25 November, 2024
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Una settimana di incontri, dibattiti, proiezioni e approfondimenti per rilanciare l’impegno antimafia in Sardegna. Da lunedì 10 a domenica 16 dicembre, fa tappa nell’isola la carovana di LiberaIdee, il laboratorio dell’associazione Libera che in questi mesi sta toccando tutte le regioni italiane con l’obiettivo di rinnovare l’impegno civile contro le mafie e la corruzione. In Sardegna gli appuntamenti si terranno a Cagliari, Sassari, Ozieri, Iglesias, Alghero, Tempio, Mogoro, Guspini, Senorbì, Gergei e Suelli.

Nel corso dell’iniziativa verrà anche presentato il recente Rapporto LiberaIdee che, attraverso questionari e interviste mirate ha fotografato la percezione che gli italiani hanno della mafia e della corruzione, mentre alcuni incontri verranno dedicati al tema dei beni confiscati, della povertà in Sardegna e degli attentati agli amministratori locali. Sabato 16 inoltre centinaia di giovani saranno protagonisti della manifestazione di avvio del progetto Scuola & Volontariato.

«Nel Report LiberaIdee l’identikit del campione sardo ha delle atipicità rispetto a quello nazionale – spiega il referente di Libera Sardegna Giampiero Farru -. Si scopre che da noi un giovane su quattro non è interessato alla politica o ne è disgustato. Due giovani su quattro invece non vivono esperienze associative di alcun tipo, mentre due su tre ‘fanno antimafia’ continuativamente o sporadicamente. La metà degli intervistati ritiene infine che la presenza della mafia nel suo territorio sia marginale e il 75 per cento ritiene che la mafia sia ormai un fenomeno globale». Secondo Giampiero Farru «si tratta di una fotografia che interroga, interpella e reclama la conoscenza del territorio e la sua realtà sociale, educativa, economica e politica. Per questo il viaggio di LiberaIdee vuole aiutare ad entrare in questi meccanismi per scatenare proposte, iniziative, mobilitazione e partecipazione».  

Il programma, organizzato da Libera Sardegna in collaborazione con il Centro di servizio per il volontariato Sardegna Solidale, si aprirà lunedì 10 dicembre a Cagliari con l’inaugurazione presso l’Istituto Buccari-Marconi (in viale Colombo 60) della mostra “Falcone e Borsellino, 26 anni dopo”. La mostra sarà visitabile fino a mercoledì 12 dalle 9.00 alle 13.00, mentre da giovedì 13 a sabato 15 sarà allestita presso la sede del Marconi in via Pisano. Le scolaresche possono prenotarsi al Numero Verde di Sardegna Solidale 800-150440.

Nel pomeriggio l’appuntamento invece è per le 15.30 dove, nell’Aula Maria Lai della Facoltà di Scienze Economiche, Giuridiche e Politiche in via Nicolodi 102, verrà presentato il Rapporto LiberaIdee sulla percezione e la presenza di mafie e corruzione. Al dibattito parteciperanno il prorettore dell’Università di Cagliari Pietro Ciarlo, il presidente della Facoltà di Scienze Economiche Giuridiche e Politiche Stefano Usai, la prefetta di Cagliari Romilda Tafuri, il questore Pierluigi D’Angelo, il sindaco Massimo Zedda, il magistrato della Procura di Cagliari Guido Pani, insieme a Tatiana Giannone di Libera e Giampiero Farru di Libera Sardegna.

 “Povertà e ricchezza in Sardegna, insieme per nuovi modi di essere società” è invece il titolo della ricerca, condotta dalla Fondazione Zancan per Sardegna Solidale, che verrà presentata martedì 11 dicembre a partire dalle 16 presso la Sala Search nel Largo Carlo Felice a Cagliari. Nutritissima e qualificata la platea dei relatori: insieme al presidente di Sardegna Solidale Giampiero Farru e al direttore della Fondazione Zancan Tiziano Vecchiato, ci saranno anche don Angelo Pittau (presidente del Comitato promotore di Sardegna Solidale), Bruno Loviselli (presidente del Co.Ge. Sardegna), l’assessore regionale alla Sanità e all’Assistenza Sociale Luigi Arru, Emanuele Garzia (vicepresidente dalla Camera di Commercio di Cagliari), Giuseppe Matolo (presidente Federmanager Sardegna), Giansimone Masia (direttore generale di Confindustria Centro-Nord Sardegna), don Marco Lai (direttore della Caritas Diocesana Cagliari), Giancarlo Della Corte (dirigente scolastico dell’Istituto Buccari-Marconi di Cagliari) e Laura Caddeo (dirigente scolastico dell’Istituto Pertini di Cagliari). All’incontro, che sarà coordinato dal giornalista Vito Biolchini, parteciperanno anche i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil, Michele Carrus, Gavino Carta e Maria Francesca Ticca.

Tre gli appuntamenti in programma mercoledì 12, nel segno dello sport, del cinema e dell’impegno. Si parte alle 9.00, a Cagliari, presso la palestra del Convitto Nazionale in via Vesalio con “Liberaidee: un nuovo sport”, un torneo che vedrà protagoniste selezioni del Convitto Nazionale-Liceo Sportivo, del Buccari-Marconi e del Martini.

Alle 10.00 invece. a Gergei, nel bene confiscato di Su Piroi, studenti e di docenti delle scuole superiori della Sardegna si ritroveranno per raccogliere insieme le bacche del mirto, destinato poi a diventare liquore, “il mirto della legalità”.

Dalle 19.00 nelle sedi di Libera di Alghero, Mogoro, Guspini, Senorbì, Tempio Pausania, appuntamento con “Libero cinema”, la proiezione di docufilm dedicati alla lotta alla mafia. 

La carovana di LiberaIdee giovedì 13 fa tappa a Suelli e a Sassari. Nel paese della Trexenta l’appuntamento è alle 11.30, nella Biblioteca comunale di via Gramsci per il dibattito dal tema “Correte, ragazzi, e sentitevi vivi: l’impegno per la giustizia sociale” e a cui partecipano i ragazzi della scuola Secondaria di primo grado di Suelli e una rappresentanza della scuola secondaria di primo grado di Mandas. Interverranno il sindaco di Suelli Massimiliano Garau, il parroco del paese Michele Piras, il dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Mezzacapo di Senorbì Rosario Manganello, e il referente di Libera Sardegna Giampiero Farru.

“Presidiare la democrazia nelle comunità: gli attentati agli amministratori pubblici sono attentati alla democrazia” è invece il tema del dibattito in programma a partire dalle 16.00, nella sala dell’Hotel Vittorio Emanuele di Sassari (Corso Vittorio Emanuele II 100/102), a cui parteciperanno il sindaco Nicola Sanna, l’arcivescovo mons. Gianfranco Saba, il prefetto Giuseppe Marani, lo studioso Daniele Pulino (del Dipartimento di Storia, Scienze dell’uomo e della Formazione dell’Università di Sassari), insieme al presidente dell’Anci Sardegna Emiliano Deiana, al dirigente scolastico dell’Istituto De Castro di Oristano Pino Tilocca, e al referente di Libera Sardegna Giampiero Farru.

 

Quale futuro per i beni confiscati alle mafie e alla criminalità? La questione oggi è al centro del dibattito politico e verrà affrontata a Ozieri venerdì 14 dicembre nel corso del dibattito “Beni confiscati: uso sociale o vendita?”. Si inizia alle 16.30nella sede della Caritas diocesana. All’incontro, a cui è stato invitato anche il senatore Christian Solinas (vicepresidente della commissione parlamentare Antimafia), parteciperanno il sindaco di Ozieri Marco Murgia, il vicepresidente nazionale di Libera Davide Pati, il referente di Libera Sardegna Giampiero Farru, Tonino Becciu del presidio Libera di Ozieri “Don Pino Puglisi”, e Giovanna Pani del Sa. Sol. Point n. 18 di Ozieri.

 

Sarà invece una grande festa quella in programma sabato 15 a Gergei. Presso il bene confiscato di Su Piroi si ritroveranno infatti centinaia di studenti provenienti da tutta l’Isola per la manifestazione “Cambia rotta. Una scuola che accoglie, che dialoga e che integra”, momento di avvio del progetto Scuola & Volontariato. Appuntamento a partire dalle 10 con le testimonianze delle studentesse e degli studenti coinvolti, in una iniziativa che vedrà anche gli interventi di Pino Tilocca di Libera Memoria, del vicepresidente nazionale di Libera Davide Pati, del sindaco di Gergei Rossano Zedda, del vicepresidente del Consiglio regionale della Sardegna Eugenio Lai, del presidente Co.Ge. Sardegna Bruno Loviselli, e del referente di Libera Sardegna Giampiero Farru. 

 

La settimana sarda di LiberaIdee si chiuderà domenica 16 dicembre con il Libera Day, con i banchetti di promozione e di tesseramento a Libera allestiti nei principali centri dell’isola, e con l’iniziativa “Nel cammino minerario di Santa Barbara a piedi, a cavallo, in bicicletta…”, in programma dalle 10 a Iglesias.

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Un ponte tra le comunità, una cooperazione per lo sviluppo tra i popoli e il dialogo interreligioso. E ancora, la necessità di investimenti in cultura, ambiente, sanità e integrazione sociale per sostenere i governi e le comunità e arrivare a condizioni di equità. Si è aperta su questi temi, sabato al Mut di Stintino, la quarta edizione del convegno internazionale Dialogando che ha messo al centro dell’attenzione le questioni della religione, dell’identità e della cooperazione tra l’Europa, l’Africa e il vicino Oriente.

Il convegno, organizzato dal Comune di Stintino con il contributo dell’Università di Sassari e dell’associazione il “Tempo della memoria”, ha colto nel segno ancora una volta e le testimonianze, alcune arrivate anche da terre di frontiera, hanno dimostrato un forte desiderio di confronto e di apertura. La voglia di abbattere il muro delle differenze e la volontà, pur nelle diversità e specificità, di costruire legami veri e di amicizia tra i popoli.

«È un piccolo contributo – ha detto il sindaco di Stintino, Antonio Diana – che la nostra amministrazione vuole dare. Un’attività iniziata nel 2015 e siamo orgogliosi che questa prosegua con una forte risposta. Siamo convinti della necessità del dialogo continuo tra i popoli, perché da qui possono nascere quelle azioni di sviluppo, di cooperazione, amicizia e scambio economico, fattori cruciali per la pace e la prosperità economica.»

È stato il presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau a sottolineare come ci sia bisogno di «luoghi di confronto come questo, dove i rappresentanti dei Paesi diversi, di culture differenti, gettano ponti di dialogo convinti che solo dall’integrazione, dal rispetto e, soprattutto, dalla conoscenza possano germogliare i semi di una società giusta». Per Gianfranco Ganau è importante far riferimento alle Carte costituzionali, ai valori fondamentali e, per coloro che sono religiosi, ai principi e ai dettami della fede. Il presidente del consiglio, infine, ha voluto citare come buona pratica sul territorio del Sassarese la proposta avanzata dall’arcivescovo di Sassari Gianfranco Saba di attivare proprio a Sassari un polo di alta formazione interculturale ed interreligioso per la ricerca e la formazione specialistica. Un progetto che ha trovato la condivisione con l’Ateneo turritano, il comune di Sassari e la Regione.

«Il progetto culturale e sociale in atto nel nostro territorio – ha precisato l’arcivescovo Gianfranco Saba – rappresenta un’opportunità per lo sviluppo umano e la crescita culturale. Sono certo che il sostegno proseguirà e che sia necessario dare un’accelerata, perché le sfide sociali non ci permettono ritardi, soprattutto nel Nord Ovest Sardegna». Un territorio che guarda a una redenzione sociale e che può trovare nella proposta dell’arcidiocesi turritana un progetto al servizio del bene comune e della Chiesa di Sassari. E sulla necessità di dialogo, l’alto prelato si è soffermato sulla relazione tra testi religiosi e al bisogno di rileggere le fonti. «È necessaria una rialfabetizzazione – ha sottolineato – perché si è creata una profonda ignoranza tra cattolici e musulmani. Allora, una nuova forma di dialogo è quella che ci consente di andare verso le sorgenti, riconoscendo le specificità di ciascuno, interpretando quello che ci accomuna.»

Sulla questione dei giovani si è concentrato, invece, l’intervento del principe libanese Majid Talal Arslan, ricercatore in Scienze politiche e relazioni internazionali. «In Libano – ha detto – sono presenti divisioni che si identificano più dal punto di vista settario e che hanno elementi politici ed economici ancora più che religiosi». Ma quello che più preoccupa il ricercatore libanese è la problematica giovanile. «Molte persone che hanno preso parte ad attività estremistiche – ha proseguito – sono giovani». Per la maggior parte provengono da famiglie povere e disfunzionali. In piccola parte sono disoccupati e nella maggior parte dei casi si tratta di lavoratori sottopagati.

«La soluzione – ha aggiunto – potrà essere trovata nel consolidamento dei principi democratici. Le istituzioni devono accompagnare i loro interventi con investimenti di impatto, efficaci, che devono andare verso le necessità espresse dalle comunità locali». Questo anche per evitare che i giovani debbano trovare altrove il modo «di alleviare la sete di appartenenza e identità. Ecco allora, la necessità di un dialogo costante tra i giovani – ha chiuso – di ogni estrazione, di ogni religione, questo può essere l’approccio giusto per la realizzazione degli obiettivi».

Per l’ambasciatore italiano in Sudan, Fabrizio Lobasso, «alzare i muri vuol dire interrompere le comunicazioni quindi non comprendere il prossimo. Il contributo che oggi arriva da qui – ha concluso – è un esempio di diplomazia ibrida, che si realizza non per forza dall’attività statale ma arriva dall’associazionismo».

Due quindi i temi centrali della mattinata che hanno visto alternarsi numerosi relatori: da una parte la cooperazione per lo sviluppo tra i popoli e dall’altra il dialogo interreligioso e civile. E di cooperazione internazionale ha parlato l’assessore regionale agli Affari generali Filippo Spanu. Il rappresentante della giunta di Francesco Pigliaru ha ricordato il ruolo della Sardegna nel contesto geopolitico del Mediterraneo africano. L’Isola, che sostiene un approccio partecipato, sostenibile alle politiche di sviluppo, è parte di reti e relazioni con i Paesi del Mediterraneo dell’Africa sub-Sahariana. La Sardegna, poi, in tema di migrazioni ha l’obiettivo di lavorare sulle cause profonde delle migrazioni che – è stato detto – non deve essere la riduzione dei flussi, quanto piuttosto fare della migrazione una scelta per chi la sceglie e un’opportunità per chi ne è destinatario.

La prima e la seconda sessione quindi, “Il Sudan come modello di cooperazione allo sviluppo” e “Il Libano come modello interreligioso”, moderate da Piero Cappuccinelli e dall’arcivescovo Gianfranco Saba, sono state dedicate ai rapporti tra la Sardegna, il Libano e il Sudan al fine di individuare nuovi spazi di cooperazione allo sviluppo. Al tavolo dei relatori si sono alternati l’ambasciatore Fabrizio Lobasso, Abdalla Ali Mohammed Hamad rettore dell’Università di Kassal in Sudan, Federico Chiodi direttore dell’Aispo e Salvatore Rubino docente dell’Università di Sassari e responsabile dei progetti di cooperazione in Sudan. Quindi ancora, il vescovo di Beirut Youhanna Jihad Battah, il presidente della Syriac Legue in Libano Hbib Edmond Ephrem quindi il direttore del consiglio direttivo del Council of resarch and strategic studies Faisal Mosleh.

La sessione pomeridiana, moderata da Graziano Milia e dal titolo “Identità religiose e culturali tra conflitto e cooperazione in europa”, è stata dedicata ad alcuni aspetti della cultura sarda che la pongono in relazione con la vicina Corsica e con le altre regioni dell’Unione europea. A darsi il cambio al tavolo dei relatori, lo studioso Alberto Mario Carta che ha parlato di gemellaggi tra città e networks, Paolo Botta che ha illustrato le attività della Fondazione Hymnos, quindi monsignor Paolo Manfredi della diocesi di Mainz che ha parlato della Settimana interculturale, Antonio Remiddi che si è concentrato sul modello di dialogo inter-universitario nella transizione democratica. A questi si sono aggiunti Ioannis Korinthios ed Antonio Zedda che hanno parlato della diaspora greca nella storia moderna, quindi ancora Aziz Pollozhani dell’Università di Skopje sulla gestione della diversità etnica e culturale.

A chiudere gli interventi è stato Quirico Migheli dell’Ateneo turritano che ha presentato il corso di laurea in “Sicurezza e cooperazione internazionale”.

A concludere l’importante incontro internazionale è stata la passeggiata inaugurale al presepe a grandezza naturale che quest’anno è arrivato alla sua undicesima edizione.

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Religione, identità e cooperazione tra Europa, Africa e vicino Oriente saranno questi i temi della quarta edizione di Dialogando in programma a Stintino sabato 24 e domenica 25 novembre al Mut. L’evento, che dal 2015 a oggi ha messo il paese di pescatori al centro del bacino Mediterraneo, rappresenta una vera e propria occasione di apertura e dialogo tra popoli.

In questi anni i protagonisti sono stati i rappresentanti delle comunità cristiane e musulmane in Italia, in Europa e nel Medio Oriente. Tra loro confronto e condivisione apertura, cooperazione e desiderio di pace.

«La voglia di dialogo non è mai mancata – afferma il primo cittadino di Stintino Antonio Diana – come dimostrano le testimonianze portate dagli stessi Imam e rappresentanti della religione cristiana che hanno partecipato ai due convegni del 2015 prima e a quello del 2016 poi. Con l’edizione di quest’anno vogliamo proseguire sul cammino della costruzione di un ponte con le religioni e favorire nuove occasioni di dialogo e di incontro.»

L’edizione di Dialogando 2018 quindi si aprirà sabato mattina, alle 9,30, nella sala riunioni del museo della Tonnara. Sono due le sessioni mattutine ed una quella pomeridiana.

La prima sessione, dal titolo Il Sudan come modello di Cooperazione allo sviluppo e moderata dal rettore dell’Ateneo turritano Massimo Carpinelli e dal rappresentante dell’Accademia nazionale dei Lincei Piero Cappuccinelli, sarà preceduta dalla lettura magistrale dell’assessore regionale agli Affari Generali personale e riforma Filippo Spanu che illustrerà «il ruolo della Sardegna nella cooperazione internazionale». Alla prima sessione parteciperanno l’ambasciatore italiano nella Repubblica del Sudan, Fabrizio Lobasso, e l’ambasciatore sudanese in Italia Abdelwahab Hijazi.

Sono stati invitati a partecipare anche il presidente della Regione Francesco Pigliaru ed il presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau.

La seconda sessione, dal titolo Il Libano come modello di dialogo interreligioso e civile, sarà moderata dall’arcivescovo di Sassari monsignor Gianfranco Saba. Tra i partecipanti di questa sessione il principe libanese Magid Talal Arslan, ricercatore in Scienze Politiche e Relazioni internazionali, quindi monsignor Youhanna Jihad Battah, vicario patriarcale della Chiesa Siro-Antiochena cattolica e vescovo di Beirut.

La terza sessione, quella pomeridiana, con inizio alle ore 15.00, dal titolo Identità religiose e culturali tra conflitto e cooperazione in Europa sarà moderata da Graziano Milia della Fondazione di Sardegna. All’incontro parteciperanno studiosi e docenti delle Università di Sassari, di Bologna, della Calabria e di Skopje.

La sessione sarà chiusa della presentazione del corso di laurea in “Sicurezza e Cooperazione internazionale” dell’Università degli studi di Sassari.

Il convegno quindi si concluderà con l’inaugurazione dell’edizione 2018 del presepe internazionale a grandezza naturale, realizzato a Stintino dall’associazione “Il tempo della memoria” ,in collaborazione con l’Amministrazione comunale.

Domenica 25 novembre, invece, gli ospiti si sposteranno sull’isola dell’Asinara, per una visita ai luoghi della memoria della Grande Guerra.

L’organizzazione dei convegni Dialogando vede protagonisti, oltre all’amministrazione comunale stintinese, l’Arcidiocesi di Sassari, l’associazione “Il Tempo della Memoria”, l’Università di Sassari, il Centro studi il Mediterraneo, Al Mutawassit ed il Centro studi Golfo dell’Asinara.

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E’ stato eletto sabato. all’Hotel Grazia Deledda. il nuovo consiglio direttivo delle Acli di Sassari, al termine di un congresso partecipato che si è svolto all’insegna del confronto, dell’analisi e dell’approfondimento di temi legati alla situazione attuale e allo sviluppo del nostro territorio. Come il Capitale Sociale, oggetto di un interessante studio svolto dallo IARES, l’Istituto delle Acli che si occupa di ricerca e sviluppo. I risultati, illustrati dal direttore e commissario provinciale uscente dell’Associazione Antonello Caria, indicano per il Nord Sardegna una situazione che necessita di interventi e proposte per dare maggiore fiducia e prospettive di crescita ai cittadini. Investire nell’associazionismo ma anche nella connessione tra tutti gli attori e i soggetti della società civile, costruire progetti condivisi. Un primo spunto al dibattito al quale hanno partecipato istituzioni e rappresentanti del terzo settore. Dall’arcivescovo di Sassari monsignor Gianfranco Saba al sindaco di Sassari Nicola Sanna, dal rettore dell’Università Massimo Carpinelli al commissario della provincia Guido Sechi e al presidente della Camera di Commercio Gavino Sini. Tra i presenti, anche il presidente nazionale dell’Acli Roberto Rossini. Da lui un invito prima di tutto a costruire relazioni.

«È terminato un modello di sviluppo economico ma sono cambiati anche i modelli educativi che abbiamo conosciuto – ha detto Roberto Rossini -. Non c’è più una cultura omogenea ed un modello culturale di riferimento. Viviamo un momento di incertezza e non deve stupire se la gente non sa come orientarsi. Per questo dobbiamo avere un pensiero ed una proposta all’altezza della complessità di questi tempi. Dunque, costruire reti è fondamentale per dare prospettive ai nostri giovani. Dobbiamo unire le forze e le intelligenze e creare delle vere e proprie alleanze. Credo nell’intelligenza collettiva e se vogliamo uscire dalla situazione attuale possiamo farlo solo con il contributo di più agenti e di più soggetti. E a questo proposito anche le Acli tocca avere un ruolo e dare il proprio contributo.»

A far gli onori di casa il presidente regionale delle Acli Franco Marras. Tra gli interventi più attesi quello di Salvatore Sanna, vice commissario uscente e tra i più accreditati per il ruolo di presidente provinciale nell’elezione che avverrà nei prossimi giorni da parte del nuovo consiglio direttivo.

«È giunto il momento di rilanciare le Acli con nuovo vigore, ma con lo stesso spirito Aclista, occorre una nuova spinta mantenendo i nostri valori – ha detto Salvatore Sanna –Noi siamo una organizzazione che deve tornare a dare dignità nelle persone. Dobbiamo essere promotori di Welfare e dobbiamo essere presenti laddove lo stato non arriva perché abbiamo ancora peculiarità che le altre organizzazioni hanno perduto. Sfruttiamole per aiutare il prossimo e per crescere insieme. Ciò che vogliamo proporre è lo sviluppo di capitale sociale nei quartieri meno fortunati di Sassari offrendo i servizi che una famiglia benestante offre per i propri figli. Corsi di lingua italiana, lingua inglese, manualità, percorsi sportivi, parte formativa, solo per fare qualche esempio. Ma le Acli non devono guardare solo a questo territorio ma bisogna avere attenzione anche al contesto regionale e a quello nazionale. Dobbiamo avere sempre più consapevolezza del contesto dove viviamo, non solo della nostra Provincia, ma dobbiamo essere consapevoli e protagonisti in una Italia che cambia e in una Europa grande, moderna ma allo stesso tempo instabile, con molti timori e paure per le governance che si stanno manifestando in tutto il continente. Non possiamo permettere che la superficialità e il populismo risiedano nella nostra organizzazione. Non si può pensare un mondo senza integrazione di popoli, di culture e di colori della pelle. Le Acli sono chiaramente sostenitrici delle parole del sindaco di Riace quando afferma che “Nessuno può rimanere indifferente di fronte a qualcuno che chiede di essere aiutato”.»

Tema ricorrente del congresso, è stato quello del lavoro. Le Acli devono riappropriarsi di questo tema osando e proponendo soluzioni all’avanguardia per la ricerca di nuovi mestieri.

«Anche oggi con questo congresso – ha concluso Salvatore Sanna – abbiamo dimostrato che le Acli sono vive e sono sempre apprezzate. La presenza e il contributo di protagonisti della società civile, del terzo settore e delle istituzioni confermano inoltre come la capacità di creare e mantenere relazioni sia fondamentale in questo momento storico che stiamo vivendo.»

 

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Lunedì mattina, alle 10.30, a Sassari, presso la biblioteca del Seminario arcivescovile, in Largo Seminario, 5, la Conferenza Episcopale Sarda presenterà in una conferenza stampa il documento sul tema “Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale” che lo scorso anno fu il tema della 28ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani tenutasi a Cagliari dal 26 al 29 ottobre del 2017. L’evento ha avuto vasta eco sul piano nazionale. A un anno di distanza, la Conferenza Episcopale Sarda, nel corso della riunione straordinaria tenutasi il 22 ottobre nel seminario diocesano di Sassari, ha approvato un messaggio che richiama alcune istanze emerse da quell’importante assise del mondo cattolico italiano, calandole nella realtà isolana. La perdurante crisi occupazionale, soprattutto quella giovanile, ivi compresi i giovani laureati, costretti spesso a trovare lavoro fuori dall’Isola; le antiche e nuove fragilità sociali, quali la tossicodipendenza, l’alcoolismo e la ludopatia; il disagio e le devianze giovanili; la dispersione scolastica; il calo demografico; i limiti dell’insularità… Sono alcuni dei temi proposti dai Vescovi all’attenzione delle comunità ecclesiali dell’Isola, ma anche alle Istituzioni sociali e politiche, come occasione di condivisa assunzione di responsabilità per un comune impegno nell’individuazione delle possibili soluzioni o, perlomeno, di attenuazione dei problemi.

Saranno presenti alla conferenza stampa S.E. monsignor Arrigo Miglio, S.E. monsignor Gianfranco Saba e S.E. monsignor Giovanni Paolo Zedda.

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È stata intitolata al Cristo Risorto e dedicata ai fondatori di Stintino: questa mattina la nuova cappella del cimitero del paese è stata consacrata con una cerimonia che ha visto la partecipazione dell’arcivescovo di Sassari monsignor Gianfranco Saba. L’edificio di culto arricchisce ulteriormente il nuovo cimitero che sorge all’ingresso del paese.

«La realizzazione di questo edificio e del nuovo cimitero – ha detto il sindaco Antonio Diana a margine della celebrazione – parte da lontano, con la giunta di Lorenzo Diana ed è proseguita in questi anni, per arrivare ai giorni nostri. Fa parte di un progetto più ampio, perché vuole rafforzare lo spirito di solidarietà e sociale e che ha visto le amministrazioni stintinesi impegnate, appunto, nella realizzazione di altri edifici a beneficio della nostra collettività.»

Il primo cittadino ha ricordato quindi la palestra, la biblioteca e il progetto per la costruzione della casa per anziani e quanti con il loro impegno, dal consigliere Marco Satta – scomparso da alcuni anni – allo storico presidente del consiglio comunale Gavino Pipia, dall’assessore Angelo Schiaffino all’attuale assessore dei Lavori pubblici Antonella Mariani, hanno contribuito a raggiungere questi importanti risultati.

La realizzazione della nuova cappella rappresenta, inoltre, «un momento di testimonianza da parte dell’amministrazione comunale e della comunità, un atto di cura e rispetto della persona – ha detto monsignor Gianfranco Saba – in vita, nella morte e dopo la morte, nella vita eterna. Un atto di testimonianza che tiene sempre viva la fede». L’arcivescovo si è detto quindi contento di questa «realtà costruita in questo luogo di vita, un’architettura semplice che ispira uno slancio verso l’alto».

I lavori per la nuova cappella, completati di recente, sono stati realizzati dalla ditta Gecomar di Marco Longo con un investimento da parte del Comune di circa 260mila euro. Le opere hanno consentito di realizzare una cappella di circa 60 metri quadrati e una camera mortuaria di circa 15 mq.

L’edificio è stato progettato dall’architetto Valeria Dasara, con la collaborazione del geometra Giovanni Barabino.

In via provvisoria il piazzale antistante è stato realizzato in cemento mentre quello definitivo sarà in cemento architettonico.

Sempre nella parte nuova del cimitero, in prosecuzione del primo blocco di loculi realizzato alla sinistra dell’ingresso, è prevista la realizzazione di un nuovo gruppo di 36 loculi e 6 celle cinerarie. La costruzione partirà al termine della gara d’appalto da 40mila euro, la cui conclusione è prevista per fine anno.

Nei giorni scorsi, intanto, nell’ala storica del cimitero, l’obelisco in cemento con al vertice una croce in legno è stato sostituito da una croce in acciaio. Al termine della partecipata funzione religiosa all’interno della nuova cappella, accompagnato dal parroco di Stintino, don Andrea Piras, l’arcivescovo di Sassari ha benedetto anche la nuova croce.

Il presidente nazionale delle Acli Roberto Rossini sarà a Sassari sabato prossimo 27 ottobre, in occasione del 25° congresso provinciale dell’associazione che si terrà a partire dalle 9,00 nelle sale dell’Hotel Grazia Deledda. Roberto Rossini, 54 anni, bresciano, nelle Acli dal 1994, dal 2008 al 2016 è stato presidente provinciale delle Acli di Brescia, dal 2013 è stato responsabile dell’ufficio studi nazionale. Nel congresso nazionale del 2016 è stato eletto a larghissima maggioranza nuovo presidente nazionale. Roberto Rossini è tra i principali protagonisti del mondo del terzo settore nazionale e in particolare del tavolo nazionale sulla povertà che ha ottenuto l’introduzione del reddito di inserimento nel 2017 e che opera nel contrasto alle povertà in Italia e in Europa. La presenza del presidente Rossini contribuisce a dare ancora più importanza all’appuntamento congressuale che oltre a rinnovare i vertici locali sancisce la ripartenza della presenza e dell’azione delle Acli nel nostro territorio. Gli spunti per un utile e proficuo dibattito non mancano. Si parte dal tema della discussione che animerà la mattinata: il nord Sardegna e il capitale sociale, numeri e idee per la ripartenza. La relazione introduttiva curata dallo Iares, l’istituto di ricerca che studia l’economia sociale e civile in Sardegna, anticiperà alcuni dati di una ricerca regionale sul capitale sociale nel quale emergeranno alcuni indicatori non ancora pubblicati riguardanti il territorio. Oltre al già citato Roberto Rossini e ai padroni di casa il presidente regionale Franco Marras e ed il commissario provinciale delle Acli Antonello Caria, dopo i saluti istituzionali del sindaco della città Nicola Sanna e del presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau, sono previsti gli interventi dell’Arcivescovo di Sassari mons. Gianfranco Saba, del rettore dell’Università Massimo Carpinelli, del commissario provinciale già dirigente delle Acli negli anni 70 Guido Sechi, del presidente della Camera di Commercio Gavino Sini e dei segretari e presidenti di alcune tra le più importanti organizzazioni del territorio. Presenti anche gli ex presidenti regionali dell’associazione Ottavio Sanna e Silvio Lai. Al termine della mattinata la celebrazione della Santa Messa. Nel pomeriggio, dalle 15.00, il dibattito dei delegati aperto dal vice commissario provinciale Salvatore Sanna e, alle 19.00, la chiusura con l’elezione degli organismi dirigenti provinciali e territoriali, che eleggeranno il nuovo presidente provinciale che sarà a chiamato a guidare le Acli nei prossimi anni.

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«Oggi abbiamo compiuto un gesto importante, siamo usciti dalle nostra case, dalle nostre parrocchie, dai nostri Comuni per andare in un luogo che segna e trasmette il senso dell’unità e dell’appartenenza reciproca. Qui davvero Maria, che ci sta accanto ricordandoci il cammino, è la Vergine della difesa. Il mio invito è che possiamo cooperare reciprocamente, perché il territorio viva un cammino interiore rinnovato». Così l’arcivescovo di Sassari Gianfranco Saba si è rivolto ai tanti fedeli, stintinesi e non solo, che ieri si sono ritrovati nella piccola chiesa di Cala d’Oliva, sull’isola dell’Asinara, in occasione del pellegrinaggio organizzato dalla Confraternita della Beata Vergine della Difesa, con il priore Gavino Assaretti, che ha portato con sé il simulacro della Madonna.

Quello stesso simulacro che, 133 anni fa, con l’esodo forzato per la realizzazione di un lazzareto e di una colonia penale, aveva lasciato l’isola trasportato e custodito dai confratelli del sodalizio “asinarese”. La Confraternita era nata proprio sull’isola dell’Asinara il 24 dicembre 1864, quando la piccola statua della Vergine era stata portata per la prima volta nella chiesa di Cala d’Oliva. Da quel momento divenne la Protettrice dell’isola e dei pescatori. Una storia che l’amministrazione comunale di Stintino ha riconosciuto, realizzando a proprie spese, la sede che a Stintino da dieci anni ospita il sodalizio.

E ieri, lunedì 11 giugno, sulla motonave Delphinus il simulacro ha raggiunto Cala d’Oliva mentre in mare la scortavano le motovedette della Capitaneria di porto e della Guardia di finanza di Porto Torres. Nel viaggio di andata e ritorno a rappresentare l’amministrazione è stata l’assessore della Cultura Francesca Demontis. Antonio Diana, in qualità di presidente del Parco nazionale, ha atteso sulla banchina di Cala d’Oliva l’arrivo della motonave.

Per molti quello di ieri è stato un viaggio alle scoperta delle proprie radici, nel ricordo del proprio passato e della propria storia. La piccola chiesa dell’Immacolata Concezione di Cala d’Oliva ha ospitato tanti pellegrini, riuniti per rendere omaggio alla Madonna.

«Un pellegrinaggio che porta alle sorgenti di una comunità ma anche alle origini di una fede che l’ha sostenuta – ha detto l’arcivescovo di Sassari, Gianfranco Saba -. Trovo bello che si siano ritrovate qui le due comunità di Porto Torres e Stintino. Questo ritrovarci assieme ci inviata a riflettere sul bisogno dell’uomo di interrogarsi sul proprio passato perché sia fonte di vita nuova.»

Le due comunità erano rappresentate dal sindaco di Stintino Antonio Diana, dal primo cittadino di Porto Torres Sean Wheeler quindi ancora dal parroco stintinese don Andrea Piras e della parrocchiale di San Gavino, all’interno della quale ricade anche la chiesetta di Cala d’Oliva, don Mario Tanca. A concelebrare con l’arcivescovo ed i due parroci, c’era anche don Ambrogio Lecca, cappellano sull’Asinara. Ad accompagnare la funzione religiosa, con i loro canti gregoriani, in sardo e in latino, ci hanno pensato i componenti della confraternita della Santa Croce di Castelsardo. Numerose poi le autorità militari che hanno partecipato all’evento, Carabinieri, Polizia, Guardia di finanza, Capitaneria di porto e Guardia costiera. Ad accompagnare la processione anche i rappresentati dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, Marco Cantori e Leonardo Tilocca.

«Una bellissima occasione di incontro – ha commentato il sindaco Antonio Diana – che conferma la forte amicizia tra Stintino e Porto Torres e le comuni radici. Tanti abitanti dell’Asinara si distribuirono nella Nurra e tanti andarono anche a Porto Torres. La presenza del sindaco Wheeler, in veste ufficiale con la fascia tricolore, riconosce allora il legame storico tra Stintino e l’Asinara.»

Toccanti, infine, le parole del presidente della confraternita, Giuseppe Benenati, che nel ricordo del nonno e di quanti dovettero abbandonare l’isola, ha sottolineato che quel viaggio vuole «rappresentare una sorta di esodo in senso inverso, volto a rimarginare quella ferita, con una fondamentale costante, rappresentata dal tesoro più prezioso che i nostri avi portarono con sé: la Madonna che, allora come oggi, ci regala la confortante percezioni di non essere mai soli».

Dopo la messa, il corteo si è recato al cimitero di Cala d’Oliva per rendere omaggio ai defunti che riposano ancora sull’isola. Quindi sulla banchina del porticciolo di Cala d’Oliva, non è mancato il classico rinfresco alla “stintinese” per tutti i partecipanti.

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A sei anni dall’ultimo pellegrinaggio, la Confraternita della Beata Vergine della Difesa torna a Cala d’Oliva, sull’isola dell’Asinara, con il piccolo simulacro della Madonna, patrona di Stintino. Lunedì 11 giugno saranno tanti gli stintinesi che si recheranno sull’isola “madre” per rendere omaggio agli antenati che ancora riposano nel piccolo cimitero di Cala d’Oliva.

In occasione del terzo pellegrinaggio nella storia del sodalizio stintinese, a portare la bandiera della Confraternita sarà il priore Gavino Assaretti, il cui incarico scadrà a metà settembre prossimo. Prima di lui, nel 2012, era stato Eleuterio Demontis a guidare i confratelli a Cala d’Oliva e, ancora prima, nel 1999 Giuseppe Benenati che quest’anno, come nel 2012, in veste di presidente della Confraternita, si è impegnato perché l’evento potesse ripetersi.

L’evento, organizzato dal sodalizio stintinese, in collaborazione con la parrocchia stintinese dell’Immacolata Concezione con il parroco don Andrea Piras, quindi l’archidiocesi di Sassari, ha ottenuto il patrocinio dal comune di Stintino.

Prima della partenza, il sindaco Antonio Diana con assessori e consiglieri comunali, quindi autorità civili e militari e cittadini si ritroveranno alle 15.00, nella chiesa parrocchiale di Stintino. Alle 15,30 si salperà dal porto Mannu alla volta di Cala d’Oliva.

Alle 17.00 circa è previsto l’approdo a Cala d’Oliva dove, nella chiesa dell’Immacolata Concezione, sarà celebrata la messa presieduta dall’arcivescovo di Sassari monsignor Gianfranco Saba.

«Sotto la sapiente guida dell’arcivescovo – si legge nell’invito realizzato dalla Confraternita – vivremo una straordinaria giornata, ripercorrendo insieme i luoghi in cui tutto ebbe fine e nuovo inizio.»

Al termine della funzione religiosa i “pellegrini” faranno visita al cimitero di Cala d’Oliva, per deporre una corona di fiori in suffragio degli asinaresi, tra questi anche alcuni che furono membri della Confraternita, e che riposano in terra di Asinara. Nel piazzale del porto, al termine della cerimonia, si terrà un rinfresco “alla stintinese”. Alle 18,30 circa si lascerà l’isola per far rientro a Stintino.

Il viaggio sarà quindi un ritorno al passato, un tuffo nei ricordi e nei racconti degli anziani. Un “pellegrinaggio” denso di significato per gli stintinesi che su quell’isola desiderano tornare ogni anno, anche per rendere omaggio a quei parenti che ancora riposano nel cimitero dell’Asinara. Isola che nel 1885 furono costretti a lasciare per fare spazio a un lazzaretto e a una colonia penale.

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«Siamo qui, anche con questa mostra, per ricordare i momenti della storia che uniscono le nostre due nazioni. Vi ringrazio per il lavoro e l’impegno nella salvaguardia della memoria che è fondamentale per ricordare il passato e costruire in nostro futuro». Così ieri l’ambasciatore slovacco in Italia, Jàn Soth, ha chiuso la mostra “Centenario della Prima Guerra Mondiale 1914-1918” che, dal 15 maggio scorso, ha trovato ospitalità nelle sale del museo della Tonnara di Stintino.

Una mostra che, in quindici pannelli fotografici, ha ripercorso la storia di una Nazione, la Cecoslovacchia, e ha mostrato i soldati cechi e slovacchi al fronte e in Italia durante il primo conflitto mondiale. La mostra è stata curata da Gabriela Dudeková dell’Istituto di storia dell’Accademia slovacca delle Scienze, in collaborazione con l’Archivio del Club di storia militare “Beskydy”, ed ha ottenuto l’alto patronato del ministero degli Affari esteri della Repubblica Slovacca.

«Il mio paese – ha detto ancora l’ambasciatore – in occasione delle commemorazioni della Grande Guerra, vuole sottolineare l’importanza storica della Ue, l’unica formazione postbellica che ha saputo riportare nel nostro Continente la garanzia della pace.»

Il comune di Stintino ha voluto inserire l’esposizione nel lungo programma di eventi che hanno preso il via nel 2013, con il progetto “Commemorazioni di pace: i profughi ed i prigionieri nell’isola dell’Asinara”.

Perché sull’Asinara, in quei tristi anni del primo conflitto mondiale, assieme ai prigionieri austro-ungarici, furono deportati anche cechi e slovacchi e di questi, ha ricordato lo stesso ambasciatore slovacco, circa 3.200 sono sopravvissuti.

«Sull’isola dell’Asinara si ritrovarono 23mila persone – ha ricordato il primo cittadino di Stintino Antonio Diana – che dovevano essere approvvigionate ogni giorno. Fu un vero e proprio sforzo per la Sardegna. Seguì quindi un grande lavoro dell’esercito italiano che, con cura e pietà, per i tanti che morirono sull’isola, trasferirono i resti dei defunti dalle fosse comuni all’ossario. Con questo progetto – ha concluso Antonio Diana – che ci vede comune capofila, abbiamo voluto ricordare quei tragici eventi, fare in modo che la memoria non venisse persa ma anche sottolineare come l’Italia e le nostre comunità si adoperarono in un’operazione, forse la prima, di tipo umanitario.»

Un messaggio di pace quindi un invito a mantenere viva la memoria e a rafforzare i rapporti tra i popoli sono stati espressi dal prefetto Giuseppe Marani, dal generale Giovanni Domenico Pintus comandante del Comando militare Esercito Sardegna, dal delegato del rettore dell’Università di Sassari Luciano Gutierrez. L’assessora comunale alla Cultura Francesca Demontis, inoltre, ha letto una lettera di saluti inviata dal presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau.

Alla cerimonia hanno partecipato anche il sindaco di Sassari Nicola Sanna e il sindaco di Porto Torres Sean Wheeler.

Prima della chiusura della mostra l’ambasciatore, accompagnato dalla curatrice del Mut Esmeralda Ughi, ha fatto visito al museo.

Quindi nel pomeriggio, accompagnato dal sindaco di Stintino e dal sindaco di Porto Torres che ha fatto gli onori di casa, l’ambasciatore ha fatto visita all’Asinara e tappa all’Ossario di Campo Perdu. Qui, alla presenza dell’arcivescovo di Sassari, monsignor Gianfranco Saba, le autorità civili e militari hanno deposto una corona di fiori in memoria delle oltre seimila persone che tra il 1915-1918 morirono nei campi allestiti sull’isola dell’Asinara.