24 November, 2024
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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Si è svolta stamane la seduta congiunta Consiglio regionale – Consiglio delle autonomie locali, sullo stato del sistema delle autonomie in Sardegna.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Secondo l’ordine del giorno della seduta congiunta con il Cal, i lavori prevedono l’intervento del presidente del Consiglio regionale, seguito da quello del presidente del Cal, di 5 sindaci e dei consiglieri regionali di maggioranza e opposizione, con a disposizione un tempo di 10 minuti ciascuno: concluderà la sessione il presidente della Regione.

Nel suo intervento il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau ha sottolineato fra l’altro che, in occasione dei 10 anni dall’istituzione del Cal, «è necessario uscire da ogni ritualità per avviare un confronto vero su temi che riguardano la Sardegna, i territori, i cittadini, confronto sempre più stringente e necessario per le comunità». «Ci troviamo di fronte ad una gravissima crisi – ha proseguito il presidente – che ci impone un’elevata capacità di rispondere alle esigenze dei cittadini con sempre meno risorse non compensate nemmeno in parte dall’incremento della tassazione locale; affrontiamo ogni giorno crescenti difficoltà nel mantenimento dei servizi essenziali, che si traducono anche in segnali di malessere progressivo che  non possono essere sottovalutati per svolgere al meglio quel compito della buona politica che tutti vogliamo rappresentare». Rivolgendo un pensiero al sindaco di Bultei recentemente vittima di un attentato, Ganau ha affermato che «i sindaci non possono essere lasciati soli e la solidarietà non basta; servono segnali di attenzione da parte delle istituzioni centrali per consentire il pieno e libero esercizio delle funzioni amministrative, garantendo la sicurezza delle famiglie degli amministratori ed assicurando alla giustizia i criminali».

Affrontando il tema della legge finanziaria regionale, il presidente del Consiglio si è detto convinto della necessità di «superare i problemi con soluzioni innovative su istruzione e sanità e politiche sociali, sostegno alla produzione e mobilità, affrontando le numerose crisi senza sconto per danni ambientali ma anche senza nostalgie per un passato non più proponibile, fatto da tante criticità storiche irrisolte da decenni  per le quali si è ormai consumato ogni margine di tempo». «Oggi – ha sostenuto – servono risposte rapide ed adeguate e non possiamo sbagliare e, in questo quadro, occorre respingere scelte che privilegiamo l’accentramento di funzioni». In concreto, il presidente del Consiglio regionale si è dichiarato a favore del fondo unico per gli Enti locali, «che va sostenuto anche rivedendo i criteri di ripartizione ed affiancato da nuove risorse per mutui, con una forte condivisione riguardante opere strategiche come il settore idro-geologico e quello della viabilità». Altro argomento importante per il futuro delle Autonomie citato dal presidente Ganau, quello della riforma degli Enti locali che, ha precisato, «dovrà essere rispettosa dei territori e della loro storia, con una collocazione efficiente delle funzioni pubbliche, capace di superare ogni ipotesi di centralismo regionale, una riforma che richiederà anche una modifica della legge istitutiva dello stesso Cal aggiornando il suo ruolo su basi nuove provenienti dalla novità della cancellazione delle Province». «In questo ambito – ha concluso Ganau – una modifica possibile potrà riguardare l’obbligo per il Consiglio regionale di riesaminare una legge in presenza di un parere negativo del Cal; il confronto fra Regione ed Enti locali, insomma, dovrà raggiungere in tempi brevi obiettivi irrinunciabili che possono essere raggiunti solo con una politica di forte coesione, il Parlamento recentemente non ha dato un bell’esempio di se ed auspico che il Consiglio, al contrario, possa dare da subito un bell’esempio di buona politica, pena l’ulteriore allontanamento dei cittadini dalle Istituzioni».

E’ poi intervenuto il presidente del Cal, Giuseppe Casti. «Quello di oggi è un importante momento di confronto – ha affermato – e di discussione tra le diverse Istituzioni della Sardegna e arriva in un periodo particolarmente delicato. In un momento così complesso per le istituzioni, la finanza pubblica e per il ciclo economico, dobbiamo basare la nostra azione di rappresentanza del sistema locale, assieme all’Anci e alle altre associazioni, sul forte senso di cooperazione istituzionale». Il presidente del Cal ha ricordato la grave crisi che sta colpendo ogni settore dell’Isola, che è diventata ormai una crisi sociale. Casti si è poi soffermato sul problema della finanza. «Gli enti locali sono quelli che hanno pagato il prezzo più alto sull’altare del risanamento economico dello Stato», evidenziando che sono i Comuni le Istituzioni più vicine ai cittadini e a cui vengono richieste risposte per i problemi di tutti i giorni. A causa della crisi crescente gli enti locali «si stanno trasformando nella trincea della disperazione e della rassegnazione». Casti ha ancora sottolineato le difficoltà che affrontano ogni giorno gli amministratori locali e, a causa delle tensioni sociali crescenti, anche i rischi per la propria vita con attentati e atti intimidatori. «Comprendere il ruolo dei Comuni – ha affermato il presidente del Cal – non significa fornire loro un attestato di merito, ma fornire agli enti locali mezzi reali, individuabili e immediatamente spendibili».

Casti ha poi dato parere favorevole alla contrazione di mutui e finanziamenti se finalizzate alla realizzazione di infrastrutture «propedeutiche allo sviluppo delle attività produttive, come reti stradali e portuali», con il coinvolgimento delle amministrazioni locali. Il presidente del Cal ha poi lamentato il taglio del Fondo di solidarietà di un miliardo e mezzo previsto nella Legge di stabilità, e ha affermato di temere che la Regione voglia procedere sulla stessa strada.

«Sulla finanziaria regionale Cal e Anci hanno già lamentato il taglio del Fondo Unico, risorsa indispensabile per i Comuni per l’attuazione delle politiche sociali, per lo sviluppo e l’occupazione e per il diritto allo studio». Casti ha rilevato che la collaborazione offerta dal Cal alla Giunta e alla Commissione competente non ha portato risultati. Parere positivo sul Capo II (opere pubbliche e infrastrutture) per la disponibilità a riscrivere la norma sul Fondo per la progettazione e per l’istituzione di un tavolo tecnico sul rapporto tra le nuove regole di contabilità e procedure dei lavori pubblici di interesse locale e la procedura di de finanziamento.

Forti critiche invece sul Capo VI, che ha portato il Cal a ribadire le proprie proposte: ripristino del Fondo unico, copertura del patto verticale incentivato e incremento delle risorse per il fondo delle povertà estreme. Negativo anche il giudizio del Cal sugli strumenti di programmazione: «Fatichiamo a vedere un omogeneo disegno di sviluppo per l’Isola. Casti ha poi chiesto più attenzione a tutte le aree urbane e non soltanto a Cagliari, Sassari e Olbia. Bene invece «la forte riduzione dell’obiettivo nominale del Patto di stabilità per il 2015».

Il presidente del Cal ha inoltre sollecitato l’intervento della Regione e del Consiglio regionale per ridurre la spesa sanitaria e liberare così risorse da destinare allo sviluppo. Per Area e Ente foreste, Casti ha infine chiesto che le riforme degli enti vengano fatte con il coinvolgimento delle istituzioni locali, su cui questa Finanziaria dovrebbe puntare.

Il consigliere del gruppo “Sardegna”, Mario Floris (Uds), ha sottolineato il carattere non solo formale della seduta congiunta con il Cal ed ha definito la riunione odierna “storica” in quanto potrebbe essere l’ultima con l’attuale composizione del Consiglio delle autonomie locali, considerato che entro il prossimo anno si dovrà realizzare la riforma degli Enti Locali.

Il già presidente della Giunta regionale ha ricordato la legge istitutiva del Cal che, a partire dal 2005, ha riconosciuto dignità istituzionale alla Consulta ed ha dichiarato nei fatti “esaurita” la funzione e la carica propositiva del Cal, così come era stata immaginata al momento della sua istituzione. «Gli Enti locali – ha spiegato Mario Floris – avrebbero dovuto essere non solo attuatori ma i promotori  dello sviluppo dal basso». «Così non è stato – ha proseguito il leader dell’Uds – e non per colpa degli Enti Locali ma per il fatto che la Regione, nel corso dell’ultimo decennio,  non ha saputo fare squadra con gli Enti Locali sardi».

Mario Floris ha ricordato, quindi, il generale clima di contrasto che caratterizza il rapporto tra la Regione e i Comuni e le Province sarde ed ha affermato che “gli Enti locali sono ormai da tempo sul piede di guerra”. Il consigliere della minoranza consiliare ha quindi elencato i recenti temi su quali si è consumato il contrasto con la Regione e che, a giudizio di Floris, hanno tracciato “un quadro desolante dei rapporti tra le istituzioni”: Imu agricola, legge di stabilità, patto di stabilità, dimensionamento scolastico, razionalizzazione dei servizi ad incominciare da quelli postali e bancari.

«Sulle materie che attengono il territorio – ha proseguito Floris – la Regione ha agito come “guastatore” e con il blocco del piano casa si è deciso di far cessare i positivi effetti che l’iniziativa ha prodotto nelle singole realtà territoriali».  A questo proposito Mario Floris ha ricordato il pronunciamento del Consiglio regionale che ha impegnato la Giunta a procedere con la proroga del piano casa qualora entro il 29 novembre 2014 non fossero state approvate nuove norme in materia di edilizia. «Ad oggi – ha proseguito l’ex assessore della Giunta Cappellacci – il piano casa è scaduto, l’impegno del Consiglio è stato disatteso e non c’è alcuna norma sull’edilizia all’ordine del giorno».

Mario Floris ha inoltre rivolto critiche per la decisione a suo tempo assunta dalla Giunta Pigliaru che all’indomani del suo insediamento ha deliberato l’annullamento della revisione del Piano paesaggistico regionale, nonostante quest’ultimo fosse stato varato a conclusione di percorso che ha visto il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati ad incominciare dai Comuni. «L’assessore Erriu – ha incalzato il consigliere dell’Uds – ha dovuto disconoscere in qualità di assessore all’Urbanistica quanto ha contribuito a realizzare nella sua funzione di presidente dell’Anci».

Floris ha quindi denunciato il ritardo con il quale si procede nella riforma degli Enti Locali in Sardegna («entro il prossimo 8 aprile senza l’approvazione della riforma entreranno in vigore le disposizioni della legge Delrio») ed ha concluso dichiarando di condividere le affermazioni dell’attuale presidente dell’Anci, Piersandro Scano: «I Comuni determinano la tenuta del tessuto sociale e economico della nostra Isola».

Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola al sindaco di Sassari, Nicola Sanna, che in apertura del suo intervento nel ricordare il “carattere unitario della riunione” ha riaffermato la necessità di “un nuovo sviluppo”.

«I sindaci della Sardegna – ha dichiarato Sanna – sono sindaci in trincea, come lo è il sindaco di Bultei che di recente è stato vittima di attentati e minacce.»

Il primo cittadino di Sassari ha quindi sottolineato il ruolo e le difficoltà che caratterizzano l’operato della amministrazioni comunali che – ha spiegato Sanna – «hanno garantito gli equilibri di finanza pubblica in questi anni di crisi profonda e scarsità di risorse. Fino a cinque anni fa – ha proseguito Nicola Sanna – eravamo in grado di finanziare i nostri bilanci con una quota di tassazione locale pari al 20% mentre oggi siamo vicini alla soglia del 50%».

Sanna ha auspicato il recupero della “procedura incrementale del fondo unico per gli Enti locali” e l’effettivo trasferimento di competenze e funzioni nei territori.

Il sindaco sassarese ha quindi ribadito l’attualità del dibattito sul ruolo delle aree urbane e aree interne: «Le aree urbane non possono più essere considerate più come attrattori di popolazione a discapito delle aree interne che devono invece rappresentare la salvaguardia dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile con un reale trasferimento di funzioni e risorse».

L’ulteriore invito del sindaco Sanna alla Giunta e al Consiglio ha riguardato la necessità che sulle riforme si evitino le “tentazioni centralistiche”. «Sul tema delle riforme – ha concluso Nicola Sanna – il Cal dovrà essere protagonista ed a questo proposito ricordo il testo elaborato dal Consiglio delle autonomie che esalta tutte le autonomie».

Le conclusioni hanno riguardato la legge finanziaria («riteniamo si possa fare qualcosa di più per la spendita delle risorse destinate allo sviluppo locale») e le risposte attese dall’incontro Regione-Cal («ci attendiamo risposte strutturali ai bisogni del popolo sardo»).

Il sindaco di Nuoro Sandro Bianchi ha incentrato il suo intervento sul tema dell’acqua e, in particolare, sulla legge che istituisce l’Ente di governo d’ambito, approvata dal Consiglio regionale il 4 febbraio scorso.

Bianchi, dopo aver espresso soddisfazione per l’approvazione del provvedimento, ha segnalato diverse criticità dello stesso e avanzato alcune proposte di modifica. «Dal primo gennaio 2015 l’ex Autorità d’ambito ha funzionato sotto regime di prorogatio con un commissario che esercitava solo l’ordinaria amministrazione – ha detto Bianchi – questo ha bloccato i progetti, serve una correzione della norma che consenta di accelerare i processi decisionali altrimenti rischiamo di andare avanti per mesi limitandoci agli atti di ordinaria amministrazione». Bianchi ha quindi segnalato i tempi lunghi che serviranno per istituire il Comitato istituzionale d’ambito che dovrà poi approvare uno Statuto prima di poter procedere alla definizione delle cariche interne e delle relative funzioni. «Occorre sanare questo vulnus di funzionalità – ha affermato il sindaco di Nuoro – se i vuole scongiurare il pericolo di una vacatio istituzionale».

Bianchi ha poi evidenziato il mancato accoglimento di un’altra richiesta avanzata dalle autonomie locali: la restituzione delle quote di Abbanoa ai comuni da parte della Regione. «La legge recentemente approvata dal Consiglio prevede una restituzione nell’arco di cinque anni, con la Regione che può mantenere fino al 49% delle quote. Una disposizione che contrasta con la dichiarata volontà di trasferire più competenze agli enti locali».

Dal sindaco di Nuoro, infine, una richiesta di  modifica dei criteri che regolano la partecipazione all’Ente di governo d’ambito. «Dell’organismo si fa parte pagando le quote ma sono solo i comuni a farlo – ha concluso Bianchi – lo si preveda anche per la Regione. Quest’ultima dovrebbe farsi carico anche delle quote delle ex province».

Accalorato l’intervento del sindaco di Bortigiadas, Emiliano Deiana, che ha denunciato l’attacco in atto contro le comunità locali. «A me pare che ad ogni livello ci sia una costante – ha detto Deiana – l’avversione verso il piccolo, il multiforme, il periferico. Razionalizzare in modo ragionieristico non porta a nulla. Il Governo, dal 2009 a oggi, ha tagliato 31 miliardi di euro agli enti locali, questo non è servito a migliorare i conti dello Stato. Il 97,5% del debito pubblico continua ad essere prodotto dall’apparato centrale». Il sindaco di Bortigiadas ha quindi rivolto una domanda al Consiglio e alla Giunta regionale: «Vogliamo sapere se rappresentiamo un fastidio o se invece ritenete che il sistema della autonomie locali debba continuare ad essere considerato un elemento costitutivo dell’organizzazione pubblica».

Deiana ha poi rimarcato la necessità di pensare a una Sardegna che esalti le differenze e lotti contro l’abbandono dei piccoli centri. «La difesa della scuola, il mantenimento dei servizi e dei presidi delle forze dell’ordine nei piccoli paesi sono essenziali per arginare lo spopolamento. Non è possibile pretendere che un milione e seicentomila sardi vadano a vivere in tre grossi centri. Non si risolve nulla accentrando le funzioni. Le Unioni dei comuni saranno utili solo per la gestione associata di alcuni servizi ma, per come sono state pensate, non saranno garanzia di democrazia. La sfida del progresso – ha concluso Deiana – richiede più democrazia e valorizzazione delle differenze».

Omar Hassan, sindaco di Modolo, ha condiviso gli argomenti sollevati dagli amministratori locali «e spero che arrivino alle orecchie di chi può decidere, per dare senso a questa riunione». Hassan, subito dopo, ha però lamentato che «il rapporto Comuni-Regione non è paritario, perché ci si trova spesso mortificati da un atteggiamento che vuole comprimere le prerogative dei Comuni, mentre è necessaria una stagione nuova». Come esempio della distorsione del rapporto istituzionale fra livelli di governo, Hassan ha citato il recente bando della Regione sulle opere cantierabili, «un bando non chiaro che ha messo i Comuni l’uno contro l’altro, un bando che ha attivato un meccanismo perverso a favore dei grandi Comuni, mentre i Comuni piccoli sono rimasti penalizzati anche dal taglio delle scuole, un danno incalcolabile». La riforma dell’istruzione è necessaria, ha detto ancora il sindaco di Modolo, «ma riformare la formazione significa innanzitutto avere il coraggio di formare l’Università che deve fare solo ricerca senza pretendere di essere dappertutto». Parlando del ruolo del Cal, Hassan ha auspicato «un ruolo di vera rappresentanza, espressione di un organismo dinamico che possa lavorare tutti i giorni ed incidere concretamente nelle scelte del Consiglio regionale, soprattutto in caso di pareri contrari su leggi e provvedimenti». Il sindaco di Modolo ha poi sollecitato una tempestiva azione della Regione sia per l’approvazione del Piano energetico, «perché non è accettabile che la Sardegna produca il 42% in più del suo fabbisogno e paga il 50% in più la sua bolletta energetica», che per il Piano dei rifiuti, «perché occorre andare verso una tariffa unica regionale per i rifiuti», che infine per il Piano straordinario per il lavoro, «perché nelle realtà decentrate l’unica vera impresa percepita dai cittadini è il Comune che però non ha risorse».

Massimo Zedda, Sindaco di Cagliari, ha posto l’accento sugli attentati che hanno colpito gli amministratori locali della Sardegna, ricordando in particolare quello diretto contro l’abitazione privata del sindaco di Bultei, dove è emersa con chiarezza la volontà di uccidere. «Non è la questione delle tasse che arma la mano dei criminali – ha detto Zedda – è il clima creato attorno ai Comuni, soprattutto in quei Comuni dove operano amministratori che hanno voluto tutelare l’interesse pubblico e la legalità; forse non sono atti di criminalità organizzata ma gesti folli ancora più preoccupanti, più difficilmente prevedibili e controllabili». «Il problema centrale di questi tempi – ha continuato Zedda – è e resta quello dell’astensionismo, emerso in modo emblematico dopo le elezioni dell’Emilia Romagna, dove la disoccupazione è massimo al 4% con un 20% di immigrati integrati e si è comunque tornati indietro agli anni ’60; per noi Sardi significa che tempi e ritmi della politica devono essere fortemente accelerati». Abbiamo il dovere di mettere in campo tutti gli strumenti utili, ha affermato ancora il sindaco di Cagliari, «per arginare il fenomeno dello spopolamento, per invertire una tendenza secondo la quale la città metropolitana di Cagliari rischia di avere a se il deserto, perché è vero che oggi qualcuno si sta spostando verso le aree urbane ma domani le stesse persone potrebbero decidere di emigrare, come dimostra l’esempio dell’Ogliastra dove, di fronte alla scelta se andare a Cagliari o Sassari a studiare, si sceglie di andare nella penisola». Nei piccoli Comuni sardi, ha ricordato ancora Zedda, «lo sportello postale e la piccola scuola sono ancore di salvezza ma ciò che davvero manca sono le occasioni di lavoro». Nel Chianti, ha continuato Zedda citando il caso della Toscana, «i cittadini scelgono di rimanere nei piccoli borghi, in Lombardia si organizza l’Expo sui temi dell’economia sostenibile mentre, in Sardegna, in pochi anni si è cercato di smantellare il piano paesaggistico regionale, smontando la cornice che avrebbe dato opportunità e certezze di investimento». Dopo aver invitato ad uscire da una certa retorica dello Statuto sardo privilegiando un esercizio quotidiano di autonomia fondato su valori e contenuti, Zedda ha definito «inammissibile che da 11 anni resti nei cassetti della Regione una legge sull’istruzione, fatto che richiama alle proprie responsabilità future una intera classe dirigente». Concludendo con un accenno alla finanza locale, il Sindaco di Cagliari ha dichiarato che «intervenire su tasse si può, ma nella chiarezza, ad esempio in materia di rifiuti eliminando tariffe doppie che nel resto d’Italia che, a parte l’insostenibilità dei costi, stanno facendo saltare anni di politica ambientale, alimentando una percezione negativa dei cittadini che identificano la differenziata come un ulteriore aggravio fiscale».

«Sono parzialmente soddisfatto di come stanno procedendo i lavori di oggi», ha affermato il capogruppo di Sel, Daniele Cocco. «I sindaci hanno rappresentato bene le criticità della nostra Sardegna». Per Cocco il Consiglio e la Regione devono proporre soluzioni, «non più a parole ma con atti concreti. Credo che sia l’impegno da assumere e che non sia più prorogabile». Il capogruppo di Sel ha ricordato di aver proposto di tenere la seduta congiunta a Bultei con l’obiettivo di confermare la ferma condanna agli attentati contro gli amministratori, ma anche per dire a un’intera comunità che non è sola. Cocco ha poi ricordato che la risposta dello Stato è stata avvilente: anziché rafforzare la propria presenza ha deciso di chiudere la caserma di Burgos e la scuola di polizia di Foresta Burgos. «Noi dobbiamo invece tenere altissima l’attenzione su queste realtà – ha affermato – con la Finanziaria cercheremo di dare, se non tutte, almeno una parte delle risposte alle richieste dei sindaci».

E’ poi intervenuto il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, il quale ha rilevato che la situazione rappresentata dai sindaci è drammatica, e i dati confermano che anche questa’anno sarà difficile e complicato. Il dibattito è stato efficace e ha portato l’attenzione su problemi veri, ha detto. «Un grido d’allarme – ha aggiunto Cocco – che non resterà inascoltato e deve trasformarsi in azioni concrete». Il capogruppo del Pd ha poi fatto un rapido bilancio di un anno di legislatura, evidenziando la bontà dell’accordo con lo Stato che ha consentito il superamento del Patto di stabilità: «Uno strumento straordinario perché consentirà di utilizzare tutti i fondi disponibili». Cocco ha evidenziato anche l’importanza del ruolo del presidente della Regione nella seconda conferenza nazionale sulle servitù militare e ha annunciato la presentazione di una mozione sulla base di Santo Stefano. L’esponente della maggioranza ha poi ricordato l’importanza di difendere la specialità della Sardegna, oggi sotto attacco da parte del Governo che sta cercando di tornare a un forte centralismo dopo il fallimento del federalismo. «Oggi noi dobbiamo fare battaglie di prospettiva – ha concluso – non di retroguardia».

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha sottolineato il generale clima di “attacco” a cui è sottoposto l’intero sistema delle autonomie regionali. «Per decenni – ha spiegato il consigliere – l’autonomia ha rappresentato uno degli obiettivi politicamente più ambiziosi mentre oggi è diventata l’esempio in negativo del nostro sistema istituzionale». A giudizio di Cossa, dinanzi a questa situazione, si deve esercitare la nostra autonomia costituzionale per rendere il sistema “sostenibile” sotto l’aspetto economico e democratico.

Il rappresentante della minoranza consiliare ha definito quello attuale il “peggiore momento della storia per gli Enti Locali”, a suo giudizio stretti tra la disperazione delle famiglie e dei cittadini ed i tagli ai bilanci che compromettono l’erogazione persino dei servizi essenziali. «Il tutto – ha spiegato Cossa – rappresenta una spinta all’innalzamento della tassazione locali che ha ormai raggiunto livelli non più tollerabili». A questo proposito, Michele Cossa, ha rivolto un invito all’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, perché sia previsto in Finanziaria un intervento teso a evitare l’impatto dell’Imu agricola nelle comunità regionali.

«La tassazione al livello comunale – ha insistito Cossa – è inoltre diventata aggiuntiva rispetto all’imposizione statale ed è questa una delle cause dello scaricare sulle amministrazioni locali le tensioni sociali che minano alla radice i valori condivisi di sussidiarietà e autodeterminazione». «La conseguenza – ha aggiunto l’esponente dei Riformatori – è la fuga dei cittadini dalla politica e anche dall’impegno per il governo dei paesi e delle città».

Michele Cossa ha quindi fatto riferimento al fondo unico per gli Enti locali – ricordandone l’istituzione nel 1993 al fine di evitare il pericolo clientelare nel rapporto tra Regione e Enti locali per quanto attiene i trasferimenti delle risorse – ed ha denunciato il rischio che tali pratiche possano ripetersi con riferimento ad alcuni recenti bandi («poco trasparenti») per l’assegnazione delle risorse pubbliche.

Per ciò che attiene le riforme, Cossa ha definito “indispensabile e centrale” quella che riguarda il sistema degli Enti Locali e non soltanto per dare corso alle volontà referendarie quanto perché serve un nuovo modello snello e sostenibile in tempi in cui è a rischio la tenuta sociale. «Ma – ha concluso il consigliere dei Riformatori – se la riforma è quella che ci viene prospettata non ha senso smantellare le Province per varare un assetto ancora peggiore».

Il presidente Ganau ha quindi concesso la parola al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, che in apertura del sui intervento ha ricordato ai rappresentanti del Cal “come ci si debba considerare tutti insieme parte del governo della cosa pubblica”. «Non si possono spostare le responsabilità – ha proseguito il governatore – perché siamo un governo multilivello e se è vero che i sindaci sono considerati l’amministrazione più prossima ai cittadini, è altrettanto vero che il tutto è valido anche per questo livello del governo».

Il presidente ha dunque invitato tutti ad “una piena assunzione di responsabilità” per mettere “sul piano proprio il dialogo e il confronto tra la Regione e gli Enti locali”.

Il capo dell’esecutivo ha quindi introdotto il tema della legge finanziaria («la prima manovra che segna l’avvio di un percorso nuovo») e della riforma degli Enti locali. La Giunta – ha spiegato Pigliaru – ha approvato il disegno di legge in materia ed ha raccolto “la richiesta di cambiamento e le istanze riformatrici della società sarda” senza tralasciare “le corrette istanze di rappresentanza democratica”. Nella proposta della Giunta – ha proseguito – si riconoscono due livelli di governo, i Comuni e la Regione: a quest’ultima sono assegnati i compiti di indirizzo, programmazione e controllo mentre i Comuni rappresentano l’amministrazione “attiva”, privilegiando la forma associata per soddisfare i criteri di economicità e efficienza gestionale».

Il presidente ha definito i Comuni come “i veri protagonisti del cambiamento” e come “l’insostituibile riferimento per i cittadini”. «La parità di accesso ai servizi – ha proseguito – è il principio ispiratore della nostra riforma e l’unione dei comuni serve per migliorare l’efficacia dell’amministrazione e assicurare migliori servizi ai cittadini».

Il governatore ha quindi affrontato il tema dello spopolamento («auspico un confronto aperto e serrato sulla questione») ed ha affermato con riferimento alle recenti polemiche sulla cancellazione delle pluriclassi: «Lo spopolamento nasce dall’assenza del lavoro e di prospettive di sviluppo e non già dalla chiusura delle pluriclassi e lo sviluppo non si costruisce nell’ambito di un singolo comune ma a livello di territorio». «Lo sviluppo è globale e locale – ha affermato Pigliaru – e su questo giochiamo la nostra scommessa ben sapendo che l’unione fa la forza e le divisioni fanno la debolezza di tutti». Il presidente ha quindi preannunciato incontri e confronti nei diversi territori dell’Isola «per spiegare ai sardi che sviluppo significa pari opportunità e benessere».

Il presidente della Regione, nella parte conclusiva del suo intervento, ha quindi fatto riferimento alla riduzione dei trasferimenti agli Enti Locali ed alla tassazione al livello comunale. «In Sardegna – ha dichiarato – la leva impositiva spostata dal Governo centrale ai Comuni non ha funzionato e non ha generato gli effetti sperati». Pigliaru ha quindi ricordato come il livello di autonomia impositiva nell’Isola sia pari al 33% a fronte di una media nazionale del 61% e l’autonomia finanziaria sia del 44% contro la media italiana dell’83%. Al contrario l’incidenza della spesa per il personale è pari al 21% contro la media nazionale del 25% («significa che i Comuni non sperperano risorse») mentre la Regione sarda è quella che garantisce i maggiori trasferimenti agli Enti Locali: 700 euro pro capite a fronte di una media italiana di 171 euro.

Il presidente della Giunta ha manifestato solidarietà al sindaco di Bultei ed ha annunciato di aver sottoposto all’attenzione del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, la necessità di affrontare il tema della sicurezza degli amministratori in un apposito incontro da tenersi in Sardegna.

Al termine della discussione, il presidente Ganau ha chiuso la seduta dopo aver ringraziato sindaci, Giunta e consiglieri regionali presenti in aula. I lavori del Consiglio sono ripresi nel pomeriggio con all’ordine del giorno il tema delle servitù militari e l’esame delle manovra finanziaria 2015.

«La Giunta regionale torni sui suoi passi e annulli il taglio di 36 milioni di euro al Fondo per la non autosufficienza disposto con la scure della Finanziaria 2015.»

Lo dice Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo di Forza Italia Sardegna.

«Non possiamo assistere inermi alla protesta, oltremodo legittima, delle associazioni che reclamano a gran voce il proprio diritto a un’assistenza dignitosa. Assistenza che, con la riduzione scellerata delle risorse stabilita dai professori, non potrà essere garantita. Domani molteplici disabili gravi sardi avvieranno sia un presidio permanente davanti all’assessorato della Sanità, sia lo sciopero totale della fame, mentre il Consiglio regionale si riunirà congiuntamente al Consiglio delle Autonomie locali. Per questo – conclude Ignazio Locci – faccio appello alla sensibilità del Presidente della massima assemblea dei sardi Gianfranco Ganau, affinché riceva una delegazione di manifestanti per fornire loro sostegno e rassicurazioni.»

Mercoledì 18 febbraio il Consiglio regionale si riunisce in seduta congiunta con il Consiglio della Autonomie locali, per la prevista riunione che precede l’approvazione del bilancio regionale, per l’esame annuale dello stato del sistema delle autonomie in Sardegna.

Nel pomeriggio del 18 febbraio, invece, l’Aula è convocata alle 16.30 per l’avvio dell’esame della legge finanziaria che si aprirà con le relazioni di maggioranza e minoranza che precedono l’apertura della discussione generale.

E’ quanto ha stabilito la conferenza dei capigruppo, presieduta dal presidente Gianfranco Ganau, che ha ipotizzato anche una riunione del Consiglio regionale per i primi giorni della prossima settimana, in vista dell’audizione del presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, dinanzi al Consiglio dei ministri sul tema delle servitù militari.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio ha approvato il disegno di legge n. 34/A “Istituzione dell’Ente di governo dell’ambito della Sardegna”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Aula ha proseguito nell’esame dell’ordine del giorno con l’esame degli articoli del Dl n°143/A – “Istituzione dell’Ente di governo dell’ambito della Sardegna ai sensi dell’art. 2 comma 186/bis della legge 23 dicembre 2009 n° 191 e del Decreto legislativo 3 aprile 2006 n° 152”.

L’Assemblea ha approvato il titolo del disegno di legge. Prima di passare all’art. 1 il presidente ha comunicato il ritiro degli emendamenti da 1 a 15, presentati dal capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, e dal 16 al 25 presentati dal consigliere Ignazio Tatti, dell’Udc.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha annunciato di voler fare propri gli emendamenti 1 e 3 all’art. 4 presentati dal consigliere Arbau e poi ritirati.

Successivamente, il Consiglio ha approvato gli articoli 1 e 2  e 3 del disegno di legge.

Prima dell’esame dell’art. 4 il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau ha rivolto un appello ai colleghi di Forza Italia «in considerazione del lavoro proficuo fatto in mattinata; gli emendamenti sono superati dalla presenza di uno studio preliminare sulla dimensione degli ambiti su cui sono personalmente scettico ma occorre dare continuità al lavoro portato avanti fin qui».

Per Forza Italia, il consigliere Alessandra Zedda ha accettato la proposta di ritiro, chiarendo però che «si è voluto utilizzare questo strumento per aprire un momento di riflessione, non siamo contrari ad una pluralità di ambiti anche in vista riforma degli Enti locali, ma l’ambito unico ha dimostrato di essere quello più economico ed efficace oltre che il meno costoso».

Il relatore di maggioranza Salvatore Demontis (Pd) ha osservato che la legge non dice che ci saranno uno o più ambiti, si parla invece di una soluzione per dare il miglior servizio ai cittadini; «il comitato tecnico scientifico serve proprio a dare senso a questo passaggio oggettivo e non politico».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha affermato che «c’è un clima positivo che porterà forse ad una convergenza però occorre lasciare spazio anche ad osservazioni critiche; ha ragione il Cal a dire che alcune parti della legge sono lapalissiane, si potrà tornare sulla dimensione dell’ambito ma dire che la legge si può cambiare è inutile, così è un messaggio rivolto all’esterno».

Al termine di quest’ultimo intervento, l’Aula ha approvato l’art. con 30 voti favorevoli e 7 contrari.

Sull’art. 5 il vice capogruppo di Forza Italia ha dichiarato che, anche in questo caso, «la minoranza ha dato l’ennesima dimostrazione di voler dare un contributo utile, condividiamo l’emendamento del consigliere Arbau, espresso anche dal Cal, nel senso che riteniamo che il comitato istituzionale debba poter dare un parere anche sulle linee guida programmatiche del nuovo organismo di governo del settore».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha tenuto a precisare che il testo della legge fa riferimento alla pianificazione strategica della Regione che resta in capo alla stessa Regione e non è giusto e opportuno confondere i due livelli.

Dopo l’intervento del consigliere Demontis, il Consiglio ha approvato l’art. 5 del disegno di legge.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato aperta la discussione sull’articolo 6 (organi dell’Ente di governo dell’ambito della Sardegna) e sugli emendamenti ed ha invitato il relatore di maggioranza ad esprimersi sull’emendamento all’emendamento n. 29 (sostitutivo parziale) e n. 35 (aggiuntivo). Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha espresso parere favorevole ed ha sottolineato che l’emendamento 29 recepisce le osservazioni formulate in proposito dal Cal.

L’assessore dei Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, ha formulato parere conforme  quello del relatore ma ha evidenziato (in riferimento all’emendamento 35) come “nessun parere possa considerarsi vincolante”. La consigliere di Fi, Alessandra Zedda, ha dichiarato il voto a favore per entrambi gli emendamenti mentre il consigliere del Pd, Antonio Solinas, ha proposto, sulla base dell’indicazione dell’assessore Maninchedda, un emendamento orale all’emendamento 35 per sopprimere la parola “vincolante”.

Il presidente Ganau ha posto in votazione l’emendamento 29 (Solinas Antonio e più) che stabilisce in riferimento all’attività di direzione della gestione dell’ente che le funzioni di direttore siano attribuite ad un dirigente scelto tra soggetti estranei all’ente, con comprovata esperienza almeno quinquennale nel settore dei servizi idrici in organismi e enti o aziende pubblici o privati.  L’emendamento è stato approvato all’unanimità dai 41 consiglieri votanti. Di seguito con 39 voti favorevoli e 1 solo contrario è stato approvato l’articolo 6 e poi l’Aula ha dato il via libera all’emendamento orale del consigliere Antonio Solinas all’emendamento aggiuntivo n. 35 (Cocco Pietro e più) che è stato approvato con la seguente dicitura: “Nell’articolo 6, al comma 2, dopo le parole Giunta regionale sono aggiunte le seguenti parole: acquisito il parere della commissione competente per materia in Consiglio regionale”.

Si è proceduto con la discussione e l’esame dell’articolo 7 (Comitato istituzionale d’ambito). Il relatore della maggioranza, Salvatore Demontis (Pd) ha formulato il parere favorevole agli emendamenti 31 (Solinas A e più); 28 (Cocco Pietro e più); 36 (Cocco Pietro e più); 33 (Solinas Antonello e più) e all’aggiuntivo n. 30 (Solinas Antonio e più). L’assessore dei Lavori pubblici ha dichiarato il parere della Giunta conforme a quello espresso dal relatore della maggioranza. Il consigliere di Fi, Marco Tedde, ha preannunciato il voto a favore ma ha chiesto all’esecutivo un approfondimento in ordine alle incompatibilità e inconferibilità degli incarichi ai sensi del decreto legislativo 39/2013. Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha chiarito che gli incarichi oggetto del Dl 134 non riguardano l’attribuzione di funzioni di natura gestionale e quindi non rientrano tra quelli ricompresi nella legge Severino. Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha sottolineato il maggior ruolo attribuito nell’ex Ato agli Enti locali ed in particolare ai piccoli comuni montani. Il consigliere del Pd, Antonio Solinas, ha quindi proposto un emendamento orale al comma 2 dell’articolo 7 proponendo di aggiungere che ciascun sindaco componente del comitato istituzionale può delegare a rappresentarlo non solo un assessore ma anche un consigliere comunale del Comune di cui è espressione.

La consigliera di Fi, Alessandra Zedda, ha preannunciato il voto a favore e ribadito le perplessità espresse dal suo collega di gruppo Tedde in ordine alle eventuali incompatibilità. L’Aula ha quindi approvato l’emendamento soppressivo parziale n.31 che così recita: “nella lettera e) del comma 7, le parole – anche ai fini di assicurare, quando ricorrono le condizioni di legge, il controllo analogo – sono soppresse”; l’emendamento sostitutivo parziale n. 28 che così recita: “Al comma 1, sono introdotte le seguenti modifiche: la lettera a) è così sostituita: a) dal presidente della Regione o da un suo delegato. Alla lettera e) la parola – due – è sostituita dalla seguente – quattro -“; l’emendamento sostitutivo parziale n. 36 che così recita: “Il comma 3 dell’articolo 7 è sostituito dal seguente: 3. lo svolgimento dell’incarico di cui al comma 1 è gratuito e l’ente di governo dell’ambito rimborsa ai componenti del comitato, secondo le procedure adottate per le trasferte, le spese da questi sostenute”; l’emendamento sostitutivo parziale n. 33 che così recita: “Il comma 4 dell’articolo 7 è così sostituito: il presidente del comitato è eletto tra i componenti sindaci dello stesso”.

L’Aula ha approvato l’emendamento orale proposto dal consigliere Antonio Solinas ed ha dato il via libera all’articolo 7 ed all’emendamento aggiuntivo n. 30 che così recita: “Al comma 6, alla fine, dopo le parole – Consiglio delle autonomie locali – sono aggiunte le seguenti -nel rispetto dei criteri dallo stesso individuati”.

Il presidente Ganau ha aperto la discussione sull’articolo 8 (Conferenze territoriali) e sull’emendamento 34. L’articolo definisce composizione e compiti delle Conferenze territoriali, mentre l’emendamento 34 (Cocco Pietro e più), sottoscritto da tutti i partiti di maggioranza e opposizione, sostituisce il comma 1 con il seguente: “Nelle more dell’approvazione della legge per il riordino degli enti locali, il territorio della Sardegna è ripartito in conferenze territoriali coincidenti con le otto circoscrizioni elettorali”. Il presidente ha dato la parola al capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, il quale ha sottolineato l’importanza dell’emendamento che garantisce a tutti i territori di essere rappresentati. Il presidente ha quindi messo in votazione l’emendamento che è stato approvato all’unanimità con 38 voti favorevoli. Approvato poi anche il testo dell’articolo 8 con 38 voti favorevoli. Il presidente ha poi aperto la discussione sull’articolo 9 (Personale dell’ente di governo dell’ambito della Sardegna). E’ intervenuta il consigliere Alessandra Zedda (FI), la quale ha ricordato che il personale dell’ex Autorità d’ambito è stato assunto con le procedure di mobilità, quindi era già in ruolo nelle pubbliche amministrazioni. Con questa legge si sta sanando, secondo Zedda, una situazione di incertezza e trovando una soluzione ideale. Messo in votazione il Consiglio regionale ha approvato l’articolo 9.

Il presidente ha poi aperto la discussione sull’articolo 9 bis (Collegio dei revisori dei conti) e sull’emendamento sostitutivo parziale n. 27, sottoscritto da maggioranza e opposizione. Il presidente della Quarta commissione, Antonio Solinas (Pd), ha illustrato l’emendamento spiegando che, poiché si tratta di professionisti, è stato stabilito che il collegio dei revisori avrà un compenso pari a quello spettante ai revisori dei conti dei Comuni con più di 15mila abitanti. Il presidente ha prima messo in votazione l’emendamento che è stato approvato. L’Aula ha poi approvato il testo dell’articolo 9 bis all’unanimità con 40 voti favorevoli.

Via libera anche all’articolo 10 che disciplina le disposizioni transitorie al subentro dell’Ente di governo dell’ambito. La norma stabilisce che entro quarantacinque giorni dall’entrata in vigore della legge, il presidente della Regione convoca ed insedia il Comitato istituzionale d’ambito. Entro sette giorni, invece, il presidente della Regione, con proprio decreto, dovrà nominare un Commissario straordinario scelto, sulla base di una designazione del Consiglio delle autonomie locali, tra coloro che esercitino la carica di sindaco presso i comuni capoluoghi di provincia. Il Commissario, che avrà la legale rappresentanza dell’Ente di governo dell’ambito e curerà l’ordinaria amministrazione, decadrà automaticamente alla data di insediamento del Comitato istituzionale.

Il presidente Ganau ha poi messo in discussione l’articolo 11 che conferisce al Presidente della Regione il potere sostitutivo di nominare un commissario ad acta in caso di inerzia da parte dell’Ente di governo d’ambito. La norma è stata approvata dall’Aula che ha poi dato il via libera a un emendamento sostitutivo parziale, primo firmatario Antonio Solinas (Pd), che limita i poteri sostitutivi del presidente della Regione “ai casi di ritardi o di omissione da parte dell’Ente di governo d’ambito della Sardegna nell’adozione di atti obbligatori per legge”.

Parere positivo del Consiglio anche per l’articolo 12, sull’attività di gestione delle acque meteoriche e di drenaggio urbano, e l’articolo 13 sulla gestione sostenibile delle risorse idriche.  

Si è poi passati all’esame dell’articolo 14 che fissa un termine di cinque anni per la cessione delle azioni di Abbanoa da parte della Regione ai Comuni. L’articolo è stato approvato all’unanimità. Disco verde anche per l’articolo 14 bis, che integra la legge regionale n.19 del 2006 (disposizioni in materia di risorse idriche e bacini idrografici), l’articolo 15 che abroga precedenti disposizioni in materia di servizio idrico integrato (legge 29 del 1997; articoli1,2,3 della legge 15 del 1999; art 6 della legge 7 del 2003; articoli 1,2 della legge 11 del 2005; il comma 3 dell’art 13 della legge 2 del 2007 e il comma 7 dell’art.21 della legge n4 del 2006) e l’articolo 16 (entrata in vigore della legge).

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo finale della legge. Il provvedimento è stato approvato con 41 voti favorevoli, uno contrario e tre astenuti.

Al termine delle operazioni di voto, il presidente ha dichiarato chiusa la seduta. Il Consiglio sarà convocato a domicilio.

Consiglio regionale 1 copia

Il Consiglio regionale ha approvato il passaggio agli articoli del Dl 134/A – “Istituzione dell’Ente di governo dell’ambito della Sardegna ai sensi dell’art. 2 comma 186bis della legge 23 dicembre 2009 n. 191 e del Decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152”.

La seduta statutaria del Consiglio, obbligatoria in base dell’art. 20 dello Statuto, si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito e in considerazione del ritardo con cui alcuni consiglieri stanno raggiungendo la città di Cagliari a causa del maltempo, il presidente ha sospeso la seduta, rinviandola alle 11,30.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha avviato la discussione del primo punto all’ordine del giorno, la riforma del servizio idrico regionale, contenuta nel Dl 134/A, dando la parola al relatore di maggioranza Salvatore Demontis, del Pd.

Demontis ha evidenziato in apertura che un passaggio importante dell’azione riformatrice del governo regionale. «Si tratta, infatti – ha detto – di una delle riforme fra le più urgenti, con cui si porta a compimento un processo che in realtà doveva essere completato già nel 2009; le conseguenze giuridiche e politiche di questo stallo hanno rallentato l’azione della Regione mentre la normativa statale ha fortemente innovato il settore e, sul piano regionale, pur non nascondendo le responsabilità del management di Abbanoa, vanno riconosciute quelle della classe politica per reiterazione gestione commissariale che ha avuto riflessi negativi nei rapporti fra Regione ed Enti locali». «La Sardegna – ha proseguito Demontis – deve avere una legge moderna in un settore strategico; l’impostazione di fondo tracciata dalla Giunta, è positiva perché traccia un equilibrio che tiene conto della particolare situazione del sistema regionale, attribuisce un giusto ruolo agli impianti attivi in aree sovra-comunale, e individuale linee principali di una gestione sostenibile che, se non ci fosse, aprirebbe la strada a conseguenze molto negative per i cittadini così come avviene nel settore dei rifiuti». «L’intervento della commissione – ha poi spiegato il consigliere Demontis – «si è articolato su alcuni rilievi relativi all’ambito unico e la sua eventuale modifica tendendo fermo il carattere solidaristico di questi organismi, la progressiva cessione di quote proprie a favore dei Comuni anche per assicurare un effetto-calmiere sulle tariffe». «Inoltre – ha concluso Demontis – vanno valutate positivamente le parti della legge riguardanti la disciplina transitoria per il superamento termine del 31 dicembre per riforma che secondo la legge nazionale doveva partire 1° gennaio, il raccordo fra territori, il centro unico responsabilità amministrative in attesa dell’entrata a regime del nuovo ente, la figura dell’amministratore unico: un testo, in definitiva, equilibrato e coerente».

Ignazio Tatti (Udc Sardegna), relatore di minoranza, ha messo l’accento all’inizio del suo intervento sul senso di responsabilità mostrato dall’opposizione in commissione, nella disciplina di un settore fra i più delicati della Sardegna. Il testo, comunque, presenta secondo Tatti alcune lacune significative. Sul metodo, ha affermato, «va criticata la Giunta che, dopo diversi mesi, non ha attivato la necessaria azione di confronto ed ha chiesto approvazione del proprio testo su una sorta di fiducia a ridosso della fine dell’anno». «Di conseguenza – ha spiegato – i tempi si sono ristretti anche per Cal del quale era necessario il parere». Per quanto attiene al contenuto del testo, a giudizio del consigliere Tatti non appare soddisfacente. «Intanto perché – ha dichiarato – non tiene nel giusto conto le osservazioni migliorative formulate sia pure tardivamente dal Cal, soprattutto in riferimento all’attività tecnico-amministrativa, la sovrapposizione di alcune figure di governo, il sistema dei controlli, la progressiva cessione delle quote di Abbanoa Spa ai Comuni, il blocco sostanziale delle conferenze territoriali fino all’entrata in vigore della nuova riforma degli Enti locali, il non giustificabile mantenimento del 49% delle quote in capo alla Regione». Tutto questo, ha sintetizzato il relatore di minoranza, «impedirà di fatto l’entrata in vigore immediata di una parte consistente della riforma ed assegna un ruolo generico agli Enti locali». Tatti, infine, ha assicurato un impegno del suo gruppo e dell’opposizione a sostegno delle proposte migliorative del Cal, attraverso emendamenti specifici

Il consigliere del Pd, Gianmario Tendas, ha auspicato l’approvazione del Dl 134 perché consente il superamento dell’attuale gestione commissariale ed ha sottolineato il ritardo con il quale si procede con l’approvazione della norma di riforma in Consiglio regionale. L’esponente della maggioranza ha inoltre saluto con favore le disposizioni riguardanti la costituzione dell’autorità di governo d’ambito ma ha dichiarato di “non essere sicuro” che le norme che ne regolano la composizione (3 assessori e 8 sindaci) siano le migliori tra quelle possibili.

Tendas ha espresso perplessità sui contenuti del punto j) comma 7) dell’articolo 7 (il controllo della gestione del servizio idrico integrato, anche al fine di verificare il rispetto, da parte del gestore, dei livelli qualitativi minimi dei servizi che devono essere garantiti nell’ambito e del rispetto degli standard economici e tariffari stabiliti nella convenzione di gestione) e manifestato critiche alla qualità del servizio reso da Abbanoa pur riconoscendone i recenti miglioramenti.

Il consigliere Marco Tedde (FI)  ha definito una “censura all’assessore” la relazione di maggioranza, illustrata dal consigliere Demontis (Pd), nella parte in cui si evidenziano i ritardi con il quale il Dl 134 arriva all’esame del Consiglio.

L’esponente della minoranza ha inoltre definito “singolare” il previsto parere espresso dal Cal che ha dichiarato “parere positivo al disegno di legge”, subordinandolo però all’approvazione di una serie di modifiche. A giudizio di Tedde il Dl 134 presenta evidenti problemi coerenza con il dettato del decreto n. 39/2013 per quanto attiene le incompatibilità.

Il consigliere del Pd, Roberto Deriu, ha rivolto un particolare ringraziamento al relatore, Salvatore Demontis, per la buona sintesi fatta dell’opinione della maggioranza a riguardo del Dl che istituisce “l’Ente di governo dell’ambito della Sardegna”, ed ha poi espresso due considerazioni a titolo “personale”.

La critica ha riguardato l’eccessiva presenza della Regione nella gestione integrata del servizio idrico. «La legge Galli – ha dichiarato Deriu – stabilisce attività di indirizzo in capo agli Enti locali, quelle di gestione, proprie del gestore che si aggiudica la gara, e di controllo che sono proprie della Regione». «La Regione – ha proseguito l’esponente della maggioranza – è presente invece in tutti e tre i momenti ed a questo proposito è inutile entrare nel merito di quanti debbano essere gli assessori presenti nel “comitato istituzionale d’ambito, perché il punto è se la Regione deve essere presente oppure no».

Deriu ha invece rivolto un plauso per il dettato dell’articolo 4 del Dl 134 perché «definisce tramite analisi scientifica l’ambito ottimale». La condizione («è una vera rivoluzione copernicana») significa – a giudizio del consigliere Pd – «tutelare i contribuenti in quanto l’ambito ottimale è la condizione per offrire beni e servizi con la tariffa al costo di produzione più bassa possibile.»

«Approviamo una legge coraggiosa e moderna – ha concluso Roberto Deriu – che sarà però osteggiata dalla burocrazia regionale.»

Mario Floris (Uds), dopo aver stigmatizzato il ritardo con il quale si è portato il provvedimento in Aula, ha evidenziato la necessità di procedere ad un esame attento di una legge così importante per la Sardegna.

«L’obiettivo della proposta è quello di costruire un’efficiente collaborazione tra regione e comuni per la gestione del servizio idrico integrato – ha detto Floris – il vero nodo della questione sono infatti le difficoltà causate finora ai territori e alle famiglie. In questi anni abbiamo assistito a una gestione “esosa” del servizio idrico che ha fatto rimpiangere le vecchie gestioni affidate ai comuni.»

Floris ha poi rimarcato i dubbi e le perplessità manifestate dai rappresentanti degli enti locali sulla proposta di legge in discussione. «La Giunta – ha affermato il leader dell’UDS – affida alla proposta una missione che è una speranza: costruire una collaborazione tra regione e comuni per evitare sovrapposizioni, rendere più semplici le procedure, migliorare i servizi. Ma tutto ciò va a cozzare con la presa di posizione degli enti locali che accusano la Regione di dirigismo e denunciano l’accentramento di potere». Secondo Floris, la legge dovrebbe porsi come obiettivo la realizzazione di un servizio idrico integrato che eviti imposizioni per i comuni e tariffe esose ai cittadini «come sta avvenendo in questi giorni con richieste di cauzioni e conguagli da parte di Abbanoa».

Il consigliere di minoranza ha quindi concluso il suo intervento invitando la Giunta ad ascoltare le istanze degli enti locali. «Si arrivi a una decisione condivisa – ha detto Floris – questo provvedimento nasce imperfetto perché a monte avrebbe dovuto avere la riforma degli enti locali».

Chiusa la discussione generale, il presidente del Consiglio ha dato la parola all’assessore ai Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, per la replica. L’esponente dell’esecutivo, dopo aver ringraziato la Commissione per il lavoro svolto, ha respinto le accuse di ritardi e rivendicato l’azione della Giunta finalizzata al superamento dell’attuale sistema di gestione del servizio idrico integrato.

«Accusare la Giunta di ritardi è strumentale – ha detto Maninchedda – la legge 191 del 2009 che aveva abrogato l’autorità d’ambito non aveva proceduto ad emendare il decreto 152 del 2006 che è stato modificato solo nel novembre 2014 dallo Sblocca Italia. La legge oggi in discussione rientra nell’insieme delle iniziative della Giunta per rendere sostenibile tutto il ciclo dell’acqua.»

L’assessore ha ricordato l’azione dell’esecutivo sui bacini, che ha consentito di sostenere un contenzioso con Enel davanti al Tribunale delle acque, e il risanamento di Abbanoa che ha portato il tribunale a recedere dalla richiesta di fallimento visto il miglioramento dei conti e dell’efficienza della società.

Maninchedda ha poi chiarito l’obiettivo della legge: costruire un sistema che porti a un miglioramento dei servizi. «Questa legge mette in luce una grande ipocrisia sulle gestioni passate – ha detto l’assessore – la verità è che molte amministrazioni hanno costruito impianti inadeguati, oggi diventati fatiscenti, sui quali la Regione deve intervenire». Maninchedda ha poi difeso la linea della Giunta di assegnare alla Regione il compito realizzare le connessioni e finanziare le infrastrutture senza scaricare i costi sulle tariffe idriche. «Noi vogliamo arrivare ad un miglioramento del sistema e uscire poi dalla partita – ha concluso Maninchedda – i conflitti istituzionali sono inutili e non fanno altro che generare debito».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato. Il presidente ha poi sospeso la seduta ed ha annunciato che gli emendamenti potranno essere presentati fino alle 15,30. Entro tale termine sono 36 gli emendamenti presentati. I lavori sono ripresi alle 16.00.

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Il Consiglio regionale si riunirà lunedì 2 febbraio alle 10.30. All’ordine del giorno della seduta statutaria, che si tiene il primo giorno non festivo del mese di febbraio, il DL 134 Istituzione dell’Ente di governo dell’ambito della Sardegna ai sensi dell’articolo 2, comma 186 bis della legge 23 dicembre 2009, n. 191 e del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152”Lo ha deciso, con l’astensione della minoranza,  la Conferenza dei capigruppo, che si è riunita questa mattina  sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Durante la riunione si è discusso anche della possibilità che la seduta congiunta tra Consiglio regionale e Consiglio delle Autonomie locali sulla Finanziaria possa tenersi a Bultei, il comune dove qualche giorno fa è stato messo a segno un attentato contro gli amministratori locali.

Consiglio regionale 42 copia

Elezione senza sorprese, questa sera, in Consiglio regionale, dei tre delegati della Sardegna per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Gli eletti sono il governatore Francesco Pigliaru, il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, e il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis.

La seduta si è aperta sotto la presidenza di Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente dell’Assemblea ha messo in discussione il primo punto all’ordine del giorno: la mozione n. 58 “sulla richiesta di una moratoria internazionale sull’attività venatoria verso i turdidi maggiori”.

Modesto Fenu (Zona Franca), primo firmatario del documento, ha annunciato il ritiro della mozione. «La questione è ormai superata – ha detto – il 20 gennaio il Governo italiano ha infatti corretto la norma esercitando il potere sostitutivo nei confronti delle regioni e ripristinando il principio che garantisce trattamenti uniformi nei diversi territori italiani per l’esercizio dell’attività venatoria». Alla luce delle novità normative, Fenu si è riservato di presentare una nuova mozione per un esame più approfondito della questione.

L’Aula è quindi passata all’esame del secondo punto all’ordine del giorno: la designazione dei tre rappresentanti della Regione Sardegna per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica Italiana ai sensi dell’art. 83 della Costituzione.

Il presidente ha quindi incaricato i segretari di procedere alla prima chiama. Al termine delle operazioni di voto sono risultati eletti: il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau (38 voti), il presidente della Regione Francesco Pigliaru (37) e il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis (25). Hanno ottenuto voti anche il sindaco di Torpè Antonella Dalu (7) e Antonella Ladu (1).

Dopo la proclamazione degli eletti, il presidente Ganau ha sospeso la seduta per consentire agli uffici di stilare i verbali che dovranno essere trasmessi al Parlamento.

La seduta è ripresa alle 17.30. L’Aula ha approvato i verbali e disposto l’immediata trasmissione a Roma. Il presidente Ganau ha quindi dichiarato chiusa la seduta. Il Consiglio sarà convocato a domicilio.

Layout 1

Francesco Pigliaru 4Gianfranco Ganau copiaUgo Cappellacci copiaPietro Pittalis 26 copia

Il Consiglio regionale si riunirà mercoledì 21 gennaio alle ore 16.00. Il primo punto all’ordine del giorno è l’elezione dei delegati per l’elezione del presidente della Repubblica (le votazioni inizieranno il 29 gennaio alla Camera dei Deputati).

La nomina di due dei tre delegati dovrebbe essere “scontata”, con l’indicazione del presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, e del presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau. Il terzo delegato dovrebbe essere indicato dalle opposizioni e i “papabili” sono l’ex presidente della Giunta, Ugo Cappellacci, e il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis.

Gianfranco Ganau copia

Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha incontrato una delegazione di Ottana Polimeri con tutti i capigruppo consiliari, rappresentanti delle organi delle organizzazioni sindacali del Nuorese, amministrazioni locali, lavoratori della fabbrica e consiglieri regionali del territorio.

«La vertenza di Ottana Polimeri e della Sardegna centrale riguarda tutta la Regione e il Consiglio regionale, che ha sempre mostrato forte unità davanti alle grandi emergenze, la seguirà con il massimo impegno», ha detto il presidente Ganau al termine dell’incontro, sottolineando come «il ruolo dell’Eni in Sardegna, l’alto costo dell’energia, le infrastrutture e la fiscalità di vantaggio sono comuni a tutto il territorio regionale nelle sue diverse articolazioni economiche, industriali e produttive; ritengo perciò che debbano essere inquadrati complessivamente, anche per le oggettive implicazioni nazionali, in quella vertenza-Sardegna che vede impegnata la Giunta regionale e lo Stato in materia di entrate».

«Per quanto riguarda il ruolo del Consiglio – ha aggiunto il presidente – valuteremo i possibili margini di intervento già a partire dalla finanziaria e siamo disponibili già da ora a verificare la possibilità di aprire una sorta di finestra nella sessione dedicata alla finanziaria, nel caso si rendessero necessario provvedimenti della massima urgenza.»

Aprendo l’incontro, i sindacati hanno sottolineato la fase particolarmente delicata della vertenza di Ottana Polimeri (società del gruppo Clivati in joint-venture con la multinazionale thailandese Indorama), azienda attualmente ferma con gli 88 lavoratori in cassa integrazione. La crisi, è stato ricordato, deriva in parte dal rapporto svantaggioso fra dollaro ed euro ed in parte dalle difficoltà di collocare sul mercato nazionale il prodotto finito (Pet, con cui si confezionano le bottiglie di plastica). Ma ora, secondo i rappresentanti dei lavoratori, le oscillazioni di cambio euro-dollaro sono tornate positive e ci sono le condizioni per far ripartire lo stabilimento. Ma servono, hanno affermato con forza, sia una decisione chiara da parte dell’imprenditore sia un intervento delle istituzioni, presso l’Eni che a Sarroch produce la materia prima per gli impianti di Ottana, il Governo nazionale per ciò che concerne il mantenimento del regime di “essenzialità” per il sistema energetico regionale, l’abbattimento dei costi energetici e del costo di trasporto per le merci, ferma restando la necessità di misure incisive da parte della Regione per il potenziamento delle infrastrutture di trasporto.

Nell’ampio dibattito sviluppatosi nella riunione sono interventi tutti i capigruppo e diversi consiglieri regionali:  Daniele Cocco (Sel), Gianluigi Rubiu (Udc), Emilio Usula (Soberania-Indipendentzia), Roberto Desini (Centro Democratico), Angelo Carta (Psd’Az), Efisio Arbau (Sardegna Vera), Pietro Pittalis (Forza Italia), Luigi Crisponi (Riformatori Sardi) e Daniela Forma (Pd).

«Il tavolo odierno – dichiara Daniela Forma – è stato un momento di incontro positivo perchè ha consentito di manifestare la trasversalità del sostegno e dell’attenzione di tutti i gruppi consiliari nei confronti della Vertenza di Ottana Polimeri. Attendiamo ora le risultanze del tavolo tecnico che si terrà domani presso l’assessorato dell’Industria per capire se ci saranno passi in avanti verso il chiarimento della volontà delle parti per il superamento di questa situazione di stallo.»

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Il Consiglio regionale ha approvato il Dl 174 “Autorizzazione per l’Esercizio provvisorio della regione per il 2015”,  l’istituzione della Commissione d’inchiesta n. 1 sull’efficienza del sistema sanitario regionale e sull’adeguatezza dei suoi costi, l’Esercizio provvisorio del Consiglio regionale e la proposta di legge n. 76/ANorme per l’istituzione di un servizio pubblico regionale per l’informazione televisiva locale e per la produzione e diffusione di programmi per la valorizzazione della lingua, della cultura e della identità sarda”. 

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con l’esame del Dl n. 174 – “Autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio della Regione per l’anno 2015”, che ha ottenuto dalla conferenza dei capigruppo la corsia preferenziale in base all’art. 102 del regolamento. Il presidente ha poi comunicato che nel pomeriggio alle 16 si riunirà la commissione Finanze per l’esame delle eventuali norme intruse nella legge finanziaria, mentre da lunedì prossimo 12 gennaio la stessa legge sarà formalmente assegnata alle commissioni.

Successivamente ha preso la parola l’assessore delle Finanze, Raffaele Paci, per illustrare il disegno di legge in esame.

L’assessore ha definito il provvedimento una «norma tecnica che consente l’attuazione esercizio provvisorio; è stato poi predisposto un emendamento che consente di prolungarlo fino alla fine del mese di febbraio in modo da poter contare su un tempo più lungo sperando comunque di non doverlo utilizzare». Per quanto riguarda i ritardi, l’assessore ha spiegato che «sono stati causati dalle incertezze relative al quadro complessivo nazionale, che hanno condizionato sia i tempi di presentazione che i contenuti dei bilanci di molte Regioni».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha annunciato il voto favorevole del suo gruppo «con grande senso di responsabilità», ricordando però che durante il corso la maggioranza «aveva più volte annunciato una Finanziaria di rigore e sviluppo entro la scadenza stabilita». «Al netto delle difficoltà oggettive – ha proseguito – il ritardo è un fatto negativo per la Regione; quest’anno, oltretutto, ci sarà pareggio di bilancio e una minore rigidità nella spesa, ci auguriamo che ciò sia utile per il sistema regionale ma abbiamo non poche perplessità come diverse altre Regioni». Soffermandosi sulla questione delle entrate, il vice capogruppo di Forza Italia ha evidenziato che «il Governo non ha determinato il quantum da assegnare alla Sardegna e, nel frattempo, continua con politica di razzie mascherate: noi faremo molta attenzione anche perché la finanziaria ha necessità di certezze e la fretta sarebbe sbagliata, per noi la partita delle entrate non è ancora iniziata e non faremo passi indietro a cominciare dall’Irap».

Il consigliere Roberto Desini (Pd) ha affermato di aver percepito «un certo rammarico perché non si può andare in disavanzo ma questo per noi è un obiettivo; introdurre criteri stringenti su un bilancio verificato dal pareggio è risultato di buona amministrazione, ottenuto con l’accordo fra Giunta e Governo». «Eventuali altri accordi – ha sostenuto il consigliere del Pd – non possono mettere fra parentesi una grande conquista come l’uscita della Sardegna dal patto di stabilità, sottovalutare questo dato significa porsi al di fuori di una lettura storica obiettiva, negare l’evidenza di un lavoro portato avanti con una intensità mai registrata per cui vanno rivolti sinceri complimenti alla Giunta». «Lo stato dei conti della Regione – ha detto ancora Deriu – condizionato dalle entrate così come vengono riconosciute dallo Stato, ma ora abbiamo di fronte un quadro caratterizzato da una espressione compiuta di autonomia ed una agenda di governo fondata sul pieno controllo dello strumento contabile: prima di chiedere altro e di più bisogna valutare con correttezza ed obiettività quanto ottenuto anche come espressione di responsabilità e di oculata gestione che consentirà la realizzazione dei programmi di governo». «La Sardegna insomma – ha concluso Deriu – ha una nuova credibilità al di là della retorica del governo amico e la maggioranza è pronta ad assumersi le sue responsabilità nel nuovo contesto per riformulare le politiche andando al cuore dei problemi».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) si è limitato in apertura alla presa d’atto della situazione: «D’altra parte l’esercizio provvisorio è praticamente atto dovuto, ma crediamo che questi mesi l’assessore Paci abbia capito il vero contenuto dell’accordo firmato a luglio con lo Stato, come hanno confermato gli sviluppi successivi della situazione, il ripensamento su ritiro di alcuni ricorsi e la riflessione complessiva sulla capacità e sulla volontà dello Stato di rispettare gli impegni sottoscritti». «L’elemento più grave di questa vicenda – ha aggiunto Cossa – è stato quello di conferire in toto alla Ragioneria dello Stato il potere di determinare le entrate dovute alla Regione perché senza dialettica e senza confronto è lecito non aspettarsi niente di buono». Sul piano politico generale, il consigliere dei Riformatori sardi ha poi osservato che «a questo punto non significa più nulla parlare di agenzia sarda delle entrate mentre, attenendosi ai numeri del bilancio, sembrerebbe che il venir meno del patto di stabilità non si traduca in grandi vantaggi». Avviandosi alla conclusione, il consigliere Cossa ha dedicato un passaggio al problema della accise, oggetto il 23 gennaio di una udienza davanti alla Corte Costituzionale, affermando che «pur essendo consapevoli delle difficoltà attuali della finanza pubblica nazionale, come dimostra ad esempio l’aumento dell’Iva su pellet, riteniamo che la nostra pretesa sia fondata sulla base dello Statuto sardo e comunque la partita doveva essere giocata perché Sardegna deve fare la sua parte con tutti i mezzi consentiti dall’ordinamento».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha dato la parole all’assessore Paci per la replica.

L’assessore ha annunciato di non voler entrare nel merito dei tempi sollevati dal dibattito. «Prendo atto delle critiche e delle lodi arrivate dal Consiglio ma, trattandosi di un provvedimento tecnico come l’esercizio provvisorio, su tutta una serie di questioni come accise, Irap e pareggio di bilancio, ritengo più opportuno rinviare confronto e l’analisi a lunedì prossimo quando la finanziaria sarà assegnata alle commissioni; per ora rinnovo il ringraziamento a tutti i gruppi consiliari per aver consentito che questo disegno di legge venisse esaminato dall’Aula con procedura d’urgenza».

Il presidente ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli ma, al momento dello scrutinio, è stata constatata la mancanza del numero legale; la seduta è stata sospesa per consentire una riunione della conferenza dei capigruppo.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato aperti i lavori e posto in votazione il passaggio agli articoli del disegno di legge 174 che l’Aula ha approvato con 25 voti favorevoli su 42 votanti (44 consiglieri presenti). Posto in votazione l’emendamento sostitutivo parziale n.1 (Cocco Pietro e più), per autorizzare l’esercizio provvisorio del bilancio della Regione per il 2015 per il periodo di due mesi (dal 1 gennaio 2015 al 28 febbraio 2015), è stato approvato con 25 voti favorevoli su 25 votanti (43 consiglieri presenti). Approvato, quindi, con 26 favorevoli (44 votanti su 46 presenti) l’articolo 2 “entrata in vigore”, il presidente del Consiglio ha posto in votazione il testo finale della legge che è stato approvato dall’assemblea con 26 a favore, 18 contrari (46 presenti e 44 votanti).

Il presidente Ganau ha quindi concesso la parola al consigliere del Pd, Roberto Deriu, per l’illustrazione della richiesta, ai sensi dell’articolo 125 comma 4 del regolamento interno, di istituzione di una commissione d’inchiesta sull’efficienza del sistema sanitario regionale e sull’adeguatezza dei suoi costi.

L’esponente della maggioranza ha sottolineato l’opportunità della richiesta avanzata da un gran numero di consiglieri regionali per avere un quadro preciso e dettagliato su un settore che assorbe una grande parte delle risorse disponibili del bilancio regionale. «E’ un tema che riguarda l’intera finanza pubblica – ha spiegato Deriu – e la tenuta dei conti della Regione sarda».

Deriu ha quindi fatto riferimento alla recente legge sulla spesa sanitaria («una pre-riforma o una leggina») per ribadire l’impegno del Consiglio per procedere con una “vera” riforma sanitaria che non potrebbe realizzarsi – a giudizio dell’esponente dei democratici – senza una verifica precisa dei meccanismi di spesa in Sanità e dell’efficacia della stessa. Deriu ha ricordato quindi i tre miliardi di euro destinati al sistema sanitario sardo, sottolineando come ben 2,8 miliardi sono trasferiti direttamente alle aziende sanitarie. «Grande volume di spesa – ha proseguito il consigliere Pd – è destinata al personale ma un’altra parte della spesa deriva dalla contrattazione privata svolta dalle diverse Asl». «Su questa spesa – ha aggiunto Deriu – dovrà fare piena la luce la commissione speciale del Consiglio regionale».

Il consigliere della maggioranza ha quindi rimarcato l’importanza dello “strumento” di una commissione ad hoc per valutare e verificare la spesa sanitaria in Sardegna. «Non sarà un’inchiesta sugli atti di questo o quel governo – ha concluso Roberto Deriu – ma un’indagine sulla spesa pubblica in Sanità per procedere con una reale riforma del sistema sanitario sardo».

La consigliera del Pd, Daniela Forma, ha dichiarato di condividere e sostenere la richiesta dell’istituzione di una commissione consiliare d’inchiesta sulla spesa sanitaria nell’Isola. «Dobbiamo fare piena luce e chiarezza – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – su ciò che è stata la gestione della sanità in Sardegna». Forma ha quindi ribadito l’opportunità della commissione d’inchiesta e ha definito la richiesta avanzata dal Consiglio “un percorso corretto” auspicato non solo dalla politica ma anche dalle stesse Asl. «Serve un’operazione verità sui costi della sanità sarda – ha insistito Daniela Forma – e sui conti delle Asl che non hanno raggiunto l’equilibrio di bilancio». La consigliera del Pd ha concluso auspicando “tempi celeri”, invitando la commissione a concludere i lavori prima della conclusione del mandato dei commissari nelle Asl.

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha ricordato, in premessa, che la Regione sarda è l’unica tra quelle del Centro-Sud a non esser stata commissariata dal governo nella gestione della Sanità. Locci si è detto favorevole alla proposta così come illustrata dal consigliere Deriu (Pd). «Siamo favorevoli – ha spiegato Locci – ad una puntuale verifica della finanza regionale anche per superare le reciproche diffidenze rispetto alla gestione della Sanità». «Non serve – ha concluso il consigliere della minoranza – utilizzare la commissione come pretesto per puntare il dito contro i predecessori o come strumento per commissariare nei fatti la Giunta in materia di costi in Sanità».

Angelo Carta (Psd’Az), in apertura del suo intervento, si è chiesto il perché l’assessorato non sia ancora in possesso dei dati analitici sulla sanità. «Si verifica in questo settore ciò che si è verificato in provincia di Nuoro per il comparto dell’Industria. «Anche in quel caso – ha affermato Carta – non si è mai riusciti a capire che fine abbiano fatto gli investimenti statali per il rilancio dell’economia del centro Sardegna».  Il consigliere sardista ha quindi annunciato l’imminente proposta di costituzione di una specifica commissione d’inchiesta  per capire quante imprese del nuorese abbiano beneficiato di fondi pubblici, come siano stati gestiti e quali siano state le ricadute. «E’ la stessa filosofia – ha concluso Carta – che ispira la proposta avanzata dall’onorevole Deriu per l’istituzione di una commissione d’inchiesta sul sistema sanitario sardo».

Luca Pizzuto (Sel) ha espresso soddisfazione per la decisione dell’on. Deriu di proporre una commissione d’inchiesta sulla sanità. «La verità è sempre rivoluzionaria – ha detto Pizzuto citando Pasolini – ci troviamo davanti a un dato di fatto: il bilancio della Regione è quasi interamente assorbito dalla spesa sanitaria. Se le risorse venissero spese solo nell’interesse dei cittadini avremmo la migliore sanità del mondo. Invece sono numerosi gli sprechi e le anomalie gestionali».

Luca Pizzuto ha quindi proposto che la commissione d’inchiesta svolga una’analisi a tutto campo per capire dove sono gli sprechi e le collusioni clientelari che per troppo tempo hanno condizionato la sanità sarda. «Occorre coraggio – ha concluso il consigliere di Sel – per andare a fondo. Per costruire una sanità migliore e liberare risorse per le politiche di sviluppo bisogna abbattere il sistema clientelare e distruggere le collusioni».

Giorgio Oppi (Udc) ha invece chiesto all’Aula di dare mandato al presidente del Consiglio per la nomina della Commissione d’inchiesta sulla sanità. «Sarà quella – ha detto Oppi – la sede deputata a svolgere tutte le verifiche necessarie per far luce su sprechi e incongruenze del sistema sanitario isolano».

Il capogruppo del Centro Democratico Roberto Desini ha attaccato il sistema di gestione della sanità in Sardegna . «Difficile non intervenire quando si sentono alcune affermazioni da parte di chi in passato ha gestito la sanità– ha detto Desini – non è un problema di carattere culturale, è un problema che riguarda tutti i cittadini sardi». L’esponente della maggioranza si è poi augurato che la commissione possa stanare, una volta per tutte, le inefficienze  che hanno caratterizzato il sistema sanitario isolano. «L’obiettivo – ha concluso Desini – è creare l’opportunità di mettere al centro della sanità il cittadino-paziente».

Il presidente ha dato la parola al capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, il quale ha ribadito il sostegno all’istituzione della Commissione sulle basi e con gli obiettivi illustrati dal consigliere Roberto Deriu. Fortemente critico verso l’atteggiamento del capogruppo del Cd, Roberto Desini, che con i suoi attacchi verso gli altri «non guarda a quanto accade a casa propria». Pittalis ha sottolineato che l’obiettivo della commissione resta quello di valutare i problemi, per trovare soluzioni, e non usarla come un tribunale, come strumento per lavare panni sporchi o ancora, per «atteggiamenti di rivalsa di qualcuno perché non è stato accontentato nella nomina dei commissari».

Il presidente ha poi dato la parola alla Giunta. L’assessore regionale della Salute, Luigi Arru ha dato parere favorevole e ha dichiarato di voler sostenere, attraverso il supporto degli uffici dell’assessorato, l’attività della Commissione. Arru ha annunciato di aver dato mandato agli uffici di predisporre l’atlante della sanità sarda con tutti i numeri e verrà messo a disposizione della Commissione. L’assessore ha anche annunciato che il 29 dicembre è stata approvata una delibera, grazie a un accordo con Federfarma, per distribuire nelle farmacie i farmaci da dare ai pazienti che devono proseguire le terapie a casa, inserendo anche i farmaci Nao (anticoagulanti). «Dobbiamo salvare il sistema sanitario nazionale – ha affermato Arru – che è un buon sistema. Ben venga questa commissione». Per quanto riguarda la trasparenza sugli appalti, Arru ha ricordato che con l’istituzione della Centrale unica d’acquisto la trasparenza sarà garantita.

Il presidente ha quindi annunciato che è stato presentato un ordine del giorno sottoscritto da tutti i capigruppo. Il primo firmatario, Pietro Cocco (Pd), ha illustrato il testo che delega il presidente del Consiglio regionale a nominare i componenti della Commissione d’inchiesta che entro sei mesi riferisca al Consiglio sui seguenti punti: «Quale sia l’incidenza della spesa farmaceutica, convenzionata e ospedaliera, quale sia il suo andamento di crescita, quale sia raffronto con la medesima spesa nelle altre regioni italiane; quali siano le differenze di spesa sanitaria alle diverse Asl della Sardegna; quale sia stata la rispondenza tra gli obiettivi aziendali e quelli effettivamente raggiunti; quale Sia la distribuzione delle risorse umane tra medici, paramedici, infermieri, operatori sociosanitari, farmacisti; quale sia stata la gestione delle gare pubbliche per l’acquisto di beni e servizi, quali gare abbiano avuto compimento e quali non siano state rese operative, nell’eventualità per quali ragioni; quali possono essere i margini operativi per una contrazione dei costi nel mantenimento dei livelli di assistenza».

Dopo aver avuto il parere favorevole della Giunta, il presidente ha messo in votazione l’ordine del giorno che è stato approvato. Il presidente ha messo poi in votazione l’autorizzazione dell’esercizio provvisorio del Consiglio regionale fino al 28 febbraio.

Proseguendo nell’esame dell’ordine del giorno, il presidente Ganau ha avviato la discussione generale della proposta di legge 76/A – “Norme per l’istituzione di un servizio pubblico regionale per l’informazione televisiva locale e per la produzione e diffusione di programmi per la valorizzazione della lingua, della cultura e dell’identità sarda”, dando la parola al relatore, il presidente della commissione Informazione Gavino Manca, del Pd.

Nella sua relazione, Manca ha ricordato l’articolato confronto svoltosi in commissione anche con il contributo positivo e costruttivo dei consiglieri di minoranza. Siamo consapevoli, ha detto Manca, «della necessità di una legge complessiva che risponda all’evoluzione normativa e tecnologica del mondo dell’informazione, che rende ormai superata la legge regionale del ‘98». Il settore, ha aggiunto Manca, «attraversa una crisi senza precedenti provocata in buona parte dall’avvento del digitale terrestre, dall’espansione di internet e dal calo della raccolta pubblicitaria». Rispetto al testo originario, ha detto ancora il consigliere Manca, «sono state introdotte alcune modifiche soprattutto per correggere una impostazione di una sorta di servizio pubblico che avrebbe comportato problemi sia con la normativa vigente che con il ruolo della Rai, ma il testo mantiene alcuni punti molto qualificanti: il contenuto del servizio richiesto, la concessione di contributi a fronte di pacchetto programmi legati all’informazione locale e a temi di grande rilevanza, come programmi di pubblica utilità, la conoscenza dell’Europa, i minori e i giovani». I criteri per l’attribuzione dei fondi, ha spiegato successivamente il relatore, «sono quelli della copertura territoriale, dell’utenza raggiunta, dei dipendenti a tempo pieno presenti nelle aziende, del ruolo incisivo del Corecom sui controlli relativi al possesso dei requisiti, della possibilità anche per le piccole emittenti associate di accedere ai contributi». Un provvedimento, ha infine sintetizzato Manca, «che auspichiamo possa alleggerire la crisi del comparto».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha sostenuto che «il lungo lavoro sul testo svolto in commissione ci spinge a guardare con occhi diversi la normale dialettica interna del Consiglio regionale, impegnando tutti per una norma equilibrata, con interventi di sistema che senza dare un giudizio sull’editoria sarda nel suo complesso cerca di raggiungere un obiettivo alto». «Al di là di un bilancio dell’esperienza storica della tv locale in Sardegna – ha proseguito Tunis – è chiaro che l’introduzione del digitale è stato un evento di portata storica che ha prodotto risultati negativi in tutta Italia, un contesto che ha trascurato la peculiarità di queste aziende i cui capitali sono non solo economici ma soprattutto in termini di risorse umane tecniche e giornalistiche». Dopo aver ricordato l’intervento della Regione nella precedente legislatura, l’esponente di Forza Italia si è soffermato sui problemi del settore dell’informazione, ponendo l’accento sul fatto che «occorre puntare non solo al funzionamento delle imprese ma alla loro crescita, non basta in altre parole sostenere chi c’è già ma allargare gli spazi di pluralismo, dell’accesso libero all’informazione nel territorio regionale, per consolidare fra l’altro un sistema in grado di far dialogare positivamente istituzioni e i cittadini, fermo restando il valore di un sistema informativo fortemente legato alla nostra identità, alla nostra cultura ed alla nostra lingua».

Il consigliere Paolo Zedda (Soberania e Indipendetzia) ha assicurato il pieno appoggio alla legge per due ragioni fondamentali. «Noi pensiamo – ha affermato – che un settore che occupa in Sardegna circa 200 persone, con aziende i cui ricavi provengono per due terzi dal mercato pubblicitario, ha elementi non certo trascurabili anche perché in profonda crisi, dovuta al momento economico generale ma anche ad un deficit di credibilità per l’aumento progressivo degli spazi del digitale terrestre». C’è poi, ha dichiarato Zedda, «un fattore specifico della Sardegna dove il costo del personale e dei contratti ha avuto incidenza del 59% sulla spesa complessiva delle aziende, dato quasi doppio rispetto alla media nazionale». Il consigliere ha poi ricordato le difficoltà di reti televisive come Sardegna Uno, in forte ristrutturazione, di Videolina dove sono state avviate le procedure di mobilità, di Cinque stelle dove non vengono pagati da mesi gli stipendi, soffermandosi poi sul valore democratico e civile dell’informazione locale: «La tv garantisce fra l’altro – ha sostenuto – il diritto popoli a non uniformarsi ad un certo pensiero unico, è un grande veicolo di trasmissione informazioni, informa l’opinione pubblica, orienta scelte, comportamenti e linguaggi, rappresenta uno strumento importantissimo per l’affermazione della nostra identità, della nostra cultura, delle nostre differenze e specificità».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha espresso l’opinione che la legge sia «un’occasione da cogliere per riaprire su basi buone il rapporto della Regione con l’Europa, affermando con forza in quella sede che il riferimento all’identità sarda non è un espediente per attirare aiuti di Stato ma, a supporto di questa azione, occorre un ruolo politicamente incisivo della Giunta regionale senza la mediazione del Governo centrale». E’sbagliato, secondo Floris, «lasciare questo problema sullo sfondo, anche perché la Sardegna non parte affatto da zero; abbiamo fatto due conferenze sulle politiche regionali ed europee approvando il cosiddetto documento di Cagliari sui rapporti fra Europa, Regioni e Regioni speciali, partiamo da qui».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha messo in luce il ruolo importantissimo della stampa e dell’editoria anche nella ripresa economica, ideale e di valori della nostra società che tutti auspichiamo. «Il settore – ha ricordato – subisce gli effetti di una crisi profonda che ha il suo epicentro nel lavoro di diverse categorie produttive, ma proprio per questo non dobbiamo dimenticare che la libertà di stampa è un valore assoluto che deve restare libero da ogni condizionamento». «In commissione – ha continuato Pittalis – abbiamo fatto il possibile anche per avere iter accelerato del provvedimento ma forse velocità ci ha fatto perdere di vista la valutazione di alcuni aspetti e cioè che la legge doveva essere approvata entro il 2014 mentre oggi abbiamo qualche problema di copertura finanziaria». Speriamo che il governo non faccia obiezioni, ha concluso Pittalis, annunciando il voto favorevole del suo gruppo «nonostante la maggioranza sia a ranghi ridottissimi» ed insistendo su «uno sforzo ulteriore per dare alla Sardegna una legge organica di riforma dell’informazione».

Il presidente Ganau ha quindi concesso la parola all’assessore della Cultura, Claudia Firino, che ha evidenziato la situazione di crisi che investe il settore della emittenza televisiva privata ed ha confermato a questo proposito, l’impegno responsabile delle istituzioni e della Regione sarda, in particolare. L’assessore ha quindi dichiarato il parere favorevole dell’esecutivo per il provvedimento che – a suo giudizio – offre risposte in ordine a due temi fondamentali. Da una lato, la salvaguardia dei livelli occupazionali e dall’altro la tutela e la valorizzazione della lingua sarda.

L’assessore Firino ha definito la legge in discussione, un primo passo nel verso di una rivisitazione delle norme in materia di emittenza e editoria ed ha concluso evidenziando come l’attuale normativa non tenga conto della editoria on line.

Il consigliere di FdI (gruppo Sardegna), Paolo Truzzu, in sede di dichiarazione di voto, ha preannunciato il voto favorevole («non è la migliore delle leggi ma è una legge giusta e equa») al provvedimento, auspicando una riforma dell’intero sistema dell’editoria sarda.

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, nel ribadire i valori della libera informazione e della democrazia ha preannunciato voto favorevole «in memoria dei giornalisti morti a Parigi per difendere la libertà e la democrazia».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha quindi proposto un minuto di silenzio in segno di lutto e solidarietà per le vittime dei tragici fatti di Parigi.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha accolto l’invito del capogruppo Pittalis ed ha invitato i consiglieri ad alzarsi in piedi per il tributo dell’Assemblea sarda alle vittime di Parigi.

Terminato il minuto di raccoglimento l’Aula ha proceduto con la votazione del passaggio agli articoli (approvato) e di seguito con l’approvazione dell’articolo 1 (modifiche all’articolo 1 della legge regionale 22\98 – Finalità) e con 39 favorevoli su 39 votanti (40 presenti) ha dato disco verde anche all’articolo 2 (destinatari degli interventi).

Aperta a discussione sull’articolo 3 (requisiti) il presidente ha annunciato la presentazione di 7 emendamenti.

Il presidente della Seconda commissione, Gavino Manca ha quindi formulato parere favorevole per gli emendamenti, a firma Cocco Pietro e più, n. 3, 4, 5, 6, 7, 13  e parere contrario per l’emendamento n.2 (Truzzu). La Giunta ha espresso parere conforme a quello del relatore e l’Aula ha approvato l’emendamento n. 3 che sopprime il comma 2 dell’articolo 3; l’emendamento n. 4 che sostituisce la lettera c) del comma 1) dell’articolo 3) con la seguente dicitura: «c) possedere una stabile organizzazione redazionale dotata di giornalisti e personale tecnico amministrativo con rapporto di lavoro a tempo indeterminato assunto con contratto di categoria e un direttore responsabile»; e l’emendamento n. 5 che sostituisce la lettera d) del comma 1) dell’articolo 3) con la seguente dicitura: «d) essere in regola con il versamento degli oneri previdenziali e assistenziali attestato attraverso il Documento unico di regolarità contributiva (Durc) dall’Inpgi o, per il personale non giornalistico, dall’Inps».

Il presidente preso atto dell’approvazione dell’emendamento n. 5 ha dichiarato decaduto l’emendamento n. 2 (Truzzu). Posto in votazione e approvato il testo dell’articolo 3, il presidente Ganau ha proceduto con la votazione degli emendamenti aggiuntivi e l’Aula ha dato il via libera all’emendamento n. 6 che aggiunge, dopo la lettera “a bis”) del comma 1 la dicitura “essere società costituite da almeno 36 mesi”: l’emendamento n. 13 che alla lettera e) del comma 1 dell’articolo 3) dopo la parola “popolazione” aggiunge le seguenti: “a tal fine le emittenti televisive possono costituire un raggruppamento temporaneo di imprese o un consorzio”; e l’emendamento n. 7 che dopo il comma 1) dell’articolo 3 aggiunge il seguente: «1-bis) Alle emittenti che trasmettono in ambito locale televisivo in assenza del requisito di cui alla lettera e) del presente articolo la Giunta regionale, con delibera di cui al comma 3) dell’articolo 24 bis, riserva il 15 per cento delle risorse previste dalla presente legge, nel rispetto dei criteri e delle modalità stabilite nella medesima delibera».

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione l’articolo 4 per il quale sono stati presentati due emendamenti sostitutivi parziali e uno aggiuntivo. Per tutti, il presidente della Seconda Commissione, Gavino Manca, ha dato parere favorevole.

Il primo emendamento, presentato da diversi consiglieri di maggioranza e opposizione elimina la previsione di specifici programmi dedicati alle donne da parte delle emittenti beneficiare delle provvidenze. Il secondo, anche questo bipartisan, stabilisce che i contributi vengano erogati alle aziende editoriali in base al numero di giornalisti e tecnici assunti a tempo indeterminato. Il terzo emendamento, aggiuntivo, prevede l’obbligo da parte della Giunta di presentare una relazione dettagliata sull’attuazione degli interventi e dei risultati ottenuti. Gli emendamenti e il testo dell’articolo sono stati approvati dall’Aula.

L’Assemblea ha poi esaminato l’articolo 6 (norma finanziaria) al quale è stato presentato un emendamento sostitutivo totale che  individua la copertura finanziaria della legge negli stanziamenti ordinari di bilancio destinati alla legge regionale 22/1998 Legge per l’editoria). L’emendamento, per il quale il presidente della Seconda Commissione Gavino Manca ha dato parere favorevole, ha ottenuto il via libera dall’Aula.  Il Consiglio ha quindi approvato l’articolo 7 e votato il testo finale della legge.

Il presidente Ganau ha poi messo in discussione la mozione n. 58 «sulla richiesta di una moratoria internazionale sull’attività venatoria verso i turdidi maggiori (Tordo Bottaccio, Tordo Sassello, Storno, Merlo e Cesena) e sulla ridefinizione della normativa regionale in materia venatoria e di governo del territorio».

Modesto Fenu (Zona Franca), primo firmatario del documento, ha illustrato la mozione e chiarito il significato dell’iniziativa parlamentare. «C’è una palese ingiustizia subita dai cacciatori sardi, nonostante le competenza primaria in materia venatoria da parte della Regione – ha detto Fenu – la mozione punta a garantire alle doppiette nostrane le stesse opportunità date ai cacciatori delle altre regioni italiane». Fenu ha poi ricordato la recente sentenza della Corte di Strasburgo che riconosce alle associazioni venatorie un ruolo di primo piano nella gestione e difesa del territorio, un ruolo riconosciuto anche in Sardegna per l’abbattimento delle specie nocive. «L’attività delle associazioni venatorie è utile a garantire un migliore governo del territorio – ha sostenuto l’esponente della minoranza – non si capisce per quale motivo la caccia ai turdidi si deve concludere l’8 gennaio in Sardegna mentre nelle altre regioni si posticipa al 31 gennaio. Chiediamo che ai cacciatori sardi venga assicurato lo stesso trattamento riservato a quelli italiani ed europei».

L’assessore all’ambiente Donatella Spano ha chiarito che la Giunta è attenta a tutte le questioni che riguardano l’attività venatoria in Sardegna soffermandosi su alcuni punti della mozione. In particolare, Spano ha spiegato che la Giunta ha partecipato al tavolo tecnico con il Governo e ha fornito diversi spunti al Ministero. «Abbiamo chiesto un approfondimento per capire il perché delle differenze nel calendario venatorio tra Sardegna e Corsica e manifestato la necessità di un approfondimento per rivisitare le date in modo che i cacciatori sardi non siano discriminati, il primo principio da seguire, in ogni caso, è sempre quello della protezione della specie».

A conclusione del suo intervento, Donatella Spano ha annunciato la presentazione, a breve, del Piano faunistico regionale e del regolamento di attuazione della legge 23 in linea con le peculiarità del territorio sardo e in armonia con la normativa nazionale e internazionale.

 Il presidente ha dato quindi la parola per la replica a Modesto Fenu (Sardegna): «Penso che ognuno debba rendersi responsabile di quello che dice», ha affermato rivolgendosi a uno scambio avuto poco prima con il capogruppo del Pd, Pietro Cocco. «Credo che questa mozione sia meritevole di essere sostenuta dal Consiglio», ha aggiunto Fenu ricordando di aver manifestato la disponibilità a togliere i due punti che non convincono l’assessore e ha esortato l’Aula a votare la mozione in maniera unitaria. Pietro Cocco (Pd) è intervenuto per dichiarare di non sapere di cosa stesse parlando il collega Fenu e ha affermato di condividere appieno quanto affermato dall’assessore Spano. Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha chiesto la verifica del numero legale. Il presidente ha dato la parola al presidente della Quinta commissione, Luigi Lotto (Pd) il quale ha proposto di dare il tempo all’assessore di attuare l’impegno preso oggi, ritirare la mozione e, dopo la Finanziaria, riprendere l’esame della situazione in commissione.

Hanno poi annunciato voto favorevole Pietro Pittalis (FI), Angelo Carta (Psd’Az) e Attilio Dedoni (Riformatori sardi).

Il presidente ha messo in votazione la mozione con procedimento elettronico per la verifica del numero legale. Non essendoci il numero legale, il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la seduta e convocherà il Consiglio a domicilio.