22 November, 2024
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Abiti sontuosi, acconciature elaborate e un tripudio di colori per la parata della Malesia in occasione del National del Paese del Sud-est asiatico a Expo Milano 2015. Al consueto alzabandiera accompagnato dalle note degli inni nazionali, era presente una nutrita delegazione malese guidata dal primo ministro Mohd Najib Tun Abdul Razak, dal ministro del Commercio e Industria internazionale, Mustapa Mohamed e dal ministro del Turismo e della Cultura, Mohamed Nazri bin Sri Abdul Aziz. A rappresentare l’Italia il ministro dell’Ambiente, della tutela del Territorio e del Mare, Gian Luca Galletti, il vicesindaco di Milano e assessore al Bilancio, Francesca Balzani e il Commissario Generale di Expo Milano 2015, Bruno Pasquino.

«Il Padiglione della Malesia riflette il viaggio del nostro Paese verso la crescita. Puntiamo allo sviluppo sostenibile e favorevole all’ambiente – ha osservato il primo ministro malese -. La struttura è ispirata alle nostre foreste pluviali che racchiudono una vasta biodiversità.»

«Sono molto onorato di annunciare che abbiamo raggiunto 2,4 milioni di visitatori e siamo il quarto Padiglione più visitato – ha aggiunto il leader della Malesia -. Il nostro obiettivo è quello di dare, entro il 2020, migliori condizioni di vita a tutta la popolazione del Paese.»

«Il percorso del Padiglione malese ci ricorda come l’equilibrio tra crescita e sostenibilità sia delicato e necessita di continui aggiustamenti per garantire alla popolazione un’elevata qualità di vita – ha sottolineato Gian Luca Galletti -. Siamo convinti che i sei mesi di qualificata presenza della Malesia a Expo Milano 2015 possano risultare preziosi per consolidare i rapporti bilaterali e per sfruttare le occasioni di collaborazione commerciale e di investimento nate anche durante l’Esposizione Universale.»

Dopo la cerimonia, la delegazione ha fatto tappa al Padiglione della Malesia per poi spostarsi a Palazzo Italia per visita e pranzo ufficiale. I festeggiamenti sono continuati per tutta la giornata con spettacoli, performance culturali e la presentazione dei piatti tipici malesi.

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Poco più di un mese fa, il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, dichiarò in un’intervista al TG3 della Sardegna, che «difficilmente la Sardegna sarà scelta quale sede del deposito unico dei rifiuti nucleari». In quell’occasione, il ministro spiegò che la Sardegna presenta forti controindicazioni, ad iniziare dalla sua collocazione geografica ed ha aggiunto che se in Sardegna c’è una grande mobilitazione contraria a qualsiasi ipotesi di dislocazione del deposito nel suo territorio, il Governo non potrà non tenerne conto.

Ieri, il deputato di Unidos Mauro Pili ha denunciato che i tecnici di Sogin, Ispra ed ENEA insieme a commissione dismissione nucleare hanno compiuto un blitz segreto nell’Oristanese, dove sarebbero stati individuati due siti potenziali per la realizzazione del deposito unico nazionale per le scorie nucleari.

Secondo il deputato iglesiente, quella che poteva essere un’opzione, in questi giorni sta diventando sempre più un pericolo per l’Isola e sia Ispra che Sogin starebbero spingendo verso la Sardegna.

Oggi Mauro Pili ha pubblicato su facebook «chi è venuto in Sardegna in gran segreto a cercare siti nucleari. Se confermano le loro visite li licenziano, e quindi smentiscono. Del resto operano sotto segreto di Stato, in terra Sarda». «In queste ultime ore – ha aggiunto Mauro Pili – tre politicizzati membri della commissione che deve giudicare i siti per il deposito unico delle scorie nucleari in Sardegna hanno dichiarato che non hanno fatto parte di nessuna delegazione per il sopralluogo in provincia di Oristano. Come ho già detto preventivamente non mi sarei mai aspettato la loro conferma. Del resto essendo sottoposti all’obbligo del segreto di Stato sarebbero stati licenziati in tronco. E quindi la loro smentita è solo funzionale a mantenere la poltrona e l’incarico. Per quanto mi riguarda confermo tutto: l’organismo denominato Osservatorio Conclusione Ciclo Nucleare è stato in Sardegna nei giorni scorsi. Ha visitato segretamente due siti nella provincia di Oristano. Tra tecnici e assimilati ci sono stati dei contrasti tra favorevoli e contrari ai siti sardi. E’ emerso nel corso del sopralluogo il palese favore verso queste aree da parte di Sogin e di Ispra.»

«Tra questi signori, basta leggere i curriculum – ha scritto Mauro Pili -, ci sono quelli che si sono occupati della scelta di Scanzano e quelli che si definiscono esperti nello smaltimento di scorie nucleari.

E’ davvero singolare che uno Stato vigliacco tenti di smentire ciò che sa perfettamente essere vero. Il sopralluogo è stato gestito con un fare furtivo, silenzioso e clandestino e la dimostrazione è data dal fatto che mentre erano in Sardegna stavano contemporaneamente pianificando la visita di questi giorni a Trino Vercellese, sede di una centrale Nucleare dismessa. Pubblico l’elenco dei componenti dell’osservatorio per rendere edotti tutti dell’esistenza di un organismo con un mandato, secretato ma non troppo, di verificare i siti per il deposito nucleare.

«Ogni smentita è pari ad una conferma – ha concluso Mauro Pili -, del resto loro giocano sulla testa della Sardegna pensando al segreto di Stato che grava sulla loro.»

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“Insieme possiamo fare di più”: questo il messaggio di Janusz Piechocinski, vice Primo ministro e ministro dell’Economia della Polonia in occasione del National Day del suo Paese in programma oggi a Expo Milano 2015. «Dobbiamo creare nuove forme di sviluppo economico, non attraverso la contrapposizione ma interagendo in maniera sinergia».

Il riferimento è alla cooperazione economica ma anche ai problemi pressanti dell’immigrazione e della solidarietà, tema approfondito anche dal Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Gian Luca Galletti, nel proprio discorso istituzionale: «Abbiamo bisogno di affrontare in maniera coesa, propositiva e incisiva le sfide che si affacciano, che ci pongono davanti a scelte che coinvolgono la nostra umanità. Sono situazioni che richiedono una coerente, determinata capacità di affrontare le gravi tensioni e instabilità internazionali. I valori su cui puntare sono la libertà, la democrazia, la tolleranza e la ricerca della pace».

Entrambi i ministri hanno dimostrato soddisfazione per la collaborazione tra i due Paesi in ambito politico ma anche economico e commerciale: la presenza imprenditoriale italiana in Polonia conta più di 1300 aziende coinvolte in diversi comparti dell’economia, che impiegano circa 90 mila dipendenti. L’Italia è il quinto partner commerciale della Polonia con 17 miliardi di euro di interscambio nel 2014, ha spiegato Galletti, che ha riconosciuto alla Polonia questo risultato: «A 10 anni dall’adesione all’Unione Europea, il vostro Paese si pone come protagonista della fase ripresa economica dell’Europa».

Piechocinski ha voluto porgere i propri ringraziamenti all’Italia: «Gli investimenti diretti hanno portato non solo soldi, ma lavoro e conoscenza», e ha poi evidenziato anche l’elevata competitività dell’economia polacca, la sesta in Europa, con una crescita del 3,5%. Quale il segreto? «Rispettiamo i nostri partner, pensiamo sia importante condividere il successo, attrarre investimenti stranieri». Anche i settori agricolo e agroalimentare ha contribuito l’anno scorso con più di 21 miliardi di esportazione, grazie, sostiene il ministro, a validi scienziati e istituti di ricerca ma anche a un cibo molto buono: «I nostri piatti sono riusciti ad accumulare gusti da parti e popolazioni diverse. Vi invitiamo a stare a tavola insieme, con amicizia, stima reciproca».

Le celebrazioni della giornata nazionale proseguono tutto il giorno con le performance dell’Orchestra Militare Polacca, una partita di pallavolo tra squadre giovanili di Italia e Polonia e un concerto di Chopin a cura di Joanna Różewska.

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«Difficilmente la Sardegna sarà scelta quale sede del deposito unico dei rifiuti nucleari». Lo ha dichiarato il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, in un un’intervista trasmessa dal TG3 della Sardegna.

Il ministro ha spiegato che la Sardegna presenta forti controindicazioni, ad iniziare dalla sua collocazione geografica ed ha aggiunto che se in Sardegna c’è una grande mobilitazione contraria a qualsiasi ipotesi di dislocazione del deposito nel suo territorio, il Governo non potrà non tenerne conto.

Gian Luca Galletti ha concluso sottolineando che il deposito sarà sicuro, in quanto destinato ad ospitare rifiuti a rischio contenuto e s’è detto certo che in Italia ci saranno comuni che si candideranno ad ospitare il deposito, anche per usufruire dei vantaggi previsti in termini economici.

I tempi per la scelta del sito nel quale verrà creato il deposito dei rifiuti nucleari, comunque, restano ancora lunghi. Inizialmente era stato previsto il termine di fine agosto ma il 21 luglio i ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente. come si ricorderà, diffusero una nota nella quale spiegarono che «a fine agosto non sarà deciso il sito che ospiterà il deposito dei rifiuti nucleari. Il percorso che deve portare all’individuazione dell’area è molto più articolato, ma allo stesso tempo aperto e trasparente». E oggi il ministro Galletti ha confermato questo allungamento dei tempi.

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I ministri Gianluca Galletti e Federica Guidi. Fonte ministero dello Sviluppo economico.

I ministri Gian Luca Galletti e Federica Guidi.                            Fonte ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

Tempi ancora lunghi per la scelta del sito nel quale verrà creato il deposito dei rifiuti nucleari. Ieri i ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente, guidati da Federica Guidi e Gian Luca Galletti, hanno diffuso una nota nella quale spiegano che «a fine agosto non sarà deciso il sito che ospiterà il deposito dei rifiuti nucleari. Il percorso che deve portare all’individuazione dell’area è molto più articolato, ma allo stesso tempo aperto e trasparente».

«I ministeri – aggiunge la nota – hanno ricevuto ieri dall’Ispra la proposta di Carta delle Aree Potenzialmente Idonee (Cnapi) a ospitare il deposito dei rifiuti nucleari redatta da Sogin. E’ opportuno chiarire che il termine di fine agosto, che alcuni organi di stampa oggi individuano come quello in cui verrà individuato il sito definitivo, è invece il termine per il ‘nulla osta’ con eventuali osservazioni dei due dicasteri alla pubblicazione della Cnapi, contenente una lista di diverse decine di siti potenzialmente idonei.»

«Il nulla osta dei ministri – spiegano ancora i ministeri dell’Ambiente e Sviluppo – sarà soltanto il momento d’avvio, e non di conclusione, di una lunga procedura  caratterizzata da ampie fasi di consultazione pubblica, nella quale verranno coinvolti Regioni ed enti locali interessati, cittadini e comunità scientifica, che porterà prima ad individuare alcune aree concretamente idonee ad ospitare il deposito unico nazionale e poi stabilirà il sito.»

 

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E’ operativo il progetto di risanamento della falda di Portovesme, a carico delle aziende. Il progetto è propedeutico all’accordo tra Alcoa e Glencore sullo stabilimento dell’alluminio. E’ iuno dei risultati raggiunti ieri pomeriggio, al ministero dell’Ambiente, nel corso del primo tavolo tecnico permanente di monitoraggio sulle criticità ambientali nell’isola, svoltosi alla presenza del ministro Gian Luca Galletti e del presidente della Regione Francesco Pigliaru, con l’assessore dell’Ambiente Donatella Spano.

Nel corso del confronto, al quale hanno preso parte anche le strutture tecniche di Ministero e Regione, è stato fatto il punto sul tema delle bonifiche dei siti industriali di Porto Torres e del Sulcis Iglesiente. Si è discusso della messa in sicurezza dell’area Vynils, collocata nel Sito d’Interesse nazionale di Porto Torres, su cui sono state sbloccate risorse per 1 milione e 300mila euro.
Sul Progetto Nuraghe presentato da Syndial, il cui valore è di circa 120 milioni di euro, è stata assicurata dal ministero la convocazione entro la metà di luglio della Conferenza dei Servizi, dopo che negli ultimi giorni è giunto il parere degli Enti Locali e, proprio nella giornata di oggi, dell’Ispra.
Il ministro Galletti ha annunciato nel corso della riunione di aver siglato con il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, un protocollo d’intesa volto a rafforzare la collaborazione per la sicurezza ambientale nelle aree militari.
E’ stato avviato un confronto, infine, sulle tematiche legate ai calendari venatori dell’isola.

 

Il ministro delì’Ambiente, Gian Luca Galletti, ha confermato il professor Gianluigi Pillola Commissario Straordinario del Parco Geominerario Storico ed Ambientale della Sardegna per altri sei mesi a partire dal 4 giugno 2015. Il decreto ministeriale prevede che, comunque, l’incarico non andrà «oltre la ricostituzione degli organi del Consorzio». Gianluigi Pillola «provvederà a relazionare al ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare in merito alle azioni poste in essere per la migliore funzionalità del Parco Geominerario Storico ed Ambientale della Sardegna, a cadenza bimestrale».

Il terzo comma del decreto prevede, infine, che «al Commissario Straordinario spettano le indennità previste per il Presidente del Consorzio del Parco, nonché il rimborso, in conformità a quanto prescritto dalle norme vigenti in materia, delle spese di trasporto, vitto ed alloggio sostenute per l’esercizio della funzione commissariale».

Gianluigi Pillola, come prevede la procedura di nomina, ha firmato la dichiarazione di accettazione dell’incarico.

Gian Luigi Pillola

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Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ieri  pomeriggio è intervenuto nel corso della seduta del Consiglio regionale dedicata a Sa Die de sa Sardigna e, simbolicamente, al tema del sito per il deposito nazionale delle scorie nucleari.

Francesco Pigliaru ha risposto ad alcune mozioni, ribadendo la posizione della Giunta già espressa in più occasioni ed ha sottolineato come la Giunta sia contraria alla localizzazione delle scorie in Sardegna, e ha ricordato di aver espresso tale contrarietà nell’Aula alla presenza della presidente della Camera, Laura Boldrini, e di averlo scritto in una nota ufficiale inviata anche al ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi. Un no che è stato espresso a voce anche al ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, durante la sua recente visita a Cagliari.

Pigliaru ha poi ricordato di aver già definito l’eventuale deposito di scorie una nuova servitù e che, come tale, non può essere in alcun modo accettato.

 

Di seguito, l’intervento integrale svolto in Aula dal Governatore.

Presidente Ganau,

Onorevoli colleghe e colleghi,

aver dedicato questa giornata di lavori al tema del sito per il deposito nazionale delle scorie nucleari e aver così potuto ribadire, con voce unica, un secco no all’eventualità che la scelta ricada sulla Sardegna, è un atto estremamente significativo.

Con particolare concretezza, infatti, oggi diamo spessore istituzionale alla celebrazione di Sa Die de sa Sardigna. Per tutti noi questa giornata rappresenta un simbolo di responsabilità, autodeterminazione e coraggio.

Un anno fa, in quest’aula, abbiamo celebrato Sa Die subito dopo l’insediamento di questo consiglio e di questa giunta. Allora dissi che “assumersi con coraggio le proprie responsabilità significa, innanzitutto, richiedere con forza, a tutti i livelli di governo di cui facciamo parte, la partecipazione a pieno titolo a tutti i processi decisionali che ci riguardano”. E aggiunsi che questa sarebbe stata la linea di questo governo: autonomia, sovranità come assunzione di responsabilità.

Oggi, più che mai, ci troviamo ad attuare i principi enunciati. In questa direzione avanziamo quando affrontiamo, giorno dopo giorno, tutte le questioni aperte che riguardano il rapporto della Sardegna con lo Stato italiano. La leale collaborazione tra istituzioni, che abbiamo avviato e portato avanti in questo anno di lavoro, ci ha portato a raggiungere alcuni risultati importanti su vari fronti.

Abbiamo ottenuto risorse rilevanti, con cui stiamo dando risposte a territori, istituzioni, categorie sociali. Risorse che ci spettano e per le quali ci siamo battuti con determinazione.

Su altri temi il dialogo diventa confronto diretto, aperto, senza timidezze. Fronteggiamo le questioni anche più complesse con il coraggio che oggi celebriamo. E che si rafforza nella voce unica e unitaria di tutta la Sardegna nell’esprimere il comune e condiviso rifiuto al deposito delle scorie nucleari.

È confronto, lo sappiamo bene, anche sul tema delle servitù militari; tema aperto su tutti i tavoli, con l’obiettivo preciso del riequilibrio di questa presenza eccessiva nella nostra regione rispetto al resto dell’Italia. Comprendiamo le esigenze del Paese in questo momento di crisi internazionale, ma replichiamo che il carico non può essere sproporzionatamente nostro. In poco tempo abbiamo fatto importanti passi in avanti, dal momento in cui abbiamo negato la firma all’Intesa lo scorso giugno e preteso l’apertura di tavoli negoziali per il riequilibrio. Il ministro Pinotti si è impegnata a valutare la percorribilità dell’avvio del processo di graduale dismissione di parte dei Poligoni e l’individuazione di misure di mitigazione. Alcune di queste, piccole, sono già diventate realtà: abbiamo un calendario di esercitazioni con pause estive più lunghe; piani antincendio all’interno dei poligoni, tavoli di lavoro funzionanti sulla trasparenza e per l’implementazione degli osservatori ambientali. È ancora pochissimo rispetto a ciò che rivendichiamo.

Ma dobbiamo ancora fare tanto. E tantissimo c’è da ottenere, finalmente, dopo un’attesa inaccettabilmente lunga.

Nostra volontà è di disporre pienamente del nostro territorio; di un territorio sano e che non sia irreversibilmente danneggiato, con tutto ciò che ne consegue per l’ambiente, la nostra vera ricchezza, e per la salute nostra e dei nostri figli.

Come già ho avuto modo di dire in quest’Aula alla presenza della presidente della Camera Boldrini nel suo ruolo di terza carica dello Stato, l’imposizione del deposito di scorie sarebbe l’imposizione di una nuova servitù. Nel momento in cui tutto il nostro impegno è concentrato per realizzare un riequilibrio di quantità e qualità, non c’è alcuna possibilità di neanche contemplare un’ipotesi di deposito di scorie nucleari.

La nostra posizione è un no. Un no chiaro, secco, deciso già espresso dalla Giunta e oggi ribadito dal Consiglio.

Non ci sono compensazioni che possano convincerci a cambiare idea. Il nostro patrimonio ambientale, naturalistico e agricolo è tale da poter diventare volano di crescita economica. E noi questo ribadiamo nel nostro programma di governo. La Sardegna è una terra sulle cui ricchezze facciamo il primo e l’ultimo passo. Dobbiamo solo imparare a usarle meglio queste ricchezze, e in questo naturalmente siamo impegnati.

Certo, non ne facciamo solo una questione economica. Negli anni abbiamo imparato a dare valore al paesaggio che abitiamo, alla qualità della terra, dell’acqua e dell’aria. Abbiamo capito – per averlo pagato a volte con la crudezza di un sviluppo distorto che ha prodotto disastri ambientali e malattie – che beni quali l’alta qualità dell’ambiente che abitiamo, non sono barattabili.

Il Ministro dell’Ambiente, che ho incontrato poche settimane fa, conosce bene l’indisponibilità dei sardi a ospitare questo deposito. Lo abbiamo scritto chiaramente in una nota ufficiale inviata anche al Ministro dello Sviluppo Economico.

Un’indisponibilità che quest’oggi ribadiamo ancora una volta senza titubanze e senza indugi, tenendo da conto la sensibilità espressa dal Governo nei confronti delle richieste della nostra comunità.

“Trasparenza e condivisione”, ha annunciato il Ministro Galletti nella scelta del sito. Ebbene, noi a quei presupposti di lealtà vogliamo credere ricordando al Ministro anche la volontà espressa dal 97,13% dei votanti in occasione del referendum del 2011, relativo alla possibilità di simili installazioni nel nostro territorio.

La Sardegna è una Regione generosa. Abbiamo partecipato agli interessi della difesa nazionale più di qualsiasi altra regione. Siamo generosi e solidali e l’abbiamo dimostrato in ogni occasione. Ma della generosità non si può approfittare facendo confluire su un’unica isola una quota spropositata di gravami. Vogliamo vederli ridursi nell’arco di una legislatura. Non siamo disposti ad accettarne altri.

Il mondo è cambiato, continua a cambiare ogni giorno. La generosità riserviamola a ciò cui è giusto riservarla: il nostro ambiente, la nostra salute e, non ultimo, quanto accade continuamente e intorno a noi, sulle nostre coste. Con sempre maggior frequenza sbarcano persone disperate, in fuga da guerra e carestie, nella più grande migrazione di popolo che le nostre generazioni abbiano conosciuto. Responsabilità e coraggio, 221 anni fa come oggi, vuol dire anche avere la consapevolezza di vivere dentro la storia e, in questo, ugualmente, saper fare la nostra parte.

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Nella seduta di Sa Die De Sa Sardigna il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno unitario contro il deposito delle le scorie nucleari.

I lavori sono iniziati con l’esame dell’ordine del giorno comprendente comunicazioni del presidente del Consiglio su “Sa die de sa Sardigna” e le mozioni n. 111 (Rubiu e più) “Sulla contrarietà al progetto sulle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”, 121 (Cappellacci e più) “Sul rischio che la Sardegna sia scelta come deposito unico delle scorie nucleari italiane”, 122 (Dedoni e più) “Sul rischio che la Sardegna possa essere individuata dal governo nazionale come sito per la realizzazione del Parco tecnologico contenente il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”, 130 (Pizzuto e più) “Sulla possibile scelta della Sardegna quale sito per il deposito unico delle scorie nucleari italiane” e 133 (Cocco Pietro e più) “Sulla contrarietà ad ospitare nel territorio della Sardegna la sede del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi a bassa e media intensità”.

Nel suo intervento introduttivo, il presidente Ganau ha ripercorso i passaggi storici della Festa nazionale dei sardi, istituita nel 1993 per ricordare la cacciata dall’Isola dei piemontesi nel 1794 una sollevazione popolare dovuta a molte cause, dall’oppressione fiscale al costo della vita, dalla corruzione alle mancate risposte alle istanze di compartecipazione alla vita pubblica. Sono cinque domande, ha aggiunto il presidente, «formulate dagli stamenti cioè dai parlamenti sardi, momento centrale di vero e proprio atto rivoluzionario oggi diventato simbolo dell’orgoglio sardo inserito in un percorso non ancora compiuto che dovrà portare alla sovranità ed all’autodeterminazione della Sardegna».

Molte di quelle condizioni che furono allora alla base della proteste sono valide ancora oggi, ha sostenuto il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau: «La Sardegna è stata colpita più di altre Regioni dagli effetti devastanti della crisi, dall’emersione di nuove povertà, dal tentativo di limitare l’autonomia regionale, in un clima di crescente sfiducia verso le classi dirigenti e di grave disagio per l’aumento delle disuguaglianze sociali». «Tutti questi problemi – ha sintetizzato il presidente del Consiglio – richiedono chiarezza e rapidità di risposte».

Dopo l’istituzione de “Sa Die”, ha continuato il presidente, «il Consiglio regionale ha approvato la legge n. 26 sulla tutela e la valorizzazione della cultura e della lingua sarda, provvedimento di grande valore anche dal punto di vista identitario, consolidando un percorso ancora in itinere che, partendo dal nostro interno, deve portarci a costruire una società complessa e dinamica, in cui lo sviluppo della conoscenza sia ancorato alle risorse locali».

«Dobbiamo quindi avere il coraggio – ha sostenuto ancora il presidente dell’Assemblea sarda – il coraggio di rilanciare la questione linguistica ed identitaria auspicando sotto questo profilo che il Governo proceda in tempi brevi dopo la recente approvazione della commissione paritetica del provvedimento con cui, su impulso della Giunta regionale, si trasferiscono alla Sardegna le risorse per dare attuazione alla normativa di settore».

«Oggi – ha detto ancora il presidente – siamo di fronte ad una riforma della Repubblica di una riforma istituzionale di forte impianto centralista che cancella ogni speranza di federalismo così come si era affermato dal 2001, una riforma che indebolisce ruolo e funzioni di tutte le autonomie regionali, anche di quelle ordinarie che, sbagliando, ritengono di essere agevolate dal ridimensionamento delle autonomie speciali». «Ci occuperemo a fondo di questi temi – ha continuato Ganau – in una riunione di tutti i presidenti delle Regioni autonome che si terrà il prossimo mese a Cagliari, da cui rilanceremo il confronto a tutto campo con lo Stato, per ribadire che la specialità rappresenta il perno centrale di un sistema differenziato e che, come Sardegna, non siamo disposti a fare nessun passo indietro sulle ragioni della nostra specialità».

«Vogliamo anzi – ha aggiunto il presidente del Consiglio regionale – rilanciare la vertenza Sardegna aprendo una fase nuova, concentrando la nostra azione sul gap infrastrutturale, sulla questione energetica e sulle politiche identitarie e culturali: impegnarsi per affrontare e vincere questa sfida significa proprio dare il più alto significato ad una celebrazione come Sa Die, con cui vogliamo riaffermare la nostra unità di popolo».

In questa occasione, ha concluso il presidente, «sentiamo il dovere di riaffermare il diritto di scegliere liberamente il migliore utilizzo per il nostro territorio e di concentrare tutti i nostri sforzi per garantire alla Sardegna un futuro in cui non ci sia spazio per le scorie nucleari». «Su questi temi – ha aggiunto Ganau rivolto al presidente della Regione Pigliaru – ci sarà sempre l’unità e la compattezza di tutto il Consiglio».

Concluso il suo intervento, il presidente del Consiglio; Gianfranco Ganau, ha concesso la parole al consigliere Gianluigi Rubiu (Aps)  per l’illustrazione della mozione n.111, sulla contrarietà al progetto sulle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi.

Il capogruppo Rubiu ha ricordato, in apertura del suo intervento, il significato storico della festa di “Sa Die” e ha sottolineato che ricorre il 221° anniversario di una grande vittoria popolare. «La storia della negazione dei diritti dei sardi – ha spiegato l’esponente della minoranza – sembra ripetersi con il rischio delle scorie nell’Isola ed ha quindi auspicato un nuovo protagonismo della politica e della società sarda per scongiurare il rischio».

Il consigliere Rubiu ha quindi sottolineato che l’Isola è inserita tra le aree idonee per realizzare il deposito unico delle scorie radioattive prodotte in Italia ma ha anche dichiarato di avere fiducia nelle dichiarazioni rese di recente a Cagliari dal ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, che ha assicurato che senza il consenso della popolazioni interessate non potrà realizzarsi alcun deposito nucleare.

L’onorevole di Aps ha inoltre ribadito i numeri delle scorie (90mila metri cubi) a cui si sommano i milioni di metri cubi di terreni inquinati nelle zone industriali e nelle aree minerarie dell’Isola e a cui si aggiungono i milioni di ettari vincolati dalle servitù e dai poligoni militari.

«Il deposito nucleare sarebbe una scelta scellerata – ha dichiarato Rubiu – che contrasta con le volontà espresse dai sardi nel referendum del maggio 2011. Risvegliamo l’orgoglio del popolo sardo e contrastiamo unitariamente qualunque ipotesi che veda la Sardegna deposito delle scorie radioattive».

Il coordinatore regionale di Forza Italia, Ugo Cappellacci, ha illustrato all’Aula i contenuti della mozione n. 121 (sul rischio che la Sardegna sia scelta come deposito unico delle scorie nucleari italiane) ed ha espresso forti perplessità sulle recenti dichiarazioni del ministro dell’Ambiente in ordine al percorso “trasparente e partecipato” per l’individuazione del deposito unico per le scorie nucleari. «Non fosse altro – ha spiegato l’esponente della minoranza – perché l’intero procedimento adottato dal governo per l’individuazione del sito è caratterizzato da poca trasparenza ed è assai fumoso». «Credo sia risibile – ha proseguito l’ex governatore – l’affermazione che sarà un percorso partecipato perché tutto fa intendere che la decisione sul deposito per le scorie sarà un’altra decisione calata dall’alto». Cappellacci ha quindi domandato con tono polemico quale percorso può essere più partecipato di quello che ha portato i sardi a pronunciarsi contro il nucleare in un referendum popolare che ha visto il 97% dei sardi esprimersi contro all’ipotesi del nucleare nell’Isola. «La Sardegna ha già dato – ha spiegato il consigliere di Fi – abbiamo un’idea diversa dello sviluppo, vogliamo puntare sulla green economy, la cultura, la valorizzazione dell’ambiente, il turismo». Cappellacci ha in conclusione rivolto critiche alla Giunta per la risposta fornita ad una recente interrogazione del consigliere Marco Tedde sull’argomento: «Avete risposto con un copia e incolla dalle dichiarazioni rese in Aula quasi un anno fa dall’assessore degli Affari Generali, Demuro».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha illustrato all’Aula i contenuti della mozione n. 122 (sul rischio che la Sardegna possa essere individuata dal governo nazionale come sito per la realizzazione del Parco tecnologico contenente il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi). L’esponente della minoranza ha manifestato la volontà di scongiurare le polemiche e di dedicarsi esclusivamente alle celebrazioni di “Sa Die”. Dedoni ha quindi dichiarato piena condivisione per la decisione assunta dalla conferenza dei capigruppo e dal presidente del Consiglio per celebrare la festa del popolo sardo con la discussione delle mozioni sul tema delle scorie. Dedoni ha ricordato con enfasi la volontà espressa dai sardi col referendum del 2001 contro la realizzazione in Sardegna del deposito unico delle scorie nucleari. «Nessuno può permettersi di disattendere la volontà popolare per fare della Sardegna una pattumiera». Dedoni ha quindi espresso dubbi sul fatto che la Sardegna possa dirsi area a rischio sismico zero ed ha ricordato il sisma che nel 1948 interessò la città di Tempio in Gallura.

Ha quindi preso la parola il consigliere di Sel Luca Pizzuto per l’illustrazione della mozione n. 130 «sulla possibile scelta della Sardegna quale sito per il deposito unico delle scorie nucleari italiane».

«Poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa». Luca Pizzuto ha iniziato il suo intervento citando il celebre passo della Città Futura di Antonio Gramsci di cui ieri ricorreva l’anniversario della morte.

«Cito Gramsci, ha detto Pizzuto, perché oggi si discute di un tema che richiama il concetto focalizzato dal pensatore sardo nel suo scritto. Parlare di deposito di scorie nucleari può sembrare un argomento di natura ambientale e di salute pubblica, in realtà questo tema nasconde ben altri tipi di pericoli. Dietro c’è il ricatto di chi dice che la presenza di un deposito può creare lavoro, questa scelta ha similitudini profonde con quella per cui migliaia di cittadini salgono sui barconi per cercare speranza altrove».

Secondo Pizzuto, su temi come questi «si determina la vera applicazione della democrazia o invece si attua una forma di totalitarismo. Individuare in Sardegna un sito per il deposito di scorie nucleari senza il consenso del popolo sarebbe un atto totalitario. E’ un problema profondo e di cultura: come è possibile che il Governo decida senza il consenso delle popolazioni? Bisogna opporsi in modo strategico, serve l’impegno collettivo per rivendicare la sovranità in modo pratico, è necessario fare fronte comune per dare autorevolezza alle istituzioni che rappresentiamo».

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola al capogruppo del Pd Pietro Cocco per l’illustrazione dell’ultima mozione all’ordine del giorno, la n. 133, firmata da tutto il centrosinistra, «sulla contrarietà a ospitare nel territorio della Sardegna la sede del deposito nazionale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività».

«C’è un senso di forte preoccupazione per l’Isola e per i suoi abitanti – ha esordito Cocco – la discussione di queste mozioni nel giorno delle celebrazioni de “Sa Die” ha un valore fortemente simbolico». Cocco ha poi ricordato che la battaglia per l’autodeterminazione del popolo sardo è una battaglia storica del centrosinistra. «Continuiamo a farla, anche se oggi c’è un governo amico – ha detto il capogruppo del PD – la Sardegna ha già dato, sappiamo che facciamo parte di un progetto complessivo, ma siamo una regione a Statuto speciale, vogliamo decidere in casa nostra la programmazione del nostro futuro».

Cocco ha infine ricordato il prezzo altissimo pagato dalla Sardegna in termini di porzioni di territorio in uso alle forze armate. «La Sardegna cede 35mila ettari dati alle servitù militari, non ci si può chiedere di dare ancora. La nostra non è una battaglia di retroguardia, dobbiamo credere di più nella forza che il Consiglio può esprimere. Questa è l’occasione per ribadire il nostro diritto all’autodeterminazione».

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione generale sulle mozioni.

Mario Tendas (Pd)  ha ricordato come nella cacciata dei piemontesi del 1794 e la battaglia contro il deposito di scorie nucleari ci sia più di una similitudine: «Allora fu una festa di liberazione – ha detto Tendas – oggi nella contrarietà allo stoccaggio delle scorie radioattive riemerge la dignità e la fierezza del popolo sardo».

Tendas ha poi sottolineato che «sulla Sardegna grava il 60% delle servitù, l’Isola ospita i tre poligoni più grandi d’Europa e altre infrastrutture al servizio delle forze armate nazionali e internazionali. Anche questa è una partita aperta per la quale è necessario individuare misure di riequilibrio». Dal consigliere del Pd, infine, un invito a ribadire l’indicazione data dai sardi con il referendum del maggio 2011.

Secondo Augusto Cherchi (Partito dei Sardi), la celebrazione de “Sa Die de sa Sardigna” deve far nascere la consapevolezza che uno Stato sardo è possibile.

Cherchi ha espresso il timore che la procedura per l’individuazione del sito non sia trasparente «Cosa succede se si presenta qualche volontario? – ha chiesto Cherchi – se penso alla procedura adottata dalla Sogin le preoccupazioni crescono. L’amministratore delegato Casale parla di procedura partecipata. In Sardegna il popolo ha già espresso la sua netta contrarietà con un referendum, non è necessaria una nuova consultazione. Abbiamo in mente uno sviluppo diverso. Il nostro è un no fermo, convinto e deciso».

Per il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta «il popolo sardo vuole un modello di autodeterminazione più forte. L’indipendenza si può avere con uno Stato che batte moneta, oppure con una capacità di decidere sulle grandi questioni in casa propria. L’autonomia è fallita su tutta la linea: 35mila ettari di servitù (il 60% del totale delle servitù italiane), l’industrializzazione ha distrutto il nostro sistema economico, sono fallite le ferrovie e tutto il sistema dei trasporti, siamo stati traditi nella cultura: non c’è un testo che parli della nostra storia. Ora è necessario guardare al futuro partendo da chi rappresenta il popolo sardo. Il consiglio regionale deve farsi carico delle istanze dei cittadini e affermare il diritto di oltre 800mila sardi che hanno detto no alle scorie nucleari».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, in apertura, ha espresso apprezzamento per l decisione del presidente del Consiglio «di approfittare della giornata di Sa Die per rafforzare significato della dignità e dell’impegno del Consiglio; oggi come allora vogliamo dire un No chiaro a qualcuno che pensa di utilizzare la Sardegna come pattumiera, al presidente del Consiglio dei Ministri, a qualche ministro e a qualche rappresentante distratto di questa Regione». «La Sardegna – ha sostenuto ancora Pittalis – si è già pronunciata con il referendum svoltosi nel 2011, unita come forse non è mai stata, vorremmo perciò che su questa vicenda non ci siano aperture di fiducia verso un Governo centrale che sta dimostrando di muoversi secondo interessi funzionali solo a logiche centraliste». «Abbiamo già vissuto – ha ricordato il consigliere di Forza Italia – lo sbarco dei rifiuti campani quando nonostante ripetute assicurazioni e promesse ci siamo trovati la sorpresa dentro casa ed oggi non ci faremo sorprendere; ben venga quindi l’ordine del giorno di sintesi ma non vorremmo che, come accaduto per le servitù militari, ritrovarsi con le scorie in Sardegna, è necessario dunque che il presidente Pigliaru difenda da protagonista gli interessi della Sardegna che è fermamente contraria a questa ipotesi».

Il consigliere Modesto Fenu (Sardegna-Zona franca) ha manifestato il suo plauso al presidente Ganau per associare l’occasione storica ad una vicenda attuale e centrale per il futuro del nostro popolo; allora i Sardi dimostrarono il coraggio di ribellarsi ad un invasore decidendo di cacciarlo ed occorre chiedersi se i sardi avessero ancora l’orgoglio di cacciare il governo italiano se decidesse di collocare le scorie nucleari in Sardegna senza ascoltare il popolo. «Questa posizione – ha affermato – va stimolata e conquistata, noi ci candidiamo come piattaforma culturale del Mediterraneo, per svolgervi un ruolo economico e di unione fra i popoli dell’area; questo è il futuro che immaginiamo e vogliamo per i nostri figli». «Queste – ha proseguito Fenu – non devono essere battaglie di parte; col referendum i sardi hanno rafforzato la posizione del presidente di allora, oggi i sardi devono fare altrettanto, sostenendo le giuste ragioni dell’autodeterminazione dell’Isola».

La consigliera Anna Maria Busia (Centro democratico), dopo aver ringraziato il presidente Ganau per aver portato all’attenzione dell’Aula una riflessione storica che proietta i suoi effetti sull’attualità, ha affermato che il problema delle scorie riguarda non solo i sardi ma tutta la comunità nazionale. «Infatti – ha osservato – ci sono troppe ombra sulle procedure di smaltimento delle scorie, gestite dalla Sogin in maniera poco trasparente; è importante quindi far sentire la voce della Sardegna anche su questo punto, perché è vero che il 2 gennaio scorso è stata consegnata la mappa dei siti idonei e che si conoscono i territorio potenzialmente idonei, però si è deciso di rinviare tutte le procedure perché di mezzo ci sono le elezioni regionali e qui sta la mancanza di trasparenza». Il presidente Pigliaru, secondo la Busia, «deve sicuramente ribadire quanto è già chiaro, cioè che occorre la condivisione, ma anche sottolineare l’obbligo di eliminare ogni opacità nel comportamento di una società come Sogin, interamente dello Stato».

Il presidente della Regione Francesco Pigliaru, illustrando la posizione della Giunta e ribadendo la ferma contrarietà della Sardegna ad accogliere sul suo territorio le scorie nucleari, ha affermato che il dibattito del Consiglio sul problema delle scorie attribuisce un particolare spessore istituzionale alle celebrazioni di Sa Die, perché «assumersi con coraggio le proprie responsabilità è stata ed è la scelta del governo regionale che richiede con forza a tutti i livelli di governo la partecipazione alle decisioni che ci riguardano». «Oggi – ha sostenuto – siamo chiamati ad attuare questo principio così come facciamo in tutte le questioni aperte con lo Stato, attraverso una leale collaborazione che ha consentito di raggiungere risultati: sulla vertenza entrate abbiamo ottenuto risorse rilevanti, su altri temi proseguiamo il confronto ed il dialogo mostrando lo stesso coraggio che oggi celebriamo». «Il confronto – ha poi precisato il presidente della Regione – proseguirà anche sulle servitù militari, con l’obiettivo di riequilibrare una presenza certamente eccessiva rispetto ad altre Regioni; per queste ragioni abbiamo negato la firma dell’intesa nel giugno scorso, attivando tavoli negoziali finalizzati ad una dismissione progressiva ed introducendo misure di mitigazione come quelle antincendio ma anche trasparenza, consapevoli che è ancora pochissimo rispetto a ciò che rivendichiamo». «Vogliamo disporre del nostro territorio e di un territorio sano –  ha aggiunto Pigliaru – perché la nostra ricchezza è il nostro ambiente e in questo quadro è chiaro che l’imposizione del deposito delle scorie nucleari in Sardegna sarebbe una nuova servitù; in attesa del riequilibrio delle servitù militari non ci può essere dunque nessuno spazio per questa ipotesi, non ci sono compensazioni che tengano perché il nostro patrimonio ambientale e naturale dovrà essere il volano del nostro sviluppo, non ne facciamo solo una questione economica perché abbiamo imparato a dare valore al paesaggio e per noi ci sono cose non negoziabili». «Il ministro dell’Ambiente – ha ricordato il presidente Pigliaru – conosce bene la nostra posizione, egli stesso ha parlato di trasparenza e condivisione e noi vogliamo crederci, tenendo presente però che il 97% dei sardi si è già espresso con un referendum e che la Sardegna, Regione generosa che più di tutti ha partecipato alla difesa nazionale, vuole ridurre i gravami sul suo territorio nell’arco della legislatura e non ne può accettare altri: come 221 anni fa dimostreremo lo stesso coraggio facendo per intero la nostra parte».

Il segretario d’Aula, Daniela Forma (Pd), ha dato lettura dell’ordine del giorno unitario, sottoscritto da tutti i capigruppo del Consiglio «sulla totale indisponibilità alla dislocazione nel territorio della Sardegna la sede del deposito nazionale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività».

Il documento si conclude con l’impegno per il presidente della Regione.

«a) a proseguire nell’azione intrapresa ponendo in essere tutte le azioni istituzionali, ed eventualmente anche amministrative e giudiziarie, che verranno ritenute opportune e necessarie per avviare un confronto con il Governo affinché sia rispettata la volontà sovranamente espressa dal popolo sardo in occasione del referendum consultivo del maggio 2011, di non volere nel proprio territorio installazioni di depositi e stoccaggio di scorie nucleari, evitando, pertanto, che la Sardegna venga individuata quale sede idonea ad ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi;

b) a promuovere un’azione congiunta con i parlamentari sardi per scongiurare il pericolo della costruzione del deposito unico delle scorie nucleari in Sardegna;

c) a difendere in ogni sede e ambito la specialità dell’Isola, così come stabilito e riconosciuto nello Statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna».

Il consigliere di Area popolare sarda (Aps), Giorgio Oppi, ha dichiarato il voto di astensione perché – a suo giudizio – l’impegno contenuto nell’ordine del giorno deve essere rivolto a tutte le forze politiche presenti in Consiglio e a tutti i consiglieri prima ancora che al presidente della Giunta.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarata aperta la votazione sull’ordine del giorno unitario (Cocco Pietro e più) ed ha conclusione dello scrutinio palese elettronico ne ha proclamato l’approvazione con 47 voti favorevoli su 47 votanti e 49 presenti in Aula.

Il presidente del Consiglio Ganau ha annunciato il secondo punto all’ordine dei lavori dell’Aula, riguardante la nomina di tre componenti la Consulta dell’emigrazione.

Il capogruppo del Centro Democratico, Roberto Desini, ha quindi chiesto e ottenuto la parola sull’ordine dei lavori ed ha chiesto conferma al presidente del Consiglio riguardo l’indisponibilità dei capogruppo della minoranza a procedere con la discussione e l’approvazione della proposta di legge n. 126 (Modifiche e integrazioni alla legge regionale 23 maggio 2013, n. 12 “Norme per la formazione specialistica medica, medico-veterinaria e non medica dell’area sanitaria”). «Se così fosse – ha concluso l’esponente del centrosinistra – sarà chiaro a tutti chi non ci dà la possibilità di salvaguardare i diritti degli studenti sardi». Il capogruppo Desini ha quindi annunciato la volontà di abbandonare l’Aula in segno di protesta.

Il presidente del Consiglio Ganau ha sottolineato che per quanto attiene l’inserimento dei punti aggiuntivi all’ordine del giorno dell’Aula è necessario che si convenga unitariamente sulla loro iscrizione all’ordine dei lavori.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, intervenendo proprio sull’ordine dei lavori, ha replicato con fermezza a quanto affermato dal consigliere Desini ed ha ricordato che il provvedimento in questione è stato esitato all’unanimità nella Sesta commissione nella riunione del 23 aprile 2015 e la prevista relazione è pervenuta soltanto ieri (27 aprile 2015). «Alcuni gruppi – ha spiegato Pittalis – hanno chiesto il tempo necessario per compiere alcune valutazioni così da confermare il favore espresso sai componenti la Sesta commissione».

Il presidente del Consiglio ha quindi concesso la parola al capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, che non ha iniziato il suo intervento per le proteste del consigliere Desini.

Il presidente Ganau ha quindi invitato il capogruppo del Centro democratico a consentire il regolare svolgimento dei lavori ma l’onorevole Desini ha proseguito nella protesta e così dopo due richiami formali da parte del presidente del Consiglio è stato espulso dall’Aula. 

Il capogruppo Psd’Az, Angelo Carta ha quindi rinunciato all’intervento e il presidente del Consiglio ha annunciato la discussione dell’ordine del giorno che ai sensi dell’articolo 25 della legge regionale 15 gennaio 1991, n. 7, stabilisce la nomina, su proposta della Giunta, di tre esperti in materia di emigrazione nella consulta regionale dell’emigrazione. Nel documento si propongono al voto dell’Aula  Carlo Manca, Francesco Angelo Siddi e Elio Turis.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha annunciato l’astensione dei gruppi della minoranza perché – così ha spiegato – si tratta solo di rettificare una decisione assunta dalla Giunta e perché il provvedimento è arrivato all’attenzione dell’Aula pochi minuti prima della messa in votazione in Consiglio.  

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha sottolineato che tra gli indicati dalla Giunta come componenti la consulta per l’emigrazione non figura alcuna donna ed ha quindi invitato il presidente della Giunta a ritirare il provvedimento ed a modificarlo così da rispettare il principio della parità di genere e delle pari opportunità.  

L’assessore del Lavoro, Virginia Mura, nel ribadire che la Giunta «ha a cuore» la parità di genere ha affermato che i tre componenti indicati nella deliberazione n. 45/5 dell’11 novembre 2015 andranno a far parte di organismo in cui sono presenti numerose donne.

Il capogruppo di Aps, Gianluigi Rubiu, ha ribadito l’invito alla Giunta a modificare le indicazione contenute nell’ordine del giorno Cocco Pietro e più.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha chiesto una breve sospensione dei lavori che il presidente del Consiglio, ha prontamente accordato.

Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha messo in votazione il documento n. 5 che è stato approvato dall’Aula: Carlo Manca, Francesco Angelo Siddi e Elio Turis saranno i tre rappresentanti del Consiglio regionale in seno alla consulta dell’emigrazione.

Chiusa la votazione, il presidente ha dichiarato chiusi i lavori. Il Consiglio sarà convocato a domicilio.

Dopo il rinvio della pubblicazione da parte di Sogin, la società di Stato responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi, della proposta di Carta delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) ad ospitare il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico, la precisazione dei ministeri dello Sviluppo e dell’Ambiente e successivamente quella del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, in visita a Cagliari, che hanno sottolineato che nessuna scelta è stata già fatta, prosegue in Sardegna la mobilitazione generale contro qualsiasi ipotesi di individuazione nell’Isola del deposito nazionale delle scorie nucleari. Tra le varie iniziative di informazione e sensibilizzazione, vi sono i tavoli del comitato No scorie. Le fotografie allegate con Doddore Meloni e Angelo Cremone sono state scattate tre giorni fa a Cagliari, davanti al Santuario di Nostra Signora di Bonaria, a Cagliari.

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