19 December, 2024
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Ieri sera il Consiglio regionale ha approvato gli articoli del testo unificato sulla lingua sarda. Il presidente Gianfranco Ganau ha aperto la seduta alle 16.39. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha ripreso l’esame del Testo Unico sulla lingua sarda interrotto la scorsa settimana subito dopo l’approvazione dell’art. 8.  La discussione è ripartita dall’art. 9 “Norma ortografica e norma linguistica di riferimento della lingua sarda” considerato il cuore della nuova disciplina di tutela dell’idioma isolano e sul quale nelle scorse settimane si sono confrontate le forze di maggioranza.

Sull’ordine dei lavori ha chiesto la parola il consigliere di Forza Italia Antonello Peru per segnalare la grave situazione in cui si trovano i diabetici sardi per la mancata fornitura dei sensori per la glicemia. «E’ una situazione preoccupante – ha detto Antonello Peru – sarebbe opportuno che l’assessore alla Sanità Luigi Arru riferisse in Aula. Arrivano ogni giorno numerose segnalazioni, abbiamo appreso dei gravi disagi che si trovano ad affrontare i diabetici sardi, in particolare i bambini. Tanti di questi pazienti saranno presto costretti a rivolgersi alle strutture sanitarie di altre regioni, in particolare il Piemonte, dove i sensori vengono forniti gratuitamente».

Il presidente Gianfranco Ganau, dopo aver ringraziato il consigliere Peru, ha messo in votazione l’emendamento n. 126. Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere di Forza Italia Stefano Coinu che, in fonnese stretto, ha rivelato all’aula la tentazione di esprimersi nella parlata del suo paese in modo da rendere difficoltoso l’ascolto: «Se parlo in fonnese probabilmente qualcuno mi insulterà, se uso l’italiano rischio che nessuno mi ascolti – ha detto Stefano Coinu – ma ho fede e provo a dire alcune cose importanti nel tentativo di convincere la maggioranza dei consiglieri a desistere». Secondo Stefano Coinu, il tema in discussione avrebbe meritato un trattamento diverso: «Sono certo che le buone intenzioni non bastano per produrre buone cose. Esitare per forza e a qualunque costo questa legge può provocare un aborto. Ciò che uscirà da quest’Aula sarà negativo, apprezzo l’impegno del relatore ma quando si arriva a trattare un argomento di questa portata a fine mandato si produce solo un danno».

Prima della votazione, l’emendamento n. 126 è stato ritirato.

Successivamente è stato messo in votazione l’emendamento n. 377 che è stato respinto con 28 no e 19 sì.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento all’emendamento n396 che sostituisce totalmente il testo dell’art. 9. La proposta correttiva prevede l’istituzione di una Consulta regionale che avrà il compito di individuare un’unica norma linguistica di riferimento e una norma ortografica che tenga conto delle macrovarietà linguistiche e letterarie campidanese e logudorese e delle parlate diffuse nelle singole comunità locali. 

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, pur  apprezzando lo sforzo dei proponenti (Pinna-Deriu-Zedda P.) li ha invitati a un ulteriore riflessione sul contenuto dell’emendamento. «Il testo ripropone quanto espunto in precedenza con la soppressione dell’art. 2 – ha sottolineato Attilio Dedoni – meglio sopprimere i punti 4 e 9 che fanno riferimento a macrovarianti e a standard delle parlate alloglotte.. Se così fosse l’emendamento si potrebbe votare. Altrimenti ritengo sia divisivo del popolo sardo. Serve una lingua ufficiale, tutte le altre possono essere parlate. Quanto alla Consulta mi sembra una nuova pletora di nominati. Se l’articolo resta tale non lo votiamo. State obbligando il popolo sardo a dividersi anche sulla lingua».

Stefano Coinu (Forza Italia), dopo aver annunciato il suo voto contrario, si è soffermato sulla Consulta per la lingua proposta dalla norma: «Qui dentro siamo 60 consiglieri e stiamo discutendo da giorni – ha detto Stefano Coinu – pensate davvero che una Consulta di 28 esperti possa decidere all’unanimità? Questo emendamento non mette d’accordo chi d’accordo non è. Meglio fare un passo indietro in favore della lingua e dell’unità linguistica».

Rossella Pinna (Pd), prima firmataria dell’emendamento, ha difeso l’impianto della norma. «Voglio tranquillizzare chi esprime dubbi – ha detto Pinna – non c’è né l’intento di dividere né quello di prevaricare la volontà del popolo sardo. Parliamo di una comunità regionale che ha il dovere di partecipare alla definizione della grafia e dello standard linguistico della lingua sarda. C’è rispetto nei confronti di una Consulta numerosa in cui tutti sono rappresentati. Il comma 4 prevede una proposta che non è vincolante ma tiene conto non solo delle macrovarietà del sardo ma di tutte le parlate locali e tiene conto del lavoro fatto in questi anni».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha espresso apprezzamento per la collega Pinna ma, allo stesso tempo, ha manifestato forti perplessità sul metodo seguito nella discussione della legge: «Proponendo una nuova norma ortografica rischiamo di aggravare la situazione oltre che procedere in modo antidemocratico. L’individuazione di una norma linguistica e ortografica doveva essere fatta dal Consiglio ma non ci sono le condizioni. Stiamo andando avanti a tentoni. Il rischio è dividere un popolo anziché unirlo».

Roberto Deriu (Pd) ha invece difeso il contenuto dell’emendamento: «Sono d’accordo con Attilio Dedoni e Stefano Coinu, le motivazioni esposte sono quelle che ci hanno indotto a presentare l’emendamento – ha spiegato Roberto Deriu – dobbiamo fare in modo che su questa legge confluisca il dibattito di 30 anni, un dibattito che non si esaurisce qui dentro. Mi pare giusto individuare un organismo ristretto, rispetto alla complessità del tema e alla ricchezza delle posizioni, per elaborare una proposta. In questo modo parteciperanno anche le comunità locali. Esprimo il mio voto favorevole ed invito a non ostacolare questo processo».

Il relatore della legge Paolo Zedda (Art. 1 – Mdp) ha spiegato le ragioni che hanno convinto i proponenti a presentare l’emendamento: «I motivi sono due: il primo è la ricerca di una koinè del sardo a seguito di decine di incontri sulla standardizzazione, il rispetto delle varietà che hanno dato vita a un dibattito amplissimo, a tratti infuocato. L’altra ragione è rappresentata dalla decisione di rinunciare all’istituzione dell’Agenzia sarda delle lingue. I suoi compiti sono affidati in questo emendamento a una Consulta che lavorerà a titolo gratuito per individuare le norma linguistiche ed ortografiche tenendo conto delle varietà del sardo ma con lo scopo di produrre norme unificanti valide per tutti».

Posto in votazione l’emendamento all’emendamento n. 396 è stato approvato con 25 voti a favore e 14 contrari. A seguito del via libera all’emendamento sostitutivo totale sono stati dichiarati decaduti tutti gli altri emendamenti.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo in discussione l’art. 10 “Certificazione linguistica”. Dopo aver ottenuto i pareri della Commissione e della Giunta sugli emendamenti, il presidente ha messo in discussione l’emendamento n. 5=206=289=378 che è stato respinto.

Approvato invece l’emendamento all’emendamento n. 395 che sostituisce il comma 5 dell’art. 10. Il nuovo testo stabilisce che «nelle more dell’adozione del sistema di certificazione linguistica la conoscenza della lingua sarda e del catalano di Alghero è certificata in via provvisoria dall’assessorato competente in materia, previa valutazione da parte di una commissione nominata a tale scopo». L’emendamento introduce inoltre il comma 5 bis che recita: «Tali certificazioni possono essere utilizzate per le finalità previste dalla presente legge solo fino alla messa a regime delle modalità di rilascio della certificazione prevista dal presente articolo».

Disco verde anche per l’emendamento n. 239 che estende le modalità di certificazione previste dal comma 5 dell’art.10 anche per il sassarese, gallurese e tabarchino.

Successivamente il Consiglio ha approvato con 28 voti a favore e 17 contrari, il testo dell’art. 10.

Cancellato, invece, con la votazione dell’emendamento soppressivo totale n. 210 (Deriu-Cocco Pietro) l’articolo 11 della legge che prevedeva l’istituzione della Agenzia sarda per le lingue.

Stessa sorte per l’articolo 12 “Statuto, struttura organizzativa e personale dell’Agenzia Sarda per le lingue”, eliminato con l’approvazione dell’emendamento soppressivo totale n. 211 ( Deriu-Cocco).

E’ quindi intervenuto il capogruppo dei riformatori Attilio Dedoni che ha chiesto chiarimenti sul contenuto degli articoli precedentemente approvati lamentando un modo di procedere confusionario.

Sulla stessa lunghezza d’onda il capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda: «Stiamo facendo l’esatto contrario di ciò che si dovrebbe fare nella formazione di una legge. Si procede in modo schizofrenico. Si cassano articoli che potrebbero aver una utilità successiva».

Critico anche Marco Tedde (Forza Italia): «E’ un modo di lavorare singolare. Abbiamo censurato il metodo che ha prodotto una babele di linguaggi. Siamo passati da un’esplosione di particolarismi a un accentramento verso una fonte unica.  Tutto questo all’interno di un percorso pasticciato. Abbiamo chiesto di arrivare alla massima condivisione. Il fatto che vengano proposti emendamenti soppressivi che vengono condivisi è la prova che l’impianto della legge è un fallimento totale. La maggioranza sta destrutturando un provvedimento che essa stessa ha proposto. Questo perché il progetto aveva necessità di una ristrutturazione totale. Non lo avete voluto fare, avete preferito scomporlo e decomporlo. Alla fine sarà un risultato negativo che non accontenterà nessuno».

Il relatore Paolo Zedda (Art. 1 – Mdp) ha spiegato i motivi della cancellazione dell’Agenzia sarda per le lingue: «La decisione di sopprimere l’agenzia è arrivata dopo una riflessione meditata – ha detto Zedda – ci sono due ragioni: la prima è che si aveva paura di un nuovo carrozzone. L’altra è rappresentato dai tempi. Non si può fare un Agenzia in questa legislatura. Così abbiamo deciso, anche a malincuore, di procedere con uno strumento più agile come la Consulta. Su questo punto c’è l’impegno della Giunta».

All’articolo 13 è stato presentato l’emendamento 212 ed altri aggiuntivi.

Per l’on. Stefano Coinu (FI) «i colori del tabellone cambiano anche su proposte identiche, a secondo di chi è il proponente. Non ho scoperto l’acqua calda: mi sembra di essere finito in un romanzo di Kafka, in una babele legislativa che invito a demolire prima che ci caschi addosso. Abbiamo una atavica tendenza alla divisione e dobbiamo contrastarla per garantirci un maggiore peso politico anche in Europa. Da Abbasanta a Zerfaliu tutti i dialetti vanno difesi: ci manca solo che venga nominato un commissario per la lingua sarda».

Ha preso poi la parola l’on. Paolo Zedda, che ha detto: «Una norma ortografica può essere capace di rappresentare tutte le varietà del sardo e l’articolo 13 e anche l’articolo 19 con la rete degli sportelli linguistici sono norme fondamentali per ravvivare e diffondere la lingua nelle istituzioni. Sarà la Sardegna con la Regione, non più il ministero, a gestire gli sportelli»”.

Per il Pd è intervenuto l’on. Roberto Deriu (Pd), che ha risposto all’on. Coinu: «Sono importanti le sue considerazioni ma io non sono d’accordo sul fatto che il Consiglio non debba più svolgere il suo ruolo perché siamo vicini alle elezioni. Ogni nostra valutazione risente sempre di cosa succede nella società sarda, anche se le elezioni sono vicine. Noi possiamo avviare una procedura di riesame dell’esperienza pregressa per non fare quegli errori che paventava l’onorevole Coinu. Oggi noi facciamo passi avanti e questa legge è davvero condivisibile: mi fa piacere che stiano arrivando segnali favorevoli anche dall’opposizione. E non è un male, anzi: vuol dire che questo testo lo si sta capendo davvero».

L’on. Gianluigi Rubiu (Udc) ha preso la parola e ha detto: «Questo testo è soltanto l’inizio ma l’impianto normativo è criticato da più parti, non solo da noi. Non è una legge che convince:questo testo nega l’unitarietà della lingua sarda. Sarà necessario proseguire nel percorso iniziato, anche con interventi scientifici sulla lingua sarda e scongiurando la divisione localistica che porta al blocco dei processi di modernizzazione e standardizzazione del sardo».

L’Aula ha poi approvato un pacchetto di emendamenti di maggioranza: si tratta del 390 (Zedda); 382 (Usula sui corsi alla cittadinanza e sul sostegno alle imprese nella comunicazione in lingua sarda); 388 (Congiu sugli sportelli linguistici a Carloforte, in Gallura, a Sassari e Alghero); 389 (Cacciotto – Tedde sullo sportello linguistico nel territorio di Alghero) e il 212 (Deriu) sull’attività e sul funzionamento degli sportelli linguistici.

Esaminato l’articolo 14, l’Aula ha approvato l’emendamento soppressivo totale 213.

All’articolo 15 sono stati presentati l’emendamento soppressivo totale 214 (col parere favorevole del relatore on. Paolo Zedda) ed il 347 (invito al ritiro). Il 214 è stato approvato mentre il 347 è decaduto.

All’articolo 16 il relatore ha dato parere favorevole agli emendamenti 215 (soppressivo totale), 348, 78; parere contrario agli emendamenti 312, 271, 89, 79, 90.

Sull’emendamento 215 l’on. Marco Tedde (FI) si è lamentato «per la quantità di emendamenti soppressivi che vanno in direzione contraria al lavoro fatto in commissione». Il vicecapogruppo del Pd, on. Roberto Deriu, ha replicato così: «E’ del tutto normale che si modifichi un testo in Aula, soprattutto quando ce n’è bisogno. Altrimenti, che ci stiamo a fare noi qui? A passare le carte?».

Della stessa opinione l’on. Piermario Tendas (Pd): «Una volta che abbiamo fatto decadere l’articolo 12 e l’Agenzia della lingua sarda è chiaro che decadono tutte le norme collegate come il direttore dell’agenzia. Per due anni la commissione ha fatto il suo lavoro e le sue audizioni e mai una volta l’opposizione ha avuto da lamentarsi, se non per l’idea dell’agenzia della lingua sarda».

Sempre per il Pd l’on. Rossella Pinna ha aggiunto che «proprio il contenuto dell’articolo 16 è riportato nell’emendamento 396. Sarebbe il caso che qualcuno abbandonasse i preconcetti».

Per il relatore on. Paolo Zedda «il comitato tecnico scientifico confluisce nella Consulta e non decade mentre sull’Agenzia abbiamo tenuto conto delle obiezioni dell’opposizione».

L’emendamento 215, soppressivo dell’articolo 16, è stato approvato.

Anche l’articolo 17 è stato soppresso con l’approvazione dell’emendamento 216. E così l’articolo 18 per effetto dell’approvazione del soppressivo totale 217.

All’articolo 19 sono stati presentati emendamenti. Il 349 (Congiu e più) è stato respinto mentre è stato approvato il 222 (soppressivo del comma 3 dell’articolo 19).

Approvato anche l’emendamento 397 (Zedda e Cacciotto) sulle lingue delle minoranze storiche.

Sì dall’Aula all’emendamento 260 e anche al 259 e il 258 (Tedde e Cacciotto). Il presidente Ganau ha messo in votazione il testo dell’articolo 19, che è stato approvato. Respinto invece l’emendamento 141 (Fuoco). La Commissione e la Giunta hanno espresso il parere sull’articolo 20 e sugli emendamenti. Approvato l’emendamento 223 (Deriu), soppressivo del comma 5 dell’articolo 20; respinto il 35 (Contu). Approvato il 272 (Cacciotto, Tedde) sulle minoranze storiche nella politica linguistica regionale.

L’Aula ha poi approvato il testo dell’articolo 20.

Successivamente il Consiglio ha approvato l’art. 21 (Toponomastica e cartellonistica in lingua sarda) il cui testo è stato integrato dai seguenti emendamenti: 225 (soppressione comma 4). 273 (inserimento di catalano di Alghero, sassarese, gallurese e tabarchino). 224 (catalogazione, in collaborazione con le autonomie locali, del patrimonio linguistico e toponomastico storico). 230 (denominazione della toponomastica di Alghero a cura del Comune). 80 (specifici accordi con Anas, province e comuni per la segnaletica stradale bilingue). 

L’art. 22 (Comunicazione eventi culturali e promozione del territorio in lingua sarda) è stato modificato dai seguenti emendamenti: 229 (soppressione del comma 2) .274 (inserimento del catalano di Alghero, del sassarese e del tabarchino)

L’art. 23 (Quota regionale dei piani di studio) è stato integrato dai seguenti emendamenti: 275 (inserimento del catalano di Alghero). 391 (inserimento di catalano di Alghero, sassarese, gallurese e tabarchino).

Sull’articolo, il relatore Paolo Zedda ha sottolineato che si tratta di una competenza importantissima che consentirà di studiare la storia sarda nelle scuole grazie alla c.d. legge Moratti che assegna alle Regioni la facoltà di indicare i contenuti del 20% dei programmi.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha osservato che la quota regionale del  20%  esiste da sempre ed è stata riconosciuta anche dalla Corte costituzionale, aggiungendo che evidentemente «gli assessori regionali succedutisi del tempo non se ne sono occupati».

L’art. 24 (Coordinamento dei compiti in materia di uso e insegnamento della lingua sarda) è stato modificato dai seguenti emendamenti: 226 (soppressione della lettera E del comma 2) 267 (soppressione dell’aggettivo “sarda”), 276 (inserimento della dizione “lingue delle minoranze storiche”), 257 (inserimento della dizione “lingue delle minoranze storiche”), 128 (aggiunta della dizione “pianificazione del percorso educativo partendo dalla parlata locale”), 392 (inserimento della dizione “di apprendimento”).

L’art.25 (Insegnamento della lingua strada e utilizzo veicolare) è stato integrato dai seguenti emendamenti: 278 (inserimento della dizione “delle lingue delle minoranze linguistiche e quello nelle lingue delle minoranze storiche”), 279 (idem), 256 (idem) ,281 (idem) ,255 (idem), 240 (inserimento della dizione “al sassarese, gallurese e tabarchino”), 280 (inserimento della dizione “catalano di Alghero”).

L’art. 26 (Insegnamento della storia e della letteratura della Sardegna) è stato modificato dal seguente emendamento: 241 (abrogazione del comma 3), 358.

L’art. 27 (Laboratori didattici extracurriculari in lingua sarda) è stato modificato dai seguenti emendamenti: 242 (soppressione del comma 4), 282 (inserimento della dizione “catalano di Alghero, sassarese, gallurese e tabarchino”).

L’art. 28 (Docenti di lingua sarda) è stato integrato dai seguenti emendamenti: 283 (soppressione della parola “sarda”), 58 (soppressione della parola “prioritariamente”), 284 (soppressione della parola “sarda”), 285 (idem), 60 (reclutamento di docenti esterni qualificati nelle istituzioni scolastiche) 393 (soppressione della dizione “qualora non via sia disponibilità di docenti”), 227 (inserimento al comma 2 della dizione “assicura la tenuta”).

L’art. 29 (Docenti di lingua sarda) è stato modificato dai seguenti emendamenti: 243 (soppressione del comma 3), 286 (inserimento della dizione “catalano di Alghero, sassarese, gallurese e tabarchino”).

L’art. 30 (Interventi nei settori dei mass media, dell’editoria, dell’informatica e del web) è stato integrato dai seguenti emendamenti: 244 (soppressione del comma 5), 287 (rimando alla definizione di “lingue” del comma 1), 254 (idem), 253 (idem), 246 (idem), 247 (idem).

L’art. 31 (Contratto di servizio per la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo) è stato integrato dai seguenti emendamenti: 248 (inserimento della dizione “lingue delle minoranze storiche”), 236 (inserimento di “catalano di Alghero, sassarese, gallurese e tabarchino”).

L’art. 32 (Collaborazione con le università della Sardegna) è stato modificato dai seguenti emendamenti: 83 (soppressione delle parole “della Sardegna”), 249 (soppressione delle parole “lingua sarda”), 84 (istituzione della “Academia de su sardu” con il compito di ricerca e consulenza sulle caratteristiche strutturali e funzionali della lingua), 383 (inserimento della dizione “e della sua evoluzione”).

L’art. 33 (Sostegno ad organismi privati) è stato approvato assieme ai seguenti emendamenti: 245 (soppressione del comma 2) 288 (inserimento della dizione “catalano di Alghero, sassarese, gallurese  e tabarchino”).

L’art. 34 (Interventi a favore delle arti proprie della Sardegna) è stato integrato dai seguenti emendamenti: 251/252 (soppressione della parola “sarda”), 394 (inserimento della dizione “catalano di Alghero, sassarese, gallurese a tabarchino”).

Gli articoli (Modalità attuative), 36 (Concessione dei contributi), 37 (Clausola valutativa) e 39 (Abrogazioni e modifiche legislative) sono stati approvati senza emendamenti.

L’art. 40 (Norma finanziaria) è stato completamente sostituito dall’emendamento della Giunta n. 169.

Al termine di questa votazione il presidente ha tolto la seduta riconvocando il Consiglio per questa mattina alle 10.30. Inoltre ha comunicato l’elenco dei componenti della commissione speciale di inchiesta sul sito industriale di Ottana: Forma, Cozzolino, Deriu, Solinas, Contu, Congiu, Coinu, Gaia, Rubiu, Crisponi, Cocco Daniele, Truzzu e Usula. La commissione si riunirà alle 15.30 per l’insediamento.

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«La seduta congiunta tra le commissioni sanità e bilancio hanno prodotto solo ulteriore confusione rispetto alle problematiche dell’Aias. Il direttore generale dell’Ats Fulvio Moirano e l’assessore della Sanità Luigi Arru hanno amplificato le incertezze riguardanti il destino dei lavoratori e l’attività all’interno delle strutture socio assistenziali.»

E’ quanto rileva il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale Gianluigi Rubiu sull’incontro all’interno dei parlamentini di via Roma svoltosi questa mattina. Una vertenza delicatissima che si trascina da tempo, con i dipendenti che non ricevono gli stipendi da otto mesi: «Un esercito di 1.300 operatori – aggiunge il Gianluigi Rubiu – che si sarebbero aspettati una risposta certa da parte della Regione. Il summit si è risolto in un nulla di fatto, senza che la Regione abbia fornito dei chiarimenti precisi sui crediti vantati dall’Aias. Un pacchetto di risorse che potrebbe essere utile a dare risposte certe per il futuro dei dipendenti».

«La Giunta ha manifestato il piano per la proroga del contratto con l’Aias (in scadenza il prossimo 30 giugno) per un solo mese. Questo atteggiamento metterebbe in seria difficoltà l’azienda nei confronti degli istituti di credito, impossibilitati a ridare ossigeno alla società – conclude Gianluigi Rubiu -. Auspichiamo dunque la convocazione di una nuova riunione, con la partecipazione dei vertici dell’Aias, per avere un quadro completo della situazione, ponendo in essere soluzioni definitive nell’interesse dei lavoratori e dei pazienti ospitati nelle strutture socio-assistenziali». 

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Drammatici gli effetti sui campi del nubifragio che nel fine settimana ha colpito il Sulcis Iglesiente. Le piogge inattese ed il clima impazzito di inizio estate hanno piegato il settore agroalimentare, con diversi ettari di vigneti distrutti, poderi coltivati con ortaggi compromessi e foraggiere rovinate. Un grido d’allarme che è arrivato anche dal capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale Gianluigi Rubiu: «La tempesta che si è riversato sui poderi del Sulcis Iglesiente – spiega Gianluigi Rubiu – ha piegato le coltivazioni sparse tra Domusnovas, Musei, Villamassargia e Iglesias. Non è andata meglio nel triangolo compreso tra Narcao, Villaperuccio e Nuxis. Le produzioni cerealicole di grano ed orzo sono andate letteralmente in fumo. L’uragano si è dimostrato dannoso per i vigneti, producendo il rischio della peronospora. Un rovescio climatico che prefigura strascichi negativi sulla stagione della prossima vendemmia. E’ un durissimo colpo – conclude Gianluigi Rubiu – per l’economia rurale del territorio. E’ necessario che la giunta regionale si attivi per adottare provvedimenti risarcitori alle aziende colpite da questi eventi temporaleschi fuori stagione.»

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Il Consiglio regionale ha rinviato in Commissione il Testo Unico sulla lingua sarda.

La 302esima seduta del Consiglio regionale è stata aperta dal presidente dell’Assemblea, Gianfranco Ganau, che concluse le formalità di rito, ha dichiarato aperta la discussione dell’articolo 1 e degli emendamenti presentati al testo unificato sulla disciplina della politica linguistica regionale (TU 36-167-228). Prima del parere agli emendamenti da parte del relatore Paolo Zedda (Art. 1 – Sdp), i capigruppo di Fdi, Paolo Truzzu e del Pd, Pietro Cocco, hanno polemizzato sul ritardo con il quale si è proceduto all’apertura dei lavori del Consiglio.

Acquisiti i pareri di relatore e Giunta, agli emendamenti presentati all’articolo 1 del testo unificato, si è sviluppato un acceso dibattito sull’opportunità di procedere con l’esame e la votazione del provvedimento o sul rinvio in commissione del testo in materia di lingua sarda.

Il primo ad intervenire è stato il consigliere del Pd, Roberto Deriu, che ha criticato la proposta normativa ed anche il lavoro conclusivo svolto dalla commissione Cultura, rivolgendosi direttamente al vice presidente facente funzioni, Alfonso Marras (Udc). L’esponente della maggioranza ha parlato delle difficoltà emerse nel considerare il catalano o il tabarchino come ricompresi nel sardo ed ha evidenziato una serie di incongruenze fino ad affermare che «alcune proposte correttive presentate sconvolgono le teorie sulla lingua degli ultimi 50 anni». «Non ci sono le condizioni per incominciare l’esame dell’articolato – ha concluso il consigliere dei democratici – né è ammissibile un’approvazione per pezzi della norma e quindi propongo che il testo venga riportato in commissione per gli opportuni approfondimenti».

A favore del il rinvio in commissione si è espresso il consigliere di Fi, Stefano Tunis, mentre il consigliere dell’Udc, Alfonso Marras, ha spiegato all’Aula la difficoltà della commissione Cultura nel procedere con correttezza ed efficacia nei suoi lavori «vista la mancata indicazione, da parte della maggioranza, di un nuovo presidente della commissione, in seguito alle dimissioni del neo deputato Gavino Manca».

Marco Tedde (Fi) ha affermato: «Il collega Deriu ha dato il crisma dell’ufficialità ai problemi della maggioranza ed è riuscito a far capire all’Aula che questa proposta di legge nasce malata e piena di lacune». L’esponente della minoranza ha difeso l’operato del vice presidente della commissione, Marras, ed ha concluso dichiarando sostegno alla proposta del rinvio nel parlamentino della Cultura.

Giuseppe Meloni (Pd) ha espresso “perplessità sul testo unificato” e dichiarandosi contrario alla “lingua sarda comune” ha affermato: «Sostengo che si debba parlare di lingue sarde, compreso il gallurese, e non di lingua sarda e voterò dunque per il rinvio in commissione della proposta di legge». A favore del rinvio anche i Riformatori con Luigi Crisponi («assistiamo al campionato di sardo a ostacoli») e col capogruppo, Attilio Dedoni, che ha svolto un puntuale intervento sulla opportunità di riconoscere una sola lingua ufficiale per i sardi («corriamo il rischio di fare un errore storico, riconoscendo più lingue, dividendo così la Sardegna e negando il principio identitario di una lingua, un popolo, un’isola»). Pierfranco Zanchetta (capogruppo Upc) ha svolto il suo intervento concentrandosi sulla necessità di garantire salvaguardia e tutela a tutte le minoranze linguistiche della Sardegna, ricomprendendo tra le lingue oltre al gallurese anche l’isolano della Maddalena. L’esponente della maggioranza ha quindi proposto come modello di riferimento quello elvetico dove coesistono 4 lingue ufficiali.

Il capogruppo Udc, Gianluigi Rubiu, ha ribadito l’opportunità del rinvio in commissione («non ci sono le condizioni per discutere una legge che dovrebbe unire i sardi ed invece rischia di dividerli») mentre Gianfranco Congiu (Pds) ha evidenziato il persistere in Sardegna di sistemi linguistici plurimi insieme con la necessità che tale peculiarità trovi pieno riconoscimento nella legge sulla lingua.

Dopo l’on. Gianfranco Congiu ha preso la parola l’on. Paolo Zedda, che ha parlato in sardo e ha detto: «La questione della lingua accende gli animi, non soltanto in Sardegna. E’ successo in Friuli, per i ladini e non solo. A parte questo, devo dire che la commissione ha lavorato per due anni e ha lavorato bene, con trenta audizioni e ha preso in esame parecchi documenti. Chi dice che c’è una gerarchia nelle lingue e io sono costretto a rileggere questo testo che abbiamo in esame: non c’è traccia di una gerarchia. Alla luce di queste norme mi sembra dunque difficile affermare che le lingue parlate in Sardegna non siano considerate nello stesso modo da questa proposta legislativa. Non è vero nemmeno  che la lingua deve essere organizzata in vari standard: su questo nulla ha mai detto la Corte costituzionale. Non credo sia utile dunque che questa legge torni in commissione perché questo testo è scritto bene, secondo me».

Per l’on. Alessandra Zedda (FI) «stiamo parlando di un argomento che dovrebbe vederci uniti e accogliere tutte le diversità. Ma su una cosa sono d’accordo con l’on. Deriu: che è necessario vedere la legge in tutte le sue complessità e alla luce delle proposte di modifica giacenti. Dunque, per quanto ci riguarda siamo dell’opinione che sia giusto tornare in commissione».

L’on. Pietro Cocco ha preso la parola come capogruppo del Pd: «Teniamo i nervi a posto, la materia è delicata e dobbiamo ragionare. Non è un caso che da tantissimo tempo cerchiamo di metterci mano e ancora non lo abbiamo fatto. Dagli interventi dei colleghi appare chiaro che sia necessario approfondire e i trecento emendamenti presentati stanno a testimoniarlo. Non dobbiamo approvare una legge qualunque ed è giusto sospendere i lavori oggi consentendo alla commissione di verificare se l’Aula è in grado di esitare il testo. Non faremo una legge a colpi di maggioranza ma una legge condivisa da tutti e se abbiamo bisogno di qualche giorno in più prendiamocelo».

Il presidente Gianfranco Ganau ha messo in votazione la proposta del capogruppo del Pd, per un rinvio del testo alla commissione. L’on. Daniele Cocco (Art. 1 – Sdp) ha ricordato che già i capigruppo si erano espressi in tal senso.

L’Aula ha votato all’unanimità per il rinvio della proposta di legge in commissione ed il presidente Ganau ha convocato il Consiglio per martedì 19 giugno alle 10.30.

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Il capogruppo Udc in Consiglio regionale Gianluigi Rubiu sollecita un progetto per la stabilizzazione degli operai semestrali dell’Agenzia Forestas. 

«Basta con le ambiguità e le incertezze – dice Gianluigi Rubiu -. Sono maturi i tempi per avviare un dialogo con lo Stato per trovare una soluzione alla vertenza dei lavoratori semestrali dell’Agenzia Forestale. Oltre 1.600 dipendenti stagionali dell’ente attendono che venga attuato il riordino del comparto – aggiunge Gianluigi Rubiu – con la fine del precariato per i lavoratori assunti per appena sei mesi. Un balletto che diventa un incubo, visto che gli operai solo per un periodo sono impiegati sotto le insegne dell’agenzia Forestas per poi tornare nel tunnel della disoccupazione. Una situazione che suona come una beffa per l’universo di addetti, che fornisce un servizio indispensabile alla nostra Isola.»

«L’apparato degli operai forestali consente di monitorare interi territori boschivi, promuovendo la prevenzione contro le fiamme ed un accurato compito di informazione. Un sistema sempre più organico chiamato ad affrontare un’emergenza che ogni anno infesta la Sardegna. Spesso sono costretti a lavorare in condizioni di disagio, senza gli strumenti adeguati per il rischio dei roghi. Ecco perché – conclude Gianluigi Rubiu – occorre riconoscere l’importante ruolo svolto da questi operai con una stabilizzazione che preveda l’utilizzo dei dipendenti per attività connesse alla salvaguardia delle ricchezze naturali e paesaggistiche.»

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«Auspichiamo che la Giunta Pigliaru possa ridisegnare in questi ultimi mesi di legislatura una riforma sanitaria ed un riordino ospedaliero che sta producendo effetti devastanti nei territori considerati periferici.»

Per il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale le parole non bastano più. L’esponente dei moderati è intervenuto stamattina al corteo di protesta promosso ad Iglesias per manifestare il dissenso contro il depotenziamento delle strutture sanitarie del Sulcis Iglesiente.

«Un distretto che ha pagato a caro prezzo i tagli decisi dall’esecutivo – sottolinea Gianluigi Rubiu – con il disastro della sanità sotto i riflettori dei pazienti.»

Gianluigi Rubiu ricorda il blocco operatorio del Cto di Iglesias inaugurato ma ancora inutilizzato, il crollo nelle corsie a due passi dalle sale chirurgiche, liste d’attesa sempre più infinite, pronto soccorso al collasso, il laboratorio analisi del Santa Barbara, con il sottotetto che si è sbriciolato a causa delle infiltrazioni, riaperto solo per il pressing del gruppo consiliare Udc, la mancanza di sicurezza nei presidi e la carenza del personale.

«E’ un progetto attuato con sforbiciate, sulla base di calcoli ragionieristici – conclude Gianluigi Rubiu -, senza tenere al centro le esigenze dei malati che affollano gli ospedali del territorio.»

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«Il nuovo bando di Invitalia per le imprese dell’area di crisi complessa di Portovesme è una nuova speranza per le imprese del Sulcis Iglesiente.»

A sostenerlo è Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, secondo il quale si tratta di «una sfida decisiva per la riconversione dei progetti inglobati nella zona di Portovesme e dintorni. La pubblicazione delle schede che aziende italiane ed estere potranno compilare, a partire da venerdì per il distretto sulcitano, per partecipare alla “chiamata” di Invitalia, su richiesta del Mise e della Regione, rappresenta uno strumento da cogliere per il tessuto produttivo locale. Si tratta – aggiunge Gianluigi Rubiu, che ha auspicato ulteriori interventi nella commissione attività produttive dell’aula di via Roma – di un provvedimento che potrebbe rivedere le storture del Piano Sulcis. Di certo, si accendono nuove speranze per la rinascita del polo di Portovesme e dintorni. Non è la panacea, ma auspichiamo una ripartenza dell’economia. E’ necessario poi che si applichino misure di compensazione fiscale e semplificazione burocratica a favore delle aziende».

L’area di crisi industriale complessa comprende i comuni di: Carloforte, Piscinas, Sant’Antioco, Carbonia, Iglesias, Calasetta, Gonnesa, Portoscurto, Predaxius, San Giovanni Suergiu, Tratalias, Buggerru, Domusnovas, Fluminimaggiore, Musei, Villamassargia, Giba, Masainas, Narcao, Nuxis, Santadi, Sant’Anna Arresi, Villaperuccio. Le imprese potranno presentare progetti di valore compresi tra un milione e mezzo e venti milioni di euro. Si va dalla produzione di beni e servizi (inclusa la ricettività turistica) alla tutela ambientale ed all’innovazione dei processi industriali: «I progetti devono essere pronti e cantierabili – conclude Gianluigi Rubiu -. Occorre poi una strategia unitaria per rilanciare le prospettive di sviluppo del territorio ricadente nel bacino del lavoro dell’agglomerato industriale di Portovesme e del Sulcis Iglesiente».

La presentazione del bando di Invitalia a Carbonia.

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Il Consiglio regionale ha approvato misure in favore dei lavoratori ex Saremar, modifiche alla legge regionale contenente disposizioni urgenti per l’eradicazione della peste suina africana e la mozione che censura Abbanoa per l’azione legale intrapresa nei confronti dell’on. Marco Tedde (Forza Italia).

In apertura di seduta il presidente Ganau ha comunicato la decisione della Conferenza dei Capigruppo di inserire all’ordine del giorno, con procedura d’urgenza prevista dall’art. 102 del Regolamento interno, la proposta di legge n. 518 “Misure a favore dei lavoratori ex Saremar”.

Ha quindi preso la parola per l’illustrazione il primo firmatario del provvedimento, il capogruppo dei Cristiano Popolari Socialisti Pierfranco Zanchetta. «C’è la necessità di riprendere in mano un problema complesso che riguarda i lavoratori ex Saremar, vittime di un disagio sociale ed occupazionale – ha detto Pierluigi Zanchetta – la Regione per porre rimedio a questa situazione ha avviato un programma finalizzato alla salvaguardia delle professionalità e dei livelli occupazionali. Questa proposta di legge integra quel programma ed autorizza la spesa di 2,5 milioni di euro per l’attuazione di alcuni interventi. I lavoratori potranno fruire di diverse misure alternative: un contributo economico una tantum e l’impiego nei cantieri comunali come richiesto dai comuni di Carloforte e La Maddalena».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Gianfranco Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato all’unanimità.

L’Aula, sempre all’unanimità, ha poi approvato in rapida successione i due articoli della legge ed il testo finale.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo in discussione il secondo punto all’ordine del giorno: il Testo unificato sulla lingua sarda. Sull’ordine dei lavori è intervenuto il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu che ha chiesto un rinvio della legge alla prossima settimana. «Abbiamo dato disponibilità per discutere la proposta di legge ma crediamo sia meglio rimandare l’esame del provvedimento per consentire ai consiglieri di impegnarsi nella campagna elettorale in vista del voto di domenica per le elezioni amministrative – ha detto Gianluigi Rubiu – i tempi per gli emendamenti sono ristretti. Vista l’importanza della legge sarebbe meglio rimandare di qualche giorno la discussione.»

Contro la richiesta di rinvio si è schierato Eugenio Lai (Art. 1 – Mdp). «I capigruppo hanno deciso di portare oggi in Aula la legge e di rimandare a lunedì prossimo la presentazione degli emendamenti – ha detto Eugenio Lai – ci sono già stati dei rinvii, abbiamo avuto tutto il tempo per approfondire».

Il presidente Gianfranco Ganau ha messo in votazione la richiesta di rinvio della legge che è stata accolta dal Consiglio.

Gianfranco Ganau ha quindi sospeso la seduta e convocato la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori il presidente ha comunicato la decisione di capigruppo di anticipare la discussione del disegno di legge n. 513 “Modifiche alla legge regionale n.34/2014 sull’eradicazione della peste suina”.

Sull’ordine dei lavori ha chiesto di intervenire la consigliera di Forza Italia Alessandra Zedda: «E’ successo un fatto grave, la minoranza ha deciso di indire per domani una conferenza stampa per stigmatizzare una situazione grave che vede coinvolto il collega Marco Tedde denunciato dai vertici di Abbanoa per aver espresso le proprie opinioni nei confronti della società di gestione del servizio idrico. Sono state lese le prerogative di un consigliere regionale».

Anche per Stefano Tunis (Fi) la questione è delicata e merita attenzione. «Il tema della tutela delle prerogative dei consiglieri è tutto in capo all’Assemblea e alla sua presidenza. Esprimo solidarietà a Marco Tedde, è in discussione la legittimità dell’intero Consiglio. Chiedo al presidente Gianfranco Ganau di farsi carico di questa tutela».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha parlato di «fatto di una gravità inaudita» che offende tutto il Consiglio regionale. L’esponente della minoranza ha chiesto di occupare simbolicamente l’Aula per un’ora in segno di solidarietà all’on. Marco Tedde.

Una presa di posizione forte ha invocato anche Annamaria Busia (Campo Progressista): «Quando non c’è la politica interviene la giustizia ma in questo caso la politica c’è. Quanto accaduto è grave, non soltanto la minoranza deve chiedere e sollecitare una presa di posizione del Consiglio ma lo dobbiamo fare tutti insieme. La politica faccia sentire la sua voce, l’intervento della magistratura deve essere l’ultima ratio. Noi abbiamo diritto di intervenire, ispezionare e criticare ovviamente nei termini consentiti ma non si può contrapporre alle nostre richieste una minaccia grave».

Per il capogruppo del Pd Pietro Cocco la questione riguarda tutti. «E’ grave limitare le prerogative di un Consigliere regionale – ha detto Pietro Cocco – vale la pena far suonare un campanello d’allarme per dire che non va assolutamente bene. Oggi è capitato a Tedde, domani capiterà a qualche altro. Con forza occorre dire che bisogna abbassare i toni. Se Abbanoa ritiene di aver subito un torto e si rivolge a un magistrato è assolutamente sbagliato. Intervengo a difesa di un’istituzione che non può essere messa sotto scacco».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori sardi: «L’istituzione consiliare è stata vilipesa. Questo accade perché l’autonomia non viene difesa, è già capitato in più di una circostanza. E’ ora di riaffermare la dignità dell’istituzione autonomistica. E’ tempo di dire basta».

Il consigliere Gianni Lampis, a nome del gruppo Fratelli d’Italia, ha espresso solidarietà nei confronti di Marco Tedde contro un’aggressione “da muretto a secco”. Gianni Lampis ha richiamato l’art 25 dello Statuto che garantisce i consiglierei regionali per le opinioni espresse nell’esercizio delle proprie funzioni. «Sono d’accordo con l’on. Gianluigi Rubiu e dichiaro la disponibilità del mio gruppo ad occupare per un’ora l’Aula».

Secondo Angelo Carta (Psd’Az), le dichiarazioni dell’amministratore di Abbanoa Alessandro Ramazzotti sembrano una difesa nei confronti dell’operato della Giunta regionale. «Per questo motivo credo che  sia il caso che intervenga la Giunta regionale per dire che l’esecutivo si tutela da solo e non ha bisogno di nessun avvocato difensore. Alessandro Ramazzotti ha fatto di tutto per mettere Abbanoa al centro del bersaglio».

Il consigliere dell’Upc Antonio Gaia ha espresso solidarietà a Tedde e ha denunciato il mancato rispetto delle norme che regolano i rapporti tra i diversi organi istituzionali della Regione. «La Giunta ha il dovere di rispondere alle interpellanze e interrogazioni presentate dai consiglieri regionali, non devono farlo gli uffici amministrativi. Gli atti ispettivi sono legittimi ma spesso mancano le risposte da parte della Giunta e degli assessori. Presidente Ganau, sta a lei fare rispettare le norme di funzionamento ed evitare interferenze esterne sull’attività ispettiva e di controllo. Non è ammissibile che risponda il soggetto che si vuole controllare».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha chiesto al presidente Ganau di informare l’Aula sui dettagli della vicenda appresi durante la Conferenza dei Capigruppo. «Esisterebbe un atteggiamento che travalica le prerogative proprie del consigliere. Lei ha parlato di affermazioni che vanno oltre l’esercizio delle proprie funzioni, di denuncia prudenziale perché si paventava ipotesi di falso in bilancio da parte di Abbanoa. Lei si è speso per favorire un chiarimento. Prima di invischiarci in questo ragionamento occorre riflettere. L’Aula disinformata dove arriva?»

Ha quindi preso la parola Marco Tedde: «Non intendevo intervenire ma sono stato tirato per la giacchetta. Le spiegazioni agli atti di sindacato ispettivo le deve dare la Giunta che ha il dovere di rispondere soprattutto di fronte a casi gravissimi. Abbanoa è una Repubblica indipendente: l’amministratore nomina il direttore generale per tre anni senza selezione. Potrei parlare per ore di ciò che fa e non fa. L’ultima perla è lettera ai dipendenti in cui si parla di una mozione sottoscritta da 24 consiglieri piena di calunnie. Ringrazio i colleghi che sono intervenuti in mia difesa ma si tratta di un attentato nei confronti di questo consesso. Se iniziamo con queste intimidazioni non lavoreremmo più serenamente. Io sono attrezzato per difendermi potrebbe esserci però qualche altro meno attrezzato. Noi dobbiamo lavorare senza pressioni, la Costituzione e lo Statuto ci tutelano. Il Regolamento dice che Lei, presidente Gianfranco Ganau, deve tutelare le prerogative dei consiglieri. Chiedo anch’io che lei intervenga con forza nei confronti di questi signori».

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha invocato un intervento formale del Consiglio. «La discussione sta mantenendo toni civili. L’intervento dell’on. Gianfranco Congiu evita un processo sommario. Credo sia necessario procedere con un atto di censura del Consiglio nei confronti di Abbanoa altrimenti rimarrà una discussione che non lascerà traccia».

L’on. Giuseppe Fasolino (FI) ha detto: «Mi chiedo perché la politica si trovi a questo livello e l’antipolitica ha preso il sopravvento su tutto. Il collega Marco Tedde si difende da solo ma se capitasse a una persona normale, dovrebbe rivolgersi a un avvocato per difendersi dopo aver fatto il suo dovere. E allora mi chiedo: qual è il nostro ruolo?».

Per l’on. Luigi Lotto (Pd) «sarebbe utile che il presidente della Regione si facesse dare gli atti del personale di Abbanoa negli ultimi tre anni, per verificare chi ha perso il lavoro e perché». Sulla proposta dell’on. Gianluigi Rubiu, ossia sospendere i lavori per un’ora e occupare l’Aula, l’on. Gianfranco Congiu (PDS) ha dato parere contrario mentre l’on. Stefano Tunis (FI) ha suggerito la redazione di un documento come «un ordine del giorno che metta insieme le posizioni emerse». Anche l’on. Gianluigi Rubiu (Udc) si è associato alla proposta di redigere un ordine del giorno mentre l’on. Antonio Solinas (Pd) ha aggiunto: «Stiamo rasentando il ridicolo con la proposta di occupare l’Aula, veda la conferenza dei capigruppo se è possibile votare un ordine del giorno condiviso». Favorevole anche l’on. Francesco Agus (Cps). Il presidente Ganau ha sospeso la seduta per convocare la conferenza dei capigruppo e definire il proseguo dei lavori.

L’Aula è ripresa con l’esame del disegno di legge 513 in materia di eradicazione della peste suina africana. L’on. Francesco Agus, presidente della commissione Autonomia, ha predisposto un emendamento sul personale chiamato a lavoro straordinario in occasione delle tornate elettorali. Il presidente Gianfranco Ganau ha giudicato inammissibile l’emendamento e ha invitato l’oratore alla presentazione di una proposta di legge.

 L’on. Piermario Manca (PDS) ha detto con riferimento all’articolo 1 della disegno di legge: «Qual è la motivazione che possa consentire a ciascun lavoratore del campo dell’eradicazione della peste suina a fare ottanta ore di straordinario ogni mese? Noi diamo lo straordinario sempre ai soliti: che razza di organizzazione è questa?».

Della stessa opinione l’on. Augusto Cherchi (PDS) mentre per l’on. Crisponi (Riformatori sardi) «è impensabile che l’obiettivo dell’eradicazione possa essere raggiunto con l’attività ordinaria di un ufficio. Mi pare che il corpo forestale abbia faticato non poco in alcune circostanze per eseguire l’attività e non vedo perché essere contrari alla proposta della Giunta.  Siamo davanti a uno straordinario impegno lavorativo di ordine pubblico e di protezione civile che deve essere riconosciuto, anche per il passato».

Per l’on. Pietro Cocco (capogruppo del Pd) «da anni lottiamo per eradicare la peste suina africana e questa battaglia sembrava non risolvibile. Quest’anno invece abbiamo contato appena tre, quattro focolai. E sono risultati che non si raggiungono per caso ma perché uomini competenti si sono dati da fare. Non deve essere messo in discussione il fatto che si debba pagare qualche ora di straordinario, visti gli obiettivi dell’Ue e i risultati che stiamo raggiungendo».

L’assessore del personale Filippo Spanu ha affermato che «il provvedimento all’attenzione del Consiglio si inquadra in una serie di atti finalizzati a dare accelerazione al contrasto della peste suina africana. Siamo ad un momento di svolta, ha sostenuto, dopo una battaglia quarantennale di cui ora abbiamo trovato la chiave decisiva; nel 2018 ad oggi sono segnalati solo 3 focolai, nel 2017 erano 17 e la tendenza è molto chiara, ora è necessario dare il colpo giusto in termini organizzativi». «E’ importante sottolineare – ha proseguito l’assessore – che la condivisione con la popolazione ha determinato, dopo un periodo iniziale complesso, una vera e propria inversione di tendenza, con attività massicciamente presidiate con continuità a seconda esigenze, un impegno che rendeva problematica la rotazione difficile del personale; di qui problema di far operare queste squadre con un sistema collegato a specifiche funzioni (ed altri incarichi) fino al limite di 80 ore, secondo lo schema della protezione civile, all’interno dei vincoli per gli straordinari fissati dalla Ue».

Per dichiarazione di voto il presidente della commissione Attività produttive Luigi Lotto (Pd) ha affermato la correttezza del provvedimento ricordando soprattutto la grande difficoltà incontrata sia nell’organizzazione delle squadre che nella costruzione di un apparato di grande efficienza, prova ne sia che nei giorni scorsi focolaio sviluppatosi all’interno di una azienda regolare scongiurato immediatamente. «Insomma – ha concluso – un approccio molto diverso che ha dato grandi risultati e fra qualche mese le squadre di emergenza non serviranno più».

Il consigliere Augusto Cherchi (Pds) ha ribadito di non aver mai voluto mettere in discussione mezzi e fini del progetto, precisando che a suo avviso restava da chiarire il suo inquadramento all’interno della normativa europea che fissava un tetto per gli straordinari settimanali. In conclusione il consigliere ha annunciato la sua astensione.

Piermario Manca, sempre del Pds, si è detto invece soddisfatto della risposta dell’assessore, anche se ha osservato che a suo giudizio sarebbe bastata una relazione di accompagnamento. Voterà a favore.

Successivamente il Consiglio ha approvato il passaggio agli articoli con 44 voto e, a seguire i tre articoli che la compongono.

Successivamente la seduta è stata brevemente sospesa per la presentazione di un ordine del giorno (Alessandra Zedda e più) firmato da gruppi di maggioranza ed opposizione con il quale, dopo aver ribadito le prerogative dei consiglieri regionali contenute nell’art. 122 della Costituzione, nell’art.25 dello Statuto e nell’art. 107 del regolamento del Consiglio in relazione «alle opinioni espresse ed ai voti dati nell’esercizio delle loro funzioni», si invita il presidente dell’Assemblea a «prendere atto della censura del Consiglio regionale nei confronti di un atto lesivo delle prerogative degli stessi consiglieri». Il riferimento è alla querela presentata dall’amministratore unico di Abbanoa Spa nei confronti del vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, oggetto di numerosi interventi sull’ordine dei lavori e di un successivo dibattito.

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha ribadito la sua decisione di dissociarsi dal documento. «Anzi – ha affermato – esorto il presidente a riferire all’Aula ciò che ha detto alla conferenza dei capigruppo dove i contorni della vicenda sono apparsi diversi; questo non ci consente di partecipare, non siamo in condizioni di esprimere censure e non capiamo come lei abbia valutato la fondatezza di profili lesivi dell’onorabilità di consigliere. Manca poi ogni riferimento al presidente della Regione consentendo di passare all’Aula il cerino per chiedere copertura politica senza poter capire realmente cosa è accaduto». «Ho sempre apprezzato –  ha concluso il capogruppo del Pds rivolto al presidente Ganau – la sua terzietà ma in questo caso, a nostro giudizio, invece ha favorito una deriva verso la censura secondo noi priva dei necessari elementi di valutazione, una pagina non edificante del Consiglio: il Pds abbandonerà l’Aula».

Il consigliere del Pd Antonio Solinas, ricostruendo le interlocuzioni fra i gruppi durante la sospensione della seduta, ha detto di «aver ricavato l’impressione che con ci fossero certezze sulle motivazioni della mozione, suggerirei un ordine del giorno più generale senza espliciti riferimenti alla censura ma, in assenza delle correzioni che auspico, annuncio il mio voto contrario».

Dopo una ulteriore breve sospensione il presidente ha messo in votazione l’ordine del giorno, che il Consiglio ha approvato con 39 voti favorevoli ed 1 contrario.

Successivamente il presidente ha invitato l’Assemblea ad esprimere il voto finale sul DL n. 513, che è stato approvato con 38 voti.

Al termine dello scrutinio ha tolto la seduta. Il Consiglio riprenderà i suoi lavori martedì prossimo, alle 10.30.

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L’assessorato dell’Agricoltura ha definito la rimodulazione del Piano di sviluppo rurale 2014-2020. Lo ha fatto al termine del confronto con le associazioni agricole che hanno partecipato in questi mesi al Tavolo verde istituito dalla Regione. La somma complessiva da riprogrammare ammonta a circa 61 milioni di euro.

I dettagli della ridefinizione del Psr sono stati illustrati questa mattina dall’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria alla Commissione “Attività Produttive” del Consiglio regionale. «All’unanimità si è deciso di puntare su alcune misure che avevano bisogno di essere rafforzate o su altre la cui dotazione finanziaria era insufficiente – ha spiegato Pierluigi Caria – in particolare si è deciso di intervenire sulla misura 6.1 (Primo insediamento in agricoltura) con 10 milioni di euro e sui progetti integrati di filiera con ulteriori 15 milioni. Le altre somme andranno invece agli interventi per la difesa del suolo (13 milioni), agli investimenti nelle aziende agricole (10 milioni), ai Gal (5 milioni) e alla tutela delle razze rare (3 milioni)».

Pierluigi Caria ha spiegato che la Giunta ha raccolto le richieste provenienti dal mondo giovanile per l’incremento dei fondi sul primo insediamento in agricoltura. «Con 10 milioni contiamo di soddisfare altre 300 domande – ha detto l’assessore – in questo modo potremo coprire oltre la metà delle richieste presentate con l’obiettivo finale di dare una risposta a tutti». Sollecitato dai consiglieri Pier Mario Manca (Pds) Gianluigi Rubiu (Udc), Gaetano Ledda (La Base) Mario Tendas e Valerio Meloni (Pd) sull’opportunità di procedere allo scorrimento delle graduatorie per evitare l’esclusione di alcune domande, Pierouigi Caria ha comunicato che è in atto una valutazione giuridica da parte dell’assessorato. «Se non fosse possibile potremmo decidere di ricorrere ad un secondo bando».  

Caria ha poi consegnato alla Commissione la documentazione relativa alla situazione della spesa del Psr 2014/2020. Finora sono stati erogati poco più di 335 milioni di euro. «Siamo al terzo posto in Italia per spendita delle risorse. Prima di noi ci sono solo il Veneto e le Province Autonome di Trento e Bolzano – ha sottolineato Pierluigi Caria – se ci riferiamo ai primi tre mesi dell’anno siamo addirittura primi. Per quanto riguarda le somme impegnate, la Regione ha programmato circa il 65% delle risorse disponibili (827 milioni su 1291)».   

L’assessore, infine, ha annunciato l’imminente pubblicazione dei bandi relativi alle sottomisure 2.1 e 2.3 (ricorso alle consulenze e formazione dei consulenti) 5.1(prevenzione delle calamità naturali) 8.3 (prevenzione degli incendi) e 8.6 (tecnologie silvicole, trasformazione e commercializzazione di prodotti delle foreste).

Prima dell’audizione dell’assessore all’Agricoltura, la Commissione guidata da Luigi Lotto ha incontrato in mattinata una delegazione degli ex lavoratori Vesuvius, l’azienda siderurgica con sede a Macchiareddu chiusa nel dicembre del 2016. La Commissione nei prossimi giorni sentirà gli assessori del Lavoro e dell’Industria per fare il punto della situazione e procedere alla verifica delle azioni messe in campo per favorire la ripresa produttiva.

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Il riconoscimento dei danni prodotto dal divieto di prelievo a lepre e pernice. E’ quanto chiesto dall’associazione venatoria “Caccia, pesca, ambiente” e dal movimento inglobato nel sodalizio “Armieri Sardegna”, con un’intimazione inviata all’Istituto superiore per la protezione ambientale e dalla Regione. Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale Gianluigi Rubiu auspica, al riguardo, un intervento teso al risarcimento dell’universo venatorio.

«Il popolo dei cacciatori – spiega Gianluigi Rubiu – si è visto imporre lo stop al prelievo delle specie lepre e pernice dopo il via libera al calendario venatorio. Un danno incalcolabile per il comparto, visto il pagamento già effettuato delle tasse regionali. Un indennizzo dovuto anche per gli armieri, che hanno perso notevoli risorse a causa dell’interruzione dell’attività venatoria.»

«I cacciatori sono stati ancora una volta discriminati da decisioni ingiuste, con la Regione che si è dimostrata inerte non impugnando la sentenza del Tar davanti al Consiglio di Stato – conclude Rubiu -. Un immobilismo incomprensibile, considerata l’assenza di un monitoraggio aggiornato sulla popolazione di lepri e pernici nell’habitat isolano.»