18 July, 2024
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Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, sollecita un intervento per la messa in sicurezza della rete stradale del Sulcis Iglesiente. 

In una nota, Gianluigi Rubiu evidenzia come la segnaletica ai bordi della carreggiata della strada statale che da San Giovanni Suergiu porta a Giba e Masainas sia nascosta dalle erbacce ed i limiti delle strade siano invasi di sterpaglie alte un metro. Situazione analoga sulla strada che da Villamassargia conduce verso Iglesias, con la periferia della città che si riempie di gramigna, aumentando i pericoli per gli automobilisti ed i centauri. Percorrendo il collegamento da Carbonia a Portoscuso, le insidie aumentano con il passare dei giorni e la vegetazione si espande incontrollata. Sicurezza a rischio, dunque, lungo le strade provinciali del Sulcis Iglesiente. Erbacce che si aggiungono alle trappole dovute da voragini e buche lungo i percorsi.

«E’ una situazione davvero critica – denuncia Gianluigi Rubiu -. E’ indiscutibile che questa è una stagione particolare con piogge abbondanti e ancora frequenti ma non si può arrivare a maggio in questo stato di degrado. Con un abbandono senza precedenti della rete stradale che si allunga sul territorio. Non immaginiamo cosa potrebbe accadere con le alte temperature, visto il pericolo che le erbacce possano diventare un’esca per gli incendi. Di sicuro, le sforbiciate delle risorse hanno provocato la scarsa manutenzione delle infrastrutture. Auspichiamo un intervento della Regione – conclude Gianluigi Rubiu – per supportare gli interventi degli enti locali atti a mettere in sicurezza le strade del Sulcis Iglesiente.» 

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«Le aziende agropastorali della Sardegna rischiano di perdere diversi milioni di euro.»

E’ l’allarme lanciato dal capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale Gianluigi Rubiu. Lo stato di incertezza legato alle vertenze dei dipendenti dell’Associazione regionale allevatori – con la messa in liquidazione dell’ente che ha trascinato in un tunnel senza via d’uscita 270 lavoratori – e dell’associazione provinciale allevatori (con un centinaio di addetti licenziati) potrebbe spingersi sino all’interruzione delle attività sul benessere animale.

«Con risorse disponibili che si aggirano sui 47 milioni di euro – spiega Gianluigi Rubiu -. La scadenza per la presentazione delle domande è già fissata al prossimo 15 giugno. Si tenga conto che i dipendenti degli enti svolgono un ruolo fondamentale per i controlli degli animali e l’assistenza del patrimonio zootecnico. Senza questo supporto molte aziende si troveranno a dover rinunciare alle istanze di finanziamento. Tantissimi allevatori contano sull’arrivo dei contributi per saldare alcuni debiti, normali nelle imprese e per finanziare l’avvio della nuova stagione, con investimenti strategici per il mondo agropastorale. Siamo seriamente preoccupati perché, a pochi giorni dalla scadenza, la responsabilità di una gestione fallimentare delle associazioni degli allevatori potrebbe travolgere le aziende rurali. Sarebbe imperdonabile per tutti perdere solo un euro per l’impossibilità di adempiere alle formalità previste. La Giunta Pigliaru si deve attivare immediatamente per favorire il supporto tecnico alle aziende – conclude Gianluigi Rubiu – concentrando tutte le forze per erogare i servizi offerti dall’associazione degli allevatori.»

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Garantire per almeno altri quattro mesi le attività di assistenza tecnica in zootecnia svolte dall’associazione regionale allevatori della Sardegna (Aras), nonostante la messa in liquidazione dell’associazione ed a fronte dell’anticipazione, da parte dell’agenzia per l’attuazione dei programmi regionali in campo agricolo (Laore), delle somme relative al secondo quadrimestre 2018 e quantificate in circa 4.600.000 euro. È questa l’ipotesi che nelle prossime ore vedrà impegnati tecnici e amministratori regionali e che ha registrato una sostanziale condivisione nella Quinta commissione del Consiglio regionale, a conclusione della sessione di audizioni che sul tema ha avuto come protagonisti i sindacati, i commissari di Aras ed i vertici di Laore.

Una situazione, quella dell’Aras e delle Apa, particolarmente complicata e che richiede – a giudizio dei sindacati e dei commissari del parlamentino presieduto da Luigi Lotto (Pd) – una soluzione immediata per non perdere i circa 47 milioni di euro destinati alle aziende sarde, a valere sulla misura relativa al cosiddetto benessere animale, le cui domande scadono il prossimo 15 giugno e che non possono essere riconosciute in sede comunitaria senza la necessaria attività (notificata in sede Ue) dell’Aras.

Ma non solo, sono a rischio i 296 dipendenti dell’associazione regionale allevatori e gli 81 lavoratori delle quattro associazioni provinciali (Apa). Non è un segreto, infatti, che agli stessi lavoratori sia già stata comunicata, quale data ultima per la trasmissione delle lettere di licenziamento, quella del prossimo 6 giugno.

Il caso che contrappone i commissari di Aras e i vertici di Laore nasce dalle controversie relative alla rendicontazione delle attività svolte nel 2014, 2015, 2016 e 2017 ed è precipitato a seguito della formalizzazione del mancato riconoscimento, da parte di Laore, di un presunto credito di Aras pari a 1.987.761 euro (a fronte di un contributo complessivo di 54.200.000  euro) per il periodo sopra indicato. Da qui la messa in liquidazione dell’associazione regionale allevatori a cui segue la nota di Laore che, il 16 maggio dichiara, non solo di non avere alcun debito con Aras ma di vantare crediti nei confronti dell’associazione allevatori per 2.075.708 euro, ed un’altra comunicazione, datata 17 maggio 2018, con la quale l’assessorato regionale degli Enti locali evidenzia che a seguito dello scioglimento dell’Aras, tutti gli immobili funzionali all’esercizio dei servizi resi, devono ritornare nella disponibilità dell’amministrazione regionale.

Nel corso delle rispettive audizioni i commissari Aras (Vitangelo Tizzano e Enrico Leccisi) e i vertici Laore (Maria Ibba, direttore generale; Tonino Selis, direttore del servizio attività zootecniche) anche sollecitati dagli interventi dei consiglieri Piermario Manca (Pds), Marco Tedde (Fi), Gianni Lampis (FdI), Luigi Crisponi (Riformatori), Fabrizio Anedda (Misto), Gianmario Tendas (Pd), Franco Sabatini (Pd), Piero Comandini (Pd), Gianluigi Rubiu (Udc), Antonello Peru (Fi) e Gaetano Ledda (Psd’Az – La Base), hanno ribadito le proprie ragioni ed hanno sostenuto con forza la correttezza del rispettivo operato. In particolare, i dirigenti di Laore, hanno insistito sulla necessità di poter effettuare verifiche efficaci e stringenti sulla rendicontazione delle attività svolte da Aras ed hanno anche dichiarato piena disponibilità per un contradditorio, così da far venir meno le anomalie che, a giudizio di Ibba e Selis, non consentono all’agenzia Laore di poter erogare le somme che l’associazione allevatori vanta come presunto credito per le annualità comprese tra il 2014 e il 2017.

La preoccupazione per il futuro lavorativo degli oltre 350 addetti impiegati  tra Aras ed Apa è stata invece manifestata dalle rappresentanze sindacali.

Confederdia, con Osvaldo Ibba, Giuseppe Lai e Paola Naitana, ha affermato con nettezza il proprio favore per il ricorso alle previsioni contenute nella legge 3 del 2009 che all’articolo 2 comma 40 autorizza l’agenzia Laore a inquadrare, attraverso prove selettive concorsuali per soli titoli, il personale dipendente Aras alla data del 31 dicembre 2016. Per la piena applicazione di tali disposizioni serve però il via libera del ministero per superare i vincoli assunzionali imposti alle pubbliche amministrazioni.

Gaia Garau (Uil), Raffaele Lecca (Cgil) e Francesco Piras (Cisl) hanno confermato, in via di principio, il proprio sostegno per l’inquadramento del personale Aras in Laore, ma non hanno nascosto le perplessità sulla effettiva possibilità per l’ottenimento della necessaria deroga ministeriale al fine del superamento dei vincoli nelle assunzioni. I confederali, evidenziando la professionalità e la disponibilità di tutti i dipendenti Aras, e sottolineando il mancato pagamento degli stipendi, a partire dalla retribuzione di dicembre scorso, hanno mostrato disponibilità a valutare la prosecuzione del lavoro e delle attività attualmente svolte da Aras ed Apa anche attraverso la costituzione di una nuova società o di una nuova associazione, in accordo con Laore e la Regione.

A margine delle audizioni sulla vertenza Aras, la commissione ha ascoltato l’assessore regionale dell’Industria, Maria Grazia Piras, sulla situazione della Keller. L’audizione, richiesta dal consigliere FdI, Gianni Lampis, ha consentito di fare il punto sulla  fabbrica di Villacidro che, fondata nel 1983 per produrre carri ferroviari, è stata liquidata nel 2011. Lo stabilimento (250.000 metri quadrati di superficie) è stato acquisito dal locale consorzio industriale per rilanciarne le attività ma dopo i tre bandi di vendita del tribunale di Cagliari, è andato deserto anche il bando ad offerta libera pubblicato dal consorzio industriale. L’assessore ha quindi informato i commissari del coinvolgimento di Invitalia al fine di individuare operatori interessati allo stabilimento della Keller. Il consigliere Lampis, ricordando che il prossimo dicembre scadranno gli ammortizzatori per gli ultimi cento lavoratori beneficiari, ha sollecitato il ricorso a tutti gli strumenti utili a garantire un reddito agli ex Keller.

Il presidente della commissione Luigi Lotto, ha domandato invece all’assessore Maria Grazia Piras notizie sul futuro della miniera di Olmedo e la responsabile dell’Industria ha assicurato che entro la fine del mese sarà pubblicato il bando per la concessione della miniera auspicandone esiti positivi anche in considerazione del miglioramento dei prezzi nel mercato della bauxite.

L’ulteriore argomento trattato dalla Quinta commissione è stata la proposta di legge n. 506 (Lotto e più) che ha l’obiettivo di regolamentare la lavorazione, la trasformazione e il confezionamento di prodotti agricoli esclusivamente aziendali. Luca Saba (Coldiretti), Pietro Tandeddu (Copagri) e Serafino Casula (Confagricoltura) hanno espresso un giudizio sostanzialmente positivo sulla proposta ed hanno rimarcato la necessità chiarezza in ordine all’applicazione delle disposizioni in materia di igiene e sanità, così da non ingenerare confusione e fraintendimenti  tra gli operatori agricoli.

Il direttore generale dell’assessorato della Sanità, Giuseppe Maria Sechi e la responsabile dei servizi veterinari, Daniela Mulas, hanno confermato la piena applicazione delle norme nazionali e comunitarie in materia di igiene, somministrazione e lavorazione degli alimenti, nonché hanno suggerito di attendere le annunciate linee guida ministeriali in materia di home food e home restaurant.

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«E’ stato compiuto un passo decisivo. Aver posto le basi per scongiurare la fermata della Portovesme Srl si traduce in una nuova partenza per lo stabilimento.»

Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale Gianluigi Rubiu manifesta un cauto ottimismo sulla realizzazione del decimo argine della discarica di Genna Luas.

«Il via libera della Regione lascia intravedere nuovi spiragli per il proseguo dell’attività della fabbrica ma, sopratutto, per il grande valore economico ed occupazionale con ricadute positive per tutto il Sulcis Iglesiente. Senza la costruzione di un sito in cui conferire i residui di lavorazione sarebbe stata certa, infatti, la fermata straordinaria del polo metallurgico sardo del piombo e dello zinco – conclude Gianluigi Rubiu -, con effetti devastanti per i lavoratori dell’area.»

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«La situazione di Abbanoa richiede un intervento urgente del presidente della Regione perché, nonostante la capitalizzazione, la gestione della società è negativa sotto tutti i punti di vista: rapporti con gli utenti e con le amministrazioni locali, conflitti con l’Egas e la Regione, blocco degli investimenti, mancati pagamenti dei fornitori, crisi del personale.»

Lo ha dichiarato il capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda presentando una mozione sottoscritta da tutti i gruppi di opposizione ed anche da alcuni consiglieri della maggioranza, con cui si denunciano gravi criticità ed inefficienze del gestore del servizio idrico.

Il vice capogruppo Marco Tedde ha aggiunto che «all’origine della situazione c’è la mancanza del controllo analogo affidato dalla legge ai Comuni-azionisti attraverso l’Egas, che invece Abbanoa ha aggirato liberandosi con modalità discutibili dei vertici Egas ritenuti scomodi».

«Anche dal punto di vista finanziario – ha proseguito – i dati sono molto preoccupanti perché, a fronte di 700 milioni di crediti iscritti in bilancio, Abbanoa ha chiesto un prestito obbligazionario di 180 milioni pagando una provvigione di oltre 1 milione e ciò significa che i crediti o buona parte di essi sono inesigibili.»

«Sono numeri fuori controllo – ha concluso Marco Tedde – rispetto ai quali il presidente Pigliaru e l’assessore Balzarini non possono continuare a restare in silenzio: per noi, al contrario, basta e avanza per la rimozione del management.»

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha affermato che «Abbanoa sta provocando gravi danni alla Sardegna e questi danni non devono pagarli i sardi; il presidente Pigliaru deve occuparsene al più presto e se non lo fa è solo perché non vuole mettere a repentaglio i già fragilissimi equilibri della maggioranza». «Però non si può continuare a far finta di nulla – ha proseguito – davanti ad uno spreco evidente di risorse pubbliche ed a pratiche gestionali più che censurabili».

Dai dati sull’attività del Consiglio regionale, ha poi osservato il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, «emerge che in questa legislatura sono stati più di 100 gli atti su Abbanoa, come interpellanze interrogazioni e mozioni e questo significa che i sardi non possono continuare ad assistere passivamente a disservizi e bollette pazze e che è arrivato il momento di cambiare i vertici: fra l’altro il 30 giugno scade il contratto del direttore e non si ha notizia di alcuna procedura avviata».

«E’ una di battaglia di legalità che viene da lontano – ha ricordato il consigliere Antonio Gaia di Cps – e che ora bisogna portare a termine individuando le responsabilità che stanno a monte, chiamando la politica a decisioni che dovranno essere severissime». «Oggi – ha sottolineato – Abbanoa e l’ente più litigioso della Sardegna (perfino più dell’Agenzia delle entrate), pignora stipendi e pensioni, anche di ultra-novantenni, privandoli di un servizio essenziale, manda bollette dai 25.000 ai 200.000 euro a fronte di consumi medi che al massimo dovrebbero arrivare ai 350 euro annui: tengo a precisare che non sono contro Abbanoa ma sono contro questa gestione».

Il capogruppo di Fdi Paolo Truzzu, infine, ha auspicato che la politica riprenda il controllo di un servizio pubblico essenziale come quello idrico, anche per evitare una deriva «particolaristica che ha trasformato Abbanoa in un centro di potere al servizio di pochi». «L’ultimo esempio in ordine di tempo – ha segnalato – ha riguardato alcune economie di Egas per 3.5 milioni che dovevano essere destinate agli Enti locali per interventi sulle reti, invece questi soldi sono finiti ad amici degli amici, proprio sotto elezioni: presidente della Regione ed assessore devono mettere fine a queste cose».

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«La proposta di bilancio dell’Unione europea rischia di abbattersi sull’agricoltura della Sardegna.»

Il grido d’allarme arriva dal Gianluigi Ruiu, capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale.

«Sottrarre risorse all’universo delle campagne è una scelta incomprensibile e dannosa – aggiunge Gianluigi Rubiu – soprattutto alla luce dell’elevato numero di domande sui fondi destinati alla Politica Agricola Comune (PAC) che evidenzia il forte interesse ed esigenza pressante degli imprenditori agricoli a investire ed innovare e dimostra quanto sarebbe importante per il mondo produttivo non solo non spostare le risorse, ma destinarne ulteriori. Il Consiglio regionale dovrà ribellarsi di fronte a questo piano, che prevede un decremento pari al 7 per cento dei fondi destinati all’agricoltura, con un ordine del giorno da portare all’attenzione della Commissione europea. Il taglio – conclude Gianluigi Rubiu – inciderà negativamente sulle entrate dirette, trascinando le campagne in una recessione senza fine.»

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Un maggiore controllo sui litorali del Sulcis Iglesiente, per scongiurare la distruzione delle attrezzature degli operatori locali. A sollecitare un intervento urgente, con una mozione, è il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale Gianluigi Rubiu.

«Sono tante le Regioni che hanno già adottato delle misure urgenti per proteggere la fauna ittica. Si pensi al posizionamento in mare di “scogli tripodi” entro le tre miglia dalla costa. Perché la Sardegna non difende allo stesso modo il suo mare e l’economia della filiera ittica? – si interroga Gianluigi Rubiu -. Nelle ultime settimane si sono registrati danni alle nasse sul litorale di Porto Pino e del Golfo di Palmas.»

Un ulteriore colpo per i pescatori del territorio, che si devono difendere dall’assalto di alcuni pescherecci che utilizzano le reti a strascico sotto costa. «La filiera ittica è in crisi e la pesca a strascico irregolare non aiuta – aggiunge Gianluigi Rubiu -. Gli operatori di Sant’Anna Arresi e del Sulcis Iglesiente lamentano la distruzione delle attrezzature (in particolare nasse e gabbie) oltre ad un danno ambientale incalcolabile prodotto dalla devastazione del fondale. E’ opportuno che si consenta ai pescatori del Sulcis Iglesiente la possibilità di accedere ai finanziamenti pubblici per l’ammodernamento degli armamentari per l’attività ittica. Senza poi dimenticare l’eventualità di perimetrare un’area marina protetta, da concertare tra associazioni di categoria, pescatori ed enti locali, in grado di tutelare e salvaguardare l’universo ittico della provincia. Non basta. Si auspica l’incremento dei controlli da parte della Capitaneria di Sant’Antioco – conclude Gianluigi Rubiu – per bloccare i pescherecci illegali che praticano l’attività con le reti a strascico a poche miglia dalla costa.»

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Le imprese interessate ad ottenere i contributi a fondo perduto e i mutui agevolati, derivanti dall’inserimento nelle aree di crisi complessa, potranno infilarsi nell’ultima finestra aperta dalla Regione e dal ministero dello Sviluppo economico. Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale Gianluigi Rubiu non nasconde la soddisfazione per questo risultato «perché la crisi sta scavando ferite profonde nel Sulcis Iglesiente. Non bisogna però abbassare la guardiaE’ necessario vigilare affinché i progetti di riconversione e riqualificazione possano avere una corsia preferenziale con tempi di approvazione dei progetti super veloci e immediatamente finanziabili». E’ un’opportunità unica per il capogruppo Udc. «L’auspicio che non sia una replica del “Piano Sulcis”, con criticità dovute alla lentezza ed alle lacune evidenti dell’iter per la corresponsione delle risorse. Per il Sulcis Iglesiente potrebbe diventare una boccata d’ossigeno per una delle zone più martoriate e devastate in termini di crisi economica ed occupazionale. La politica e la burocrazia si devono adeguare per dare la possibilità alla Sardegna intera ed in modo ad alcuni territori quella spinta che da anni richiedono con pratiche veloci per le imprese».

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«Davanti all’assessorato regionale della sanità si è consumato un fatto gravissimo. I sindaci del Sulcis Iglesiente, arrivati per sollecitare spiegazioni sul declino inarrestabile della sanità sul territorio, sono stati mandati via dagli uffici ai piedi della via Roma.»

Esprime sdegno e rabbia il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale Gianluigi Rubiu, che si spinge a chiedere le dimissioni dell’assessore della Sanità.

«I primi cittadini hanno peraltro invocato un appuntamento all’assessore Arru – aggiunge Gianluigi Rubiu – per conoscere le motivazioni sul peggioramento della qualità del sistema sanitario nel territorio. Un degrado senza fine che sta producendo disagi nei cittadini, con i sindaci che diventano la prima frontiera del malcontento.»

Le liste d’attesa che si allungano per una visita specialistica, i reparti ormai soppressi, il taglio dei servizi: «Un crollo, non solo simbolico, della sanità nel Sulcis Iglesiente che ha indotto le fasce tricolori ad un summit con l’assessorato della sanità. Il mancato rispetto delle istituzioni è un fatto di per sé intollerabile. I sindaci, i veri rappresentanti delle istituzioni, sono stati abbandonati al loro destino. La sanità nel Sulcis Iglesiente, disegnata dal centrosinistra, è lo specchio del fallimento dell’esecutivo. Questo episodio – conclude Gianluigi Rubiu – rappresenta uno schiaffo al territorio, ormai relegato a fanalino di coda degli interessi di questa maggioranza».

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Ieri la direzione dell’ATS Sardegna ha risposto alle pesanti critiche ricevute nelle ultime settimane per i problemi legati al servizio sanitario nel Sulcis Iglesiente, prospettando i vantaggi che deriverebbero dalla realizzazione di un ospedale unico; oggi il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, replica in termini molto critici.

«Una ricetta miracolistica? No, semplicemente l’ennesimo gioco di prestigio del manager dell’Ats per nascondere il fallimento del riordino della rete ospedaliera nel Sulcis Iglesiente – scrive in una nota Gianluigi Rubiu -. L’ultima scappatoia è quella relativa all’ospedale unico. Davvero singolare registrare la giravolta verso questo progetto, senza avere consapevolezza sui passaggi legislativi, dal recupero delle risorse utili alla realizzazione dell’infrastruttura (con una cifra pari a circa 100 milioni di euro) sino alla localizzazione dell’area con un piano che metta tutti sulla stessa lunghezza d’onda ed ai tempi per la costruzione del presidio.»

«Si auspica che Fulvio Moirano possa vedere in modo diretto – aggiunge Gianluigi Rubiu – i disservizi della sanità nel Sulcis Iglesiente, con un’attesa nelle sale del pronto soccorso che dura sino ad otto ore, accompagnata da una sentenza negativa dei pazienti nella speranza delle prime cure. Si pensa a progetti mastodontici ma nel frattempo al Cto di Iglesias come al Sirai di Carbonia le strutture si sbriciolano come castelli di carte, con una sanità ridotta in macerie. E si costringono i pazienti a rivolgersi in altri presidi sanitari, con una mobilità passiva dei pazienti senza precedenti.»

«La verità è che si cerca di distogliere i pazienti ed i cittadini dai reali problemi che attanagliano i complessi sanitari ormai in stato di perenne abbandono. Sarebbe indicativo conoscere dalla Corte dei Conti il parere sugli investimenti stanziati per la ristrutturazione di diversi reparti ormai fatiscenti, con una grande fetta di impianti mai utilizzati. Si pensi alle quattro sale operatorie del Cto di Iglesias, inaugurate senza poi entrare in attività. Sarebbe il momento – conclude Gianluigi Rubiu – di ripensare ad una sanità sul territorio che incroci le vere esigenze dei malati, garantendo servizi essenziali per le cure ai pazienti.»