23 November, 2024
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Consiglio regionale 2 copia

L’on. Michele Cossa, nel corso del suo intervento pomeridiano, ha ribadito il favore per le riforme («ci sono pochi dubbi circa la loro necessità per riammodernare le nostre istituzioni») sottolineando però come il presidente del consiglio dei ministri «proceda a farle anche con l’uso dell’accetta».

Il consigliere dei Riformatori sardi ha ricordato i provvedimenti in discussione nel Parlamento e ha dichiarato di condividere la proposta del Senato delle Regioni. Soluzione contestata però dalle stesse Regioni che sembrano preferire un Senato composto su base proporzionale.

L’on. Cossa ha spiegato come sia in atto un vero e proprio rovesciamento della piramide che si era edificata nel 2001, quando con una serie di importanti provvedimenti legislativi ai vertici della piramide dell’organizzazione dello Stato erano stati messi i Comuni, mentre oggi si assiste ad un ritorno delle logiche centraliste, quelle cioè che riportano in cima lo Stato.

«Oggi – ha precisato l’on. Cossa – c’è in discussione una norma che giustifica qualunque intervento senza che sia presente alcun bilanciamento e senza che sia garantita la nostra specialità autonomistica.»

L’esponente dell’opposizione ha quindi ribadito il suo convinto favore per l’abolizione delle province, ma ha sottolineato il rischio che con l’introduzione delle città metropolitane, definite enti intermedi, si possa ricreare un momento istituzionale, invece di riconfermare le città metropolitane soltanto come enti di coordinamento.

L’on. Cossa ha concluso con l’invito al Consiglio perché si proceda con la riforma degli Enti Locali e con una dura critica, rivolta in particolare al Pd («ha blindato al legge che ieri si discuteva alla Camera») per la bocciatura del collegio unico sardo per l’elezione del Parlamento europeo.

Il presidente del Consiglio ha dunque concesso la parola al capogruppo del gruppo “Sardegna Vera”, Efisio Arbau.

L’esponente del movimento “La Base” ha affermato in apertura del suo intervento come, perché si possano ribadire le ragioni della sua specialità e possa essere affrontato il nodo centrale delle riforme istituzionali. L’on. Arbau ha rivolto apprezzamento per la posizione espressa dal presidente della giunta, on. Francesco Pigliaru, nel corso delle sue comunicazioni all’Aula, quando ha affermato che «la giunta e la maggioranza non arretreranno di un millimetro nel confronto con lo Stato».

Il consigliere Arbau ha ricordato come in Sardegna, insieme con i temi delle riforme in discussione nel Parlamento, «resta aperto il grande problema dell’abrogazione delle province». Il Consiglio regionale – a giudizio del consigliere della maggioranza – non ha infatti proceduto nell’approvazione di un vero e proprio codice delle autonomie per disciplinare correttamente funzioni, compiti e ruoli degli Enti Locali. L’on. Arbau ha, dunque, preannunciato la presentazione a breve di una bozza del codice delle autonomie da sottoporre anche al confronto dell’opposizione, per passare, sul delicato tema degli Enti Locali, «dalle parole ai fatti».

In riferimento alla modifica del Titolo V della Costituzione il capogruppo di “Sardegna Vera” ha espresso favore per l’eliminazione della “competenza concorrente” e ha definito “centralista” il disegno “renziano” che ha l’obiettivo di garantire «più potere legislativo allo Stato e meno alle Regioni».

L’on Arbau ha concluso auspicando una evoluzione dell’Autonomia sarda all’interno di un’Italia federale e ha invitato il Consiglio regionale all’impegno: «Renzi lavora, dimostriamo di saperlo fare anche noi».

Il presidente Ganau ha dato poi la parola al capogruppo dell’Udc, on. Gianluigi Rubiu, il quale ha evidenziato come il premier Renzi stia apparentemente alleggerendo la macchina amministrativa, ma di fatto indebolisce le province senza però eliminarle e, in più, stia istituendo le città metropolitane. Va difeso, ha affermato, quanto previsto nell’articolo 116 della Costituzione, articolo compreso nel Titolo V, che nella modifica costituzionale del 2001 ha scritto che le  Regioni “dispongono di Statuti” e non come era scritto prima alle Regioni “sono attribuiti” Statuti. Una modifica significativa che ha riconosciuto lo Statuto come un diritto acquisito e non concesso.

Ha poi preso la parola l’on. Angelo Carta (Psd’Az), il quale ha elencato le tante volte che la Sardegna è stata beffata dal Governo di turno in materia di trasporti, della tutela della lingua sarda, in materia paesaggistica e culturale.

«Siamo spettatori e stiamo finendo sotto il rullo compressore Renzi», ha affermato l’on. Carta.

«Presidente Pigliaru le domani deve andare a Roma sapendo di rappresentare un’intera regione, una popolazione intera, una nazione».

Per il consigliere del Psd’Az quello di oggi deve essere un punto di partenza per rivedere il modo in cui la Sardegna sta in Italia e in Europa, non avendo paura di parlare di sovranità.

L’on. Pier Mario Manca ha espresso soddisfazione per i «numerosi e positivi spunti emersi nel corso del dibattito» e ha affermato: «Ben vengano le riforme, ma tuteliamo la nostra specificità costituzionale». L’esponente del Partito dei sardi ha più volte declinato il concetto della salvaguardia delle prerogative autonomistiche e ha denunciato come: «Il venir meno della specialità riporterebbe la Sardegna indietro di quarant’anni».

«Non vogliamo entrare in conflitto con lo Stato – ha concluso l’on. Manca – sulla riforma dello Stato italiano, sono pronto a entrare in conflitto con lo Stato italiano per difendere l’Autonomia della Sardegna.» 

L’on. Marco Tedde (FI) si è soffermato sul cambiamento del lessico politico regionale. «Siamo passati – ha detto – da una fase in cui si parlava di autonomismo e specialità al discorso sull’indipendenza e, ora, ad un salto all’indietro in cui il principio stesso di autonomia viene messo in discussione». Abbiamo vissuto in un’altra epoca? Si è chiesto l’on. Tedde: «Ora c’è una smania di sforbiciare che rischia di mandare all’aria decenni di battaglie, per un furto che lo Stato sta tentando di compiere, con una certa destrezza». Siamo, secondo l’esponente di FI, di fronte ad un attacco inaccettabile, perché rivolto anche all’identità; la nostra specialità non è regalia né privilegio, è un piccolo tentativo di riequilibrare una situazione difficile ed un pesante handicap.

Un attacco dello Stato, ha continuato Tedde, che «si esprime in molte forme, compresi i vincoli del patto di stabilità».

«Presidente – ha concluso Tedde rivolgendo un appello all’on. Pigliaru – difenda l’autonomia anche contro il suo partito e convochi gli stati generali della Sardegna, per far sentire forte la sua voce e le sue proposte.»

L’on. Stefano Tunis (FI) ha affermato di apprezzare «il metodo del Presidente della Regione, che ha voluto ricevere dall’Aula il più ampio mandato politico per affrontare un dibattito di grande importanza per la Sardegna, sotto ogni profilo». Tuttavia, l’on. Tunis si è detto pessimista sull’esito del confronto: «Difficilmente saranno ascoltate le ragioni dell’autonomia sarda: dalla riforma del 2001 in poi, passando per il federalismo, c’era un treno in corsa che nessuno riusciva a fermare, ma ora si è arrivati a un nuovo centralismo.»

Il legislatore, secondo Tunis, «ha ancora la febbre alta, il problema della spesa delle Regioni è appesantito da inchieste di grande impatto mediatico e tutto questo fa male all’autonomia regionale». Condividendo alcuni passaggi dell’intervento dell’on. Busia, Tunis ha proseguito affermando che «non si tratta di concordare, si tratta di fermare lo Stato che vuole di nuovo la supremazia nazionale praticamente su tutte le materie. Invece dobbiamo dimostrare che le regioni sanno amministrare bene e sconfiggere l’opinione che qui si annida la corruzione: dobbiamo scrivere una pagina di verità per arrivare alla devoluzione e autonomia».

L’on. Daniele Cocco (Sel) ha condiviso e sottolineato positivamente che il Presidente ha voluto il confronto con l’Assemblea in vista dell’incontro di Roma.

«Le ultime notizie – ha avvertito – purtroppo sono cattive: fra tutte la riduzione delle cattedre e la mancata approvazione della riforma della legge elettorale per le europee. Ma noi vogliamo disturbare il manovratore e contrastare con forza ogni tentativo di comprimere i nostri spazi di autonomia e assumerci le nostre responsabilità, perché i Sardi devono essere protagonisti di tutti i passaggi che li riguardano.»

L’on. Cocco ha poi affermato di condividere la mozione del Pd, che il suo gruppo ha sottoscritto, «ma questo non ci impedisce di criticare la scelta del governo centrale, è vero che non ci sono governi amici o nemici, ma essendo questo governo omologo ad una parte politica dobbiamo porci il problema». Non c’è alternativa, ha concluso il consigliere di Sel: «Lo Stato deve riconoscere i nostri diritti, vogliamo le riforme ma la Sardegna deve accrescere i suoi spazi di autonomia, senza destrutturare il sistema democratico solo per un presunto motivo di taglio di spesa».

Ha preso dunque la parola l’on Alessandra Zedda (Forza Italia). «Dietro la spending review si nasconde la volontà di ledere l’autonomia delle Regioni – ha detto – la Sardegna deve difendere la sue prerogative. In passato abbiamo difeso con forza l’articolo 10 dello Statuto (che assicura alla Regione la possibilità di disporre esenzioni e agevolazioni fiscali nei limiti della propria competenza tributaria). Mi auguro che anche lei sappia interpretare la volontà del popolo sardo. E’ giusto che lei vada domani a Roma alla Conferenza Stato-Regioni portandosi il consenso di tutti i sardi perché questa è la nostra vera battaglia. In questi anni ci si è spostati dai dettami dello Statuto. Se dobbiamo rivedere i contenuti della specialità è per ampliarli non per cancellarli o restringerli. Noi – ha concluso l’on Zedda – le affidiamo un ampio mandato, ma sappia che dietro la disponibilità apparente dei governanti di turno si nasconde la volontà di penalizzare le Regioni autonome».

Subito dopo è intervenuto l’on. Luigi Crisponi. «Lei, ha detto rivolgendosi al presidente Pigliaru richiamando l’antica lotta sarda, si appresta domani ad affrontare un’istrumpa istituzionale. Un’istrumpa che la vedrà accompagnata da tutto il popolo sardo. Si ricordi che all’origine dell’antica lotta sarda c’è il valore dell’appartenenzaIl Governo nazionale ha un atteggiamento invasivo, ha aggiunto l’ex assessore al turismo. Quando è intervenuto in materia di trasporti, fisco, paesaggio, beni culturali ha ritardato lo sviluppo della nostra isola. In Sardegna c’è la volonta di combattere il tentativo di un governo “illusionista” che cerca di dimostrare l’indimostrabile. Se andasse avanti quel progetto – ha concluso l’esponente dei Riformatori – un settore come il turismo, per fare un esempio, tornerebbe nelle competenze statali e le conseguenze sarebbero nefaste».

«La sorte ci offre oggi l’occasione di passare dalle parole ai fatti. C’è la possibilità di mettersi tutti a disposizione quando si trattano argomenti decisivi per il futuro dell’Isola.» Lo ha affermato in apertura del suo intervento l’ex presidente della Regione Ugo Cappellacci. «Apprezzo la sua decisione di arrivare in Aula per proporre un dibattito su un argomento così importante – ha detto rivolgendosi al presidente Pigliaru – la situazione è difficilissima: la questione sarda è una questione ancora aperta a oltre 150 anni dall’unità d’Italia. Energia, trasporti, infrastrutture sono nodi irrisolti: la Sardegna continua a scontare forti ritardi rispetto ad altre regioni d’Italia e d’Europa».

«Dal rapporto con lo Stato dipende molta parte dei nostri impegni finanziari – ha ricordato l’on. Cappellacci -. Lo Stato non ha tenuto un atteggiamento leale con la Regione. Lo ricordo perché lei sappia che lo Stato non fa concessioni. Chi difende i diritti della Sardegna dovrà affrontare queste difficoltà.»

L’on. Cappellacci ha poi parlato di “centralismo irresponsabile” riferendosi al disegno di riforma costituzionale.

«Da una parte lo Stato avoca a se poteri, funzioni e risorse ma dall’altra non assolve ai propri doveri, scappa dalle sue responsabilità e non rispetta gli accordi sottoscritti solennemente. Siamo dovuti ricorrere alla Corte Costituzionale per veder rispettata l’intesa sulle entrate fiscali.»

«Ci deve essere un riequilibrio dei poteri – ha concluso l’ex governatore – per metterci alla pari delle altre Regioni.»

Il presidente ha dato la parola al capogruppo di Soberania e Indipendentzia, Emilio Usula, il quale si è detto soddisfatto del clima di condivisione che si è creato in Aula in un momento «in cui in qualche modo sono sotto attacco i nostri programmi e le nostre prerogative». L’on. Usula ha affermato che questo attacco debba essere respinto con forza e fermezza.

«Nessuna crisi economica – ha detto – può negare spazi di democrazia. Vogliamo essere un popolo sovrano e contrastrare la deriva centralistica e ridare il suo ruolo alla Regione, magari aumentandone le prerogative.»

Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha espresso  apprezzamento per il metodo utilizzato dal presidente Pigliaru nel voler riferire all’Aula quanto stava accadendo a Roma. «Presidente vada a Roma domani con un ampio mandato di quest’Aula a tutela dell’autonomismo». Secondo l’on. Solinas l’azione dello Stato sembra voler scaricare le responsabilità della crisi sulle Regioni.

 

Il presidente del Consiglio, on. Ganau, ha quindi invitato l’ultimo iscritto nel dibattito, l’on. Pietro Pittalis, a prendere la parola per il suo intervento.

Il capogruppo di Forza Italia ha dichiarato fin nelle premesse il proprio favore per un ordine del giorno unitario «è la risposta più eloquente ai signori tribunalizi d’oltre Tirreno che pretendono di cancellare la nostra Autonomia, in ossequio alla tendenza allo statalismo e al culto dell’uniformità». L’on. Pittalis ha ribadito le distanze politiche verso tali tendenze e ha ribadito di riconoscersi, invece, nei principi del liberalismo e di sentirsi convinto nell’appartenere «ad una nazione sovrana con una sua lingua e un suo popolo».

Il capogruppo di Fi ha invitato il Consiglio a non limitarsi al dibattito in Aula ma a promuovere e favorire azioni e iniziative con il coinvolgimento dell’intero sistema sociale e culturale sardo

L’on. Pittalis ha invitato alla prudenza sugli esiti dell’incontro del presidente della Giunta, in programma per domani a Roma, in ordine ai risultati circa gli interessi della Sardegna e ha denunciato come «le grandi burocrazie ministeriali continuino a lavorare contro l’Isola» e il tutto si aggiunge all’assenza di una autentica cultura federalista.

«Con la democrazia e la dialettica – ha concluso il capogruppo di Forza Italia – dobbiamo contrastare il disegno centralista dello Stato italiano e in questa battaglia il presidente Pigliaru può contare anche sul nostro convinto sostegno.»

Dopo un breve sospensione dei lavori, il presidente Ganau ha comunicato che la conferenza dei capigruppo ha predisposto un ordine del giorno unitario di cui dà lettura all’Assemblea. Nel documento, diviso in 4 punti, si impegna la Giunta «a ricercare ogni sede di confronto con il Governo perché venga salvaguardata la specialità autonomistica della Sardegna, sollecitando nel contempo tutte le rappresentanze sarde nel Parlamento italiano affinché si battano nel modo più efficace possibile contro la cancellazione dell’autonomia regionale».

La Giunta ha espresso parere favorevole sul documento. Il presidente ha dato quindi la parola ai consiglieri per le dichiarazioni di voto.

L’on. Mariolino Floris (Sardegna) ha annunciato la sua astensione ritenendo il documento “inutile” nell’attuale contesto politico nazionale e istituzionale. Non è la prima volta, ha ricordato, «che bocciano la proposta di riforma della legge elettorale per le europee che garantirebbe rappresentanza alla Sardegna». Qui, ha aggiunto Floris, «servono risposte chiare perché ci stiamo gicando il futuro della Sardegna e quella di non votare non può essere una soluzione: facciamo invece una lista di sardi e votiamo i sardi».

Esaminando il contenuto dell’ordine del giorno unitario, l’on. Floris ha detto che, più che un confronto col Governo «dobbiamo chiedere un incontro col Presidente della Repubblica che, proprio qui in Sardegna, si era speso a favore dell’autonomia regionale». Semmai, ha concluso, «serve la nostra presenza fisica a Roma, non solo della classe politica ma anche del mondo produttivo e sindacale, degli amministratori locali: non possiamo mandare il presidente da solo».

L’on. Gavino Sale (Misto) ha sostenuto che «dal dibattito in Aula si rafforza l’impressione che in Sardegna c’è davvero un aria nuova». La fusione delle due mozioni, a suo avviso, è indice di maturazione di una certa coscienza, che qui c’è un popolo e una nazione viva. Dopo essersi detto d’accordo con l’on. Floris sul fatto che il confronto non sortirà grossi effetti, l’on. Sale ha aggiunto che «i nodi di tanti anni stanno arrivando al pettine, la coscienza di nazione e di popolo sta superando la capacità di risposta della classe politica». Il punto, secondo Sale, «non è quanto ci possono concedere o quanto possiamo chiedere ma quanto la Sardegna saprà essere protagonista del proprio destino e lo stesso referendum sulle province parla, al punto di 6, di costituente e di riforma dello Statuto». Per l’esponente del gruppo Misto, dunque, bisogna partire da questo: «Il presidente non è più un banale governatore ma il presidente della nazione sarda, questo processo è più ampio della destra e della sinistra, a questo processo dobbiamo dare una accelerata, mettendo in moto una forza che il popolo sardo ha espresso dall’interno e passando da una identità depressiva alla consapevolezza dei valori che rappresentiamo».

L’on. Pizzuto, citando il giurista Piero Calamandrei che parlava della Costituzione, ha ricordato che «quando la nave va in fiamme non ci si può fermare sulle appartenenze». E qui, ha proseguito Pizzuto, «c’è il pericolo che la nostra autonomia sia travolta da spinte disgregatrici che mettono in pericolo la democrazia nel nostro Paese».

Conclusi gli interventi e non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione l’ordine del giorno, che è stato approvato con una sola astensione.

Successivamente ha chiuso la seduta, comunicando l’organizzazione dei lavori per la prossima settimana. Mercoledì, 16 aprile, alle 10.30, si riuniranno tutte le Commissioni per l’elezione dei presidenti. Il Consiglio riprenderà i suoi lavori nella stessa giornata di mercoledì 16 alle 16.00.

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Sono ripresi poco dopo le sedici i lavori del Consiglio regionale. All’ordine del giorno le comunicazione del Presidente della Regione sul disegno di legge di revisione del Titolo V della Costituzione approvato dal Consiglio dei Ministri. In apertura di seduta il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha comunicato all’Aula l’avvenuta costituzione del nuovo gruppo consiliare “Sardegna”. Ne fanno parte i consiglieri Modesto Fenu (presidente), Mario Floris, Edoardo Tocco e Paolo Truzzu.

Subito dopo il presidente Ganau ha sospeso i lavori per dieci minuti in attesa dell’arrivo del presidente della Regione Francesco Pigliaru.

Alla ripresa dei lavori, il presidente dell’Assemblea, Gianfranco Ganau, ha dato la parola al presidente Pigliaru.

Il Capo dell’esecutivo ha illustrato brevemente la posizione della Regione sarda sulla riforma del Titolo V della costituzione. Una riforma – ha detto Pigliaru – che mette a rischio la specialità della Sardegna ed espande la potestà legislativa dello Stato.

Noi – ha detto il presidente – difenderemo le prerogative della nostra autonomia e su questo punto porteremo avanti una battaglia insieme alle altre regioni speciali.

«Le potestà esclusive affidate dalla Costituzione alle Regioni autonome devono rimanere tali – ha detto il presidente della Regione Francesco Pigliaru -. La Regione deve continuare a poter decidere sulla gestione del territorio, sulla tutela del paesaggio, sulla scuola, sugli enti locali etc. Noi, ha aggiunto il presidente, siamo in grado di dimostrare di saper esercitare al meglio il nostro potere e di saper utilizzare le risorse a disposizione per lo sviluppo. Tuteleremo in ogni modo i nostri spazi di sovranità presenti e futuri. Domani ci sarà un primo confronto con le altre autonomie speciali. Il 14 aprile a Roma si terrà invece un incontro tra le delegazioni dei Consigli e degli esecutivi delle Regioni e delle Province autonome.»

Subito dopo le comunicazioni del presidente Pigliaru, è intervenuto in Aula il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, per illustrare la mozione del centrodestra sulla “Innovazione del Titolo V della Costituzone e in particolare sulla modifica del Senato nella quale è contemplata anche l’abolizione del regime di autonomia speciale della Sardegna”. L’opposizione su questo punto chiederà la convocazione straordinaria del Consiglio Regionale. «Serve una presa di posizione forte in difesa della nostra autonomia – ha detto Dedoni – Consiglio, Giunta e parlamentari sardi devono fare fronte comune per respingere questo tentativo di cancellare la specialità dei sardi.»

Un’altra mozione sulla riforma del Titolo V e del Senato della Repubblica, presentata dal centrosinistra, è stata invece illustrata dal capogruppo del Partito Democratico, Pietro Cocco.

«Concordo con il Presidente Pigliaru sull’esigenza di difendere le nostre prerogative di Regione autonoma – ha detto l’on. Cocco – attenti però ad insistere sul tema dell’identità rilanciato in Europa da movimenti xenofobi, reazionari e conservatori. Occorre puntare sul regionalismo,difendere la nostra autonomia e ragionare su una riforma degli statuti speciali mettendo in campo una proposta forte che veda insieme tutte le forze politiche della Sardegna.»

Nel dibattito è intervenuto il consigliere del neocostituito gruppo consiliare “Sardegna”, Edoardo Tocco, che ha ribadito la necessità di difendere le prerogative previste dallo Statuto Speciale. Secondo Tocco, è necessario portare a Roma una posizione unitaria per dare più forza alle rivendicazioni dell’Isola.

Una nuova “Carta de Logu” ha invocato, invece, Annamaria Busia (Centro Democratico) per costruire un nuovo rapporto con lo Stato.

«In questi anni la nostra autonomia ha subito uno svuotamento e una compressione non solo dall’esterno, ha detto l’on. Busia. La politica ha la colpa di non aver sfruttato gli spazi a disposizione». Al termine del suo intervento, l’on. Busia ha rivolto un appello all’Aula perchè sull’argomento si arrivi a una mozione unica.

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Si è aperta da alcuni minuti la seduta del Consiglio regionale, sotto la presidenza dell’on. Gianfranco Ganau. All’ordine del giorno di oggi il proseguo degli interventi sulle dichiarazioni programmatiche del Presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e l’elezione di quattro segretari del Consiglio regionale, come previsto dal comma 2 dell’articolo 4 del Regolamento.

Conferenza dei capigruppodichiarazioni_program_presidente_pigliaru_02042014

La conferenza dei Capigruppo, riunita questo pomeriggio sotto la presidenza del presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau, ha inserito all’ordine del giorno dell’Assemblea la discussione sulla revisione del titolo V. L’Aula ne discuterà domani pomeriggio, dalle 16.00. La Conferenza ha così accolto la richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio presentata dalla Giunta regionale.

Domani mattina, dalle 10,30, si concluderà, con l’intervento dei capigruppo e la replica del Presidente della Regione, il dibattito sulle dichiarazioni programmatiche. Seguirà la votazione per eleggere i segretari che faranno parte dell’Ufficio di Presidenza. Nel pomeriggio comincerà il dibattito sulla riforma del titolo V della Costituzione che si dovrebbe concludere con la votazione  di un ordine del giorno unitario. Sull’argomento sono state presentate due mozioni: una di maggioranza e l’altra di opposizione. La mozione della maggioranza, primo firmatario Pietro Cocco, impegna il Presidente della Regione Francesco Pigliaru a tutelare la specialità e l’autonomia dell’Isola, perché siano fatte salve le competenze già previste nello Statuto speciale che dovranno essere confermate, rafforzate e rilanciate nella riforma costituzionale in discussione al Senato. La mozione della minoranza, primo firmatario Attilio Dedoni, impegna il presidente della Regione a ricercare le più opportune e necessarie azioni politiche affinché venga salvaguardata la specialità autonomistica della Sardegna.

Mercoledì 16 aprile, alle ore 10,30, si insedieranno le commissioni consiliari. Nel pomeriggio, dalle 16.00,  si riunirà il Consiglio con, all’ordine del giorno, l’esame di alcune mozioni. I lavori dell’Assemblea proseguiranno anche giovedì mattina.

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Terza riunione del nuovo Consiglio regionale, questa mattina, dedicata alle dichiarazioni programmatiche del presidente della Giunta, Francesco Pigliaru.

Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato all’Aula l’avvenuta costituzione del nuovo gruppo consiliare “Centro Democratico”, formato dai consiglieri on. Roberto Desini (presidente) on. Annamaria Busia (vicepresidente), on. Eugenio Lai e on. Gavino Manca (Lai e Manca, eletti rispettivamente nelle liste di Sel e Pd, hanno dato un’adesione tecnica).

Subito dopo,  il presidente Ganau ha dato la parola al presidente della Regione Francesco Pigliaru per la presentazione al Consiglio delle Dichiarazioni Programmatiche. (PSP)

«La campagna elettorale è finita e oggi sono il presidente di tutti i sardi». Con queste parole l’on. Francesco Pigliaru ha aperto le sue dichiarazioni programmatiche da presidente della Regione e ha ribadito in premessa l’impegno a dimostrarsi un presidente capace di dare risposte credibili anche ai tanti sardi che nelle ultime elezioni hanno scelto di non recarsi alle urne.

Ricreare la fiducia nella politica e riconquistare la fiducia dei cittadini è stato il primo compito «condiviso» indicato dall’on. Pigliaru ai consiglieri regionali della XV legislatura, insieme con l’auspicio ad un confronto leale «nei toni e nel merito» tra maggioranza e opposizione, senza fare ricorso, dunque, «a facili proposte demagogiche che, nella loro insostenibilità  economica e inefficacia di risultati concreti, creano prima illusioni e poi ulteriore sfiducia».

«La politica come servizio alla comunità» è l’elemento principale della legislatura che è stato indicato dal presidente della Giunta che non ha mancato di sottolineare come la Sardegna «impoverita e esausta»  è chiamata «a fare ancora dei sacrifici per rialzarsi». L’on Francesco Pigliaru ha affermato la necessità di «mettere la spesa corrente sotto controllo» per far ripartire gli investimenti pubblici e per favorire quelli privati e ha sottolineato che l’azione del governo in questo frangente potrà essere credibile se «il primo ad affrontare le fatiche sarà il ceto politico». Il presidente ha dichiarato di essere consapevole del dover guidare la Sardegna «nel peggior periodo della sua storia recente» e ha indicato il 2014 come l’anno che deve segnare una svolta per l’Isola e una grande occasione per ripartire.

L’on. Pigliaru ha dunque ricordato i dati che dimostrano come la Sardegna in questi anni sia «scivolata all’indietro» (riduzione del regionale del 7% rispetto al 2008; 80mila posti di lavoro perduti) e ha definito il livello della disoccupazione «una tragedia di dimensioni storiche» che ha portato alla crescita esponenziale del ricorso alla cassa integrazione in deroga (dal 2007 incremento del 500% delle ore autorizzate). Il presidente ha ricordato come la crisi arrivi dall’esterno («da mercati insufficientemente regolati e malamente governati») ma i suoi effetti siano stati moltiplicati dalla inadeguatezza di chi ha governato in Europa («con l’assurda visione del rigore dei conti pubblici»); da chi ha governato in Italia («con l’dea che l’incapacità di fare riforme e ridurre gli sprechi debba essere compensata imponendo agli Enti locali vincoli sempre più severi»); da chi ha governato in Sardegna («non ha capito che questa crisi richiede trasformazioni profonde, investimenti in istruzione e formazione insieme con istituzioni pubbliche in grado di assicurare flessibilità al sistema produttivo e sicurezza sociale a cittadini e lavoratori»).

Il presidente della Giunta ha indicato come prioritaria «la qualità istituzionale» e sottolineato a questo proposito come «troppo spesso persone non all’altezza della situazione sono state messe in ruoli di responsabilità, seguendo logiche di premio della militanza». Il presidente ha definito tali scelte «sbagliate» e ha formulato l’impegno a non ripeterle («per ciò che dipenderà da me e dalla Giunta la militanza non prevarrà mai sulla competenza»).

L’on. Pigliaru ha dunque declinato quella che ha definito «la nostra parola d’ordine» della «qualità istituzionale» e ha spiegato che significa: trasparenza, semplificazione e valutazione delle politiche. Il presidente ha indicato come obiettivo il volere fare della Regione e delle istituzioni sarde «un modello di riferimento per tutti» e di puntare ad una «Regione riformata» cioè «snella e organizzata per obiettivi e per funzioni». Il presidente della Giunta ha annunciato la volontà di voler procedere alla modifica delle principali leggi che regolano l’organizzazione della pubblica amministrazione (1/1977 e 31/1998) e la realizzazione della «banca dati delle competenze del personale regionale». Tra le iniziative imminenti il presidente della Giunta ha indicato la costituzione di «un tavolo di consultazione delle parti economiche e sociali, e dei cittadini utenti dei servizi» affiancato da uno specifico organismo tecnico per la «semplificazione». L’on Pigliaru ha inoltre ribadito come a trasparenza e semplificazione vada affiancata la valutazione degli effetti delle politiche perché «è essenziale dire quanto si spende e come, ma è ancora più importante conoscere quali risultati hanno prodotto quei soldi stanziati e spesi».

Il presidente si è detto consapevole che una riforma di questa natura debba essere adottata su iniziativa del Consiglio regionale e ha però auspicato «che l’adozione di questa essenziale riforma sia tra le prime che verranno discusse in Consiglio».

L’on. Pigliaru ha ricordato come il sistema delle Autonomie locali in questi anni abbia sofferto «di una colpevole trascuratezza» e ha definito prioritaria e urgente l’approvazione di una legge organica di riordino, insieme con l’impegno ad affrontare il tema delle Province e delle città metropolitane. Il presidente della Giunta ha ribadito «elemento fondamentale» dell’azione di governo l’attuazione di una politica di bilancio «rigorosa» perché – è stato il concetto espresso dall’on Pigliaru – la Sardegna non può presentarsi al tavolo del negoziato con lo Stato senza aver avviato una seria azione di «contenimento delle inefficienze e degli sprechi nella spesa della pubblica amministrazione». Da qui l’annuncio della costituzione di un gruppo di lavoro per condurre entro i prossimi sei mesi una «revisione della spesa» e l’impegno a promuovere politiche di sviluppo e a ridurre la pressione fiscale per le imprese. Il terzo elemento della politica di bilancio – indicato dal presidente della Giunta – è la predisposizione e la gestione della nuova fase di programmazione europea 2014-2020.

Per quanto attiene il rapporto con lo Stato, l’on Pigliaru ha indicato nel mancato adeguamento dei limiti di spesa del patto di stabilità, la principale criticità e ha ricordato come il rapporto tra spese consentite dal “patto” e entrate tributarie accertate è crollato «da valori medi del 70% negli anni 2007-2009 al 43% del 2013». Il presidente si è detto pronto, in caso di risposte negative da parte del governo, ad aprire anche una forte contrapposizione pubblica e ha invitato maggioranza e opposizione a condurre una battaglia comune con il coinvolgimento di tutti i parlamentari eletti in Sardegna. In prospettiva – ha dichiarato il presidente della Giunta – rimane l’impegno di ricostituire l’agenzia regionale delle entrate.

L’on Pigliaru ha quindi introdotto il tema delle “responsabilità condivise tra Regione e Stato” per quanto attiene le infrastrutture alcune delle quali, in questi anni, sono state lasciate decadere e invecchiare. L’impegno enunciato dal presidente è quello rivolto a completare gli investimenti strategici già realizzati («lavoreremo per sbloccare le nostre incompiute ma esigeremo che si sblocchino anche le incompiute che dipendono da altri»). Il presidente ha citato il caso del tratto Serrenti-Villasanta («uno scandalo che deve cessare») prima di affrontare il “problema dei trasporti”. In riferimento a quelli marittimi, il presidente ha annunciato la rinegoziazione con lo Stato e la Tirrenia della convenzione sottoscritta nel 2012 e ha confermato attenzione alle convenzioni per la continuità territoriale aerea con Roma e Milano, insieme con l’apertura di un confronto con le realtà locali, gli aeroporti e gli operatori turistici, per quanto attiene la continuità territoriale con gli scali minori (CT2). Il presidente ha sottolineato l’esigenza di una efficace integrazione con i collegamenti offerti dalle compagnie low cost verso le quali ha ribadito apprezzamento «per il determinante contributo offerto allo sviluppo dell’industria turistica».

In riferimento ai trasporti ferroviari il presidente della Giunta ha annunciato l’entrata in servizio dei nuovi treni acquistati dalla Regione e mai entrati in esercizio, e l’attivazione entro l’estate del contratto di servizio con Trenitalia.

L’on Pigliaru ha ricordato la necessità di procedere con l’approvazione del piano regionale dei trasporti insieme con la volontà di rimediare ai ritardi accumulati in questi anni.

Per quanto attiene il tema dell’energia il presidente ha assicurato che il lavoro del Galsi non andrà perduto e che la scelta tra il collegamento nazionale o la costruzione di rigassificatori sarà oggetto di una attenta valutazione di costi-benefici. L’on Pigliaru ha dunque affermato come «il parco di generazione elettrica dovrà fondarsi sul giusto mix di fonti e con un uso delle rinnovabili che crei ricadute sui territori e non esclusivamente consumo del suolo e delle risorse ambientali e paesaggistiche».

Obiettivo di questa Giunta, ha proseguito l’on. Pigliaru, è creare le condizioni per promuovere lo sviluppo del territorio e porre le basi per una società “equa e sicura”.

Equità sociale – ha sottolineato il presidente della Regione – significa pensare al miglioramento della vita di tutte le persone, al sostegno dei genitori che lavorano, degli anziani, dei disabili e non autosufficienti, dei migranti e dei poveri. Per questo, ha annunciato Pigliaru, la legge n.162 sulle non autosufficienze sarà prorogata di tre mesi in modo da avere il tempo per rendere più efficienti gli investimenti, senza tagli ma anche senza sovrapposizioni.

«C’è tanta gente in difficoltà, dobbiamo tener conto di tutti e non privilegiare nessuno.»

Per garantire l’equità sociale è però necessario avere un sistema sanitario efficiente, ha detto l’on. Pigliaru, che ha puntato l’indice contro la gestione degli anni scorsi. Una  gestione, ha affermato il presidente, caratterizzata dall’assenza di programmazione, dal mancato utilizzo delle risorse per gli investimenti, dalla scarsa integrazione tra politiche sanitarie e sociali e da una spesa farmaceutica fuori controllo.

«Il nostro obiettivo è la riorganizzazione dell’intero sistema per assicurare equità, universalità e uniformità dell’assistenza in tutti i territori dell’Isola. Per far questo – ha detto il presidente della Regione – occorre favorire la piena integrazione tra politiche sociali e sanitarie  e puntare su un piano di investimenti per l’edilizia e  l’innovazione tecnologica. Ma soprattutto, ha detto ancora l’on. Pigliaru, serve una gestione delle sanità indipendente dalle ingerenze politiche.»

«La salute si difende anche con la qualità ambientale. Nel programma della Giunta si punta ad una riduzione delle emissioni. Meno carbone, più gas – ha detto il presidente – più raccolta differenziata, meno discariche. La tariffa unica regionale per lo smaltimento è una delle priorità delle politiche ambientali, cosi come le bonifiche ambientali. Per questo, ha annunciato l’on. Pigliaru, vogliamo far funzionare l’IGEA e rendere subito disponibili i 150 milioni di euro stanziati per gli interventi nelle aree minerarie dismesse. Sostenibilità ambientale, green economy e nuove opportunità di lavoro legate all’ambiente saranno le linee strategiche del nuovo governo regionale.»

«Un occhio di riguardo sarà rivolto alla difesa del suolo e alla riduzione del rischio idrogeologico. Un pezzo di Sardegna è in pericolo – ha aggiuno l’on. Pigliaru – per fattori naturali ma anche per un’antropizzazione sbagliata. E’ necessario intervenire sulle emergenze e, allo stesso tempo, pianificare una gestione virtuosa del territorio. A breve, ha anticipato il presidente, sarà attivato il Centro Funzionale Decentrato della Protezione Civile. Occorre impegnarsi per recuperare le risorse regionali e statali da destinare alla ricostruzione e ai rimborsi per i danni provocati dall’alluvione  dello scorso autunno. Per uscire dalla crisi bisogna puntare sull’istruzione . Una popolazione istruita è la migliore assicurazione contro i rischi di un’economia globale in continua evoluzione.»

«I numeri sono drammatici: in Sardegna un ragazzo su quattro non completa la scuola dell’obbligo, cinque su sei non riescono a laurearsi. Dati inaccettabili, secondo Pigliaru, per una regione europea. Occorre invertire la rotta. Il tasso di dispersione scolastica è allarmante, soprattutto nelle zone interne dove si vivono situazioni di crescente difficoltà. La Giunta – ha annunciato l’on. Pigliaru – presenterà a breve un piano straordinario per l’istruzione con alcune priorità: a) incentivazione delle scuole dell’infanzia, b) lotta alla dispersione scolastica con l’attivazione di servizi per l’orientamento, il sostegno alle famiglie e alle autonomie scolastiche, l’aggiornamento dei docenti.

Tra le azioni programmate, anche un robusto intervento finanziario per la riqualificazione degli edifici scolastici. Ai 30 milioni di euro già disponibili si aggiungeranno altre significative risorse nelle prossime settimane.

Grande attenzione, sarà rivolta anche alle imprese. Serve in Sardegna un “sistema produttivo flessibile” che consenta alle aziende di utilizzare le trasformazioni del mercato e le opportunità offerte dall’innovazione tecnologica. Alla flessibilità che rischia di creare ingiustizie sociali, ha sottolineato il presidente, bisogna però affiancare adeguate politiche di sostegno ai lavoratori in difficoltà.»

«L’attuale sistema di protezione sociale dei disoccupati è inadeguato – ha affermato l’on. Pigliaru – serve un nuovo modello che incentivi i soggetti in difficoltà a cercare un nuovo lavoro offrendo efficienti servizi per l’impiego che aiutino i lavoratori a ricollocarsi nel mercato. Nelle prossime settimane sarà presentato il Piano “Garanzia Giovani” che prevede la presa in carico dei ragazzi nella fascia d’età 15-29 anni per i quali saranno attivati percorsi formativi personalizzati. La Giunta lavorerà anche per facilitare l’accesso al credito da parte delle imprese e il riordino della normativa sulla contribuzione pubblica.»

Il presidente ha voluto inoltre indicare anche altri due fattori che concorrono allo sviluppo dei territori: la parità di genere e la qualità paesaggistica.

«Sul primo punto la Giunta – ha detto Pigliaru – lavorerà per garantire alle donne condizioni paritarie per l’accesso al mondo del lavoro, reali politiche a sostegno delle famiglie, una cabina di regia sulle Pari Opportunità. Dal Presidente della Regione anche l’impegno per la riforma della legge elettorale “del tutto deludente in termini di una equilibrata rappresentanza di genere”.»

«Sul secondo punto – ha ricordato il presidente – la Giunta punta a gestire il necessario aggiornamento del Piano Paesaggistico Regionale, salvaguardandone i principi e mantenendo alta la tutela del bene paesaggistico. Si lavorerà inoltra ai Testi Unici sull’Urbanistica e l’Edilizia per favorire l’approvazione dei PUC da parte dei Comuni.»

Al termine  del suo intervento l’on. Pigliaru ha ricordato le numerose vertenze aperte. «Il nostro impegno – ha detto – è salvare il salvabile compatibilmente con i vincoli imposti dalla normativa europea. Siamo pronti alla sfida che ci attende, ha detto il presidente della Regione, ho fiducia nella maggioranza che rappresenta le tante anime della Sardegna, ma anche nell’opposizione che, confido, ricoprirà il suo ruolo in maniera battagliera ma costruttiva.»

«Il mondo è cambiato – ha concluso l’on. Pigliaru – problemi  nuovi impongono soluzioni nuove. Solo attraverso politiche moderne possiamo restituire speranza alla Sardegna. Dobbiamo avere il coraggio delle scelte con determinazione e senso di responsabilità.»

Subito dopo l’intervento del presidente della Regione, il presidente del Consiglio, on. Gianfranco Ganau, ha convocato una breve conferenza dei capigruppo, al termine della quale ha dichiarato chiusa la seduta e rinviato i lavori a domani. All’ordine del giorno il dibattito sulle Dichiarazioni Programmatiche del presidente della Regione e l’elezione di tre segretari dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio Rr

I lavori del Consiglio riprenderanno domani mattina alle ore 10.00.

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Dopo le dimissioni del sindaco Gianfranco Ganau, eletto consigliere e poi presidente dell’assemblea regionale, il presidente della Regione ha sciolto il Consiglio comunale di Sassari ed ha nominato il commissario straordinario nella persona del dottor Guido Sechi.

Gianfranco Ganau era stato eletto sindaco, per la seconda volta consecutiva, il 30 e 31 maggio 2010. Dopo l’elezione a consigliere regionale, il 7 marzo 2014 ha rassegnato le dimissioni dalla carica e le stesse, decorsi venti giorni dalla data di presentazione al Consiglio, sono divenute irrevocabili ai sensi dell’art. 53, comma 3, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 concernente il testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali.

La Giunta regionale ha deliberato oggi, su proposta dell’assessore degli Enti locali, Finanze e Urbanistica.

Gianfranco Ganau 1 copia

Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha pronunciato il suo discorso di insediamento, auspicando una legislatura che veda il superamento delle appartenenze politiche per raggiungere importanti obiettivi: azioni di contrasto alla crisi e sostegno alle famiglie e alle imprese, apertura di una stagione Costituente che passi dalle parole ai fatti, riscrittura della Legge Statutaria e della legge elettorale, «che ha evidenziato carenze nella tutela della rappresentanza di genere e territoriale». Tra i punti prioritari del suo discorso anche la definizione dei rapporti tra Stato e Regione con un confronto serrato “a schiena dritta” con il Governo, ma anche la necessità di raggiungere il risultato che la Sardegna sia rappresentata in Europa, e il confronto costante e produttivo tra Regione ed Enti locali. Fondamentale per il Presidente Ganau anche la semplificazione legislativa per semplificare la vita dei cittadini e delle imprese, oltre ad un miglior ed equilibrato rapporto tra Giunta e Consiglio.

Il presidente del Consiglio ha rivolto il suo pensiero alle vittime dell’alluvione che ha colpito la Sardegna. L’on. Ganau ha evidenziato come siano state disattese le promesse fatte dallo Stato alla Sardegna e come sia  fondamentale intervenire sulla prevenzione con una nuova Legge Urbanistica in armonia con il Ppr.

Il presidente Ganau ha evidenziato come la stagione Costituente, più volte annunciata, sia stata finora improduttiva e come questo atteggiamento abbia contribuito ad allontanare i cittadini dal Palazzo. Un rapporto che deve essere recuperato attraverso una maggiore sinergia tra il Consiglio, la Regione e gli Enri locali, che rappresentano le Istituzioni più vicini ai cittadini.

Lavoro e dignità per tutti i cittadini sardi. Il presidente Ganau ha richiamato l’appello rivolto da Papa Francesco alle Istituzioni nella sua recente visita in Sardegna. Il presidente ha evidenziato come ci siano troppi disoccupati e troppe persone senza lavoro, per questo l’obiettivo della XV legislatura deve essere volto a ridare dignità a queste persone attraverso il lavoro.  Il presidente ha ricordato la terribile crisi che sta investendo la Sardegna e, in particolare, i territori di Porto Torres, Sulcis e Villacidro

L’intervento integrale dell’on. Gianfranco Ganau.

Presidente Pigliaru, On. Consigliere e consiglieri, Assessori,

in apertura di questa seduta di insediamento della Presidenza della XV legislatura, vorrei prima di tutto rivolgere un caloroso saluto a tutta l’Assemblea, alle troppo poche colleghe e a tutti i colleghi consiglieri, che si apprestano ad entrare nel pieno dell’impegno cui siamo chiamati, in un momento di fondamentale importanza per il futuro della nostra isola.

Consentitemi un saluto e un ringraziamento, al di là delle valutazioni politiche di ciascuno al Presidente, alla Giunta e al Consiglio uscenti per l’impegno ed il lavoro svolto.

La gravissima crisi economica e sociale che stiamo attraversando, unitamente alle gravissime criticità vecchie e nuove che affliggono la nostra isola, ci obbligano ad un compito gravoso per dare risposta alle tante attese ed al momento di difficoltà di tanti Sardi.

Un primo pensiero va alle tante vertenze e alle gravi crisi del nostro sistema industriale a Porto Torres, nel Sulcis, a Ottana, a Villacidro… e a tutti coloro che lottano per la difesa del posto di lavoro, ai tanti, troppi cassaintegrati, ai tanti, troppi disoccupati, alle sempre maggiori situazioni di disagio sociale, alle tante famiglie in gravissima difficoltà. Ecco credo che il riferimento a loro debba essere sempre presente in ogni atto e in ogni decisione di questo Consiglio e che ogni atto e scelta debbano essere, in primo luogo, finalizzati al miglioramento di queste condizioni e che il richiamo di Papa Francesco, in un bellissimo discorso su dignità e lavoro, fatto proprio a Cagliari davanti a tanti lavoratori, disoccupati e semplici cittadini, diventi il vero obiettivo di questa legislatura. Dobbiamo dare speranza e dignità al Popolo Sardo e non c’è dignità senza il lavoro.

L’onore che mi avete concesso con l’elezione alla Presidenza di questo Consiglio è pari al senso di responsabilità che sento di dover avere per il lavoro che ci attende.

L’ho detto al momento della elezione e lo voglio ripetere con grande fermezza: è mia intenzione svolgere un ruolo di garanzia e di tutela a favore di tutto il Consiglio. Sono convinto che solo dal rispetto reciproco e da quello delle regole che ci siamo dati, sia possibile nell’ambito dei rispettivi ruoli di maggioranza e minoranza, realizzare quelle condizioni e quel corretto clima di dialettica democratica che porta alla concretizzazione di quegli obiettivi di contrasto alla crisi e di sviluppo e benessere del nostro popolo che sono, come ho detto i veri obiettivi.

È proprio nella consapevolezza di queste difficoltà che son certo del senso di responsabilità di tutti e della vostra collaborazione perchè il mio ruolo risponda non solo ai mie buoni propositi ma alle vostre aspettative e soprattutto agli interessi dei Sardi.

La crisi della politica che coinvolge anche la credibilità delle assemblee elettive ha origini lontane e multiple e viene ulteriormente accentuata da un fenomeno in progressiva crescita negli ultimi anni, che è caratterizzato da una massiccia migrazione dei poteri verso gli organi esecutivi con una espropriazione delle funzioni legislative a favore di altri livelli di governo, nazionale ed europeo, con una progressiva difficoltà a dare risposte adeguate e puntuali a livello locale, che rispondano alle specifiche esigenze dei territori e delle popolazioni.

Il modello di organizzazione dello Stato definito negli anni ‘70 con la nascita delle Regioni ordinarie, integrato dalla elezione diretta del Presidente della Regione  e dalla modifica del Titolo Quinto della Costituzione, era basato sull’idea del decentramento dei poteri, declinato poi alla fine degli anni novanta in una disorganica forma di federalismo che a distanza di poco più di un decennio evidenzia molti limiti.

Oltre alle problematiche legate ai sempre maggiori vincoli derivanti dalla esigenza di porre sotto controllo i bilanci  e dall’altra la scarsa prova di sé offerta da molte regioni nell’ottimale utilizzo delle risorse pubbliche, hanno fatto regredire il dibattito sul regionalismo e sull’assetto dello Stato facendo emergere non tanto posizioni ponderate e rivolte a una revisione delle criticità e dei punti di debolezza del sistema, quanto, piuttosto, al prevalere di posizioni estreme: da un lato l’abolizione delle Regioni, dall’altro le spinte disgregatrici del separatismo attraverso referendum popolari.

Ciascuna di queste posizioni si alimenta del profondo malessere derivante dalle difficoltà delle persone e della incapacità della politica e delle istituzioni a dare risposte corrette e anzi, rappresentando spesso il peggio di sé.

Le stesse motivazioni travolgono le ragioni della specialità costituzionale delle Regioni Autonome e fra esse della stessa Sardegna.

Tante volte in quest’Aula e fuori si è evocata una nuova stagione costituente che riscrivesse, aggiornandolo, il nostro Statuto e disegnasse un nuovo rapporto con lo Stato.

Da almeno quindici anni il dibattito ha riguardato più le forme con cui conseguire questo risultato, che la sostanza. Il Consiglio regionale si è attardato spesso, producendo anche dei testi legislativi, su assemblee costituenti, consulte, assemblee statutarie: un dibattito interessante e a tratti appassionante, ma assolutamente inutile e improduttivo.

Nei fatti questa Assemblea non ha prodotto nessun testo legislativo condiviso, unitario e organico da sottoporre all’attenzione del Popolo Sardo e da proporre al Parlamento Nazionale.

Penso che anche questa inazione, la differenza tra i proclami e i fatti, il vociare confuso su materie così delicate possa determinare la crescita della distanza fra il “palazzo” e il popolo.

Ed è proprio alla luce del grave pericolo che il nostro istituto autonomistico corre, in relazione alla diminuita sensibilità dell’opinione pubblica nazionale, della distrazione dei Sardi e delle pulsioni non proprio positive presenti nel Parlamento, che mi sento di rivolgere un appello a tutte le forze presenti in questa Assemblea, di maggioranza e di minoranza, stataliste, autonomiste e sovraniste, perché non sprechiamo questa legislatura e avviamo un confronto serrato al nostro interno e con le rappresentanze popolari che porti alla definizione organica di una proposta di revisione dello Statuto che faccia salva l’Autonomia della nostra Istituzione e ridefinisca il rapporto con lo Stato costruendo con il Parlamento le necessarie convergenze.

Autonomia è prima di tutto capacità di autogoverno, dare prova di essere all’altezza delle funzioni che esercitiamo, essere alla testa dei processi di ammodernamento delle nostre amministrazioni pubbliche, fare del buon governo, della trasparenza e dell’uso appropriato delle risorse, la cifra della nostra specialità.

L’impegno che chiederò a me stesso, al Presidente della Regione e a tutti noi sarà quello di passare dalle parole ai fatti, di tenere un alto profilo riformatore, di avviare con lo Stato e con il Parlamento un confronto serrato, a schiena dritta, sulle materie di loro competenza, dalle entrate alle materie concorrenti a quelle esclusive, dalla rappresentanza dell’interesse dei Sardi che rappresentiamo alla pretesa di essere rappresentati in Europa che è un indiscutibile diritto.

Non mi sfugge e non vi sfugga che per essere pienamente credibili, dobbiamo essere inflessibili nel cambiamento interno, nel rapporto con gli Enti Locali, nell’uso ordinato e non discrezionale delle risorse, nei processi di partecipazione.

Non possiamo parlare di riforma dello Statuto senza esercitare pienamente, compiutamente e organicamente la nostra esclusiva competenza nella scrittura della Legge Statutaria che deve riguardare la forma di Governo, il rapporto con gli Enti Locali, la definizione delle incompatibilità e della ineleggibilità ed altro ancora.

Non possiamo permetterci di affrontare queste materie senza una visione d’insieme: Statuto, statutaria, legge elettorale, legge delle Autonomie Locali sono facce diverse di una medaglia unica di cui tutti devono vedere la trama e i collegamenti.

A questo siamo chiamati a dare risposta con convinzione, unità ed autorevolezza.

Solo con una forte coesione e con piena consapevolezza potremo rispondere ad una crisi di legittimazione che è testimoniata dalla progressiva disaffezione del corpo elettorale al voto, e dal crescere di fenomeni di protesta politica verso movimenti che raccolgono consenso con l’obiettivo dichiarato non di voler riformare e costruire ma con quello di distruggere le istituzioni.

Un quadro delicato che deve essere preso in seria considerazione da subito anche mediante la rivisitazione della legge elettorale regionale che ha mostrato vistosi limiti. L’attuale legge è ben lontana dal favorire il raggiungimento degli obiettivi del principio della democrazia paritaria di genere, presenti nella riforma costituzionale e nello Statuto della nostra Regione. Non appare neanche in grado di garantire una corretta rappresentanza territoriale. Cosí come non può essere licenziato con superficialità e considerata normale l’esclusione della rappresentanza di oltre il 16% dei votanti ancor più in presenza di un quadro che vede circa la metà dei Sardi non partecipare al voto. È un tema delicato che attinge direttamente al senso della rappresenzanza democratica, ed alla credibilità delle istituzioni.

Per contrastare la crisi di legittimazione va dato atto che questo Consiglio ha operato negli anni, anche in anticipazione e talvolta oltre gli indirizzi nazionali, sul delicato tema del contenimento dei costi della politica con la riduzione del numero dei Consiglieri, il taglio delle indennità, la soppressione dei contributi ai gruppi con un risparmio di oltre 35 Milioni di Euro dal 2007 ad oggi. Questa strada virtuosa, dovuta e necessitata dai tempi della crisi, deve oggi essere  essere accompagnata da sempre maggiori elementi di trasparenza e dalla necessaria individuazione di strumenti sostenibili che supportino i lavori dei Consiglieri e delle Commissioni e li mettano in condizione di dare le migliori e più rapide risposte, senza peraltro sottovalutare la necessità di mantenere i collegamenti con il corpo elettorale e con i territori, che rappresentano lo strumento essenziale  per individuare i temi e le priorità da sottoporre all’attività consiliare.

Non va sottaciuto che uno dei principali problemi posti dalla nascita del sistema ad elezione diretta del Presidente della Regione (e più in genrale in tutti gli istituti ad elezione diretta della funzione apicale) sta nel rapporto tra organo esecutivo e organo legislativo. Rapporto che risulta squilibrato verso l’esecutivo e che, anche a causa della crisi e dell’urgenza, sta progressivamente sottraendo ruolo e funzioni al Consiglio. Sino ad oggi non sono stati posti in essere adeguati interventi correttivi che evitino il sorgere di contrapposizioni dannose e penalizzanti.

Mi ha fatto piacere sentire e leggere dichiarazioni del Presidente Pigliaru che intende favorire momenti periodici e protocollari di incontro e confronto tra Giunta e Consiglio sulle principali scelte ma anche sull’attività corrente. È necessario recuperare piena organicità dell’indirizzo politico che animi l’attività delle istituzioni dando impulso positivo al rapporto dialettico tra esse.

Oltre al riappropriarsi con pienezza della funzione di indirizzo è necessario dotarsi quindi di strumenti di controllo sull’operato e azione di governo ma anche sull’efficacia dei singoli provvedimenti in modo da avere elementi utili per la correzione, miglioramento o estensione degli stessi in base alla rispondenza ai parametri di efficacia e di obiettivo.

In questo quadro, come detto, la definizione e il completamento dell’iter di una Legge Statutaria che definisca per esempio le tecniche e gli strumenti di valutazione ex-ante ed ex-post delle azioni. I criteri di razionalizzazione semplificazione e riduzione delle stesse e, come detto lo sviluppo delle forme di controllo, è un obiettivo da perseguire con convinzione.

Così come non può essere rinviata la discussione e definizione del modello istituzionale della Regione. Partendo da un percorso che non segua le attuali tendenze statali verso il centralismo, peraltro fortemente presente anche nell’organizzazione istituzionale attuale della Regione, ma vada incontro ad un vero decentramento delle funzioni a favore degli Enti Locali.

È questo del rapporto con gli Enti Locali un nodo cruciale che deve essere affrontato. Solo rifondando il rapporto con le Autonomie Locali, istituzioni più vicine ai cittadini, è possibile ricreare quella dialettica necessaria a riportare un rapporto di fiducia tra istituzioni e cittadini.

A questo proposito confido nell’Assessore degli Enti Locali, già Presidente dell’Associazione dei Comuni Sardi, perchè la conferenza Regione – Enti Locali diventi vero strumento di confronto e non momento formale di ratifica delle decisioni. Maggiore attenzione deve essere posta nella fase di istruzione dei provvedimenti e son convinto che sia necessario oltre ad un maggior coinvolgimento delle rappresentanze degli EELL nel lavoro delle Commissioni consiliari, rivedere la legge regionale 1/05 istitutiva del Consiglio delle Autonomie Locali affidando maggiori poteri a questa Istituzione almeno sui temi che hanno ricadute sugli Enti Locali che non possono essere esclusi dal confronto sulle forme di riorganizzazione dell’assetto istituzionale che li riguarda direttamente. Sono convinto che l’alto numero di Consiglieri provenienti da esperienze di amministrazione locale possa facilitare il raggiungimento di questi obiettivi.

Grande attenzione e grande lavoro dovrá essere dedicato  alla semplificazione legislativa. Il succedersi di norme nazionali e sovranzionali, di prevalente natura finanziaria, hanno portato ad una proliferazione di piccoli interventi modificativi, integrativi o adattivi di leggi esistenti. Tale attività, non sempre necessitata, ha accentuato la difficoltà interpretativa e in alcuni casi reso più lento il percorso burocratico-amministrativo con accentuazione delle difficoltà per Pubbliche Amministrazioni, imprese, singoli cittadini.

La riduzione del numero delle leggi, la riunificazione e la semplificazione delle norme sono una condizione indispensabile per la ripresa e debbono essere obiettivo primario di questo Consiglio.

Consentitemi di rivolgere in questa occasione un pensiero particolare alle vittime, ai loro familiari e a tutte le persone colpite dall’alluvione dello scorso mese di Novembre.

Una tragedia che non possiamo dimenticare, non solo per il dramma che abbiamo vissuto dal punto di vista umano, economico e sociale, ma anche perchè in questa recente tragedia si possono trarre degli insegnamenti che possono esserci utili. Ad iniziare dalla forza e dalla determinazione con cui rivendichiamo il mantenimento degli impegni presi con la nostra terra dal Governo nazionale, al momento incredibilmente ed in modo inaccetabile disattesi.

Ma non possiamo non cogliere l’indicazione che ci viene da tale evento e che riguarda, non tanto la pur necessaria attenzione ai problemi del post evento ma a quelli essenziali della prevenzione che passano attraverso una corretta programmazione del territorio e la salvaguardia e tutela dell’ambiente. In questo senso vanno anche le  politiche di prevenzione del rischio che, senza adeguate risorse agli Enti Locali, rendono inutili i Piani di Assetto Idrogeologico e l’individuazione delle priorità di rischio.

A questo proposito negli impegni di questa legislatura non può non essere presente l’obiettivo di una nuova legge urbanistica regionale che definisca in modo chiaro le regole e che unitamente al miglioramento del Piano Paesaggistico Regionale trovi il giusto equilibrio tra tutela ambientale e sviluppo urbanistico compatibile e consenta finalmente ai Comuni di dotarsi di piani urbanistici sostenibili e finalmente definiti.

In questa occasione lasciatemi ricordare l’incredibile opera di tantissimi volontari e la grandissima capacità di reazione del nostro Popolo che nelle difficoltà sa trovare la forza per unirsi e per risollevarsi. A quei volontari, alle loro Associazioni, che spesso suppliscono ad azioni e funzioni che dovrebbero essere di pubblica competenza, dobbiamo delle risposte che superino lo spontaneismo e migliorino il rapporto con l’Ente Regione con regole semplificate e certezza dei percorsi, delle risorse e dei tempi. Solo in questo modo, anche nel campo del sistema di Protezione Civile, che deve finire la propria riorganizzazione su base regionale, sarà possibile ottimizzare le risorse ed ottenere i migliori risultati.

In conclusione, i temi del contrasto alla crisi, la risoluzione delle storiche criticità che ci caratterizzano, unitamente ad una semplificazione delle norme e della burocrazia, ad una riforma istituzionale dell’Ente Regione e delle Autonomie Locali accanto ad un rigoroso controllo della spesa sono i temi gravosi su cui siamo chiamati a confrontarci.

La gravità della situazione e il gravame dei compiti richiede che la buona politica prevalga sulle appartenenze.

Mi auguro che su tutto questo ci sia una spinta propositiva e una determinazione che accomuni tutto il Consiglio.

Per questo mi sento di rivolgere un anticipato e spero ben augurante ringraziamento per il lavoro che ci attende non solo a tutti noi ma anche a tutto il personale del Consiglio che, pur in gravi condizioni di carenza di organico, ci accompagnerà in questa azione e che rappresenta quello strumento autonomo che garantisce operatività, libertà ed azione autonoma a questo organo legislativo.

 

La seduta d’insediamento del nuovo Consiglio regionale era iniziata sotto la presidenza del consigliere anziano, Mario Floris, classe 1937, all’ottava legislatura regionale. A svolgere le funzioni di segretario sono stati chiamati i quattro consiglieri più giovani, tre di Sel: Eugenio Lai (28 anni), Luca Pizzuto (30) e Francesco Agus (31); uno del PD, Giuseppe Meloni (34). Costituito l’Ufficio di presidenza provvisorio, i consiglieri eletti, il presidente della Regione e gli assessori regionali hanno giurato fedeltà ai principi della Costituzione e dello Statuto Speciale della Sardegna.

Subito dopo il giuramento l’on Mario Floris ha tenuto un breve discorso in aula, ricordando le emergenze dell’isola sul fronte della disoccupazione e le difficoltà delle famiglie. «Servono risposte tempestive dalle istituzioni per contrastare la crisi – ha detto l’on. Floris -. C’è bisogno di leggi semplici, provvedimenti veloci per affrontare le sfide dell’oggi e interpretare con orgoglio le prerogative della massima Assemblea della Sardegna». Floris ha ricordato nel suo discorso Anselmo Contu, primo presidente del Consiglio Regionale, esponente di spicco del Partito Sardo d’Azione, che incarnava al meglio i valori dell’autonomismo e del sardismo nazionalitario. «Valori da recuperare – ha aggiunto Floris -. Solo così si potrà contrastare il neocentralismo rappresentato dal premier Matteo Renzi che nei giorni scorsi ha auspicato una riforma del Titolo V della Costituzioni limitando i poteri delle Regioni. Occorre evitare che venga calpestato lo Statuto Sardo e l’Autonomia della Sardegna. Sarebbe un rischio altissimo per la Regione Sarda – ha aggiunto l’on. Floris che ha rivolto un appello al presidente della Giunta Francesco Pigliaru perché venga contrastato ogni tentativo di limitare le prerogative della Sardegna -. La nostra è una nazione incompiuta con un popolo, una lingua, una storia e una cultura alla quale occorre dare maggiori spazi di sovranità per garantirne il progresso economico e sociale.»

L’assemblea ha poi iniziato le operazioni di votazione per l’elezione del presidente. Questi i risultati della prima votazione: 60 votanti: 60; bianche: 51; nulle: 4. Hanno ottenuto voti Gianfranco Ganau (1), Piero Comandini (1), Gavino Sale (1), Pietro Pittalis (1), Edoardo Tocco (1). Alle 11.27 si è aperta la seconda votazione. Presenti: 60; votanti: 60; bianche: 47; nulle: 3. Hanno ottenuto voti: Giorgio Oppi (2), Piero Comandini (2), Roberto Cozzolino (1), Daniele Cocco (1), Roberto Deriu (1), Antonello Peru (1), Alberto Randazzo (1), Alessandra Zedda (1). Come previsto, anche nella seconda votazione non sono stati raggiunti i voti necessari per l’elezione del Presidente. L’Ufficio di Presidenza provvisorio ha quindi disposto una nuova chiamata. Dalla terza votazione in poi per l’elezione del Presidente del Consiglio è sufficiente la maggioranza assoluta dei votanti e si è giunti all’elezione di Gianfranco Ganau, con 34 voti, contro i 23 di Pietro Pittalis e 3 schede nulle.

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Gianfranco Ganau è il nuovo presidente del Consiglio regionale della Sardegna. E’ stato eletto questa mattina, alla terza votazione, con 34 voti, sui 36 a disposizione della maggioranza di centrosinistra. L’opposizione ha votato per il nuovo capogruppo di Forza Italia (nomina ancora da ufficializzare) Pietro Pittalis, che ha ottenuto 23 voti, sui 24 a disposizione della coalizione di centrodestra. Tre sono risultate le schede nulle.

Gianfranco Ganau è nato a Sassari il 3 marzo 1955, è sposato ed ha una figlia. Per dieci anni è stato sindaco della sua città, eletto per la prima volta nel 2005 e riconfermato nel 2010 con il 65,9% dei voti. Candidato alle elezioni primarie del Partito Democratico, era stato battuto da Francesca Barracciu che aveva ottenuto il 44,29% contro il suo 32,61%. Alle ultime elezioni regionali, candidato alla carica di consigliere nella circoscrizione elettorale di Sassari, è stato in assoluto il candidato più votato della Sardegna con oltre 10.000 preferenze. Medico cardiologo, è il responsabile del Servizio 118 delle province di Sassari, Nuoro, Gallura e Ogliastra. Dal 1995 al 2000 è stato consigliere comunale di Sassari. Nel 2002 è stato nominato consigliere di amministrazione della Fondazione Banco di Sardegna. Nel 2012 è stato eletto all’unanimità presidente del CAL, il Consiglio delle Autonomie Locali della Sardegna. Dal 1983 al 1990 è stato presidente dell’Arci provinciale e membro del direttivo regionale dell’UISP (Unione Italiana Sport per Tutti). Nel 2009 è stato nominato dall’Unicef “Difensore ideale dell’Infanzia” in occasione del 20° Anniversario della Convenzione internazionale dell’infanzia e dell’adolescenza. E’ alla sua prima legislatura in Consiglio regionale.

«Ci aspetta un compito gravoso ma sono sicuro che tutti insieme riusciremo a dare ai sardi le risposte che questo difficile momento richiede – ha detto subito dopo la proclamazione alla presidenza del Consiglio regionale -. Spero di creare le migliori condizioni di lavoro per permettere all’Aula di venire incontro alle attese della società sarda.»

Dopo i saluti di rito, il neo presidente dell’Assemblea ha sciolto la seduta e convocato il Consiglio per il prossimo 27 marzo alle ore 10.30. All’ordine del giorno l’elezione dell’Ufficio di presidenza.

Subito dopo la chiusura della seduta, negli uffici della presidenza del Consiglio, il neo presidente dell’Assemblea sarda, Gianfranco Ganau, ha incontrato la presidente uscente, Claudia Lombardo, per i saluti di rito e il classico passaggio di consegne. L’on. Lombardo ha rivolto al suo successore e al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, i migliori auguri di buon lavoro.

«C’è bisogno della collaborazione di tutti – ha detto Claudia Lombardo – per restituire speranza alla Sardegna. Basta con le divisioni tra vincitori e vinti. Le ultime vicende nazionali – ha aggiunto riferendosi alla decisione del Parlamento di bocciare l’istituzione del collegio unico della Sardegna per le elezioni europee -, dimostrano che c’è bisogno dell’unità di tutte le forze politiche per difendere i diritti dei sardi.»

Riguardo alla svolta politica determinata dalle ultime elezioni regionali, Claudia Lombardo si è detta molto fiduciosa per un reale miglioramento delle condizioni socio-economiche della Sardegna. «C’è un cambiamento in atto – ha detto la presidente uscente – adesso è necessario tradurre le indicazioni dell’elettorato in azioni di Governo efficaci.»

«Auspico un confronto più sereno e produttivo tra Consiglio e Giunta regionale rispetto a quanto accadeva negli anni passati. Sono sicuro, dopo averne parlato con il presidente della Regione Francesco Pigliaru, che già dai prossimi mesi sarà inaugurata una nuova stagione istituzionale.» Sono le prime parole pronunciate dal neo presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, subito dopo il passaggio di consegne con la presidente uscente, Claudia Lombardo. Rispondendo alla domanda di un giornalista, Ganau si è soffermato anche sul difficile rapporto Regione-Enti Locali. «Da Presidente del CAL (Consiglio delle autonomie locali) – ha detto – ho sempre sottolineato la necessità di colmare le distanze tra Regione, Comuni e Province. Da questo punto di vista mi conforta la presenza di tanti amministratori locali tra i banchi del nuovo Consiglio regionale. Con il loro contributo si riuscirà a costruire un nuovo rapporto di collaborazione che consenta di raggiungere obiettivi comuni». Archiviata l’elezione del presidente, il Consiglio regionale si dà appuntamento al prossimo 27 marzo per la designazione nel nuovo Ufficio di presidenza. L’Aula eleggerà in prima battuta due vice presidenti, tre questori e un segretario che insieme al Presidente dell’Assemblea faranno parte dell’organismo consiliare deputato a formulare gli indirizzi per la gestione amministrativa del Consiglio. Sarà però necessario procedere all’elezione di altri segretari. L’articolo 4 del regolamento stabilisce, infatti, che tutti i gruppi consiliari devono essere rappresentati nell’Ufficio di Presidenza. La votazione avverrà a scrutinio segreto. Ogni consigliere regionale avrà a disposizione una scheda nella quale indicherà un solo nome per la carica di Vice Presidente, due per quella di questore, uno per il segretario. Il presidente del Consiglio, una volta espletate le operazioni di voto, dovrà informare della sua elezione e della costituzione dell’Ufficio di presidenza, il presidente della Repubblica, i presidenti dei due rami del Parlamento, il presidente del Consiglio dei ministri ed il rappresentante del Governo presso la Regione Sardegna. L’Ufficio di presidenza sovrintende alla gestione e al buon andamento dell’Amministrazione del Consiglio. Su proposta dei Questori approva il bilancio, le eventuali variazioni e il conto consuntivo di entrate e spese. Dal parere dell’Ufficio dipendono, inoltre, gli impegni di spesa straordinari o che incidano su più esercizi finanziari. Tra i suoi compiti anche la definizione delle norme sull’ordinamento degli uffici e sul personale dipendente del Consiglio regionale. La carica di componente l’Ufficio di presidenza è incompatibile con quelle di presidente di gruppo e presidente di commissione.

Prima della prossima riunione del Consiglio regionale, fissata per il 27 marzo, sarà definita la composizione dei gruppi consiliari. I consiglieri regionali hanno infatti tre giorni di tempo per dichiarare formalmente a quale gruppo politico intendano appartenere. Ciascun Gruppo consiliare, come stabilisce l’art. 20 del regolamento, deve essere composto da almeno quattro consiglieri (erano cinque fino alla scorsa legislatura). Il presidente del Consiglio può però autorizzare la costituzione di gruppi formati da almeno tre consiglieri purché rappresentino partiti organizzati nel territorio che abbiano presentato, con il medesimo simbolo, candidati in tutte le circoscrizioni provinciali. Entro cinque giorni, il nuovo presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, convocherà simultaneamente i 60 consiglieri regionali in base alle adesioni manifestate. Ciascun gruppo eleggerà nella prima riunione il proprio presidente, due vice presidenti e un segretario. I gruppi con meno di quattro componenti indicheranno solo il presidente e il consigliere incaricato di sostituirlo in caso di impedimento.

Cristiano Erriu  11 copia

«Dodici assessori tecnici che lavoreranno per la Sardegna a tempo pieno.» E’ questa la scelta fatta dal neo presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru, per la composizione della squadra di governo, ribadita nel corso della presentazione alla stampa, ieri pomeriggio, in Viale Trento.

«Tutte le cariche ricoperte – ha sottolineato Francesco Pigliaru nel momento in cui ha presentato l’assessore degli Enti Locali ed Urbanistica, Cristiano Erriu, sindaco di Santadi e presidente di Anci Sardegna – verranno, come è ovvio, abbandonate per prendere quella di assessore.»

Cristiano Erriu, 50 anni appena compiuti, laureato in Giurisprudenza, direttore del Centro Servizi per le imprese della Camera di Commercio di Cagliari, dunque, lascerà gli incarichi di sindaco di Santadi (è stato eletto il 30 maggio 2010) e di presidente di Anci Sardegna (è stato eletto il 7 settembre 2011).

Per quanto riguarda la presidenza di Anci Sardegna, è assai probabile che il suo successore venga indicato ancora dal Partito Democratico (il concorrente di Cristiano Erriu, come si ricorderà, era stato il sindaco di Sassari, Gianfranco Ganau, anch’egli esponente del partito Democratico, ora eletto consigliere regionale e papabile per l’elezione alla presidenza del Consiglio regionale), mentre andranno verificati i tempi per la gestione dell’Amministrazione comunale di Santadi. Visti i precedenti verificatisi anche nel territorio (si ricorderà la conclusione anticipata del secondo mandato di Tore Cherchi da sindaco di Carbonia dopo la sua elezione alla presidenza della Provincia di Carbonia Iglesias, con il comune guidato dal vicesindaco, Maria Marongiu, per circa un anno, fino alla prima finestra elettorale amministrativa successiva), andrà verificato se ci saranno i tempi per lo scioglimento immediato del Consiglio comunale e l’indizione di nuove elezioni nel mese di maggio o se, viceversa, la Giunta resterà in carica, guidata dal vicesindaco, Maria Vincenza Chirigu, fino alla primavera 2015.