Al via domani, martedì 11 settembre, a Carloforte, la prima parte di Creuza de Mà, il festival di musica per cinema diretto da Gianfranco Cabiddu.
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Proiezioni di film e documentari, concerti, incontri, masterclass e altro ancora, tutto all’insegna della musica per il cinema, oggetto di indagine e riflessione che caratterizza da sempre Creuza de Mà, il festival ideato e diretto dal regista Gianfranco Cabiddu e organizzato dall’associazione culturale Backstage. L’appuntamento giunge quest’anno alla sua dodicesima edizione con un ricco cartellone articolato in due momenti e luoghi distinti, secondo la formula già collaudata nelle ultime occasioni: la prima parte, infatti, è in programma da martedì 11 a domenica 16 settembre a Carloforte; la seconda, invece, a Cagliari dall’1 al 4 novembre.
Si comincia dunque nel paese sull’isola di San Pietro, dove il festival è nato nell’estate del 2007 e in cui affonda le sue radici; il programma della sei giorni a Carloforte – che si snoderà principalmente tra i due cinema, il “Mutua” e il “Cavallera”, e nello spazio del Giardino di Note -, ruota intorno ad alcuni temi principali. Suggerita dalla ricorrenza del cinquantenario, ecco dunque una riflessione sul ’68 e su quella stagione carica di ideali e aspirazioni che il festival vuole ricordare attraverso il ciclo di proiezioni intitolato ’68 memories, a cura di Enzo Gentile, firma autorevole del giornalismo musicale, dedicato a quei film e alle loro musiche che hanno segnato un modo nuovo di concepire la colonna sonora: da “Woodstock – Tre giorni di pace, amore e musica” a “Easy Rider”, da “Zabriskie point” a “Fragole e sangue”, a “Cinque pezzi facili”.
Complice una stagione straordinaria, il festival dedica poi una particolare attenzione alle opere recenti di cinque registe italiane, autrici diverse tra loro che propongono un cinema nuovo a cui Creuza de Mà vuole rendere omaggio. «Così intendiamo esplorare il cinema, la musica e il suono per il cinema, attraverso le sensibilità e lo sguardo al femminile, come ‘altra sensibilità’, non in contrapposizione ma in concorso con quello maschile”, sottolinea il direttore artistico Gianfranco Cabiddu: “I film presentati ci aiuteranno a leggere la contemporaneità attraverso storie, narrazioni, e i suoni e le musiche, ricollegandoci per assonanza e per omaggio al ’68 dove tutto ebbe idealmente inizio. Un appassionante viaggio: alla musica e al cinema, il compito di esaltare la forza utopica e vivificante della poesia e dell’immaginazione, la possibilità di liberare il pensiero creativo, di divulgarlo e di condividerlo con un pubblico sempre più vasto ed esigente».
L’anello ideale di congiunzione musicale e tematica con il ’68 sarà proprio il film d’apertura, “Nico, 1988″ di Susanna Nicchiarelli (con le musiche del gruppo Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo), opera pluripremiata che racconta gli ultimi anni di vita di Christa Päffgen, in arte Nico, cantante dei Velvet Underground, musa di Andy Warhol e donna di grande bellezza. Spazio poi all’universo in bilico tra realtà e sogno di Alice Rochwacker con il suo film “Lazzaro felice”, alla delicatezza di Laura Bispuri con “Figlia mia” (girato e ambientato in Sardegna), alla poesia di Paola Randi con “Tito e gli alieni” (dove la colonna sonora è firmata da Giordano Corapi con il compianto Fausto Mesolella), e quindi alla forza shakespeariana di Roberta Torre con “Riccardo va all’Inferno”, interpretato da Massimo Ranieri, con musiche e testi di Mauro Pagani.
Una novità di Creuza de Mà edizione numero dodici è il Premio Isole del Cinema per la musica che in questa prima occasione sarà consegnato appunto a Mauro Pagani, il grande musicista già ospite in passato di questo festival che per titolo ha preso in prestito quello di un album tra i più famosi di Fabrizio De André, scritto a quattro mani proprio con Mauro Pagani. La premiazione, in programma nella serata di venerdì 14, precederà il concerto del compositore e pianista Leandro Piccioni, collaboratore da oltre quindici anni di Ennio Morricone, accompagnato dal Quartetto Pessoa in un’originale e coinvolgente lettura delle più importanti colonne sonore del cinema.
L’indomani spetterà allo stesso quartetto d’archi il compito di musicare in acustico, com’è tradizione del festival, la discesa del sole al tramonto alle Ciasette, un anfiteatro di roccia naturale che si affaccia sul mare e che si raggiunge a piedi percorrendo un piccolo scosceso sentiero: una creuza de mà, appunto.
Altro momento musicale immancabile, il concerto della Banda Musicale Città di Carloforte Angelo Aste che farà gli onori di casa nella serata inaugurale di martedì 11 con un programma di brani tratti dalle colonne sonore degli ultimi trent’anni e arrangiate appositamente per il festival.
Diversi altri appuntamenti costellano il programma delle sei giornate carlofortine: tra questi, la proiezione di due documentari, “The Italian Jobs: Paramount Pictures e l’Italia”, di Marco Spagnoli, e “Diva!”, per la regia di Francesco Patierno, un omaggio a una donna e attrice eccezionale, Valentina Cortese; l’anteprima di “Sri Lanka Family Film with Chaplin and Goddard”, venti minuti di immagini inedite in 16mm ritrovate da Manuel Kleidman, cofondatore con Cecilia Pagliarani di Nosarchives, archivio internazionale di pellicole in formato ridotto, restaurate a cura de L’Immagine Ritrovata di Bologna con musiche originali di David Voci Sciabordi; la presentazione del libro di Alessandro De Rosa “Inseguendo quel suono – La mia musica, la mia vita”, in cui Ennio Morricone si racconta in conversazione con il suo allievo; un incontro con con Pivio (al secolo Roberto Pischiutta), presidente dell’Associazione Musicisti per Cinema, e una conferenza di Giuliano Taviani (David di Donatello nel 2015 per il miglior compositore e per la migliore canzone per le musiche del film “Anime nere” di Francesco Munzi) che ripercorre la filmografia dei Fratelli Taviani, suo padre Vittorio e suo zio Paolo, e il loro rapporto con la musica; e, ancora, una tavola rotonda conclusiva con gli ospiti del festival, prima che scorrano i titoli di coda, domenica 16 settembre.
Poi, dall’1 al 4 novembre, Creuza de Mà pianterà le tende a Cagliari per il secondo tempo della sua edizione numero dodici. Il cartellone, ancora da completare, ha già diversi punti fermi in programma tra il Conservatorio di Musica “Giovanni Pierluigi da Palestrina” ed il Cineteatro “Nanni Loy”: la ripresa della retrospettiva ’68 memories presentata da Enzo Gentile e Riccardo Giagni, un concerto di musiche dell’epoca del gruppo cagliaritano Dancefloor Stompers e, tra gli altri film in visione, “Nico, 1988″ di Susanna Nicchiarelli (cui sono legate una conferenza incontro e un vj/dj set di Max Viale, musicista del gruppo Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo), e “Il Flauto Magico a Piazza Vittorio” di Gianfranco Cabiddu e Mario Tronco, direttore artistico dell’Orchestra di piazza Vittorio che suggellerà la quattro giorni cagliaritana con un concerto di Arie d’Opera tratte dal trittico che rivisita la tradizione del teatro lirico: Carmen, Don Giovanni e Il Flauto Magico.
Ma Creuza de Mà porta avanti anche la sua missione formativa, avviata in occasione della sua decima edizione con il Corso intensivo di scrittura di musica per cinema dedicato a Sergio Miceli, guidato da Franco Piersanti e che vede come presidente onorario Ennio Morricone. Ora, in collaborazione con il CSC – Centro Sperimentale di Cinematografia – Scuola Nazionale di Cinema, il festival vara la prima edizione del Cine campus di Musica per cinema: un “incontro” in residenza tra i musicisti del CSC Lab Musica per cinema e le cattedre di Regia, Montaggio e Suono del Centro Sperimentale. I ventiquattro allievi del secondo anno, accompagnati dai docenti di riferimento, lavoreranno alla musica e al suono di sei cortometraggi che costituiscono l’esercitazione filmica sul genere “Giallo”. Parallelamente parteciperanno, insieme agli studenti del corso intitolato a Sergio Miceli, agli incontri in masterclass con i registi e i musicisti ospiti del festival. «Un’esperienza didattica intensiva – sottolinea Gianfranco Cabiddu – che mette in relazione il lavoro di regia, montaggio e sonorizzazione, con una particolare attenzione ai suoni d’ambiente, missaggio, ecc. nella splendida isola sarda in un settembre sempre generoso di bello, un prolungamento d’estate, prima di ritornare al CSC a Roma dove prenderà vita l’ultima fase del corso con il Mixaggio del suono e la color:»
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Proiezioni di film e documentari, concerti, incontri e masterclass, tutto all’insegna della musica per il cinema, oggetto di indagine e riflessione che caratterizza da sempre “Creuza de Mà”, il festival ideato e diretto dal regista Gianfranco Cabiddu e organizzato dall’associazione culturale Backstage. L’appuntamento giunge quest’anno alla sua dodicesima edizione con un ricco cartellone articolato in due momenti e luoghi distinti, secondo la formula già collaudata nelle ultime due occasioni: la prima parte è infatti in programma da martedì 11 a domenica 16 settembre a Carloforte, il paese sull’isola di San Pietro dove il festival è nato nell’estate del 2007 e in cui affonda le sue radici; la seconda si terrà invece a Cagliari dall’1 al 4 novembre.
Organizzata con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna (assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport, e assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio), del comune di Carloforte e del comune di Cagliari (Assessorato alla Cultura e Spettacolo), del ministero dei Beni e delle Attività Culturali, della Fondazione Sardegna Film Commission, della Fondazione di Sardegna, della SIAE, del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna, dell’ERSU e del Conservatorio di Musica “Giovanni Pierluigi da Palestrina” di Cagliari, la dodicesima edizione del festival “Creuza de Mà” verrà presentata alla stampa venerdì mattina, 31 agosto, a Cagliari presso l’assessorato regionale dello Spettacolo ed Attività Culturali, in viale Trieste, 186 (sala conferenze, secondo piano).
All’incontro con i giornalisti, che avrà inizio alle 11.00, è prevista la partecipazione dell’assessore della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Autonoma della Sardegna Giuseppe Dessena e dell’assessore regionale del Turismo Barbara Argiolas, del sindaco di Carloforte Salvatore Puggioni con l’assessore alla Cultura Arianna Curcio, e del presidente dell’E.R.S.U. (Ente regionale per il diritto allo studio universitario) di Cagliari Gian Michele Camoglio. Al direttore artistico di “Creuza de Mà”, Gianfranco Cabiddu, il compito di illustrare il programma del festival.
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Ultime due giornate dense di eventi oggi e domani, al trentunesimo festival “Time in Jazz”, in corso dall’8 agosto tra Berchidda ed altri sedici centri del Nord Sardegna.
Oggi, giornata di Ferragosto, al festival diretto da Paolo Fresu, si vive per tradizione nella campagna appena fuori Berchidda, con una serie di appuntamenti in programma tra le chiesette campestri di San Michele e Santa Caterina dal mattino fino al tardo pomeriggio. Si comincia alle 10.00, con la “Passeggiata nel bosco con Gufo Rosmarino”, un racconto itinerante nella natura intorno alla chiesetta di Santa Caterina con l’attore Giancarlo Biffi: regista, attore e autore, Biffi è direttore artistico del Cada Die teatro e del Centro di Arti Sceniche “La Vetreria” di Cagliari. Nella sua carriera ha messo in scena, scritto e in alcuni casi interpretato più di quaranta opere teatrali, dedicandosi anche alla letteratura per l’infanzia, dove è autore delle favole dell’intrepido e coraggioso gufetto Rosmarino, tutte curate dalle Edizioni Segnavia; in questa occasione porterà in scena “Rosmarino e i corvi farlocchi” (pubblicato nel 2017 e illustrato da Valeria Valenza), accompagnato dalla tromba di Paolo Fresu, dal violino di Sonia Peana e dalle voci di Catia Gori e Ada Montellanico.
Stessa ambientazione, alle 11.00, per l’incontro “Fatto trenta facciamo trentuno. La bellezza dei numeri che creano vita”, con il giornalista, conduttore radiofonico e scrittore Emilio Casalini: padovano, classe 1969, dopo un decennio di reportage al servizio della RAI, anche in teatri di guerra, nel 2010 inizia la collaborazione con “Report” e nel 2012 vince il Premio giornalistico televisivo “Ilaria Alpi” con il reportage “Spazzatour”. Nel 2014 pubblica l’ebook “Fondata sulla Bellezza”, in cui riflette sul potenziale di rinascita dell’Italia grazie al suo patrimonio culturale; sulla stessa linea ideale realizza e conduce su Radio2 il programma radiofonico “Bella Davvero” (2015-2016) e nel 2016 pubblica “Rifondata Sulla Bellezza – Viaggi, racconti e visioni alla ricerca dell’identità celata” (Spino Editore).
A seguire, musiche e ritmi con la Fanfaraï Big Band, la scatenata formazione già protagonista nei giorni precedenti dei concerti a bordo della nave Corsica Ferries – Sardinia Ferries e a Cheremule, e in parate per le strade di Berchidda, che più tardi, in serata, sarà sul palco di piazza del Popolo (con ospiti a sorpresa) per guidare le danze dell’immancabile festa di ferragosto di Time in Jazz.
Trasferimento, quindi, alla vicina chiesetta di San Michele per il consueto pranzo a base di piatti tipici della cucina locale; i tagliandi, a 15 euro, si possono acquistare all’infopoint del festival a Berchidda oppure direttamente in loco. Nell’occasione, in linea con il progetto Green Jazz, saranno utilizzate stoviglie in materiali biodegradabili e compostabili, per ridurre la produzione di rifiuti e l’impatto del festival sul territorio.
Nel tardo pomeriggio, alle 18.00, sempre alla chiesetta di San Michele, torna lo spazio dedicato dal festival alla musica tradizionale sarda, con “Jazz e tradizione popolare tra passato e futuro”, a cura di Fabio Calzia, che vedrà in scena l’organettista Pierpaolo Vacca, noto per le sue interpretazioni in cui si fondono tradizione e sperimentazione: originario di Ovodda, discende da una famiglia di suonatori e ballerini, tra cui il famoso Peppe Cuga. Il suo percorso musicale l’ha portato a elaborare uno stile originale, dato da uno strumento a 3 file e 18 bassi, e arricchito dall’uso dell’elettronica.
Per chi invece rimane a Berchidda, sarà ancora possibile visitare alla Casara (dalle 15.00 alle 21.00) la mostra CasArte – Casa d’Arte Time in Jazz, mentre al Cinema Santa Croce, alle 17.30, si chiude la rassegna di film e documentari di Time in Jazz curata e presentata da Gianfranco Cabiddu: sullo schermo “L’innesto, padre e figlio”, un documentario che racconta il passaggio generazionale di valori e tradizioni nel dialogo (in lingua sarda) tra Paolo Fresu e suo padre Lillino, contadino e poeta, nonché primo e assiduo fan di Time in Jazz.
Alle 21.30 i riflettori del palco di Piazza del Popolo si accendono per l’ultima serata di musica: il primo set vedrà il gradito ritorno a Time in Jazz di Dhafer Youssef, il cantante e virtuoso dell’oud (il liuto arabo) tunisino, alla guida del suo quartetto con Isfar Rzayev Sarabski al piano, Matt Brewer al basso e Ferenc Nemeth alla batteria, con cui porterà in scena il progetto del suo ultimo album, “Diwan of Beauty and Odd”. Cinquant’anni compiuti lo scorso novembre, Dhafer Youssef è stato un pioniere nel riuscire a affrancare l’oud dal suo ruolo più tradizionale per connetterlo ad altri generi musicali contemporanei, coniugando in modo originale musica araba e jazz, con ulteriori sfumature conferite dall’elettronica. Nel suo cammino artistico ha condiviso esperienze e collaborazioni con artisti di vari ambiti e provenienze musicali, come Markus Stockhausen, Paolo Fresu, Nguyen Lê, Nils Petter Molvaer, Bugge Wesseltoft, Eivind Aarset, Zakir Hussain, Tigran Hamasyan, Ballake Sissoko, tra gli altri, comprese due “leggende” del jazz come Herbie Hancock e Wayne Shorter in occasione dell’International Jazz Day del 2015. Nel 2017 è stato insignito del prestigioso Dutch Edisson Award.
Poi, nella seconda parte della serata, tolte poltroncine e transenne dalla piazza e aperte le porte al pubblico con ingresso gratuito, via alla consueta festa di Ferragosto che quest’anno si affida alla coinvolgente miscela di suoni e ritmi della Fanfaraï Big Band, formazione multietnica che mescola raï, chaabi, musica gnawa, gli ottoni jazz, afro-cubani o tzigani. Sul palco, a menare le danze, Samir Inal (percussioni, oud e cori), Patrick Touvet (tromba) Guillaume Rouillard (tromba), Abdelkader Tab (percussioni, gumbri e canto), Antoine Giraud (tuba o trombone), Didier Combrouze (basso o chitarra), Olivier Combrouze (sax tenore, baritono e cori), Bouabdellah Khelifi (violino e canto), Emmanuel Le Houezec (sax alto, flauto e cori), Mehdi Chaib (sax soprano, kerkabou e cori), Maximilien Helle-Forget (tastiere) e Hervé Le Bouche (batteria), con la partecipazione di ospiti a sorpresa.
Al termine, la festa continua nell’attigua piazzetta con il groove e le ritmiche africaneggianti, hip-hop e scratch che caratterizzano il consueto spazio dopofestival di “Time is over”, affidato a Gianluca Petrella, in un ultimo e speciale evento che prevede la presenza anche di Paolo Fresu e altri guest.
Domani, giovedì 16 agosto, tre diversi appuntamenti accompagnano Time in Jazz all’epilogo della sua edizione numero trentuno. A Berchidda, alle 15.00, ultimo incontro del progetto “Periferie Urbane”, nell’ambito dell’iniziativa “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura”: chiudono la serie i giovanissimi componenti di Plus 39, ovvero il gruppo dei migliori allievi dell’edizione 2017 del seminario di Nuoro Jazz, che saranno anche protagonisti in serata, al Museo del Vino, del concerto conclusivo del festival.
Alle 18.00, nel suggestivo scenario dello stagno di San Teodoro, sulla costa orientale, si rinnova l’incontro in musica tra il caldo timbro della tromba e del flicorno di Paolo Fresu con l’inconfondibile canto e le sonorità dell’oud di Dhafer Youssef: un legame artistico e umano ultraventennale, quello tra il musicista sardo e il tunisino, che ha dato vita a pagine importanti traendo linfa dalla comune radice mediterranea dei due.
Sipario finale sul festival alle 22.00, al Museo del Vino di Berchidda con i Plus 39, sestetto giovanissimo, composto da Fabiana Manfredi e Federica Muscas alla voce, Luca Zennaro alla chitarra, Vittorio Esposito al pianoforte, Stefano Zambon al contrabbasso e Francesco Parodi alla batteria, alle prese con un repertorio di brani originali dove la matrice jazzistica moderna rimane ben presente ma viene affiancata da influenze soul e r’n’b.
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“Time in Jazz” entra nel vivo della sua 31ª edizione con una quinta giornata ricca di musica e eventi dal mattino a notte fonda domani (domenica 12), tra Berchidda, paese natale del suo ideatore Paolo Fresu, e altri sedici centri sparsi nel nord Sardegna.
Si comincia in mattinata a San Teodoro (alle 11.00, nella chiesa di San Teodoro) con l’ensemble Seacup, composto da un quartetto d’archi – Ilaria Lanzoni al violino, Clara Garcia Barrientos alla viola, Naomi Berrill al violoncello e alla voce, e ancora Gabriele Evangelista al contrabbasso – arricchito dalla presenza creativa di batteria, elettronica e voce di Stefano Tamborrino, principale artefice dell’opera di composizione, e dalle ance (sassofono e clarinetto) dell’americano (ma ormai trapiantato in Italia) Dan Kinzelman. L’attenzione al suono e un’eccezionale capacità di legare il repertorio con grande coerenza sonora, sono il filo conduttore che permette a questi musicisti di mescolare continuamente le carte in gioco senza risultare mai privi di un obiettivo comune tra le linee un impianto architettonico mai sottomesso a precisi schemi accademici.
Si resta sul versante orientale del nord Sardegna per l’appuntamento pomeridiano: alle 18.00 il festival, infatti, fa tappa a San Pantaleo, frazione di Olbia, nella chiesa di San Pantaleo, per il concerto di TriApology, formazione sotto la cui insegna si riconoscono il sassofonista Vincenzo Saetta, il chitarrista Michele Penta e dil batterista Ernesto Bolognini. Un sodalizio nato dall’esigenza di sperimentare un sound ibrido, avvalendosi dell’elettronica come baricentro sonoro, mantenendo il suono di origine acustica del trio senza basso. L’anno scorso a maggio è uscito per la Tŭk Music l’album d’esordio, “Rockinnerage”, dove i tre propongono un repertorio di matrice rock ma con un approccio jazzistico, spaziando fra grandi hit di gruppi come Nirvana, Coldplay, Led Zeppelin e Police, dando forma a un sound contemporaneo che parte dal passato per fondersi con il suono elettrico della nostra era.
Tanti gli appuntamenti in programma a Berchidda. Nel primo pomeriggio, alle 15.00, nuovo incontro della serie “Periferie Urbane”, nell’ambito dell’iniziativa “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura”: domenica spetterà al chitarrista Francesco Diodati condividere la propria professionalità, creatività ed esperienza con la voce dei migranti, della popolazione locale e del pubblico del festival.
Sempre alle 15.00, negli spazi della Casara, edificio di recente restaurato e trasformato nella sede dell’associazione Time in Jazz, apre i battenti la mostra CasArte – Casa d’Arte Time in Jazz, un’esposizione della collezione permanente di opere degli artisti sardi e internazionali frutto delle donazioni raccolte dall’associazione Time in Jazz nei suoi trent’anni di festival. La mostra sarà visitabile fino al 16 agosto, dalle 15.00 alle 21.00.
Si inaugura invece alle 17.30, al Cinema Santa Croce, la rassegna di film e documentari di “Time in Jazz” curata e presentata da Gianfranco Cabiddu, che quest’anno, fino a mercoledì 15 (sempre alle 17.30), propone un suo percorso personale attraverso i film e documentari girati con materiali d’archivio del festival: primo titolo in visione, domenica 12, “Passaggi di Tempo – Il Viaggio di Sonos ‘e Memoria”, del 2006, diario di bordo di un’avventura umana e artistica, che, a partire dal ritrovamento di filmati d’epoca inediti sulla Sardegna, hanno portato all’incontro tra il regista e il trombettista Paolo Fresu: da qui nasce pian piano il concerto-spettacolo “Sonos ‘e Memoria” che da anni viene replicato in Italia e nel mondo.
Alle 19.00, al Bar Centrale, nuovo appuntamento con le presentazioni editoriali di Winebook: protagonista Severino Salvemini con il suo libro “Le liste degli altri. La musica amata da 139 italiani” (Le Polene, 2018), in cui indaga sulle passioni musicali di oltre un centinaio di personaggi famosi, che raccontano i brani musicali che hanno accompagnato (e segnato) la loro vita.
Dopo la prima parata musicale della Fanfaraï Big Band per le vie del paese (ore 19.45), si accendono finalmente i riflettori sul palco centrale di Time in Jazz allestito, come sempre, in piazza del Popolo. Alle 21.30, il concerto inaugurale segna un collegamento ideale con la passata edizione del festival: è infatti Enrico Rava l’atteso protagonista del concerto già in programma l’anno scorso ma che il trombettista dovette cancellare poco prima per un imprevisto impedimento di salute. Autentica icona del jazz italiano, da sempre impegnato nelle esperienze più diverse e più stimolanti, Enrico Rava (classe 1939) è apparso sulle scene a metà degli anni Sessanta, imponendosi rapidamente come uno dei più convincenti esponenti del jazz europeo. La sua schiettezza umana e artistica lo pone al di fuori di ogni schema e ne fa un musicista rigoroso ma incurante delle convenzioni; la sua poetica immediatamente riconoscibile, la sua sonorità lirica e struggente sempre sorretta da una grande freschezza d’ispirazione, risaltano in tutte le avventure musicali del suo lungo percorso artistico costellato di dischi, concerti e tournée, collaborazioni prestigiose, riconoscimenti importanti. Il gruppo Tribe, con cui ha registrato l’omonimo album per l’ECM nel 2011, riunisce accanto alla sua tromba alcuni dei migliori talenti della scena jazzistica nazionale, ognuno con la propria storia e personalità stilistica: il trombonista Gianluca Petrella, il pianista Giovanni Guidi, Gabriele Evangelista al contrabbasso e Fabrizio Sferra alla batteria.
Terminato il suo impegno con Rava Tribe sul palco di piazza del Popolo, Gianluca Petrella presenta nello spazio adiacente il primo dei quattro appuntamenti dopo concerto che, sotto il titolo “Time is over”, accompagneranno le notti berchiddesi con proposte ricche di groove e ritmiche africaneggianti ma anche hip-hop e scratch. Apre la serie il live set del batterista, compositore, dj e producer Andrea Benini con il vibrafonista Pasquale Mirra, l’uno creatore, l’altro elemento stabile del combo Mop Mop.
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Time in Jazz edizione numero trentuno ai blocchi di partenza: mercoledì (8 agosto) prende il via il festival internazionale ideato e diretto da Paolo Fresu nel suo paese natale, Berchidda, ma che come sempre abbraccia tanti altri centri del nord Sardegna, incluso il capoluogo di provincia, Sassari, che apre la lunga serie di concerti con un’anteprima domani sera (martedì 7).
Nel fitto calendario spiccano artisti internazionali come Steve Coleman and Five Elements, il tunisino Dhafer Youssef, gli svedesi Jan Lundgren e Nils Landgren, la Fanfaraï Big Band, accanto a una folta e variegata rappresentanza del jazz italiano che abbraccia diverse generazioni di musicisti: Enrico Rava alla guida del suo gruppo Tribe (Gianluca Petrella, Giovanni Guidi, Gabriele Evangelista, Fabrizio Sferra), Gegè Munari, Greta Panettieri, Gabrio Baldacci, Luca Bulgarelli, Pasquale Mirra, Francesco Lento, Vincenzo Saetta, Enrico Zanisi, William Greco, Emanuele Maniscalco, Carla Casarano, Matteo Bortone, Marco Bardoscia, Stefano Tamborrino, Francesco Diodati, il giovane batterista berchiddese Giovanni Gaias e i Plus 39, ovvero il gruppo composto dai migliori allievi della scorsa edizione del Seminario Nuoro Jazz.
A questi nomi si aggiungono quelli dei protagonisti di “Time is Over”, appuntamento “dopo concerto” curato da Gianluca Petrella: Mop Mop (Andrea Benini) con Pasquale Mirra, il progetto “Aforemention” di Tommaso Cappellato, dj Gruff con lo stesso Petrella, e altri ospiti a sorpresa, tra groove e ritmi africaneggianti, hip-hop e scratch. A fare da scenario alle nove giornate del festival, spazi e ambienti che variano dai boschi montani agli scorci marini, dalle stazioni ferroviarie alle chiesette di campagna, dalle piazze agli altri luoghi notevoli dei sedici comuni che, insieme a Berchidda, costituiscono il “circuito” del trentunesimo Time in Jazz: Arzachena, Bortigiadas, Cheremule, Erula, Loiri Porto San Paolo, Mores, Olbia, Ozieri, Ploaghe, Posada, San Teodoro, Sassari, Sorso, Telti, Tempio Pausania e Tula. Accanto alla musica, trovano spazio come sempre varie iniziative di promozione e sensibilizzazione ambientale, presentazioni di novità editoriali e la selezione di documentari curata dal regista Gianfranco Cabiddu, la mostra CasArte – Casa d’Arte Time in Jazz e i laboratori creativi di strada, questi ultimi all’interno del progetto “Mediterranea” realizzato con il contributo del Bando “Sillumina 2018 – Periferie Urbane – Migranti” (sostenuto e promosso da SIAE), con il coinvolgimento di cittadini stranieri e di artisti under 35.
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Si celebreranno i cent’anni dalla nascita di Armando Trovajoli alla nona edizione del Bif&st – Bari International Film Festival ideato e diretto da Felice Laudadio che si svolgerà dal 21 al 28 aprile. L’evento Armando Trovajoli, la Musica tra Teatro e Cinema, si svolgerà il 22 aprile al Teatro Petruzzelli, e sarà presentato da Pippo Baudo, grande amico e estimatore di Trovajoli. Si tratta di una produzione originale del Festival “Creuza de Mà – Musica per Cinema”, ideata da Gianfranco Cabiddu, con la direzione musicale di Rita Marcotulli.
Il cine-concerto di 90 minuti in ricordo del grande Maestro avviene nel centenario della nascita, con proiezione di immagini dai suoi film, le sue musiche e le sue canzoni, trascritte e arrangiate in una veste nuova, ed affidate allesecuzione di grandi musicisti, in omaggio alla passione di Armando Trovajoli per il jazz, che fra l’altro curò le musiche di quasi tutti i film diretti da Ettore Scola, presidente onorario del Bif&ST e presidente effettivo fino alla sua scomparsa. Al pianoforte ci sarà Rita Marcotulli, Peppe Servillo alla voce, Luciano Biondini alla fisarmonica, Daniele Tittarelli al sax, Ares Tavolazzi al contrabbasso, Alessandro Paternesi alla batteria, Enrico Rava alla tromba.
È quasi sold out la vendita dei biglietti a conferma di quanto sia attuale Armando Trovajoli. Per l’occasione sarà inoltre presentata l’ultima intervista audiovisiva rilasciata dal Maestro per il Bif&ST 2013, pochi giorni prima della sua scomparsa. Il tributo comprenderà inoltre il documentario Armando Trovajoli. Cent’anni di musica di Mario Canale e Annarosa Morri, che è stato presentato in anteprima al Festival “Creuza De Mà”. Il doc sarà proiettato al Mulcinema Galleria alle 17.00 del 21 aprile in Sala 1.
“Centanni di musica” è il lungo racconto autobiografico di un musicista che ha segnato con la sua opera quasi un secolo. Armando Trovajoli parla con tono leggero delle sue passioni: Bach, Mozart, lamore per il jazz, la musica per il cinema e le commedie musicali. Un ritratto molto personale ma anche una grande lezione sulla musica del 900 e sul cinema fatta da un artista che ha composto musiche indimenticabili ed ha firmato alcune tra le musiche più celebri del nostro cinema, componendo un centinaio di colonne sonore, da quella di “Riso Amaro” di Giuseppe De Santis del 1949 a quella di “Giovani e belli” di Dino Risi nel 1996, ma anche “Un giorno in pretura”, “La ciociara”. “C’eravamo tanto amati”, “Profumo di donna”, “Una giornata particolare”. Armando Trovajoli è stato pianista, direttore d’orchestra, compositore prolifico e poetico. La commedia musicale grazie alla lunga collaborazione con Garinei e Giovannini deve tanto alle sue composizioni. Tra le sue canzoni più celebri anche “Aggiungi un posto a tavola” e “Roma nun fa’ la stupida stasera”, scritta e musicata per Nino Manfredi nel 1961.
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Ultimo impegno in calendario, sabato scorso, a Cagliari, per l’undicesima edizione di Creuza de Mà, il festival di musica per film organizzato dall’associazione culturale Backstage con la direzione artistica del regista Gianfranco Cabiddu. Al Cinema Odissea si è svolta la premiazione dei cinque lavori finalisti del corso di tecnica di scrittura di musica per il cinema condotto lo scorso dicembre (dal 4 al 9) dal compositore Franco Piersanti al Conservatorio di Musica “Giovanni Pierluigi da Palestrina” del capoluogo sardo nell’ambito del festival dopo le due tranche più propriamente spettacolari (con proiezioni, incontri e concerti) che Creuza de Mà ha proposto a Carloforte a fine ottobre (dal 27 al 29) e a Cagliari ai primi di novembre (dal 2 al 5).
Giunta alla sua seconda edizione con ventidue iscritti (venti effettivi più due uditori), la masterclass intitolata a Sergio Miceli (il musicologo fiorentino scomparso nel 2016) prevedeva, come prova conclusiva, la creazione di una composizione originale per accompagnare in musica alcuni minuti di immagini tratte da “Jabberwocky”, un cortometraggio di animazione scritto e diretto dal filmmaker ceco Jan Švankmajer nel 1971. Tatiana Caselli, Gianfranco Cossu, Martina Pisano, Gianluca Pischedda e Michele Angius sono i cinque corsisti autori dei lavori selezionati dalla commissione giudicatrice formata dai compositori Carlo Crivelli, Riccardo Giagni e Nicola Piovani insieme allo stesso Franco Piersanti e a Gianfranco Cabiddu. Consegnata da quest’ultimo, sabato a Cagliari, la palma per la migliore composizione è andata alla lucchese (di Barga) Tatiana Caselli perché, come recita la motivazione, «in lei brilla l’intelligenza di ragionamento poetico, brilla il talento musicale nel concepire racconti emotivamente vibranti sul piano musicale».
Soddisfatto dei risultati di questa nuova edizione del corso il direttore artistico di Creuza de Mà: «Siamo solo al secondo anno di un esperimento didattico raro e quasi unico in Italia, e come ogni atto nuovo, si aprono delle nuove piste e si aggiusta il tiro facendo tesoro dell’esperienza – sottolinea Gianfranco Cabiddu -. Nel momento storico che stiamo vivendo, complice l’evoluzione tecnologica, il cinema tutto che nasce come arte estremamente artigianale, e di conseguenza la musica per il cinema, si stanno trasformando. Ma alla base c’è sempre l’ingegno dell’uomo, un sapere artigiano fatto di umiltà, applicazione e cultura che vanno trasmesse alle giovani generazioni prima che sia troppo tardi. Il Corso di Composizione nasce proprio dall’urgenza di trasmettere un’arte complessa: non si tratta di sonorizzare a posteriori immagini filmiche, ma apprendere l’essenza della drammaturgia musicale, entrare nel tessuto narrativo del film e collaborare da musicisti (al pari della scrittura, fotografia, recitazione, costumi, scenografia, ecc.) a definire la sostanza e l’anima del film stesso».
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Consueto appuntamento di fine anno a Berchidda con Shortime: venerdì 29 dicembre si rinnova l’evento natalizio organizzato dall’associazione culturale Time in Jazz, artefice dell’omonimo festival ideato e diretto nel suo paese natale da Paolo Fresu, che lo scorso agosto (dall’8 al 16) ha tagliato il ragguardevole traguardo della XXX edizione.
Ed è proprio uno sguardo retrospettivo su quelle nove, intense giornate di musica (e non solo) dell’estate passata a far da cornice alla serata allestita al Cinema Teatro Santa Croce, che apre i battenti alle 20.30 con ingresso gratuito: in visione continua gli scatti fotografici e le immagini video girate nel corso dell’ultima kermesse berchiddese.
Ma il piatto forte dell’appuntamento di venerdì è la proiezione de “La stoffa dei sogni”, il film diretto dal regista cagliaritano Gianfranco Cabiddu (responsabile anche della sezione cinema di Time in Jazz) e girato sull’isola dell’Asinara, che quest’anno ha fatto incetta di allori: David di Donatello per la miglior sceneggiatura adattata, Premio Dante Ferretti per la migliore scenografia, Globo d’Oro per il miglior film, Cult Director Award al quindicesimo Ischia Global Film & Music Fest, Premio del pubblico come miglior film e premio a Sergio Rubini come miglior attore al Sabaudia Film Commedia Festival, Gobbo d’Oro per il miglior film al Bobbio Film Festival 2017.
Liberamente ispirata a “L’Arte della Commedia” di Eduardo De Filippo e alla sua traduzione in napoletano della “Tempesta” di William Shakespeare, “La stoffa dei sogni” intreccia le trame e i fili dei destini di un gruppetto di attori e di camorristi in fuga che, dopo un naufragio, si ritrovano su un’isola-carcere e si mescolano. Shakespeare ed Eduardo De Filippo si fondono in una commedia picaresca, piena di colpi di scena, interpretata da un cast che vede come protagonista Sergio Rubini al fianco di Ennio Fantastichini, Gaïa Bellugi, Renato Carpentieri, Francesco Di Leva, Ciro Petrone, Teresa Saponangelo, Nicola Di Pinto, Jacopo Cullin, Fiorenzo Mattu e, in un cameo, il compianto Luca De Filippo. Firma le musiche Franco Piersanti.
A introdurre il film è previsto un intervento di Gianfranco Cabiddu e Paolo Fresu.
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Calato il sipario anche sulla sua seconda parte, lo scorso weekend a Cagliari, il festival di musica per cinema Creuza de Mà si prepara per l’importante appuntamento didattico in programma nel capoluogo sardo il mese prossimo, dal 4 al 9 dicembre, al Conservatorio di Musica “Giovanni Pierluigi da Palestrina”: la seconda edizione del corso di tecnica di composizione musicale per il cinema condotto da Franco Piersanti e intitolato a Sergio Miceli, il musicologo scomparso nel 2016, che per primo ha contribuito, attraverso la sua ultratrentennale attività di ricerca, a inserire la storia e l’analisi della musica per film nell’ambito delle discipline accademiche. Una preziosa opportunità per studenti del conservatorio, giovani compositori e musicisti di conoscere e affinare le tecniche della drammaturgia musicale applicata al cinema con uno dei più rappresentativi autori del settore.
Inaugurata con successo nella passata edizione del festival Creuza de Mà, l’iniziativa promossa dall’associazione culturale Backstage in collaborazione con il Conservatorio di Cagliari, ritorna quest’anno con un approccio alla materia diverso sia nell’articolazione che nella metodologia.
Per partecipare al corso, gli interessati dovranno spedire, entro mercoledì 15 novembre, la documentazione richiesta – modulo di iscrizione, documento d’identità, curriculum, distinta del versamento della quota di iscrizione di 150 euro (la partecipazione degli studenti del Conservatorio di Cagliari è gratuita) – via mail all’indirizzo segreteria.musicapercinema@gmail.com. Agli iscritti verrà quindi consegnata una sequenza filmica della durata di tre minuti circa su cui dovranno comporre un commento musicale per un organico assegnato. Tra tutti gli elaborati che giungeranno alla segreteria entro il 23 novembre, verranno selezionate le migliori quindici partiture e ammessi al corso i rispettivi autori come partecipanti effettivi (tutti gli altri potranno invece accedere come uditori).
Durante il corso (dal 4 al 9 dicembre), i compositori selezionati avranno a disposizione un piccolo ensemble strumentale con il quale ognuno potrà lavorare sul proprio brano, affrontandolo in termini di concertazione, direzione, approccio con gli strumentisti, esecuzione, registrazione e montaggio della musica sulle immagini, eventualmente intervenendo con correzioni e cambiamenti più o meno radicali della partitura inizialmente concepita.
Il corso, che prevede anche un incontro con il compositore Nicola Piovani e con un tecnico del suono professionista sull’uso del Pro-Tools per il montaggio della musica, offrirà inoltre l’opportunità di approfondire la drammaturgia musicale applicata al cinema attraverso esempi audio e video, di studiare assieme su partiture originali di maestri e autori classici, e di affrontare aspetti come il rapporto tra regista e musicista, lavorare con le immagini, la composizione della musica, la registrazione, il mixaggio e il montaggio della musica sul film, comporre per la televisione, estetica e poetica del compositore di musica per il cinema oggi.
Al termine delle sei giornate, verranno assegnate ai corsisti due o tre sequenze filmiche, di durata e contenuto diversi, per le quali dovranno comporre, entro il 5 gennaio, delle partiture originali destinate a un organico orchestrale. La commissione giudicatrice – formata dal regista Gianfranco Cabiddu, direttore artistico del Festival Creuza de Mà, e dai compositori Carlo Crivelli, Riccardo Giagni, Franco Piersanti e Nicola Piovani – sceglierà quindi tre composizioni che saranno premiate nel corso di un’apposita serata prevista all’Auditorium del Conservatorio di Cagliari in cui verranno eseguite dal vivo tutte le quindici composizioni dei corsisti.