Paolo Zedda (Soberania e Indipendentzia): «Il problema dei trasporti aggrava seriamente la già difficile situazione del carcere di Uta».
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Il problema dei trasporti aggrava seriamente la già difficile situazione del carcere di Uta.
La recente relazione dell’UILPA del segretario generale Eugenio Sarno, ed i colloqui con gli assistenti dell’AUSER Cagliari, mettono in rilievo una serie di criticità intorno alle condizioni di vita dei carcerati. La struttura ospita 525 detenuti su una capienza complessiva di 558, si trova quindi in condizioni di forte affollamento. Nel corso del 2015 sono stati registrati 200 casi di autolesionismo, 43 tentati suicidi, 1 suicidio, 106 scioperi della fame, sette manifestazioni collettive di protesta, 63 aggressioni contro agenti di polizia penitenziaria. Le evidenze fotografano, quindi, una condizione di sofferenza molto grave.
Un dato in particolare, rivelato dal direttore Gianfranco Pala, è sintomatico dello stato di abbandono e di isolamento sociale dei detenuti: nessuno dei 135 aventi diritto ha chiesto la detenzione domiciliare. Come dire: nessuno ha una famiglia o degli amici da cui tornare.
Alle durissime condizioni di vita nell’interno del carcere quindi, si aggiunge la distanza dalla società in cui i detenuti dovrebbero essere reinseriti.
A partire da queste valutazioni, è necessario considerare le difficoltà legate ai mezzi di trasporto pubblici, e la conseguente gestione dei contatti tra l’interno e l’esterno del carcere.
Il carcere di Uta è praticamente isolato dal territorio circostante.
L’ARST non prevede linee dirette col capoluogo, i collegamenti con Cagliari sono assicurati solo dal CTM che, tuttavia, offre un numero di corse molto limitato (ogni 4 ore, nella fascia oraria meglio servita) e difficilmente conciliabile con le esigenze dei detenuti, dei familiari e del personale.
La situazione attuale obbliga i viaggiatori a delle lunghe attese senza la possibilità di un riparo dalle intemperie e di un luogo di ristoro.
In queste condizioni, i detenuti vedono vanificate parte delle ore di permesso giornaliero in inutili attese ed i familiari sono costretti a lunghissimi viaggi per fare visita ai loro cari. La conseguenza è un ulteriore allontanamento dei detenuti dalla società e un effetto estremamente negativo sui rapporti affettivi che li legano alla loro comunità di appartenenza.
Pensiamo che tutti i cittadini sardi debbano avere accesso ai servizi essenziali in condizioni di uguaglianza e crediamo che una situazione del genere non sia umanamente tollerabile né conveniente.
Per questi motivi, in accordo con l’AUSER Cagliari, abbiamo presentata un’interpellanza, firmata anche dai consiglieri Usula, Cocco D., Lai e Pizzuto, alla Giunta che chiede un progetto di lungo periodo per una rete di collegamenti razionali con il carcere di Uta.
Abbiamo sollecitato delle misure concrete che rendano più conciliabili gli orari delle linee di trasporto urbano per il Carcere con le esigenze di tutti i cittadini che, per ragioni diverse, vi si recano.
Abbiamo chiesto, inoltre, che la Regione si attivi in un opera di persuasione con ARST e CTM per dotare il capolinea di Uta delle infrastrutture minime.
Ci sembra un atto di civiltà.
Paolo Zedda
Gruppo Soberania e Indipendentzia
del Consiglio regionale