21 November, 2024
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Il gruppo del Pd ha presentato una mozione in Consiglio regionale, primo firmatario Antonio Solinas, sulla situazione di crisi alla Portovesme srl. Dopo aver ricostruito la situazione che ha portato allo stato di crisi e al recente annuncio della Glencore sulla fermata della linea zinco che «impatta per circa il 75% della forza lavoro sia sui lavoratori diretti che indiretti e attualmente operano all’interno dello stabilimento, seppur nel circuito della Cassa Integrazione a rotazione, circa 1.200 lavoratori suddivisi tra 600 diretti e altrettanti indiretti»; constatato che «l’alto costo dell’energia in Italia rappresenta una problematica seria che impatta in modo importante per un’azienda energivora, in particolare rispetto a stabilimenti simili presenti in Spagna e Germania dove il costo è decisamente basso. La Glencore non ha rispettato gli impegni assunti con le organizzazioni sindacali che prevedevano che non si sarebbe fermata la linea zinco sino alla conclusione del progetto di fattibilità del litio e, dunque, con la decisione comunicata appare del tutto inaffidabile e rompe il patto di fiducia ventennale tra le lavoratrici, lavoratori, organizzazioni sindacali e istituzioni territoriali e regionali»; la mozione «impegna il presidente della Regione ad assumere, stante la grave evoluzione in corso in merito alla situazione di crisi e alla prospettata perdita di circa 1.200 posti di lavoro, tutte le iniziative necessarie, raccordandosi con gli attori coinvolti nella vertenza, affinché la Glencore Srl tenga fede agli impegni assunti, e così tutelare i lavoratori e garantire, per loro e le loro famiglie, il mantenimento del posto di lavoro».

La mozione oltreché quella di Antonio Solinas, presidente della V Commissione Attività produttive, reca le firme dei consiglieri Alessandro Pilurzu, Roberto Deriu, Carla Fundoni, Salvatore Corrias, Gianluigi Piano, Valter Piscedda, Camilla Soru e Antonio Spano.

 

Domani, sabato 1 aprile, i parlamentari del Partito democratico Silvio Lai e Marco Meloni, il segretario regionale Piero Comandini, il segretario provinciale Gianluigi Piano e la consigliera regionale Rossella Pinna, unitamente ai sindaci di San Gavino, Guspini e Villacidro, visiteranno alla Fonderia di San Gavino dove incontreranno i lavoratori della Portovesme s.r.l. che da mesi sono impegnati nella difesa del proprio posto di lavoro e che da una settimana occupano lo storico stabilimento del centro campidanese.

«Da mesi e mesi siamo vicini ai lavoratori in lotta, abbiamo richiesto ripetutamente l’impegno della Giunta per un intervento risolutivo sui governi che si sono succeduti. Siamo e saremo ancora qui, sempre al fianco dei lavoratori, a sostenere e accompagnare la lotta di chi chiede certezza e garanzie per il proprio posto di lavoroafferma la consigliera del territorio -. La nostra speranza è che la Glencore, proprietaria della Portovesme s.r.l e il Governo, trovino l’accordo anche per la riconversione delle lavorazioni e dare così continuità alla presenza degli stabilimenti che tra dipendenti diretti e indiretti, pesa sul destino di oltre 2.500 famiglie. Se così non fosse, sarebbe un disastro che né qui né nel Sulcis, territori fortemente e ripetutamente colpiti dalla crisi industriale, può essere sopportato.»

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Rossella Pinna (Pd), ex sindaco di Guspini, torna in Consiglio regionale. La Corte d’Appello ha confermato la sentenza del Tribunale civile di Cagliari che aveva accolto il suo ricorso nel mese di agosto dello scorso anno. Subentra a Gianluigi Piano, anch’egli del Pd, che era stato eletto nella circoscrizione del Medio Campidano con 2.424 preferenze, precedendo l’uscente Rossella Pinna, che aveva ottenuto 1.995 preferenze. Quest’ultima ha presentato ricorso, sostenendo l’ineleggibilità di Gianluigi Piano, in quanto nella scorsa legislatura aveva fatto parte dello staff dell’assessore regionale dell’Urbanistica ed Enti locali Cristiano Erriu ed è stato equiparato ad un dipendente regionale, quindi non eleggibile. Il Consiglio regionale dovrà ora prendere atto della sentenza e procedere alla surroga. Gianluigi Piano potrebbe ricorrere in Cassazione.

 

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I consiglieri regionali del Partito democratico, primo firmatario il consigliere Gianluigi Piano, hanno presentato una mozione all’assessore dell’Agricoltura, Gabriella Murgia, per conoscere le motivazioni hanno portato all’esclusione dal bando, sulla misura 13 del Programma di sviluppo rurale della Sardegna, le aziende agricole ricadenti nel territorio dei comuni di Assemini, Badesi, Girasole, Masainas, Olmedo, Ortacesus e Sìmaxis. E inoltre, causa l’assenza di condizioni di svantaggio rispetto alla precedente delimitazione, per le aziende agricole dei comuni di: Alghero, Arborea, Samassi, San Gavino, San Sperate, Senorbì, Uras e Valledoria.
La mozione pone in rilievo il fatto che in un periodo di drammatica crisi epidemiologica, con risvolti negativi sotto il profilo socioeconomico e sociosanitario, le aziende di tali comuni, se escluse dagli aiuti per il Programma di Sviluppo rurale per l’annualità 2020, subiranno un fortissimo contraccolpo economico. Tale ricaduta negativa finirà per indebolire ulteriormente la già fortemente compromessa economia di questi centri.
Per questo motivo, la mozione impegna il presidente della Regione e l’assessora dell’Agricoltura sulla base delle considerazioni esposte a: segnalare al ministero delle Politiche agricole la macroscopica disparità che si è venuta a creare con il mancato inserimento nella delimitazione delle zone svantaggiate e, conseguentemente, a chiedere che i motivi di tale iniqua esclusione, in ragione della eccezionalità della crisi che il settore agricolo sardo ha subito per i contraccolpi derivanti dalle disposizioni normative e dalle ordinanze di contenimento della diffusione del virus Covid-19, vengano rimossi con provvedimento urgente.
Impegna inoltre, constatata la sperequazione subita dai Comuni esclusi e dato il periodo di grave crisi emergenziale dovuta al Covid-19, a modificare le direttive riportate nel nuovo bando della Misura 13 dell’assessorato regionale dell’Agricoltura, pubblicato il 24 aprile 2020, inserendo fra i centri agricoli ammessi, i Comuni oggi esclusi.

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Il gruppo del Pd in Consiglio regionale ha depositato una mozione sulla necessità che la Giunta regionale attivi misure particolari per la gestione della “Fase 2” dell’emergenza epidemiologica Covid-19 attraverso l’utilizzo di sistemi tecnologici avanzati.

Si tratta di un’iniziativa nata dalla considerazione che, secondo il consigliere Gianluigi Piano ed i colleghi sottoscrittori, «si è venuta a creare la necessità che la Giunta regionale attivi misure particolari per la gestione della Fase2 dell’emergenza epidemiologica Covid-19 attraverso l’utilizzo di sistemi tecnologici avanzati».

La mozione pone in evidenza in fatto che la Regione Sardegna, mediante l’Agenzia Regionale Sardegna Ricerche, gestisce il Parco scientifico e tecnologico della Sardegna che opera attraverso due sedi: a Pula (dove si trova anche il Crs4, centro di ricerca di rilievo internazionale per lo sviluppo e l’applicazione di soluzioni innovative specializzate) e ad Alghero (Porto Conte Ricerche) dove insiste un sistema di infrastrutture avanzate e di servizi per l’innovazione tecnologica e la valorizzazione della ricerca.

E, i consiglieri del gruppo Pd sottolineano che «il CRS4 ha strutturato una piattaforma informatica, cosiddetta“Smart Operation Brain CoviDE (Coronavirus Digital Emergency)”, per la gestione sanitaria eeconomico-sociale della “Fase 2” dell’emergenza Covid-19, il cui progetto ha attualmente trovato applicazione nella Regione Piemonte attraverso l’iniziativa “Uniti si riparte”, ma con la possibilità di estensione a tutto il territorio nazionale, adattandolo alle esigenza delle realtà regionali interessate».

Partendo da questo presupposto, i consiglieri sottoscrittori, dopo aver ricordato che l’utilizzo della piattaforma deve essere limitato al solo periodo di emergenza epidemiologica Covid-19  e che tutti i dati registrati, riguardanti la tracciabilità degli individui e la geolocalizzazione dei contatti dei pazienti positivi e dei soggetti in isolamento nonché dei loro spostamenti, devo essere conservati e custodi al solo fine del monitoraggio e cessata l’emergenza andare distrutti, chiedono che il Consiglio regionale impegni il Presidente e la Giunta regionale:

– a valutare l’opportunità di attivare le necessarie interlocuzioni con il Centro di Ricerca Regionale CRS4 finalizzate adavviare l’applicazione immediata della piattaforma “Smart Operation Brain CoviDE (Coronavirus Digital Emergency)”, per la gestione sanitaria e economico-sociale della “Fase 2” dell’emergenza Covid-19) anche in Sardegna;
– a verificare se possano essere messe in campo ulteriori tecnologie e strumenti innovativi utili alla gestione della “Fase 2” dell’emergenza, attraverso il coinvolgimento delle alte professionalità che la Regione Sardegna può vantare nell’ambito dell’attività dei principali Centri Regionali di Ricerca attivi nell’ambito dell’innovazione tecnologica (Sardegna Ricerche, CRS4, Porto Conte Ricerche).

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Il Consiglio regionale ha esaminato il disegno di legge n° 51/A contenente “Disposizioni in materia di enti locali”. La seduta, stamane, è stata aperta dal presidente Michele Pais. Ha chiesto la parola il capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus, il quale ha lamentato l’impossibilità di avere informazione sulle delibere approvate dalla Giunta per i ritardi nella pubblicazione sul sito della Regione. Francesco Agus ha, inoltre, riferito di aver presentato, in base all’articolo 105 del Regolamento “Diritto all’informazione”, due richieste di accesso agli atti 15 giorni fa e di non aver ottenuto risposta. Francesco Agus ha chiesto al presidente Michele Pais di informarsi se il presidente della Regione ha opposto il segreto d’ufficio sugli atti. Se così non fosse, Francesco Agus ha annunciato che domani mattina si presenterà negli uffici per ritirare la documentazione richiesta.

E’ poi intervenuto il consigliere dei Progressisti, Gianfranco Satta, che ha chiesto al presidente Michele Pais di sollecitare l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, affinché convochi urgentemente il tavolo tecnico che va a monitorare il percorso terapeutico dei pazienti affetti da sclerosi multipla, una malattia, ha spiegato che «riguarda 356 casi su 100.000 abitanti in Sardegna». Gianfranco Satta ha ricordato di aver presentato un’interrogazione, la numero 131, come ci sono stati anche gli interventi delle colleghe, Desirè Manca (capogruppo del M5S) e dalla consigliera Carla Cuccu (M5S).

Annalisa Mele (Lega) è poi intervenuta per esprime «sentimento di un orrore che ci ha invaso alla notizia che l’attivista curda per i diritti delle donne, Henvir Khalaf, è stata brutalmente trucidata in Siria con altre otto persone». La consigliera della Lega ha poi aggiunto che «tanta barbarie ci disgusta e ci rafforza nelle convinzioni che sovranità dei popoli come quello curdo è un valore inviolabile nella società moderna», criticando l’incapacità dell’Europa di esprimere una minimo di politica estera coerente e ferma sul Medio Oriente. Mele ha concluso affermando che la Lega «propugna la sovranità delle nazioni perché crede nella sovranità della persona, donna, uomo, di ogni colore. Tutti siamo figli di un Dio che ci ha creato uguali».

Il consigliere del Pd, Roberto Deriu, ha chiesto una sospensione di dieci minuti per una conferenza dei capigruppo per definire in che modo andare avanti con i lavori.

Il capogruppo del Psd’Az, Franco Mula, si è detto d’accordo con la richiesta di sospensione, ma ha ricordato ai colleghi la necessità di essere puntuali e presente in Consiglio regionale e nelle Commissione per consentire l’esecuzione dei lavori. Mula ha proposto di modificare il Regolamento.

Il Consiglio è sospeso per dieci minuti ed è stata convocata la Conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il presidente del Consiglio regionale, Michele Pais, ha aperto la discussione sul punto all’ordine del giorno, disegno di legge 51/A “Disposizioni in materia di enti locali” e ha dato la parola al relatore di maggioranza, Pierluigi Saiu (Lega), presidente della commissione Autonomia.

«L’esame del disegno di legge n. 51, trasmesso dalla Giunta regionale il 18 settembre e inserito all’ordine del giorno della prima Commissione il 23 dello stesso mese, è iniziato nella seduta immediatamente successiva del 26 a seguito dell’illustrazione del provvedimento da parte dell’Assessore competente in materia di enti locali convocato in audizione. I gruppi di maggioranza condividono le ragioni alla base del provvedimento oggi in discussione in Assemblea. Esse sono essenzialmente fondate – ha affermato Pierluigi Saiu – sulla natura fiduciaria del rapporto tra gli amministratori straordinari e l’organo politico competente oltre che sulla esigenza di proseguire un regime transitorio nelle more della definizione di una legge di riforma del sistema degli enti locali della Sardegna, riforma la cui necessità è avvertita in maniera stringente da tutta la Commissione.»

Il presidente Pierluigi Saiu ha poi proseguito: «Detta riforma dovrà tenere conto della necessità di una disciplina organica, capace, cioè, di ricondurre nella stessa sede quelle materie che oggi non sono normate, oppure la cui disciplina appare incompleta o frammentata». E ha aggiunto che: «Il testo, licenziato a maggioranza nella seduta del 2 ottobre, è il risultato di un accordo raggiunto in Commissione che ha visto il ritiro di oltre 150 emendamenti presentati dai gruppi di minoranza, alcuni dei quali evidentemente inammissibili, e 2 emendamenti presentati invece da un gruppo di maggioranza. Contiene, poi, alcune modifiche rispetto al testo del proponente con riferimento all’articolo 1». Si tratta di modifiche che corrispondono, in larga misura, alle indicazioni contenute nella Relazione di analisi tecnico normativa (ATN).

«In particolare, da un punto di vista formale, sono stati approvati emendamenti finalizzati a migliorare la redazione del testo rendendolo più coerente con il dettato della legge regionale n. 2 del 2016 (riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna), attraverso: il riferimento alle “Province” e non alle “circoscrizioni provinciali”; l’esplicitazione dei richiami normativi per evitare inutili duplicazioni di norme; l’eliminazione del rinvio alla disciplina della legge regionale n. 15 del 2013.»

Il presidente Pierluigi Saiu ha poi sottolineato: «Da un punto di vista sostanziale, i gruppi di maggioranza e di minoranza hanno condiviso l’esigenza di inserire un termine finale relativamente alla durata in carica degli amministratori straordinari al fine di rendere la relativa gestione maggiormente rispondente ai principi costituzionali in materia. Anche in questo caso, infatti, la Commissione ha accolto un’indicazione formulata in sede di analisi tecnico normativa e coerente con la giurisprudenza costituzionale in materia».

Per Pierluigi Saiu è apprezzabile «la scelta della Giunta regionale di inserire le disposizioni di cui sopra in apposito disegno di legge, rinunciando alla tentazione di inserire le stesse norme in provvedimenti di natura diversa, come avvenuto, invece, nella scorsa legislatura con l’articolo 2, comma 13, lettera b), punto 1) della legge regionale n. 5 del 2017. In quella sede il legislatore regionale sostituì il comma 7 dell’articolo 24 della legge regionale n. 2 del 2016, consentendo agli amministratori straordinari di restare in carica fino al 31 dicembre 2017. Quella disposizione, contenuta nella legge n. 5 del 2017, da un lato appare estranea alla materia disciplinata dalla legge di stabilità; dall’altro riduce enormemente gli spazi di critica politica al testo in esame per quelle forze che, maggioranza nella scorsa legislatura, oggi sono all’opposizione. Spazi di critica politica che possono apparire pretestuosi se consideriamo, infatti, che quelle stesse forze politiche nella precedente legislatura hanno approvato altri due distinti testi normativi (legge regionale n. 5 del 2018 e legge regionale n. 39 del 2018), recanti entrambi “disposizioni urgenti in materia di elezione dei presidenti delle Province e dei Consigli provinciali” dirette a introdurre ulteriori rinvii. Gli altri articoli approvati dalla Commissione, invece, risultano identici a quelli contenuti nel testo del proponente».

La presidenza del Consiglio è stata assunta dal vice presidente Piero Comandini (Pd), il quale ha dato la parola al relatore di minoranza, Roberto Deriu (Pd). Il consigliere della minoranza ha affermato: «Non rinunciamo a esprimere la nostra contrarietà al provvedimento, che è stato presentato nella Commissione dall’assessore degli Enti locali come l’inizio anticipatore di una grande riforma degli enti locali della quale però noi non troviamo traccia in questo disegno di legge. Questo disegno di legge – ha aggiunto Roberto Deriu – nella sua relazione afferma che ci sono i segni premonitori che annunciano la nascita di questo redentore degli enti locali però poi l’unico provvedimento sostanziale contenuto in questo disegno di legge è la sostituzione di tre amministratori straordinari e dei loro sub commissari. Abbiamo tentato in Commissione di soccorrere la Giunta sotto l’aspetto formale e siamo stati ringraziati» e ha aggiunto: «In aula, nella Conferenza dei capigruppo, abbiamo raggiunto un accordo su un civile confronto che, però, non ci esime dall’esporre le nostre ragioni, rappresentate da una serie di emendamenti politicamente significativi che sono all’attenzione di quest’aula: 51, 54, 18, 24, 30, 36». Deriu ha chiesto all’Aula e al presidente della Commissione Pierluigi Saiu di valutare anche l’ultimo blocco di emendamenti presentati a firma del collega del Pd, Piero Comandini.

Il vice presidente Piero Comandini ha dato la parola a consigliere dei Progressisti, Gianfranco Satta. Il consigliere dell’opposizione ha evidenziato che si tratta di una maggioranza “degli annunci e dei proclami”, che rispetto al ragionamento complessivo di una riforma necessaria e complessa delle autonomia locali, presenta un disegno di legge a cui, secondo Gianfranco Satta, andava almeno cambiato il titolo. «In realtà – ha affermato il consigliere – tratta di disposizione e implementazioni di poltrone in materia di enti locali. E’ chiaro che l’obiettivo della maggioranza è di superare il Referendum del 4 dicembre 2016, a ragione o torto»” e intervenire il ruolo delle province di ente intermedio, con la capacità di avere autorevolezza nel confronto della Regione e di rappresentare anche i piccoli Comuni. Gianfranco Satta ha sottolineato di aver presentato un emendamento, insieme al collega Antonio Piu (Progressisti), per l’istituzione della Città metropolitana di Sassari. «Dispiace che questo emendamento non è stato accolto». Per Gianfranco Satta si prospetta un’approvazione di un Ddisegno di legge che andrà incontro a seri dubbi di legittimità costituzionale. E ha ricordato che nel 2018 la legge regionale della Sicilia, n. 168, che prevedeva l’elezione a suffragio universale per le Province è stata dichiarata illegittima. Secondo Satta bisogna ridate il governo delle province ai sindaci.

Dopo l’on. Gianfranco Satta per il Pd ha preso la parola l’on. Salvatore Corrias, sindaco di Baunei, che ha detto: «Il ddl circoscrive il raggio d’azione a un ambito assai ristretto ed è curioso leggere nella relazione della Giunta di un alto tasso di improvvisazione attribuito al legislatore nazionale. L’improvvisazione è invece qui, perché questa non è una riforma degli enti locali ma una povera dichiarazione di intenti. Quale sarebbe la vostra riforma? Quale sarebbe la vostra visione se non un patriottismo posticcio e romantico? Non si coglie nulla e ci sono voluti 60 giorni per i sindaci del mio territorio per ottenere un’audizione in commissione». L’oratore ha proseguito: «La Corte costituzionale ha già detto con chiarezza che i commissari sono a termine, per loro natura, ed è necessaria una riforma di sistema che pure tutto il sistema degli enti locali ha caldeggiato. Dovete fare una riflessione in prima commissione, sentendo davvero il parere dei territori. Ecco perché voteremo contro.»

Per l’on. Alessandro Solinas (Cinque stelle) «l’unica cosa che interessa alla Giunta sono le nomine dei commissari, non le province. Questo mi sembra evidente e nel dirlo faccio tesoro di tutti gli esempi e di tutte le esperienze. Siamo esasperati per questa spartizione di posti, per la vostra invenzione di questi sub commissari finalizzata a non lasciare nessuno senza sedia. Vedrete che la Consulta avrà da dire su questo. Se non vi basta il buon Cencelli provate con il buon senso: non riuscite da mesi nemmeno a nominare il nuovo presidente della commissione Bilancio, dopo le dimissioni del sindaco Paolo Truzzu. State perseguendo meri istinti di conservazione: noi di Cinque stelle le poltrone le tagliamo e voi le aumentate».

L’on. Maria Laura Orrù (Progressisti) ha esordito affermando che «questo testo non ha nulla a che fare con i problemi dei territori e con una riforma degli enti locali. Invece è proprio dai piccoli paesi che nasce la storia del nostro popolo, i piccoli centri dove tutto, dalla scuola ai trasporti, è più difficile. Sono queste le zone della Sardegna che dobbiamo maggiormente ascoltare nella redazione di una autentica proposta di riforma».

Il sindaco di Escolca, on. Eugenio Lai (Leu) ha preso la parola invitando anche «i colleghi della maggioranza a esprimersi, non a fare silenzio. Vorrei che fosse chiaro che questa non è una riforma degli enti locali ma una semplice sostituzione con legge degli attuali commissari con commissari più graditi. Tutto qui, nonostante il Consiglio delle autonomie locali ha già detto no a questa ipotesi di riforma. Ma siamo d’altronde nel periodo in cui l’assessore agli Enti locali non va all’assemblea dell’Anci e scatta selfie in giro per la Sardegna con il suo direttore generale. Siamo in un momento storico in cui vi trincerate nelle stanze del potere e provate a distribuirvi tutti gli incarichi possibili: basta guardare la composizione della Giunta regionale per trarre le giuste conclusioni». L’esponente di Leu ha proseguito: «Con questi comportamenti  è evidente che si allontanano i cittadini, sapete parlare giusto di commissari e sub commissari. Non c’è un’idea di questa terra, destinata a continuare a dividersi: siete in stato confusionale».

Per la Lega l’on. Pierluigi Saiu, presidente della commissione Autonomia, ha detto: «Voi dite che nel testo di legge non c’è una vera riforma e io rispondo che non c’è nessuno in quest’Aula che sia disposto a riconoscere che la vostra passata riforma degli enti locali del 2016 debba essere difesa. Siete voi i primi a dire che quella legge va riformata e che non va bene. Dunque, siamo consapevoli che questo nostro testo di legge serve  soltanto a disciplinare una situazione transitoria per consentire di scrivere la vera riforma e consentire che siano i sardi a scegliere chi deve governare i loro territori. Non ci stiamo inventando poltrone ma il ruolo dei sub commissari è già previsto nella vostra riforma del 2016: a volte basta leggere per non fare brutte figure. I Sardi vi hanno tolto la fiducia proprio perché non avete fatto quel che il popolo si attendeva: non avete davvero il diritto di fare lezioncine, abbiate il buon gusto. Aggiungo: i sindaci facciano i sindaci e abbiamo gli strumenti per farlo bene. Non è giusto che facciano i presidenti della provincia né gli amministratori straordinari».

Per il Movimento Cinque stelle l’on. Roberto Li Gioi ha replicato all’on. Pierluigi  Saiu: «Noi le normative le conosciamo e sappiamo che non fate altro che aggiungere poltrone alle poltrone, in ossequio alla tradizione della peggiore politica, priva del minimo afflato di vicinanza ai cittadini. Il vostro cambiamento è esattamente questo: poltrone e amministratori straordinari per dare sfogo agli appetiti. Poco importa poi se non vi presentate nelle commissioni, se sospendete e poi annullate le sedute del Consiglio».

A seguire per i Progressisti ha preso la parola l’on. Massimo Zedda: «Il testo che ci avete sottoposto era pieno di corbellerie grammaticali e giuridiche, in tutti gli ambiti del diritto escluso il diritto canonico. Perfino il titolo che avete proposto parlava di “collegi provinciali” invece che di province, l’unico organo costituzionale. Abbiamo audito i due docenti di diritto costituzionale di Cagliari e Sassari ed entrambi hanno affermato che si possa andare a elezione diretta del presidente della Provincia: piaccia o meno ma quella scelta è nella disponibilità della legge statale, non della legge regionale. Questo deve essere chiaro e deve essere detto con chiarezza. Suggerirei anche di rileggere il parere del Cal, che non hanno bisogno di interpreti: parlano di vulnus democratico e di demagogia delle vostre norme. Mi sembrano concetti abbastanza chiari. Se è stato un errore non indire le elezioni prima non si capisce perché oggi vogliate reiterare l’errore, con una follia giuridica visto che la prossima primavera saranno rinnovati tantissimi Comuni sardi. Questa vostra riforma non mi convince perché non è una riforma e perché se davvero tenete al funzionamento delle province dovete mettere mano alla riforma della Regione, delegando i poteri ai territori. Mi rendo conto che sia il contrario esatto del vostro neo centralismo».

Sull’ordine dei lavori l’on. Franco Mula, capogruppo del Psd’Az, ha chiesto al presidente Pais di proseguire la seduta a oltranza. L’on. Giorgio Oppi (Udc) si è detto contrario e ha chiesto la sospensione di un’ora: «L’oltranza si concorda prima, non dopo». Per la Lega l’on. Dario Giagoni si è detto favorevole alla posizione dell’on. Giorgio Oppi così come l’on. Francesco Agus (Progressisti), che ha suggerito «di riunire la commissione alle 15.00per un parere compiuto».

Il presidente ha comunicato che gli iscritti a parlare sono ancora quattro, prima dei capigruppo,  quindi ha proposto una brevissima sospensione al termine degli interventi dei consiglieri consentendo nel frattempo alla commissione di esaminare gli emendamenti senza sospendere i lavori dell’Aula.

Successivamente è proseguita la discussione generale con l’intervento del consigliere Giuseppe Piu, dei Progressisti. Piu ha sottolineato che il tema degli Enti locali tema che ha inciso molto nella campagna elettorale dopo che la riforma approvata nella precedente legislatura aveva oggettivamente determinato molto malessere, ben cavalcato dal centro destra. Ora però, ha proseguito, è passato molto tempo ma dalla maggioranza non è arrivata alcuna proposta ad eccezione di discorsi vaghi sulla Provincia Gallura, la Città metropolitana di Sassari o l’istituzione di un numero imprecisato di nuove Province. Intendiamoci, ha riconosciuto, è legittimo cambiare i commissari ma sarebbe stato meglio soffermarsi su competenze e funzioni degli Enti locali allargando il campo ai rapporti delle autonomie con la Regione, le agenzie regionali e le società in house. Noi, ha concluso, sosterremo un nostro emendamento sulla Città metropolitana di Sassari, anche perché in Sicilia ne sono state fatte tre e la Giunta deve dire cosa pensa.

Sempre per i Progressisti il consigliere Diego Loi ha ricordato il confronto in commissione sul provvedimento, definito l’avvio di un percorso di riforma degli Enti locali della Sardegna ma, ha osservato, se questo è vero allora bisogna essere più concreti parlando di contenuti, di competenze e funzioni degli Enti e di rapporto con la Regione, tutte cose che dalla maggioranza non abbiamo sentito. Molto più onesto, a questo punto, parlare di legittima esigenza della maggioranza di avvicendare i commissari dei vari territori. Sul piano dei principi, ha detto infine, tutti siamo favorevoli all’elezione diretta dei presidenti di Provincia ma un tale principio non c’entra nulla con la sostituzione degli amministratori straordinari e semmai elude ancora una volta il cuore della riforma.

Il consigliere del Pd Giuseppe Meloni ha sostenuto che dopo tante chiacchiere questa sarebbe stata l’occasione giusta per approvare una riforma organica degli Enti locali ed invece, ad otto mesi dall’inizio della legislatura, si riesce a malapena a presentare un testo blindato con dentro alcune nuove poltrone; in altre parole la montagna ha partorito un topolino per giunta molto affamato. Nella legislatura precedente, ha ricordato, si è vissuta una fase attraversata dalla legge Delrio, la costituzione della provincia del Sud che non ho votato, ed il dal referendum costituzionale che ha riportato in piedi le Province. Il mio emendamento sulla provincia del Nord Est, ha aggiunto, non è una provocazione ma è identico alla proposta di legge respinta nella passata legislatura; non ho niente contro lo “spoil system” ma la riforma non c’è e sospetto che il termine del 2020 nasconda con un’ulteriore proroga e l’ennesimo rinvio della riforma.

Il consigliere del Pd Luigi Piano ha dichiarato che è difficile dare una valutazione sulla riforma perché la riforma non c’è ma il tema non può essere eluso perché la Sardegna ne ha davvero molto bisogno, partendo da una riflessione sulla legge 2 del 2016 che deve essere cambiata ma non buttata via, senza dimenticare che è nata in un contesto politico che non comprendeva più le Province. Ora, ha continuato, il nostro compito è mettere in piedi una proposta nuova che valorizzi tutti i territori della Regione a cominciare dai più deboli partendo dal principio cardine del coinvolgimento dei Sindaci, magari dopo una sorta di stati generali, per farla nascere veramente dal basso. Se occorre, ha terminato, possiamo anche prenderci un po’ più di tempo anche perché a fronte nella necessità di dare vita ad organi democratici eletti col suffragio universale bisogna prendere atto che ciò è impossibile nel quadro normativo attuale.

Dopo quest’ultimo intervento il presidente ha sospeso la seduta riconvocando il Consiglio per le ore 15.00.

Alla ripresa dei lavori il presidente del Consiglio ha concesso la parola al capogruppo Leu, Daniele Cocco, che ha lamentato il mancato rispetto dell’accordo assunto in conferenza capigruppo per la prosecuzione a oltranza dei lavori dell’Aula («ormai si adottano metodi insopportabili sia in Aula che nelle commissioni») ed ha denunciato le troppe assenze tra i banchi del Consiglio. L’esponente della minoranza ha quindi rivolto apprezzamento per il comportamento dell’ex commissario della Provincia di Sassari per essersi dimessosi in quanto nominato nella precedente legislatura: «Se tutti avessero fatto così, la maggioranza ci avrebbe evitato questo disegno di legge che serve solo a fare nuove nomine».

Il capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus, dopo aver definito “poco decorosa” l’assenza della maggioranza in Aula, ha invitato il presidente Pais ad una “valutazione”. Il presidente del Consiglio, non ha nascosto l’imbarazzo per le assenze e ha sospeso i lavori per dieci minuti.

Alla ripresa il capogruppo del Psd’Az, Franco Mula, è ritornato sul mancato rispetto degli accordi per l’andamento dei lavori («mi passa persino la voglia di difendere questa maggioranza e il gruppo non sarebbe stato in aula se il disegno di legge non fosse proposto da un assessore del Psd’Az»)ed ha replicato con accenti polemici ai consiglieri della minoranza ed in particolare agli onorevoli Lai e Orrù. Nel merito del disegno di legge, l’esponente della maggioranza, ha ammesso la volontà di procedere con le nomine di nuovi commissari ma soprattutto di voler dare il via al riordino degli Enti locali e consentire l’elezione diretta degli amministratori provinciali.

Il capogruppo del Pd, Gianfranco Ganau, ha rinunciato all’intervento, mentre il capogruppo della Lega, Dario Giagoni, ha dapprima replicato alle accuse “del voler cercare nuove poltrone” fatte dall’esponente del M5S Li Gioi nel corso del suo intervento in sede di dibattito, e poi ha  ribadito l’opportunità dell’elezione diretta degli organi delle Province e rilanciato sull’istituzione della provincia Gallura.

Dopo una breve sospensione dei lavori, accordata da presidente Pais su richiesta del capogruppo Psd’Az, Franco Mula, è intervenuto il capogruppo di Forza Italia, Angelo Cocciu, che con toni perentori a invitato la giunta e la maggioranza a presentare la proposta di riordino degli Enti locali che preveda l’istituzione della nuova provincia Gallura, prima della sospensione dei lavori per le vacanze natalizie («non accettiamo più ritardi né di essere presi in giro»).

L’assessore degli Enti locali, Quirico Sanna, ha dunque ribadito la volontà di procedere con la legge di riforma degli Enti Locali e con la previsione dell’elezione diretta di presidenti e dei Consigli provinciali («era una promessa fatta agli elettori e la manterremo»). L’esponente dell’esecutivo regionale ha quindi affermato l’opportunità di procedere con «una riforma che parta dal basso e che sia condivisa” e si è detto «disponibile ad accogliere eventuali indicazioni, proposte e suggerimenti da parte delle forze della minoranza». Quirico Sanna ha dunque rivolto parole di apprezzamento e riconoscenza all’ex commissario dell’amministrazione provinciale di Sassari («le sue dimissione sono state un gesto di buona politica») ed ha riaffermato il ruolo centrale del Consiglio nei processi di riforma («ma non faremo mai una legge di riordino che vada contro le volontà dei territori»). Sull’introduzione del voto per l’elezione degli amministratori delle province, l’assessore si è detto «pronto a sfidare anche il Governo». Quirico Sanna ha quindi concluso il suo intervento auspicando l’approvazione del disegno di legge n. 51.

Il capogruppo del Psd’Az, Franco Mula, ha chiesto una sospensione dei lavori per una riunione dei consiglieri della maggioranza ed il presidente del Consiglio ha acconsentito.

Alla ripresa dei lavori, la capogruppo del M5S Desirè Manca ha chiesto una breve sospensione della seduta per poter tenere una riunione dei gruppi di minoranza. La richiesta è stata accolta.

Dopo la sospensione, il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu ha sollecitato la convocazione della commissione per valutare gli emendamenti.

Il presidente ha chiesto al relatore di riferire su un accordo del quale però ha constatato il mancato perfezionamento ed ha quindi chiamato la votazione sul passaggio agli articoli.

Per dichiarazione di voto il consigliere di Leu Eugenio Lai ha affermato che lo spettacolo della giornata dà la misura del senso di responsabilità della maggioranza di fronte a riforme di grande portata per la Sardegna. Il consigliere ha poi sollecitato l’esame degli emendamenti da parte della commissione, compito che non può essere svolto dal solo relatore di maggioranza. Eugenio Lai, infine, ha assicurato il contributo del suo gruppo, fermo restando il voto negativo, attraverso una serie di emendamenti.

Il consigliere Alessandro Solinas del M5S, respingendo le critiche della maggioranza,  ha ribadito il voto contrario del gruppo e la sua posizione già espressa nella discussione generale secondo cui la legge ha il solo scopo di aumentare le poltrone.

Sull’ordine dei lavori, il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu ha chiesto l’applicazione dell’art. 84 del regolamento – 15° comma.

Il presidente ha chiarito che solitamente la norma richiamata è stata sempre interpretata nel senso di evitare il passaggio in commissione, tuttavia se la si vuole interpretare per appesantire i lavori non si può che applicarla formalmente. Michele Pais ha chiesto poi al Consiglio di chiarire l’orientamento prevalente, cioè se procedere col voto sul passaggio agli articoli e poi convocare la commissione per gli emendamenti.

Il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus ha affermato che, a suo avviso, il regolamento va interpretato nel senso che sia le dichiarazioni di voto che lo scrutinio sul passaggio agli articoli sono sospese, per il tempo strettamente necessario alla commissione per l’esame degli emendamenti.

Il capogruppo del Psd’Az Franco Mula, assumendosi la responsabilità del mancato accordo con l’opposizione, ha annunciato la conferma di tutti gli emendamento della maggioranza e della Giunta.

Il presidente, dopo aver ricordato che per prassi la riunione della commissione si tiene dopo il voto sul passaggio agli articoli, ha sospeso la seduta per 30 minuti, convocando nello stesso tempo la commissione.

Alla ripresa dei lavori l’on. Gianfranco Satta (Progressisti) ha ribadito i limiti della scelta dei commissari: «Sono contrari al dettato della legge nazionale e delle pronunce della giurisprudenza. Deve essere chiaro questo».

L’on. Piero Comandini (Pd) ha chiamato in causa il compagno di partito, on. Roberto Deriu, autore di un fortunato romanzo: «Dopo la <Pantera di Bultei> è necessario che l’onorevole Roberto Deriu scriva <Il topolino di Monti>, perché scorrendo questo testo di legge viene da ricordare a tutti che si vota ogni cinque anni non perché lo diciamo noi ma perché lo dice la Costituzione. Nel testo non c’è traccia di riforma degli enti locali ma soltanto il desiderio di modificare persone di vostra fiducia, come è nelle regole del gioco tra maggioranza e opposizione. Avete seminato aspettative nella gente ma la verità è che nei vostri primi sei mesi avete superato cento nomine».

Per il gruppo Leu l’on. Daniele Cocco ha detto: «Ogni nostro impegno è stato assolto ma tocca a noi l’onere di questa leggina di proroga. Perché altro non è. Mi auguro che le nomine che farete siano di buon livello o almeno che siano nominate persone competenti nei ruoli di commissario o sub commissario».

Dall’opposizione ancora è arrivato l’annuncio  di voto negativo da parte dell’on. Gigi Piano (Pd): “Questa legge non è di riforma”. Stessa opinione da parte dell’on. Laura Caddeo (Progressisti)  mentre  l’on. Diego Loi (Progressisti) ha ribadito: «Ci troviamo davanti a una chiusura sulle nostre proposte. Denunciamo anche il fatto che siamo da un mese alle prese con questa leggina, tra lavori di commissione e di Aula. La Sardegna ha bisogno d’altro».

Per il Pd l’on. Giuseppe Meloni si è espresso contro il passaggio agli articoli del disegno di legge e rivolto al presidente Michele Pais ha detto: «Vorrei sapere che destino avranno alcuni emendamenti a firma mia e dell’on. Gianfranco Satta».

Voto negativo è stato annunciato anche dall’on. Francesco Agus: «Non ci stupisce che la maggioranza voglia cambiare i commissari, sono favorevole anche io allo spoil system e fa parte del mandato di governo cambiare i rappresentanti. Più che altro, così come è scritta, questa legge ha la certezza di essere impugnata.  Ma mi stupisce il fatto che ancora una volta la maggioranza stia cercando di usurparci il ruolo e renda con i suoi litigi impraticabile quest’aula».

L’on. Roberto Deriu (Pd) ha ribadito le motivazioni della contrarietà a questo provvedimento: «Non tenete nemmeno la parola e non prendete in considerazione tutti i suggerimenti che vi diamo. Non chiederemo sospensioni ma vi suggeriamo una profonda riflessione per arrivare a una nuova proposta di legge». Sempre per il Pd l’on. Valter Piscedda ha ribadito che «siamo all’inizio della legislatura e già non mantenete la parola. Quanto ci vorrà per tirare fuori un provvedimento organico? Aspetteremo fiduciosi». Contrario anche il capogruppo del Pd, on. Gianfranco Ganau: «Avete impiegato sei mesi per arrivare a questo e con questo provvedimento andremo ancora una volta a bloccare le elezioni. Abbiamo ritirato gli emendamenti e agevolato il percorso legislativo ma voi siete una maggioranza divisa che cerca di limitare i danni sospendendo i lavori. Questo ci costringe a ripresentare tutti i nostri emendamenti e a discuterli».

Negativo anche il voto annunciato dall’on. Massimo Zedda (Progressisti): «Si promettono cose irrealizzabile nell’assenza di idee. Altro che province: questo è un disegno di legge sul provincialismo. E’ stato così per la zona franca, per le Zes, per il goeoparco. Mai una scelta, per paura di scontentare».

Per l’on. Piu (Progressisti) «questo risultato fa capire che la maggioranza sarà pure ampia e solida come si dice da sola eppure non riesce a far passare un disegno di legge che cambia i commissari con altri commissari. Questo è un modo di lavorare che non porta a niente e peserà davanti a problemi ben più importanti».

Maria Laura Orrù (Progressisti) ha invitato la maggioranza a una riflessione: «Governare – ha detto – significa assumersi le proprie responsabilità».

Giorgio Oppi (UDC) è intervenuto per respingere le accuse della minoranza: « Il centrosinistra ha fatto di peggio in passato. L’accordo prevedeva la presentazione di sei emendamenti e il ritiro di quelli della Giunta. Avete anche chiesto di approvarne uno, poi avete cambiato idea. Non potete fare processi a nessuno. Nella passata legislatura i lavori venivano interrotti continuamente, per ore. Avete concluso la legislatura in modo vergognoso facendo mancare il numero legale nella discussione della legge per l’istituzione della provincia Gallura».

Posto in votazione, il passaggio agli articoli è stato approvato con 30 voti a favore e 22 contrari.

Il presidente Michele Pais, dopo aver ottenuto il parere del relatore di maggioranza (negativo su tutti gli emendamenti presentati compresi quelli della Giunta) ha quindi messo in discussione l’articolo 1 con i relativi emendamenti. Negativo anche il parere della Giunta.

Sull’ordine dei lavori è intervenuto il consigliere Francesco Agus: «Mi auguro che non si riammettano emendamenti intrusi come quelli sul personale. Ci sono emendamenti che presentano profili seri che meriterebbero da parte della maggioranza una riflessione altrettanto seria».

Il presidente Michele Pais ha rassicurato Agus ricordando che gli emendamenti nn. 56, 57 e 59 presentati dalla Giunta sono stati dichiarati inammissibili.

Ha quindi ripreso la parola il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus che ha detto. «Quando ho visto il testo ho avuto la stessa reazione di Paolo villaggio dopo la visione del film “La corazzata Potemkin”. Non viene nemmeno rispettata la forma, si porta un testo che non può essere discusso in aula. La Giunta dispone di consulenti e assistenti legali, non è ammissibile che presenti testi che non stanno in piedi, a partire dal titolo – ha affermato Francesco Agus – il testo si apre con la locuzione “nelle more” frase con la quale abbiamo costruito, nel corso degli anni, una Regione provvisoria».

Secondo Diego Loi (Progressisti) gli accordi presi non sono stati disattesi dalla minoranza. «O il nostro emendamento ha un valore di carattere sostanziale o altrimenti non serve a nulla. Auspico che in tempi molto brevi che la commissione possa avere sul tavolo una proposta di riforma degli enti locali. Non si tratta di giochi tra maggioranza e opposizione ma del destino dei nostri comuni e di tanti sardi. Se si perde tanto tempo a ragionare su una parte minimale stiamo prendendo una direzione non corretta».

Massimo Zedda (Progressisti) ha espresso ancora dubbi sul Dl 51. «La discussione non mi ha convinto perché non mi ha convinto l’argomento principe. E’ giusto parlare di spoil system quando però si parla di qualcuno che deve interpretare gli indirizzi della maggioranza. Ora si discute invece delle province non come organi di pari grado costituzionale, ma come un braccio operativo della Regione. Le province non sono questo, sono istituzioni autonome di rango costituzionale. E’ il principio sbagliato. Così come è sbagliata tutta l’azione della Giunta che è arrivata a proporre un testo giudicato inammissibile».

Per Eugenio Lai (Leu) «chiamare riforma una leggina di questo genere lascia l’amaro in bocca. E’ una banale operazione di spoil system, di sostituzione di nomi. Ci si accusa di non aver consentito di istituire la provincia Gallura. Mi sembra che non ci sia accordo nemmeno nella maggioranza. Tranquilli, vi verremo in soccorso: noi siamo d’accordo sulla provincia Gallura, così come siamo d’accordo per l’istituzione delle province dell’Ogliastra, del Sulcis Iglesiente e del Medio Campidano. Serve un organo efficiente: basta pensare a cosa sta succedendo con il piano di dimensionamento scolastico. Suggerisco all’assessore di fare un monitoraggio che consenta di intervenire al meglio».

Gianfranco Satta (Progressisti), ha puntato sull’ironia: «Dopo l’accurato intervento dell’assessore Sanna sono stato tentato di dare il mio benestare al passaggio agli articoli. L’attenzione che lui rivolge alle comunità locali mi trova d’accordo. Ma questo Dl non si occupa di enti locali. Quando l’assessore dice che gli elettori sardi debbono avere la possibilità di votare gli organi di governo delle province mi trova d’accordo. In realtà non è così – ha detto Gianfranco Satta – ho presentato l’emendamento per far sostituire la parola “riforma” con “controriforma” perché quando si deroga alla legge n.2 si stravolge l’ordinamento. C’è un disegno chiaro: espropriare i comuni degli strumenti propri del governo degli enti locali».

Il capogruppo della Lega, Pierluigi Saiu, ha quindi chiesto una sospensione e la convocazione della Conferenza dei capigruppo per provare a verificare la possibilità di chiudere un accordo tra maggioranza e opposizione.

Alla richiesta si è opposto il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus: «Meglio parlare del tema che abbiamo in discussione perché l’ultima volta che si è entrati in conferenza di Capigruppo senza la presentazione di un’istruttoria la conferenza è durata ore».

Il vicepresidente Piero Comandini che nel frattempo aveva assunto la presidenza dell’Aula ha replicato all’esponente della minoranza: «Capisco le ragioni dell’on. Francesco Agus, però la prassi dice che la sospensione è concessa quando a richiederlo è un capogruppo».

Alla ripresa dei lavori il presidente Michele Pais ha dato la parola al consigliere dei Progressisti Antonio Piu. Il consigliere di opposizione ha affermato che una discussione che va avanti in questa maniera non è dignitosa per quest’aula. Per Antonio Piu essendo quello in discussione un primo atto di riforma degli enti locali, bisogna parlare della governance dei territori, affrontando anche il tema della sanità e dei trasporti. Il consigliere ha ricordato che ha proposto un emendamento per l’istituzione della Città metropolitana di Sassari, non solo per dare dignità al territorio ma anche per fare in modo che i cittadini abbiano dei punti di riferimenti certi per i servizi. Antonio Piu ha proposto di fare un ragionamento armonico che comprenda tutti quei servizi e asset importanti per il territorio. L’esponente dell’opposizione ha infine ritenuto corretto che i commissari siano persone di fiducia della nuova maggioranza, anche se la precarietà del loro incarico non consentirà loro di lavorare come dovrebbero.

Per Maria Laura Orrù (Progressisti) nel titolo e nel testo sono state necessarie delle modifiche perché c’erano delle frasi in contrasto con quanto previsto dalla Costituzione. Probabilmente la fretta, secondo Orrù, ha messo in difficoltà l’assessorato. Per quanto riguarda le elezioni delle Province, Orrù ha ricordato che nelle elezioni di secondo livello i consiglieri comunali e sindaci eleggono i loro rappresentanti, ma gli stessi consiglieri comunali e sindaci sono eletti dai cittadini.

D’accordo con il collega Piu anche Gianluigi Piano (Pd), il quale ha affermato che quella di oggi è comunque un’occasione per parlare di riforme. Secondo Piano bisogna avere un disegno complessivo e «su questo costruire un nuovo sviluppo sostenibile della nostra Isola». Anche per il consigliere del Pd la riforma degli enti locali, che deve andare di pari passo con quella della sanità e dei trasporti. Per Piano la riforma deve essere coraggiosa, innovativa senza creare territori di serie A e serie B e prestando una particolare attenzione ai sindaci, per dare loro sostegno e risposte. Credo quindi – ha detto –  che la riforma sia indispensabile ed urgente.

Salvatore Corrias (Pd) ha affermato di non ritenere corretto parlare di riforma e ha ricordato che, già in commissione,  abbiamo rilevato l’inadeguatezza alcuni termini utilizzati nel testo della legge. Salvatore Corrias, anche come sindaco, ha espresso preoccupazione e ha evidenziato che c’è l’elevato rischio che la legge venga   impugnata.

Il vice presidente del Consiglio, Piero Comandini (Pd), ha affermato di credere nella necessità di una riforma degli enti locali che superare una stagione che è passata troppo per “la pancia dell’elettorato”. Ha affermato che bisogna garantire che non ci siano territori di serie A e di serie B e ha sottolineato di comprendere le aspettative della Gallura, ma ha anche evidenziati i disagi dei territori del Sud Sardegna. Comandini ha affermato che c’è la volontà delle forze di minoranza di scrivere insieme alla maggioranza una riforma degli enti locali che duri nel tempo, dia risposte ai territori e ai cittadini. «Siamo disposti a fare battaglie comuni per migliorare la vita dei cittadini sardi», ha concluso.

Daniele Cocco (capogruppo Leu) ha affermato che sarebbe meglio procedere all’elezione indiretta, per evitare che le province rimangano commissariate in attesa di una riforma. Daniele Cocco ha chiesto una conferenza dei capigruppo per decidere come procedere e rinviare a martedì, viste le numerose assenze in aula.

Il presidente Michele Pais ha convocato la Conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori il capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus, ha annunciato il ritiro di tutti gli emendamenti, tranne che dell’emendamento n. 51 che raccoglie le osservazioni del Cal ed il presidente del Consiglio, Michele Pais, ha quindi dichiarata sospesa la discussione e la votazione sull’articolo 1 ed ha posto ai voti l’articolo 2 (clausola di non onerosità) che senza interventi da parte dei consiglieri è stato approvato con 28 favorevoli, 21 contrari e un astenuto. Posto in votazione, l’articolo 3 (entrata in vigore) è stato approvato con 29 favorevoli, 21 contrari ed un astenuto.

Il presidente del Consiglio ha quindi tolto la seduta ed ha annunciato la convocazione dell’Assemblea per martedì 22 ottobre, alle 12.00.

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La commissione Attività produttive ha affrontato in tre audizioni la vertenza dei lavoratori Aras e l’assessore del Lavoro e i Sindacati sulla situazione di Insar Spa.

Nella prima audizione la commissione presieduta da Piero Maieli (Psd’Az) ha ascoltato una ampia delegazione di rappresentanti sindacali ed autonomi sul problema riguardante il passaggio dei lavoratori Aras all’agenzia Laore.

Il mondo sindacale, che contiene al suo interno posizioni differenziate che anche nell’audizione sono state riproposte, ha espresso però apprezzamento per la sensibilità bipartisan manifestata concretamente in più occasioni dal Consiglio regionale, in particolare con legge 47/2018 approvata all’unanimità e frutto di un serrato confronto di merito col Governo nazionale ed i tre Ministeri interessati (Funzione pubblica, Sviluppo economico e Lavoro).

A fronte del largo consenso parlamentare che ha caratterizzato il dibattito e l’approvazione della legge 47, tuttavia, i sindacati hanno espresso preoccupazione per alcune difficoltà applicative e lamentato i ritardi nell’adozione di una delibera di Giunta necessaria per aprire la strada alla pubblicazione dei bandi di concorso. Sotto questo profilo, sono state poi rinnovate le critiche all’assessore dell’Agricoltura, ritenuta per certi aspetti responsabile degli stessi ritardi, motivati (strumentalmente, a giudizio dei sindacalisti) in parte dalla opportunità di una riflessione sulla riforma complessiva degli enti agricoli ed in parte dalla necessità di allineare le posizioni contrattuali dei dipendenti regionali del settore.

Nel dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali: Francesco Mura di Fdi, Michele Cossa dei Riformatori sardied Eugenio Lai di Leu.

La commissione si è poi occupata della complessa vicenda della Sices Srl di Porto Torres, ora in liquidazione, azienda metalmeccanica specializzata nella realizzazione di macchinari pesanti destinati in gran parte al mercato internazionale. Alla riunione ha partecipato l’assessore dell’Industria Anita Pili che ha riferito di recenti contatti con il liquidatore dai quali è emersa la possibilità di individuare nuovi acquirenti od investitori. Ancora non abbiamo aperto formalmente un tavolo di confronto, ha dichiarato l’assessore, «e ci prendiamo ancora qualche giorno in attesa di sviluppi più concreti; da parte nostra c’è comunque la volontà di esaminare tutte le opzioni possibili per consentire all’azienda di tornare sul mercato».

Sulla situazione della Sices si è soffermato poi il segretario provinciale della Fiom Cgil del Nord Sardegna Gavino Doppiu. Il sindacalista ha ripercorso sinteticamente la storia della società, che ha sempre puntato molto sul suo capitale umano in un clima di buone relazioni sindacali e con una forte vocazione all’export. La crisi, ha spiegato, è nata per ragioni prevalentemente finanziarie dovute alla difficoltà nei rapporti col mondo del credito. A suo giudizio, in definitiva, esistono le condizioni, anche di mercato, per consentire all’azienda di tornare alla ripresa produttiva.

Nel dibattito sono intervenuti i consiglieri Stefano Tunis (Sardegna 20/20) e Gian Franco Satta (Progressisti).

«Nel quadro della riorganizzazione e del rafforzamento degli strumenti operativi pubblici che operano nelle politiche attive per il lavoro, la Giunta ha ritenuto opportuno emanare un atto di indirizzo per la messa in liquidazione di Insar Spa (della quale la Regione è azionista di maggioranza con il 55%), assicurando nello stesso tempo la prosecuzione delle attività, il coinvolgimento dei sindacati e la salvaguardia delle professionalità presenti nella società.»

Lo ha annunciato l’assessore del Lavoro Alessandra Zedda nel corso di una audizione davanti alla commissione Attività produttive presieduta da Piero Maieli, aggiungendo che da alcuni anni «Insar non svolge in modo positivo organico ed organico la sua missione aziendale di facilitare l’incontro fra domanda ed offerta di lavoro anche attraverso una rete di relazioni con il sistema delle imprese».

Un capitolo a parte, ha proseguito Alessandra Zedda, riguarda i conti della società che «ha una storia recente di bilanci negativi fatta eccezione per l’ultimo che presenta un utile di esercizio positivo di 30.000 euro, una goccia nel deserto ed un motivo in più per vederci chiaro». Se poi, ha concluso l’esponente della Giunta, «si dovesse verificare che ci sono le condizioni per rimetterla sulla strada giusta non c’è niente che lo vieti».

La scelta del governo regionale è stata criticata dai rappresentanti dei sindacati, ascoltati successivamente dalla commissione. Il segretario della Cgil Michele Carrus, dopo aver lamentato di non aver potuto conoscere il contenuto della delibera della Giunta ha affermato che, «a fronte di errori gestionali oggetto di numerose iniziative dello stesso Consiglio regionale, il ruolo di Insar resta centrale nelle politiche attive del lavoro e non vorremmo che la messa in liquidazione nascondesse il tentativo di mettere le mani sui 46 milioni del piano Lavoras (messo a punto con il contributo delle parti sociali) e su altre consistenti risorse».

Per Roberto Demontis della Cisl «la delibera sembra prefigurare un trasferimento ad Aspal (la nuova Agenzia regionale del lavoro) delle attività di Insar ma si tratta di soggetti diversi con competenze non sovrapponibili, ferma restando la necessità di valutare anche il ruolo di Anpal (l’Agenzia nazionale) che ha propri uffici in Sardegna».

Riversare tutte le attività su Aspal sarebbe sbagliato che secondo la segretaria regionale della Uil Francesca Ticca, «perché verrebbe meno l’attenzione sulla specificità del mondo del lavoro regionale accrescendo la preoccupazione sulle modalità di gestione di crisi economiche ed occupazionali complesse purtroppo molto diffuse in Sardegna».

A nome del sindacato Sindirigenti, anche Giuseppe Matolo ha espresso perplessità, ricordando che «la scelta dell’azionista è legittima ma non appare necessaria e va spiegata, senza dimenticare che Insar è stata costituita a suo tempo con una legge regionale che non può essere modificata da una delibera di Giunta».

Nel dibattito, hanno preso la parola i consiglieri regionali Desirè Manca (M5S), Gianluigi Piano del Pd e Gian Franco Satta dei Progressisti.

 

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La commissione Attività produttive presieduta da Piero Maieli (Psd’Az) ha sentito in audizione i responsabili della Cantina sociale “Il Nuraghe” di Mogoro su alcune problematiche del comparto vitivinicolo.

Il presidente della Cooperativa Mauro Orrù ha messo l’accento sulle difficoltà della sua azienda che, uscita da una crisi molto complessa nel 2015, fatica ad esprimere le sue potenzialità sia per il ciclo negativo delle recenti annate agricole, sia per problemi di accesso al credito. Abbiamo bisogno, soprattutto, ha affermato, di strumenti nuovi e più adatti alle nostre esigenze, dal credito a lungo termine al finanziamento delle scorte un po’ sul modello del “pegno rotativo” del pecorino sardo, agli incentivi per la valorizzazione dei vitigni storici autoctoni che sono una grande peculiarità della Sardegna.

Mantenere una presenza significativa della cooperazione nel settore vinicolo, ha proseguito Orrù, vuol dire anche invertire la tendenza alla desertificazione delle terre agricole ed affermare un modello sociale che, accanto a quello delle aziende private, può dare un contributo importante allo sviluppo del settore agroalimentare regionale.

Nel dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Gianluigi Piano del Pd ed Emanuele Cera di Forza Italia.

Il presidente della commissione Piero Maieli, nelle conclusioni, ha ribadito l’interesse della Regione per il comparto riservandosi di mettere a punto una proposta complessiva più articolata ed aggiornata da sottoporre all’assessore dell’Agricoltura.

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La Regione conferma la sua contrarietà all’esproprio di aree agricole per l’insediamento di impianti di solare termodinamico di grandi dimensioni a Decimoputzu e Villasor. Si è tenuto a Villa Devoto venerdì scorso l’incontro richiesto dai comuni interessati, con la presenza del sindaco e vicesindaco di Decimoputzu Alesssandro Scano e Marco Ena, e del sindaco di Villasor Massimo Pinna.

Incontrando i sindaci, il Capo di gabinetto della Presidenza, Gianluca Serra e il capo della segreteria dell’assessore degli Enti locali, Gianluigi Piano, hanno ricordato la lettera inviata dal Francesco Pigliaru al presidente del Consiglio dei ministri e una seconda missiva indirizzata al ministro dell’Ambiente, dall’assessore Donatella Spano in cui la Regione assume una posizione di contrarietà netta e perentoria su progetti simili. «Il giudizio negativo già in precedenza espresso in molteplici occasioni dalla Regione Sardegna non è in discussione ed è stato confermato anche in occasione della recente proposta respinta in Consiglio dei Ministri di un analogo progetto di grandi dimensioni, sempre in Sardegna – ha dichiarato Serra -. Abbiamo rilevato e rimarcato l’incoerenza del progetto con il Piano energetico regionale e con il Piano paesaggistico e soprattutto l’indisponibilità dei proprietari delle aree individuate. Vogliamo valorizzare le nostre zone produttive agricole in coerenza con le attività dei titolari e non attraverso espropri che in questo caso mal si conciliano con la pubblica utilità. È importante lo sviluppo della ricerca e dell’industrializzazione della tecnologia legata al solare termodinamico, in cui peraltro la Sardegna è stata apripista, ma occorre individuare aree disponibili concretamente vocabili e non recuperabili con l’esproprio» ha concluso Gianluca Serra.