16 November, 2024
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Ieri pomeriggio il Consiglio regionale si è espresso per la designazione del Garante dei diritti dell’infanzia e della adolescenza ma il quorum necessario non è stato raggiunto e sarà necessaria un’altra votazione.

Ha preso poi la parola l’on. Franco Sabatini, presidente della commissione Bilancio, per illustrare il disegno di legge 439/A sui debiti fuori bilancio. L’Aula ha votato gli articoli con gli emendamenti e gli allegati.

L’on. Pietro Pittalis (FI) ha annunciato il voto contrario al provvedimento e agli emendamenti della Giunta e della maggioranza: «E’ impressionante la quantità di debito fuori bilancio riferita al contenzioso della Regione. Nonostante abbiate un bell’ufficio legale, state chiedendo al Consiglio di autorizzare il pagamento di parcelle anche di più di 200 mila euro a un singolo avvocato».

Per l’on. Alessandra Zedda (FI) «in alcuni debiti fuori bilancio non c’è la responsabilità dell’assessore Paci ma quella di altri assessori, come quello dei trasporti».

Poi è stata la volta del provvedimento finale, approvato con 29 voti favorevoli e 22 contrari.

Il Consiglio regionale è passato poi all’esame del Testo unificato “Norme in materia di turismo”, illustrato dal relatore di maggioranza Luigi Lotto (Pd), che ha detto: «Abbiamo iniziato a lavorare su questo testo il 25 maggio 2016 sentendo in commissione Quinta più di 34 interlocutori qualificati. Mi sento per questo di ringraziare tutti i firmatari dei progetti di legge poi riunificati e tutti i commissari della commissione Quinta, l’assessore e il suo staff: tutti hanno contribuito a questo risultato a fronte di una materia complessa, con interessi in gioco molteplici e non coincidenti. Insomma, è stato necessario un grande lavoro di sintesi. Mancano nel testo le sole professioni turistiche, perché da più parti ci è stato fatto notare che la competenza principale è del governo nazionale. L’articolato si compone di cinque capi e 50 articoli e tocca anche il tema del turismo dei camperisti, la vigilanza e il controllo oltre alla governance del sistema».

Per la minoranza l’on. Luigi Crisponi (Riformatori) ha esposto la sua relazione ringraziando «tutti coloro che hanno dato un contributo, a qualunque titolo. E’ un testo con aspetti indubbiamente positivi, perché ci consente di dibattere in quest’Aula dell’economia turistica, sempre più legata a tutti gli altri settori dell’economia sarda. Purtroppo, però, altri aspetti non sono positivi perché alcuni soggetti offerti dai soggetti auditi in commissione avrebbero meritato di confluire nel testo che andiamo a votare. Mi riferisco per esempio alla incombente sharing economy».

Positivo, invece, il richiamo in legge alla figura della DMO (destination management organization): «Non è importante che lo diciamo in italiano o in inglese o in lingua sarda. Anche il portale del Consiglio regionale è in italiano, se è per questo, mentre in Corsica le istituzioni sono perfettamente bilingui».

Ha preso poi la parola l’on. Annamaria Busia, che ha detto: «In Italia il turismo vale più del 10 per cento del Pil ed è chiaro che anche un adeguamento normativo può aumentare gli introiti derivanti da questo comparto. Sono convinta che la nuova assessora Argiolas, dotata di competenza tecnica, sarà all’altezza del lavoro pregevole svolto finora dall’assessore Morandi. C’è però ancora molto da fare: Cagliari, ad esempio, non è ancora tra le prime dieci città-scalo per i crocieristi. E ancora, il Veneto da solo supera per presenze turistiche tutte le regioni meridionali messe insieme».

Ha preso poi la parola l’on. Giuseppe Fasolino (FI), che ha detto: «Non è stato facile fare sintesi di 14 proposte di legge e da troppo tempo mancava una legge adeguata, visto che il provvedimento in vigore è del 1984. Ossia trent’anni fa. Non possiamo però esimerci dal fare considerazioni e dare numeri: il 74 per cento dei turisti stranieri viene per il mare e il sole mentre solo l’8 per cento è interessato al turismo culturale e archeologico. E in una legge che deve disegnare il nuovo turismo non ci si può dimenticare il ruolo dei Comuni e incentivarli a investire sul turismo e sugli eventi importanti, come lo è stato per la Sardegna il giro d’Italia. Basta passeggiare in questi giorni per le vie di Cagliari per capire cos’è il turismo delle crociere: ora possiamo migliorare ancora una legge che è già però buona». 

Successivamente ha preso la parola il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde che, riprendendo il tema del lavoro della commissione, ha parlato di «lavoro significativo» ma, ha avvertito, «non del tutto positivo» rispetto ad una Regione come la Sardegna che ha «una immensa vocazione turistica, in cui il turismo si sposa in maniera egregia con l’agricoltura, con l’agroalimentare, con l’artigianato». Eppure, ha ricordato, «parlare di turismo in Sardegna è difficile, perché l’isola non ha gli strumenti e i mezzi per portare i turisti; noi stiamo vivendo una stagione sotto il profilo trasportistico molto, molto delicata, con la Giunta che ha rinunciato al decreto sulla continuità territoriale sulle rotte minori nell’ottobre 2014 con gravi conseguenze soprattutto per l’aeroporto di Alghero che ha perso nel 2016 340 mila passeggeri, dati che hanno affossato l’intero territorio. Ora abbiamo fatto una importante apertura di credito al nuovo assessore, ha continuato, finalizzata a velocizzare le dinamiche per arrivare a spendere i primi 4,8 milioni di euro di euro di quest’anno, sperando che però queste risorse vengano spese in modo proficuo ma in modo perequante i danni che sono stati fatti al Territorio del Nord-Ovest».

Ci poniamo però un quesito: «Come si può parlare in modo proficuo di turismo senza una legge sul governo del territorio ed una legge urbanistica capace di marciare in modo parallelo, che però non c’è per le continue liti interne al Pd».

«Ricordiamo in proposito – ha osservato Tedde – che buona parte delle strutture ricettive di questa Regione sono costruite e realizzate nei 300 metri dal mare e sono tutte molto vetuste e superate, strutture fuori dal mercato che hanno necessità di interventi forti, radicali e coraggiosi, per cui non possiamo continuare a temere questo tabù dei 300 metri; quello che a noi interessa non è la distanza ma è la qualità».

«Sicuramente la legge urbanistica – ha concluso – avrà un percorso tormentato mentre ne avrebbe meritato uno preferenziale: è questo il vero rischio perché, se non ci sbrighiamo, tutto sarà stato inutile.»

Dopo Tedde è stata la volta di un altro consigliere di Forza Italia, Antonello Peru. Peru ha affermato in apertura che «il turismo è un fenomeno economico complesso, risultato di singoli settori, tutti fondamentali, che interagiscono in varia forme tra loro, e proprio per questo ha una forte valenza sociale». «Perciò è inutile – ha detto ancora – affrontarlo per sezioni, importando questo o quel modello; il turismo anzi ha necessità di integrazioni, di politiche per il turismo, costruendo dalle fondamenta, cioè dalle motivazioni». La Sardegna, a suo avviso, «ha come motivazione principale il mare; il turista sceglie, a parte il mare in Sardegna, altre mete e quando sceglie altre mete noi dovremmo capire la motivazione e per questo costruire attorno ad esse». Quindi, ad esempio, «se la motivazione è il golf, il turista è spinto dove esistono impianti golfistici; se la motivazione è il buon cibo, l’enogastronomia, la Sardegna deve fare azioni concrete politiche agricole, la stessa vale per il turismo termale, che da noi non è però infrastrutturato». «Se poi l’obiettivo è destagionalizzare per puntare a far conoscere la nostra storia e la nostra identità – ha concluso – è indispensabile, anche in questo caso, programmare azioni e incentivi adeguati, cominciando dai centri storici, dalla mobilità interna, dalla riclassificazione delle strutture ricettive; questa legge può essere una buona partenza, a condizione che tutti crediamo veramente nel rilancio del turismo con una chiara visione d’insieme».

Sempre per Forza Italia, il consigliere Edoardo Tocco ha messo l’accento sulla differenza fra le dichiarazioni di principio e le azioni concrete. Poi ha evidenziato una lacuna della legge nella scarsa considerazione del ruolo degli Enti locali che, invece, hanno saputo essere «protagonisti attivi del turismo in Sardegna, raggiungendo grandi risultati; molti Comuni, molti sindaci, molte amministrazioni locali stanno lavorando molto bene e io credo che sia il caso di dare ai Comuni più forza, più identità, più possibilità, più incentivi».

Altra lacuna, secondo Tocco, è quella del turismo religioso. Proprio oggi, ha ricordato, «ho letto un articolo sul giornale riguardo al cammino di Santa Barbara, è un tipo di turismo che in Sardegna potrebbe avere sicuramente dei risultati».

Infine Tocco ha individuato possibili sovrapposizioni fra diversi organismi della legge, la cosiddetta “Sardegna destination management” e l’Osservatorio regionale del turismo, «io credo che l’Assessorato stia prendendo troppo rispetto a quello che dovrebbe dare, come dicevo prima, ai Comuni della Sardegna».

A nome dell’Udc, il capogruppo Gianluigi Luigi Rubiu, ha sottolineato positivamente lo spirito unitario che ha animato il lavoro della commissione nella stesura di una legge di grande interesse per la Sardegna, attesa da circa trent’anni per un settore così importante come quello turistico.

Tuttavia, ha proseguito, «non è certamente una legge perfetta, a cominciare dalla parte che riguarda i bed and breakfast, perchè ognuno di noi ha una sola residenza e l’idea che oggi la Sardegna sia invece invasa da abusivi che non hanno la residenza nel proprio B&B è inaccettabile, soprattutto, per quegli operatori che sono invece regolari, pagano le tasse e devono combattere quotidianamente anche con la burocrazia». L’abusivismo in questa legge non viene menzionato, ha lamentato Rubiu, «e certamente dobbiamo fare di più anche maggiore sulle seconde case: il turismo sardo non può basarsi sulle seconde case, ma su logiche nuove come le domus, fatte dai B&B regolari, fatte dagli alberghi e fatte dalle tante altre attività che sono previste in legge». In alcune parti, ha aggiunto, «è un testo molto macchinoso ed eccessivamente burocratico, mi riferisco alla Conferenza permanente del turismo ed all’Osservatorio regionale del turismo che potrebbero essere dei doppioni, così cone vanno riviste le percentuali di ricettività indicate per villaggi e campeggi». Una cosa è certa, ha concluso Rubiu, «il turismo della Sardegna potrà crescere e svilupparsi solo se saprà fare sistema con altri settori a cominciare dai trasporti».

Chiusa la discussione generale, ha preso la parola a nome della Giunta l’assessora Barbara Argiolas. Dopo aver ringraziato la commissione ed il presidente Lotto per il lavoro svolto, Argiolas ha messo l’accento sull’approccio innovativo della legge in materia di semplificazione, «per dare snellezza e velocità al turismo sardo, che ha molto bisogno di dare risposte in tempi adeguati». Altro aspetto che per l’assessora è particolarmente qualificante è quello della governance, «che mette in condizioni di fare bene le varie componenti del sistema in un quadro di principi di una Sardegna che ci piace, autenticamente turistica». E, infine, ha concluso auspicando un lavoro del Consiglio che possa migliorare ulteriormente il testo, «è una novità interessante anche quella di avere un impianto normativo non congelato, che ha la la possibilità di essere continuamente aggiornato».

Dopo l’intervento dell’assessore Argiolas, il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli, che il Consiglio ha approvato per alzata di mano.

Sull’emendamento aggiuntivo 15 , che al comma 3 prevede la partecipazione alla conferenza permanente del turismo «in particolare dell’assessorato all’urbanistica e quello dei trasporti» il presidente della Quinta commissione Luigi Lotto  ha risposto al consigliere Fasolino dicendo che  non c’era  nessuna volontà di escludere nessun assessorato.

Marco Tedde (FI) ha ribadito che il turismo deve  necessariamente integrarsi con i trasporti e con l’urbanistica e non solo. Pertanto gli esponenti della giunta devono partecipare alla conferenza permanente del turismo.

Sempre sull’emendamento 15 Lotto ha presentato un emendamento orale che prevede dopo la parola “trasporti”, l’aggiunta delle parole agricoltura, cultura e ambiente. L’emendamento orale è stato accolto e l’emendamento aggiuntivo così emendato è stato approvato. 

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione. 

Alla ripresa dei lavori l’articolo 5 (Piano strategico regionale del turismo) è stato approvato. Senza discussione c’è stato il via libera anche agli articoli 6 (Promozione turistica regionale) e 7 il cui titolo è stato emendato con l’approvazione dell’emendamento 22 (il titolo dell’articolo 7 è sostituito con “Destinazione Sardegna”. Su questo emendamento è intervenuto il consigliere  Crisponi che rivolgendosi al presidente Pigliaru ha detto che il portale della Regione appena  inaugurato è un bel portale ma ha invitato ad inserire la lingua sarda.

Approvati anche gli articoli 8 (Osservatorio regionale del turismo) e 9 (sistemi informativi per il comparto turistico regionale), mentre l’emendamento 13 è stato ritirato. 

Dopo l’approvazione dell’articolo 10 (attività di informazione e accoglienza turistica) il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto che gli articoli 11 e il 15 siano rinviati a domani. 

La consigliera Busia (Campo progressista) ha presentato un  emendamento orale alla lettera E dell’articolo 12 (Direttive di attuazione). La modifica prevede  di aggiungere le parole “DEI DOVERI” alla carta dei diritti del turista. Attilio Dedoni si è opposto all’emendamento orale. Di diritti e di doveri  – ha detto – ne parliamo in un’altra circostanza. Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha presentato un altro emendamento orale per aggiungere all’articolo 12 primo comma la lettera F “campagne di sensibilizzazione sulla delicatezza del sistema ambientale sardo”. Sull’argomento sono intervenuti  anche più volte i consiglieri Annamaria Busia, Luigi Crisponi, Luigi Lotto, Pierfranco Zanchetta, Attilio Dedoni, Antonio Solinas, Piermario Manca. Dopo ampia discussione nessuno dei due emendamenti è stato accolto e l’articolo 12 è stato approvato nella sua versione originale.

Sull’articolo 13 (Denominazione delle strutture ricettive) è intervenuto il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, che ha ribadito «l’esigenza di garantire la generalità della norma» mentre il consigliere del Pd, Roberto Deriu, ha espresso considerazioni sull’andamento dei lavori: «Bene la gestione assembleare e cordiale del dibattito ma un po’ di ruolo serve mantenerlo. Non attardiamoci, dunque, su questione di lana caprina». Piermario Manca (Pds) ha escluso «questioni di lana caprina» ed ha parlato di «normali aperture, discussioni e confronti proprie di un dibattito in Aula». Posto in votazione l’articolo 13 è stato approvato.

Annunciata la discussione sull’articolo 14 (Definizione delle strutture ricettive alberghiere) il relatore Lotto, su invito del presidente Ganau, ha espresso parere favorevole all’emendamento 5 (Peru e più) che aumenta fino a 300 metri la distanza degli stabili separati dall’edificio dei servizi principali dell’albergo diffuso. Parere contrario, invece, all’emendamento n. 11 (Crisponi e più). L’assessora Argiolas ha dichiarato parere conforme a quello della commissione ed il consigliare Crisponi è intervenuto a sostegno dell’emendamento da lui presentato e tendente a limitare l’albergo diffuso solo nei centri storici dei Comuni con popolazione uguale o inferiore ai diecimila abitanti.

Il relatore della maggioranza Luigi Lotto (Pd), ha ribadito le ragioni della contrarietà alla proposta, contrastato vigorosamente dal capogruppo dei Riformatori Dedoni che ha reclamato più attenzioni per i piccoli centri e per le zone interne.

Il consigliere della maggioranza, Luigi Lotto, in sede di dichiarazione di voto ha quindi affermato che se approvato, l’emendamento Crisponi, metterebbe fuori legge l’albergo diffuso già realizzato nei Comuni con più di diecimila abitanti. Il capogruppo Upc, Antonio Gaia, si èd etto contrario all’emendamento 11 denunciando possibili discriminazioni verso «i cittadini dei centri storici delle città che meritano anche essi di avere la possibilità di recuperare in chiave turistica il patrimonio edilizio». Analoga posizione è stata espressa dal consigliere Deriu (Pd): «Non bisogna escludere imprenditori e cittadini che vogliono realizzare l’albergo diffuso». Dedoni (Riformatori) ha accusato la maggioranza di «voler deviare possibilità di sviluppo destinate ai territori più bisognosi verso le grandi città» e il suo collega di gruppo e di partito, Luigi Crisponi, ha insistito lamentando il rischio che un’eventuale bando a sostegno dell’albergo svantaggi i piccoli centri rispetto alle grandi città ed ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 11. Antonio Gaia (Upc) ha escluso volontà “sperequative” e ha ribadito l’impegno «per uno sviluppo armonico» mentre Antonio Solinas (Pd) ha evidenziato l’inopportunità di una norma che mette «fuori legge gli alberghi diffusi già realizzati nei centri urbani con più di diecimila abitanti». L’assessore del Turismo ha quindi fornito rassicurazioni sulla opportunità di adottare criteri di salvaguardia in sede di bando a favore dei piccoli centri e si è dunque proceduto all’approvazione dell’emendamento n. 5. L’Aula ha dato il via libera all’articolo 14.

Sospesa la discussione sull’articolo 15 (Definizione delle strutture ricettive all’aria aperta) il Consiglio ha proceduto con l’articolo 16 (Definizione delle strutture ricettive extralberghiere) e il relatore Lotto (Pd) ha espresso parere contrario all’emendamento n. 12 (Crisponi e più) tendente ad escludere limitazioni temporali nell’erogazione dei servizi per le attività dei B&B insediate in località in cui non è presente alcun genere di struttura ricettiva.

«Il B&B – ha affermato Luigi Crisponi nel corso del suo intervento – è un punto di riferimento utile e necessario, nonché un sistema diffuso di accoglienza suppletivo di altro genere di strutture». «Vogliamo consentire ai B&B dislocati nei centri dove non c’è un altro tipo di struttura di restare aperta tutto l’anno, invece che limitarne l’attività per un massimo di 240 giorni l’anno».

L’Aula ha quindi approvato l’articolo 16 e respinto la proposta del consigliere Crisponi.  Approvati in sequenza, con distinte votazioni l’articolo 17 (Classificazione e denominazione) e l’articolo 18 (Procedimento di classificazione).

Sull’articolo 19 (Obblighi delle strutture organizzate) il relatore Lotto (Pd) e la Giunta hanno dichiarato parare favorevole all’emendamento n. 7 (Crisponi e più) tendente all’istituzione del registro regionale delle strutture ricettive extra-alberghiere.

La consigliera del gruppo Misto, Annamaria Busia ha proposto un emendamento orale per inserire al comma 1 lettera a) dell’articolo 19, dopo le parole “ricettive” la dicitura «all’interno delle pagine interne del sito internet e nei siti di prenotazione turistica». Il consigliere Crisponi si è detto favorevole all’emendamento orale ed ha ribadito favore per l’emendamento da lui presentato. Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha espresso dubbi sull’opportunità di ribadire nell’ultimo periodo della lettera d) l’obbligo ad effettuare le comunicazioni di pubblica sicurezza («lo prevedono le leggi dello Stato non capisco l’utilità di inserirlo nella norma»)

Il relatore Luigi Lotto (Pd) ha espresso parere favorevole per l’emendamento orale proposto dalla consigliera Busia ed ha avanzato la richiesta di rinvio della discussione dell’articolo 20 (Locazione occasionale a fini turistici).

Accolto l’emendamento orale, il presidente Ganau ha accordato una breve sospensione dei lavori ed alla ripresa il relatore Lotto, accogliendo il suggerimento del consigliere Deriu, ha proposto la sostituzione dei riferimenti alle comunicazioni di pubblica sicurezza con la dicitura «comunicazioni alle autorità competenti». Accolta anche quest’ultima modifica orale, Il Consiglio ha approvato, con due distinte votazioni, l’articolo 19 e l’emendamento aggiuntivo n. 7.

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«Senza precipitazioni e con queste temperature oltre la norma, per le aziende agricole è impossibile resistere a lungo senz’acqua. Si rischia di perdere il raccolto e di compromettere anche la prossima annata.»

E’ il grido d’allarme lanciato dal capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu che, con un’interrogazione urgente, ha auspicato «l’istituzione di una cabina di regia per l’emergenza idrica nel Sulcis Iglesiente in capo alla prefettura, invitando al tavolo la Regione, il comune di Iglesias, l’Igea, l’Enas, i consorzi, gli assessorati dell’agricoltura e riforma agropastorale e dell’industria, con un incontro urgente in cui trovare delle soluzioni come l’utilizzo dei pozzi minerari che tamponerebbe nel contingente una situazione drammatica che peggiora di ora in ora».

«La mancata erogazione idrica determina la distruzione totale delle coltivazioni agricole, con la devastazione dei campi destinati a ortaggi, cereali, coltivazioni in serra, vigneti e frutteti – aggiunge Gianluigi Rubiu -. Tutte le colture irrigue dell’area compresa nel Sulcis Iglesiente potrebbero presto essere destinate alla desertificazione. La diga di Punta Gennarta è ad appena il 18% di capacità dell’invaso. Si segnala la totale inadeguatezza nella gestione dell’acqua. L’utilizzo della risorsa proveniente dai pozzi minerari – conclude Gianluigi Rubiu – rappresenta l’unica ancora di salvezza per una stagione quasi compromessa.»

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«La Regione faccia chiarezza sulle problematiche dell’Arst». Lo chiede il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, dopo l’inizio dello stato di agitazione dei dipendenti che lamentano il mancato pagamento della quattordicesima.

«Con le lungaggini nel pagamento degli stipendi l’ente palesa le difficoltà finanziarie già emerse, con una situazione di estrema criticità nell’erogazione dei servizi alla quale si aggiungono le condizioni di notevole precarietà che sta vivendo il personale penalizzato anche dal punto di vista salariale – spiega Gianluigi Rubiu -. E’ necessario che la Regione faccia chiarezza sulle gravi problematiche che investono l’azienda, con carenza di manutenzioni nei mezzi e negli impianti, igiene e sicurezza del lavoro a rischio per gli autisti dei pullman. Si danneggiano i lavoratori con la mancata retribuzione delle spettanze dovute ma si continua a favorire il pagamento di una sede super lusso. C’è poi il nodo dovuto al contenzioso con la Regione che non riconosce crediti vantati dall’Arst per decine di milioni di euro – conclude il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale -, con conseguente ritardo dei pagamenti nei confronti dei fornitori.»

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Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, interviene sulla delicatissima situazione in cui si trova la Portovesme srl, ancora in attesa delle autorizzazioni per la realizzazione di un nuovo sito di stoccaggio degli scarti di lavorazione, dopo il sit in messo in atto stamane dai lavoratori a Cagliari, per richiamare l’attenzione dell’assessorato dell’Ambiente.

«L’iter autorizzativo per dare il via alla realizzazione della discarica di Genna Luas ha tempi difficilmente conciliabili con la necessità dello stabilimento, impegnato nella produzione di zinco e piombo – spiega Gianluigi Rubiu-. Queste lungaggini non sono concepibili in quanto mettono in forte pericolo la continuità del lavoro. Le competenze relative al nulla osta per l’ulteriore deposito di 25mila tonnellate di residui sono un passaggio che non riguarda la Provincia, come preannunciato dal commissario del Sud Sardegna nel parlamentino, ma la stessa Regione. Un’incertezza da dilettanti allo sbaraglio. Si tratta – aggiunge Gianluigi Rubiu – di una gestione da incompetenti. Il Ministero ha già convocato la conferenza decisoria per l’autorizzazione delle tre vasche, con un intervento in grado di risolvere il nodo legato al riciclo degli scarti per almeno quattro mesi, mentre la Regione non fa chiarezza sull’iter autorizzativo per l’impianto di lavorazione dei residui. Si rischia un disastro per l’intero comparto e per il territorio del Sulcis Iglesiente – conclude Gianluigi Rubiu -. Occorre scongiurare che possa essere bloccata l’attività produttiva nello stabilimento, dando certezze ai dipendenti di una delle fabbriche più innovative della Sardegna.»

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Le aziende agricole sarde sono stremate dalla crisi e le organizzazioni di categoria denunciano la gravità della situazione, annunciando nuove clamorose manifestazioni di protesta. La remunerazione dei prodotti segna il minimo storico: con il latte pagato a 50 centesimi, con una discesa senza freni rispetto al costo di 1,40 di appena due anni fa. La quotazione del grano, tra i 18 e 20 euro al quintale, un altro segnale di difficoltà del comparto. Una situazione confermata anche dal summit in V commissione Attività produttive: «Denunciamo il forte ritardo della Giunta per risolvere la grave emergenza del comparto agropastorale della Sardegna – denuncia il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu -. Si parte dai 14 milioni non spesi per sostenere il settore agro zootecnico dalle oscillazioni del prezzo del latte. Risorse mai arrivate alle aziende, in quanto sarebbe opportuno approfondire la modalità di assegnazione dei finanziamenti. Lungaggini che indispettiscono ulteriormente il mondo delle campagne che attende risposte alle gravi problematiche di una stagione agricola a forte rischio».

«Una catastrofe – aggiunge Gianluigi Rubiu – con le campagne sarde che corrono il pericolo di una drammatica desertificazione. Occorre un intervento urgente che stravolga il bilancio della Regione per scongiurare il tracollo di uno dei comparti strategici della Sardegna. Sinora sono state disattese tutte le promesse, anche sui premi comunitari. Lo stato è di massima sofferenza. Gli aiuti potrebbero dare una scossa alla nostra agricoltura, ristorando non poco gli agricoltori. E i mancati pagamenti – conclude Gianluigi Rubiu – rischiano di mandare sul lastrico molte aziende agricole».

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L’assessore regionale dell’Ambiente, Donatella Spano, è stata sentita in audizione dalla commissione “Attività produttive” del Consiglio regionale sulla Portovesme srl.

«La Regione sta seguendo con la massima attenzione l’iter per l’autorizzazione della nuova discarica degli scarti di lavorazione della Portovesme srl – ha assicurato Donatella Spano -. La procedura va avanti dopo l’ultima Conferenza dei Servizi sono stati chiesti chiarimenti e integrazioni alla Portovesme Srl sulla richiesta di costruzione di una nuova discarica. Il tavolo istituito presso la presidenza della Regione si è riunito più volte per l’esame di alcuni aspetti tecnici. La Regione si è fatta carico di riunire anche gli altri componenti della Conferenza dei Servizi (Arpas, Ufficio Tutela del Paesaggio, Lavori pubblici). C’è un continuo monitoraggio sull’andamento dell’iter. La Portovesme Srl ha ricevuto una nota con richiesta di integrazioni al progetto, lo scorso 5 giugno. Entro 90 giorni dovrà presentare la nuova documentazione. Una volta esaminate la carte potrà essere convocata la nuova Conferenza dei Servizi che dovrà esprimersi sulla valutazione di impatto ambientale. C’è il nostro impegno, vista la rilevanza della partita, a chiudere la procedura in tempi rapidi.»  

In attesa della nuova discarica, la Portovesme srl dovrà adesso trovare una soluzione transitoria per il conferimento degli scarti di lavorazione. Il vecchio sito di Genna ‘e Luas è in via di esaurimento e potrà ricevere rifiuti per altri due/tre mesi.

In campo ci sono tre ipotesi: 1) il conferimento degli scarti di lavorazione a discariche private; 2) l’ampliamento del 9° anello della vecchia discarica; 3) l’utilizzo delle vasche presenti all’interno dello stabilimento.

La prima ipotesi sembra quella meno percorribile. Non piace all’azienda per gli alti costi dell’operazione e non offre certezze sulla continuità produttiva.

Più realistiche le altre due soluzioni. La prima prevede l’abbancamento in deroga di 25mila tonnellate di rifiuti nella vecchia discarica. Basterebbe una semplice autorizzazione dirigenziale della provincia del Sud Sardegna. «E’ una richiesta legittima che l’ente intermedio è pronto a soddisfare – ha detto il commissario straordinario della provincia del Sud Sardegna, Giorgio Sanna – il conferimento di questa quantità di rifiuti garantirebbe all’azienda un mese di autonomia. E’ poco ma consentirebbe  di allungare i tempi in attesa della conclusione dell’iter autorizzativo della nuova discarica». La seconda soluzione richiede invece l’aggiornamento dell’Aia (autorizzazione integrata ambientale) di competenza del ministero dell’Ambiente. La Portovesme Srl ha presentato una richiesta formale di riesame dell’Aia il 27 giugno scorso. «Il Ministero sta seguendo la vicenda – ha detto l’assessore Spano – il ministro ha assicurato massima attenzione. E’ stato nominato il responsabile del procedimento e si sta perfezionando il gruppo di lavoro. Dal 28 giugno sono scattati i 30 giorni di tempo per la presentazione di osservazioni da parte del pubblico. Una volta trascorsi i termini si potrà avviare il percorso per la conclusione dell’istruttoria».

L’utilizzo delle vasche consentirebbe alla Portovesme srl di conferire gli scarti di lavorazione per altri tre mesi. Sommando lo spazio ancora disponibile nella vecchia discarica in esaurimento, l’abbancamento straordinario e il conferimento nelle vasche, sarebbero quindi assicurati altri sei mesi di continuità produttiva. «La speranza è che l’iter si concluda entro i tempi previsti – hanno detto i consiglieri Cesare Moriconi (Pd) e Gianluigi Rubiu (Udc) – il Sulcis e la Sardegna non possono permettersi di perdere un’industria strategica».

Continuità produttiva auspicata anche dal presidente della Commissione, Luigi Lotto, che ha invitato tutte le parti in causa a lavorare per una soluzione positiva della vicenda.

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Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale ha presentato una mozione per chiedere la revoca del piano faunistico venatorio e la  cancellazione degli ambiti territoriali di caccia.

«Con il disegno prefigurato si pongono le basi per l’istituzione degli ambiti territoriali di caccia in Sardegna – spiega Gianluigi Rubiu -. Non è questa la strada maestra per l’universo venatorio, che si è da subito schierato contro questo progetto.»

«Il nuovo assetto è calato dall’alto contro la volontà del popolo venatorio – spiega Gianluigi Rubiu – Si viaggia verso una strada senza ritorno, visto che per oltre 20 anni la Sardegna ha resistito alle pressioni dello Stato e degli ambientalisti per la configurazione degli ambiti territoriali. Un disegno che annulla ed umilia il principio di interscambio sociale tra gli amanti dell’arte venatoria in Sardegna, mettendo dei ghetti insopportabili nei diversi territori. Non solo. Con l’istituzione degli ambiti territoriali si andrà a caccia tre volte la settimana su cinque, con pericoli di ordine pubblico e rischi per l’equilibrio oggi esistente tra cacciatori, agricoltori e allevatori. Senza poi tralasciare il possibile impoverimento dei selvatici autoctoni – conclude Gianluigi Rubiu -, con un grosso danno per l’ambiente isolano.»

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Ci saranno anche i movimenti e le associazioni del Sulcis Iglesiente alla marcia di protesta contro la riforma della sanità in Sardegna, in programma giovedì 6 luglio, con un corteo per esprimere la contrarietà al riordino del settore.

«Il piano di riorganizzazione si sta traducendo nello sfascio della sanità – spiega il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu – con lo spostamento selvaggio del personale, l’accorpamento e la chiusura dei reparti, la trasformazione degli ospedali in ambulatori. E’ ormai palese che sui presidi che si racchiudono nel Cto, nel Santa Barbara e nel Sirai si intende operare attraverso dei tagli senza logica, non tenendo conto dei bisogni dei pazienti sul territorio ed acuendo lo stato di malessere del personale. L’obiettivo è di arrivare alla chiusura dei servizi attraverso la mancanza di numeri.»

«La Sardegna ha il triste primato dei tempi d’attesa per le visite specialistiche e nel Sulcis Iglesiente la situazione è sempre più drammatica, con i pazienti sballottati da una struttura all’altra – conclude Rubiu -. Ci ritroviamo ad un punto di non ritorno, con i sardi che manifesteranno il loro disappunto ad una riforma folle e scellerata che crea solo disservizi, facendo crescere le tensioni sociali e allontanando i territori dai luoghi di cura.»

 

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La sala convegni del Centro ricerche Sotacarbo ha ospitato questa mattina un incontro organizzato dal coordinamento del Piano Sulcis, d’intesa con l’assessorato regionale della Programmazione, che ha coinvolto i principali soggetti di ricerca che hanno ricevuto, nel corso degli ultimi anni, un importante impulso alla crescita delle attività, grazie alle risorse rese disponibili attraverso il Piano Sulcis.

Il Piano Sulcis veicola, su base pluriennale, oltre 43 milioni di euro verso la ricerca e 5 milioni di euro per lo sviluppo delle competenze. A questi si aggiungono altri rilevanti stanziamenti per investimenti in ricerca, localizzati nel Sulcis, per esempio per il progetto ARIA, non compresi nel Piano ma estremamente affini a questo per contenuti ed obiettivi.

All’incontro hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco di Carbonia, Paola Massidda; il Magnifico rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo; il coordinatore del Piano Sulcis, Salvatore Cherchi; tecnici del Centro regionale di Programmazione; il presidente della Sotacarbo Alessandro Lanza; il presidente della Carbosulcis Antonio Martini; l’amministratore straordinario della provincia del Sud Sardegna Giorgio Sanna; il deputato Francesco Sanna; i consiglieri regionali Luca Pizzuto e Gianluigi Rubiu; alcuni sindaci dei Comuni del territorio. I lavori sono stati conclusi dall’intervento dell’assessore del Bilancio e Programmazione nonché vicepresidente della Giunta regionale, Raffaele Paci.

Nel corso dei lavori, abbiamo intervistato il coordinatore del Piano Sulcis, Salvatore Cherchi; e l’assessore del Bilancio e Pdella rogrammazione Raffaele Paci.

               

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«La Regione deve intervenire inserendo un apposito capitolo per ripristinare i danni causati dall’incendio che ha devastato Iglesias. E’ stato un evento straordinario che richiede sforzi enormi dall’esecutivo, con finanziamenti aggiuntivi della Protezione civile.» E’ la richiesta avanzata dal capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale Gianluigi Rubiu a pochi giorni dal rogo che ha divorato ettari di gioielli naturalistici alle porte della città, con una conta che secondo le prime stime ammonterebbe in circa due milioni di euro. Case evacuate e strutture pubbliche inghiottite dalle fiamme: «E’ il caso – aggiunge Gianluigi Rubiu – del compendio minerario di Monteponi, del Pozzo Sella e della palazzina Bellavista. Sono dei veri e propri monumenti che fanno parte della storia della città. Auspichiamo che la giunta approvi uno stanziamento per rimettere in sicurezza tutta l’area alla periferia di Iglesias e il ripristino dei tesori storici ed ambientali. Senza l’intervento di centinaia di volontari e dell’apparato della Protezione civile, visto il ritardo dei mezzi aerei il fuoco avrebbe raggiunto le prime abitazioni della città. Non si conoscono ancora le dinamiche del rogo che ha inghiottito circa 255 ettari di territorio boschivo e danneggiato caseggiati della storia mineraria, è comunque necessaria una prevenzione per evitare che nuovi rischi debbano riguardare il territorio. L’auspicio – conclude Gianluigi Rubiu – è che si accertino con la massima rapidità i responsabili e le cause del rogo, con il conseguente pagamento dei danni, perché Iglesias non può essere offesa e abbandonata al suo destino».