Mons. Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo metropolita di Campobasso-Boiano, sarà ospite della XXIX Marcia della Pace, il 30 dicembre, a Carbonia.
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Mons. Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo metropolita di Campobasso-Boiano, già vescovo di Locri, sarà l’ospite testimone che parteciperà, quest’anno, alla XXIX Marcia della Pace che si svolgerà a Carbonia il 30 dicembre prossimo.
Lo ha annunciato don Angelo Pittau, ideatore e promotore della Marcia della Pace fin dalle sue origini, e direttore della Caritas di Ales-Terralba nel corso della conferenza stampa nella sede della Caritas di Cagliari.
Presente anche don Marco Lai, direttore della delegazione regionale della Caritas, l’incontro con la stampa è servito a presentare i dettagli di una Marcia che, «fin degli anni ’80, (la prima si svolse a Sardara nel 1987 e il testimone fu mons. Antonio Riboldi vescovo di Acerra) ha assunto la caratteristica di “mettere assieme” realtà diverse che magari facevano, e forse ancora oggi, fanno fatica a dialogare fra loro. «Se rafforziamo questo nostro stare insieme – ha precisato don Angelo Pittau – costruiremo cultura, lavoro, cittadinanza e pace».
Sono una quarantina le organizzazioni sociali, di categoria, sindacali, istituzionali e di volontariato che hanno aderito alla Marcia e fanno parte del Comitato organizzativo.
Fra questi, vale citare il patrocinio del Consiglio regionale della Sardegna, della Giunta regionale, l’intensa collaborazione attiva del comune di Carbonia, e nei giorni scorsi è pervenuta anche l’adesione della pastora della Chiesa Evangelica Battista di Cagliari, Cristina Arcidiacono, e quella di Carbonia e Sulcis, pastora Elizabeth Green.
Lo slogan della marcia ricalca il tema del messaggio di papa Francesco per la 49.a Giornata mondiale della Pace “Vinci l’indifferenza e conquista la Pace”, del 1 gennaio 2016, messaggio reso pubblico nei giorni scorsi e inviato a tutti i potenti della terra in cui l’incipit è quello che il Santo Padre chiama “Globalizzazione dell’indifferenza”, un atteggiamento pericoloso e che mette a rischio la pace nel mondo in particolare per quella che viene definita “una terza guerra mondiale a pezzettini” capace di accentuare la forbice fra nazioni ricche e nazioni povere e dove la ricerca sfrenata del benessere non fa altro che consumare il territorio; quello che il cristiano definisce “il creato”.
La scelta di fare la Marcia a Carbonia non è casuale, come non è casuale l’itinerario che dalla Grande Miniera di Serbariu raggiungerà Piazza Roma percorrendo via Antonio Gramsci, politico intellettuale sardo che nei suoi scritti politici e sociali ha spiegato bene il significato di “indifferenza”.
La città mineraria prima significava “lavoro e benessere” per tantissima gente, oggi, invece, è l’emblema del “non lavoro”, della disoccupazione, della devastazione del territorio, della povertà. E la Marcia, che partirà alle 15.00 da Serbariu vuole essere la speranza per questo territorio, ma speranza anche per tutta la Sardegna e per le zone interne che vivono un disagio sociale che non consente di trovare la pace.
La Marcia si rivolge in modo particolare ai giovani e per loro, già dalla mattina del giorno 30 dicembre, sono previsti tre workshop di confronto, ciascuno dei quali svilupperà uno dei temi fra lavoro, povertà e ambiente, che sono gli argomenti scelti dal comitato promotore per coscientizzare le persone alla necessità di avere la Pace.
«La novità di quest’anno – ha spiegato poi don Marco Lai – è che la Marcia assurge a livello regionale».
Dopo 29 anni di impegno da parte della Caritas di Ales-Terralba, infatti, i promotori hanno considerato che era necessario fare un salto di qualità e coinvolgere tutta la parte sana della società sarda per ridare speranza ad una regione che più delle altre soffre il disagio della mancanza di lavoro, della crisi che ha colpito i nostri territori e che vanta il triste primato della regione più povera d’Italia.
E questa speranza ha come testimone mons. Giancarlo Maria Bregantini, unico prete-operaio d’Italia a diventare vescovo.
Mons. Bregantini, quando guidava la chiesa di Locri comminò la scomunica verso gli uomini della ‘ndrangheta e da questi subì la minaccia di morte perché aveva incentivato e promosso, attraverso il Progetto Policoro voluto dalla Conferenza episcopale italiana a sostegno dell’occupazione nel sud Italia, numerose cooperative di lavoro per giovani, togliendo manovalanza alla criminalità organizzata.
E sarà proprio mons. Bregantini a chiudere, con il suo intervento in Piazza Roma a Carbonia, la XXIX Marcia della Pace.