20 December, 2024
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Approda sui tavoli dell’assessorato regionale della Sanità e della presidenza della Giunta, la vicenda della mancata proroga del contratto per alcuni operatori socio sanitari in servizio presso l’Azienda ospedaliera universitaria di Cagliari San Giovanni di Dio e in altre strutture sanitarie isolane. Il capogruppo regionale dell’Udc Gianluigi Rubiu ha presentato un’interrogazione, con accesso agli atti, per chiedere chiarimenti sulla scelta delle diverse realtà sparse in Sardegna. «Decisioni che sembrano discrezionali e non adottate con criteri oggettivi – osserva il capogruppo dell’Udc –. Si tenga conto che nei complessi sanitari si presenta una cronica carenza di personale a tutti i livelli, colmata la gran parte dal ricorso ad assunzioni temporanee. Pensiamo che debbano essere chiariti i criteri adottati per prorogare alcuni rapporti di lavoro – conclude Gianluigi Rubiu – e porre fine ad alcuni contratti in modo unilaterale e senza il rispetto delle leggi».

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I capigruppo dell’opposizione, Pietro Pittalis (FI), Gianluigi Rubiu (Udc), Angelo Carta (Partito sardo d’azione), Attilio Dedoni (Riformatori Sardi) e Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia), hanno chiesto al presidente Gianfranco Ganau la convocazione urgente del Consiglio regionale affinché il presidente Francesco Pigliaru riferisca in aula sulla situazione politica in seguito alle dimissioni dell’assessore ai lavori pubblici.

«E’ ormai evidente una situazione di crisi strisciante all’interno della coalizione di centrosinistra – concludono i leader dell’opposizione – ed occorre fare chiarezza sui motivi che hanno indotto le dimissioni dell’assessore Paolo Maninchedda.»

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Entro l’estate il Consiglio regionale approverà una nuova legge che darà una risposta alle richieste dei dipendenti dell’Agenzia Forestas. E’ l’impegno assunto dalla Conferenza dei capigruppo al termine dell’incontro con una delegazione dei lavoratori che in mattinata hanno manifestato sotto il Palazzo del Consiglio regionale per protestare contro l’applicazione del contratto privatistico agli operai addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale. A sostegno della vertenza, i rappresentanti del sindacato Confederdia hanno consegnato al presidente del Consiglio Gianfranco Ganau un plico con circa 3.000 firme.

«C’è la massima attenzione del Consiglio – ha assicurato il presidente Gianfranco Ganau – la questione è all’esame della Prima Commissione che in questi giorni sta completando gli approfondimenti. Alcune delle questioni ostative all’applicazione del nuovo contratto per i forestali sono i via di definizione, presto si avrà un quadro completo. La Commissione ha in carico due proposte di legge che possono essere unificate o riscritte con l’impegno di arrivare all’approvazione di un provvedimento ad hoc entro l’estate.»

Impegno confermato dal presidente della Prima Commissione Francesco Agus: «La Commissione ha accertato nei giorni scorsi che l’operazione è pari all’1% del costo del personale, l’ostacolo economico è dunque rimosso. Stesso discorso per le questioni previdenziali. L’audizione dei vertici dell’Inps ha confermato che il passaggio dal contratto privatistico a quello pubblico non comporterà maggiori oneri. Rimane invece da approfondire il problema relativo agli operai forestali. Su questo – ha detto Francesco Agus – gli approfondimenti vanno avanti e a breve presenteremo una proposta».

D’accordo per una soluzione in tempi rapidi tutti i capigruppo che hanno partecipato all’incontro: Pietro Cocco (Pd), Pietro Pittalis (Forza Italia), Gianluigi Rubiu (Udc), Daniele Cocco (Sdp), Annamaria Busia (Misto) e Attilio Dedoni (Riformatori sardi).

Soddisfatti i rappresentanti dei lavoratori: «Prendiamo atto dell’impegno della Conferenza dei Capigruppo – ha detto il segretario di Confederdia Gianluca Cinus – ci auguriamo che la volontà politica si traduca in fatti concreti. Auspichiamo un’approvazione in tempi rapidissimi del provvedimento».

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«La Regione scenda in campo per salvare il centro di pronto intervento Don Vito Sguotti di Medadeddu.»

Il grido d’allarme arriva da Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale.

«Il centro di pronto intervento di Medadeddu è un punto di riferimento per le esigenze di numerosissime persone in stato di necessità e senza fissa dimora, in collaborazione e sinergia con i Servizi Sociali, fino al loro reinserimento – sostiene Gianluigi Rubiu -. Riteniamo inconcepibile che una struttura che opera nell’universo dell’assistenza sociale e del sostegno ai soggetti svantaggiati subisca delle sforbiciate che rendono impossibile portare avanti le attività.»
Gianluigi Rubiu non nasconde l’amarezza sul possibile epilogo dell’associazione Don Sguotti «perché sul centro sociale si passa da un contributo di 139mila a 90mila euro, con una decurtazione pari al 35 per cento. Una situazione che ha avuto i primi riflessi con il licenziamento delle due lavoratrici addette alla struttura. Si tenga conto che il progetto del complesso è stato autorizzato dall’assessorato della Sanità ed assistenza sociale. Auspichiamo quindi un intervento della Regione per fronteggiare le difficoltà relative alle attività del complesso».
«Si tratta di un’istituzione storica a Carbonia che ha portato anche al supporto di persone in grave difficoltà anche in sinergia con le forze dell’ordine ed i servizi sociali del Comune. Un impianto che cerca di incrociare le richieste di accoglienza degli ultimi senza casa, privi di una famiglia e ormai senza speranza – conclude Gianluigi Rubiu – declinando così lo spirito dell’attività di Don Sguotti.»

Don Vito Sguotti.

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«La Giunta porti in Aula la nuova legge urbanistica, per far ripartire il settore delle costruzioni». Lo ha detto stamane Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, in occasione della mobilitazione dei lavoratori edili che sono scesi in piazza per manifestare contro i troppi lacci che soffocano il settore. «Si parta – sottolinea Gianluigi Rubiu – da una legge urbanistica che possa incrociare le richieste delle imprese e delle associazioni confederali. L’impianto della normativa deve riuscire a trainare nuovi investimenti per le infrastrutture ed il recupero urbano. Non solo. Auspichiamo che il provvedimento della giunta non possa ingessare il territorio mettendo un freno agli interventi di ammodernamento urbano, ma preveda interventi orientati alla massima apertura nel rispetto delle peculiarità ambientali. Unica soluzione per superare le difficoltà del comparto, con la chiusura di oltre 30mila imprese solo in Sardegna – conclude Gianluigi Rubiu – è un nuovo disegno sull’edilizia, mettendo da parte le visioni contrapposte delle fazioni politiche e incentrando la legge su un modello di sviluppo per la nostra Isola. Il settore delle costruzioni è in grado di risollevare l’economia della Sardegna, con nuove opportunità per realizzare il massimo dell’occupazione e sbloccare i contratti fermi da anni».

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I capigruppo del Consiglio regionale hanno incontrato in tarda mattinata i sindacati degli edili al termine della manifestazione di protesta sotto il palazzo di via Roma. All’incontro,  al quale hanno preso parte i segretari generali di Cgil e Uil Michele Carrus e Francesca Ticca e quelli di categoria Giovanni Matta (Filca-Cisl), Enrico Cordeddu (Fillea-Cgil) e Marco Foddai (Feneal-Uil) erano presenti il vicepresidente del Consiglio regionale Eugenio Lai (Sdp), Alessandra Zedda (Forza Italia), Gianluigi Rubiu (Udc), Michele Cossa (Riformatori), Angelo Carta (Psd’Az), Roberto Deriu (Pd), Pierfranco Zanchetta (Cps) e Paolo Truzzu (FdI).

I rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil hanno ribadito ai capigruppo le ragioni della protesta. «L’edilizia è il settore che ha subito più di tutti gli effetti negativi della crisi – hanno detto i segretari di categoria Matta, Cordeddu e Foddai – dal 2008 a oggi il settore ha perso circa 30.000 posti di lavoro, 5.000 imprese hanno chiuso i battenti. E’ necessario un cambio di rotta con interventi normativi ed economici per il rilancio del settore».

I sindacati hanno sollecitato lo sblocco immediato dei fondi già disponibili per le infrastrutture e l’approvazione rapida della nuova legge urbanistica da parte del Consiglio regionale, strumento che consentirebbe di liberare ingenti risorse per gli investimenti. Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto inoltre l’intervento della Regione presso il Governo nazionale per la modifica delle norme in materia di previdenza e sicurezza sul lavoro (pensione a 60 anni per gli edili, riconoscimento del lavoro usurante).

Istanze accolte da tutti gli esponenti politici di maggioranza e opposizione presenti all’incontro che hanno espresso solidarietà ai lavoratori scesi oggi in piazza. Il vicepresidente del Consiglio regionale Eugenio Lai ha annunciato ai sindacati la presentazione di un ordine del giorno unitario nella prossima seduta del Consiglio regionale a sostegno della vertenza degli edili. Nel documento si chiederà alla Giunta un’accelerazione sulle procedure di spesa delle risorse già disponibili e il recupero dei fondi da destinare ai cantieri comunali per l’occupazione. Nell’ordine del giorno, sarà inserita anche la richiesta di  monitoraggio della legge regionale sulla semplificazione amministrativa (L.R. 24 del 2016) la cui effettiva applicazione garantirebbe lo sblocco di numerose pratiche attualmente ferme negli uffici regionali e comunali.

I capigruppo chiederanno inoltre al presidente della Quarta Commissione  di calendarizzare al più presto l’esame del disegno di legge della Giunta sull’Urbanistica. Accogliendo la proposta del vice capogruppo del Partito democratico Roberto Deriu, i capigruppo proveranno infine ad elaborare una proposta di legge nazionale per intervenire su alcune questioni previdenziali e di sicurezza sul lavoro.

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Emergenza siccità, crisi del comparto sughericolo, vertenza Ara, procedura autorizzativa della nuova discarica della Portovesme srl.

Sono questi gli argomenti affrontati ieri sera dalla Commissione “Attività produttive” del Consiglio regionale che ha sentito in audizione gli assessori dell’agricoltura e dell’ambiente Pierluigi Caria e Donatella Spano.

Rispondendo alle sollecitazioni del presidente della Commissione Luigi Lotto che ha segnalato la forti difficoltà di alcuni territori come la Nurra (dove l’irrigazione dei campi rischia di essere sospesa dal mese di agosto) e le crescenti difficoltà dei Comuni pressati dalle continue richieste di pastori e agricoltori per la dichiarazione dello stato di calamità naturale, l’assessore ha assicurato l’impegno della Giunta: «Stiamo monitorando la situazione e mettendo a punto tutti gli atti per richiedere al Governo il riconoscimento dello stato di calamità naturale – ha detto Pierluigi Caria – tra gelate e scarse precipitazioni ci sono tutte le condizioni per sostenere la richiesta. Sappiamo che il Fondo nazionale non dispone di grandi risorse, eventualmente potranno essere integrate con interventi regionali».

Sulla situazione particolare del Consorzio di Bonifica della Nurra, l’assessore ha annunciato che la Regione, dopo gli incontri tecnici della scorsa settimana, conta di reperire circa 20 milioni di metri cubi d’acqua da pozzi e reflui che saranno messi a disposizione degli agricoltori.

Sulla situazione del comparto sughericolo, Pierluigi Caria ha illustrato alla Commissione l’attività svolta dall’Agenzia Agris per la lotta ai lepidotteri che in questi ultimi anni stanno infestando i boschi della Sardegna. «Siamo intervenuti su 21,500 ettari di sugherete con una dotazione finanziaria di 1,4 milioni di euro. Alcuni territori, purtroppo, sono rimasti fuori. Questo è dipeso dal ritardo con il quale è stata approvata la Legge Finanziaria. Contiamo di inserire le zone escluse nel programma di disinfestazione del prossimo anno».

L’assessore ha poi ribadito la volontà della Regione di investire sul comparto: «Il sughero è stato e deve continuare ad essere un settore strategico della nostra economia – ha affermato Pierluigi Caria – nel Psr ci sono diverse misure dedicate al comparto, le risorse ammontano a circa 25 milioni di euro. In alcuni casi, con il cofinanziamento dei privati, i denari stanziati fungeranno da moltiplicatore. Alcuni bandi del Psr sono stati già pubblicati, altri sono in via di definizione, contiamo di sbloccare al più presto tutte le risorse disponibili.»

L’Associazione regionale degli allevatori avrà presto a disposizione le risorse per il pagamento degli stipendi arretrati ai propri dipendenti. La Regione ha infatti trasferito all’Agenzia Laore i finanziamenti destinati alle attività di Ara. Nei prossimi giorni Ara provvederà ai pagamenti di sua competenza.

Diversa invece la situazione sulle procedure per la stabilizzazione dei lavoratori che da diversi lustri vivono una difficile condizione di precariato nonostante una legge del 2009 abbia previsto il loro inserimento nella pianta organica di Laore.

«Abbiamo fatto diversi incontri con i sindacati – ha sottolineato Pierluigi Caria – c’è la necessità di un approfondimento che stiamo facendo insieme all’assessore al personale Filippo Spanu. Il 1° giugno incontreremo i sindacati ai quali verrà presentata una proposta per arrivare ad una soluzione condivisa.»  

La Commissione proseguendo la sua attività di monitoraggio sull’iter autorizzativo della nuova discarica per gli scarti di lavorazione dello stabilimento del Sulcis ha convocato l’assessore all’Ambiente Donatello Spano per fare il punto sulla situazione.

«Dopo la Conferenza dei Servizi del 18 maggio scorso – ha detto Donatella Spano – siamo in attesa dei pareri del Ministero dei Beni Culturali che non ha partecipato alla Conferenza e alla nota del Genio Civile che ha esposto oralmente la sua posizione ma ha chiesto di precisare per iscritto le due deduzioni. Una volta arrivati i pareri invieremo alla società la richiesta di integrazioni al progetto per la nuova discarica. Contiamo di farlo entro la prossima settimana.»

Sui tempi dell’iter autorizzativo hanno espresso forti preoccupazioni i consiglieri Cesare Moriconi (Pd) e Gianluigi Rubiu (Udc) per i quali uno slittamento dei tempi oltre il mese di giugno provocherà inevitabilmente l’interruzione dell’attività produttiva con conseguenze imprevedibili sul fronte occupazionale. Preoccupazione condivisa anche dal presidente della Commissione Luigi Lotto: «Nessuno chiede di forzare i tempi ma tutti devono svolgere il proprio ruolo con senso di responsabilità. Serve uno sforzo da parte di tutti, il tema è delicato e va trattato con la massima attenzione per i risvolti economici e sociali della vicenda. La Regione può aiutare le parti a trovare una soluzione. Se c’è la possibilità si facciano i salti mortali per evitare ulteriori lungaggini».

L’assessore Spano ha garantito il massimo impegno della Regione: «C’è la massima attenzione da parte nostra, i servizi dell’assessorato stanno seguendo la pratica giorno per giorno con continui contatti con tutti i soggetti interessati per il rispetto della tempistica. La questione è delicata e, alla luce degli ultimi avvenimenti, c’è bisogno della massima attenzione. Tutto deve essere fatto nel pieno rispetto delle norme. Gli aspetti che riguardano tutela della salute e dell’ambiente devono essere scrupolosamente valutati. Chi deve prendere le decisioni finali deve essere messo nelle condizioni di non commettere errori».  

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I capigruppo del Consiglio regionale hanno incontrato i rappresentanti sindacali della Portovesme Srl.

«La politica sta seguendo con attenzione ed impegno le vicende della Portovesme Srl anche per quanto riguarda la tempistica delle autorizzazioni per la nuova discarica che, in un clima di collaborazione istituzionale, si cercherà di restringere al massimo» ha assicurato il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau concludendo l’incontro fra i capigruppo ed una delegazione dei lavoratori della Portovesme srl guidata dai rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil Francesco Garau, Antonino d’Orso e Antonio Melis.

I sindacalisti hanno manifestato delusione e preoccupazione per l’esito della recente conferenza di servizi che sembrava potesse portare alla conclusione dell’iter autorizzativo del nuovo stabilimento mentre, a loro giudizio, ha fatto registrare una battuta d’arresto. A completare il verbale della conferenza, infatti, mancano i pareri del Genio civile che si è riservato di formalizzarlo, e del Ministro dei Beni culturali, che non ha partecipato all’incontro.

«Chiediamo che le istituzioni siano al nostro fianco – ha sottolineato Francesco Garau della Cgil – perché il rispetto dei tempi è fondamentale per la continuità produttiva e, soprattutto, occorre evitare che l’azienda programmi una fermata progressiva degli impianti che aprirebbe una fase di gravissima incertezza.»

«Siamo in una fase critica – ha affermato Antonino d’Orso della Cisl – e riteniamo, pur senza fare sconti a nessuno, che una azienda che sta investendo 30 milioni di euro per la realizzazione di progetto industriale sia messa nelle condizioni di operare in un quadro di certezze e in tempi compatibili con quelli del mercato.»

«La nostra è una partita in cui si gioca il futuro di 1.200 lavoratori – ha osservato Antonio Melis della Uil – per questo chiediamo che il confronto fra tutti i soggetti interessati vada avanti in un clima costruttivo in modo da creare le migliori condizioni per un risultato finale positivo.»

Il presidente della commissione Attività produttive, Luigi Lotto, che proprio ieri ha tenuto una audizione con l’assessore dell’Ambiente Donatella Spano sui problemi della Portovesme Srl, ha garantito che la commissione seguirà la vicenda con l’urgenza che il caso richiede, adoperandosi in particolare per abbreviare i tempi burocratici ed amministrativi.

Preoccupazione per i tempi lunghi che sembrano profilarsi è stata invece espressa dal capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, secondo il quale è mancata quella “concertazione istituzionale” che avrebbe permesso di arrivare prima ad un esito migliore. Il confronto, ha detto, deve proseguire in modo serrato “anche fuori dagli schemi burocratici”.

Il capogruppo del Partito Democratico, Pietro Cocco, ha dichiarato che «siamo tutti d’accordo nel sostenere le richieste dei lavoratori e faremo fino in fondo la nostra parte, sollecitando le altre istituzioni interessate a formalizzare gli atti di loro competenza in anticipo rispetto alle scadenze programmate; è un obiettivo possibile che contiamo di raggiungere».

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La seduta antimeridiana n. 233 si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau che, dopo le formalità di rito, ha comunicato all’assemblea l’elezione di Annamaria Busia (Cp) a presidente del gruppo Misto e del consigliere dei Rossomori, Emilio Usula, vice capogruppo.

Gianfranco Ganau ha inoltre comunicato la modifica della denominazione del gruppo Partito Sardo d’Azione in “Psd’Az-La Base” e la richiesta del capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, per l’istituzione di una commissione speciale d’inchiesta sul rischio amianto in Sardegna, nonché la sentenza della Consulta sulla illegittimità costituzionale di alcune parti della legge di stabilità 2016.

Quindi il presidente del Consiglio ha pronunciato un breve intervento per ricordare il drammatico attacco terroristico di Manchester e portare la solidarietà e la vicinanza dell’assemblea sarda al popolo britannico: «Consentitemi in apertura dei lavori di questa Assemblea di ricordare quanto accaduto avantieri a Manchester, di porre per qualche istante la nostra attenzione alle ventidue vittime, al momento accertate, di un nuovo e terribile attacco, frutto dell’odio jihadista che ha guidato purtroppo la mano di un giovane cittadino inglese, nato in Gran Bretagna da genitori libici fuggiti dal regime di Gheddafi. Un matto, un terrorista, un giovane di 22 anni con la mente annebbiata da una ideologia che semina orrore e terrore, che cresce e si insinua nel disagio che caratterizza le grandi periferie della nostra Europa». «Un ventiduenne che sceglie di farsi saltare in aria, uccidendo ventidue persone e mutilando decine di ragazze e ragazzi – ha proseguito Ganau – adolescenti e bambini, riuniti per un concerto, durante un momento di festa e divertimento per condividere la stessa passione. Colpisce la scelta e la giovanissima età delle vittime, la più piccola aveva appena otto anni, e il bilancio dei feriti. Oggiha concluso il massimo rappresentante dell’Assemblea sarda – qualsiasi commento rischia forse di stridere di fronte a tanto orrore, ma credo che l’Europa, l’Italia e con esse la nostra isola, abbiano ancora tanta strada da fare per non alimentare quest’odio e tutta questa follia. Alla Gran Bretagna e al suo popolo quest’Assemblea esprime tutta la propria vicinanza».

Al termine dell’intervento, l’Aula, su invito del presidente del Consiglio, ha osservato un minuto di silenzio.

Il presidente ha quindi introdotto il tema della sostituzione dei consiglieri regionali sospesi, a fare data dal 20 febbraio 2017, per effetto della legge Severino, Oscar Cherchi (Fi), Alberto Randazzo (Fi) e Mario Floris, e si è proceduto con il giuramento dei nuovi consiglieri Gennaro Fuoco e Mariano Contu, candidati nel collegio provinciale di Cagliari, rispettivamente nelle liste di Uds e Forza Italia, che sono così subentrati agli onorevoli Mario Floris e Alberto Randazzo.

Terminate le formalità del giuramento, il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto una breve sospensione dei lavori che il presidente del Consiglio ha accordato.

Alla ripresa, il presidente Ganau, ha informato l’assemblea che in merito alla sostituzione del consigliere Oscar Cherchi (Fi), la giunta delle elezioni – riconoscendo fondate le cause di ineleggibilità denunciate a partire dallo scorso febbraio da Domenico Gallus (secondo dei non eletti nella lista Fi del collegio provinciale di Oristano) contro Emanuele Cera (primo dei non eletti nella lista Fi del collegio provinciale di Oristano) per non avere rassegnato, entro il 13 gennaio 2014, le dimissioni da presidente della Saremar – ha proposto all’Aula la votazione della sospensione del giuramento di Emanuele Cera.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto la votazione segreta.

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha annunciato l’abbandono dell’Aula («la giunta delle elezioni  è disorganica e conta sei componenti della  maggioranza e solo tre della minoranza»), seguito dal consigliere Psd’Az-La Base, Giovanni Satta («la Giunta delle elezioni non ha svolto il suo compito e investe il Consiglio di competenze che non sono proprie») e da Roberto Desini, Pds («evidenzio l’incongruità della legge Severino che consente al collega sospeso di percepire parte dell’indennità»). Il consigliere di Fi, Stefano Tunis, ha lamentato “una votazione al buio” («non ci sono stati i dovuti approfondimenti e non possiamo sostituirci al tribunale ordinario ed assistiamo all’oscena applicazione della legge Severino»).

Il presidente Gianfranco Ganau ha prima confermato che «spetta alla giunta delle elezioni la valutazione delle incompatibilità e ineleggibilità» ed ha quindi aperto la votazione a scrutinio segreto. L’Aula con 32 voti e favore e 12 contrari, ha accolto la proposta della giunta delle elezioni ed ha sospeso il giuramento di Emanuele Cera. 

Al termine dello scrutinio il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con Dl 415-Giunta regionale-che modifica le leggi regionali n.32 e 36 del 2016 in materia di bilancio 2016 e pluriennale 2016-2018 a seguito del ricorso del Governo e della sentenza della Corte Costituzionale che ha sancito l’incostituzionalità delle norme.

Prima di affrontare il testo del provvedimento, sempre sull’ordine dei lavori, il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha richiamato l’attenzione dell’Aula sul fatto che «il 18 maggio scorso la conferenza di servizi relativa alla ripresa dell’attività dell’impianto della Portovesme srl si è conclusa con un nuovo rinvio determinando un forte allarme fra i lavoratori, i sindacati e la politica». L’assessore dell’Ambiente Donatella Spano, ha poi ricordato Gianluigi Rubiu, «ha esposto ieri alla commissione quella che potrebbe essere la tempistica ma è evidente che, di fronte alla possibilità di perdere mesi ad attendere i pareri del Genio civile e del ministero dei Beni culturali, occorre una azione molto incisiva della Giunta per accelerare le procedure ed evitare che il 15 giugno prossimo la società sia costretta a chiudere l’impianto».

Il presidente Gianfranco Ganau ha assicurato che il problema è all’attenzione della conferenza dei capigruppo, che incontrerà a breve i lavoratori e le organizzazioni sindacali.

Successivamente il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza del Dl 415, il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd) per illustrare il provvedimento.

Franco Sabatini ha affermato in apertura che la legge, approvata in commissione dalla maggioranza col voto contrari dell’opposizione, «nasce dalla necessità di adeguare le leggi regionali alle decisioni della Corte Costituzionale, pronunciatasi a seguito di un ricorso del governo relativo alla copertura di un disavanzo di 32 milioni». Una interpretazione rigorosa della Consulta, ha sottolineato Franco Sabatini, «che ha determinato una sorta di paradosso considerando sia la rivendicazione della Regione di ingenti crediti dallo Stato, sia la correzione già operata dalla Regione all’interno dei dati di bilancio». «Con il Dl 415 – ha poi sostenuto – si effettua l’adeguamento al nuovo quadro previsionale, riformulando in parte il testo per renderlo più comprensibile, al termine di un grande lavoro della struttura tecnica regionale per allinearsi al Dl 118 che ha introdotto il principio del bilancio armonizzato pur non avendo partecipato alla sperimentazione triennale fatta da altre Regioni». Restiamo comunque in un contesto normativo, economico e finanziario molto complesso, ha concluso il presidente della commissione Bilancio annunciando alcuni emendamenti concordati con gli uffici, la Corte dei Conti e lo stesso ministero dell’Economia, «che richiede in prospettiva il rafforzamento delle risorse umane, finanziarie e strumentali della Regione».

Intervenendo per la relazione di minoranza, il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha parlato di un provvedimento tecnico correttivo della legge di bilancio per questione «forse minimale» sollevata dalla Corte Costituzionale, chiarendo però che l’opposizione ha votato contro «per questioni politiche perché i problemi del passaggio al bilancio armonizzato sono stati determinati dalla scelta della Giunta e della maggioranza di saltare la fase di sperimentazione; oggi, di fatto, siamo di fronte alle conseguenze di quella scelta sbagliata che la Giunta ha voluto fare ignorando i nostri rilievi e forse non è finita qui perché ci sono perfino emendamenti che correggono la correzione». Riflettiamo, dunque, ha concluso il consigliere, «se questo sia il modo corretto di procedere, proseguendo la strada della leale collaborazione con lo Stato che nella realtà si è tradotta nella politica di confrontarsi con lo Stato con il cappello in mano».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha sottolineato che «il comportamento della Giunta sulle leggi di bilancio è indefinibile, perché è vero che ci sono difficoltà oggettive ma questo non può far dimenticare che è stato concesso al Governo di fare a suo piacimento salvo poi bacchettare la Regione, che si è proceduto con parifiche della Corte dei Conti in tappe successive e perfino con emendamenti della Giunta all’ultimo momento scavalcando per l’ennesima volta il Consiglio». Insomma, ha sintetizzato la Zedda, «i tecnicismi non possono nascondere gli errori politici per cui il nostro giudizio resterà contrario, anche perché ogni momento di ritardo è una pena per chi deve ricevere fondi dalla Regione e molto spesso si tratta delle categorie più deboli della società sarda e del sistema delle imprese».

Per la Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha dichiarato che, ferma restando la natura tecnica del provvedimento che comporta un aggiustamento delle leggi di bilancio dopo sentenza della Consulta, ha riconosciuto che la situazione «non fa piacere come non fanno piacere gli emendamenti, mi auguro che ci sia la parola fine ma non ne sono certo, spero di sì». «Questi sono i formalismi di cui stiamo morendo – ha lamentato l’assessore – pur comprendendo che affrontiamo una materia complicatissima nella quale è auspicabile che la sentenza della Corte serva a fare chiarezza». «Gli uffici della Regione – ha ricordato Raffaele Paci – hanno lavorato per mesi per riallineare disposizioni formali senza niente di gestionale movimentando gli stessi numeri, per cui spero davvero che siamo arrivati alla fine del percorso». «Credo anche – ha continuato Paci – che la nostra macchina istituzionale debba essere adeguata ed integrata da esperti e riorganizzata, fermo restando che col bilancio armonizzato stiamo garantendo più trasparenza e la possibilità di una costante verifica dell’andamento della spesa, mi preoccupa piuttosto che gli uffici regionali abbiamo dovuto tralasciare in questi mesi altre cose molto importanti come la finanziaria 2017, spero perciò che ora si possano concentrate nel dare risposte dalla Sardegna».

Per dichiarazione di voto il consigliere Emilio Usula (Misto-Rossomori) si è chiesto se sia normale e compatibile con dignità del Consiglio «correggere a maggio 2017 la legge di stabilità 2016, è la terza o la quarta volta che lo facciamo mentre la Corte Costituzionale sottolinea la grande confusione della nostra Regione». «Mi chiedo a questo punto – ha aggiunto – quando arriverà un bilancio credibile e definitivo e quando si abbandoneranno l’approssimazione e la supponenza che ha caratterizzato la vertenza entrate con la pretesa di fare pure l’apripista». «Oggi – ha concluso – Raffaele Paci ammette che ci vogliono esperti ma non dobbiamo dimenticare che abbiamo fatto la figura dei dilettanti allo sbaraglio davanti al Governo».

Il capogruppo sardista Angelo Carta, contrario, ha detto di non voler sparare sull’assessore «che comunque non può eludere la sua responsabilità è nonostante l’atteggiamento costruttivo nei confronti dell’Aula». E’vero che «gli uffici hanno il fiato corto», ha concluso Carta, auspicando che da subito si inizi a lavorare sulla parte corrente, di cui la Sardegna ha molto bisogno.

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha sostenuto che «la Sardegna ha commesso l’errore di applicare per prima il Dl 118 per cui adesso occorre fermarsi e definire le azioni necessarie per trovare la strada maestra per procedere correttamente e possibilmente in tempi rapidi, attraverso una task force di specialisti».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha definito forse superfluo affrontare i problemi della nostra Regione nei rapporti con lo Stato nella materia finanziaria. Esiste invece, a suo giudizio, «un serio problema politico perché ci sono debolezze strutturali da aggredire, dopo il contenzioso chiuso nel modo sbagliato col ritiro dei ricorsi che ha dimostrato la nostra debolezza, la mancanza di un tavolo di confronto e di una linea politica forte; la Sardegna ha bisogno di politiche di sviluppo e occupazione e di un fronte politico unitario disposto ad impegnarsi per il bene comune della Regione».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il Consiglio ha approvato gli articoli e gli emendamenti collegati alla legge, fino al voto finale, che ha visto 30 voti favorevoli e 19 contrari.

Dopo che l’on. Eugenio Lai ha chiesto l’inversione dell’ordine dei lavori per discutere subito le mozioni iscritte all’ordine del giorno, l’on. Antonio Solinas (Pd) ha sollecitato invece la discussione della proposta di legge sui funghi e così l’on. Attilio Dedoni (Riformatori sardi). Per l’on. Roberto Deriu (Pd), invece, è opportuno meditare meglio sulla proposta di legge sui funghi.

Il vicepresidente del Consiglio Eugenio Lai, ha chiesto dunque la una breve sospensione dei lavori e il presidente Ganau ha convocato la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa, il presidente Ganau ha comunicato che la conferenza dei capigruppo ha deciso di rinviare alla prossima seduta la discussione sulla proposta di legge sui funghi. I lavori sono dunque proseguiti con la mozione 239 del 18 giugno 2016 sul poligono militare di Teulada presentata dall’on. Gianluigi Rubiu (Udc). L’oratore ha detto: «Ho dialogato informalmente con il presidente Pigliaru e  abbiamo convenuto che sarebbe bene un approfondimento nella commissione competente. E magari in commissione possiamo chiedere ai rappresentanti delle Forze armate di essere presenti». Il Consiglio ha disposto il rinvio della mozione alla Prima commissione.

A seguire la mozione 136  (on. Paolo Zedda e più) sulla cannabis. L’oratore ha ricordato in premessa che il primo firmatario dell’atto fu l’ex on. Gavino Sale e ha aggiunto che «in Italia la cannabis è la sostanza psicotropa largamente più utilizzata, soprattutto dai giovani. Un mercato illegale che vale circa 60 miliardi di euro l’anno solo nel nostro Paese grazie al fallimento delle politiche proibizionistiche. Anche il dipartimento nazionale antimafia segnala la necessità di contrastare la criminalità organizzata con politiche di depenalizzazione della materia. I dati sulla legalizzazione sono incoraggianti, anche sotto il profilo della salute oltre che su quello della prevenzione della criminalità. Anche il consenso in ambito mondiale sta cambiando, nel senso che sta finendo l’associazione tra la cannabis e le altre droghe». L’oratore ha poi aggiunto: «Le caratteristiche della Sardegna consentono in modo ottimale la coltivazione della cannabis e la sperimentazione, con notevoli vantaggi per l’incremento delle entrate. Se legalizzassimo la cannabis in Italia, spenderemmo 541 milioni di euro in meno per i detenuti, 228 milioni di meno sull’ordine pubblico e 7 miliardi di incremento di entrate erariali. Evidenti sarebbero i riflessi per la Sardegna. Ecco perché noi chiediamo che la Sardegna sia capofila di un progetto sperimentale, in modo coraggioso».

Ha preso poi la parola l’on. Mariano Contu (FI), che ha detto: «Parlo da cittadino, da politico, da medico e da genitore di tre figli adolescenti. Da cittadino penso che i danni provocati da sostanze voluttuarie come alcol e fumo siano davanti a tutti. E da medico dico abbiamo bisogno di un ripasso sugli effetti dell’uso terapeutico della cannabis. Da genitore, poi, dico che è vero che i ragazzi si sballano col fumo della cannabis e questo è molto pericoloso per il loro sviluppo».

Per l’on. Fabrizio Anedda (Misto) «la cannabis è usata da millenni come analgesico. Un tempo regalavamo noi ragazzi la piantina alla nonna, che la coltivava per noi quando questo era proibito. E oggi siamo in grado di suggerire noi ai nostri nipoti come coltivare e usare la cannabis. Buona canna se uno vuole fumare».

Per l’on. Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) «non so che nonne avete avuto voi ma la mia non ha mai coltivato cannabis. Non sono però così convinto del fatto che l’Autonomia della Sardegna cresca approvando questa mozione. Attenzione che pure Luca Pani, il presidente della commissione del farmaco, ribadisce che un conto è l’uso a fine medico e un altro è la coltivazione libera. Se è vero che uno spinello non hai ucciso nessuno è anche vero che l’uso prolungato ha un impatto sul sistema sanitario e sociale».

Ha preso poi la parola l’on. Roberto Deriu (Pd), secondo cui «la mozione è troppo timida e non chiede nulla di speciale perché chiede al governo che ci pensi e che la Regione continui a pensarci. Se si vuole dare un segnale bisogna dire che questa pianta è dannosa per la salute quanto altre piante che noi abbiamo tra le più care e che ci danno quelle sostanze che consumiamo in modo abbondante. L’esito di questa mozione sarà minimo, quasi inesistente: dobbiamo impegnarci invece per intensificare un dibattito in Sardegna che ci porti a risultati concreti».

Luca Pizzuto (Sdp) ha invitato il Consiglio a riflettere sui vantaggi che il proibizionismo ha portato alle mafie e alle organizzazioni criminali. «La legalizzazione della cannabis consente di controllare il fenomeno, occorre liberarsi da posizioni ideologiche – ha detto Pizzuto – ricordo che Pasolini, pur contrario all’aborto, disse di essere favorevole alla sua legalizzazione perche consentiva di avere un controllo pubblico sulle interruzioni di gravidanza».

Il consigliere di Sdp ha quindi suggerito di provare a ragionare su come la Sardegna possa svolgere un ruolo d’avanguardia. «Non si può negare che molti ragazzi sardi si rechino in Olanda per sperimentare la cannabis. Quanto alla possibilità di coltivarla non è vero che nell’Isola non ci sia disponibilità di terreni, si tratta di una scelta. Possiamo provare a pensarci? Perché rinunciare a priori a produrre una sostanza che può avere effetti benefici per la salute?».

Il capogruppo di Cps, Pierfranco Zanchetta annunciando il suo voto favorevole alla mozione ha chiesto di poter aggiungere la sua firma al documento. «Finalmente si toglie il velo di ipocrisia. Stiamo parlando di legalizzazione e non di liberalizzazione della cannabis con prospettive interessanti per il suo uso a fini terapeutici».

Critico invece il giudizio del capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu: «Sono contrario alla liberalizzazione delle droghe. Contrario a discutere su un tema non decisivo per le sorti della Sardegna. Abbiamo rinviato legge sui funghi e discutiamo la mozione sulle droghe. Sono in difficoltà, da padre, a parlare di questo argomento. Mi vergogno delle cose sentite in quest’aula. Vorrei parlare della Sardegna dei pastori e dei centenari, mi dispiace invece parlare della Sardegna dei migranti, degli spacciatori di droga e dei delinquenti. Perché non liberalizzare anche le rapine in banca?».

Rubiu, infine, ha criticato l’intervento del consigliere Mariano Contu: «Il suo è stato un pessimo esordio. Gli agricoltori sardi non sono coltivatori di droga, Contu si vergogni di ciò che ha detto».

Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, ha preso le difese del collega Contu: «Si riferiva a un fenomeno diffuso e conosciuto. C’è una tendenza all’estirpazione di vigneti e alla coltivazione più redditizia della marijuana. Contu non parlava delle  aziende agricole ma di fenomeni criminosi che si verificano nell’Isola e sostituiscono forme sane di agricoltura».

Pietro Pittalis ha poi detto di essere contro ogni forma di protezionismo ma ha suggerito di affrontare il tema con attenzione. «Occorre pensare anche ai minorenni e una fascia di età che non ha la capacità di comprendere ciò che fa. Verso queste persone bisogna mostrare attenzione, la marijuana è porta d’ingresso per il consumo di droghe pesanti. Minimizzare dicendo che è meno pericolosa di altre droghe non ha senso. Se si parla di uso terapeutico stiamo parlando d’altro. Gli esperti confermano l’esistenza di danni all’apparato respiratorio. I consumatori abituali di cannabis sono a rischio più alto per schizofrenia e psicosi. Perché minimizzare e non tenere conto del problema?

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola all’assessore alla Sanità Luigi Arru per il parere della Giunta.

Secondo Luigi Arru la discussione deve essere affrontata su piani diversi: «Non c’è dubbio alcuno sull’utilità della cannabis a fini terapeutici. La sostanza ha effetti benefici nella terapia contro il dolore cronico, nel trattamento associato a chemioterapia e nella cura delle spasticità dei pazienti affetti da sclerosi multipla – ha affermato l’assessore della Sanità – penso che sia da valorizzare l’ipotesi che la Sardegna possa svolgere un ruolo importante sul fronte della ricerca. Ho perplessità invece sull’utilizzo della cannabis a fine ludico, nei giovani c’è un rischio più alto di psicosi. Dal punto di vista sanitario va bene valorizzare il prodotto a fini terapeutici. La produzione della molecola è oggi affidata a un istituto militare di Firenze. Occorre capire se può essere facilitata la produzione in Sardegna. Sulla mozione la Giunta si rimette alla decisione dell’Aula».

Ha preso quindi la parola Paolo Zedda (Sdp) primo firmatario della mozione.

«La cannabis è nociva. Nessuno lo mette in dubbio, è importante combatterne l’abuso – ha detto Paolo Zedda – è però meno nociva del tabacco e dell’alcol. Non si giustifica il fatto che per i primi due la vendita sia normata e per la marijuana no».

Secondo il primo firmatario della mozione la legalizzazione funziona meglio della repressione: «In nove Stati americani la legalizzazione ha determinato un calo dei consumi soprattutto tra i più giovani. Con un atteggiamento repressivo i giovani tendono a consumarne di più. La legalizzazione consentirebbe di sperimentare altre modalità di consumo per esempio attraverso la nebulizzazione della cannabis meno dannosa dell’inalazione del fumo».

Paolo Zedda, infine, ha ribadito l’obiettivo della mozione: «In parlamento non si riesce ad approvare una legge. Se l’Italia non se la sente perché non fare noi da apripista? E’ una buon provvedimento che produce effetti benefici prima di tutto sulla salute e a caduta sul sistema sanitario e giudiziario. Ciò che chiedo è avere, in modo responsabile, un po’ di coraggio. Concordiamo con lo Stato una normativa utile e mettiamola in pratica».

Rossella Pinna (Pd) ha annunciato il suo voto contrario alla mozione per come è stata formulata. «L’intervento dell’assessore dimostra che la cannabis non è una sostanza innocua – ha detto Rossella Pinna – la letteratura dichiara e certifica rischi più alti di schizofrenia e psicosi per i consumatori, stati d’ansia e aumento degli incidenti stradali. Va potenziato l’altro aspetto quello dell’utilizzo a fini terapeutici per il trattamento del dolore cronico. Faccio una proposta: cerchiamo di stralciare dal testo le parti che trattano l’uso ricreativo e ludico e concentriamoci invece sull’aspetto del miglioramento della salute dei pazienti e sull’uso terapeutico per il trattamento del dolore. Non si tratta di scegliere tra repressione e legalizzazione ma tra informazione e disinformazione».

Giudizio condiviso da Daniela Forma (Pd): «Non è corretto mettere insieme una discussione sull’uso della cannabis a uso terapeutico con il tentativo di dare un taglio ideologico sull’utilizzo a fini ludici – ha detto Daniela Forma – c’è inoltre un problema di coerenza: in passato il Consiglio ha approvato leggi per combattere la fetopatia alcolica e la ludopatia,  ora si vorrebbero legalizzare altre dipendenze. Serve invece un’azione di sensibilizzazione e informazione sull’utilizzo della cannabis nelle scuole, nei giornali e nelle tv. Questo consentirebbe di combattere l’uso delle droghe tra i giovanissimi. La mozione va riformulata, così com’è non la voto».

Anche Augusto Cherchi (Pds) ha annunciato il suo voto contrario: «Non si possono fare differenze tra droghe più o meno dannose. Condivido la posizione dell’assessore. Chiedo al presidente della Commissione di mettere in discussione una proposta di legge sull’uso terapeutico della sostanza. C’è bisogno di un approfondimento, sono contrario all’uso ludico della cannabis».

Anche il neo consigliere Gennaro Fuoco si è detto d’accordo con l’assessore sulla necessità di distinguere i due aspetti. «A livello nazionale lo studio per l’uso terapeutico della cannabis è in fase avanzata, attualmente noi la compriamo all’estero a costi esagerati, sarebbe auspicabile la produzione in Italia. No invece all’uso ludico».

Voto contrario anche da parte di Paolo Truzzu (FdI): «Per una volta sono d’accordo con Arru, da oggi è iscritto al gruppo dei moralisti bigotti – ha affermato Paolo Truzzu – certi ragionamenti sono disarmanti: come Aula abbiamo il dovere di proporre soluzioni che aiutino la comunità che amministriamo a migliorare le condizioni sociali».

Roberto Deriu (Pd) dopo essersi schierato a favore della proposta avanzata dalla collega Rossella Pinna ha replicato ad alcuni interventi dei consiglieri che lo avevano preceduto: «Il problema ideologico non è posto da chi chiede la legalizzazione. Ideologica è la posizione che differenzia sostanze ugualmente nocive. Il proibizionismo ha fallito in tutto il mondo. E’ sbagliato continuare a dire che occorre tenere alta la guardia aumentando il sovraffollamento carcerario e criminalizzando l’uso di alcune sostanze per difendere posizioni securitarie che non sono utili alla società e che fanno aumentare i reati. Il protezionismo è praticato dagli amici della criminalità. Occorre consentire la libera scelta senza pensare al posto degli altri, l’atteggiamento paternalistico è insopportabile».

Fabrizio Anedda (Comunisti Italiani) ha dichiarato la propria astensione e sostenuto la necessità di arrivare alla legalizzazione della cannabis per uso personale.

Per Michele Cossa (Riformatori) serve un approccio pragmatico e senza ideologie. «Condivido la posizione equilibrata assunta da Rossella Pinna. Sono disposto a discutere di tutto ma non posso accettare che il modello siano gli squallidi coffee shop olandesi. Sull’ uso terapeutico nessuno può dire nulla, le posizione ideologica sulla liberalizzazione hanno nuociuto sulla discussione. Sì all’uso terapeutico, molta prudenza sugli aspetti ludici».

Angelo Carta (Psd’Az), firmatario della mozione, condividendo la posizione della collega Pinna ha invitato gli altri presentatori a modificare l’impianto del documento escludendo l’uso ludico: «Sarebbe in ogni caso un passo in avanti – ha detto Angelo Carta – io voterò a favore ma chiedo agli altri firmatari di fare uno sforzo accettando di legalizzare la parte sull’uso terapeutico e rinviare la discussione sull’uso ludico».

Alessandro Collu (Pd) ha annunciato il suo voto a favore: «Non capisco certe affermazioni. Non è vero che con la liberalizzazione si aumenta il consumo – ha detto Alessandro Collu – in questo modo verrebbe eliminato il principale soggetto portatore di interessi: lo spacciatore».

Il presidente Ganau ha quindi chiesto il parere dell’Aula sull’emendamento orale presentato da Rossella Pinna.

Paolo Zedda (Sdp) ha quindi chiesto una breve sospensione della seduta per valutare la proposta.

Alla ripresa dei lavori Paolo Zedda ha espresso contrarietà alle modifiche proposte dalla collega Pinna chiedendo di mettere ai voti la mozione: «Limitare l’uso della cannabis a fini terapeutici cambierebbe completamente il significato della mozione. Ci sono altre 11 regioni che lo hanno già fatto. Serve un cambio di passo, anche l’uso ludico si combatte  meglio con la legalizzazione e non con la repressione».

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo ai voti il documento che è stato respinto con 23 no e 19 sì.

Al termine della votazione Gianfranco Ganau ha dichiarato chiusa la seduta e convocato la conferenza dei capigruppo. Il Consiglio sarà convocato a domicilio. 

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Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale Gianluigi Rubiu ha lanciato l’allarme sul futuro della Portovesme srl nel corso di un confronto con l’assessore dell’Ambiente Donatella Spano in commissione Ambiente e invita la Giunta Pigliaru ad accelerare i tempi per il rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione della nuova discarica a Genna Luas.

«La conferenza di servizi per la valutazione di impatto ambientale – spiega Gianluigi Rubiu – dovrebbe dare il via alla realizzazione del sito di stoccaggio dei residui. Durante l’audizione nel parlamentino è però emerso che la procedura dovrà attendere ancora diversi mesi, per l’assenza dei pareri del Genio civile e del Ministero dei beni culturali. Senza un nuovo deposito per lo smaltimento degli scarti industriali sono a rischio, tra dipendenti diretti e indotto, circa 1.500 posti di lavoro. Ci sono poi le incognite legate ai fattori ambientali, dopo gli ultimi casi legati alla vicenda Fluorsid. Chiediamo alla Giunta di attivarsi per ottenere i pareri previsti e dare il via libera alla nuova discarica – conclude Gianluigi Rubiu – perché non è pensabile che il territorio possa perdere un pezzo fondamentale per l’economia del Sulcis Iglesiente e possa chiudere lo stabilimento industriale.»