16 November, 2024
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Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, ha presentato un’interpellanza con la quale sollecita maggiori risorse finanziarie per la pulizia di canali e fiumi, un aumento degli stanziamenti per la mitigazione del rischio idrogeologico e un programma per prevenire ulteriori danni da eventi di pioggia torrenziale, dopo l’ondata di maltempo eccezionale verificatasi lo scorso fine settimana sulla Sardegna meridionale.

Forte vento e nubifragi si sono abbattuti anche sul Sulcis Iglesiente, con i Comuni interessati che ora auspicano un intervento della Regione: «Occorre implementare i fondi disponibili per la difesa del territorio – dice Gianluigi Rubiu – con un contributo regionale che consenta agli enti locali di intervenire con sufficiente spazio di tempo per la messa in sicurezza di canali e fiumi che scorrono nelle campagne, assegnando dei mezzi idonei alla manutenzione dei diversi corsi d’acqua e dei siti a rischio».

Gianluigi Rubiu chiede inoltre lo stato di calamità per il Basso Sulcis. «A Narcao e dintorni sono state devastate diverse aziende agricole, commerciali e artigianali, messe in ginocchio – conclude il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale – dall’intensità degli eventi meteorologici. Auspichiamo si metta nel bilancio un capitolo per destinare delle somme ai Comuni e alle attività produttive danneggiate». 

 

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Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, attacca la maggioranza di centrosinistra sul bilancio di metà mandato pubblicato dalla Giunta Pigliaru. «Un’operazione di marketing che nasconde le inadeguatezze di una maggioranza incapace di risolvere le emergenze della Sardegna – sottolinea il consigliere regionale di Iglesias -. La realtà è che Pigliaru si traveste da cantastorie, raccontando delle favole ai cittadini». Il documento, secondo la minoranza, nasconde i fallimenti dell’esecutivo: «Una Giunta – aggiunge Gianluigi Rubiu – che non ha dato speranze e risposte alla crisi dell’IsolaSi comincia dai settori trainanti come l’agricoltura ed edilizia. Il mondo delle campagne è in rivolta per i continui ritardi dei bandi del Piano di sviluppo rurale e la mancata corresponsione dei premi comunitari. Solo promesse per il comparto edilizio, con il piano casa che ha avuto il solo merito di ingessare l’economia e l’attesa infinita di una legge urbanistica.  La riforma del sistema sanitario voluta dalla Giunta ha prodotto come unica soluzione la moltiplicazione delle poltrone. Per il resto, si assiste all’eliminazione dei servizi primari per la salute soprattutto in territori come il Sulcis Iglesiente ed il Medio Campidano».

Nessun passo in avanti, ad oggi, è stato compiuto concretamente nel settore industriale: «Anzi – dice Gianluigi Rubiu, preoccupato per l’altissimo tasso di disoccupazione nel Sulcis – le vertenze annose non hanno trovato uno sbocco. Si pensi alle questioni sul tavolo di Eurallumina, Portovesme Srl, Alcoa e Parco Geominerario. Purtroppo la Sardegna sta diventando il cimitero delle fabbriche, con i lavoratori ormai disperati senza un reddito. Un settore dei trasporti è allo sfascio con il continuo ritardo dei treni e l’aumento esponenziale delle tariffe per viaggiare sulle rotaie. Una continuità territoriale che penalizza i sardi, sempre più vessati per raggiungere la Penisola. La fuga delle compagnie low cost e la vicenda Meridiana che sono lo specchio dei fallimenti. Il piano di dimensionamento scolastico porta allo spopolamento dei paesi dell’interno, con gli istituti soppressi. Ci stiamo adoperando per scrivere un dossier sulla demolizione della Sardegna – conclude Gianluigi Rubiu – operata dalla giunta Pigliaru, con un bilancio di metà mandato che denota il dissesto dei comparti strategici dell’Isola».

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Durissima contestazione di Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, al concorso per 26 posti dell’Agenzia Forestas.

«E’ l’ennesima carnevalata della maggioranza – attacca Gianluigi Rubiu -. Per tanti giovani il concorso si trasformerà in una chimera. Un’illusione. Perché dei posti per la selezione, la gran parte sarà assegnata agli impiegati provenienti dal sistema Regione, ovvero a lavoratori reperiti da Abbanoa, Area e altri organismi, che intendano avvalersi della mobilità volontaria. Un criterio di scelta che di fatto esclude la possibilità di entrare nell’organismo per le nuove figure.

Sono arrivate oltre 8mila domande. Un dato che segnala il forte tasso di disperazione e disoccupazione in Sardegna, soprattutto tra i giovani.

«Si modifichi immediatamente il bando – sottolinea Gianluigi Rubiu, che sulla questione ha presentato un’interpellanza – con una selezione seria e credibile per almeno 150/200 nuovi dipendenti per Forestas, dando così un segnale per il rilancio dell’ente ed un contributo volto alla valorizzazione dei giovani sardi».

Il consigliere regionale esprime inoltre preoccupazione per la vertenza portata avanti dai lavoratori dell’agenzia: «Il personale ha ricevuto una comunicazione assurda. Dal 1° febbraio, infatti, i dipendenti utilizzati da oltre dieci anni per mansioni superiori saranno retrocessi, tornando all’incarico originario – aggiunge Gianluigi Rubiu –. Basti pensare che un lavoratore utilizzato nel ruolo di impiegato rischia di tornare in cantiere per svolgere le mansioni di operaio. Una follia, considerato che l’azienda ha investito nella formazione del personale per le mansioni attuali. Il pericolo è che ci si ritrovi nella più completa paralisi dell’ente. Ci sarà da chiedere all’assessore Spano i motivi dello sfascio di Forestas – conclude Gianluigi Rubiu – e una proposta di modifica della legge regionale 8 del 2008, con il passaggio di categoria dei dipendenti che da almeno dieci anni svolgono un ruolo rispetto a quello di assunzione. Un riconoscimento doveroso, per evitare la mortificazione ed umiliazione dei lavoratori e il blocco totale delle attività dell’ente.»

 

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Il 1° febbraio il mondo rurale tornerà a marciare su Cagliari per rivendicare una maggiore tutela della produzione del latte e denunciare le annose emergenze del comparto agricolo.

Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, nutre forti dubbi sulla rinascita del comparto. «Purtroppo guardiamo la realtà – dice Gianluigi Rubiu -, l’agricoltura sarda è ormai sull’orlo del baratro, con gli operatori che stretti nella morsa dei debiti. Il prezzo del latte al ribasso è solo l’ultimo campanello d’allarme, con una caduta vertiginosa da 1,20 euro a 0,60 centesimi. Il settore ovicaprino ha lanciato l’allarme sulle possibili speculazioni. Si tagliano in modo unilaterale i compensi agli allevatori sotto ricatto. Si promuova un bando di sostegno degli indigenti, con il ritiro delle eccedenze del pecorino romano. Tra le diverse vertenze irrisolte c’è quella dei premi comunitari. Il comparto isolano, stremato dalla crisi, non è più in grado di reggere i ritardi dei pagamenti stimato in decine di milioni di euro. I coltivatori e pastori inoltre non possono sopportare le lungaggini sulle risorse comunitarie che non arrivano, i bandi regionali che non partono, una burocrazia farraginosa, complessa, impossibile da combattere. E la politica dei professori sembra ignorare le emergenze delle campagne, con quasi quarantamila agricoltori ormai allo stremo. Non è possibile lasciare al loro destino il futuro di migliaia di aziende. E’ una maggioranza incapace di dare risposte al comparto.»

Gianluigi Rubiu annuncia che parteciperà alla manifestazione «non certo per spirito ostruzionistico o polemico – conclude – ma per far sentire il grido d’allarme delle campagne e tentare il salvataggio di uno dei settori trainanti dell’economia sarda».

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Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu critica il nuovo rinvio dei bandi PSR per i giovani, con il quale «si mortifica il futuro dell’agricoltura sarda».

Gianluigi Rubiu sottolinea che «molti aspiranti agricoltori sardi resteranno esclusi dal bando per l’insediamento di nuove aziende rurali nell’Isola, previsto nell’ambito del Pacchetto Giovani. A bloccare le pratiche le lungaggini per l’espletamento delle pratiche, con ritardi biblici nella pubblicazione degli avvisi, e una burocrazia assurda e complessa. A creare problemi il limite del 41esimo anno, con buona pace del sogno di un impresa agricola accarezzato da tantissimi ragazzi isolani».

«E così diventa un’utopia anche il futuro nelle campagne per un universo infinito di giovani, che saranno costretti ad emigrare per trovare lavoro – aggiunge Gianluigi Rubiu -. Con il nuovo rinvio al 31 gennaio, il terzo slittamento dal mese di agosto 2016, dell’apertura del bando dei giovani imprenditori, si nega la possibilità di accedere ai finanziamenti del piano di sviluppo rurale a tutti quei giovani imprenditori che avranno compiuto 41 anni a quella data. Sono state così tradite le aspettative di una fascia consistente di ragazzi – sottolinea il rappresentante centrista, che ha presentato un’interpellanza urgente sull’argomento -. La Sardegna diventa così ultima in Italia nella pubblicazione dei bandi, la Regione meno virtuosa per l’accesso ai finanziamenti.»

«Questi continui rinvii – sottolinea ancora Gianluigi Rubiu – hanno causato un danno irreversibile a questi giovani imprenditori, che si vedranno così negare una grande opportunità per lo sviluppo in agricoltura, con il mancato ottenimento di contributi a fondo perduto pari a 35mila euro estendibile a ulteriori 15mila, con impegni ulteriori come previsto nel Piano di sviluppo rurale. Si mortifica il futuro dell’agricoltura isolana. Da un’indagine effettuata tra diversi studi professionali si ipotizziamo che almeno 500 giovani imprenditori vedranno respingere questa grande opportunità da una giunta regionale incapace e distratta. Peraltro, non è stato ancora sostituito l’assessore dimissionario. Sarebbe utile, dunque, comprendere chi pagherà questo danno economico e occupazionale. Chi risarcirà questi giovani che hanno incaricato un libero professionista per la predisposizione dei progetti, dando inizio agli investimenti e, in moltissimi casi, sottoscrivendo impegni economici anche con le banche già dalla scorsa estate? Una politica incapace di sfruttare al meglio i finanziamenti comunitari e creare occupazione – conclude Gianluigi Rubiu -, dovrà ora farsi carico di questi casi, con querele e ricorsi pronti a partire.»

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Il Consiglio regionale ha dato il via libera a tre mesi di esercizio provvisorio del bilancio della Regione per l’anno 2017 ed ha approvato anche il bilancio interno dell’Assemblea.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito molti consiglieri regionali hanno preso la parola sull’ordine dei lavori.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha richiamato l’attenzione del Consiglio sulla delicata situazione della Portovesme Srl, società con 1220 dipendenti diretti più l’indotto che si è venuta a trovare in grandi difficoltà, pur essendoci il tempo per intervenire in modo importante. La società, ha ricordato Cocco, «ha chiesto di realizzare un nuovo impianto di smaltimento rifiuti sul quale sono emerse difficoltà tecniche, come è emerso anche stamane in un incontro con sindacati ed azienda». Presenteremo una interrogazione all’assessore dell’Ambiente, ha annunciato Cocco, «sull’iter autorizzativo eccessivamente lungo che metterebbe in pericolo il futuro dell’azienda, una situazione da evitare attivando da subito un confronto serrato con l’assessorato e le sue strutture».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha rilanciato invece la notizia riguardante la recente bocciatura della finanziaria 2016 da parte della corte Costituzionale, osservando che «non è un mero incidente tecnico ma un fatto politico rilevantissimo e gravissimo mai verificatosi nella storia della Sardegna, un fatto sul quale non si possono trovare giustificazioni anche perché le norme erano molto chiare». La Sardegna, ha proseguito, «ha ritirato i propri ricorsi ma non ha avuto la capacità di far ritirare allo Stato i suoi e inoltre, in questa circostanza, la Regione non si è nemmeno costituita, forse perché la Regione ha fatto un falso in bilancio ed ora bisogna assumersene le responsabilità». A questo punto, ha concluso Pittalis, «le dimissioni sono un atto dovuto e le attendiamo stasera perché in queste condizioni non possiamo nemmeno esaminare l’esercizio provvisorio, per cui non parteciperemo alla votazione».

Successivamente, il presidente del Consiglio ha dato la parola all’assessore della Programmazione Raffaele Paci, precisando che lo stesso assessore aveva chiesto in precedenza di rivolgere comunicazioni all’Assemblea in base all’art. 121 del regolamento.

L’assessore Paci, ribadendo la sua richiesta di intervenire in apertura della seduta, ha espresso dispiacere per i toni del consigliere Pittalis «rispetto ad una interlocuzione di poco precedente» ma comunque, ha aggiunto, «prendo atto della richiesta di dimissioni che non ho alcuna intenzione di dare, soprattutto se motivata da argomenti così strumentali». Entrando nel merito della sentenza della Corte Costituzionale, Paci ha ricordato che «il governo ha impugnato a giugno l’art.3 della finanziaria 2016 relativo ad un disavanzo tecnico di 31 milioni inserito per la prima volta dopo l’introduzione del bilancio armonizzato». Su questo argomento, ha detto ancora l’assessore, «c’è stato un confronto tecnico-giuridico al termine del quale è prevalsa una opinione che si è rivelata diversa da quella del ministero dell’Economia e ora della corte Costituzionale ma, in effetti, il problema consiste solo nella corretta collocazione di una posta di bilancio». Con il governo, ha continuato, «c’era l’accordo che avremmo modificato la legge e, quanto all’udienza davanti alla corte, non ci siamo costituiti per evitare danno erariale; poi il governo è andato avanti perché chiedeva una sentenza che è del 23 novembre anche se è stata pubblicata oggi mentre noi abbiamo effettuato la correzione il 5 dicembre». Nei fatti, ha concluso, «non c’è nessun effetto sul bilancio 2016 e sul pluriennale, se poi per assurdo la questione non fosse risolta prendo l’impegno di dimettermi immediatamente».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, riprendendo il tema sollevato dal capogruppo del Pd Pietro Cocco, ha espresso forte preoccupazione «perchè rischiamo ancora una volta, per incapacità degli uffici, di far chiudere una azienda con 1.200 dipendenti per questioni legate alla discarica e soprattutto al nuovo impianto di trattamento rifiuti che darebbe alla stessa azienda con orizzonte di altri 10 anni». Le responsabilità sono tecniche, ha ribadito Rubiu, «ma la politica deve occuparsene e non bisogna perdere nemmeno un giorno perché il 31 dicembre di quest’anno scadranno l’agibilità dell’attuale impianto dei rifiuti e le agevolazioni sui consumi energetici; occorre però che gli uffici rispondano con celerità, anche di certi atteggiamento di rifiuto del dialogo con l’azienda, fermo restando che chiediamo che l’assessore venga in Aula».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha affermato che «l’assessore Paci ostenta troppa serenità mentre il problema è che è stata bocciata la legge nel suo complesso, con una operazione che non si poteva fare in regime di pareggio di bilancio e che, allo stato, mette in dubbio la legittimità a cascata di tutti gli atti collegati alla legge di bilancio». Nessuno, ha sostenuto infine, «può ritenersi al di sopra della legge e la Regione ha il dovere di cautelarsi perché non può rischiare ulteriori contraccolpi negativi in materia finanziaria».

Il consigliere di Sel Luca Pizzuto, riprendendo il tema della Portovesme Srl, ha auspicato «una una seria riflessione sul funzionamento della macchina amministrativa di alcuni assessorati della Regione, perché l’unica fabbrica di grandi dimensioni ancora attiva in Sardegna non può entrare in crisi per problematiche incomprensibili ed aggiungersi alle tante aziende in difficoltà». Abbiamo anche il dovere, ha aggiunto Pizzuto, «di evitare ennesimi allarmi sui territori, senza dimenticare che quello della Portovesme è un problema del Sulcis ma riguarda per molti aspetti tutta la Sardegna».

Il Consiglio ha quindi iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Dl n. 392 (Giunta regionale) – “Autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio della Regione per l’anno 2017”.

Il presidente Ganau ha dato la parola al relatore di maggioranza Franco Sabatini, del Pd, che si è rimesso alla relazione allegata.

Anche il relatore di minoranza Christian Solinas, sardista, ha rinviato al testo depositato, osservando però che «due mesi di esercizio provvisorio sono troppo pochi rispetto ai tempi che abbiamo di fronte e ne servono almeno tre; inoltre sarebbe opportuno agganciare gli stanziamenti all’esercizio corrente».

Aprendo la discussione generale il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha puntualizzato che «la scelta della Giunta appare in contraddizione con i principi del bilancio armonizzato, una situazione grave anche perché il Consiglio ha ricevuto solo oggi i dati completi relativi al bilancio e, di fatto, stiamo avviando l’esercizio 2017 al buio». Ma basta uno sguardo al riepilogo generale, secondo Locci, «per vedere una situazione disastrosa perché abbiamo 7,5 miliardi rispetto ai 10 che dovremmo avere e siamo ben al di sotto dei parametri corretti». Posso capire la fretta, ha aggiunto Locci, «ma certi errori che espongono la Regione a gravi rischi nella sua programmazione per il 2017 che ha comunque un 80% di spesa rigida e, forse, fra due mesi ci troveremo con una finanziaria totalmente diversa».

Ancora per Forza Italia il consigliere Oscar Cherchi ha parlato di un esercizio provvisorio che «ha un evidente vizio di forma che si cerca di far passare in secondo piano rispetto alla gravità politica dell’annullamento della finanziaria 2016, cosa che la prima volta ma capita ad una Giunta di centro sinistra e ad un assessore – professore esperto in materia». Non si può approvare un esercizio provvisorio, secondo Cherchi, «riguardante una finanziaria che non c’è e non può essere sostituita, come sostiene la maggioranza, dall’assestamento di bilancio approvato recentemente; Paci deve riconoscere l’errore per il bene di tutti sardi e tornare all’insegnamento universitario».

Sempre per Forza Italia il vice capogruppo Alessandra Zedda ha ricordato che «l’opposizione aveva sollevato questi problemi chiedendo un altro anno di transizione e rinviando l’introduzione del bilancio armonizzato; ora è necessario fermarsi per ragionare e capire se l’esercizio provvisorio che viene proposto ha effettive basi contabili e forse c’è bisogno di una nuova manovra aggiuntiva perché non è detto che l’assestamento abbia sanato i rilievi della corte Costituzionale». I sardi, ha concluso, «hanno diritto ad avere certezze sui conti della Regione».

L’altro vice capogruppo Marco Tedde, rivolto all’assessore, ha detto che «l’opposizione non deve fare inchini alla Giunta ma fare controproposte e mettere in evidenza una visione diversa dei problemi della Sardegna» e, affrontando il tema dell’esercizio provvisorio 2017, ha lamentato che «in concreto non ha dati di riferimento tranne quelli depositati solo stamattina peraltro molto parziali, e del resto non potrebbe essere altrimenti perché non abbiamo nemmeno il bilancio del 2016, dato che Paci erroneamente minimizza». Se se non vuole dare le dimissioni rimanga pure, ha proseguito Tedde riferendosi ad una fase precedente del dibattito, «fatto sta che l’esercizio provvisorio di due mesi è il solito annuncio in un momento economico drammatico in cui la Regione registra tutti gli indicatori negativi, che si somma ad un momento politico in cui l’esecutivo è zoppo e la maggioranza è ogni giorno alla ricerca di se stessa, prigioniera di continue risse e contraddizioni interne».

Il consigliere Franco Sabatini (Pd) ha chiarito che «la commissione ha operato in presenza di una richiesta di esercizio provvisorio secondo la prassi corrente con uno schema di bilancio e non col testo integrale». Contrariamente a quanto sostenuto dalla minoranza, ha aggiunto, «non bisogna fermarsi nè rallentare ma anzi correre ed approvare la nuova finanziaria anche se ritengo che si possa andare oltre i due mesi indicati dal provvedimento; su questo siamo disponibili ad una modifica».

Dopo l’on. Sabatini ha preso la parola l’on.Attilio Dedoni (Riformatori), che ha detto: «Già lo scorso anno proposi alla Giunta di allungare i termini dell’esercizio provvisorio eppure la proposta non fu accettata ma ugualmente l’autorizzazione fu richiesta al Consiglio di mese in mese. Credo che sia intelligente arrivare a tre mesi». L’oratore ha aggiunto: «Sarebbe opportuno chiedersi con umiltà ogni giorno se quanto fatto è stato fatto bene. L’arroganza non aiuta e non porta soluzioni intelligenti. Altro che pazzie del centrodestra, altro che governo amico: se prima non c’era nell’agone politico qualche populista di certo lo troveremo presto sulla strada».

Per l’on. Rubiu (Udc) «la Consulta ha censurato il Bilancio 2016 e  ora quel bilancio dovrà essere riapprovato, con tutte le conseguenze del caso. I professori hanno fallito e sono stati cassati proprio nell’economia, nella loro materia. I professori hanno dimostrato di essere principianti allo sbaraglio e i sardi vi ringrazieranno, per tutti i risultati che avete ottenuto. A cominciare dai trasporti. Assessore Paci, si dimetta».

Per il Pd ha preso la parola il capogruppo, on. Cocco: «L’assessore Paci ha riconosciuto che dietro questa bocciatura c’è un errore tecnico, anche banale. Capisco il ruolo dell’opposizione ma da qui a insistere sulla richiesta di dimissioni per questo francamente è ridicolo. L’errore è già stato corretto e sanato, l’assessore lo ha già detto».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha preso la parola per dire: «Ci sono mille ragioni, non solo questa di oggi, per chiedere le dimissioni dell’assessore Paci. Tutti gli indicatori economici indicano un fallimento di questa giunta. Di cosa si lamenta una maggioranza come la vostra, divisa su tutto? Ve ne dovete tornare a casa e oggi abbiamo con la sentenza della Corte Costituzionale la certificazione del vostro fallimento. Dov’è la vostra etica se siete i primi a dire che oggi un assessore e domani un altro non lavorano bene? Quando questa legislatura è partita avete promesso una nuova fase, di rispetto dei termini. Dov’è il cambiamento annunciato? Dove sono le vostre grandi rivoluzioni? Avete fallito su tutto, denunceremo anche l’ambiguità di quanti dicono di essere usciti dalla maggioranza e poi votano con la maggioranza».

Rivolto al presidente Ganau, l’oratore ha detto: «Non è solo la legge elettorale che ha necessità di essere accelerata, ma non va accelerata per creare situazioni di comodo a qualcuno. Se lo scordino quelli che stanno pensando a scorciatoie. E se l’urgenza è tale, siete già pronti ad andare a casa? Bene, noi ci stiamo ma mandiamo a casa questa giunta. Intanto non voteremo la vostra richiesta di esercizio provvisorio: la responsabilità è tutta vostra».

Per la Giunta ha preso la parola il vicepresidente, l’assessore Paci, che ha detto: «Ribadisco in quest’aula e fuori che la manovra 2016 è pienamente legittima e ribadisco che se dovesse essere bocciata in sede di parifica mi dimetterò immediatamente. La manovra 2016 non è stata dichiarata illegittima: al punto 6) la sentenza dice che l’illegittimità deve estendersi in via consequenziale all’intera legge nelle parti in cui la manovra finanziaria applica il disavanzo tecnico. Non in tutta la legge: solo in quelle parti. Ho già detto che riconosco l’errore in quella posta tecnica e lo ho già corretto: i fatti lo dimostreranno e il bilancio consuntivo della Regione sarà tranquillamente parificato».

Sul bilancio provvisorio, l’on. Paci ha detto: «Non ho difficoltà a prevedere tre mesi di esercizio provvisorio, sapendo che non siamo i primi ad andare in esercizio provvisorio e sapendo anche che non useremo tutti i tre mesi».

Il presidente del Consiglio ha messo in votazione il passaggio agli articoli e successivamente gli articoli sono stati approvati, a cominciare dall’articolo 1 con l’emendamento orale del vicepresidente Paci che prevede tre mesi di esercizio provvisorio. Approvato anche l’articolo 2 e la legge nel suo complesso.

Anche l’esercizio provvisorio del Consiglio regionale è stato approvato con proroga sino al 31 marzo 2017. Anche per questa votazione, come per l’esercizio provvisorio del bilancio della Regione, l’on. Pittalis ha annunciato “il non voto per ragioni politiche da parte dell’intera opposizione”.

Il capogruppo del Pd ha chiesto all’opposizione il perché di questa scelta e l’on. Pittalis ha risposto: «Non sono tenuto a darle spiegazioni ma ci sarà un momento in cui ne parleremo in quest’Aula, soprattutto il questore dell’opposizione».

L’on. Luca Pizzuto ha voluto ricordare Modesto Melis, “uomo del mio territorio, sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti, che ha dedicato i suoi anni a ricordare gli orrori dell’Olocausto”. L’on. Pizzuto ha chiesto al presidente del Consiglio di valutare se organizzare nell’atrio del Consiglio regionale una mostra “in occasione della giornata della Shoa del 27 gennaio prossimo”.

A seguire l’on. Satta (Upc), ha illustrato la sua mozione 260 (a firma Satta, Ledda e più) sul prezzo del latte. «Spiace parlare di questo problema con tre mesi di ritardo, visto che parliamo di un comparto che vale 40 mila addetti soprattutto concentrati nelle zone interne per le quali si dice che si vuol fare qualcosa, e non da oggi. Il valore del latte oggi è intorno a mezzo euro, praticamente dimezzato. Anche il prezzo della carne è nettamente calato.  Oggi non abbiamo nemmeno la certezza sull’ente erogatore dei contributi, sui finanziamenti dei bandi del Psr. Chiare sono anche le responsabilità dell’assessore sui mancati controlli: 280 mila quintali di pecorino romano erano stivate nei magazzini al 30 settembre, per effetto della mancata programmazione: un aumento del 40 per cento rispetto allo scorso anno. Noi favoriamo chi produce pecorino romano anche se il fabbisogno di pecorino romano è sempre lo stesso».

L’oratore ha chiesto all’assessore Paci di affrontare i problemi del comparto, a cominciare dai rapporti tra il mondo agricolo e la Sfirs per quanto riguarda il tema del credito. «E’ necessario arginare il fenomeno momentaneo, per evitare si svendere il prodotto invenduto. Fenomeno che sta già accadendo. E poi con il nuovo assessore all’Agricoltura sarà necessario limitare le produzioni del latte, anche fissando delle quote. Non è accettabile che in due anni la produzione del latte sia raddoppiata, perché questo è accaduto?».

Anche l’on. Ledda (La Base) ha presentato la sua interpellanza (264/A): «In questo momento si parla della situazione catastrofica del latte ovino. Da tempo La Base propone il patto del latte per salvare il comparto e già quattro anni fa il Consiglio approvò l’ordine del giorno a firma Arbau che prevedeva la costituzione di un’organizzazione interprofessionale sul settore lattiero caseario. Oggi ripresentiamo la proposta di un prezzo politico, non inferiore agli 80 centesimi al litro e l’acquisto delle scorte di pecorino romano, come misura immediata per fronteggiare il problema. Cominciando dalle coop più in difficoltà».

Oscar Cherchi (Fi): «Si è ricaduti nella trappola del prezzo del latte e le aziende agricole non riescono ad ottenere una giusta remunerazione per la produzione del latte». L’esponente della minoranza ha proseguito il suo intervento ricordando le iniziative poste in essere nella passata legislatura per sostenere il comparto e garantire equilibrio all’intero sistema. «Chiediamo alla Giunta – ha concluso il consigliere di Forza Italia – azioni adeguate a sostenere il comparto lattiero caseario della Sardegna».

Il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini ((Pd) ha sottolineato la complessità del tema ed ha ricordato le azioni positive poste in essere dall’attuale Giunta, ad iniziare dall’istituzione dell’organismo interprofessionale e dai cosiddetti “pecorino bond”. Ma l’esponente della maggioranza ha posto l’accento soprattutto sui mancati impegni del ministro dell’Agricoltura per ciò che attiene in particolare il contributo per la macellazione delle pecore con età superiore ai 4 anni e la mancata firma del decreto attuativo per certificare le acquisizioni del latte. A giudizio di Sabatini serve la riattivazione del tavolo nazionale della filiera dell’ovicaprino ed è urgente la pubblicazione del bando per consentire ad Argea l’acquisto del pecorino prodotto in eccesso. «Il Consiglio resti al fianco dei pastori – ha concluso Franco Sabatini – perché quando il latte è pagato a 60 centesimi significa mettere alla fame i nostri pastori ed è per questa ragione che serve intervento straordinario».

Piermario Manca (Pds) ha lamentato il ritardo nella discussione della mozione Satta e più ed ha affermato che la discussione in Consiglio arriva quando ormai si è in piena emergenza. «La crisi non investe solo il latte – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – ma anche le pelli, l’agnello e la lana».  Manca ha spiegato che lo scontro tra allevatori e trasformatori sul prezzo del latte arriva perché si è passati da 240mila quintali di produzione ai 390mila quintali del 2016 con conseguente crollo dei prezzi e surplus nelle scorte di “Romano” di circa 200mila quintali. A Giudizio del consigliere Pds serve “contingentare l’offerta” e attivare una serie di misure, tra queste: una nuova legge per introdurre il credito agevolato e la ristrutturazione debito; consentire ad Ismea l’acquisto del pecorino,; procedere con la semplificazione burocratica degli uffici regionali; più impegno contro i “falsi” nelle produzioni, nonché un organismo super partes che fornisca dati oggettivi sulla produzione e infine abbattere i costi produzione favorendo il riordino e accorpamento fondiario.

Mario Tendas (Pd) ha ricordati dati e cifre del comparto ovino sardo per evidenziarne la rilevanza ed ha affermato che i problemi del settore sono ciclici e mai di facile risoluzione. L’esponente della maggioranza ha quindi ricordato il dibattito in Aula del 2013 ed ha affermato che serve ripartire dalla recente istituzione dell’organismo interprofessionale anche “per avviare un’attività più appropriata e per avere dati oggettivi sulle produzioni”.

Il consigliere di Fi, Oscar Cherchi ha letto interi spezzoni degli interventi in Aula nel dibattito del 5 giugno 2013 sulla crisi del lattiero caseario ed ha ribadito gli interventi posti in essere dalla precedente amministrazione “per la normalizzazione del sistema con giusta remunerazione alle parti (trasformatori e allevatori)”. «Oggi – ha proseguito l’esponente della minoranza – in Consiglio regionale si torna sull’argomento perché dopo anni di promesse del centrosinistra si sono fatti soltanto passi indietro».

Il presidente della commissione Agricoltura, Luigi Lotto (Pd), ha affermato che il tema affrontato in Consiglio è il più importante del settore agricolo sardo e che nel futuro serve non soltanto l’intervento della Regione. «Perché – ha spiegato l’esponente della maggioranza – i principali attori del sistema sono i trasformatori e produttori ed è tempo che questo settore cresca ed i suoi protagonisti imparino ad  autogovernare il sistema».

Lotto ha escluso che il prezzo del latte nell’ultimo decennio possa esser stato condizionato dagli interventi posti in essere dalla Giunta regionale ed ha riconosciuto l’urgenza di un intervento «perché oggi dobbiamo aiutare il comparto a non soccombere».

Il consigliere democratico ha quindi riaffermato l’urgenza che si favorisca il dialogo tra industriali e mondo delle cooperative («dobbiamo convincere gli attori del comparto a litigare un po’ di meno e a creare una classe dirigente che governi davvero il settore»).

Attilio Dedoni (Riformatori) ha ricordato la profonda crisi che affligge la Sardegna ed ha affermato che l’unico comparto che garantiva la “sopravvivenza” era l’agro pastorizia: «Ma con 55 centesimi di euro al litro,  il prezzo del latte copre forse solo la metà del costo di produzione». «Gli agnelli – ha proseguito l’esponente della minoranza – sono stati pagati a 3.5 euro al chilo e oggi sono a 2.5 euro al chilo». «In queste condizioni – ha spiegato Dedoni – non c’è un futuro per gli allevatori sardi, però poi diciamo all’Unesco che la pastoralità in Sardegna è un patrimonio da tutelare». Il consigliere dei Riformatori ha concluso denunciando lo scarso controllo politico sulle vessazioni in danno dei pastori praticate dagli enti e dalle agenzie agricole.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu , ha ricordato la valenza economico, sociale e culturale, del comparto lattiero caseario in Sardegna.

L’esponente della minoranza ha definito in “malafede” il mondo dei trasformatori ed ha dichiarato: « L’oro bianco della Sardegna non può essere venduto a 50 centesimi al litro».

A giudizio di Rubiu la soluzione ai problemi del comparto passano per la diversificazione delle produzioni, la realizzazione dei centri di refrigerazione, l’aggregazione dei produttori; l’istituzione del fondo mutualistico, il ripristino del prestito di conduzione e la pubblicazione del bando per gli indigenti.

Il consigliere della Base, Gaetano Ledda (Misto) ha invitato Giunta a Consiglio a concentrarsi sulla situazione attuale: «Per il futuro non esiste il problema, da quest’anno la produzione del latte è diminuita, serve affrontare il presente perché il prezzo del latte è a 50 centesimi al litro e comporta la distruzione delle aziende dell’allevamento e la fine dei pastori in Sardegna».  A giudizio dell’esponente della maggioranza serve che la Regione proceda con “l’ammasso,  per svuotare i magazzini delle cooperative dove sono stoccati circa 100mila quintali di pecorino romano prodotto in eccesso”.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha sottolineato la riproposizione ciclica del problema ed ha ricordato le manifestazioni di protesta del 2012 dei pastori sardi.

L’esponente della maggioranza ha quindi dichiarato di condividere e sottoscrivere la mozione Satta e più ed ha espresso sostengo per la soluzione dell’ammasso avanzata dal consigliere Ledda per l’acquisizione della produzione in eccesso del pecorino romano.

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha ricordato che nel 2015 lo Stato ha previsto interventi di sostegno per produzioni di formaggi dop italiani dai quali è stato però escluso il pecorino romano. «Anche il pecorino romano è un prodotto di qualità e il suo Consorzio di tutela è riconosciuto dal Mise – ha detto Congiu – non  può passare sotto silenzio in quest’aula il fatto che tra Lazio e Sardegna si sta consumando una guerra fratricida. Nel Lazio tutte le istituzioni sono intervenute per chiedere il riconoscimento di un prodotto come il cacio romano, similare al nostro pecorino. C’è un’aggressione scientifica nei confronti del pecorino sardo. La Regione deve sostenere chi tutela i presidi di qualità».

Sull’ordine dei lavori è intervenuto il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha chiesto una breve sospensione della seduta per redigere un documento unitario da far votare all’Aula.

Il presidente della Commissione “Attività Produttive” Luigi Lotto ha invece proposto di votare la mozione apponendo la firma di tutti i gruppi con l’impegno di convocare a breve il parlamentino da lui presieduto per approfondire il tema e individuare le soluzioni più idonee.

Soluzioni concrete ha invece invocato il consigliere del Pds Piermario Manca come la revisione del PSR e la costituzione entro il 2017 dell’organismo pagatore.

Il presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatini ha invitato i colleghi a non dividersi sul tema in discussione: «C’è la necessità di approfondire. Meglio approvare la mozione e poi convocare immediatamente la Commissione per individuare le priorità di interventi. La situazione nelle campagne è gravissima e merita una risposta seria».

Ha quindi preso la parola l’assessore Raffaele Paci che ha mostrato soddisfazione per l’andamento del dibattito in aula. «Il tema non ha colori politici – ha sottolineato Paci – il prezzo del latte oscilla da anni, nessuno può ascriversi il merito quando questo sale, così come non è colpa di nessuno quando il prezzo cala. Il tema è così complesso che non si può risolvere con una mozione o un ordine del giorno, il problema è strutturale: il Consorzio di tutela non riesce a controllare le quantità e il prezzo del latte. Oggi abbiamo l’opportunità dell’organismo interprofessionale costituito il 22 dicembre. Ci sono stati mesi di duro lavoro per arrivare a questo risultato. Non si può governare il settore se non si hanno i dati: ognuno racconta ciò che crede. Come si fa a gestire la nostra filiera più importante senza un organismo indipendente che certifica i dati, senza l’obbligo di certificare il prodotto conferito? Questo è l’abc del sistema sul quale la Regione può dare il suo contributo».

Paci si è detto convinto che la Regione non possa decidere il prezzo del latte ma che possa invece svolgere un ruolo importante nella determinazione degli incentivi. L’assessore ha quindi indicato possibile soluzioni di lungo e breve periodo.

Per quanto riguarda gli interventi di programmazione, Paci ha rimarcato l’esigenza di diversificare la produzione (“non si può pensare di vivere di solo pecorino romano”), e di pensare ad altri tipi di trasformazione del prodotto che possono servire a calmierare il mercato (latte in polvere, formaggio da grattugia e vendita del latte crudo).  Altra soluzione nel lungo periodo potrebbe essere quella dei consorzi di secondo livello: «Impensabile avere ancora cooperative soggette al ricatto dei mercati».

Sul breve periodo, Paci si è detto d’accordo a interventi come il pecorino bond e il pegno rotativo. «Su questo fronte è stato fatto un gran lavoro in questi mesi. Il pegno rotativo consentirebbe ai produttori di accedere al credito bancario dando in garanzia l’invenduto. Domani mattina faremo una riunione con tutti gli operatori per definire il protocollo».

Paci ha parlato poi della necessità di ottenere dal Governo l’inserimento del pecorino romano nell’elenco dei prodotti da ritirare per il sostegno agli indigenti e di puntare a un diverso utilizzo degli strumenti del Psr: «No all’assistenzialismo e a interventi che si possono ripercuotere contro gli stessi produttori – ha detto l’assessore – meglio incentivi per gli operatori della filiera che aderiscono alle regole date dall’organismo interprofessionale. Occorre infine convincere gli operatori che si deve cooperare. Può essere fatto solo se ci sono numeri certificati su cui ragionare e un’autorità garante. Non è possibile che il cerino rimanga sempre in mano ai soli produttori».

Il presentatore della mozione Giovanni Satta si è detto d’accordo con la proposta di discutere l’argomento in Commissione anziché approvare frettolosamente un ordine del giorno. «Serve un impegno di tutti per individuare strumenti in grado di dare risposte immediate».

Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente del gruppo Misto Gaetano Ledda: «Il problema oggi è che il latte viene pagato 50 centesimi al litro, serve una soluzione immediata».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato la propria delusione per le risposte della Giunta: «Il settore agropastorale è in ginocchio, cosa si sta facendo? Cosa si è iniziato a fare? Abbiamo dovuto attendere che venisse in Sardegna Flavio Briatore, la politica è assente – ha detto l’esponente della minoranza – va bene tornare in Commissione ma solo a condizione che si elabori un documento da sottoporre all’attenzione del Consiglio. Il settore è strategico e necessità di un dibatto serio».

Duro l’intervento del consigliere del Pds Piermario Manca che ha chiesto all’assessore Paci di indicare soluzioni concrete: «Le risposte sono troppo generiche, dalla mia Giunta mi aspetto proposte serie. Questa mozione è stata presentata alcuni mesi fa, ormai le pecore sono scappate. Per venire incontro al settore servono misure concrete come la continuità territoriale delle merci, la revisione del Psr e la costituzione di un organismo pagatore».

Anche per Gianluigi Rubiu (Udc) l’argomento non può essere liquidato con il voto di una  mozione. «Si lasci aperta la discussione – ha proposto Rubiu – servono misure come il prestito di conduzione che è di competenza della Regione. Sull’organismo pagatore non abbiamo fatto nulla. Siamo l’unica regione d’Italia che non ha l’organismo, mentre il PSR non è ancora partito. La Giunta è allo sbando così come è allo sbando il settore agricolo. Ancora non avete sostituito l’assessore dimissionario».

Attilio Dedoni (Riformatori) rivolgendosi alla Giunta ha detto: «Pensate che chi vive di pastorizia possa stare tranquillo con il latte pagato a 50 centesimi? Ecco perché serve un ordine del giorno unitario che dia l’idea di una politica unita. Sono d’accordo che si vada in commissione, ma entro da 15 giorni si porti in aula una proposta concreta».

D’accordo per riportare la discussione in Commissione anche Fabrizio Anedda (Misto). « I piccoli produttori non riescono ad andare avanti, i caseifici sono in crisi, aziende nazionali usano i caseifici sardi come logistica per vendere i loro prodotti. C’è una responsabilità degli enti regionali. Continuare con i contributi a pioggia non serve – ha sottolineato Anedda – bisogna aiutare i pastori a fare impresa e stare sul mercato.

E’ poi intervenuto Luigi Lotto (Pd) che  ha detto che bisogna chiudere la seduta in maniera condivisa. Credo – ha aggiunto – che si deve approvare la mozione 260 con un punto in più che impegni  la commissione ad esaminare la questione e portare nuovamente, entro 15 giorni, l’argomento davanti al Consiglio.

Gaetano Ledda (gruppo Misto)  ha detto di essere d’accordo su questa soluzione.

Luigi Crisponi (Riformatori) ha chiesto che in commissione, però , ci sia sempre la presenza di un esponente della giunta. 

Anche per l’assessore Paci  questa soluzione va bene perché  è  l’unica idonea a mettere in un documento la ricchezza del dibattito di oggi.  Dopo qualche minuto di sospensione il capogruppo di Forza Italia Pietro  Pittalis ha ribadito che  la proposta è quella di sospendere la votazione e  di portare l’argomento davanti alla  commissione competente perché venga studiata e vengano fatte le audizioni. L’obiettivo è quello di redigere   un documento che dovrà tornare all’esame del Consiglio entro 15 giorni. 

Su questa soluzione sono  d’accordo anche il presidente della Quarta commissione Luigi Lotto (Pd), Daniele Cocco (Sel) che ha raccomandato tempi strettissimi e Giovanni Satta, primo firmatario della mozione. Il presidente Ganau ha messo in votazione la proposta di sospensione della mozione che è stata approvata.Il Consiglio è stato riconvocato a domicilio.

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Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, sollecita l’approvazione di misure urgenti per sostenere il comparto agrozootecnico.

«Non si può tollerare che il prezzo del latte per gli allevatori non arrivi neppure a coprire le spese minime – sottolinea Gianluigi Rubiu -. Si tratta di un’emergenza economica per la Sardegna. L’oro bianco dell’Isola deve essere protetto e tutelato. Basta ambiguità e salti nel buio, si convochi immediatamente la quinta commissione regionale (attività produttive e agricoltura), con un tavolo di confronto che veda coinvolti gli attori protagonisti i pastori, rappresentati dalla neo costituita organizzazione interprofessionale specifica per il latte ovicaprino -. Proporremo alla Regione – aggiunge Gianluigi Rubiu – di ripristinare il prestito di conduzione alle aziende agro zootecniche oggi in forte difficoltà, in modo da evitare che gli allevatori siano ostaggio degli industriali. La Regione trovi le risorse, pari a circa 40 milioni di euro, per azzerare i depositi di prodotto e acquisire quindi le scorte di formaggio nei caseifici isolani. Soluzioni che consentirebbero di uscire da una crisi senza precedenti a causa del basso costo del latte pagato agli allevatori.»

Con i portatori d’interesse – conclude Gianluigi Rubiu – ovvero allevatori, industriali, mondo della cooperazione si mettano in campo tutte le proposte per contrastare il declino del comparto. La politica sarda non può abbandonare il mondo agropastorale. Sarebbe  un ulteriore fallimento di questa maggioranza. Sul latte e sul formaggio prodotto ruota la vera economia della Sardegna, con un indotto economicamente straordinario, visto che il mondo agricolo rappresenta la nostra storia, cultura e tradizione.»

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Il gruppo dell’Udc in Consiglio regionale (primo firmatario il segretario regionale, Giorgio Oppi), ha presentato un’interpellenza urgente «sulla situazione di precarietà delle strutture complesse dell’Azienda ospedaliera Brotzu e sulla decisione di bandire la selezione per la copertura del posto di direttore della struttura complessa di ostetricia e ginecologia dell’ospedale San Michele a Cagliari», con la quale chiede un intervento immediato del presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru, e dell’assessore della Sanità, Luigi Arru, «per scongiurare che vengano posti in essere, all’Azienda ospedaliera Brotzu,  atti palesemente illegittimi e dannosi».

Nel documento-denuncia, Giorgio Oppi, Gianluigi Rubiu, Giuseppino Pinna e Alfonso Marras, ricordano le recenti norme approvate, a partire dal 2014, e relative all’incorporazione degli ospedali Businco e Microcitemico nell’Azienda ospedaliera Brotzu, insieme con la nomina dei commissari delle Asl e delle Aziende ospedaliero universitarie, con l’obiettivo, tra gli altri, di redigere e approvare il piano di riqualificazione e riorganizzazione dei servizi sanitari, nonché la deliberazione della giunta n. 23\7 del 2015, in materia di contenimento della spesa relativa al personale.

«Sulla base di queste norme – scrivono i consiglieri dell’Udc – l’Azienda ospedaliera Brotzu non può procedere a nuove assunzioni se non dopo aver completato il processo di rideterminazione della rete ospedaliera che invece è ancora in atto.»

«Ma risulta invece che il Brotzu – aggiungono i consiglieri dell’Udc – abbia chiesto una deroga per effettuare una selezione, per ricoprire soltanto il posto vacante di direttore della struttura complessa di ostetricia e ginecologia, nonostante l’Azienda ospedaliera Brotzu conta ben quindici strutture complesse rette dai cosiddetti “facenti funzioni” e nonostante il bando per il direttore di ostetricia e ginecologia risalga al 2013. A ciò si aggiunga che attualmente operano ben due direttori di struttura complessa di ostetricia e ginecologia ed è verosimile che in sede di riorganizzazione delle strutture, siano almeno parzialmente accorpate.»

Giorgio Oppi, Gianluigi Rubiu, Giuseppino Pinna e Alfonso Marras contestano quindi lo svolgimento delle procedure concorsuali ed in particolare l’attribuzione di 35 punti su 100 per il curriculum dei candidati e di 60 punti su 100 per il colloquio, nonché pongono in dubbio i criteri di scelta della commissione esaminatrice («quest’ultima deve essere effettuata con meccanismi che ne garantiscano la genuinità ma il Brotzu non possiede alcun software specifico e certificato per soddisfare tale requisito»).

«Tali illogici comportamenti – concludono i consiglieri dell’Udc – inducono a ritenere che dietro il concorso per la direzione di ostetricia e ginecologia, al Brotzu, ci siano in realtà altre esigenze da soddisfare.»

 

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«La Portovesme srl non può e non deve rischiare la chiusura. E’ un patrimonio industriale del Sulcis Iglesiente, che va difeso e protetto. Nel rispetto delle leggi ambientali, la politica isolana ha l’obbligo di salvaguardare l’azienda e l’occupazione all’interno dell’impianto». A sottolinearlo è il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale Gianluigi Rubiu.

«C’è il rischio che l’azienda lasci la Sardegna per le lungaggini nelle autorizzazioni inerenti l’ampliamento della discarica per accogliere gli scarti di lavorazione – sottolinea Gianluigi Rubiu -. Sarebbe una tragedia sociale per il Sulcis Iglesiente, con contraccolpi negativi sull’occupazione. Auspichiamo che si acceleri l’iter autorizzativo per agevolare gli impianti di produzione di piombo e zinco, evitando così lo stop all’attività produttiva. L’azienda – aggiunge il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale – non può permettersi di non avere un sito di stoccaggio adeguato. L’alternativa, da scongiurare è la chiusura. La discarica deve essere autorizzata velocemente senza tentennamenti. Peraltro la progettualità del sito é estremamente moderna, all’avanguardia, con un processo che garantisce il rispetto e tutela delle norme ambientali. La sola idea che si possano mettere in discussione oltre un migliaio di buste paga con l’indotto è fortemente preoccupante. Per questo – conclude Gianluigi Rubiu – occorre porre fine alle lungaggini, procedendo da subito con le concessioni per l’estensione del sito di stoccaggio.»

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Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, propone una mozione per allungare la stagione venatoria in Sardegna. «Nelle altre Regioni si è posticipata la stagione, mentre l’Isola attende da anni il prolungamento del calendario – denuncia Gianluigi Rubiu. Una scelta che certifica il fallimento della maggioranza, incapace di venire incontro alle richieste del mondo venatorio. I cacciatori sardi si sentono offesi e umiliati da un assessore inadeguato, incompetente e punitivo. Mentre nelle Marche, in Toscana e nel Lazio si potrà sparare ad alcune specie sino al 31 gennaio, la Sardegna viene ancora una volta ridicolizzata e beffataLa caccia rappresenta un valore, una cultura, profondamente radicata nel tessuto sociale sardo. Pensiamo che anticipare la chiusura della stagione significhi tradire il popolo sardo. Una beffa per il mondo venatorio che, con gli agricoltori, si propone come un esercito di vero custode dell’ambiente. Il patrimonio ambientale venatorio deve essere salvaguardato con la presenza costante dei cacciatori. L’assessore Donatella Spano – conclude Gianluigi Rubiu – dimostri di essere realmente capace investendo risorse per questo universo, con una politica seria di tutela della caccia e di ripopolamento delle specie, altrimenti abbandoni la poltrona e sicuramente la sua assenza non lascerà rimpianti.»