23 November, 2024
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Gianfranco Ganau 1 copia

Il Consiglio regionale tornerà a riunirsi giovedì 15 maggio, alle ore 16.00. La data della prossima seduta è stata decisa questa mattina dalla conferenza dei capigruppo, riunita sotto la presidenza del presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau.

All’ordine del giorno il disegno di legge n. 11 “Norme urgenti in materie di opere pubbliche, dighe di competenza regionale e disposizioni varie” e la proposta di legge n. 3 “Interventi a favore degli allevatori per fronteggiare la Blue tongue”.

Conferenza stampa Gianfranco Ganau 1

Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha tenuto una conferenza stampa, questo pomeriggio, per affrontare i problemi emersi nelle ultime ore con la pubblicazione sugli organi di stampa degli assegni vitalizi, ovvero le pensioni spettanti ai consiglieri regionali a fine mandato. Gli assegni vitalizi sono stati cancellati a partire dalla legislatura appena iniziata ma ovviamente non possono essere cancellati i diritti acquisiti. Ciò che ha fatto più notizia sono i vitalizi riconosciuti per legge a consiglieri o ex consiglieri ancora giovani. Il caso più clamoroso è quello dell’ex presidente del Consiglio regionale, Claudia Lombardo, 41 anni, 4 legislature e 20 anni di Consiglio regionale alle spalle (alle ultime elezioni non si è candidata), che in base ad una norma di legge danno il diritto alla pensione indipendentemente dall’età.

Il presidente del Consiglio regionale ha annunciato che tutti i nominativi di coloro che percepiscono i vitalizi, con i relativi importi, verranno pubblicati on line a partire da domani.

SaDie280414 071 SaDie280414 069 SaDie280414 068Il Consiglio regionale stamane ha celebrato in seduta solenne “Sa Die de Sa Sardigna”, giornata nazionale del popolo sardo, istituita con legge regionale il 14 settembre del 1993.

La seduta, presieduta dall’on. Gianfranco Ganau, si è aperta con le note della banda della Brigata Sassari e con i canti ancestrali del Tenore di Neoneli che hanno eseguito diversi brani musicali del repertorio tradizionale.

Subito dopo le esibizioni musicali, ha preso la parola il Presidente del Consiglio per pronunciare il suo discorso ufficiale.

La data del 28 aprile, ha detto il presidente Ganau in apertura del suo intervento, è stata scelta come giornata simbolica in riferimento allo stesso giorno del lontano 1794, che passa alla storia per l’insurrezione dei Sardi e la cacciata dei piemontesi.

Ganau ha quindi ricordato gli eventi storici che portarono alla ribellione dei sardi contro il dominatori «uno stato di malessere profondo del popolo sardo che a causa dell’intollerabile gravame delle imposizioni fiscali, all’aumento generalizzato e progressivo dei costi e alla corruzione dilagante, rivendicava da tempo una maggior partecipazione alle scelte e al governo dell’isola».

«La data del 28 aprile 1794 – ha detto ancora Ganau – rappresenta un vero e proprio atto rivoluzionario e diventa oggi simbolo dell’orgoglio sardo e il riferimento per un percorso non ancora compiuto che proprio qui trova le ragioni più profonde nella ricerca di autonomia, nella sua difesa e nell’ampliamento verso il pieno riconoscimento dei Sardi all’autodeterminazione».

«La decisione di celebrare “Sa Die” arrivò nel 1993 – ha ricordato il presidente dell’Assemblea sarda – in un momento di rinnovata spinta autonomisticaۚ» che portò  negli anni precedenti all’approvazione di due leggi importanti per la tutela della cultura e sulla lingua sarda.»

«Allora con grandissimo senso di responsabilità e alto senso della funzione – ha detto ancora Ganau – ogni commissario rinunciò a qualcosa, concordando e scegliendo i testi migliori per esitarne uno unitario e condiviso da tutti.»

Un momento di buona politica, secondo Ganau, che può servire da esempio per arrivare alla riscrittura dello Statuto, passaggio necessario per arginare la riforma centralista avviata dal Governo nazionale.

«Riforma – ha detto il presidente – che, di fatto, limita e sottrae funzioni alle Regioni riportandole principalmente sotto il controllo statale ed attacca, sino a mettere in discussione la nostra specialità e gli ambiti di autonomia.»

È evidente, ha aggiunto Ganau, che «non siamo disposti a fare un solo passo indietro ma anzi occorre puntare su un nuovo Statuto che vada nel senso opposto, nel senso di una maggiore autonomia ed autodeterminazione».

Il presidente Ganau ha sottolineato la necessità di «aprire una fase nuova di ricontrattazione con lo Stato in modo da aver riconosciuti i nostri dirittiۚ». Il presidente del Consiglio ha ricordato il deficit di infrastrutture, di trasporti interni ed esterni, l’assenza di energia a basso costo che impedisce sviluppo e competitività, fino alla negazione del diritto di essere rappresentati nel parlamento europeo».

«Su questi temi – ha detto ancora Ganau – dobbiamo dare risposte ai Sardi. La riforma dello Statuto è un passo fondamentale ed un obiettivo non rinviabile di questo Consiglio.»

Questo, secondo il presidente «è il senso attuale di Sa Die de Sa Sardigna, giornata dell’orgoglio sardo ma anche giornata di lotta di un popolo che non si riconosce solo in una terra ma nei suoi valori, cultura, tradizioni, luoghi, lingua, insomma nella propria forte identità e con convinzione si unisce per i propri diritti e la piena autonomia».

Il presidente ha poi dato la parola al consigliere Modesto Fenu capogruppo di “Sardegna”, il quale ha ricordato come, quella di oggi, sia una giornata di grande importanza, anche alla luce di quanto sta accadendo a livello nazionale. Uno Stato centrale, ha sottolineato, che sta cercando, con la modifica del Titolo V, di cancellare i diritti acquisiti dalla Sardegna con lo Statuto speciale. L’on. Fenu ha auspicato che l’Isola riscriva al più presto i rapporti con lo Stato italiano che sta mettendo a rischio il diritto di autodeterminazione del popolo sardo.

E’ poi intervenuto l’on. Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori sardi. L’esponente dell’opposizione ha ricordato come sia arrivato il momento che lo Stato riconosca l’importanza avuta dall’Isola nell’Unità d’Italia.

«Una Sardegna che deve essere nazione non Stato, a cui deve essere garantita l’autonomia economica necessaria per l’autogoverno». Per l’on. Dedoni bisogna riscrivere lo Statuto per definire meglio l’autonomia della Sardegna nei confronti dello Stato e dell’Europa.

«Uno sguardo al passato per non sbagliare nel presente» ha suggerito nel suo intervento il capogruppo dell’Udc, Gigi Rubiu. L’esponente dell’opposizione ha evidenziato come la giornata di oggi sia la ricorrenza più significativa per la Sardegna e racconti di un popolo al quale erano stati negati i  diritti e che si ribellò, unito e coeso, cacciando il Vicerè. Un’insurrezione che costò molto cara al popolo sardo e che si tradusse in disordini, scontri e spargimento di sangue. Rubiu ha poi evidenziato come oggi, con l’ipotesi di modifica del Titolo V,  lo Stato stia commettendo un grave oltraggio nei confronti della Sardegna a cui verrebbero negati diritti conquistati. Il capogruppo dell’Udc ha esortato il Consiglio regionale a fare fronte comune per tutelare la Sardegna, come avvenne in occasione della cacciata dei piemontesi.

Il presidente del Consiglio ha dunque dato la parola al consigliere Gavino Sale, per svolgere il suo intervento a nome dei gruppi della maggioranza. Il consigliere di Irs (Gruppo Misto) non ha nascosto commozione e emozione nel rivolgere un saluto al Consiglio e all’intero popolo sardo.

«Non c’è un’altra Regione in Italia che oggi fa quello che facciamo noi con Sa Die – ha dichiarato Sale – perché nessuno può vantare una storia intensa e forte come la storia della Sardegna». «Una storia di nazione incompiuta» così l’ha definita il consigliere della maggioranza che ha poi spiegato il significato delle celebrazioni: festeggiamo un messaggio che proviene dal periodo antifeudale e da un grande personaggio del tempo, Giovanni Maria Angioy.

«Angioy poteva essere il più ricco della Sardegna – ha dichiarato il consigliere di Irs – poteva avere tutto ed essere un potente vice Re ma ha scelto invece di dedicare la sua vita alla libertà e all’indipendenza del popolo sardo». Un messaggio rivolto dunque al benessere collettivo e non già dettato dalle aspirazioni personali che sta alla base della rivoluzione sociale dell’Angioy che può essere sintetizzata con  “l’andare oltre lo stato feudale. Per questo – a giudizio di Gavino Sale – l’Angioy ha aperto una fase moderna della storia della Sardegna che nessuno può fermare ma che deve essere chiusa solo dal Popolo Sardo. «Bene la festa di Sa Die – ha ammonito il consigliere di Irs – ma sappiamo che “Sa Die” deve ancora venire». L’esponente della maggioranza ha fatto esplicito riferimento ad una repubblica sarda  e ha sottolineato come oggi i sardi siano sempre più distanti dalla cosiddetta storiografia della sconfitta. «Come popolo sardo – ha spiegato Sale – abbiamo perso qualche battaglia ma abbiamo la consapevolezza che vinceremo la guerra che ci garantirà un futuro di popolo».

Il consigliere del gruppo Misto ha dunque rivolto un invito al governo regionale ad aprirsi a tutte le rappresentanze del popolo sardo («l’attuale governo rappresenta solo il 18% dei cittadini sardi») e dunque si impone un grande sforzo nel verso del coinvolgimento e della partecipazione, tenendo a mente «gli insegnamenti dei nostri padri fondatori, ad incominciare da quelli di Giovanni Maria Angioy». A giudizio di Gavino Sale il popolo sardo sta uscendo «dalla fase della coscienza depressiva» e procede «verso una fase di acquisizione della coscienza del valore che resta distante dal becero nazionalismo».

«Stiamo proponendo una nuova esistenza libera – ha insistito Sale – e il governo regionale sta suscitando speranze forti». «Siamo destinati a guardare solo avanti – ha concluso l’esponente della maggioranza – perché i sardi possono solo andare avanti e mai fermarsi, augurios e largos annos verso una nuova esistenza libera.»

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha dunque concesso la parola al capogruppo del Psd’Az. Il consigliere Christian Solinas ha sottolineato l’impegno e l’insistenza del gruppo del Psd’Az per la giornata celebrativa di “Sa Die de sa Sardigna” in Consiglio regionale. «Rivendichiamo “Sa die de Sa Sardigna” come festa del Popolo Sardo – ha insistito l’esponente del Psd’Az – come momento esistenziale di questo Parlamento per riflettere su se stesso e sul suo “dasein” – direbbero i pensatori tedeschi – sul suo “esserci” oggi, sulle sue funzioni, sul ruolo al quale è chiamato nel restituire una prospettiva e un futuro a quest’Isola, necessariamente oltre la crisi e la disperazione del quotidiano». «Ogni tempo ha il suo 28 aprile – ha dichiarato Solinas – ed oggi più che mai,attualizzarne i contenuti per strutturare una resistenza istituzionale e popolare ai modelli neocentralisti propinati improvvidamente dal Governo nazionale con il malcelato intento di sterilizzare il regionalismo costituzionale in generale e la specialità autonomistica nel particolare, diviene un imperativo categorico per tutti noi».

Christian Solinas ha sottolineato come la Sardegna conosca  soprusi e ingiustizie «che non sono appannaggio dei secoli passati ma continuano senza sosta a declinarsi nelle vicende del presente». Il capogruppo dei sardisti ha fatto esplicito riferimento allo scippo delle risorse, alla slealtà dello stato nel disattendere gli accordi, all’anomala quantificazione del patto di stabilità, alle servitù militari, industriali, ambientali; alla negazione di rappresentanza in Europa; ai continui tagli, al tentativo di cancellare la lingua e la cultura sarda, «sono tutti argomenti dell’agenda contemporanea eppure non sono nuovi».

Il consigliere Solinas ha dunque citato il magistrato di Ploaghe, Giovanni Maria Lei-Spano, che nella sua fondamentale opera del 1922, “La questione sarda”, scrisse: «Le promesse che i Governi hanno fatto all’Isola infelice non sono state mai mantenute. I Sardi quando la Francia repubblicana voleva sottoporre il mondo al suo volere, respinsero due suoi famosi tentativi di invasione: ne ebbero lode momentaneamente e promesse di pronto soccorso; passato il pericolo, si disse che la vittoria non al valore loro era dovuta, ma al caso ed alla forza dei venti!»

Solinas ha invitato il Consiglio a trarre «dalla lezione della Storia una linea di condotta che deve vedere unito il Popolo Sardo». «Basta con le divisioni – ha ammonito Solinas – con le cortigianerie ed il servilismo verso chiunque arrivi da questo mare che ci circonda: bisogna andare al cuore del problema e non perdersi nelle singole questioni». «E’ nell’insopprimibile anelito alla libertà – ha spiegato il capogruppo Psd’Az – che risiede il nostro impegno politico, il gravoso incarico che la storia ci affida: condurre la Sardegna all’indipendenza!».

La sfida, a giudizio di Christian Solinas, è tutta nella ricerca dell’unità «di tutte le sensibilità politiche e del Popolo Sardo».

Il capogruppo dei sardisti ha dunque annunciato la riproposizione del progetto di legge sull’Assemblea Costituente del Popolo Sardo e della mozione sull’Indipendenza della Sardegna per arrivare ad un referendum che sancisca il diritto di autodeterminazione dei Sardi.

Il consigliere Solinas ha, con in mano una bandiera dei Quattro Mori realizzata da Marianna Bussalai, ricordato il «fulgido esempio di passione e impegno femminile di emancipazione e riscatto culturale e sociale, della donna morta prematuramente a soli 43 anni nella sua Orani e che scrisse  all’indimenticato Titino Melis: «il mio sardismo data da prima che il Partito Sardo d’Azione sorgesse, cioè da quando, sui banchi delle scuole elementari, mi chiedevo umiliata perché nella storia d’Italia non si parlasse mai della Sardegna. Giunsi, che la Sardegna non era Italia e doveva avere una storia a parte»

Il consigliere di Forza Italia, Ugo Cappellacci, ha denunciato in apertura del suo intervento il rischio che «le celebrazioni possano fermarsi alla pura e semplice rievocazione, al rito, all’esercizio retorico». A giudizio dell’ex presidente della giunta «il 28 non è solo un episodio storico, ma è una storia di coraggio, di ribellione, di autonomia, di quell’essere popolo che rende più forte la comunità perfino dinanzi a chi sembra invincibile». «Dobbiamo vivere il 28 aprile», è l’invito rivolto dal consigliere Cappellacci all’intero Consiglio perché «non occorre una particolare immaginazione per cogliere le analogie tra la Sardegna di allora e quella di oggi». «Sono ancora molti, troppi, i “viceré” dei nostri tempi, che non rispettano i diritti del popolo sardo – ha ammonito il consigliere dell’opposizione – e Balbiano moderni a volte sono espressione di un potere politico, ma ci sono anche quelli che rappresentano interessi economici opposti a quelli della Sardegna, così come esistono ancora anche le “corti”, gli ambienti più o meno consapevolmente compiacenti».

A giudizio di Ugo Cappellacci serve saper interpretare e alimentare «una rinnovata consapevolezza della nostra identità per rendere più forte la Sardegna». «Abbiamo il dovere di pensare e propugnare una “nuova Autonomia” – ha proseguito Cappellacci – tesa ad ottenere un riconoscimento e una garanzia dei dritti dei sardi, nella loro specialità». L’obiettivo dichiarato dal consigliere del gruppo Fi è «passare dall’Autonomia della Regione a quella dei sardi, come singoli e come collettività». «L’Autonomia  ha spiegato Cappellacci – non è domanda di assistenzialismo, ma volontà di camminare con le nostre gambe, non è chiusura al mondo esterno, ma significa guardare i nostri confini come l’inizio di un’opportunità, da conquistatori e non più da conquistati,  è responsabilità e non la ricerca negli altri di un’alibi per le nostre manchevolezze». La sfida che attende il Consiglio regionale è dunque per Cappellacci quella di «non aspettare e non essere puri e semplici esecutori di ordini di scuderia di partito, ma protagonisti del cambiamento, pronti concorrere, con il contributo di passione, di coraggio, di generosità politica, a realizzare la nuova Autonomia in Sardegna e la Terza Repubblica in Italia». «Il cambiamento – ha concluso Ugo Cappellacci – inizia da noi, da ciascuno di noi. Ogni giorno». 

Al termine degli interventi dei consiglieri di maggioranza e opposizione, il presidente Ganau ha dato la parola al Presidente della Regione Francesco Pigliaru che in apertura del suo intervento ha sottolineato il valore della celebrazione de “Sa Die” «un evento importante della nostra storia, un evento di responsabilità e di coraggio, che stimola altrettanto coraggio e responsabilità in tutti noi». Oggi – ha proseguito Pigliaru –  a quelle vicende occorre guardare per impostare «un’azione di governo all’altezza di quella assunzione piena di responsabilità che fu la cacciata della corte piemontese».

Secondo il presidente della Regione, la Sardegna deve «assumersi con coraggio le proprie responsabilità» per difendere i propri diritti e affrontare «gli enormi problemi economici e sociali che abbiamo di fronte  a noi». Solo così, ha aggiunto Pigliaru, sarà possibile «la partecipazione a pieno titolo a tutti i processi decisionali che ci riguardano». 

Pigliaru ha quindi ricordato all’Aula la battaglia per l’istituzione di un collegio proprio per le elezioni europee e quella per l’autonomia fiscale che «consenta di utilizzare le nostre risorse per erogare servizi essenziali ai nostri cittadini». Per il presidente della Regione, oggi la priorità rimane «l’adeguamento del patto di stabilità. È un adeguamento – ha detto – che è un nostro chiaro diritto, sancito da una sentenza della Corte Costituzionale ma anche, e soprattutto, dal buonsenso». Tra le rivendicazioni da portare avanti anche quella per l’eliminazione dei vincoli imposti al territorio regionale dalla presenza «spropositata» delle servitù militari.

Pigliaru ha quindi affermato la necessità di rivendicare maggiori spazi di sovranità per la Sardegna. «Il clima che si respira oggi nel paese intorno al ruolo che svolgono le autonomie regionali non è favorevole. L’attuale riforma del Titolo V proposta dal Governo nazionale – ha detto  Pigliaru – è il preciso riflesso di questo sentimento diffuso. Oggi proposte che tendono a riscrivere la forma dello Stato in una chiave neo centralista rischiano di trovare ampio sostegno nell’opinione pubblica italiana».

«La migliore risposta a queste tendenze è – secondo il presidente – considerare i nostri attuali spazi di sovranità come un essenziale esercizio di responsabilità. Soprattutto, la responsabilità di far funzionare al meglio le istituzioni che sono sotto il nostro diretto controllo; le istituzioni dal cui funzionamento dipende direttamente il benessere dei cittadini.»

«Questa – ha sottolineato Pigliaru – è la grande sfida di oggi. Questa è la risposta che dobbiamo dare a chi considera il decentramento una esperienza carica di inefficienza, di sprechi, di assurdi privilegi per le classi politiche locali».  Per affrontare con successo questa sfida «serve dunque un governo che sappia fare il miglior uso possibile dei poteri che ha a disposizione e di quelli che intende conquistare. L’opportunità è davanti a noi. Sta a noi coglierla. Questa legislatura – ha concluso Pigliaru – ha l’opportunità in particolare di unire una idea moderna e responsabile di sovranità con una forte e concreta cultura di governo.»

Al termine dell’intervento del Presidente della Regione Francesco Pigliaru, il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau ha dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori al pomeriggio per la discussione di alcune mozioni. Le celebrazioni de Sa Die sono proseguite con l’esibizione del Tenore di Neoneli e dei musicisti Andrea Pisu (launeddas) e Pierluigi Mattana (tamburello).

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Lunedì 28 aprile, alle 11.00, il Consiglio regionale si riunirà in seduta solenne per celebrare “Sa die de sa Sardigna”. La seduta sarà preceduta da un concerto della Banda della Brigata Sassari e dei tenores di Neoneli. La seduta solenne si aprirà con l’intervento del Presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau. Seguiranno gli interventi di maggioranza e opposizione. Chiuderà i lavori il presidente della Regione, Francesco Pigliaru. Dopo la seduta si esibiranno il suonatore di launeddas Andrea Pisu e i tenores di Neoneli.

I lavori del Consiglio regionale riprenderanno alle ore 16.00.

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Lunedì 28 aprile, alle 11.00, il Consiglio regionale si riunirà in seduta solenne per celebrare “Sa die de sa Sardigna”. La seduta sarà preceduta da un concerto della Banda della Brigata Sassari e dei tenores di Neoneli. La seduta solenne si aprirà con l’intervento del pesidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau. Seguiranno gli interventi di maggioranza e opposizione. Chiuderà i lavori il presidente della Regione, Francesco Pigliaru. Dopo la seduta si esibiranno il suonatore di launeddas Andrea Pisu e i tenores di Neoneli. I lavori del Consiglio regionale riprenderanno alle ore 16.00.

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Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha appena aperto la seduta di oggi. Il primo punto all’ordine del giorno è la mozione n. 4 (Dedoni e più), sottoscritta da tutti i gruppi di opposizione sulla “battaglia delle accise”. La mozione rivendica il diritto della Sardegna «sul trasferimento della quota spettante alla Regione ai sensi dell’articolo 8 dello Statuto Speciale per la Sardegna». In particolare i proponenti puntano sul diritto della Regione di esigere le accise sui prodotti petroliferi della Saras fabbricati in Sardegna anche se inviati poi in depositi fiscali fuori dall’Isola, in base a quanto prevede l’articolo 8 dello Statuto. Un’entrata di un miliardo di euro iscritta nella Legge finanziaria della Regione, che è stata però impugnata dallo Stato davanti alla Corte Costituzionale proprio per la norma sulle accise.

Secondo il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, «le prime dichiarazioni di esponenti della Giunta regionale a seguito dell’impugnativa appaiono improntate ad un atteggiamento di arrendevolezza nei confronti del Governo, laddove è necessaria massima consapevolezza e determinazione nella difesa delle prerogative della Sardegna e dei diritti dei cittadini sardi» e per questo «impegna la Giunta regionale a far valere convintamente ed efficacemente presso la Corte costituzionale le ragioni della Sardegna per ottenere dallo Stato il rispetto dell’articolo 8 dello Statuto speciale sardo e, segnatamente, il trasferimento delle quote delle accise nella misura prevista dal menzionato articolo 8, lettera e), con particolare riferimento alle accise riscosse sui carburanti e sui derivati petroliferi prodotti in Sardegna».

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Un ordine del giorno unitario, sottoscritto da tutti i presidenti dei gruppi e votato all’unanimità dal Consiglio regionale ha concluso la discussione sulle cinque mozioni unificate in materia di spending review e per il mantenimento dei presidi di carabinieri, polizia di Stato e vigili del fuoco in diversi Comuni della Sardegna. Nel documento il Consiglio regionale impegna la Giunta ad intervenire presso il presidente del Consiglio dei ministri e il ministro dell’Interno per il rispetto degli obblighi assunti dallo Stato con la Sardegna, per scongiurare la chiusura dei presidi di pubblica sicurezza nell’Isola e rafforzare i servizi dello Stato con il rispetto dell’accordo di programma quadro sottoscritto il 4 aprile 2004, nonché a sollecitare la sottoscrizione del protocollo tra tutte le prefetture dell’Isola, la Regione e l’Anci per il rafforzamento dei presidi di sicurezza in Sardegna.

Nel dibattito sulle mozioni n. 3, 5, 13, 14 e 15 sono intervenuti i consiglieri Marco Tedde (Fi), Angelo Carta (Psd’Az), Daniele Cocco (Sel), Roberto Desini (Cd) e Piermario Manca (Soberania e indipendentzia). La replica della Giunta è stata affidata all’assessore agli Enti Locali, Cristiano Erriu. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis è stato l’unico ad intervenire nello spazio di replica riservato ai presentatori delle mozioni, per sottolineare come l’opposizione vigilerà sugli impegni assunti dalla Giunta per scongiurare lo smantellamento di caserme e strutture destinate alla sicurezza pubblica nell’Isola.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha comunicato all’Aula una variazione nell’ordine dei lavori: l’esame della mozione n. 4 (Dedoni e più) sul trasferimento della quota di accise spettante alla Regione, insieme con la discussione della mozione n. 6 (Fasolino e più) sulla mancata erogazione da parte del governo dei fondi necessari alla ripresa economica e sociale dopo l’alluvione del 18 novembre 2013, è stato rinviato alla seduta del 23 aprile con inizio dei lavori previsto alle 10.30.

L’on. Edoardo Tocco è stato eletto segretario nell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale, in rappresentanza del gruppo “Sardegna” a cui aderiscono anche i consiglieri Modesto Fenu, Mariolino Floris e Paolo Truzzu. L’on. Tocco ha raccolto 29 voti, mentre 4 sono state le schede nulle e 21 quelle bianche.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha aggiornato i lavori del Consiglio a mercoledì prossimo alle 10.30 per l’esame delle mozioni n. 4 e 6.

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Hanno preso il via in Consiglio regionale i lavori dell’Aula con all’ordine del giorno sette mozioni. Il presidente del Consiglio, on. Gianfranco Ganau, dopo una breve sospensione, ha comunicato ai consiglieri la decisione assunta dalla conferenza dei presidenti di gruppo di procedere con l’unificazione di cinque mozioni:  sulla chiusura dei presidi della polizia di Stato in Sardegna (mozione n. 3, Pittalis e più), sulla chiusura dei distaccamenti e i tagli al personale di sedi e nuclei specialistici dei Vigili del fuoco (mozione n. 5, Fasolino e più); sulle conseguenze della spending review con l’ipotizzata chiusura della compagnia dei carabinieri di Ozieri e del posto di polizia ferroviaria di Chilivani (mozione n. 13, Lotto e più); sulla stazione dei carabinieri di Pula (mozione n. 14, Moriconi e più) e sulla mancata apertura di un presidio stabile dei carabinieri nel comune di Elmas (mozione n. 15, Piscedda e più). Il primo a prendere la parola per l’illustrazione della mozione n. 3 è il capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis.

I lavori proseguiranno con la discussione della mozione n. 6 (Fasolino e più) sulla mancata erogazione da parte del governo dei fondi necessari alla ripresa economica e sociale dopo l’alluvione del 18 novembre 2013, mentre la discussione della mozione sul trasferimento della quota di accise spettante alla Regione ai sensi dell’articolo 8 dello Statuto speciale (mozione n. 4, Dedoni e più) è rinviata per domani alle 10.00.

Con gli interventi di Pietro Pittalis (Fi), Giuseppe Fasolino (Fi), Luigi Lotto (Pd), Cesare Moriconi (Pd) e Walter Piscedda (Pd), primi firmatari delle rispettive mozioni poi unificate dalla conferenza dei presidenti dei gruppi, si è conclusa l’illustrazione delle mozioni n. 3, 5, 13, 14 e 15. Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha dunque dichiarato aperto il dibattito in Aula. Il primo iscritto a parlare è il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde.

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Verranno costituite domani mattina, alle 10.00, le sei commissioni permanenti del Consiglio regionale.

Il presidente dell’Assemblea, Gianfranco Ganau, ha convocato per le 10.30, nell’aula della Terza Commissione, tutti i gruppi consiliari. Ogni commissione, presieduta nella prima seduta dal presidente del Consiglio, eleggerà il proprio Ufficio di presidenza, composto da un presidente, un vicepresidente e due segretari.

Le commissioni resteranno in carica per trenta mesi. I sei organismi consiliari, come previsto dall’art. 29 del Regolamento, saranno rinnovati  a metà legislatura.

Nel pomeriggio, invece, è prevista la seduta del Consiglio regionale. All’ordine del giorno la mozione n. 3 (Pittalis e più) sulla chiusura dei presidi della Polizia di Stato in Sardegna; la mozione n. 4 (Dedoni e più) sul trasferimento della quota di accise spettante alla Regione ai sensi dell’articolo 8 dello Statuto speciale per la Sardegna; la mozione n. 5 (Fasolino e più) sulla chiusura dei distaccamenti e i tagli del personale di sedi e nuclei specialistici dei Vigili del fuoco; la mozione n. 6 (Fasolino e più) sulla mancata erogazione da parte del Governo dei fondi necessari alla ripresa economica e sociale dopo l’alluvione del 18 novembre 2013. Prevista anche la nomina di due componenti del consiglio di amministrazione dell’ERSU di Cagliari. I  lavori potrebbero proseguire giovedì 17 aprile, alle ore 10.00.

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E’ previsto per mercoledì 16 aprile, alle 10.30, l’insediamento delle sei commissioni permanenti del Consiglio regionale (erano otto fino alla scorsa legislatura). La prime sedute dei nuovi “parlamentini” saranno presiedute dal presidente dell’Assemblea Gianfranco Ganau. Ogni commissione provvederà all’elezione del proprio Ufficio di Presidenza, composto da un presidente, un vicepresidente e due segretari.

Il nuovo regolamento interno del Consiglio approvato alla fine della scorsa legislatura ha ridefinito anche le competenze dei singoli organismi consiliari:

Commissione I (Autonomia e ordinamento regionale): autonomia, ordinamento regionale, rapporti con lo Stato, riforma dello Stato, enti locali, organizzazione regionale degli enti e del personale, polizia locale e rurale, partecipazione popolare.

Commissione II (Lavoro, cultura e formazione professionale): lavoro, cultura, formazione professionale, istruzione, beni e attività culturali, identità linguistiche, informazione.

Commissione III (Programmazione, bilancio e politiche europee): programmazione, bilancio, contabilità, credito, finanza e tributi, partecipazioni finanziarie, demanio e patrimonio, politiche europee, rapporti con l’Unione europea, partecipazione alla formazione degli atti europei, cooperazione internazionale.

Commissione IV (Governo del territorio, ambiente, infrastrutture, mobilità): governo del territorio, pianificazione paesaggistica, edilizia, tutela dell’ambiente, parchi e riserve naturali, difesa del suolo e delle coste, pianificazione per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti, risorse idriche, politiche abitative, lavori pubblici, porti e aeroporti civili, mobilità e trasporti.

Commissione V (Attività produttive): industria, commercio, artigianato, turismo, cooperazione, energia, attività estrattive, forestazione, agricoltura, caccia, pesca, acquacoltura.

Commissione VI (Salute e politiche sociali): salute, politiche sociali, personale delle ASL, igiene veterinaria, attività sportive, alimentazione, emigrazione e immigrazione.

Le commissioni, secondo quanto previsto dall’art. 27 del regolamento, potranno dividersi in sottocommissioni “per discutere particolari aspetti di un singolo progetto o di altre questioni in esame, ferma restando la definitiva deliberazione della commissione”.