22 November, 2024
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L’obiettivo del latte pagato a un euro a litro è stato superato. Per il mondo delle campagne legato al mondo della cooperazione si è raggiunta la soglia di 1,09 euro a litro. A due anni dalla vertenza dei pastori e della guerra del latte che ha interessato tutta la Sardegna, la Lega delle cooperative ha fatto il punto sull’andamento del mercato latte e pecorino nel corso di una conferenza stampa in cui si è ricostruita l’intera vertenza.

«Due anni fa si è intrapreso un percorso con le istituzioni e il ministro di allora Gian Marco Centinaio e le associazioni e organismi di categoria per trovare una soluzioneha detto Daniele Caddeo, direttore generale di Legacoop Sardegna . Si è trattato di un percorso, cui abbiamo partecipato anche noi della cooperazione, nato per trovare soluzioni.»

Che riguardano un settore che produce ogni anno oltre 300 milioni di litri di latte, garantisce occupazione a 40 mila addetti, con un fatturato di 400 milioni di euro.

«Il 65 per cento della produzione nazionale dell’ovicaprino è in capo alla Sardegna ha aggiunto Daniele Caddeo -. Di questo ammontare il 72 per cento è prodotto dalle aziende legate a Legacoop.» Poi le cifre. «Nel 2019 il  mondo delle cooperative è riuscito a pagare il latte a 0,94 euro, mentre nel 2020 il prezzo del latte è stato pagato a 1,09 centesimi per gli aderenti a Legacoop e a 1,03 alle coop non aderenti.»

Il direttore di Legacoop ha chiarito anche un altro aspetto.

«Se tutto il latte trasformato fosse stato pagato come quello della cooperazione avremmo sviluppato 360 milioni, se invece fosse stato pagato tutto a 0,85 avrebbe generato 280 milioni. C’è una forbice di 70 milioni di euro.»

A ricostruire gli altri aspetti della vertenza il presidente di Legacoop Sardegna Claudio Atzori.

«Avremmo dovuto fare la conferenza nell’estate del 2020 ma presi dalla pandemia e dall’emergenza abbiamo rinviato. Lo facciamo oggi rendendo conto degli impegni che abbiamo preso. Con gli accordi e i documenti che abbiamo sottoscritto. Quando si parlava di latte pagato a 60 centesimi, quella campagna l’abbiamo chiusa a 0,94 oggi la stiamo chiudendo a 1,09 ha detto Claudio Atzori -. Quella vertenza ha chiamato tutti in causa, anche il mondo della cooperazione che aveva meno colpe ma ha aperto gli occhi per migliorare la situazione. Abbiamo condiviso quella protesta perché il prezzo del latte era veramente baso così come quello del formaggio». Non è tutto. «Si è lavorato  per migliorare il prodotto, poi c’è stata la tabella. Noi abbiamo rispettato quei dati con l’obiettivo e la regola di far crescere i nostri produttori.»

Quindi gli altri interventi e la crescita anche nei nuovi mercati.

«In questo periodo il nostro settore si è rinnovato sia negli impianti sia nei prodotti trasformati e ci ha permesso di entrare nella Gdo nazionale. Togliere una parte del prodotto dal mercato estero per inserirlo nel mercato nazionale ci ha permesso di crescere a livello nazionale e internazionale.» Da Claudio Atzori anche una preoccupazione perché «un trenta per cento del prodotto sardo non sia stato ancora aggregato. Vogliamo che la forbice tra il mondo cooperativo e quello degli industriali si abbassi. Non abbiamo condiviso la degenerazione della vertenza latte. Prezzo latte e formaggio è il tema principale. Chi ha ruolo si adoperi per aggregare produttori e trasformatori che non sono aderenti al mondo della cooperazione».
A porre l’attenzione sulla crescita e l’espansione Salvatore Palitta, presidente cooperativa Pattada che ha parlato di settore in crescita «con i dati del 2021 che fanno ben sperare». Dello stesso avviso anche Renato Illotto presidente della cooperativa Cao. Riccardo Barbieri, direttore Fidicoop e componente del Cda di Bper Banca ha parlato di strumenti e opportunità del settore che segna una ripresa. Poi l’intervento del presidente della Regione Christian Solinas che in collegamento ha illustrato le iniziative messe in campo per affrontare la vertenza. Il sottosegretario di Stato Gian Marco Centinaio ha ricostruito l’intera vicenda che l’ha visto partecipe in prima persona proprio due anni fa da ministro. ”

«E’ stato fatto un lavoro in cui si è dimostrato che quando si vogliono raggiungere obiettivi e ci sono persone perbene e competenti si riesce. Mi dicevano che interessava una programmazione non soldi subito. Nei confronti della cooperazione tanto di cappello per il lavoro fatto in un momento di crisi  in cui ci si guardava con molta preoccupazione. La mia gratitudine nei vostri confronti è tanta. 1,09 euro a litro è un valore importante. Ciò che oggi a me interessa è un progetto strutturale.»

A porre l’attenzione sul settore e sull’importanza della cooperazione, elogiando il risultato raggiunto anche Mauro Lusetti, presidente di Legacoop nazionale.

«Noi lavoriamo per far crescere i nostri associati. Qui siamo davanti a un lavoro che in due anni ha prodotto grandi risultati.»

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La commissione Attività produttive, presieduta da Piero Maieli (Psd’Az) ha sentito in audizione i principali rappresentanti del comparto vitivinicolo regionale sulla possibile modifica del disciplinare di produzione dei vini Igt (indicazione geografica tipica).

Dagli operatori del settore (erano presenti esponenti delle aziende che producono Vermentino di Gallura e di Sardegna, Alghero Doc e Carignano del Sulcis) è arrivato un appello alle istituzioni regionali a difesa sia della qualità che delle importanti posizioni conquistate a livello nazionale ed internazionale di vini sardi.

La modifica del disciplinare, infatti, approvata in via preliminare dall’assessorato dell’Agricoltura su istanza di alcuni produttori, determinerebbe un livellamento verso il basso delle nostre eccellenze che, dopo un lungo lavoro, rappresentano una voce significativa delle esportazioni agroalimentari della Sardegna. Aumentare la capacità di penetrazione commerciale dei prodotti sardi va bene, è stato sottolineato, ma a certe condizioni; la cosa più importante è che il consumatore sappia cosa compra e cosa sceglie. Si potrebbe pensare, ad esempio, ad etichette diversificate, purché emerga in modo chiaro la differenza fra i vini, anche perché ad una maggiore qualità corrispondono maggiori costi all’origine, una minora resa dei terreni nel rapporto fra superficie e quantità di prodotto, una rete di controlli e di certificazioni molto più rigorosa.

Il presidente della commissione ha annunciato la prossima convocazione dell’assessore dell’Agricoltura per verificare gli strumenti tecnici di intervento e la possibilità di un punto di incontro fra due esigenze del mondo produttivo regionale che non appaiono incompatibili.

Successivamente è stata approvata all’unanimità la proposta di legge nazionale di iniziativa regionale n. 4, che ha come primo firmatario lo stesso presidente Piero Maieli. Il provvedimento prevede in sostanza l’introduzione del pegno rotativo per i vini (cioè la possibilità di ottenere liquidità dal sistema creditizio dando in pegno quote di prodotto) sul modello di quanto già fatto per il pecorino romano. La proposta è già stata consegnata al ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio che ha assicurato la sua attenzione per inserirla all’ordine dei giorno dei lavori delle due Camere.

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Le regioni del Mezzogiorno, pur rappresentando grandi bacini di produzione agroalimentare, non spiccano tra le regioni top exporter e questo anche a causa dell’orografia che caratterizza i traffici commerciali del territorio; l’export agroalimentare del Meridione, infatti, è ‘geograficamente’ concentrato nei mercati di prossimità e raggiunge solo in minima parte i mercati più distanti. Anche in ragione di ciò, l’export agroalimentare delle regioni del Mezzogiorno, seppur in aumento nell’ultimo decennio, è cresciuto ad un tasso inferiore rispetto a quello delle regioni del Nord: nel decennio 2008-2018, infatti, a fronte di una crescita dell’export delle regioni settentrionali pari al 62% circa, quello delle regioni meridionali è aumentato ‘solo’ del 46%, arrivando a superare di poco i 7 miliardi di euro di export nel 2018.

Muove da queste premesse il terzo appuntamento di “Grow!”, l’Action Tank del coordinamento di Agrinsieme che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, che si terrà giovedì 13 giugno 2019, dalle 9.30 nel Palazzo Viceconte di Matera, in via San Potito 7. L’incontro, che vedrà gli interventi del ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo Gian Marco Centinaio e del ministro per il Sud Barbara Lezzi, sarà incentrato sull’importanza delle infrastrutture materiali ed immateriali del Meridione per la competitività dell’agricoltura italiana nel contesto comunitario e globale.

I collegamenti, i trasporti, la digitalizzazione e il sistema idrico del Meridione saranno solo alcune delle tematiche al centro dello studio “Il sistema infrastrutturale a servizio dell’agricoltura italiana: focus territoriale Mezzogiorno”, realizzato da Nomisma per Agrinsieme, che saràpresentato per l’occasione dal responsabile dell’Area Agricoltura e Industria Alimentare della società di ricerca Denis Pantini.

A questo importante appuntamento, come già avvenuto nei precedenti, parteciperà una corposa delegazione di rappresentanti delle aziende e degli organi territoriali delle associazioni facenti parti del Coordinamento, i quali avranno la possibilità di rappresentare le proprie istanze direttamente alle istituzioni. Alla giornata di lavori interverranno, oltre al coordinatore nazionale di Agrinsieme Franco Verrascina e aicopresidenti del coordinamento Dino Scanavino, Massimiliano Giansanti e Giorgio Mercuri, il coordinatore della commissione Agricoltura della Conferenza delle Regioni Leonardo Di Gioia, l’assessore all’agricoltura della Regione Basilicata Francesco Fanelli, l’assessore all’agricoltura della Regione Siciliana Edy Bandiera, il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale Ugo Patroni Griffi e il presidente di Federalimentare Ivano Vacondio.

A questo terzo appuntamento di “Grow!”, l’innovativa piattaforma attraverso la quale Agrinsieme intende mettere a disposizione dei decisori pubblici e dei propri associati un innovativo laboratorio di riflessione sulle policy che influenzano il futuro del settore, farà seguito, nei prossimi mesi, un incontro analogo durante il quale l’attenzione sarà dedicata alla situazione infrastrutturale del Settentrione del Paese.

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«Nel congratularci con tutti i nuovi eletti usciti dalle urne delle elezioni europee, ai quali auguriamo buon lavoro e cui assicuriamo il nostro pieno sostegno, ribadiamo con convinzione l’importanza di contrastare con ogni mezzo il taglio dei fondi comunitari destinati all’agricoltura, ricordando che alla prossima legislatura spetterà il delicato e complesso compito di portare avanti il negoziato che porterà alla definizione e presumibilmente all’approvazione della riforma della PAC”.»

Lo sottolinea il presidente della Copagri Franco Verrascina alla luce dei risultati delle urne e in vista della riunione informale di stasera dei capi di Stato e di governo, durante la quale inizierà il confronto che porterà alla scelta dei nuovi vertici delle istituzioni comunitarie.

«Concordiamo pertanto con il ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo Gian Marco Centinaio sulla necessità di ‘fare barricate’ per difendere la distintività delle nostre produzioni e contro i tagli all’agricoltura, scongiurando la perdita di fondi di importanza prioritaria in funzione della salvaguardia del reddito dei produttori agricoli e del ricambio generazionale», aggiunge il presidente della Copagri.

«A nostro avviso, infatti, vanno rivisti gli automatismi e i troppi vincoli finanziari che hanno fin qui regolato i rapporti di forza all’interno dell’Unione Europea, partendo dal fondamentale presupposto secondo cui ci sono molti Paesi che ricevono più fondi comunitari di quanti ne versino e tenendo sempre bene a mente che l’Italia è un contributore netto dell’UE, in quanto versa 2,35 miliardi di euro più di quanti ne riceva, ed è inoltre, alle spalle di Germania e Francia, tra quelli che contribuiscono maggiormente al bilancio agricolo comunitario», ricorda Franco Verrascina.

«Non possono essere solo i produttori agricoli, il cui lavoro è di fondamentale importanza per l’economia nazionale e comunitaria, a pagare il conto della Brexit; fare agricoltura come ci chiede la società ha un costo, che non può ricadere unicamente e totalmente sulle spalle delle aziende agricole», conclude il presidente della Copagri.

 

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«Nel D.L. emergenze, che a nostro avviso rappresenta una base di partenza per rilanciare alcuni comparti in crisi, sono state accolte molte delle nostre ripetute sollecitazioni per gli olivicoltori pugliesi, per gli allevatori sardi e per il comparto agrumicolo, prevendendo inoltre importanti misure per il sostegno ai settori suinicolo e saccarifero.»

Così il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, dopo il via libera definitivo al Decreto-legge con disposizioni urgenti in materia di rilancio dei settori agricoli e di sostegno alle imprese agroalimentari colpite da eventi atmosferici avversi di carattere eccezionale, esprimendo soddisfazione per la relativa celerità con la quale è stato licenziato il testo.

«Il D.L. emergenze rappresenta una vittoria di tutta l’agricoltura italiana, a riprova di un impegno corale che ha trovato in Agrinsieme un importante sostegno e nel lavoro del ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio il giusto riconoscimento da parte del Governo», sottolinea il coordinamento, sollecitando ora l’emanazione dei dieci decreti attuativi previsti dal Decreto-legge.

«Apprezziamo, in particolare, gli stanziamenti a favore della qualità e competitività del latte ovino e caprino attraverso i contratti e gli accordi di filiera, così come le altre disposizioni urgenti per il settore lattiero-caseario e le misure a sostegno delle imprese olivicolo-olearie, tra le quali figurano anche quelle per la ripresa produttiva dei frantoi oleari e per la rigenerazione olivicola della Puglia. Analogo apprezzamento si esprime poi per le azioni a favore dei settori agrumicolo e suinicolo, per l’incremento del Fondo di Solidarietà Nazionale e per lo stanziamento di fondi per le campagne promozionali per il consumo di olio extra vergine. Bene inoltre l’attenzione rivolta al settore della pesca e in particolare alla revisione del sistema sanzionatorio che si ispira a una maggiore equità e proporzionalità nel contrasto alla pesca illegale» evidenzia Agrinsieme.

«Ribadiamo, adesso, la necessità di accelerare con l’attuazione delle misure introdotte, così come è urgente una riflessione sui mancati interventi per le altre regioni colpite dalle gelate e dal maltempo. Ricordiamo, infatti, che sul territorio nazionale sono presenti altri focolai di crisi riguardanti comparti produttivi strategici e che sono state molte le regioni ad essere drammaticamente colpite delle avversità atmosferiche di fine inverno 2018», conclude il coordinamento di Agrinsieme.

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«Prendiamo atto con soddisfazione del fatto che nel disegno di legge di conversione del D.L. con disposizioni urgenti in materia di rilancio dei settori agricoli in crisi e di sostegno alle imprese agricole colpite da eventi atmosferici avversi di carattere eccezionale, cosiddetto ‘D.L. emergenze’, sono state accolte molte delle nostre proposte di modifica in favore degli olivicoltori pugliesi, degli allevatori sardi e del comparto agrumicolo e che, pur con risorse esigue rispetto alle reali esigenze del primario, sono stati inoltre inseriti importanti misure per il sostegno ai settori suinicolo e saccarifero.»

Così il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri ed Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, dopo il via libera al provvedimento, avvenuto in prima lettura alla Camera dei deputati.

«L’ok senza alcun voto contrario prova in maniera inequivocabile la larga condivisione dei contenuti del D.L. emergenze, che vanno a dare immediato ristoro a numerosi settori del primario, i cui protagonisti hanno estremo bisogno di una boccata d’ossigeno», aggiunge il coordinamento, auspicando ora un rapido iter anche al Senato, dove si potrà andare a migliorare ulteriormente tali disposizioni.

«Confidiamo pertanto nelle parole del ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo Gian Marco Centinaio, che in occasione di un recente incontro ha assicurato tempi celeri per la conversione in Legge del provvedimento, che a suo dire si concluderà dopo le festività pasquali», prosegue Agrinsieme.

«Ribadiamo, però, la necessità per il comparto olivicolo, così come per i settori ovicaprino e agrumicolo, di avere ulteriori risposte dalle istituzioni, individuando e stanziando maggiori risorse che permettano agli agricoltori di coprire i danni causati dalle recenti emergenze. Non possiamo poi nascondere il nostro rammarico per i mancati interventi per le altre regioni colpite dalle gelate del 2018; ricordiamo, infatti, che sul territorio nazionale sono presenti altri focolai di crisi riguardanti comparti produttivi strategici e che sono state molte le regioni ad essere drammaticamente colpite delle avversità atmosferiche di fine inverno 2018. L’auspicio è che anche tali istanze possano trovare risposte durante l’iter di conversione parlamentare», conclude il coordinamento che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri ed Alleanza delle Cooperative Agroalimentari.

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«Nuovi passi avanti sul prezzo del latte ovicaprino sono stati fatti durante la seconda riunione del Tavolo ‘ristretto’, nella quale è stato raggiunto un importante accordo tra le parti per il riconoscimento di 74 centesimi al litro in acconto, cifra che si avvicina a coprire i costi di produzione.»

Così Agrinsieme Sardegna, il coordinamento che riunisce le federazioni regionali di Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri ed Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, dopo la seconda riunione del Tavolo “ristretto” del latte ovicaprino, convocato dal prefetto di Sassari Giuseppe Marani.

«E’ ora necessario continuare a lavorare affinché si leghi il prezzo del latte ovicaprino a quello di tutti i formaggi dell’Isola e non solo del pecorino romano; allo stato attuale, infatti, si arriverebbe al riconoscimento di 1euro al litro solo con un prezzo del pecorino pari a circa 8,50 euro al chilo, con una quotazione che attualmente si aggira sui 5,70 euro al chilo», aggiunge Agrinsieme Sardegna.

«In vista del nuovo incontro del Tavolo ‘ristretto’, che sarà convocato tra circa quindici giorni e durante la quale auspichiamo si inizi a parlare dei controlli da estendere a tutti gli operatori della filiera, chiediamo che venga istituzionalizzato il Tavolo nazionale ovicaprino, attraverso un decreto ministeriale che ne specifichi i componenti e le competenze», rimarca il coordinamento regionale.

«Nel frattempo – sottolinea ancora Agrinsieme Sardegna – valutiamo positivamente il via libera da parte del consiglio dei ministri al decreto-legge con disposizioni urgenti in materia di rilancio dei settori agricoli in crisi e di sostegno alle imprese agricole colpite da eventi atmosferici di carattere eccezionale, che rappresenta un importante impegno rispettato da parte del Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo Gian Marco Centinaio; i ritiri di Pecorino Romano previsti dal provvedimento tramite il rifinanziamento del Fondo indigenti, infatti, andranno sicuramente a incidere in positivo sul prezzo del latte ovino.»

«Il comparto ovicaprino nazionale conta oltre 7 milioni di capi; nella sola Sardegna, dove si concentrano le maggiori attività, si contano quasi 12 mila aziende, con un patrimonio che ammonta a oltre 3 milioni di capi, per una produzione media annua che nell’annata 2017-2018 è stata di 330 milioni di litri di latte ovino, la gran parte dei quali utilizzati per la produzione di Pecorino Romano DOP», conclude Agrinsieme Sardegna.

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«Oggi al Mipaaft abbiamo avuto importanti conferme sull’iter che porterà alla definizione di una metodologia per fissare i prezzi del latte e sullo stanziamento di fondi che vanno nella direzione di risollevare e tonificare il mercato del latte ovicaprino, con il fine ultimo di superare la fase emergenziale e aprire un dibattito sul futuro del settore. Lo smaltimento delle rimanenze di Pecorino Romano è, infatti, un primo piccolo passo per intervenire sull’equilibrio di mercato; oltre alle risorse per veicolare il formaggio in eccedenza agli indigenti, però, è fondamentale indirizzare tali fondi per ristrutturare la filiera e per incrementare la liquidità a disposizione degli allevatori.»

Così il coordinatore di Agrinsieme Franco Verrascina, che ha partecipato insieme ai presidenti della Cia Dino Scanavino e dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari Giorgio Mercuri ed alla vicepresidente della Confagricoltura Elisabetta Falchi ai lavori del Tavolo della filiera ovicaprina, riunitosi oggi al ministero delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e svoltosi alla presenza del ministro Gian Marco Centinaio e dei Sottosegretari Franco Manzato e Alessandra Pesce.

«Durante il Tavolo, che ha fatto seguito agli incontri svoltisi al Ministero dell’Interno e alla Prefettura di Cagliari, sono stati presi importanti impegni per la definizione di una metodologia relativa ai prezzi finali dei prodotti, correlando il costo del latte alle dinamiche di mercato; tale definizione per l’indicizzazione dei prezzi andrà sviluppata nel corso di un tavolo ‘ristretto’ che sarà convocato a breve dalla Prefettura di Sassari. Certo l’assenza degli industriali oggi al tavolo non ha aiutato; in ogni caso l’adesione di Assolatte al tavolo ristretto lascia ben sperare perché si possano riprendere le relazioni interprofessionali sul prezzo», aggiunge Agrinsieme.

«Ci rassicurano inoltre la firma da parte del Ministro del decreto ministeriale che proroga il piano per la regolazione dell’offerta del formaggio Pecorino Romano DOP a luglio 2019, anche se poi occorrerà riflettere sulla programmazione produttiva, sulle sanzioni in caso di non rispetto e sulla attribuzione delle quote di produzione. Per risollevare il settore saranno poi importanti le attività promozionali concordate con l’ICE e l’impegno della GDO ad avviare una campagna straordinaria di sostegno per il Pecorino», aggiunge il coordinamento.

«Attendiamo ora di conoscere nel dettaglio i contenuti dell’annunciato decreto legge, che dovrebbe prevedere, in base alle anticipazioni del Ministro, le moratorie per i mutui e i finanziamenti dei pastori in difficoltà, la definizione di misure di monitoraggio per assicurare il rispetto delle quote di produzione e l’istituzione del registro telematico del latte ovicaprino che Agrinsieme ritiene opportuno estendere a tutti i prodotti lattiero-caseari della filiera», conclude il coordinamento.

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Confagricoltura, CIA e Copagri si sono riunite questa mattina per discutere della proposta di accordo emersa dal tavolo di sabato scorso presieduto dal ministro delle politiche agricole Gian Marco Centinaio.

Secondo Confagricoltura, CIA e Copagri, «l‘ipotesi di accordo pur presentando degli aspetti condivisibili risulta essere ancora insoddisfacente. Le trattative devono andare avanti con l’obiettivo di raggiungere una giusta remunerazione e avviare contestualmente gli interventi strutturali utili a riformare il sistema. Le proteste fanno parte della dialettica democratica ma possono giustificarsi solo se condotte in maniera legittima tutelando comunque la libertà di chi intende conferire il proprio prodotto. Eventuali azioni illegali oltretutto rischiano di vanificare tutti gli sforzi e i risultati finora raggiunti».

«Le tre organizzazioni agricole continueranno a battersi, anche attraverso l’impegno dei loro organismi nazionali, affinché questa vertenza ottenga i risultati sperati.»

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Uno spiraglio per il raggiungimento di un accordo sul prezzo del latte è emerso in tarda serata nel vertice fiume convocato oggi in Prefettura, a Cagliari, dal ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio. Come riporta l’Ansa, sarebbero stati decisi tre giorni di tregua nella mobilitazione dei pastori sardi per non bloccare il conferimento del latte e per riprendere a far lavorare i caseifici, nel corso dei quali la proposta messa sul tavolo per avere 72 centesimi al litro oggi ed arrivare a fine stagione a 1 euro, anche 1,20 euro, come chiedono gli allevatori sardi, sarà posta al vaglio del mondo delle campagne. La trattativa riprenderà giovedì 21 febbraio, al Ministero, a Roma.