22 December, 2024
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foto 02 foto 3 incontro rsu eurallumina ministro dell' Ambiente Gian Luca Galletti

I rappresentanti dei lavoratori dello stabilimento di Portovesme hanno incontrato il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, in visita in Sardegna. Al rappresentante del Governo Renzi hanno esposto alcune tematiche inerenti la vertenza Eurallumina e le relative competenze del suo dicastero, sollecitando la necessaria accelerazione delle pratiche burocratiche riguardanti le autorizzazioni propedeutiche alla ripresa produttiva del primo anello della filiera dell’alluminio.

«Era atteso un chiarimento dal ministero dell’Ambiente – si legge in una nota della RSU Eurallumina – relativo alle procedure di VIA e AIA per l’impianto di cogenerazione di energia in auto-produzione; nello specifico era necessario definire se le competenze, in merito alle due procedure, dovevano essere di carattere ministeriale o regionale. Il coordinatore nazionale del ministero dell’Ambiente, Divisione Sistemi di Valutazione Ambientale (facente parte della “Direzione Generale per le valutazioni Ambientali”) ing. Antonio Venditti, ha dato immediato riscontro alla richiesta pervenuta dal Ministro e sollecitata dalla RSU, comunicando all’amministratore delegato di Eurallumina che lo studio eseguito in merito alla richiesta pervenuta, ha accertato e chiarito che la competenza di tali autorizzazioni è in carico alla Regione Sardegna. Pertanto, il prossimo passaggio normativo prevede che debbano trascorrere tra i 20 e i massimo 40 giorni dalla pubblicazione degli atti sul sito del SAVI, affinché venga predisposta dai proponenti, Eurallumina, Euralenergy e la Foster Wheleer (progettista e realizzatrice dell’impianto), la presentazione pubblica del progetto di realizzazione dell’impianto CHP  e procedere quindi per le definitive autorizzazioni.»

«Il piano industriale per il riavvio delle produzioni di Eurallumina – si legge ancora nella nota della RSU – si basa su un crono-programma  già presentato alle istituzioni coinvolte (MISE, MATTM, Regione Sardegna, enti locali) ed ha necessità di procedere celermente, in modo da arrivare quanto prima alle autorizzazioni per far partire gli ingenti investimenti, iniziare le cantierizzazioni (che prevedono 202 addetti per la realizzazione dell’impianto di cogenerazione e le modifiche degli impianti) sino al rientro graduale e definitivo dei 357 lavoratori diretti previsti dalla pianta organica (ad oggi utilizzati nelle rotazioni per la manutenzione degli impianti) e tra questi diverse decine di “nuove” assunzioni. Una parte di questi lavoratori, circa 30, potranno a breve rientrare al proprio posto di lavoro per la gestione dell’impianto per il trattamento delle acque, appena un altro chiarimento sulle competenze autorizzative verrà sciolto, tra ministero dell’Ambiente e il settore Ambiente dell’ex Provincia. Evidente quanto la burocrazia, pur comprendendo la delicatezza del compito di chi deve autorizzare operazioni di questo tipo, incida sulle prospettive occupazionali, anche immediate.

Le problematiche vertenziali in carico al MISE sono di fatto concluse, avendo chiuso positivamente i punti che erano stati indicati nel protocollo d’intesa del 22 novembre 2012: atto cardine e fondamentale il “Contratto di Sviluppo” siglato tra Governo, Invitalia e azienda Eurallumina, sottoscritto il 24 luglio 2014, alla presenza dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, per il concorso agli investimenti (75 milioni come prestito a tassi di mercato, interamente da restituire) calcolati in 188 milioni di euro complessivi, per la realizzazione di un impianto di cogenerazione per l’auto-produzione energetica, la modifica degli impianti alle nuove tecnologie e la gestione e messa in sicurezza del sito di stoccaggio dei residui delle lavorazioni. Passaggio determinante per il concretizzarsi del progetto di riavvio, appunto, l’esercizio del sito di stoccaggio dei residui delle lavorazioni della bauxite posto sotto sequestro dal settembre 2009 e parzialmente dissequestrato (area “C” e sala pompe) il 14 novembre 2014. Intanto, è in fase di caratterizzazione l’Area “D”, individuata come nuova espansione  del sito di stoccaggio, che ha ricevuto parere favorevole nella recente conferenza dei servizi svolta al ministero dell’Ambiente.»

«Del sito di stoccaggio, in questi anni, si è occupato direttamente il ministero dell’Ambiente (la massima espressione tecnica e politica che si occupa di problematiche ambientali), essendo stato nominato custode giudiziario dal magistrato titolare del procedimento, che  ha messo in atto tutte le misure di messa in sicurezza, in particolare del sistema delle acque, affidando l’incarico ad una ditta specializzata, anticipando le risorse economiche necessarie e affidate al comune di Portoscuso per la loro gestione ed erogazione. Il tutto – scrive ancora la RSU Eurallumina – con l’attenta e scrupolosa opera degli organi di controllo sanitari e ambientali e tecnica del Consorzio industriale e degli organi di pubblica sicurezza, come i carabinieri del N.O.E. Tra il ministro dell’Ambiente e l’Azienda, con la supervisione del MISE, è stato condiviso un protocollo d’intesa, a cui hanno dato il loro parere favorevole, anche Regione Sardegna-Piano Sulcis, comune di Portoscuso, Consorzio industriale, Arpas ed Ex Provincia Carbonia Iglesias. Ultimo passaggio del lungo iter è ora la restituzione attraverso una fidejussione da parte dell’Eurallumina, dei 6 milioni di euro anticipati dal ministero dell’Ambiente, per le opere di messa i sicurezza operate in questi anni. Fattore molto importante per il territorio è che quelle risorse (6 mln) attraverso opportuno accordo di programma  tra Regione Sardegna e Ministero, resteranno a disposizione per l’Area Sin, per ulteriori opere di bonifica. Il protocollo d’intesa per la gestione del sito di stoccaggio, sarà inserito nell’istanza di dissequestro che verrà a breve inoltrata per lo sblocco delle aree “A” e “B”, ancora sotto sequestro.»

«La RSU Eurallumina – conclude la nota – prosegue nella sua opera di monitoraggio e di continua sollecitazione verso tutti i soggetti coinvolti nelle procedure sopra elencate, affinché anni di lotta, impegno e sacrifici, si concludano con il raggiungimento dell’unico obiettivo perseguito: ”La ripresa del LAVORO”.»

Per tutta la mattinata, gli attivisti del Comitato che si oppone alla scelta della Sardegna quale sede del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, hanno ricordato al ministro Galletti il referendum del 2011 con il quale i sardi hanno espresso la netta contrarietà al nucleare. Gian Luca Galletti ha spiegato ai manifestanti che non esiste un territorio candidato naturale e che la Sardegna, rispetto ad altre zone, ha un problema in più che che è quello del trasporto.

Il ministro Galletti, nella tarda mattinata, ha fatto visita al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, negli uffici della presidenza in viale Trento. Numerosi i temi toccati nel corso del colloquio, a partire dall’individuazione dei siti per le scorie nucleari.«Il nostro è un no deciso – ha ribadito il presidente Pigliaru al ministro Galletti -. Confermo il sentimento della comunità sarda su questo argomento e quanto personalmente ho dichiarato in Consiglio regionale. Sulla Sardegna grava già il peso eccessivo delle servitù militari: il deposito delle scorie sarebbe una nuova servitù che non vogliamo». Al ministro, Francesco Pigliaru ha consegnato personalmente copia della lettera già inviatagli, nei giorni scorsi, dall’assessore dell’Ambiente Donatella Spano, in cui veniva ripresa anche la posizione contraria dell’ANCI e quindi la voce delle comunità locali, e ha inoltre descritto il senso delle recenti mozioni presentate in Consiglio su questo tema.Sulla questione bonifiche, Presidente e Ministro hanno concordato un aggiornamento operativo da farsi entro il mese di aprile a Roma, con un tavolo tecnico-politico per l’aggiornamento e l’accelerazione di tutte le procedure in corso. Sul dissesto idrogeologico entrambi, poi, hanno ribadito la necessità di velocizzare la progettazione esecutiva, procedendo sul tracciato virtuoso che la Regione Sardegna ha avviato in questi mesi.

Il ministro Galletti, infine, ha voluto richiamare quanto già espresso nel corso del suo intervento ad un convegno in mattinata sul tema Tossilo: «Il termovalorizzatore è preferibile al conferimento in discarica – ha detto -, per rispettare gli orientamenti comunitari che prevedono in prospettiva il superamento della discariche e la Regione Sardegna, nella sua autonomia, farà la sua parte per il raggiungimento di questo obiettivo».

 

Mellino Giovanni--Pres.Reg.Confartigianato TRASPORTI Sardegna

Giovanni Mellino, vicepresidente nazionale di Confartigianato Trasporti, interviene sulla vicenda del Sistri, il sistema della tracciabilità dei rifiuti.

«Dopo sette anni, l’ennesima beffa – spiega Mellino -. Il Decreto Milleproroghe contiene l’obbligo per le imprese (per fortuna resta l’esclusione per quelle con meno di 10 dipendenti) di pagare entro il primo febbraio i contributi per un sistema obsoleto che, è dimostrato, non garantisce in alcun modo la tracciabilità dei rifiuti. Non solo. Alla scadenza del primo febbraio si aggiunge anche quella del 30 aprile, per il pagamento del contributo 2015.»

«Dopo le recenti dichiarazioni del ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, sulla volontà del Governo di superare il Sistri – continua Mellino – pareva si fosse scritta definitivamente la parola fine su questa esperienza fallimentare. Non è così! Ora si chiede di pagare per un sistema la cui operatività è stata differita di un anno e che non è mai diventato effettivamente operativo, tanto che nei prossimi mesi sarà archiviato in maniera definitiva. Se il Governo ha compreso l’inutilità di questo sistema, non obbligando più le imprese a servirsene – aggiunge Mellino – non rinuncia, però, a pretendere i soldi dalle imprese a fronte di un servizio inesistente.»

E non si tratta di “spiccioli”. In questi anni, in Sardegna è costato a 15 mila aziende (il 60% delle quali artigiane) tra produttrici di rifiuti e gestori (trasporto e smaltimento), quasi 6 milioni di euro per iscriversi, acquistare oltre 15mila chiavette usb e quasi 3mila black box  a fronte di un sistema che non ha mai funzionato. E non solo, oggi costa quasi 20mila euro all’anno alle aziende di trasporto coinvolte.

«E’ necessario, dunque, correggere questa misura al più presto – conclude il vicepresidente nazionale – e confermare la proroga complessiva, per operatività e pagamenti, del Sistri il tempo necessario a definire un sistema di tracciabilità dei rifiuti nuovo, efficace e condiviso con le associazioni di categoria.»

Le dune di Teulada.

Esercitazioni militari copia

«In un mondo in cui tutto cambia e si trasforma, solo la dimensione delle servitù militari della Sardegna rimane immutata. Ora è tempo di cambiare. Sulle servitù militari e sui relativi territori i Sardi protestano da troppo tempo. Non firmeremo l’intesa.»

Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ha aperto così il suo intervento, ieri mattina nell’aula magna della città militare della Cecchignola a Roma, alla seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari. La posizione della Sardegna portata dal presidente alla Conferenza, che si era riunita una sola volta, nel 1981, è la medesima votata nell’ordine del giorno di martedì dal Consiglio regionale: nel rispetto per il ruolo delle Forze armate, esprime la necessità di un riequilibrio e pone richieste chiare allo Stato. In attesa di risposte, il presidente Pigliaru non ha firmato l’Intesa, stipulata dal #ministero della Difesa con le Regioni Puglia e Friuli Venezia Giulia. 

«Con la Sardegna – ha chiarito il ministro della Difesa Roberta Pinotti – apriamo un tavolo bilaterale per arrivare insieme a un’intesa». Il ministro ha sottolineato che c’è bisogno di creare un nuovo rapporto tra la Difesa e il Paese e che è importante, nel rapporto con la Sardegna, comprendersi reciprocamente per andare verso obiettivi condivisi. In relazione alle richieste su costi-benefici, il ministro ha concordato sull’opportunità di capire come muoversi verso un riequilibrio. 

Alla giornata politica della Conferenza in cui è intervenuto il presidente Pigliaru, con il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, erano presenti il sottosegretario Domenico Rossi, il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani ed il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti, che ha evidenziato come sia indispensabile mostrare la credibilità scientifica di ciò che viene fatto, per poi confrontarsi con le comunità. «La trasparenza e la cultura dell’ambiente – ha detto, sono le posizioni su cui aprire un dialogo». 

Nel suo intervento, che ha toccato molti punti, il presidente Pigliaru ha citato l’ex presidente Mario Melis che già nell’incontro del 1981 denunciò «la pesante sproporzione fra il peso delle servitù militari gravanti nell’isola e quello imposto alla gran parte delle altre regioni italiane e citò un ordine del giorno del 10 gennaio 1980 che impegnava il governo ad attuare “un piano di ridislocazione delle forze armate su territorio nazionale volto ad alleggerire le relative installazioni militari e servitù della Sardegna». 

«In tempi di spending review – ha detto Francesco Pigliaru – si tagliano costi ovunque, si riduce e si risparmia ma si fa una eccezione: la dimensione dei poligoni e delle servitù della Sardegna. Non sono qui per sentirmi dire che la posizione sui poligoni non è negoziabile, sono qui per ragionare e avviare una negoziazione. Sulle servitù militari lo Stato italiano si è posto con la logica minimalista e liquidatoria degli indennizzi forfettari. Il tema è giustizia, correttezza delle regole, certezza dei diritti, equa distribuzione dei doveri: la base stessa del patto costituzionale.» 

«Non si può essere gravemente sperequati da una prassi dello Stato di cui si fa parte – ha proseguito il Presidente della Regione – non si può più ritenere scontato che la gran parte delle servitù militari della Repubblica italiana sia in Sardegna. Quando non si tollera più una situazione grave e protratta in questo modo per decenni, il rischio è che si intacchi la fiducia nella leale collaborazione tra i diversi livelli istituzionali.» Pigliaru ha specificato che «riequilibrio è la parola chiave di questa conferenza», ed ha chiesto che lo Stato affronti le sue responsabilità dando inizio a un processo di dismissioni e bonifiche. «Le bonifiche sono una grande occasione di lavoro, di educazione, di civiltà, di sviluppo, di recupero e riuso e vanno finanziate a valere sulla fiscalità generale della Repubblica.»

Francesco Pigliaru ha poi citato l’esempio di Porto Tramatzu – Sabbie Bianche in prossimità del poligono di Teulada (aree SIC per le quali esistono progetti di sviluppo in chiave di tutela ambientale) in cui è localizzato un vero e proprio stabilimento balneare militare, una sorta di benefit della Difesa e la Servitù di Guardia del Moro nell’Isola di Santo Stefano, nell’arcipelago della Maddalena, un deposito di munizioni all’interno di un Parco nazionale. 

«La ricchezza naturale e le limitazioni militari coincidono proprio laddove le stesse leggi dello Stato prevedono che si innalzi il livello di tutela. La Difesa colloca bombe dentro un Parco Nazionale e chiude le scuole: noi vogliamo più scuole e meno bombe», ha proseguito il governatore, citando il caso della progressiva riduzione delle attività della scuola per sottufficiali della Marina a La Maddalena. 

In conclusione, la proposta della Regione Sardegna, da valutare in un successivo tavolo negoziale, chiede trasparenza e l’abbandono della logica degli indennizzi forfettari. Sulla base di dati incontrovertibili, il presidente Pigliaru ha inoltre preteso: tutela ambientale e della salute, tempi certi per attivare i processi di riequilibrio, avvio di processi di riconversione delle attività tramite programmi di ricerca tecnologica, innovazione e sviluppo; un percorso condiviso per la valutazione dei costi da mancati sviluppi alternativi dei Comuni nei quali insistono i poligoni; la fluidificazione dei processi di dismissione e acquisizione al patrimonio regionale dei beni immobili demaniali non più necessari alla Difesa; l’immediata estensione del periodo di sospensione delle esercitazioni, che non dovranno più svolgersi dal primo giugno al 30 settembre; l’immediata esclusione degli indennizzi dal calcolo degli spazi finanziari definiti dal patto di stabilità interno e l’istituzione, presso i Poligoni, di Osservatori ambientali indipendenti.

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I consiglieri regionali dell’#UDC Sardegna, Gigi Rubiu e Giorgio Oppi, questa mattina hanno presentato una mozione al presidente della Regione ed all’assessore regionale all’Ambiente, Donatella Emma Ignazia Spano, affinché si attivino col ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti (anch’egli UDC) per l’istituzione dell’#Area marina protetta del Sulcis.

Nel testo i due consiglieri regionali sulcitani fanno riferimento ad alcune notizie di stampa che riferirebbero dell’istituzione di quattro nuove aree marine in Italia, una di esse in Sardegna, a Capo Testa. E’ partendo da questo spunto che Gigi Rubiu e Giorgio Oppi vedrebbero l’istituzione dell’Area Marina Protetta del Sulcis come occasione di sviluppo connessa alla tutela e valorizzazione del territorio anche considerate le realtà produttive legate alla pesca del tonno.

Girotonno Mattanza 1

Mellino Giovanni--Pres.Reg.Confartigianato TRASPORTI Sardegna

Ennesima modifica al SISTRI: un decreto ministeriale prevede l’obbligo di adesione al sistema di tracciabilità dei rifiuti solo per le imprese e gli enti produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi, con più di 10 dipendenti.

«E’ una notizia che aspettavamo – commenta il presidente di Confartigianato Trasporti Sardegna, e vicepresidente nazionale, Giovanni Mellino perché abbiamo ottenuto il risultato del lavoro fatto in questi mesi con il Ministero. In ogni caso, questa del SISTRI, soprattutto per gli autotrasportatori, è ormai una “storia infinita” che cambia di giorno in giorno ormai da 5 anni

Il decreto firmato dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, infatti, cancella l’assurda equiparazione negli adempimenti sui rifiuti tra un piccolo artigiano o commerciante e un’impresa di maggiori dimensioni.

«Finalmente il Governo ha compreso il danno che il SISTRI stava provocando alle piccole e piccolissime imprese – continua Mellinoadesso, però, occorre proseguire verso il superamento dell’attuale sistema di tracciabilità, che complica inutilmente l’attività delle imprese, in particolar modo quelle del trasporto e della gestione dei rifiuti

In ogni caso, il giudizio di Confartigianato Imprese Sardegna relativo alle attuali disposizioni sul SISTRI rimane profondamente negativo. Il sistema, soprattutto nei confronti delle imprese dell’autotrasporto, è scarsamente trasparente, ed è causa di pesanti e onerosi adempimenti per le imprese.

«Abbiamo chiesto un immediato incontro con il ministro Galletti – continua Mellinoper affrontare una volta per tutte la questione Sistri nella sua interezza, a cominciare dall’esclusione anche per i piccoli trasportatori e i piccoli gestori.»

«Ora serve coraggio – conclude Mellino – perché è necessario “rottamare” definitivamente il Sistri che, in questi anni, in Sardegna è costato a 15 mila aziende (il 60% delle quali artigiane) tra produttrici di rifiuti e gestori (trasporto e smaltimento), quasi 6 milioni di euro per iscriversi, acquistare oltre 15mila chiavette usb e quasi 3mila black box  a fronte di un sistema che non ha mai funzionato. E non solo, oggi costa quasi 20mila euro all’anno alle aziende di trasporto coinvolte