saranno impiegati nelle opere propedeutiche al riavvio.

La ripartenza di Eurallumina, determinante per la ripresa della filiera dell’alluminio, vale con il moltiplicatore statistico ufficiale 1.450 posti di lavoro complessivi. Saranno garantire le bonifiche interne e consortili già in corso, un rigoroso rispetto delle norme ambientali e sulla salute, come è assolutamente necessario per un azienda che vuole rilanciarsi all’insegna della sicurezza, modernità e della compatibilità.

Un risultato storico, che premia la tenacia di chi ha sempre creduto e lottato per questo obiettivo.

Questa lunga fase vertenziale con la delibera positiva approvata dalla giunta RAS presieduta da Cristian Solinas, che lo ha comunicato alla RSU Eurallumina, e ai lavoratori in attesa davanti a Villa Devoto, si conclude qui.

Il percorso verso la piena ripresa produttiva non sarà breve, e riserverà ancora ostacoli da superare, ma è certo che la fase più critica è stata messa alle spalle.

La volontà della RUSAL di riavviare un impianto strategico per le dinamiche del gigante mondiale dell’alluminio, ribadita costantemente direttamente al governo italiano ed alla regione Sardegna, devono essere considerate una garanzia ed il confronto con i rappresentanti dei lavoratori e delle istituzioni, che dovranno monitorare e vigilare sulla realizzazione degli impegni, ritornerà sul tavolo con itemi industriali e dello sviluppo.

Nelle garanzie fornite, la proprietà ha inserito la questione energetica, determinanti in un momento di incertezza su quale sarà il futuro in Sardegna per l’approvvigionamento di energia termica ed elettrica, affermando che qualora non dovesse esserci una soluzione generale sarà in grado di realizzare in proprio le opportune infrastrutture e gli interventi tecnici totalmente compatibili con il nuovo corso green che consentano di alimentare gli impianti e la ripresa delle produzioni.»

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Spano amianto

L’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Donatella Spano, nel suo ruolo di coordinatrice della Commissione Ambiente in Conferenza delle Regioni, è stata invitata a chiudere i lavori della ‘Terza conferenza nazionale dell’amianto’ insieme al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e all’assessore alla Sanità della Regione Piemonte e coordinatore Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, Antonio Saitta.
«Su tutte le problematiche dell’amianto abbiamo necessità di coordinamento e omogeneizzazione per avere una visione unitaria sui piani dell’ambiente, della sanità e del lavoro», ha detto Donatella Spano nella conferenza organizzata dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, ieri e oggi a Casale Monferrato, in Piemonte. L’assessora ha anche voluto ricordare Luciano Musu, un ex lavoratore per 22 anni della Sardit di Oristano, scomparso oggi, oltre che esprimere la solidarietà a tutte le vittime in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
L’assessore Spano ha evidenziato l’attesa da parte delle Regioni del Piano nazionale amianto e di un Testo unico che metta ordine alle 248 leggi nazionali e 400 regionali. «Abbiamo fiducia nel lavoro del Tavolo interistituzionale sull’Amianto – definito dal Governo per affrontare la frammentazione della normativa nazionale -, che sta dando un importante contributo per uniformare le azioni e fronteggiare il problema dell’amianto, portando ad esempio le migliori pratiche regionali, come quelle del Friuli o della Sardegna. Vogliamo che questa conferenza governativa e il documento che dobbiamo approvare segnino la roadmap delle attività del da intraprendere nel 2018 a livello regionale e nazionale», ha aggiunto Donatella Spano che ha specificato che non vanno considerate solo le aree Sin, i siti di interesse nazionale ai fini della bonifica: «Vogliamo che siano inclusi anche i poli industriali contaminati, come ad esempio i siti sardi di Oristano ed Ottana. E non possiamo ammettere disparità tra lavoratori e familiari. La prossima conferenza deve portare perciò i risultati del lavoro svolto nel 2018 ai diversi livelli ma credo anche che sia importante avere una visione chiara in tutte le regioni. Per questo motivo propongo che la conferenza diventi itinerante».

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«E’ una notizia che ci dà ragione: apprendere che ISPRA abbia trovato inadempienze sul caso Fluorsid e che il Ministero provvederà a un riesame dell’autorizzazione ambientale; ancora non capiamo l’atteggiamento schizofrenico tra i provvedimenti di V.I.A e l’A.I.A, in parte contraddittori, ma la risposta di oggi è il segno che abbiamo lavorato nella giusta direzione sia in Parlamento che sul territorio.»

L0 afferma l’on. Samuele Segoni (Alternativa Libera) nell’ambito del question time che si è svolto oggi alla Camera dei deputati con il ministro Gian Luca Galletti sullo stabilimento Fluorsid s.p.a., ubicato nel comune di Assemini e sotto osservazione per i fatti relativi all’interramento di rifiuti industriali pericolosi.

Samuele Segoni, membro della commissione Ambiente presso la Camera dei deputati, ha inviato un’interrogazione al ministro dell’Ambiente in cui ha chiesto un riesame dell’autorizzazione integrata ambientale (A.I.A) sullo stabilimento Fluorsid anche alla luce del fatto che non sono state recepite tutte le prescrizioni del provvedimento di V.I.A. predisposte dal Ministero.

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La tutela delle coste sarde passa anche per la depurazione, con gli impianti della Sardegna ai primi posti in Italia, guidati da Is Arenas (Cagliari) e Su Tuvu (Nuoro). Lo ha annunciato questa mattina l’Amministratore Unico di Abbanoa, Alessandro Ramazzotti, a Cagliari, nel corso del suo intervento inserito nelle iniziative “Climathon 2017”, organizzate dal comune di Cagliari in collaborazione con la Regione Sardegna – Assessorato della difesa dell’ambiente.

Un tema, quello della risorsa trattata e restituita in natura in condizioni eccellenti, che si sposa perfettamente con la tutela dell’ambiente. L’impianto di Is Arenas – eccellenza a livello nazionale insieme al depuratore di Nuoro – oltre a garantire la qualità dell’acqua del litorale cagliaritano (dagli ultimi campionamenti di Goletta Verde il Poetto si conferma mare pulito e sicuro), contribuisce al mantenimento dell’equilibrio idro-salino degli stagni di Molentargius. Una parte di acqua depurata, infatti, viene reimmessa nel Parco, area umida di valore internazionale per la presenza dell’avifauna.

I dati verranno presentati lunedì 30 ottobre, a Milano, alla presenza del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e sono il  frutto del report annuale sulle performance ambientali dei Comuni capoluogo, “Ecosistema urbano”, realizzato da Legambiente, Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore. Tenuto conto della percentuale di abitanti allacciati alla rete fognaria, dei giorni di funzionamento dell’impianto e della capacità di abbattimento degli inquinanti (Cod), Is Arenas e Su Tuvu (che però tratta una quantità di reflui nettamente inferiore rispetto a Is Arenas), sono classificati  tra i migliori d’Italia. E’ invece elevato il bacino d’utenza dell’impianto di Cagliari poiché oltre agli scarichi provenienti dal capoluogo accoglie anche quelli dell’hinterland. Seguono Cagliari e Nuoro le città di Oristano e Sassari, entrambe comunque con percentuali alte (rispettivamente 97% e 94%).

Abbanoa attraverso la gestione di 13mila km di reti e con i suoi oltre 340 impianti depura gli scarichi per rilasciarli puliti nell’ambiente e preservare le coste dell’Isola, premiate ogni anno con le bandiere blu e richiamo turistico per milioni di visitatori.

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Sottoscrizione Pelagos, il minostro Galletti e l'assessora Spano

Grande soddisfazione per il ruolo svolto dalla Sardegna nel Santuario dei cetacei e per quanto fatto dai sindaci e dalle comunità che hanno aderito è stata espressa, oggi a Sassari, dall’assessore della Difesa dell’Ambiente, Donatella Spano. L’esponente della Giunta ha partecipato, assieme al ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, alla sottoscrizione da parte di Aglientu e di Trinità d’Agultu della Carta di partenariato “Pelagos” per proteggere i mammiferi marini dalle minacce generate dalle attività umane. La cerimonia della firma è stata ospitata a Palazzo Ducale dal primo cittadino Nicola Sanna, alla presenza delle autorità della Capitaneria di porto e dei sindaci (o loro rappresentanti) degli altri centri costieri che hanno già aderito a Pelagos.

I due centri costieri si aggiungono agli altri undici del Nord Sardegna – Castelsardo, Sorso, Porto Torres, Valledoria, Stintino, Sassari, Arzachena, La Maddalena, Santa Teresa Gallura, Palau e Badesi – che negli ultimi anni sono impegnati con istituzioni della Francia e del Principato di Monaco, oltre che di Liguria e Toscana, in azioni concertate e armonizzate tra i Paesi firmatari per la protezione dei cetacei e dei loro habitat contro tutte le eventuali cause di disturbo. Il Santuario Pelagos è stato infatti istituito quindici anni fa per proteggere i mammiferi marini dalle minacce generate dalle attività umane. La sua rilevanza naturalistica è rafforzata dalla presenza nel territorio pertinente alla Sardegna dai due parchi nazionali dell’Asinara e La Maddalena, dell’area marina protetta Isola dell’Asinara, di nove Sic, Siti di interesse comunitario, di quattro Zps, Zone di protezione speciale, e del Monumento naturale Orso di Palau.

«La Regione – ha detto Donatella Spano – ha investito moltissimo in progetti di valorizzazione con fondi regionali ed europei verso le aree protette affinché ci sia una fruizione sostenibile e continuerà a farlo proponendo con il Ministero un altro Sito di interesse comunitario a mare nell’area del Santuario.»

Per l’assessore Spano l’ingresso di Aglientu e Trinità d’Agultu completa l’adesione al parternariato Pelagos di tutti i Comuni sardi che si affacciano sul Santuario dei cetacei e rappresenta per tutti i sindaci aderenti l’occasione di rinnovare l’impegno di salvaguardia e valorizzazione del territorio. «Dopo la battaglia contro la ricerca di idrocarburi nel Mar di Sardegna – ha concluso l’assessore regionale dell’Ambiente – possiamo continuare a rafforzare l’idea di tutela e fruizione sostenibile delle aree protette lavorando congiuntamente con il Ministero per l’ipotesi di costituzione di un Sito di importanza comunitaria a mare per garantire la tutela della biodiversità.»

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Il deputato Mauro Pili, impegnato oggi nel lancio della campagna di mobilitazione contro quella che ritiene una sempre più concreta possibilità che il deposito unico nazionale delle scorie nucleari venga realizzato in Sardegna, replica pesantemente alle affermazioni fatte oggi a Sassari dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti che ha detto che, su quell’ipotesi, «non c’è nulla di vero».

«Se uno lo guarda in faccia capisce tutto – attacca Mauro Pili in un intervento pubblicato nel blog del suo movimento, Unidos -. Risponde al giornalista mentendo sapendo di mentire: è lo stesso ministro, per chi avesse un vuoto di memoria, che, quando gli chiedevano dell’inquinamento delle basi militari, annunciava bonifiche e ripristino ambientale. Salvo, poi, firmare un decreto per elevare all’ennesima potenza le soglie di inquinamento degli stessi poligoni.

Galletti, ministro non si sa grazie a cosa, i problemi dell’ambiente li risolve da sempre così: chi ha inquinato non paga, sta tranquillo, perché tanto il governo gli eleva la soglia di inquinamento. Tutto legittimato a colpi di decreto.

Quando il giornalista gli chiede cosa c’è di vero sul deposito delle scorie radioattive in Sardegna è spiazzato. Nessuno gli ha scritto la risposta e farfuglia una sola parola: nulla.

Quel nulla riferito a tutto e a niente. Non c’è nulla di vero. Non posso dire nulla. Non so nulla.

Insomma con una parola ha sintetizzato la sua azione: nulla.»

«Un Ministro serio e credibile anziché continuare a sproloquiare nel suo infinito giro di vacanze in Sardegna, avrebbe dovuto esprimersi come gli umani, con un minimo di chiarezza – aggiunge Mauro Pili -. Poteva dire: il sito non è stato deciso! Poteva dire: c’è una fase amministrativa in atto e non posso esprimermi. Poteva dire: escludo categoricamente che il deposito possa essere localizzato in Sardegna. Ha pronunciato, invece, con l’autorevolezza di un coniglio in fuga la parola che più gli si addice: nulla.

Un personaggio che si presenta in pubblico dopo essersi spiaggiato per settimane nell’arenile di Santa Margherita e riesce a pronunciare a monosillabe l’imponente parola “nulla” significa non solo che bisogna diffidare ma che occorre prepararsi al peggio.

Un ministro con nessuna credibilità che, se interrogato con una seconda domanda, avrebbe sicuramente ricorso alla fatidica frase: ora devo scappare.»

«Si capisce lontano un miglio che vuole nascondere i fatti. Se fosse stato serio e leale avrebbe esternato una frase compiuta, con soggetto e verbo. Invece, “nulla” – sottolinea ancora Mauro Pili -. Doveva smentire la Guida tecnica 29. Doveva interpretarla, spiegare che i parametri contenuti in quelle cartine allegate sono carta straccia e che non c’entrano niente con la scelta che dovrà essere fatta.

Spero che l’assessore associato all’ambiente della regione Sarda non prenda in parola questo ministro del nulla e porti la regione sulla strada del fare nulla. Se la regione non si opporrà entro il 13 settembre confermerà di essere serva e complice di questa lobby nuclearista e sull’altare dei partiti di governo svenderà la Sardegna al nucleare senza colpo ferire.

Ministri di questa levatura – conclude Mauro Pili – farebbero meglio a tacere, ignorano le più elementari regole della leale condotta istituzionale e vivono nel loro innato senso del nulla.»

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Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, oggi a Sassari per la sottoscrizione della carta di partenariato “Pelagos” , ha detto che «non c’è nulla di vero» sull’ipotesi che il deposito nazionale delle scorie nucleari possa essere realizzato in Sardegna. Le parole del ministro non fermano il deputato di Unidos Mauro Pili che il giorno di Ferragosto ha lanciato una grande mobilitazione per contrastare quella che per una serie di ragioni ritiene sia molto più di un’ipotesi e proprio oggi ha lanciato la campagna per «dire un No forte e chiaro al sito» e, soprattutto, per scongiurare l’ipotesi che sia individuato proprio in Sardegna.

Mauro Pili ricorda che c’è tempo fino al 13 settembre, sia come privati cittadini sia come enti locali, per opporsi alla procedura di scelta del deposito unico di scorie radioattive, sottolineando ancora una volta che il Governo ha depositato al ministero dell’Ambiente il programma nazionale per la gestione del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi ed è in corso la fase di consultazione pubblica della Valutazione ambientale strategica (Vas).

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Il commissario del Parco Geominerario ha scritto al ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, dopo il devastante incendio di Arbus e Gonnosfanadiga.

Nella lettera, inviata per conoscenza anche al presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru, e ai sindaci dei comuni di Arbus, Antonio Ecca, e di Gonnosfanadiga, Fausto Orrù, Tarcisio Agus scrive che «l’evento è di tale gravità da sollecitare, purtroppo, anche l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media nazionali. A pochi giorni dallo scoppio del gravissimo attentato alla natura ed al paesaggio, ho avuto modo di percorrere i luoghi del disastro, fra boschi di querce, lentischi, macchia mediterranea, oliveti e vigneti distrutti dal fuoco. Uno spettacolo desolante, le assicuro, carico di morte e disperazione per le Comunità locali».

«Nell’area percorsa dal fuoco, oltre 2.000 ettari, tali Comunità, anche in virtù di una timida riconversione economica in atto, con agriturismi, campeggi e aziende agricole, stavano tentando con fatica di risollevarsi dopo il deserto lasciato dalla fine delle attività minerarie ed industriali, contribuendo anch’esse al riscatto economico e sociale della nostra Isola – aggiunge Tarcisio Agus -. Il Parco Geominerario, nell’esprimere solidarietà e vicinanza alle imprese, alle famiglie ed a tutti i cittadini danneggiati, sente forte l’impegno e la responsabilità affinché si creino le condizioni per ripristinare immediatamente quanto andato perduto in sinergia con la Regione Autonoma della Sardegna e gli Enti locali, peraltro detentori di importanti siti storico-minerari nella regione di “Sibiri” a Gonnosfanadiga, da cui il fuoco è partito, e “Ingurtosu”, “Naracauli” e “Bau” nel comune di Arbus.»

«Oltre agli aspetti economici, si tratta di recuperare paesaggi unici, non solo minerari, ma anche naturali che annoverano importanti geositi quali le dune di “Piscinas”, che hanno costituito un argine naturale all’avanzare distruttivo delle fiamme. Tutto lo staff tecnico ed amministrativo del Parco Geominerario Storico ed Ambientale della Sardegna si pone a Sua disposizione – conclude Tarcisio Agus – per ogni possibile intervento che vorrà porre in essere a sostegno, in primo luogo delle aziende ed attività economiche danneggiate, nonché del ripristino dell’ambiente e del paesaggio fortemente compromessi.»

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«I dati pubblicati dall’ISTAT sono impietosi: il dramma dell’acqua in Sardegna non è soltanto figlio della siccità, ma anche di una delle reti idriche più colabrodo d’Italia!»

Lo denuncia il deputato dei Riformatori sardi Pierpaolo Vargiu che ha rivolto un’interrogazione urgente al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti (oggi in commissione Ambiente per relazionare proprio sull’emergenza idrica) per chiedere le risorse economiche e la nuova tecnologia robotizzata per i necessari interventi infrastrutturali.

«Cagliari è la maglia nera tra i capoluoghi italiani – sottolinea Pierpaolo Vargiu – per la dispersione per Km quadrato: il dato (161,5 metri cubi) è inquietante, con perdite pari al 59,3% del totale (contro una media italiana intorno al 40%). I numeri simili di Sassari, Iglesias e Tempio configurano una situazione regionale davvero disastrosa!»

«Purtroppo – aggiunge Pierpaolo Vargiu – secondo il Blue Book 2017 di Utilitalia, gli investimenti italiani sulla efficienza delle reti sono bassissimi: 35 euro/anno/ pro capite, che scendono a 12 nelle aree più povere, contro una media tra 80 e 120 euro delle altre nazioni europee.»

«Se non vogliamo che il disastro idrico in Sardegna diventi una calamità perpetua – conclude Pierpaolo Vargiu – serve urgentemente un Piano di investimenti nazionale che abbia l’indispensabile attenzione per la tragedia climatica e delle reti di distribuzione della Sardegna.»

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«Sulla centrale solare di Gonnosfanadiga ribadiamo quanto detto nei mesi scorsi: un progetto di questo tipo sottrae terreni all’agricoltura ma anche alla disponibilità dei legittimi proprietari. Va bene puntare sulle energie rinnovabili ma non lo si può e non lo si deve fare a discapito di uno dei settori cardine della nostra economia.»Lo scrive in un comunicato il senatore del PD Silvio Lai commentando le affermazioni rese oggi alla Camera dal ministro Gian Luca Galletti. Il rappresentante del Governo ha dichiarato che la decisione finale sul progetto spetterà al Consiglio dei Ministri.

«Su questa vicenda – scrive Silvio Lai – non possiamo che apprezzare l’atteggiamento e la valutazione del Ministero dei beni culturali che ha dato parere negativo al progetto. Questa posizione è in linea sia con quanto avevamo scritto a suo tempo anche per quanto riguarda il progetto di Flumini Mannu in un’interrogazione, sia con quanto deciso dalla regione che aveva detto no alla centrale di Gonnosfanadiga con motivazioni che avevamo condiviso. Ora auspichiamo che il consiglio dei ministri, chiamato a dare un parere definitivo sulla questione dopo il via libera del ministero dell’ambiente ed il parere negativo del Mibact, possa accogliere le ragioni di chi ritiene che non si possa creare un danno evidente ad un comparto sul quale al contrario bisogna investire con determinazione. E non si possono al contempo – conclude Silvio Lai – penalizzare quegli agricoltori che si vedono sottratti i terreni e con essi anche le loro attività.»