16 November, 2024
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«La Regione dimentica i giovani disoccupati sardi per i progetti sui migranti. La Regione dimentica i giovani disoccupati sardi per i progetti sui migranti. Si pensi solo alla mancata erogazione dei finanziamenti per i futuri imprenditori agricoli, con speranze che svaniscono per gli under 40.»

E’ la contestazione del capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, convinto che le risorse per il rilancio dell’economia isolana debbano avere una corsia preferenziale: «Non mettiamo in dubbio le finalità di integrazione dei richiedenti asilo, che possono essere coinvolti nei programmi attuati a Cargeghe, Valledoria, Iglesias e Cagliari – aggiunge Gianluigi Rubiu – ma pensiamo che i fondi vadano destinati ai ragazzi isolani in cerca di occupazione. Va tenuto conto della situazione di povertà dei richiedenti asilo, ma sembra che l’attenzione della Giunta Pigliaru sia rivolta unicamente a questa fetta di indigenti, con molte famiglie sarde che rischiano l’esclusione sociale ed i centri d’ascolto che faticano a venire incontro alle crescenti richieste dei nuovi poveri. Si pensi al Sulcis Iglesiente, con il tessuto industriale ormai in via di decadenza. La chiusura delle fabbriche nell’area di Portovesme e dintorni ha portato  all’aumento esponenziale del disagio occupazionale e della povertà economica.»

Da qui la richiesta di una maggiore attenzione, sin dalla prossima finanziaria, ad un rilancio dei settori trainanti dell’economia isolana: «Le risorse per il rilancio – conclude Gianluigi Rubiu – puntino sulla ripresa delle attività produttive, unica ricetta per sostenere i giovani sardi».

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Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, ha presentato un’interrogazione urgente all’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Donatella Spano, sui «danni economici incalcolabili per le aziende e le attività che ruotano attorno al mondo venatorio sardo causati dalla sospensione del calendario venatorio, con diverse giornate a lepri e pernici abolite dall’ordinanza del Tribunale amministrativo regionale».

«Oltre alle ricadute economiche negative si aggiunge ora la beffa – sottolinea Gianluigi Rubiu –. E’ arrivata una nota dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale che garantisce di  non aver potuto provvedere al monitoraggio delle specie faunistiche per mancanza di risorse strumentali, finanziarie e di personale. Una lacuna non da poco. Un vuoto nell’assetto degli enti strumentali regionali. Si tenga conto – aggiunge Gianluigi Rubiu – che da tempo è stato istituito l’istituto regionale fauna selvatica, che dovrebbe avere il ruolo di fornire dei dati certi sulle specie prelevabili. Nulla di tutto questo, invece, è stato fatto. Peggio ancora, la Regione ha stanziato risorse ingenti per studi, monitoraggi e dossier, senza che questi abbiano prodotto dei risultati per favorire la predisposizione del calendario venatorio. Sarebbe opportuno – conclude Gianluigi Rubiu – attivarsi per mettere fine a queste incertezze e assicurare il censimento delle specie da prelevare a cura di un organismo isolano.»

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Le problematiche della piccola pesca, con particolare riferimento ai danni causati dai delfini, sono state al centro della seduta odierna della commissione “Attività produttive” del Consiglio regionale con l’audizione dei rappresentanti della Flai-Cgil e della Uila-Pesca.

«La pesca in Sardegna è un comparto che non ha ancora espresso tutte le sue potenzialità – ha detto la segretaria di Uila Pesca Gaia Garau – finora non c’è stata la dovuta attenzione per un settore che potrebbe garantire lavoro e reddito. Il 70% del pesce consumato nella nostra isola arriva da fuori». Entrando nello specifico, Gaia Garau ha chiesto tempi rapidi per l’approvazione del disegno di legge predisposto dalla Giunta che consente di spendere le risorse stanziate nel 2015 e 2016 per gli indennizzi sui danni causati dai delfini. La norma, nel rispetto della normativa europea sugli aiuti di stato, permetterà di spendere i 200mila euro già stanziati e finora non spesi per paura di incorrere nei rilievi di Bruxelles. «I soldi sono però insufficienti – ha sottolineato Gaia Garau – è necessario prevedere un incremento dei fondi. I danni causati dai delfini al pescato e alle reti sono ingenti». Secondo Luciano Marica, storico leader dei pescatori del Sulcis, per venire incontro alle necessità del settore servirebbero circa 5 milioni di euro: «Chiediamo un indennizzo da erogare a ogni pescatore imbarcato – ha detto Luciano Marica – finanziare l’acquisto di nuove attrezzature non serve a nulla. I delfini distruggono ogni giorno le nostre reti e mangiano il poco pesce rimasto. Le risorse devono andare a ristorare il mancato reddito».

Quello della eccessiva presenza dei mammiferi acquatici, specie protetta a livello internazionale, sta diventando un problema serio per tutte le marinerie della Sardegna. «Dai delfini non ci si può difendere – ha affermato il responsabile Ambiente e Territorio della Flai Cgil Raffaele Lecca – i dissuasori acustici si sono rivelati inefficaci. Occorre prevedere adeguati indennizzi per i pescatori. Non so però se potranno essere utilizzate le risorse Feamp (Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca), di solito destinate al superamento delle criticità del settore. Forse sarebbe meglio intervenire con un contributo straordinario come è stato fatto per fronteggiare le calamità naturali in agricoltura».

Dai rappresentanti dei pescatori è poi arrivato un appello perché si intervenga sulla pesca a strascico. «Chiediamo che gli attuali limiti dei 50 metri di profondità e la distanza di 1,5 miglia marine dalla costa per poter svolgere questa attività sia portato a 100 metri e a 3 miglia – ha detto Luciano Marica – lo strascico distrugge i fondali e danneggia le nostre attrezzature. Ci sono forti tensioni nelle nostre marinerie, il problema va risolto». Dalla piccola pesca, infine, l’invito a prevedere un fermo biologico di due mesi per la cattura dei polpi (dal 15 agosto al 15-30 ottobre): «Solo così si può consentire il ripopolamento – ha concluso Marica – è una misura necessaria, per noi pescatori è importante garantire l’equilibrio ambientale. Siamo disposti a fermarci senza chiedere nessun indennizzo».

Da tutte le forze politiche presenti in Commissione è arrivato l’impegno a trovare una soluzione. Gianluigi Rubiu (Udc) ha sollecitato l’istituzione di un Dipartimento per la pesca all’interno dell’assessorato all’Agricoltura, mentre Marco Tedde (Forza Italia) ha invocato una legge organica di settore: «Serve una disciplina complessiva per il comparto – ha detto Tedde – altrimenti ogni intervento si rivelerà solo un pannicello caldo». Giudizio condiviso da Paolo Dessì (Misto): «Le nostre coste sono diventate terra di conquista, il mare sardo è occupato da pescatori provenienti da altre regioni. La Sardegna ha la possibilità di legiferare sull’attività svolta entro le 12 miglia marine, eserciti questa sua potestà».

Di diverso avviso il consigliere Piero Comandini (Pd): «Gli strumenti per intervenire ci sono abbiamo a disposizione 36 milioni di euro del Feamp ancora da spendere, 14 sono stati messi a bando nel mese di ottobre, l’obiettivo è quello di accelerare la spendita delle risorse. Sul fonte della programmazione invece occorre agire sui Flag  (Gruppi di azione locale per la pesca). A loro è affidata la programmazione, mettiamoli nelle condizioni di operare al meglio».

Il presidente Luigi Lotto ha assicurato massima attenzione da parte della Commissione: «Domani sentiremo l’assessore Pierluigi Caria sul disegno di legge della Giunta – ha detto Luigi Lotto – le risorse già stanziate saranno sbloccate al più presto. Per quanto riguarda l’eventuale incremento degli indennizzi per i danni dei delfini occorrerà verificare le disponibilità di bilancio. La Commissione lavorerà inoltre per rendere immediatamente disponibili i 36 milioni del fondo Feamp».

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«Il Consiglio regionale ha tutto l’interesse a tutelare le produzioni di qualità della Sardegna. Insieme alla Giunta proveremo a trovare una soluzione per tutelare la filiera che ruota intorno al grano Cappelli». Lo ha affermato il presidente della Commissione “Attività produttive” del Consiglio regionale, Luigi Lotto, al termine dell’audizione dei rappresentanti del Consorzio “grano Cappelli” preoccupati per la decisione del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) di assegnare alla Società Italiana Sementi la certificazione del prodotto. La multinazionale semenziera bolognese avrà il diritto in esclusiva sulla varietà di frumento nata nel 1915 grazie al genetista Nazareno Stampelli e ribattezzata Cappelli in omaggio al senatore Raffaele che alla fine dell’800 diede il via alle trasformazioni agrarie in Puglia.

«E’ un’autentica ingiustizia che non tiene conto del lavoro fatto da noi sardi negli ultimi 25 anni – ha detto Santino Accalai, titolare della ditta semenziera Selet di Tuili che per prima, nei primi anni ’90 decise di scommettere sulla riscoperta di questa varietà di grano – con l’esclusiva alla Sis si mette in ginocchio un’intera filiera. Intorno al grano Cappelli è nato un Consorzio che comprende agricoltori, mugnai, panificatori e commercianti. Una realtà importante per l’economica sarda che rischia adesso di sparire.»

«In Sardegna si producono 8.000 quintali di grano da seme e 10.000 da macina – ha aggiunto Roberto Congia, socio del Consorzio – con la decisione del Crea nessun agricoltore potrà in futuro certificare il proprio prodotto. Noi chiediamo di lavorare e di poterlo fare serenamente.»

Dello stesso avviso Valentina Sirigu, titolare di Kentos, azienda che da nove anni ha deciso di puntare sul pane di qualità: «La mia azienda lavora solo grano biologico – ha affermato Valentina Sirigu – il Consorzio è nato per sopperire alla carenza della materia prima. Con l’aggiudicazione del bando a Sis, che promette di pagare il prodotto a 80 euro al quintale, si rischia di drogare il mercato. Aziende come la nostra rischiano di non essere più competitive.»

Tutti i componenti della Commissione hanno espresso preoccupazione per la situazione creatasi e sollecitato un approfondimento con la Giunta per studiare un’azione comune a tutela della filiera. Il consigliere del Pd Piero Comandini, dopo aver rimarcato il ritardo con cui si arriva ad affrontare la questione ha sollecitato l’approvazione di una risoluzione in Commissione. Proposta che potrebbe essere attuata dopo le interlocuzioni con l’assessore all’Agricoltura Pierluigi Caria, la cui audizione è in programma per giovedì 9 novembre. «Il Crea non ha tenuto conto del percorso che ha portato alla valorizzazione del grano Cappelli – ha detto Comandini – in  questo modo si autorizza uno scippo e si va verso una situazione di monopolio con tutte le conseguenze del caso».

Da parte del consigliere Antonio Gaia (Cps) è invece arrivata la proposta di costituire un marchio Deco coinvolgendo i comuni dove si produce il grano Cappelli: «Il marchio comunale a tutela delle produzioni di qualità potrebbe essere la soluzione per arginare il dominio delle multinazionali».

«Perdere una produzione di eccellenza è inaccettabile – ha aggiunto Gianluigi Rubiu dell’Udc – sarebbe una sconfitta per il Consiglio che da poco ha approvato una legge sul pane di qualità. La Sardegna faccia fronte comune con la Puglia contro la multinazionale emiliana». Una soluzione positiva ha invocato anche il consigliere Fabrizio Anedda di Sinistra Sarda mentre Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha chiesto di accertare eventuali responsabilità delle agenzie regionali per l’agricoltura.

«La Sardegna non può subire inerme questo scippo – ha detto il consigliere del Pd Alessandro Collu – il Consorzio ha creato le condizioni per una filiera perfetta. Adesso che si gioca una bella partita qualcuno ha deciso di venire a prendersi il pallone.»

Mario Tendas (Pd), infine, ha sollecitato un coinvolgimento dell’Ufficio legale della Regione: «La gara è ormai aggiudicata – ha detto Mario Tendas – ho paura che si possa risolvere solo per via giudiziaria accertando se il bando è stato regolare o meno».

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Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, ha chiesto un incontro urgente con il Servizio veterinario dell’Azienda socio sanitaria di Carbonia, per analizzare la situazione drammatica dettata dell’epidemia di lingua blu, con centinaia di aziende del Basso Sulcis devastate dalla nuova ondata del virus.

«La situazione riguardante il contagio della blue tongue si sta diffondendo in modo significativo nel Basso Sulcis, con centinaia di imprenditori agricoli che sono alle prese con il dramma dei capi infetti e della perdita del patrimonio ovino – denuncia Gianluigi Rubiu -. Un fenomeno destinato a diventare una vera e propria emergenza nell’area tra Villamassargia – epicentro dei focolai di lingua blu – Domusnovas, Musei e Iglesias. Questa assemblea con il servizio veterinario ha lo scopo di approfondire ancora meglio i disagi che si stanno vivendo nel territorio, con particolare attenzione alla esplosione recente della lingua blu nel territorio che ci sta preoccupando non poco – aggiunge Gianluigi Rubiu – considerato che l’apparato dei veterinari non è in grado di raggiungere tutte le aziende interessate dell’epidemia, con la carenza di operatori che riguarda l’azienda sanitaria di Carbonia-Iglesias. Si auspica che la Regione possa adoperarsi per irrobustire il personale in ruolo nei servizi epidemiologici. Il tasso di mortalità dei capi infetti si sta infatti accrescendo con il periodo dei parti che ormai è in stato avanzato. In molti casi si è costretti all’aborto degli ovini, danneggiando così le aziende del patrimonio agro zootecnico. E’ necessario avere un quadro puntuale della situazione – conclude Gianluigi Rubiu – anche per il riconoscimento dei danni subiti alle imprese dilaniate dall’epidemia, con ripercussioni negative sulla produzione del latte.»

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«Dall’ultimo dossier della Coldiretti si certifica che la burocrazia sta frenando l’attività economica primaria, avvolgendola di troppe lungaggini con tempi impossibili per i giovani.«

La denuncia arriva da Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale.

«Eppure la Sardegna risulta al quarto posto tra le Regioni italiane per numero di aziende under 35 con 4.238 attività (al primo posto la Sicilia, seguita da Campania e Puglia), aziende che rappresentano l’11,6% rispetto al totale delle imprese agricole, il dato più alto in Italia, ma assicurazioni per una ripresa del settore – con arrivo dei contributi per il primo insediamento – che svaniscono con il moltiplicarsi dei vincoli per i futuri imprenditori agricoli – aggiunge Gianluigi Rubiu -. La formula magica dettata dai Piani di sviluppo rurale non è servita per sbloccare la situazione, con investimenti rimasti nel cassetto e primo insediamento trasformato in utopia per i giovani. Due terzi delle domande presentate non saranno infatti finanziate. Solo il percorso per la pubblicazione del bando si é trasformato in una via crucis: da settembre 2016 a marzo 2017 ci sono casi di diversi giovani che hanno nel frattempo compiuto 41 anni perdendo il prerequisito per poter usufruire del premio. Altri lo stanno perdendo in attesa che venga riaperto il bando.»

L’allungamento delle procedure e dei tempi rischia di far perdere risorse preziose destinate ad evitare che la crisi travolga l’agricoltura. «Ci sono tutti gli estremi per una class action contro la Regione – conclude Gianluigi Rubiu -. E’ assurdo che le aziende sarde, con giovani pronti ad impegnarsi sul comparto rurale, siano ancora vittime di una burocrazia distruttiva. Tantissimi aspiranti imprenditori agricoli sono stati illusi e abbandonati, con anni di ritardo nella pubblicazione dei bandi e il superamento dei limiti di età per accedere ai finanziamenti».

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I marittimi della Blu Navy in balia delle onde, senza lavoro e privi di stipendio. E’ uno degli effetti della sospensione delle rotte tra Santa Teresa e Bonifacio, con l’interruzione del rapporto di lavoro per i 36 dipendenti ex Saremar. La vicenda approda nell’aula del Consiglio regionale con l’interrogazione urgente del capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu.

«Si evidenzia che il processo di ricollocamento del personale impegnato con la compagnia Sardegna regionale marittima non è stato ancora concluso – sottolinea Gianluigi Rubiu – lasciando in una situazione di perenne incertezza diverse famiglie. Alcuni dei lavoratori impegnati nelle rotte per la Corsica arrivano peraltro da Carloforte, con una condizione di incertezza che grida vendetta, perché i marittimi sono stati trasferiti in Gallura – aggiunge Gianluigi Rubiu – senza la previsione di una stabilizzazione in pianta stabile nella società Blu Navy. L’interruzione dei collegamenti con Bonifacio costringono ora i lavoratori a restare senza un centesimo, con l’assenza di certezze per la ripresa della tratta.»

Il traghetto Ichnusa ha accresciuto, per i mesi di media e alta stagione, qualità e quantità del servizio su questa importantissima rotta e garantito l’impiego di molti lavoratori. «Pensiamo – conclude Gianluigi Rubiu – che la Regione debba assicurare un regime di continuità territoriale tra le due Isole, consentendo ai lavoratori la continuità lavorativa senza la sospensione dello stipendio».

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E’ stata inaugurata questa mattina la nuova sede territoriale dell’Agenzia Forestas, nei locali dell’ex ospedale F.lli Crobu di Iglesias, in località Canonica. Hanno partecipato alla cerimonia, svoltasi nella sala riunioni, subito dopo il taglio del nastro, gli assessori regionali della Difesa dell’Ambiente Donatella Spano e dell’Urbanistica e degli Enti locali Cristiano Erriu, l’amministratore unico dell’Agenzia Forestas Giuseppe Pulina e il direttore territoriale Ugo Tanchis; il deputato Emanuele Cani; il consigliere regionale Gianluigi Rubiu; i sindaci dei comuni di Iglesias Emilio Gariazzo, Domusnovas Massimo Ventura, Gonnesa Hansel Christian Cabiddu, Villamassargia Debora Porrà, Santadi Elio Sundas, Fluminimaggiore Ferdinando Pellegrini, Siliqua Francesca Atzori, Nuxis Pier Andrea Deias, Musei Antonello Cocco, Villaperuccio Antonello Pirosu, Tratalias Marco Antonio Piras, Buggerru Laura Cappelli; il direttore della ASSL di Carbonia Maddalena Giua; l’ex direttore generale della Asl 7 Antonio Onnis; il vescovo della diocesi di Iglesias mons. Giovanni Paolo Zedda.

Al termine, il coro di Iglesias ha cantato tre brani.

Dalle 10.00 alle 16.00 il pubblico ha potuto visitare gli spazi della struttura e del parco oltre le esposizioni tematiche curate dall’Agenzia Forestas.

La nuova sede sarà il centro operativo per i complessi forestali di Pantaleo e Marganai, servendo tutto il Sulcis Iglesiente, che include i comuni di Iglesias, Carbonia, Sant’Antioco, Domusnovas, Carloforte, San Giovanni Suergiu, Portoscuso, Gonnesa, Villamassargia, Santadi, Narcao, Fluminimaggiore, Calasetta, Sant’Anna Arresi, Giba, Nuxis, Musei, Perdaxius, Masainas, Villaperuccio, Tratalias, Buggerru, Piscinas e Siliqua.

Alleghiamo un ampio album fotografico e gli interventi dell’amministratore unico Giuseppe Pulina, del sindaco di Iglesias Emilio Gariazzo e dell’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Donatella Spano.

                                     

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Un emendamento per venire incontro alla richiesta dell’associazione sarda “Alessandro Ricchi”. La proposta è stata approvata dal Consiglio regionale con il disegno presentato dal capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu: «La Rete regionale donazione e trapianti è costituita – spiega Gianluigi Rubiu – da tutti i componenti che partecipano al processo della donazione, del prelievo e del trapianto degli organi e dei tessuti coadiuvata dal Comitato consultivo misto (composto in maggioranza da rappresentanze di cittadini e associazioni di volontariato e in minoranza da rappresentanti dell’Azienda sanitaria, da medici e dagli enti locali).  Il Comitato avrà compiti di supporto all’Azienda Sanitaria, di proposta sui servizi e di verifica sul miglioramento degli stessi. I comitati consultivi misti assicurano i controlli di qualità dal lato della domanda, specie con riferimento ai percorsi di accesso ai servizi. Hanno poi il compito di  promuovere l’utilizzo di indicatori di qualità dei servizi dal lato dell’utente, definiti a livello regionale, tenendo conto anche delle specificità locali. Utilizzano la sperimentazione – conclude Gianluigi Rubiu – sulle modalità di raccolta e analisi dei segnali di disservizio».

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Una decina di focolai, un centinaio di pecore infette e molti animali morti: sono i numeri drammatici dell’epidemia di lingua blu che sta flagellando il Sulcis Iglesiente. La paura è che possa ripetersi la tragedia del 2013, che ha visto la perdita di oltre 2.500 capi ovini e messo in ginocchio l’intero settore agro zootecnico. La grave emergenza ha per ora colpito aziende dìelle campagne di Musei, diversi allevamenti presenti a Sant’Anna Arresi e un’attività nei poderi di Villamassargia. Diversi casi sono stati riscontrati anche a Narcao, Iglesias, Villaperuccio e Santadi.

«E’ necessario scongiurare il diffondersi del morbo e salvaguardare l’intero patrimonio agrozootecnico del territorio – denuncia in un’interrogazione il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale Gianluigi Rubiu -. E’ in gioco la sopravvivenza di un comparto strategico dell’economia regionale. Negli allevamenti interessati è subito scattata la profilassi contenitiva, ma in tutte le aziende del Sulcis Iglesiente è necessario porre in essere le precauzioni volte ad evitare l’aggravarsi dell’epidemia sul territorio. Sarebbe opportuno adottare tutte le contromisure a disposizione. Auspichiamo che la Regione possa attivarsi immediatamente per snellire il sistema burocratico degli indennizzi, rendendo immediatamente disponibili le somme stanziate in favore delle aziende, i cui capi siano stati colpiti dal morbo della lingua blu. E’ inoltre opportuno che la Assl di Carbonia non sottovaluti i primi segnali della recrudescenza del virus e si attivi per far conoscere lo stato del monitoraggio effettuato nelle aziende, delle sintomatologie cliniche e eventualmente i casi di positività rilevati nelle greggi prese a campione. E’ necessario – conclude Gianluigi Rubiu – far conoscere alle aziende le procedure per ottenere i risarcimenti.»