16 November, 2024
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Maria Grazia Piras 4

La Regione metterà in campo tutti gli strumenti a sua disposizione per scongiurare la chiusura dello stabilimento Vesuvius di Macchiareddu. Lo ha ribadito l’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras, sentita questa mattina dalla Commissione “Attività Produttive” del Consiglio regionale.

«La multinazionale inglese, presente nei siti industriali di Assemini, Genova e Avezzano, ha deciso di delocalizzare la produzione nell’Europa dell’est – ha detto Maria Grazia Piras – l’interlocuzione avuta il 18 ottobre scorso al Mise con i rappresentanti di Vesuvius Italia non ha prodotto risultati apprezzabili. Nei prossimi giorni si terrà un ulteriore incontro al Ministero, questa volta con i massimi rappresentanti della società che produce materiali refrattari per l’industria siderurgica mondiale.»

La vertenza, esplosa alcune settimane fa dopo la decisione del gruppo Vesuvius di chiudere gli stabilimenti di Assemini e Avezzano, riguarda circa 200 lavoratori, 105 dei quali impiegati in Sardegna. Se non interverranno novità, dal prossimo 31 dicembre scatteranno i licenziamenti. «Finora Vesuvius ha respinto sia le proposte della Regione, disponibile ad intervenire per abbattere i costi dell’energia e dei trasporti, che dei lavoratori, pronti ad affrontare tagli sul costo del lavoro – ha spiegato Maria Grazia Piras – la questione è ora in mano al Governo».

La produzione italiana della multinazionale, che nel nostro Paese ha un giro d’affari di 80 milioni di euro su un fatturato complessivo di 1,7 miliardi, è in gran parte destinata all’Ilva di Taranto. Anche in caso di delocalizzazione dell’impresa continuerà a vendere alle industrie italiane. Un aspetto su cui si sono soffermati i componenti della Commissione, in particolare il consigliere del Pd Piero Comandini: «E’ impensabile – ha detto – che un’azienda con una forza lavoro giovane e  professionale, produttiva e forte sul mercato decida improvvisamente di chiudere e di trasferirsi altrove. Il Governo può intervenire almeno per rendere più difficoltosa la vendita del prodotto ad un’azienda come l’Ilva di Taranto, oggi commissariata. Altra questione da affrontare è quella delle bonifiche. Chi inquina deve pagare».

«Sono due dei punti discussi con il Governo – ha assicurato Piras – che verranno posti sul tavolo al prossimo incontro con i vertici di Vesuvius». Nel dibattito sono poi intervenuti i consiglieri Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda), Gianmario Tendas (Pd), Antonio Gaia (Upc), Piermario Manca (Pds), Marco Tedde (Forza Italia) e Gianluigi Rubiu (Udc).

I rappresentanti della minoranza (Tedde e Rubiu) hanno espresso forti dubbi sul fatto che Vesuvius possa ritornare sui suoi passi e hanno invitato l’assessore a lavorare su una normativa più stringente che imponga alle aziende che svolgono attività utilizzando il suolo sardo la presentazione di fideiussioni a copertura di eventuali danni all’ambiente.

L’assessora ha chiarito che per il momento in Sardegna solo l’attività di cava prevede un obbligo di ripristino dei suoli, in virtù di una legge del 1986. Piras si è infine impegnata a verificare, su sollecitazione del consigliere Pier Mario Manca, la percentuale della materia prima prodotta in Sardegna (bentonite e caulino) e utilizzata nello stabilimento di Assemini. Un passaggio importante per capire l’impatto dell’eventuale chiusura dello stabilimento sull’indotto e dell’attività estrattiva sul suolo sardo.

L’assessore, nel corso dell’audizione, ha inoltre illustrato le proposte di modifica della Giunta al P/130 “Fondi di capitale di rischio (venture capital) per investimenti in equità per la creazione e lo sviluppo di imprese innovative”. La Commissione ha espresso parere favorevole con la sola astensione del consigliere di Forza Italia Marco Tedde.

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Dieci consiglieri regionali di diversi partiti, di maggioranza e opposizione, Daniele Secondo Cocco (SEL), Pietro Cocco (PD), Fabrizio Anedda (Misto), Emilio Usula, Pierfranco Zanchetta (Cristiano Popolari Socialisti), Gianfranco Congiu (Partito dei Sardi), Gianluigi Rubiu (UDC), Angelo Carta (PSd’Az), Pietro Pittalis (Forza Italia) e Attilio Dedoni (Riformatori sardi), hanno presentato una mozione sulla paventata chiusura degli Uffici Postali nelle zone più disagiate della Sardegna a seguito del nuovo piano di privatizzazione e riassetto di Poste Italiane spa.

La mozione impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale ad intervenire con estrema urgenza nei confronti del Governo, anche in vista del nuovo processo di privatizzazione e riorganizzazione, al fine di evitare la chiusura di ulteriori uffici postali nel territorio regionale e scongiurare il conseguente taglio di servizi e posti di lavoro. Inoltre, come spiega il capogruppo SEL Daniele Cocco, la mozione impegna il Presidente della Regione a mettere in atto tutte le azioni e gli strumenti necessari nei confronti dei vertici di Poste Italiane spa al fine di porre particolare attenzione nella riorganizzazione delle sedi e dei servizi postali delle aree svantaggiate della Sardegna.

Poste Cortoghiana

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traghetto-arbatax-delcomar-1

Nuovi disagi per i passeggeri che viaggiano sulla tratta Carloforte-Portovesme. A causa dei guasti che hanno costretto la compagnia Delcomar a fermare i traghetti Gb Conte e Anna Mur per le dovute manutenzioni nei cantierile corse sono state assicurate con le motonavi Ichnusa e Arbatax, con posti auto insufficienti, tanto che c’è chi non è riuscito a partire per la carenza dei posteggi macchine sul traghetto nonostante fosse prenotato.
Sull’accaduto interviene il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu. «Non parliamo di mezzi nuovi, perché i fatti dimostrano il contrario, visto che il traghetto Arbatax ha oltre 60 anni di servizio – denuncia Gianluigi Rubiu –. Non basta. Sono stati mandati in pensione i traghetti Sibilla e Vesta che avrebbero assicurato un trasporto efficiente e efficace, senza soluzioni alternative adeguate per i passeggeri». Così, durante l’estate, si sono ripetuti i disservizi sulle rotte per le isole minori del Sulcis: «Questo è un segnale palese – aggiunge Gianluigi Rubiu – della mancata applicazione del bando migliorativo per la tratta da e per Carloforte. La Delcomar, al momento dell’entrata in vigore del servizio, si è impegnata a incrementare le corse e i posti auto. Purtroppo l’ennesimo disservizio certifica il disconoscimento degli impegni, con il decremento dei posti auto e i passeggeri rimasti a terra. E’ inammissibile continuare con questa disorganizzazione, che danneggia l’immagine della Sardegna e produce enormi disagi per i residenti. Il servizio da rendere all’utenza è veramente ridicolo. Non si sta garantendo la continuità territoriale per le isole minori, con enormi disagi per i cittadini di Carloforte e dintorni. Sollecitiamo l’assessore regionale dei trasporti – conclude Gianluigi Rubiu – per un’immediata soluzione del problema, ripristinando dei traghetti efficienti lungo le tratte che da Portovesme e Calasetta portano nell’Isola di San Pietro.»

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Il capogruppo Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, ha presentato una mozione sui lavoratori del Parco Geominerario. «Auspichiamo una proroga dell’intesa con la Regione per altri dodici mesi, per  scongiurare che i lavoratori possano entrare nel tunnel della disoccupazione con il licenziamento collettivo – spiega Gianluigi Rubiu -. Poi occorre pensare ad accelerare i tempi per il bando internazionale».

L’intesa è stata già trovata anche all’interno della conferenza dei capigruppo, che si è riunita due settimane fa per dare delle risposte agli operai che hanno inscenato una manifestazione di protesta sotto il palazzo di via Roma. A rischio ci sono oltre 500 lavoratori, impegnati nei programmi di valorizzazione della cultura mineraria e nelle attività di bonifica dei siti inseriti nel Parco. Il progetto del Geoparco volge al termine, con la scadenza della convenzione prevista per il 31 dicembre.

«Basta con le attese ed i rinvii. La Giunta prenda posizione sul progetto e sui lavoratori Ati-Ifras. I territori del Sulcis Iglesiente e del Medio Campidano non possono permettersi nuove crisi al buio, con la perdita di centinaia di posti di lavoro. Sarebbe una catastrofe. Si pensi invece alle bonifiche ambientali dei siti minerari dismessi e alla valorizzazione del patrimonio ambientale ora in stato di abbandono. E, considerato che il bando internazionale ipotizzato non potrà essere pronto in tempi ragionevoli, con le pubblicazioni che si bruceranno almeno sei mesi – conclude Gianluigi Rubiu -, diventa urgentissimo prorogare di almeno dodici mesi il programma per il Geoparco, con l’allungamento dell’appalto per l’Ati-Ifras.»

Nuraghe Sirai 3

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Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, esprime netta contrarietà all’ospitalità dei migranti nelle strutture sociali di Iglesias. Da giorni si parla della residenza per anziani di Casa Serena, nella spianata di Serra Perdosa, come prossimo approdo dei migranti che diverrebbe un vero e proprio centro per l’accoglienza dei profughi al posto dell’attuale casa per la terza età. Si parla anche dell’adeguamento del vecchio ospedale Fratelli Crobu e degli spazi nell’ex carcere di Iglesias.

«Non ci stiamo – attacca l’esponente centrista – Iglesias diventerebbe un ghetto per i profughi, senza i necessari servizi per soggetti che hanno necessità di assistenza e sostegno. La residenza per gli anziani di Casa Serena, l’ex nosocomio Fratelli Crobu e il vecchio penitenziario – aggiunge Gianluigi Rubiu – non sarebbero certo adatte ad accogliere al loro interno centinaia di migranti. C’è poi il fattore negativo del peso sociale. Iglesias, come tutto il territorio del Sulcis Iglesiente, sta attraversando un momento di forte difficoltà economica e sociale, con una crisi senza precedenti.»

Il prefetto di Cagliari, Giuliana Perrotta ha effettuato un sopralluogo nelle strutture cittadine e Gianluigi Rubiu ribadisce il «no ad un’accoglienza imposta dall’alto, senza il coinvolgimento dei cittadini. D’accordo, la situazione dei migranti è ormai al collasso anche in Sardegna. Non si possono però tollerare delle decisioni che mirano a desertificare i servizi sul territorio, per ospitare poi i migranti nelle strutture abbandonate».

L'ingresso dell'ex carcere di Iglesias.

L’ingresso dell’ex carcere di Iglesias.

Le strutture dell'ex carcere di Iglesias.

Le strutture dell’ex carcere di Iglesias.

 

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La commissione Attività produttive, presieduta dall’on. Luigi Lotto (Pd) ha tenuto un intenso ciclo di audizioni per raccogliere dai diversi portatori di interesse indicazioni utili per la predisposizione della nuova legge sul turismo.

Confindustria, Confapi, Confcommercio e Confesercenti hanno ribadito, in un documento unitario, le loro perplessità sulla legge che ritengono eccessivamente rigida. Il presidente di Confindustria Sardegna Alberto Scanu, in particolare, ha auspicato «una profonda modifica del testo per renderlo più semplice ed efficace, in grado anche di sviluppare di sviluppare una nuova domanda di Sardegna nei mercati internazionali con una governance integrata delle politiche di settore». Scanu ha insistito anche sulla necessità di contrastare l’abusivismo, ricordando che «il 65% del turismo in Sardegna non transita presso le strutture ufficiali e rappresenta una sommerso che, in termini reali, potrebbe superare 20 milioni di presenze».

Passando al fronte sindacale Michele Carrus della Cgil ha definito la legge «da un lato troppo dettagliata e dall’altro priva di grandi novità rispetto al dibattito pubblico di molte parti della società sarda sulle prospettive del turismo, anche se non mancano aspetti positivi come l’osservatorio sulle politiche di settore ed il Piano strategico regionale». Carrus ha poi messo l’accento «sull’intollerabile precariato che caratterizza il turismo, comparto che assorbe circa un quarto dei voucher mentre bisognerebbe invece prestare attenzione a quelle imprese che utilizzano lavoro buono». «Fra i soggetti del partenariato – ha concluso – è un errore non inserire le rappresentanze dei lavoratori, errore che del resto non compare nel Piano strategico nazionale dove si sindacati sono presenti anche nella cabina di regia».

Per la Cisl Giuseppe Atzori ha evidenziato la necessità di una maggiore semplificazione, sottolineando che «l’approccio al turismo va allargato ai sistemi territoriali e locali superando il perimetro strettamente alberghiero». Secondo Andrea Lai della Uil, infine, «occorre privilegiare la qualità del lavoro esigendo il rispetto di standard elevati soprattutto dalle aziende che utilizzano risorse pubbliche».

Il segretario generale dell’Anci Umberto Oppus, annunciando un documento dei Comuni sardi, ha formulato alcune proposte migliorative. «Condividiamo l’impianto della legge – ha affermato – e ci sembra utile specificare meglio alcune parti, differenziando gli itinerari del turismo religioso dai cosiddetti cammini, affiancando al turismo culturale anche quello letterario legato ad autori sardi e ad intellettuali che hanno parlato della Sardegna, classificando in modo diverso i B&B a seconda che si tratti di dimore storiche o rurali».

A nome della Fish (associazione portatori di handicap) Carmelo Addaris ha ricordato che «in Europa il turismo dei disabili e dei loro accompagnatori muove 80 milioni di persone e la Sardegna intercetta questo mercato solo in minima parte; colpa delle strutture alberghiere (come dei portali web) che per l’85% non sono accessibili e della scarsa formazione degli operatori della ricettività».

Di potenzialità sottovalutate ha parlato anche Italo Senes di Assonautica, mettendo l’accento sul fatto che «nei nostri porti turistici non solo mancano dotazione essenziali come distributori di carburante e servizi igienici ma soprattutto si avverte l’assenza di un aggancio col territorio, nonostante il turista nautico sia da sempre disponibile a prolungare il suo soggiorno se adeguatamente interessato e motivato». Senes ha poi fatto un cenno a tendenze emergenti come quella del Boat&Breakfast, «dove il turista risiede e pernotta in barca utilizzando servizi che trova nei dintorni attraverso una rete di accordi fra gli operatori portuali e i pubblici esercizi; il porto, insomma, diventa una specie di albergo diffuso».

Casa artigiani, rappresentata da Salvatore Carvone, ha espresso una valutazione positiva sulla legge, invitando la commissione a prestare attenzione alla mobilità interna che «in Sardegna è molto carente e potrebbe essere potenziata dall’inserimento nei pacchetti di offerta del noleggio di un’auto, che oggi ha costi contenuti». Carvone ha poi proposto il riordino della toponomastica in chiave turistica e di richiamo per i prodotti tipi dell’Isola.

Giacomo Attardi, presidente regionale del Cai (Club alpino italiano) si è soffermato sul turismo escursionistico, ricordando che l’organizzazione ha stipulato alla fine del 2015 un protocollo d’intesa con l’Ente foreste (oggi Agenzia Forestas) «che prevede la realizzazione di una rete escursionistica regionale di oltre 500 km nei territori di 15 Comuni, mentre per il 2017 è prevista la sistemazione del tratto sardo del cosiddetto Sentiero Italia, da Santa Teresa di Gallura a Cagliari, lungo una dorsale di circa 500 km». Per quanto riguarda il testo della legge, Attardi ha sollecitato classificazione fra le strutture ricettive di aree escursionistiche come «rifugi non presidiati, capanne e antichi cuiles dismessi, prevedendo in questi siti anche aree di campeggio per soste non superiori ai 5 giorni».

Di utilizzo degli ovili «ovviamente in accordo con i pastori» ha parlato anche il presidente regionale dell’Uisp Salvatore Farina, che ha suggerito poi la separazione fra le rete escursionistica ed i percorsi su vie ferrate e di arrampicata «che sono una tipologia sportiva per la quale sono necessarie competenze ed abilità specifiche». Farina ha segnalato inoltre la necessità di una maggiore qualificazione professionale e culturale delle guide turistiche, secondo indirizzo di studio definiti dal Ministero affiancati da tirocini formativi.

Nel dibattito sono intervenuti i consiglieri regionali Marco Tedde (Forza Italia), Angelo Carta (Psd’Az), Piero Comandini, Gianmario Tendas e Giuseppe Meloni (Pd), Pier Mario Manca (Pds), Luigi Crisponi (Riformatori) e Gianluigi Rubiu (Udc).

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

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Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, definisce «una schizofrenia normativa senza precedenti, che alimenta insicurezza tra i dipendenti e un groviglio di interrogativi sul nuovo assetto territoriale» il riordino del sistema degli enti locali avviato con l’istituzione della Città metropolitana di Cagliari e dintorni.

«La realtà – spiega Gianluigi Rubiu in un’interpellanza rivolta all’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu – è che anche nel vecchio distretto del Sulcis Iglesiente regna solo caos e incertezza su funzioni, servizi e personale. Si tenga presente che il territorio dovrebbe essere inserito nella Provincia del Sud Sardegna, ma ancora non c’è nessuna certezza sull’effettiva costituzione dell’ente. Sarebbe opportuno delineare chiaramente l’effettivo inquadramento del personale dipendente, formalizzando le amministrazioni cui assegnare l’organico e l’eventuale cambiamento per i lavoratori – conclude Gianluigi Rubiu -. C’è poi l’incognita sull’efficacia giuridica ed economica della nuova Provincia. Altre note dolenti riguardano le premialità ed i fondi di contrattazione decentrata per i dipendenti. Sarebbe auspicabile dare certezza ai lavoratori della vecchia Provincia del Sulcis Iglesiente, garantendo al personale la continuità del percorso lavorativo, senza la perdita dei diritti sinora acquisiti.»

Sede Provincia via Mazzini

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Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, chiede l’intervento dell’assessore regionale dei Trasporti, Massimo Deiana, per trovare soluzioni all’emergenza presente sulla tratta ferroviaria Villamassargia – Cagliari, con treni sovraffollati e i vagoni insufficienti per trasportare studenti e lavoratori pendolari.

«E’ l’ennesima disavventura per i pendolari del Sulcis Iglesiente, costretti quotidianamente a viaggiare su treni vecchi e da rottamare – denuncia Gianluigi Rubiu -. Vagoni troppo piccoli per trasportare i passeggeri, con decine di studenti costretti ad attendere per ore nelle banchine. Abbiamo presentato un progetto di legge per la riduzione dei biglietti ferroviari per i bimbi e gli anziani che quotidianamente affollano i treni – conclude Gianluigi Rubiu -. Ancora non è stato fatto nulla. L’assessore dei trasporti dovrebbe tenere conto dei disagi e sollecitare Trenitalia a trovare soluzioni immediate per venire incontro agli utenti del Sulcis Iglesiente».

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Il piano di riorganizzazione dei servizi sanitari è il principale motivo di confronto e scontro tra le forze politiche e sociali del territorio. Da tutte le parti si invoca una battaglia unitaria per la difesa dei servizi e per porre un freno al preoccupante fenomeno della mobilità passiva, ma alla fine l’unità resta un traguardo lontano, come confermano le polemiche di questi giorni sul trasferimento del reparto di ostetricia e ginecologia dall’ospedale Sirai di Carbonia al CTO di Iglesias. Oggi interviene ne dibattito il consigliere regionale Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc e consigliere comunale a Iglesias.

«Dopo lo smantellamento della sanità pubblica è indispensabile un riequilibrio dei servizi – spiega Gianluigi Rubiu  -. Il punto nascite di Iglesias è stato trasferito in seguito ad un accordo. Non dimentichiamo che la città ha scritto la storia sarda e del Sulcis anche in campo sanitario e sociale. Si tengano presenti le eccellenze del centro traumatologico e del polo pneumologico infantile dell’ospedale Crobu, il più importante presidio nell’Isola, sino al Santa Barbara. Il Sulcis Iglesiente – aggiunge Gianluigi Rubiu – deve ottenere pari dignità con il resto della Sardegna. E’ necessario che il punto nascite di Iglesias possa diventare il fiore all’occhiello per il distretto, accentrando e completando i servizi di chirurgia pediatrica, emodinamica e chirurgia.»

Anche Gianluigi Rubiu rimarca la necessità di una battaglia unitaria. «Perché – conclude il capogrupoo dell’Udc – Carbonia e Iglesias sono due realtà diverse, distanti dai Comuni periferici dell’ex provincia, ma insieme hanno la necessità di proteggere i cittadini dalla fuga dei servizi sanitari. Nel frattempo, ci auspichiamo si ponga fine a questa agonia voluta da un governo regionale distratto e superficiale, attento solo ai calcoli ragionieristici e completamente distante dai veri problemi dei cittadini del Sulcis Iglesiente».

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«I ritardi relativi ai bandi per il piano di sviluppo rurale, con le sottomisure inerenti gli investimenti per le aziende agricole, il primo insediamento e il pacchetto giovani ancora in attesa di un decollo, sono inaccettabili.»

Lo scrive in una nota Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale. «I bandi non partiranno neppure questi giorni. E, ancora una volta, si assiste ad una presa in giro per gli imprenditori rurali, visto che si è provveduto a pubblicizzare l’avvio delle domande mentre è materialmente inaccessibile il materiale per procedere ai bandi. Una situazione ridicola, che mette in discussione l’attività dell’assessore che più volte ha annunciato la partenza dei bandi, ma senza dare seguito ai proclami. L’ulteriore beffa è per il pacchetto giovani – conclude Rubiu – con diversi ragazzi pronti ad investire nel settore agricolo, ma sulla soglia dei 40 anni. Le continue dilazioni dei bandi rischiano di sottrarre diverse risorse utili ad una vasta platea di giovani, che potrebbero essere tagliati fuori dalle domande.»

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